L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Food & Wine (255)

 
 
 
 
Urano Cupisti
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

23Prende forma il Merano Wine Festival edizione 2016. Dal 4 all’8 novembre 5 giorni di degustazioni esclusive ed eventi imperdibili. Venerdì 4 la rassegna consolidata dei bio&dynamica si arricchisce di una serie dedicata ai vini bio-dinamici internazionali. Sempre venerdì 4 la Gourmet Area, che ospita la selezione food Culinaria, Beer passion e Consortium, verrà aperta a buyers e addetti del settore a livello nazionale ed internazionale. Lunedì 7 novembre sarà la volta delle new Entries della Selezione Ufficiale e delle Vintage Collection dei produttori, un grande appuntamento con le “annate vecchie”. Martedì 8 torna, dopo il successo della prima edizione, Catwalk Champagne, l’appuntamento con gli importatori delle Grandi Maison, (Fonte: Stefania Gatta Gourmet’s International)

Frammento n. 1

Alois Lageder nuovo Presidente di Demeter

ALOIS LAGEDER PRESIDENTE DEMETER ITALIA 
 ALOIS LAGEDER

Demeter è il Marchio internazionale che controlla e certifica il lavoro e i prodotti degli agricoltori che praticano la coltivazione biologica-dinamica (bio-dinamica). È presente in ben 43 stati ed ha la sede in Germania a Darmstad. La Demeter Associazione Italia, la cui storia ebbe inizio nel 1927, oggi è una realtà associativa di produttori, trasformatori e distributori di prodotti agricoli e alimentari biodinamici. Dal 1° Settembre di quest’anno ha un nuovo Presidente nella persona di Alois Lageder, quinta generazione dell’omonima azienda vitivinicola di Magrè (BZ). “Insieme ci impegneremo per rinnovare e rafforzare la struttura dell’Associazione, perché la coltivazione biologica-dinamica è il nostro futuro”. Questa la dichiarazione dopo il suo insediamento. Buon lavoro Presidente! (Fonte: ZED-Comm)

Frammento n. 2

Incontro Mondiale su paesaggi terrazzati

Il Soave, con le sue colline, forte del recente riconoscimento ministeriale quale primo paesaggio storico rurale d’Italia, sarà oggetto di analisi da parte di relatori ed esperti WeinbergeSlider4provenienti da tutto il mondo, accanto a Conegliano Valdobbiadine e Valpolicella, durante il Terzo Incontro Mondiale sui paesaggi terrazzati che si terrà a Venezia e Padova proprio in questi giorni, dal 6 al 15 ottobre. Presenti in tutto il Mondo i paesaggi terrazzati sono l’evidenza concreta e tangibile di come la vita contadina possa svilupparsi fin nei declivi più scoscesi delle aree montane e costiere di ogni parte della Terra. Basta ricordare Ifugao nelle Filippine, Yungyang nello Yunnan in Cina, l’isola di Bali in Indonesia, le Cinque Terre e la Costiera Amalfitana in Italia, i declivi della Mosella in germania. Proteggere e valorizzare questi paesaggi nella loro polifunzionalità. (Fonte: Cibo e Vino settembre)

Frammento n. 3

Rocca RoadShow USA

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Rocca RoodShow

Come si deve operare nella comunicazione nei giorni d’oggi. Dalla stretta collaborazione tra un produttore ed un importatore è nato il Primo RoadShow italiano negli Usa. Palm Bay International, colosso delle importazioni Usa e la Famiglia Zingarelli, proprietaria di Rocca delle Macìe, Azienda leader nel Chianti Classico, hanno dato il via a un vero e proprio Tour che ha attraversato da est a ovest gli Stati Uniti toccando città come Dallas, Houston, Seattle, Denver, Los Angeles, Miami, Washington, Raleight. Questa è stata “Rocca RoadShow; una platea che è stata moltiplicata dal servizio di videoconferenze in streaming per raggiungere capillarmente altri operatori sparsi in altre sedi e Stati. Capacità imprenditoriale di pari passo con il lavoro in vigna e in cantina, insieme al vino che viene poi degustato. Una storia italiana che tanto fa bene all’interesse nazionale verso l’export. (Fonte: Vinotype)

Frammento n. 4

È arrivato il Sushi al Molo 10

Il Sushi oggi ha terminato il ruolo di “moda”. È una realtà ormai inserita nell’offerta gastronomica nelle nostre città. Si parla continuamente di sushi Chef, specializzati nel preparare i piatti che contraddistinguono lo spirito dell’insegna di pesce. Molo 10 è un’osteria di pesce nel cuore di Ponte Milvio a Roma nata due anni fa e che dalla primavera ha messo in carta il nuovo menù di

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Molo 10 - Roma

sushi con tanto di “sushi chef” nella persona di Claudio Tigani. Alternanza di piatti di mare naturali e dinamici interpretati e elaborati con elegante semplicità dallo chef calabro Vincenzo Ciano con le proposte di Tigani che fondano le idee orientali con tocchi esotici per dar vita a idee vivaci e divertenti. Si dice, si mormora che l’atmosfera, l’esperienza e l’estetica cavalcano la cucina. Molo 10, ponte Milvio: è sufficiente provare! (Fonte: Aromicreativi)

 

Frammento n. 5 (in giro per il mondo)

U Fleku e i suoi 500 anni di tradizione Ceca

Birrificio e ristorante perfettamente conservato dal 1495 a Praga ormai divenuto un monumento della tradizione gastronomica Ceca. Sopravvisuto alla normalizzazione del regime ha ripreso i suoi splendori riprendendo i suoi

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U Fleku

splendori come ristorazione e produzione di birra. Già, la famosa birra Flekowska, una birra lager con la sua particolare produzione. Né filtrata né pastorizzata. Viene spillata dopo un mese di maturazione. Ad accompagnare questa birra speciale i piatti della tradizione. Il gulash U Fleku, la bistecca di maiale con panna acida e gnocchi di patate, il collo di maiale affumicato e per i più affamati “il piacere U Fleku” un piatto composto da anatra, maiale arrostito e salcicce unito a gnocchi di pane su un letto di cavoli rossi. Buon appetito e...buona digestione. (Fonte: Andrea Felician)


Osservo, scruto, assaggio e...penso.

Moselle in Francia dove nasce dai Monti Vosgi, Musel in Lussemburgo dove lo attraversa lungo il suo percorso, Mosel in Germania dove termina il suo viaggio confluendo nel Grande Reno.

Da sempre un fiume in buona parte navigabile e via d’acqua importante per e dal Mare del Nord. Oggi un po’ meno ma sempre rilevante via di comunicazione turistica da Marzo a Novembre.

Per noi appassionati, cultori, estimatori ovvero amanti del Vino, la Mosella, nel tratto tra Treviri e Coblenza, rappresenta uno dei migliori distretti vinicoli della Germania.

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 Gran Cru Urziger-Wurzgarten

Pur essendoci la produzione di varie qualità di vitigni quando si pronuncia la parola Mosel si evoca il Riesling, l’Oro della Mosella.

