L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
Notizia dell’ultim’ora.
È deceduta a 89 anni Jacqueline Salvatori una delle icone della Champagne. Sfido qualsiasi amante di questo vino che dal 1952 abbia frequentato Epernay a non ricordare l’operosa, energica, dinamica proprietaria dell’enoteca in Rue Flodoard. Da lei trovavi “tutti gli champagne” a prezzi concorrenziali, a volte inferiori alla vendita effettuata nelle caves delle Maisons. Un passaggio obbligato per gli acquisti e per la foto di rito “immersi in un mare di bottiglie di champagne”.
Frammento n. 1
Giacomo Tachis nella sua bottiglieria |
Ci ha lasciato Giacomo Tachis, l’Uomo del Rinascimento del Vino Italiano.
Insieme a Emile Peynaud è stato uno dei Grandi in assoluto nel mondo moderno della vitivinocoltura. Come ricordarlo? Il Vinitaly ha pensato di dedicargli la più importante degustazione nel corso della 50° edizione (10-13 Aprile 2016). <Il racconto di ciò che ha creato lo faranno quei produttori che hanno avuto l’intuizione, il privilegio e l’onore di lavorare al suo fianco> (Giovanni Mantovani Direttore generale di Veronafiere). Uomo raro, intelligente, colto, umile, ironico, ha scritto le pagine fondamentali dell’enologia e della vitivinicoltura italiane moderne. (Fonte: Veronafiere)
Frammento n. 2
1716-2016 I trecento anni del primo territorio di…Vino.
Il 15 e 16 febbraio torna alla Stazione Leopolda di Firenze la “Collection” del Chianti Classico. Quest’anno celebrerà i suoi Trecento Anni di Storia da quel lontano 24 settembre 1716, quando il Granduca Cosimo III de’ Medici decise di delimitare con un bando, per la prima volta nella storia, alcuni territori particolarmente vocati per la produzione di vini di alta qualità, fra cui quello del Chianti, corrispondente oggi al Chianti Classico. 165 aziende, per un totale di 587 etichette, 47 anteprime da botte della vendemmia 2015 e 70 Chianti Classico Gran Selezione in degustazione. Un totale di 7000 bottiglie che saranno aperte e servite da una squadra di 50 sommelier per oltre 250 giornalisti provenienti da 30 paesi diversi e più di 1500 operatori accreditati. (Fonte: Consorzio Vino Chianti Classico)
Frammento n. 3
Il Merano Wine Festival in trasferta in Toscana: Wine&Siena
Il 30 e 31 gennaio scorso si è svolta l’attesa manifestazione promossa da Merano Wine Festival in due location storiche e suggestive a Siena: le Sale di Rocca Salimbeni e le sale dell’Hotel Continental. La Toscana dei Grandi Rossi insieme al perlage del Franciacorta, i bianchi del Nordest, i corposi piemontesi, i vitigni autoctoni adriatici e della viticoltura eroica ligure e tanti altri accanto a eccellenze del food italiano di qualità. <Abbiamo voluto Whine&Siena – ha affermato Helmuth Köcher l’anima del MWF – per promuovere e sostenere gli imprenditori di un settore che portano ricchezza e benessere al territorio. Grazie alla sinergia con amministratori locali e l’attenzione di chi ha la disponibilità di location di grande valore storico e artistico siamo riusciti a portare una selezione di grandi produttori in terra di Siena. È la dimostrazione che il vino è il motore dell’Italia> (Fonte: Merano Wine Festival)
Frammento n. 4
Pizza napoletana Franciacorta Tour 2016
Si è svolto in Gennaio il primo Franciacorta Pizza Tour. I Vini dell’Arcipelago Muratori insieme alle pizze di Ivano Veccia della Pizzeria Il Limoneto a Forio d’Ischia (Na). La fortuna di possedere due Tenute in Campania porta la Famiglia Muratori a nutrire una profonda passione per la Pizza Napoletana. La prima location è stata il Bistrot della Filanda a Chiari (Bs) dove l’abbinamento molto riuscito è stato con il Bianco Pietra Brox, biancolella Ischia DOC prodotta nella Tenuta Giardini Arimei a Ischia. La seconda alla Pizzeria Al Fienile a Palazzuolo S/o (Bs) con l’abbinamento del perlage NumeroZero Villa Crespia Franciacorta blanc de blancs, risultato poi il miglior abbinamento in assoluto. Terza presso i Cappuccini Resort a Cologna (Bs). La location più “sciccosa”. Altro perlage, Cisiolo Villa Crespia Franciacorta dosaggio zero blanc de noirs. Alla Pizza si deve abbinare la Birra. Ma quando mai? (Fonte: Ufficio stampa Arcipelago Muratori)
Frammento n. 5
Il nuovo Caffè Pasticceria Roscioli a Roma.
Ha aperto di recente, in Piazza Benedetto Cairoli a due passi dalle storiche insegne di famiglia, quello che vuol essere, negli intenti dei fratelli Alessandro e Pierluigi Roscioli, la loro personale versione del caffè romano. Dopo una ristrutturazione attenta dei locali che furono della storica Pasticceria Bernasconi basata su un mix di classico e contemporaneo, il 13 gennaio scorso ha aperto questo che possiamo chiamare format. Non solo caffè e pasticceria ma lunch, after seventeen ed infine l’aperitivo con ostriche, piccoli “sfizi”, per accompagnare vini e champagne. <la filosofia della nuova pasticceria sarà quella che da sempre ci contraddistingue: grande attenzione alla materia prima, alle preparazioni, al lavoro in laboratorio e al cliente, sia a livello di narrazione del prodotto che di accoglienza> Parola di Pierluigi Roscioli.(Fonte: Aromi Creativi)
Segnalazioni:
Due particolari articoli scritti da Rocco Lettieri, valente giornalista associato alla Flip, pubblicati da La Rivista della Camera di Commercio Italiana di Zurigo, su argomenti differenti: uno su Wine2Wine, la seconda edizione del Forum ideato da Veronfiere-Vinitaly dedicato al mondo del Vino, l’altro su di una tradizione da valorizzare e preservare dal titolo Lo Stivale del Pane Italiano. <il più antico degli alimenti presente su tutte le tavole con forme e ingredienti che cambiano da paese a paese, da campanile a campanile> (Rocco Lettieri). (Fonte: mensile La Rivista gennaio 2016 e settembre 2015)
Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)
Una storica insegna che non c’è più ed i locali di quello che fu “il Garibaldino”, uno dei locali della “Versilia degli Anni Ruggenti, anni ‘60”, che rivivono per una nuova avventura. Si è voltato pagina completamente. Nessun riferimento di alcun tipo e presentazione di un Ristorante rinnovato in ogni sua parte, dagli arredi ai colori delle pareti, alla nuova cucina che prepara piatti partendo dalla tradizione con una presentazione di modernità al limite dell’avanguardia. Tutto questo è “Acquasalata”. Nato per stupire.
Già il nome potrebbe farci pensare ad una specie di sinonimo del mare, ma non è così. Appena entri nella prima sala ti colpisce un “murales” di piccole dimensioni ; un’opera di Pietro Annigoni salvata per caso dalla ristrutturazione interna. Questo artista nonostante sia ricordato come "Il pittore delle regine", ebbe grande predilezione nel ritrarre "persone meno agiate" e “momenti semplici della vita di tutti i giorni”, Era abile nel descriverne fedelmente tanto l'aspetto esteriore quanto l'interiore. La raffigurazione del “pescato del giorno” è il riferimento al mare, all’acqua salata.
Raffinato locale frutto dell’evoluzione progettuale di Paola e David, giovani ma non giovani per l’appartenenza al mondo della ristorazione. Ė tutto in mano a loro, eredi di una cultura familiare che ha radici che portano lontano nel tempo.
Tavoli distanziati apparecchiati con gusto, con tovagliato “neutro” rilassante nell’impatto cromatico. Elegante senza eccessi, servizio professionale e premuroso, mai ingessato e sopra le righe.
La cucina, dove mamma Giovanna rappresenta la “tradizione” e il giovane chef Matteo Angeloni “l’innovazione”, fa arrivare in tavola piatti ricchi di “concretezza”, convincenti, appaganti basati su ingredienti (il pescato del giorno) di raffinata e ricercata qualità con l’evidente e manifesta capacità di esaltarli nel modo migliore. Piatti di notevole impatto visivo e gustativo.
Precisione nelle cotture e rispetto di ogni singolo ingrediente. Non cosa da poco.
la premiazione del nostro redattore Urano Cupisti (a sinistra) |
Ed infine i desserts che conquistano tutti i sensi dalla vista al palato.
Carta dei vini con centinaia di etichette frutto di attenzione e ricerca e “finalmente” la Carta delle Acque minerali non banale.
L’unico imbarazzo, del tutto personale, si è verificato quando ho chiesto un caffè. Mi hanno portato una Carta caffè con varietà provenienti da tutto il mondo come quella miscela etiope e Il Kopi Luwak indonesiano che è un tipo di caffè prodotto con le bacche, ingerite, parzialmente digerite e defecate dallo zibetto comune delle palme. Di fronte a tanta “arabica cultura” sono quasi arrossito.
In attesa di una “stella” che arriverà presto il locale è già stato segnalato da “Gambero Rosso” con le tre forchette. Ed anche la Chaîne des Rôtisseurs, Baillage Versilia, non poteva non annoverare tra i propri Confrères David Cupisti procedendo alla sua affiliazione come Maître de Table Restaurateur.
Acquasalata, via Fratti 62, Viareggio. Nato per stupire
Finalmente anche gli astemi possono far roteare l’acqua nel bevante (la parte superiore del calice), annusarla, descriverla.
È nata la nuova figura di idrosommelier.
L’Italia, per la sua conformazione fisica, geomorfologica e idrologica è strapiena di sorgenti. Sorgenti di vetta, sorgenti di detrito, sorgenti di emergenza, sorgenti di fessura, sorgenti di deflusso o di strato, sorgenti di sinclinale o di trabocco, sorgenti di sfioramento di livelli idrostatici. Quanti termini tecnici registriamo alla visione di una falda acquifera. A noi interessano le “falde” delle acque definite “minerali” ovvero «Sono considerate acque minerali naturali le acque che, avendo origine da una falda o giacimento sotterraneo, provengono da una o più sorgenti naturali o perforate e che hanno caratteristiche igieniche particolari e proprietà favorevoli alla salute». (D.Lgs. nº 176 dell'8 ottobre 2011 (attuazione della direttiva 2009/54/CE). E qui si apre un mondo incredibile di diversità.
Due sono le Storie che corrono parallele per poi incontrarsi di fronte allo studio specifico per il loro utilizzo nelle proprie diversità. Perché di diversità ce ne sono, eccome!
La Storia geologica;, racconti di rocce, sedimenti, che si perdono nella notte dei secoli, nei milioni di anni.
La Storia umana; la ricerca nelle acque di un mix tra divinità, medicamenti, magia.
Poi l’incontro tra Storia e Umano fino ai tempi d’oggi, alla ricerca del gusto dell’acqua fino all’analisi sensoriale. Non più come necessità ma come prodotto e pertanto, come tale, non si sottrae al marketing diventando un “fenomeno di moda”.
Le più affermate cristallerie mondiali, Riedel in testa, dedicano studi, seminari, per approntare il “giusto calice” non per sorseggiare ma per degustare l’acqua. Anzi: i giusti calici per le differenti acque.
Le acque hanno i propri gusti, parola di idrosommelier, la nuova figura di esperto che ha origine e legittimazione da Corsi appositamente costituiti, riconosciuti al pari degli altri Corsi di formazione professionali. Attestati conseguiti per l’indirizzo, consiglio, verso la scelta consapevole della bottiglia giusta o per il migliore abbinamento a tavola.
“Un buon abbinamento con l’acqua minerale può far crescere anche un piatto povero”.
È l’ADAM, Associazione Degustatori Acque Minerali, che l’afferma e che ultimamente ha coniato il termine “Oro Blu” per elevare le acque de gustative al rango nobile: proprio come il Vino.
Un’acqua demineralizzata con residuo fisso bassissimo per carni bianche, pesci a vapore o bolliti in genere e acqua effervescente naturale per piatti più corposi con abbondanti condimenti.
E si parla anche di terroir, questo termine francese che non ha una parola eguale nella nostra lingua. Nel mondo del vino è divenuto un termine internazionale a significare “un complesso di elementi ambientali, pedoclimatici, di tradizione per uno specifico vino”. Nel caso delle acque il termine terroir assume un significato diverso. Manca la mano dell’uomo che “trsforma” qualcosa. Nessuna mediazione umana se non nelle acque “frizzanti” con aggiunta di anidride carbonica; prodotti che esulano di principio dall’affascinante mondo delle Chiare, fresche, dolci, acque minerali”. Non la mano dell’uomo ma un’insieme di elementi, rigorosamente in successione, costituiti da rocce, minerali, molecole biologiche che portano alla composizione chimico-fisica da cui hanno origine le componenti organolettiche.
Osservare, odorare, gustare ovvero l’occhio, il naso, la bocca. Distinguere le sfumature cromatiche, la consistenza, le note complesse vuoi sulfuree, metalliche o dolci. Al palato la dolcezza, l’amaro, l’acido e il salato; molti fattori che determinano l’equilibrio e l’armonia. Il tutto per l’abbinamento perfetto con il cibo.
“L’acqua può essere abbinata anche al vino. Vino tannico? Via ad un’acqua dolce, magari di montagna, dai sentori di prato” parola di ADAM. E Bacco, non solo lui, che sorride!
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
Maximilian Riendel |
Frammento n. 1
Maximilian Riedel uno dei personaggi più influenti dell’Industria del Vino (Fonte: La Revue du Vin de France)
11° generazione dell’azienda austriaca Riedel, attuale Ceo e Presidente, è nella classifica dei 200 influencer a livello mondiale dell’industria del vino. L’autorevole rivista enoica Revue du Vin de France ha pubblicato la graduatoria biennale selezionando i personaggi tra Vignerons, istituzioni, aziende, ristoratori ed enotecari. Interessante il profilo-guida nelle scelte: “influenza nel mondo del vino”. Maximilian Riedel è stato scelto perché ha enormemente influenzato, se non rivoluzionato, l’industria enologica grazie ai suoi pregiati calici in armonia con il vino e i suoi decanter di design. Strumenti di precisione studiati per dare il giusto valore al contenuto ed esaltare le specifiche peculiarità di ogni tipologia d’uva.
Frammento n. 2
Sempre più Bio nel Carrello della Spesa (Fonte: Sol&Agrifood e Teatro Naturale)
Nonostante la crisi dei consumi nel 2014 il trend legato agli acquisti di prodotti biologici è cresciuto dell’11%. Tra i principali prodotti sono segnalati pasta, olio di oliva extravergine, yogurt e vino. Il Primo mercato in assoluto è quello degli Stati Uniti. In Europa guida il trend la Germania seguita dalla Francia e terza l’Italia. Il dato interessante non è quello del fatturato ma del consumo pro-capite. In Europa svizzeri e danesi guidano la classifica con ben € 160,00 all’anno. Sbalorditivo, sorprendente, impressionante e sotto certi aspetti sconcertante è il rapporto IFOAM (International Foundation for Organic Agricolture) che ricorda: se il consumo è concentrato nei Paesi Occidentali, la produzione lo è invece nelle Nazioni in via di sviluppo (India al primo posto seguita da Uganda, Messico, Tanzania e non ultima la Cina). L’80% delle aziende agricole che praticano l’agricoltura biologica si trova in questi paesi!