Poco dopo Treviri (Trier) il fiume, nel corso dei secoli, ha scavato una valle con le sue grandi anse (alcune di esse a 360°) creando di fatto sul lato sinistro declivi che, arrivando a pendenze dell’80%, hanno dato origine ad una viticoltura difficile, “eroica” e sul lato destro distese a volte meno ripide con una viticoltura più intensa.

Diverse le composizioni dei terreni.

In alto, sui pendii, dove si ottengono i migliori Riesling, dominano i terreni ricchi di Ardesie. Pietre presenti da oltre 400 milioni di anni nei colori blu, grigia, rossa. Colori dati dalla presenza di minerali come il ferro (Ardesia rossa).

La pendice verso il fiume permette ai vitigni di essere riparati dai venti gelidi invernali; l’ardesia assolve al compito di “scaldare” le piante con l’effetto reverbero nei giorni assolati ma freddi. Da quelle parti lo chiamano “effetto equatore”.

Sul lato destro e a fondo valle i terreni diventano argillosi, maggiormente fertili, con notevole produzione in quantità a scapito della qualità.

L’oro della Mosella, il Riesling Renano (per distinguerlo da altri riesling sparsi per il Mondo) è presente in queste zone da molti secoli. Senza partire dalla vite selvatica che cresceva molto tempo prima degli insediamenti degli essere umani, la sua storia inizia con la conquista Romana. I legionari furono i primi a coltivare la vite e successivamente i Monaci Cistercensi a sviluppare la viticoltura con le definizioni dei singoli vitigni.

Ci troviamo sul cinquantesimo parallelo. Tanto per rendere l’idea, scorrendolo sul mappamondo, vediamo che è alla stessa altezza dell’Alaska meridionale. Le uve maturano molto lentamente formando così tanto estratto, sostanze aromatiche, zuccheri in abbondanza e soprattutto buone acidità, caratteristiche dei vini tedeschi. I vini risultano eleganti, con note fruttate, con elementi gustativi improntati su sapori ricchi in bellisiimo equilibrio con l’acidità. Senza dimenticare , nell’evoluzione dell’invecchiamento negli anni, quella nota di idrocarburo che li contraddistingue.

Nel mese di Luglio, insieme ad un gruppo di amici winelover’s, abbiamo voluto percorrere quelle anse nella parte dove la viticoltura è maggiormente vocata.

Abbiamo raggiunto un paesino dal nome quasi fiabesco, Kinheim posizionato sulla riva sinistra del fiume al centro dell’area da visitare, eleggendolo a base strategica.

Il nostro vinovagare è iniziato con la visita alla Weingut Julius Treis a Reil, poco distante e alla sua vigna spettacolare Mullay-Hofberg. Più che una passeggiata in vigna è risultata una vera e propria arrampicata in alcuni tratti estremamente difficile, da vertigini.

La seconda visita ci ha portato in una valle laterale, dove la presenza di ardesia rossa è una delle caratteristiche di quei vigneti. Sorentberg il nome della valle e dei vigneti un tempo abbandonati perché ritenuti improduttivi come qualità ed oggi riportati al suo splendore ad opera di due weingärtner, Tobias Treis e Ivan Giovanett.

La terza visita, verso ovest, alla Weigut storica Immich-Batterieberg, sulla riva destra, nell’abitato di Enkirch.

Storia mista a leggenda per questa che risulta essere una delle cantine più antiche della Mosella. Si parla del 908 epopea carolingia. E quel Batterieberg a significare le esplosioni causate per frantumare l’ardesia blu e “creare” i vigneti dai Riesling eleganti, setosi.

La quarta visita a est della nostra base strategica, in quell’ansa meravigliosa a 360°. Uno dei luoghi maggiormente visitati lungo il percorso del fiume: Traben-Trarbach. Weigut Vollenweider, cantina emergente con vigneti sia sulla riva destra che quella di sinistra. Il loro Cru dal nome Wolfer GoldGrube è posizionato prima della grande ansa ad ovest di Traben-Trarbach con terreni di ardesia blu. Vini anch’essi eleganti, ricchi di frutto, preparati per durare nel tempo. Una realtà giovane con grandissime prospettive.

Per la quinta e sesta visita siamo ritornati decisamente ad Ovest, per conoscere i due Autentici Mausolei del Mosel Riesling: la Weingut Dr. Loosen e Makus Molitor. Due realtà ormai assurte, dalla continua fama,

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 Vignaioli eroici

a Miti della Mosella.

Weigut Dr. Loosen si trova a Bernkastel, una pittoresca cittadina ricca di storia e di cultura dall’atmosfera romantica, la perla della Mosella

Sfruttare e valorizzare al meglio la potenzialità delle uve, operando sia sui metodi di lavorazione nella vigna (moderato uso di fertilizzanti organici, ampio diradamento delle viti e accurata selezione dei grappoli), sia in cantina con fermentazioni lunghe e lente, unica ricetta valida per produrre un grande Riesling.

I vigneti sono dislocati lungo il percorso del fiume nelle parcelle ritenute Gran Cru o come si dice da queste parti Erste Lage. Il clima favorevole, il terreno di origine vulcanica, ricco di minerali di ardesia, e l’età

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 Vigneti eroici

eccezionale delle piante determinano il successo del Dottore della Mosella.

L’ultima tappa del nostro viaggio è stata la Weingut Markus Molitor poco distante dalla precedente. La Cantina è posizionata in una valle laterale vicino al ponte di Zeltingen. Ha vigneti sparsi in tutta la vasta area tra cui Ürziger Würzgarten ritenuto il vigneto più Erste lage di tutti.

La produzione? 150 Riesling differenti, tra cui 60 Auslese, 13 Eiswein e 15 TBA. Nonostante la quantità di vini prodotti, Markus Molitor non scende dal gradino della qualità perché i numeri sono in riferimento alle numerose differenti parcelle, molto limitate nelle superfici, che possiede.

Eccelle nei vini dolci, specie gli Auslese, che sono la sua passione. Per questi ultimi fa una raccolta talmente tardiva che non di rado inizia a Dicembre.

Tradizione, esperienze maturate nelle notti del Tempo ma anche innovazione dovuta alla nuova generazione di vignaioli che sta portando una una ventata di freschezza ed entusiasmo provata e scoperta nelle lunghe chiacchierate con Tobias Treis e Ivan Giovanett tra i filari eroici di Mullay-Hofberg e Sorentberg.

Abbiamo provato a fare nostre le loro dichiarazioni ogni mattina che uscivamo dall’abitato di Kinheim, il fiabesco paesino immerso nelle vigne, la nostra base di partenza per l’avventura tra le anse della Mosella alla scoperta del suo Oro: il Riesling. Ci siamo riusciti.

Vi ricordate Cristiano Tomei, il giovane chef delle prime puntate della “prova del cuoco”, la ormai storica trasmissione di Antonella Clerici? Le prime sfide tra chef emergenti in Tv?

Di alcuni ne abbiamo perse le tracce. Di altri ne sentiamo parlare vuoi per i locali “stellati” da loro stessi gestiti, vuoi per la loro cucina sempre in evoluzione, all’avanguardia.


 fescennini
 I ludi fescennini

Cristiano Tomei invece ha fatto della sua vita professionale un’avventura costante, incessante.

Dall’Imbuto, locale cult nel centro di Viareggio, all’Imbuto trasferito in un Palazzo cinquecentesco nel centro di Lucca, senza affaccio sulla strada, senza insegna ne menù esposto. Il Ristorante si trova all’interno del Center Contemporary Art, tra mostre di arte contemporanea che risaltano la sua cucina creativa o l’esattamente opposto. Non una unica sala ma varie salette e ambienti sotterranei.

Cena al Museo, immersi nell’Arte a 360 gradi; l’avventura diversa, fuori dagli schemi.

Ma la ricerca continua del nuovo, del diverso, lo ha portato a dar vita ad un progetto unico, di incredibile impatto: Satura.

Leggo nella mia ricerca:” Satura, variante dotta. Di canto, suono e danza, detto satura e posto in relazione, forse già da Varrone, con satur, pieno, ricolmo e con lanx satura, il piatto di varie primizie offerto agli Dei”.

Non è poco sviluppare un progetto partendo dal significato della parola Satura, sconosciuta ai più.

Cristiano Tomei affiancato da altrettanti “vulcanici” personaggi come Lido Vannucchi, fotografo e non solo e Michelangelo Masoni, il “beccaio” per eccellenza, ha voluto

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 Il locale

estendere la straordinaria eccellente “trovata” degli ultimi tempi: SATURA intesa come una idea originale, una pensata, ma anche bizzarria, estrosità.

Parlo con lui mentre visito il capannone industriale dismesso e trasformato in locale nella prima periferia di Lucca. Le sue parole sono, come sempre, semplici e dirette.

Un breve riferimento storico a Marco Terenzio Varrone (1° sec. a.C.), letterato, filosofo e a Livio, altro personaggio storico dell’antica Roma. Il mix di fescennini (canti popolari), dramma, versi e satira come riferimento “culturale” e poi, trovato il “titolo accattivante” (Satura appunto), uscendo dalle “fantasie” classiche, il ritorno alla quotidianità, al vero progetto, al fare.

“Prendi un Mercato delle cose buone, un’Osteria con i tavoli-conviviali, posizioni il tutto in un grande Spazio accogliente nella giusta misura, unisci mercato, musica, canti, prosa, forme eterogenee di aggregazione: questa è e vuol essere SATURA”. Non riesco ad esprimere il concetto? Guardati intorno, aspetta un po’ e capirai”.

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 da sinistra a destra Michelangelo Masoni (il nobile beccaio),
Cristiano Tomei e Urano Cupisti

In fretta ho ricercato, con la Treccani on-line, la parte storica di Varrone e Livio, devo dire dal sottoscritto un po’ dimenticati. Ma è bastato semplicemente aspettare per vedere, capire, assistendo all’assalto da parte di giovani e non solo e vivere una serata diversa tra acquisti di verdure ed ortaggi, prodotti delle eccellenze locali come i “dolci” della Pasticceria Patalani di Viareggio, le conserve, confetture della Maestà della Formica, le carni delle Macellerie Masoni. Contadini, pescatori, macellai, cercatori d’erbe, pasticceri, tutti chiamati e riuniti nel Capannone Satura.

E lui, Cristiano Tomei a dirigere, a caratterizzare gli spazi, ad ideare quei 4/5 piatti giornalieri sempre diversi per rendere l’aggregazione riuscita una lanx satura, ovvero intorno a piatti di varie primizie da offrire a noi stessi e non agli dei.

Il futuro? La parte superiore del Capannone. Circa 600 mq da destinare a….

Ancora è un segreto, un’altra storia da scrivere. Parola di Cristiano Tomei.

Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

Le Guide eno-gastronomiche sono tante, tantissime ma ce n’è una, piccola nelle dimensioni, particolare, essenziale, tascabile da “borsa e borsello”, la Guida delle Guide che da ben sette anni passa al setaccio, esamina, valuta e seleziona ben oltre 400 Ristoranti della Versilia per scegliere quelli più adatti durante la vacanza e non solo. Le 3 sorelle, le 3 regine incontrastate del panorama nazionale della critica gastronomica, vale a dire Gambero Rosso, Espresso, Michelin, giudicano così la Versilia:”Una galassia costellata da ben 6 stelle” (Michelin), “Forte dei Marmi ha il Ristorante dell’Anno” (Gambero Rosso), “5 new entry e tanta confermata solidità” (Espresso). Ed ecco la proposta di Versilia Gourmet, la piccola grande guida dei Ristoranti Versiliesi. Utilissima, alla fine, per scambiare impressioni, giudizi e critiche su quello che è “lo sport più bello e gratificante praticato da ogni italiano che si rispetti: l’andar per ristoranti” (progetto editoriale Penna Blu Edizioni. Costo € 13,00 www.pennabluedizioni.it )

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Prende forma il Merano Wine Festival edizione 2016. Dal 4 all’8 novembre 5 giorni di degustazioni esclusive ed eventi imperdibili. Venerdì 4 la rassegna consolidata dei bio&dynamica si arricchisce di una serie dedicata ai vini bio-dinamici internazionali. Sempre venerdì 4 la Gourmet Area, che ospita la selezione food Culinaria, Beer passion e Consortium, verrà aperta a buyers e 3aa97bee 9673 49bd 9d65 030d43425660addetti del settore a livello nazionale ed internazionale. Lunedì 7 novembre sarà la volta delle new Entries della Selezione Ufficiale e delle Vintage Collection dei produttori, un grande appuntamento con le “annate vecchie”. Martedì 8 torna, dopo il successo della prima edizione, Catwalk Champagne, l’appuntamento con gli importatori delle Grandi Maison, (Fonte: Stefania Gatta Gourmet’s International)

 

Frammento n. 1

variSono d’accordo: tutti i vitigni, a modo loro, sono aromatici.

Da tempo discutiamo intorno a quello specchietto che ci hanno costretto ad imparare a memoria. Vale a dire che i vitigni si distinguono in aromatici, semi-aromatici e neutri. Quest’ultima classificazione, francamente, non l’ho mai capita. Superato l’esame per conseguire l’attestato di sommelier con queste convinzioni vincolanti, ho cominciato a diffondere il verbo che ogni vitigno “parla la propria lingua aromatica” (Luca Gardini docet) e che ciascun vitigno ha il proprio “timbro aromatico” (Angelo Peretti docet). Enologi, Agronomi e Cantinieri di scuola classica e di stretta osservanza normativa, unitevi. La dichiarazione di guerra per abolire “lo specchietto” è cominciata. Viva la liberazione dai Sacri Testi che tanto Sacri non sono. (Fonte: uno scritto di Angelo Peretti)

 

Frammento n. 2

Biodiversità e Territoriverona 28344

Sol&Agrifood, il Salone Internazionale dell’Agroalimentare di Qualità che si svolge in concomitanza con il Vinitaly. Per l’edizione 2017 aprirà un nuovo spazio dedicato alla biodiversità delle produzioni territoriali. Un modo per valorizzare in chiave business una peculiarità dell’agroalimentare italiano unica al mondo e sempre più apprezzata dai mercati esteri. In buona sostanza verrà realizzata un’area tematica interattiva chiamata “Biodiversità e Territori”. Degustazioni guidate, walk-araund tasting, workshop. Un progetto che dovrà rispondere alle esigenze delle aziende medio-piccole, espositrici nei padiglioni, al fine di stabilire contatti con operatori stranieri e della distribuzione organizzata. Se ne parla da diversi anni. Sarà la volta buona. (Fonte: servizio stampa Veronafiere)

 

Frammento n. 3

Casola Valsenio Mercatino delle Erbe bancarella sacchetti foto Circolo Fotografico Casolano 703488Terre di Faenza: collina di gran gusto.