Frammento n. 3
L’Olio Novello non esiste. (Fonte: Sol&Agrifood e Teatro Naturale)
Questa dicitura non è prevista da alcuna normativa e può indurre in errore. Al contrario del Vino Novello, prodotto con procedure diverse da quello del vino comune (macerazione carbonica), l’olio dichiarato novello viene prodotto allo stesso modo di quello tradizionale. Esiste l’Olio Nuovo particolarmente apprezzato e ricercato. W la bruschetta con l’olio nuovo, la tradizione autunnale e non solo che si ripete.
Frammento n. 4
Nuove Birre grazie a Nuovi Lieviti (Fonte: Sol&Agrifood e Teatro Naturale)
Sono i lieviti la nuova frontiera della ricerca nel campo delle Birre. Non è solo la tostatura a dare origine al sapore. Sono anche i lieviti a convertire l’amido solubile in alcol e a creare, grazie a metabolismi secondari, composti volatili che danno aromi e profumi alla bevanda. Tutto questo è stato dimostrato dall’Università di Leuven (Belgio). Il nuovo lievito Saccharomyces Pastorianus ottenuto dopo diversi tentativi attraverso la modulazione di temperature di fermentazione e fattori di crescita dei lieviti ha dato risultati sorprendenti per una birra definita “magnifica”. Per ulteriori info: www.teatronaturale.it
Frammento n. 5
La Top ten delle Bufale alimentari. (Fonte: merendine italiane.it)
La bufala è sempre pronta dietro l’angolo. Cibi dai poteri miracolosi, diete che promettono dimagrimenti in tempo record. Ci si fida più della TV e della rete che dei medici. Ecco allora una ricerca della DOXA che stila ben 9 bufale alimentari molto diffuse sul web alle quali gli italiani credono:
- Gli agrumi servono a prevenire il raffreddore;
- I grassi fanno male e andrebbero totalmente eliminati dalle diete;
- Le merendine sono piene di additivi tossici come l’E330;
- Mangiare Ananas aiuta a bruciare grassi;
- Lo zucchero fa male e non va dato ai bambini;
- I carboidrati fanno ingrassare;
- Eliminare il glutine aiuta a dimagrire;
- Il lievito fa male alla salute;
- Ogni tanto la merenda e la colazione andrebbero saltate per stare meglio in salute.
Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)
Non crediate che sia uno spot pubblicitario di un film cartoon natalizio della Disney o altra produzione giapponese con l’eroe buono Spaghetto Volante e i suoi Pirati.
Non sembra ma il fenomeno del Pastafarianesimo, adesso, comincia ad incuriosire, allarmare e sotto certi aspetti ad inquietare.
Una nuovo Culto nato come protesta ed oggi a tutti gli effetti divenuto una nuova Religione con seguaci in tutto il Mondo. Complice il diffondersi di una cultura, a volte esasperata, intorno all’enogastronomia.
E una moda non può rimanere senza i propri idoli.
Atei di tutto il mondo attenzione perché le fondamenta di questo Credo sono pur sempre legati alla creatività. Non il Dio di Abramo o di Maometto ma pur sempre un Dio: Il Prodigioso Spaghetto Volante e i suoi Pirati.
Bobby Enderson vi dice niente? Chiamo a raccolta atei, non credenti, agnostici e scettici. Possibile che questo nome non vi ricordi niente? Aggiungo: nato nel 1981 negli Stati Uniti, laureatosi in Fisica all’Oregon State University? Niente?
Bobby aveva 24 anni nel 2005 quando inviò una lettera al Kansas State Board of Education “per protestare contro la decisione del Consiglio per l’istruzione di quello Stato di insegnare il creazionismo nei corsi di scienze come una delle alternative alla teoria di Charles Darwin sulla evoluzione”.
E fin qui niente di strano. Il nostro giovane Professor Enderson ha sempre sostenuto di non avere assolutamente problemi con la religione. “Ho problemi se la religione si comporta come una scienza. Insegnate pure creazionismo nelle scuole, ma NON nell’ora di scienze. Scienza significa studio di fenomeni naturali, osservabili e replicabili. Accettare una spiegazione soprannaturale è fuori tema. E’ fede. NON scienza.” Come dargli torto.
Ma Bobby è voluto andare oltre. Se perfino l’allora Presidente degli Stati Uniti, George W. Bush supportò l’insegnamento delle teorie non evoluzionistiche nelle ore dedicate alle scienze, era necessario far riconoscere una nuova Religione non evoluzionistica ma basata su di una nuova fede e concedergli lo stesso tempo dato alla spiegazione della Creazione da parte di religioni più tradizionali (leggi Ebraismo, Cristianesimo e Islamismo).
Una religione parodistica? Niente affatto.
“ L’Universo è stato creato da un invisibile e non rilevabile Prodigioso Spaghetto Volante…la tesi evoluzionistica è stata intenzionalmente impiantata per mettere alla prova gli adepti di questa religione…le preghiere devono terminare con la parola Ramen (una qualità di spaghetto giapponese)…i seguaci devono indossare abiti da pirati…la religione ha i propri comandamenti (pardon: condimenti)”
Perché parlare di tutto questo? Perché è notizia di questi giorni che la Chiesa degli Spaghetti è stata riconosciuta Religione. In Nuova Zelanda si possono celebrare matrimoni con un tripudio di tortellini al posto dei confetti e negli Stati Uniti qualcuno ha ottenuto di poter mettere la foto sui documenti con un colapasta al posto del cappello. Direte voi: la classica burla. Non è così.
In Italia sono già circa ventimila i pastafariani e aumentano vertiginosamente. Forse contribuiscono a questo successo tutte le trasmissioni televisive, i siti web, le pagine face book che ogni giorno ci indirizzano verso il Culto del Cibo. L’intestino supererà il cervello. Tutti chef e tutti sommelier e il Prodigioso Spaghetto Volante, in forte stato di ebrezza, è vero che abbia creato l’Universo.
Prepariamoci. Non più pellegrinaggi verso questo o quel Santuario ma andremo in Trentino da Felicetti o verso la Calamarata di Gragnano.
Pirati pastafariani |
Il Pastafarianesimo è una vera Religione. Il Prodigioso Spaghetto Volante è il nostro Dio e Bobby Henderson il suo Profeta. Esiste il Libro Sacro ( Il Libro sacro del Prodigioso Spaghetto Volante edito in Italia da Mondadori) dove il povero Darwin e la sua evoluzione altro non sono che solo e solamente una teoria, la scienza solo un mucchio di teorie e gli scimpanzé sono superati dai Pirati dello Spaghetto.
E i Santi, i Beati? Barattolini di sughi e condimenti più o meno importanti. E i loro Cardinali, Arcivescovi, Vescovi fino ad arrivare a Arcipreti, Preti, Diaconi? I vari Vissani, Gracco, Barberi, Antonella Clerici e quanti, tutti i giorni, ci spiegano che non è figo chiedere un po’ di sale a tavola ma “mi porta del sale rosa himalayano” o ancor più figo “mi porta della salgemma cristallina pakistana Halite”.