Casola Valsenio, Riolo Terme e Brisighella, comuni protagonisti della rivalutazione dei frutti dimenticati. A Casola Valsenio nei giorni 8-9-15-16 ottobre, Festa dei Frutti Dimenticati e del Marrone; a Riolo Terme il 15 e 16 ottobre l’evento Le Erbe degli Sforza; a Brisighella la Sagra della porchetta di Mora Romagnola e Fiera della Biodiversità. Antiche tradizioni contadine, conoscenza con le erbe nate come piante spontanee o coltivate negli orti e nei frutteti per il consumo domestico. A Mora Romagnola le carni dei “suini neri” che davano origine al “Fumato di Romagna”. Oggi alcuni allevatori “romantici” hanno recuperato questa razza riproponendo carni uniche. (Fonte: ufficio stampa Terre di Faenza)

 

Frammento n. 4

Avanza il food orientale: Iraniran fh 2016 Bit Malt

Terminano le sanzioni internazionali e questo paese ricomincia “a vivere”. Scambi commerciali di tutti i tipi compresi quelli del food (per ora il wine è nel limbo. Ma in futuro chissà, nella mia vita ne ho visti di cambiamenti magari nel nome di una laicità conquistata. Basta attendere). Un mercato vasto e anche evoluto, che “ha voglia” di altro. Import-export in forte crescita con il nostro paese. Limitatamente al food noi esportiamo olio d’oliva, aceti, dolci e caffè torrefatti. Da loro arrivano zafferano, pistacchi, datteri di ottima qualità. Allora le iniziative come l’Agro Food di Teheran riscuotono grande successo di pubblico, di espositori iraniani ed esteri e di Buyers. “Porta d’oriente” aperta. Non solo per il mercato interno iraniano ma come hub di riesportazione per tutti i paesi della vasta area, quelli che finiscono con AN (Turkmenistan, Tagikistan, Uzbekistan ecc…). (Fonte: TUTTOFOOD)

 

Frammento n. 5

02 Orto Gigi PipaPizzeria Gigi Pipa: la prima pizzeria con orto!

Siamo ad Este (Pd). Alla guida c’è Alberto Morello, miglior pizzaiolo emergente secondo la Guida Pizzerie d’Italia del Gambero Rosso. La novità, originalità, “l’invenzione” è, dopo il completo restyling del locale, aver “creato” un Orto dove giornalmente approvvigionarsi dei prodotti che vengono usati sia per le pizze tradizionali che quelle da degustazione. L’uovo di Colombo, la “pazza idea” come la definisce Alberto: la pizzeria Homemade. E non finisce qui. In programma, in vista del nuovo anno scolastico, aprire l’Orto alle scuole della provincia padovana per un progetto di “orto didattico”. (fonte: Aromicreativi)

 

Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)

Nel mio vinovagare per manifestazioni la parte più interessante è sempre quella della scoperta delle novità. E su questa mia dichiarazione, come si usa dire, non ci piove! Anche perché non avrebbe alcun senso dare seguito e spazio all’uniformità.

Quando poi hai l’occasione di intervistare colui che è uno degli ideatori di un determinato nuovo vino inserito in un nuovo progetto “per vini innovatori senza alcun pregiudizio” , la visita riempe di interesse, curiosità, desiderio di sapere, conoscere per comunicare. Inevitabile.

Questo quanto accaduto nella mia visita e partecipazione all’evento annuale che si è svolto nel mese di Marzo, a Magrè in Alto Adige: Summa ’16. Manifestazione ideata ed

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 simbolo Cometa di Lageder

organizzata da Alois Lageder, titolare della ben nota e conosciuta Azienda Vitivinicola altoatesina.

Della validità ed unicità di questo evento ne ho già parlato abbondantemente. Tutti gli anni, oltre al tradizionale ripetersi di alcuni momenti consolidati nel tempo che sono riusciti ad elevarlo come evento eccellente, riesce sempre a colpirmi, cogliere nel segno delle mie continue ricerche del nuovo, dello straordinario e perché no, rivoluzionario presentando nel programma specifici appuntamenti sempre inediti e inattesi.

Innovazione e originalità: siamo partiti dall’ufficialità Da quest’anno si è avuto l’inserimento nel team dirigenziale della Weingut Alois Lageder del figlio Alois Clemens Lageder. Pronto e ben preparato nella sua nuova collocazione e rappresentante incaricato del nuovo progetto aziendale definito “Progetto Vini Cometa”.

L’ho seguito, insieme ad altri colleghi e wine lover’s curiosi quanto il sottoscritto, nel giro di una parte della cantina tra botti secolari

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 Forra, primo vino Cometa

che nascondono “segreti”. Alcune scritte, numeri in codice da decifrare, riportate come identificazione a celare l’intimo del contenuto.

Alois Clemens ha iniziato il suo racconto. Ha parlato di comete, dei rapporti di quest’ultime con il “progetto”, di definizioni riguardanti vitigni nuovi per l’Alto Adige, di sperimentazioni già in atto e per ultimo a spiegare gli assaggi dei campioni di botte.

Mi sono defilato, volutamente in disparte perché non riuscivo, di fronte ad un progetto così complesso, nella inevitabile confusione di continue domande, richieste di delucidazioni a volte fuori tema, a capire.

Lo ammetto: sono, per principio, contrario alle “profanazioni in massa dei luoghi sacri” e la bottaia di Alois Lageder è uno di quelli.

Sono però riescito a “strappare” un “dieciminuti” da solo con Alois Clemens che ha avuto luogo, così lo è stato, da lì a poco.

Appartati, si fa per dire, nel punto ristoro ricavato per l’evento nel piazzale di fronte all’Azienda, ho iniziato finalmente il “mio” colloquio per illuminarmi circa il Progetto Vini Cometa.

D. - Alois Clemens, la domanda iniziale più semplice e scontata: perché Progetto Vini Cometa?

R. -La cometa, da sempre, è un segno nel cielo, simbolo della speranza. Basta ricordare la stella cometa e il suo significato mistico nella cristianità. Per la mia famiglia ha simboleggiato un emblema, tant’è che non a caso ne è diventato il logo aziendale. Va al di là della parola stessa. Vini Cometa nel tentativo di produrre vino da vitigni che potrebbero rivelare un annuncio nuovo, una promessa per questo territorio.

D. -Secondo le credenze popolari l’apparizione nel cielo di una cometa era sinonimo di portatrice di sventure, pestilenze e guerre. Sappiamo oggi che non è altro che “una innocua palla” composta da rocce mescolate a gas allo stato liquido, acqua, metano, ammoniaca ed abbondanti detriti. Lei la vede come promessa per un territorio?

R. – Non proprio in questi termini. Bisogna uscire dal significato concreto della parola e definirla come un simbolo che indica un percorso che forse non avrà seguito e potrebbe sparire così come si comporta una vera cometa. Ma, al contrario, potrebbe rimanere presente in queste terre indicando nuove frontiere nella viticoltura.

D. –Mi scusi ma preferisco riportare i piedi saldamente in terra. Nella pratica questo progetto, di fatto, in cosa consiste?

R. -Abbiamo piantato vitigni nuovi, diversi da quelli conosciuti e presenti in Alto Adige e dedichiamo a loro le nostre ricerche e studi approfonditi. Non solo. Siamo rivolti a vinificazioni sperimentali anche su vitigni ormai presenti da molti anni. Per noi il futuro.

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Alois Clemens Lageder ed Urano Cupisti (a destra)

D. -Nello specifico mi può fare alcuni nomi dei vitigni sia nuovi per il territorio sia già presenti e motivo di studio per vinificazioni diverse?

R. -Stiamo elaborando vinificazioni diverse su quattro Sauvignon Blanc e tre Pinot Gris con risultati sorprendenti. Inoltre sono già in botte tre diverse annate di Tannat e un Incrocio Manzoni. Quest’ultimo, vendemmia 2014, coltivato nella vigna Fórra, che poi è il nome del vino, ha finito l’affinamento. A giorni procederemo all’imbottigliamento e sarà in vendita quest’anno.

D. -Per concludere come definirebbe un Vino Cometa?

R. -Vino da vitigno adatto al territorio, resistente ai cambiamenti climatici, alle malattie ed innovativo, con qualcosa dentro di nuovo da trasmettere.

Vini Cometa. Un annuncio nuovo, una promessa per l’Alto Adige. Parola di Alois Clemens Lageder.

In questi giorni, fra le tante generose iniziative a favore delle popolazioni terremotate di Amatrice e dintorni, si è fatta notare la campagna incentrata sulla “pasta all’amatriciana”, piatto promosso nei ristoranti al fine di devolvere in raccolta fondi una piccola parte del relativo guadagno.
Ora, credo che la cosa richieda qualche breve riflessione.

E’ certamente fuori di dubbio l’encomiabilità dello spirito dell’iniziativa, a cui, tra l’altro, numerosi ristoratori delle più disparate località hanno dato immediata adesione. Essa rientra, in modo esemplare, nel novero di quelle tante piccole cose di facile realizzazione che si possono attuare per dare concretamente aiuto al prossimo, senza richiedere gesti particolarmente impegnativi.
Ma la proposta presenta dei limiti non indifferenti che occorrerebbe cercare di valutare e di superare, al fine di allargare al massimo le possibilità di un felice esito.
La “pasta all’amatriciana” (o “matriciana” che dir si voglia), infatti, comporta l’impiego (seppur in quantità contenute) di carne suina.
Questo implica (e stupisce davvero che non sia stato opportunamente considerato dai promotori e sostenitori della campagna) l’esclusione di una buona parte della popolazione mondiale, quella, cioè, che, per varie ragioni, rifiuta la carne suina o qualsiasi tipo di alimento carneo. Parliamo, insomma, di tutti coloro (buddhisti, induisti, teosofi, nonviolenti, ecc ...) che praticano il vegetarianesimo o il veganismo e di tutti coloro che rispettano regole alimentari ebraiche e islamiche.

kjlA questo punto, allora, perché non cercare, in nome della necessità di creare il massimo consenso intorno all’iniziativa, di allargare il ventaglio delle opzioni in ottica sanamente pluralistica? Ovvero, perché non prevedere di proporre, accanto alla “pasta all’amatriciana”, dei piatti alternativi accettabili anche dalle suddette categorie di individui? Piatti rustici, cioè, che abbiano ugualmente forti legami con la ricca tradizione culinaria delle zone colpite, quali potrebbero essere “tonnarelli a cacio e pepe” o “penne all’arrabbiata”?!
Ricordarsi dell’esistenza delle diversità culturali (e quelle gastronomiche non sono certo irrilevanti o secondarie), provando a rispettarle il più possibile costituisce sempre la strada migliore per poterci sentire veramente vicini fra tutti quanti noi, miseri abitanti di questo irrequieto e sventurato pianeta.
Soprattutto quando ci sentiamo più in pericolo. Soprattutto quando siamo particolarmente immersi nel dolore.
Magari ponendoci anche seriamente il problema se sia giusto o meno, in nome di qualsiasi fine (più o meno nobile) continuare a produrre altra sofferenza nei nostri fratelli minori, eterni dolcissimi bambini ... gli animali ...

Lo dico subito a scanso di equivoci: sto con Aldo Fabrizi e la sua meravigliosa e verace quanto appetitosa poesia “La Matriciana mia” (dissento solo sugli spaghetti, amo i bucatini):


Soffriggete in padella staggionata, 
cipolla, ojo, zenzero infocato, 
mezz'etto de guanciale affumicato 
e mezzo de pancetta arotolata.

Ar punto che 'sta robba è rosolata, 
schizzatela d'aceto profumato 
e a fiamma viva, quanno è svaporato, 
mettete la conserva concentrata.

Appresso er dado che je dà sapore, 
li pommidori freschi San Marzano,
co' un ciuffo de basilico pe' odore.

E ammalappena er sugo fa l'occhietti, 
assieme a pecorino e parmigiano, 
conditece de prescia li spaghetti.

Parto da queste considerazioni finali cercando di ripercorrere in sintesi la storia di un piatto “romano” che è diffuso in tutto il mondo.

Matriciana o Amatriciana?

 ilpassetto1
 Il Passetto

Due linee di pensiero gastronomico che dividono non tanto i cittadini di Roma che rivendicano a pieno titolo (sono schierato con loro) l’originalità della ricetta quanto i laziali e gli abruzzesi. Per ragione di parte i “reatini” sono schierati per l’Amatriciana di Amatrice, così pure gli aquilani, mentre il resto del Lazio è a favore della Matriciana. Altro elemento di divisione è l’utilizzo del formaggio pecorino. I favorevoli all’Amatriciana “spolverano gli spaghetti” con pecorino abruzzese mentre i Matriciani “ con pecorino romano.

Personalmente aggiungo che, se trattasi di ricetta originale romana, meglio usare i “bucatini ”, abbinabili da sempre a condimenti forti.

AMATRICIANA o MATRICIANA?

Versione AMATRICIANA. La cittadina di Amatrice ne rivendica la ricetta. Ricordano i loro abitanti che i pastori quando seguivano al pascolo i loro greggi portassero con se guanciale affumicato da tagliare a cubetti, pecorino fatto da loro e spaghetti. Maiale, formaggio di pecora e pasta per preparare quello che chiamavano “unto e cacio” per una dieta calorica necessaria a sopportare il duro lavoro. Poi l’emigrazione verso la Capitale a causa della crisi della pastorizia e alcuni di loro, trovando occupazione nella ristorazione, fecero conoscere questo piatto tipico. La Storia dei ristoranti romani ci ricorda “Il Passetto” vicino a Piazza Navona aperto da un amatriciano di nome Luigi Sagnotti. Correva l’anno 1860. L’amatriciana di Amatrice era ufficialmente arrivata a Roma. Poi, per dover di cronaca, ricordo che lo stesso Ristorante, nel 2009, finì in prima pagina su tutti i quotidiani nazionali per quel “conticino salato” rifilato a due turisti giapponesi. Ma questa è altra storia.