La Chiesa Pastafariana Italiana del Mostro di Spaghetti Volanti è una realtà. Qualcuno che, guardando Master Chef o la Prova del Cuoco, è rimasto folgorato lungo la visione televisiva e ha ricevuto la divina vocazione può diventare un Sacerdote Pastafariano. Chi è proprietario di un ristorante sarà investito del Ministero del Culto e potrà così celebrare pranzi e cene nel nome del Mostro degli Spaghetti Volante. Chi possiede un bar, pub può diventare un Evangelista Pastafariano.
Dimenticavo: tranquilli, non è prevista alcuna rinuncia alle pratiche sessuali. Verrebbe da dire: si mangia, si beve e…
www.pastafariani.weebly.com per saperne di più
Posizionato sul tetto del Palazzo Real Casa del Correo a Madrid
attenderà la mezzanotte del 31 Dicembre
Alzi la mano chi non ha mai bevuto un bicchierino di sherry Tio Pepe. Nella mia terra, la Versilia, lo Sherry Tio Pepe negli anni ’60/’70 era un mito, anzi, il mito dell’ora dell’aperitivo.
Alla Bussola di Bernardini alle Focettte, alla Capannina di Franceschi a Forte dei Marmi e da Oliviero a Marina di Massa aspettavamo l’inizio delle notti “folli” sorseggiando Tio Pepe. Poi fiumi di champagne; ma all’alba, dopo il rito del “risotto di Carletto Pirovano”, si concludeva nuovamente con un Tio Pepe.
I ricordi della mia giovinezza che mi hanno assalito nella Sala Czerny al primo piano del Kurhaus durante il Merano Wine Festival.
La Sala Czerny, dedicata dagli Ausburgo al grande musicista allievo di Beethowen, ospita da molti anni, durante la manifestazione meranese, le Aziende estere. E tra i numerosi tavoli dell’edizione 2015 quello spagnolo della Gonzales Byass, desde 1835, Familia de Vino.
Come tutte le storie miste a leggende anche quella di Gonzales Byass e del suo Tio Pepe non sfugge all’icona del nato per caso, in una piccola cantina e poi con il mix di coraggio, caparbietà, dedizione raggiungere ogni parte del mondo. Da non dimenticare la passione dell’arte concretizzata nelle costruzioni delle varie cantine, una delle quali, la Concha, progettata ed edificata da Gustav Eiffel (sì proprio lui, quello della Torre di Parigi).
La realizzazione, da parte di Gonzales Byass, di un impero vinicolo. Non solo; anche un patrimonio architettonico unico tanto da meritarsi la possibilità di posizionare, in via del tutto eccezionale, una propria insegna gigantesca sui tetti di un Palazzo nella Plaza Puerta del Sol a Madrid divenendone parte architettonica integrante (esiste una disposizione di legge che proibisce insegne sopra i tetti nella capitale spagnola).
L’appellativo curioso Tio Pepe deriva dal nome dello zio del fondatore, Tio José (Pepe). Come non fuggire dalla storia mista a leggenda.
Interessa di più Il musicista di flamengo, l’icona di Tio Pepe e non a caso. I conoscitori di questo stile musicale organizzato intorno al canto e alla poesia sanno che il ruolo del chitarrista è quello di predisporre un "tappeto sonoro" intervallando il canto con degli assoli melodici. Quante analogie, attinenze con lo sherry. Assolo negli aperitivi, nei momenti di meditazione, ma anche come accompagnatore di piatti e pietanze particolari. Del resto flamengo e sherry sono parti sostanziali e fondamentali della cultura andalusa.
Durante l’evento meranese 2015 mi sono fermato al tavolo Gonzales Byass ed ho effettuato alcuni assaggi.
Tio Pepe Palomino Fino. Contrariamente a quanto credono molti consumatori italiani lo sherry non è solo un vino esclusivamente dolce. Può essere sia dolce sia secco, a seconda del processo di vinificazione e dell’invecchiamento che il prodotto subisce. Il Tio Pepe è uno sherry decisamente secco prodotto da uve Palomino e rientra nella categoria Fino. È quindi adatto per accompagnare i piatti spagnoli come tapas, paella e il pregiato prosciutto Pata Negra. Ma la sua versatilità lo rende eccellente anche su piatti a base di pesce e ai moderni, per noi italiani, sushi e sashimi. Tio Pepe Palomino Fino è perfetto per un innovativo happy hour.
Essendo il tavolo utilizzato dall’Azienda Gonzales Byass per la presentazione della propria gamma di Sherry, non ho potuto astenermi da ulteriori assaggi oltre il Fino, passando per il Del Duque Amontillado, l’Oloroso, il Soleras Cream 1847 approdando al Noe da uve Pedro Ximenes (PX), quello dolce per eccellenza ottenuto con il metodo solera y criadera.
Negli anni ’90 e nei primi dieci del nuovo secolo c’è stata una sostanziale e generale flessione verso il consumo dei Vini liquorosi. Ne hanno risentito il Marsala, Porto, Madeira, Malaga, Sherry soppiantati, al momento del rito giornaliero degli Happy Hour, dalle mode dei cocktail’s dai nomi esotici.
Adesso in Spagna è il momento del “Rebujito”, una bevanda rinfrescante a base di limonata, ghiaccio, fetta di limone e Tio Pepe. Ha inizio di nuovo il suo consumo, il suo ritorno.
Nella Plaza “Puerta del Sol” a Madrid il musicista di flamengo dal tipico cappello rosso, sorride nell’ora della movida madrilena dall’alto del tetto del Palazzo Real Casa del Correo, l’attuale Palazzo della Regione e quest’anno attenderà i rintocchi dell’orologio del palazzo alla mezzanotte del 31 Dicembre per festeggiare alla grande il suo ritorno: la rinascita di Tio Pepe.
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
L’Expo è terminato. (finalmente. ndr)
Chiusi i battenti dell’Expo gli organizzatori tirano le somme che, comunque le “girino e rigirino”, non tornano. Siamo oltre un mese dalla chiusura e il silenzio, direi tombale, avvolge il tutto. Vuoi vedere che…quanto da noi previsto e preventivato…Ne sentiremo parlare. Tempo al tempo.
Frammento n. 1(ultim’ora)
Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti (Fivi)
Sabato 28 e Domenica 29 Novembre a Piacenza Expo si è svolto il Mercato dei Vini dei Vignaioli indipendenti aderenti alla FIVI (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti). La quinta edizione di questa mostra-mercato, ancora una volta, ha centrato i suoi “ambiziosi traguardi”. Ottima l’affluenza del pubblico, trecentotrenta le aziende “ a conduzione familiare” presenti, molto seguite le degustazioni programmate. Cerimonia d’apertura sobria ed essenziale (come nello spirito della Fivi, senza tanti fronzoli), organizzazione dell’evento sostanziale. Riconoscimento dei punti d’affezione (enoteche e ristoranti che propongono, in tutta Italia, i vini di questi vignaioli esponendo lo stemma dell’Associazione. Mostra-Mercato ovvero immergersi nell’Italia vinicola attraverso l’incontro diretto con chi coltiva l’uva e produce personalmente il vino. Vignaioli che, con il proprio lavoro, sono divenuti custodi del territorio e oggi ne sono narratori appassionati ed autentici.
Frammento n. 2
Tenuta di Fiorano. Il Principe Alessandrojacopo Boncompagni ne ha parlato a Firenze.
Location ideale, aristocratica, così come si conviene per la presentazione delle nuove annate e della linea aziendale della “rinata” Tenuta di Fiorano: il Ristorante La Leggenda dei Frati a Villa Bardini. Il Principe Alessandrojacopo Boncompagni, il nuovo principe del vino romano, racconta la storia veramente singolare di un mito che fu degli anni ‘60, la scelta di reimpiantare la storica vigna di famiglia sull’Appia Antica. Ne è uscita rafforzata la leggenda di questi vini riproposti in veste modificata, in particolare nei bianchi, inserendo alcune tipologie di vitigni adatti all Habitat come grechetto e viognier. Passione e precisione nelle parole del Principe. Direi un’ottima partenza.