Versione MATRICIANA. L’origine è sempre legata ai pastori, questa volta dell’Agro romano, che nei tempi dei tempi variarono un’usanza (divenuta ricetta) dal nome di “Gricia”. Sostituirono alcuni ingredienti rendendola “più facile”.

Nel 1855, ben cinque anni prima dell’apertura del “Il Passetto”, il Cavalier Alessandro Rufini, scrittore di cose romane, pubblicò un libro dal titolo molto lungo ma esaudiente “Notizie storiche intorno alla origine dei nomi di alcune osterie, caffè, alberghi e locande esistenti nella Città di Roma”. Nel libro cita “l’Osteria della Matriciana”, via della Pilotta 22, detta della “matriciana” perché condotta da una donna di origine napoletana o meglio “della matrice del Regno di Napoli” E guarda caso preparava spaghetti con sugo composto da guanciale di maiale, formaggio pecorino romano e conserva di pomodoro. Gli spaghetti alla Matriciana, con tanto di cartello pubblicitario fuori dalla porta. Oggi, nella stessa via, nello stesso palazzo c’è un altro Ristorante con nome diverso, Le Lanterne, che offre una variante alla matriciana: non spaghetti o bucatini ma i più richiesti “paccheri”. L’“evoluzione” dei gusti.

Comunque la si pensi, poco importa chi l’abbia inventata. Una cosa è certa: è Roma e la sua cucina che ha fatto conoscere nel mondo il sugo alla Matriciana, pardon all’Amatriciana.

Personalmente sto con Aldo Fabrizi e con i Bucatini.

Intervista a Madame Bérénice Lurton dello Château Climens, 1er Cru – Barsac

Recentemente ho visitato lo Château Climens, 1er Cru – Barsac, anzi meglio dire la “quintaessenza” del Barsac.
Classificato nel 1855, insieme ai Grandi Vini del Médoc, è rimasto famoso negli anni per quel tocco di eleganza dei suoi vini.
Spesso facciamo confusione con le Denominazioni francesi. Ogni territorio vitivinicolo ha la sua Storia, le sue classificazioni e non sempre risulta facile comprenderle. Come nel caso dei Sautèrnes. Provo a fare un po’ di chiarezza.

Il piccole fiume Ciron attraversa la denominazione Sautérnes limitando a sinistra il territorio del Comune di Barsac e a destra gli altri quattro Comuni facenti parte della Aoc Sautèrnes (Bommes, Fargues, Preignac e Sauternes). Proprio per questa sua particolare posizione il Comune di Barsac detiene una sua “autonomia” e può utilizzare, in etichetta, l’appellation Barsac o Sautèrnes-Barsac. Preciso che non è solo una questione di riva sinistra o destra. Sono i terreni che hanno una composizione dissimile, i venti soffiano da quadranti non omogenei e la botrytis delle prime ore del mattino si posa sopra le vigne in maniera diversa e in tempi disuguali. Tutto questo lo ritrovi nei vini. Tutto questo lo riscontri nei vini di Château Climens: eleganti e diversi. Lo stile Climens.

È iniziata così l’intervista a Madame Bérénice Lurton, attuale proprietaria dello Château Climens.

Definirla solo proprietaria è limitativo. È la Madame della svolta, dell’introduzione a regime della conduzione bio-dinamica. Insomma “la Madame del vino del Barsac”.

- Madame Bérénice, lo Château Climens è ricordato per la sua eleganza e freschezza. Si può parlare di Stile Climens?

R. Climens è un vino sottile, aereo , come nessun altro . Esprime il meglio di Barsac per il suo equilibrio e freschezza . Esprime anche il potere e la magnificenza dei più grandi Sauternes . Climens si definisce in primo luogo, per eleganza e profondità conferite dal suo terroir unico .

- L’appellation Barsac, riva sinistra del fiume Ciron, significa essere diversi dagli altri?

R. All'interno dei Sauternes , Barsac singolo villaggio, situato sulla riva sinistra del Ciron , ha un proprio nome : il suo terreno calcareo dominante dà vini diversi , spesso meno abbienti rispetto a quelli di Sauternes , ma di solito con più freschezza in termini di equilibrio e aromi .

- Climens, ovvero “TERRA INGRATA”. Vitigno Semillon la risposta? Sauvignon Blanc NO? Perché?

R. Abbiamo solo Semillon Climens Castle, uno dei pochi vitigni varietali singoli della regione. La simbiosi perfetta tra vitigno e territorio esigente permette a questo particolare ed unico clone Semillon di trovare qui una espressione aromatica e un equilibrio veramente eccezionali . Il Sauvignon Blanc non è adatto per i terreni dello Chateau Climens.

- Dal 2010 la conduzione è biodinamica. Perché questa scelta di filosofia applicata alla viticoltura?

R.  Ho fatto la scelta di convertire l'intero vigneto alla conduzione biodinamica nel gennaio 2010 , con l’assenso incondizionato di Frédéric Nivelle , direttore tecnico di Climens . Stavo cercando da molto tempo una gestione più naturale , preventiva e globale del vigneto ed ho preso, con il pieno appoggio di tutto lo staff di Chateau Climens, la decisione. A dire il vero è maturata in me la scelta dopo aver visitato e seguito da vicino l’evoluzione biodinamica nel vigneto Pontet Canet di Jean - Michel Comme. Questo incontro è stato un rivelazione ! Così i trattamenti chimici sono stati sostituiti da tè vegetali e altro . L' obiettivo non è solo il rispetto dell'ambiente ma trovare un proprio equilibrio e trasmettere meglio le qualità di questo territorio unico .

- Madame Lurton, Sautèrnes è “donna”?

La risposta non è stata immediata. Madame Lurton mi ha guardato fisso negli occhi per capire meglio la domanda. Afferrare se “adulatrice” nei suoi confronti o perché ritenuto dai più un “vino dolce” e conseguentemente più amato dal mondo femminile. Poi accennando un breve sorriso…

R. Je crois qu’il faut demander aux personnes qui le dégustent ce qu’ils en pensent !

Le Donne del Vino nel Mondo : Madame Bérénice Lurton. Chateau Climens, 1er Cru Barsac.

Testo originale dell’intervista in francese e tradotta da Urano Cupisti

Madame Bérénice, le Château Climens est connu pour son élégance et sa fraîcheur. Vous pouvez parler de Style Climens ? 
Climens est un vin subtil, aérien, qui ne ressemble à aucun autre. Il exprime le meilleur de l’appellation Barsac par son équilibre et 
sa fraîcheur. Il exprime également la puissance et la somptuosité des plus grands Sauternes.
Climens se définit avant tout par un éclat, une élégance et une profondeur, conférés par son terroir unique. 