Frammento n. 3
Vinexpo Hong Kong mette l’Italia al posto d’onore.
Se ne è parlato recentemente a Firenze con Monsieur Guillame Deglise, Direttore Generale di Vinexpo Bordeaux. “Il Salone Internazionale Vinexpo Hong Kong mette l’Italia al posto d’onore nella sua prossima edizione che si svolgerà presso il Convention end Exhibition Centre e rappresenterà il fil-rouge grazie a numerosi eventi, conferenze, degustazioni, animazioni”. Inizia così l’intervista con Mr Deglise. Ma perché proprio l’Italia come ospite d’onore ad un evento francese? “Rendere alla produzione italiana quell’omaggio per aiutarla ad accrescere la sua notorietà e le sue vendite in Asia”. Sbalorditivo direi. Pensierino: il Vinitaly farebbe altrettanto? Ne dubito.
Frammento n. 4
Fiera d’Autunno 2015. L’Alto Adige in vetrina. Nutrisan e Biolife.
500 espositori dislocati su una superficie di 25.000 metri quadri con un ricco programma di eventi e seminari. Questo il segreto del successo della fiera campionaria altoatesina che si è svolta a Bolzano nel mese di novembre. Definita Madre di tutte le fiere regionali è stata sicuramente il centro della pluralità e varietà dell’offerta dando l’occasione ai visitatori di informarsi e fare acquisti di vari prodotti tipici locali, tradizionali ed innovativi su buona parte di settori merceologici. Perla della Manifestazione è stata Nutrisan, il Salone nel Salone delle intolleranze alimentari e della corretta alimentazione. A latere anche Biolife, l’eccellenza regionale biologica del Trentino-Alto Adige.
Frammento n. 5
L’assemblea dei Soci dell’Ente VeronaFiere ha eletto Maurizio Danese nuovo Presidente per il triennio 2015-2018. “Ringrazio i soci e le istituzioni per la fiducia. Sarà ben corrisposta”. Così ha dichiarato il nuovo Presidente e noi di flipnews gli auguriamo Buon Lavoro! (ed attendiamo i cambiamenti necessari perché, alla fine, questo è ciò che conta).
Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)
Non tutto è filato liscio ovvero dire la verità fa bene alla Manifestazione.
comunque vada anche con gli evitabili disguidi su eventi collaterali, in questa edizione maggiormente presenti, non all’altezza della propria fama (vedi la cena di gala volutamente “moderna” che ha disatteso la gran parte dei partecipanti, alcuni Master affidati a relatori non del tutto motivati (a volte svogliati) o, come in un caso specifico, ad uno show men).
La cosa che ha maggiormente infastidito in questa edizione è stato quel principio del “rompete le righe” anticipato che a Merano è da sempre elemento di non riconferma per la successiva edizione. È una “piaga” da dover arginare e fermare subito perché, ahimè, molto contagiosa. Mi riferisco ai vini terminati a metà giornata e non riaperti, a tavoli “abbandonati” ore prima della chiusura e, nel caso del Lunedì, “smantellamento” di buon ora con bottiglie piene a metà lasciate abbandonate alla mercé di questo o quello (da sempre una prerogativa, in negativo, del Vinitaly). Tutto questo caratterizza le Manifestazioni Italiane (appunto, Vinitaly in testa) ma non Merano Wine Festival che da sempre ha rispettato i visitatori sulla base del “sacrosanto diritto di degustare fino alla fine tutto” vuoi per l’importo pagato per entrare, vuoi per l’impegno a venire da luoghi lontani con l’onere di spesa del caso facilmente immaginabile.
Qualche pecca anche il Lunedì delle “Vecchie Annate” (già registrate nella scorsa edizione e l’inevitabile contagio ha avuto il suo effetto in quella appena conclusasi). Aperte prima dell’orario stabilito e risultate terminate all’orario indicato nel programma, alcune annunciate e non presenti con diverse, banali e lente a capire, giustificazioni.
Non tutto è filato liscio però, in ogni caso, alla fine, Merano è sempre Merano comunque vada ed è sempre una Manifestazione da non perdere assolutamente. Mi auguro che l’Organizzazione conosciuta negli anni passati, attenta, vigile, avveduta e consapevole dell’importanza del grande Evento Annuale dell’Eccellenza, unico nel suo genere, riesca a ricondurre queste che sono ancora nell’ordine di sbavature nel rispetto delle regole sancite e rese vincolanti che da sempre ne sono una forza di “successo”. E grazie alla numerosa presenza di Aziende eccellenti che aspirano a far parte del gruppo delle elette per il Merano Wine Festival un intervento riequilibratore è possibile.
Intelligenti le due “mosse” innovative che hanno arricchito la Manifestazione: Cult Oenologist e Catwalk Champagne. La prima come il migliore “aperitivo”, la seconda come il miglior “dessert”.
Cult Oenologist, ovvero trovarsi a tu per tu con i più titolati enologi italiani, parlare con loro, apprendere le tecniche di vinificazione ed apprezzarle negli assaggi dei “loro vini”. Dieci enologi e cento vini. Una prima volta che ha impreziosito il MWF.
Catwalk Champagne, in collaborazione con gli importatori del Club Excellence. Helmuth Köcher l’ha definita “una sfilata delle migliori case di champagne (24 in tutto) che hanno contribuito ad elevare Merano come salotto buono europeo della raffinatezza”. A posteriori come dargli torto. Chapeau!!!
Un’altra perla dell’edizione 2015 è stata il riuscire a portare al MWF, con difficoltà burocratiche internazionali e “insormontabili” (non per Helmuth Köcher ) i vini della Repubblica Russa di Crimea: L’Antica Cantina Massandra con il suo gioiello Muscat Kokour Desert Surozh assaggiato in una verticale sorprendente, strabiliante, iniziata con la vendemmia 1991, proseguita con 1986,1977,1975,1974 e terminata con il 1973.
Motivazioni ulteriori per classificare, in ogni caso, il Merano Wine Festival nei suoi cinque (5) giorni, con oltre quattrocentocinquanta (450) case vinicole tra le migliori in Italia e nel mondo, senza tralasciare i quasi duecento (200) artigiani del gusto, l’evento mondiale delle eccellenze.
Eccellenza ovvero il più alto livello qualitativo che si possa raggiungere. Differenza ovvero distinguersi da altro con cui viene raffrontato. Eccellenza e Differenza: ciò che contraddistingue, da sempre, il Merano Wine Festival. Inutile cercare altre definizioni per diminuirne il valore. Lo si deve accettare e giudicare con questo metodo di misura: eccellenza e differenza.
Possiamo usare termini simili come pregevolezza, preziosità, maestria, raffinatezza o diversità, dissomiglianza, difformità. Ma sempre rientriamo nell’Eccellenza e Differenza. Non si scappa. Aggiungerei selezione e maestria. La prima altro non è che il metodo per mantenere l’eccellenza e la seconda la capacità, abilità e bravura a riuscire a mantenere una Manifestazione ad alti livelli per ben ventiquattro anni.
Tutto ha avuto inizio nel 1992 quando Helmuth Köcher, meranese di nascita, ha organizzato la prima edizione del Merano Wine Festival, “prima manifestazione in Italia ad offrire al pubblico solo produttori vitivinicoli selezionati sulla base dell’alto livello dei loro prodotti”. Selezione per proporre Eccellenza e Differenza e la capacità, la maestria è stata nel proporre anno dopo anno, evento dopo evento, quel qualcosa aggiuntivo da renderla sempre e costantemente uno degli appuntamenti irrinunciabili e appetibili non solo dai produttori ma anche dagli appassionati che raggiungono Merano da ogni parte d’Italia e non solo.
“Instancabile ricerca dell’unicità con l’obiettivo di proporre piaceri e impegno a delineare percorsi che puntano all’eccellenza in ogni sua forma”
Nell’edizione che aprirà ufficialmente i battenti tra qualche giorno (6-10 Novembre), oltre ai tradizionali appuntamenti irrinunciabili e riproposti sempre con continuità, assisteremo a due eventi che sicuramente caratterizzeranno la Manifestazione rendendola ancor più invitante e attraente.
Come in un pranzo l’antipasto è l’inizio che deve sbalordire e il dessert quello da ricordare, saranno i due appuntamenti del 6 novembre e del 10 novembre a portare quel pizzico di creatività, contenuti e contenitori per elevare ulteriormente il MWF edizione 2015.
Mi riferisco all’antipasto di Cult Oenologist dove assisteremo alla presentazione, da parte dei registi del vino, dei loro prodotti in una retrospettiva sulla produzione vinicola. Tutti insieme, ognuno dietro il proprio banco, con i propri vini, a raccontare la Storia delle eccellenze italiane.
Franco Bernabei (Tenuta di Felsina, Fontodi,Folonari), Maurizio Castelli (Bastianich, Badia a Coltibuono, Grattamacco), Giuseppe Caviola (Albino Rocca, Ca’ Rugate, Petra), Luigi Moio (Marisa Cuomo, Quintodecimo, Cantina del Taburno), Roberto Cipresso (Le Torri, Achaval-Ferrer Argentina, Bueno Wines Brasile), Riccardo Cotarella (Castello di Volpaia, Falesco, Morgante), Luca D’Attoma (Duemani, Tua Rita, Fattoria Le Pupille) e poi Carlo Ferrini e Stefano Chioccioli. Un tutt’uno inscindibile, vitale che ha dell’incredibile. Esprimere e trasmettere emozioni. Un obiettivo ambizioso finalmente raggiunto. Un aspetto di interconnessione tra vino e il suo enologo in un percorso decisamente alternativo dell’assaggio.
Mi riferisco al dessert di Catwalk Champagne con la collaborazione del Club Excellence dove assaggeremo l’eccellenza della Champagne ad opera dei suoi maggiori e importanti importatori. Ancora di nuovo tutti insieme (loro ci sono abituati ed hanno capito che l’unione
Helmut Kocher |
fa la forza) dietro i loro singoli banchi con Maison da capogiro.
Sagna con diverse bottiglie di Roederer, Balan con Thiénot, Canard-Duchene, Pascal, Arnould, Cuzziol con Bruno Paillard, Mandois, Gonet-Médeville, Monmarthe, Meregalli con Bollinger, Ayala, Gimonnet, Pellegrini con Jacquesson, Agrapart, Pouillon, Sarzi Amade’ con Mailly, De Sousa, Françoise Bedel, Henri Goutorbe, Vino&Design con Palmer, R&L Legras, Stephane Breton. Un punto d’incontro per i professionisti, ristoratori e appassionati per concludere al meglio la Manifestazione dell’Eccellenza e Differenza.
Cuore pulsante rimarranno i tre giorni centrali (7-8-9 novembre) con le realtà vitivinicole e del cibo selezionate con l’esperienza tramandata dalle ventitre edizioni precedenti.
Merano Wine Festival, 24 anni di amore e passione per l’eccellenza enogastronomica che ci circonda.
Urano Cupisti
Questo l’accorato appello del gruppo di lavoro "Coordinamento Xylella”
"Bari, lì 23 ottobre 2015
Ill.mo Presidente della REPUBBLICA ITALIANA
Prof. Dr. Sergio MATTARELLA
E p.c. Al Ill.mo Santo Padre "PAPA FRANCESCO"
Ill.mo Presidente del Consiglio della U.E.
Prof. Jean Claude JUNKER
Ill.mo Presidente della B.C.E.
Prof. Mario DRAGHI
Ill.mo Presidente del Consiglio
Dr. Matteo RENZI
Ill.mo Ministro dell'Agricoltura
Dr. Maurizio MARTINA
Ill.mo Presidente della Regione Puglia
Dr. Michele EMILIANO
Commissario Straordinario Xylella
Col. Giuseppe SILLETTI
Oggetto: Interpello per una immediata sospensione della "MATTANZA ULIVI"
Sig. Presidente della Republica Mattarella
a seguito del noto gravissimo procedimento posto in essere nella eradicazione massiva di piante di Ulivo, al riguardo si evidenzia come nella sola giornata del 20 ottobre u.s. ne sono state abbattute 923, di cui moltissimi ulivi secolari e sani, ed attuato senza che vi sia stato alcun presupposto scientifico e/o tecnico che abbia potuto motivare questo ignobile procedimento, per il quale si dovrebbe valutare se la relativa procedura attuativa sia avvenuta nel pieno rispetto delle leggi Italiane oppure si possono intravedersi, anche, profili di violazione dei Diritti Costituzionali dei Cittadini Pugliesi,
in particolare si interpella la S.V. Ill.ma affinchè possa valutare di
- sospendere immediatamente questa assurda medievale pratica di albericidio inutile e quantomeno lesiva di tutta la Storia, la Cultura, le Tradizioni e le Speranze dell'intero popolo Pugliese, in attesa delle necessarie adeguate definitive risoluzioni;
- procedere ad individuare l'eventuale esistenza delle gravi lamentate lesioni costituzionali dei Cittadini Pugliesi, in uno a tutti gli Italiani, che concordano nel giudicare barbara, iniqua, tolemaica ed irrazionale questa ignobile pratica di eradicazione delle Piante di Ulivo Pugliese (spesso Sane e Secolari).
Al riguardo lo scrivente Gruppo di Lavoro per il "COORDINAMENTO XYLELLA", rappresentato dal Coordinatore l'ing. Roberto de Pascalis e dal Segretario del W.G. l'ADV Natale Ventrella, che sottoscrivono il seguente vibrante interpello, pongono in evidenza la gravità e l'immediato "Stato di Pericolo" connesso all'attivazione del sopra citato procedimento, per il contrasto del quale risulta impossibile articolare, per assenza di relativa tempistica, ogni eventuale immediata procedura di ricorso, di salvaguardia e di tutela, oltre alle possibili consentite azioni di denuncia-querela a protezione di specie vegetali, quali gli Ulivi, che non sono in grado di difendersi.
Al riguardo, nella ulteriore impossibilità temporale di poter predisporre un adeguato "Ricorso alla Presidenza della Repubblica", voglia la S.V. Ill.ma considerare "Ricevibile" la presente istanza, come primo atto di formale informativa, a sostegno del quale si riportano, in allegato, i seguenti documenti:
- lettera del 23 marzo u.s. del Consorzio Mediterrae di cui non si è avuto ad horas alcun riscontro se non dal Prof. Dr. Draghi Presidente della BCE (allegato "A");
- lettera del Consorzio Mediterrae, attraverso la quale si proponeva di sospendere ogni procedura connesa al programma di eradicazione piante ulivo, in attesa, almeno, degli sviluppi delle procedure sperimentali proposte, in via no profit, posta al protocollo della Regione Puglia in data 7 ottobre u.s., indirizzata all'Attenzione del Presidente Regione Puglia il Dr. Michele Emiliano, per la quale, ad horas, non è pervenuto alcun relativo riscontro (allegato "B");
- articolo stampa del 20 ottobre u.s. attraverso il quale si cerca di evidenziare come lo "Affair Xylella" potrebbe essere semplicemente debellato, o comunque non sussiste nelle aree sane e trattate con questi principi, attraverso l'impiego delle buone pratiche agricole; inoltre si pone in evidenza come il Complesso Essiccamento Rapido dell'Ulivo (di cui all'acronimo Co.Di.R.O.) potrebbe dimostrarsi essere causato da fattori climatici e dalla trascuratezza dei fondi agricoli interessati (allegato "C").