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L' Appellation Barsac , rive gauche du Ciron , cela signifie d'être différent ?  
SAM 3491Au sein de l’appellation Sauternes, seul le village de Barsac, situé sur la rive gauche du Ciron, bénéficie de sa propre appellation:
son terroir à dominante calcaire donne des vins différents, souvent moins opulents que ceux de Sauternes mais généralement dotés de plus de fraîcheur en termes d’équilibre et d’arômes.
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Climens ou « terre ingrate» . Sémillon la réponse ? Sauvignon Blanc Non? Pourquoi ?  
Planté uniquement en sémillon, le Château Climens est l’un des rares crus monocépages de la région. L’adéquation parfaite entre ce cépage exigeant et ce terroir permet au sémill de trouver ici une expression aromatique et un équilibre véritablement exceptionnel. Le Sauvignon Blanc ne convient pas au terroir si particulier de Climens. 
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Depuis 2010 , la course est biodynamique . Pourquoi ce choix de philosophie appliqué à la vinification? 

J’ai fait le choix de convertir l’intégralité du vignoble à la biodynamie en janvier 2010, en adhédion totale avec Frédéric Nivelle, le Directeur Technique à Climens. Je suis à la recherche depuis très longtemps d’une gestion plus naturelle, préventive et holistique du vignoble, j’ai décidé de passer à l’action après avoir rencontré Jean-Michel Comme et ses vignes à Pontet Canet : cette rencontre a été une révélation ! C’est ainsi que les traitements chimiques ont été remplacé par des tisanes de plante entre autre. Le but est non seulement de mieux respecter l’environnement, mais aussi de permettre à la vigne de trouver elle-même son équilibre, afin de mieux transmettre les qualités de ce terroir unique.

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Le Vin de Sauternes est femme?

Je crois qu’il faut demander aux personnes qui le dégustent ce qu’ils en pensent !

Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

images 2Le Guide eno-gastronomiche sono tante, tantissime ma ce n’è una, piccola nelle dimensioni, particolare, essenziale, tascabile da “borsa e borsello”, la Guida delle Guide che da ben sette anni passa al setaccio, esamina, valuta e seleziona ben oltre 400 Ristoranti della Versilia per scegliere quelli più adatti durante la vacanza e non solo. Le 3 sorelle, le 3 regine incontrastate del panorama nazionale della critica gastronomica, vale a dire Gambero Rosso, Espresso, Michelin, giudicano così la Versilia:”Una galassia costellata da ben 6 stelle” (Michelin), “Forte dei Marmi ha il Ristorante dell’Anno” (Gambero Rosso), “5 new entry e tanta confermata solidità” (Espresso). Ed ecco la proposta di Versilia Gourmet, la piccola grande guida dei Ristoranti Versiliesi. Utilissima, alla fine, per scambiare impressioni, giudizi e critiche su quello che è “lo sport più bello e gratificante praticato da ogni italiano che si rispetti: l’andar per ristoranti” (progetto editoriale Penna Blu Edizioni. Costo € 13,00 www.pennabluedizioni.it )

Frammento n. 1

È nata Lucca Biodinamica

Chi si interessa di statistiche parla della Provincia di Lucca come del territorio primo in Italia a conduzione biodinamica. È proprio di questi giorni la notizia che tredici Aziende di questa Provinciahdfryhr abbiano formalmente costituito un nuovo soggetto giuridico con l’obiettivo di “promuovere, valorizzare e commercializzare prodotti agricoli trasformati, ottenuti con l’applicazione dei principi culturali propri dell’agricoltura biologica e biodinamica”. Il tutto in “rete” ad opera di un comitato di gestione “formativo e divulgativo nell’ottica di riuscire a coinvolgere un sempre maggior numero di agricoltori attivi nella produzione di olio, vino, ortaggi, miele e nella trasformazione di prodotti dell’orto e del sottobosco”. Saverio Petrilli (Tenuta di Valgiano), Giuseppe Ferrua (Fabbrica di San Martino) e Gabriele Da Prato (Podere Còncori), i tre principali promotori di questa costituzione si fermeranno a Lucca e provincia? Conoscendoli penso proprio di No!. Siamo solo all’inizio!!! (fonte: Lucca in Diretta)

Frammento n. 2

SpatiumPinotBlanc 2014Spatium Pinot Blanc 2016.

La seconda edizione dell’unica manifestazione in Europa interamente dedicata al Pinot Bianco. Appiano in Alto Adige sarà nuovamente il centro del mondo del Pinot Bianco. Dal 4 al 6 Agosto si ritroveranno i migliori produttori d’Europa, giornalisti, esperti e wine lover’s che avranno la possibilità di approfondire scientificamente questa varietà, confrontarsi, assistere a presentazioni. “Dal 4 al 6 agosto vogliamo offrire nuovamente al Pinot Bianco un palcoscenico internazionale per conoscere a fondo e comprendere meglio la potenzialità, origine e peculiarità di questo vitigno”. Parola di Peter Brigl di Vineum Appiano. La giornata di sabato 6 agosto è aperta al pubblico e prevede degustazioni di vini provenienti da molte regioni italiane oltre che da Austria, Germania, Francia e Svizzera. Per info www.spatium-pinotblanc.it (fonte: Agenzia Daviso Bolzano).

Frammento n. 3

Il Club Excellence diventa Società CooperativaImmagine Club

Ricordo cosa è e rappresenta il Club Ecellence. Club dei distributori ed importatori nazionali di vini e distillati d’eccellenza. Ha già quattro anni alle spalle con innumerevoli risultati. Adesso hanno sentito il bisogno di rafforzare la propria struttura diventando una Società Cooperativa. Il fine? Rafforzare l’area relativa all’organizzazione di eventi, promozione commerciale e culturale dei prodotti trattati; attuare un programma di corsi di formazione per l’ambito eno-gastronomico anche online; favorire e sviluppare iniziative sociali, culturali e ricreative con organismi ed enti idonei. I numeri a supporto di questa ulteriore iniziativa di consolidamento del progetto ci sono. 100.000.000 di Euro come volume di affari, 700 agenti sul territorio nazionale, 800 aziende rappresentate e distribuite di cui 2/3 estere. “Mai avremmo pensato, quattro anni fa con la crisi che non ha risparmiato il nostro settore, di raggiungere questi risultati. Ottimo esempio di quanto la collaborazione tra aziende dello stesso settore possa essere l’arma vincente” Parola di Massimo Sagna Presidente del Club e, dal 9 luglio, Presidente del Consiglio di Amministrazione di Club Excellance Società Cooperativa. (fonte: Fcomm Milano)

Frammento n. 4

Street Food, ogni giorno sempre di più.street food napoletano 640x428

Ormai lo Street Food impazza per tutto lo stivale. Effetto della crisi? Anche e non solo. Voglia di stare insieme, degustare prodotti “dimenticati”, per alcuni nuovi, scoperte, conoscenze. Cibi di strada, birre artigianali, con contorno di musiche e spettacoli; torna la voglia dell’aria aperta, dell’aggregazione. Sagre? Chiamatele come volete; a me sembra un “fenomeno nuovo, diverso, più specifico” da seguire nella sua crescente evoluzione. Food Truck piccoli, grandi, attrezzati e conformi alle normative d’igiene vigenti ormai li troviamo nelle piazze, nelle strade più importanti delle nostre città. Amati a dismisura dagli stranieri, soprattutto i giovani, perché consente di mangiare in maniera informale, più rapida e, diciamoci la verità, meno costosa. Meditiamo gente, meditiamo.

Frammento n. 5

VECIOFRITOLINIl nuovo “Vecio Fritolin”.