Resta inteso che la ove questo vibrante appello non possa essere preso in considerazione dalla S.V. Ill.ma, per i motivi sopra addotti, quale finalizzato alla immediata definitiva sospensione di ogni procedura eradicativa di piantagioni di Ulivo, valuti la S.V. Ill.ma di poter emettere una adeguata sospensiva temporale, all'applicazione del citato procedimento, almeno in tempo utile affinché lo scrivente Gruppo di Lavoro possa provvedere ad avviare le necessarie azioni di salvaguardia e di tutela, compreso il formale Ricorso alla Presidenza della Repubblica, ogni Denuncia -Querela da inviare a tutte le Procure d'Italia, oltre alle azioni di tutela rivolte alla Corte Europea dei Diritti Dell'Uomo ed alla Corte Internazionale di Giustizia, per la valutazione dei profili inerenti a tutti gli eventuali illeciti connessi, in capo a tutti gli eventuali relativi responsabili diretti ed indiretti, nella ideazione, organizzazione ed applicazione di questa ignobile quanto medioevale procedura massiva di eradicazione di piantagione Ulivi (in assenza delle più volte richieste di certificazioni esaustive a corredo di ogni singola eradicazione effettuata).
Gli scriventi, fiduciosi nelle determinazioni che le S. V. Ill.ma intenderà intraprendere nel merito, per quanto di competenza, rimangono a disposizione per qualsiasi eventuale ulteriore chiarimento.
Ossequiosi e Cordiali Saluti.
Bari, lì 23 ottobre 2015
I rappresentanti del Gruppo di Lavoro
"Coordinamento Xylella"
ing. Roberto DE PASCALIS adv. Natale VENTRELLA
Il Lazio,quella Regione un po’ dimenticata, che nasconde gioielli enoici di ottima levatura. Un percorso aziendale alla riscoperta delle varietà tradizionali e di quelle innovative provenienti da altre Regioni italiane e di origine d’oltralpe (Francia).
Tutto questo nell’assaggio di vini di una importante Azienda vinicola e nel successivo “approfondimento” storico con la ricerca della “filosofia di produzione”.
Gli ingredienti per parlare e far conoscere una realtà del calibro di Castel de Paolis ci sono tutti:
il Castello di origine medievale che a sua volta sorgeva su rovine di epoca Romana,
il microclima tipico dell’Italia Centrale con la posizione dei vigneti compresi nella fascia di altitudine ottimale (mediamente tra i 250-280 mt s.l.m.),
la ricerca clonale con l’ausilio del Prof. Attilio Scienza,
lo studio parcellizzato dei terreni (vulcanici con presenza di tufo e pozzolane unite a pomice e altre varie scorie vulcaniche) e
tanta, tanta voglia di riuscire a produrre vini di buona elevatura.
Il Desiderio di riparlare dei Vini del Lazio ovvero il Ritorno del Lazio.
Non solo gli “allegri vini dei Castelli” o quelli legati alla tradizione storica come “Est!Est!Est!”, ma Bianchi ottenuti da vinificazioni accurate e Rossi riconducibili al “taglio bordolese” per renderli importanti o addirittura lanciare sfide agli autorevoli muffati del Sauternes-Balzac, coltivando i loro vitigni Semillon e Sauvignon Blanc in terra laziale. E nel Muffa Nobile di Castel de Paolis ritrovi l’anima di quella terra posta sulla sinistra della Garonne.
Non tutto riesce per caso. Anche affinare i vini, appena nati, nelle botti all’interno della “Cisterna Romana” sono scelte di grande importanza che provengono da “reminescenze storiche”che hanno accompagnato la Storia del Vino nelle varie epoche. Gli antichi Romani non avevano a disposizione vasche termoregolabili o strumenti della nostra epoca e utilizzare le cisterne di loro invenzione significava mantenere il vino alla temperatura ottimale per il suo invecchiamento. L’Azienda Castel de Paolis, utilizzando quanto trovato negli anfratti delle rovine di epoca romana, ha reso la Cisterna ritrovata e recuperata, adatta all’invecchiamento.
Idee chiare e lavoro rigoroso sono alla base della “filosofia” produttiva che guida la Famiglia Santarelli. I loro vini, lineari nel tradurre le scelte effettuate e nell’evidenziare la peculiarità parcellare, alla fine non risultano mai troppo invadenti come spesso accade quando si vuole produrre “a tutti costi” tagli bordolesi.
La scelta non invasiva, biologica lascia comunque apprezzare la loro dinamica gustativa in un crescendo di personalità.
La personalità territoriale la ritrovi abbondantemente nell’essenzialità tradizionale proveniente dai vitigni locali come la Malvasia Puntinata, il Bombino, il Bellone, il Grechetto, il Pecorino, e a seguire Malvasia di Candia, Trebbiano Toscano e Romanesca per i Bianchi. Cesenatico, Montepulciano, Sangiovese per i Rossi. E la beva non più facile ma importante la riscopri nei Frascati Castel de Paolis, Campo Vecchio, Frascati Cannellino e in buona parte nel Rosso Campo Vecchio. Ma sono gli internazionali Donna Adriana, I Quatto Mori, Rosathea e Muffa Nobile a riscattare le potenzialità di questo territorio vulcanico convertendolo ad ospitare vitigni come il Syrah e il Viognier della Valle del Rodano, il Cabernet Sauvignon, Merlot, Petit Verdot, Semillon e Sauvignon Blanc della vasta area di Bordeaux.
Quello che serve in un vino è soprattutto l’equilibrio e lo charme. Bere i vini dell’Azienda Castel de Paolis è percepire la voce sottile proveniente dai calici, i profumi che ti preparano a quanto sanno dare al palato. Percepisci un carattere sospeso nel tempo, tra tradizione, nuova eleganza, leggerezza e finezza.
Urano Cupisti
“Al 59”. Ricordi e radici legati alla Dolce Vita di Fellini
“Andar per locande” è sempre stata la mia passione. Per questo mi identifico spesso con Quinto Ennio (200 a.C.), il poeta degli Scipioni, che spesso amava frequentare gli allora famosi Thermopolium e le Tabernae, scrivendo i suoi Hedyphagetica. Unire la poesia ai piaceri della tavola. Scrivere ed insegnare che deve esistere anche una educazione alimentare. Non mangiare per vivere ma valorizzare ed apprezzare i cibi. Come meglio di un poeta poteva, già allora, impersonificare un moderno gourmand?
Oggi è ancora possibile varcare l’ingresso di un ristorante e respirare da subito l’atmosfera della buona cucina in un ambiente gradevole dove noti che ogni dettaglio ne racconta la Storia. Quei ricordi dettati dalle radici in una visione contemporanea.