Il nuovo progetto della storica insegna veneziana prende forma. In sala e in regia la personalità e la professionalità di Irina Freguia. “La cucina riprenderà con vigore un pensiero strettamente veneziano. Le materie prime locali, della Laguna e del Mercato di Rialto. Tutti i piatti saranno riconoscibili nel gusto ma rivisitati nella presentazione e negli abbinamenti.” “Puntare sulla qualità – confessa Irina – è la grande sfida. Dobbiamo invertire la tendenza che, in questi ultimi tempi, ha portato la ristorazione veneziana alla folle corsa al ribasso. Uno dei ricordi di Venezia dovrà essere, accanto ai tanti magnifici Musei e alle bellezze lagunari, l’anima di un locale: il Vecio Fritolin, dal 1749 ed oggi riconvertito alla cucina veneziana contemporanea”. (fonte: Aromicreativi)

Frammento n. 6

Bonverre 03Bonverre: il panettone artigianale d’estate

Fantastico, incredibile, sorprendente. Grazie alla linea Bonverre, creata dalla d&g patisserie e distribuita da Suite, i più famosi dolci lievitati italiani possono essere gustati anche sotto l’ombrellone. Il Panettone, da sempre, ha una limitazione culturale del tradizionale dolce delle feste natalizie. L’industria dolciaria ha tentato di commercializzarli in piccoli formati come merendine. Diciamoci la verità: gli sbalzi di temperatura (periodo estivo) e umidità influiscono sul prodotto facendo perdere le loro caratteristiche. Questa barriera temporale viene abbattuta dal Panettone in Vasocottura, che oggi consente di gustare il lievitato tutto l’anno anche nei giorni torridi estivi. Con la vasocottura, tecnica applicata dal maestro dolciario Ampi Denis Dianin, è possibile gustare un panettone di alta pasticceria nella sua forma migliore anche in spiaggia, montagna e aprendo la confezione sottovuoto troverete i profumi dell’impasto tipici del prodotto appena sfornato. Info www.suitefoodservice.com (fonte Aromicreativi)

Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)

“Discutiamo tra noi emiliani se assegnare la paternità a Modena o Reggio Emilia ma divulghiamo ovunque l’originalità di questa primizia gastronomica unica al Mondo”. L’intelligenza che supera la fazione.

Non me ne vogliano i modenesi ma pare proprio, storicamente parlando, che l’inizio di tutto o meglio la consacrazione dell’esistenza di un aceto “ farsi colà perfettissimo”, sia appannaggio dei reggiani.

Parola di Enrico III, meglio conosciuto come “il Nero”.

Correva l’anno 1046. Storie di vassalli, futuri imperatori in viaggio verso Roma, il perdono di Federico a Canossa e sempre “lui” presente: l’aceto fatto con il metodo tradizionale come dono e atto di pace. Aneddoti su aneddoti che vedono coinvolti Alfonso I d’Este e sua moglie Lucrezia Borgia che di prelibatezze culinarie se ne intendeva. Ma è stato Lodovico Ariosto, reggiano di nascita, a ricordare al cugino Annibale Malaguzzi:”in casa mia mi fa meglio una rapa ch’io coco, e cotta s’uno stecco inforco e mondo e spargo poi d’aceto e sapa”

La “sapa” non è un aceto ma bensì uno sciroppo d'uva che si ottiene dal mosto appena pronto, sia da uva a bacca bianca che nera. Insomma un "mosto cotto", "vino cotto" o "miele d'uva". Quest’ultimo termine è dovuto all’alto tenore zuccherino. Facile da ottenere: Il mosto viene versato in un paiolo di rame insieme a gusci di noce che servono come impedimento alla possibilità di attaccarsi al fondo. La sapa è pronta dopo il lento cuocere fino a quando il volume del mosto non si sarà ridotto ad un terzo. È presente anche in altre Regioni Italiane come la Sardegna e le Marche.

L’Aceto Balsamico Tradizionale invece si ottiene tramite la fermentazione alcolica e la bioossidazione acetica di mosto d’uva cotto. Quindi “aceto non aceto”. Il segreto? È la sapienza nel successivo ottimale invecchiamento e affinamento che avviene, per lunghi anni, dentro batterie di botti di legni differenti per un tempo mai inferiore ai 12 anni. Non legni a caso ma Castagno per cedere tannini e colorare d’intensità il prodotto, Ciliegio per addolcirlo, Gelso per concentrarlo, Ginepro per quel tocco inconfondibile di aromaticità ed infine Rovere, le classiche botticelle adatte all’affinamento dell’aceto ormai maturo.

Prendiamo un classico di 6 botti di contenuto variabile. Si parte dalla sesta (mai dire prima; è un retaggio antico quanto l’aceto balsamico) di capacità circa 70 lt (castagno), si travasa il contenuto nella quinta di 50 lt (ciliegio) e poi a seguire nella quarta di 40 lt (gelso), nella terza di 30 lt. (ginepro), nella seconda 20 lt. (rovere) ed infine nella prima 15 lt (sempre di rovere). Una specie di “soleras”. Non ditelo, questa affermazione è ritenuta sacrilega.

Bollino aragasta, bollino d’argento e bollino d’oro: le tre classificazioni dopo il giudizio dei maestri assaggiatori. Criteri rigidissimi contenuti in un Disciplinare da dove scaturisce la sceda a punteggio a seconda delle caratteristiche visive, olfattive e gustative.

Val la pena ricordare che in commercio esistono tre tipi di Aceto:

  1. Aceto di Vino comune ottenuto dall’acetificazione dei vini con acidità non inferiore a 6% e alcol non superiore a 1,5%
  2. Aceto Balsamico di Modena. Il più comune tra i balsamici. Una via di mezzo per ottenere un prodotto aromatizzato in poco tempo, massimo un anno. Unione di mosti concentrati e aceti già affinati con sosta di alcuni mesi in botti di rovere.
  3. Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia e Modena, quelli descritti sopra. Per avvalersi il nome di Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia la zona di produzione, affinamento e invecchiamento, deve comprendere esclusivamente il territorio della Provincia di Reggio Emilia. Così pure per quello di Modena.

SAM 4253La cultura del mangiar bene. Tartufo, fegato d’oca, culatello, parmigiano reggiano, gamberi tanto per citare alcuni accostamenti da gourmand ovvero golosi.

Provate a fare una tradizionale maionese e al posto del limone alcune gocce di Tradizionale: sull’Aragosta è una libidine.

Il Riso con la zucca, gorgonzola e “gocce miracolose” di Tradizionale? Provare per credere.

Per concludere gelato fiordilatte con gocce incantevoli di tradizionale.

Per chi ama i frutti di bosco? Un cucchiaino di zucchero, uno di Tradizionale e fragoline. Chapeau!

Da qualche parte ho letto: “Così come in un’opera d’arte la bellezza è data dall’armonia di forme e colori, ecco che nei piatti si cerca di creare armonia bilanciando le caratteristiche dei singoli ingredienti” . Prodotti sinceri come l’Aceto Balsamico Tradizionale ne è uno.

Sono un goloso (gourmand) e l’Aceto Balsamico Tradizionale mi ha sedotto. In particolare quello di Reggio Emilia, frutto dell’ingegno e della passione dell’uomo.

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