Mi è successo di recente a Roma presso il Ristorante “Al 59”, in via Angelo Brunetti nel cuore della capitale poco distante dalla centralissima Piazza del Popolo. I ricordi legati al primo locale “dalla Cesarina” in via Piemonte, ritrovo e luogo d’incontro di persone legate allo spettacolo e alla cultura e in particolare di tutti i romagnoli romani come il regista Federico Fellini che lo frequentò fin dal suo arrivo nella capitale. “Per tutta la sua vita Fellini fu trattato come un figlio, ave
va sempre un tavolo riservato, anche quando Cesarina decise di spostare la sua attività a via Brunetti”. Così raccontano i camerieri, tra una portata e l’altra, con estrema cortesia ed efficienza. Le radici della buona cucina romagnola mai negate anche nella nuova gestione di Alberto Colacchio, romano ma con origini campane e abruzzesi. Un mix di territorialità che oggi influenzano il suo stile di cucina. Un prodotto di quella ITALIAN GENIUS ACADEMY, la scuola professionale di Alta Cucina Italiana, che annovera tra docenti e collaboratori noti chef del calibro di Carlo Cracco, Massimo Bottura, Angelo Dandini e altri.
Cesarina |
Quando rilevò “Al 59” capì da subito che il “marchio del ristorante della Dolce Vita” doveva rimanere come riferimento e ripartì da quei piatti che lo resero famoso in quegli anni. Una nuova cucina romagnola sussurata senza osare oltre: il che, a volte risulta un pregio e così è stato. Un passo dopo l’altro verso quella visione di contemporaneità che altro non è che il cambiamento nella tradizione. Ci si ritrova di fronte ad una cucina di indiscussa finezza giocata sull’ottenimento dell’armonia. Concretezza, semplicità, autenticità senza contare quei pizzichi di fantasia, passione ed amore che rendono specia li tutti i suoi piatti.
Ed ecco sfilare davanti a me piatti d’entrée come tartare di spigola, tre volte ostrica, tartare di vera Fassona, i supplì, le tre consistenze di carciofo e la tradizionale passatina di ceci. Assistere al passaggio dei primi piatti come il romano tagliatelle broccoli ed arzilla, tortellini fatti a mano in brodo alla romagnola, tortelloni di zucca, ricotta e spinaci, le immancabili amatriciana, carbonara e gricia della tradizione romana, un rivisitato primo fantasioso come tagliatelle di coda con cioccolato e la gramigna romagnola.
Ma sono i secondi piatti, fatti con sapiente manualità, a riportarci nei ricordi di una esperienza gastronomica mai fuori dagli schemi, condotta dallo chef Alberto con il suo entusiasmo e voglia, allo stesso tempo, di sperimentare. Bollito misto emiliano-romagnolo con le salse tradizionali e nuove, saltimbocca alla romana rivisitati piacevolmente anche nella sostanza, involtini di spigola (a ricordare il Mare Adriatico) con
Passatina di ceci |
rosta di patate allo zenzero (la voglia di sperimentare alla ricerca di nuovi equilibri gustativi), baccalà alla trasteverina (il pesce universale alla maniera della borgata romana) e l’immancabile parmigiana della nonna (forse un riferimento a Cesarina, nonna putativa del giovane Alberto).
“Il primo passo verso il miglioramento è non sentirsi mai arrivati”. Nonostante i riflettori della TV, i premi conquistati nei vari concorsi, gli elogi e le pacche sulle spalle con l’inevitabile “sei il migliore”, lo Chef Alberto Colacchio non ha smesso di studiare e confrontarsi con altre tecniche anche fuori dei confini nazionali. Perché misurarsi con altre tecniche di altre realtà rende bene l’idea del suo impegno.
Si sta bene “Al 59” e non è cosa da poco.
Pensiero finale da riportare nei miei hedyphagetica:
“ Lo chef mi ha regalato piatti di alto livello nella sua semplicità; ma esco dal locale con la netta convinzione che Alberto viaggi ancora con il freno a mano tirato”. Chapeau!
Urano Cupisti
(provato in incognito nell’Ottobre 2015)
Scoprire l’identità specifica e originale di una determinata zona vitivinicola tanto lontana, fuori dalla nostra cultura occidentale, dalla logica dei primi della classe. Poi riconosci che si tratta di un’identità storico-culturale dove la vite è presente da sempre o quasi, dove si è tramandata una tradizione produttiva che nello scorso secolo ha assunto un ruolo determinante nell’economia di quella regione.
Un sito vitivinicolo direi “storico” dove oggi il “fermento” post-rivoluzionario lo rende più vivo che mai.
L’intreccio tra Storia, Cultura e Natura pone la Penisola di Crimea al centro dell’attenzione degli appassionati del mondo del Vino che ogni anno si danno appuntamento a Merano per partecipare al Merano Wine Festival.
Helmut Köcher, ideatore, organizzatore fin dalla prima edizione nel lontano 1992, con idee chiare e lavoro rigoroso, che sono alla base della sua filosofia, definisce confini e contenuti dell’avventura del fare vino in Italia e all’estero. Ogni anno aggiunge perle per la conoscenza mondiale.
Ricordo le ultime: Sud Africa, Georgia, Romania. Quest’anno sarà di scena la Crimea. E lo sarà ai massimi livelli rappresentativi: La Cantina Massandra.
Tra mille difficoltà dovute alla attuale situazione geo-politica che vuole la Penisola di Crimea oggetto di rivendicazioni di sovranità tra l’Ucraina e la Russia, portare i Vini a Merano risulta un’impresa incredibile. Non dimentichiamoci che attualmente la Penisola è territorio russo, soggetto a sanzioni europee. Ne deriva la problematicità a far arrivare i prodotti. Helmut Köcher è riuscito anche in questo e potremo deliziarci dei vini fortificati tanto amati dalla corte imperiale e non solo.
Scrivo non solo perché ancora non si è spenta l’eco di quanto successo recentemente nel mese di settembre. L’ex Premier Berlusconi in visita all’amico Putin pare abbia stappato una bottiglia di Jerez de la Frontera imbottigliato nel 1775 e da una foto, che ha fatto il giro del mondo, si vede lo stesso Berlusconi, in visita a Massandra, prendere una bottiglia risultata essere del 1891 con la didascalia in inglese: “possiamo berla?”.
La cantina Massandra si trova vicinissima a Yalta, nel sud della Penisola. Alle spalle i monti di Crimea con la vetta del Eclizee-Burun.
Se la maggior parte della Crimea ha un clima continentale temperato, la costa sud si presenta con un clima sub-tropicale influenzato dalle correnti calde del Mar Nero. La fascia vitivinicola protetta dalla cordigliera dà quindi origine a vini importanti per la loro struttura e innata capacità a divenire eccellenti vini fortificati. Massandra è anche famosa non solo per la produzione di vini ma come cantina imperiale. La visita delle sue cave ti fa capire il perché gli Zar decisero di costituire al suo interno un vero e proprio luogo di conservazione di vini provenienti da tutto il mondo allora conosciuto. Oggi la collezione di Massandra conta all’incirca un milione di bottiglie.
Ebbi modo di visitarla nei primi anni ’80 (già soffiavano i primi venti della perestrojka) e ne rimasi colpito a tal punto da ricordarla nei miei appunti come momento indimenticabile. Una seconda visita in età più matura ispirato dallo studio delle origini del Vino e dal profondo rispetto per i singoli terroir, mi portò a riconoscere che in determinate zone, ancora sconosciute o meglio dimenticate, si possano produrre vini davvero eccezionali. Oggi in Crimea, l’evoluzione delle conoscenze unitamente all’utilizzo di vitigni giusti accompagnati dalla competenza di agronomi ed enologi preparati, assistiamo ad un veloce cambiamento produttivo nella speranza che quanto stia accadendo dal punto di vista politico trovi quella giusta dimensione di quieto vivere.
A Merano avremo i vini fortificati come Dessert Moscato Bianco, Port Red Livadia, Sherry Massandra, Tokaj South Coast insieme ai tradizionali Black Doctor, Kagor Partenit, Pinot Gris, Rose Muscat, Settimo Cielo del Principe Golitzyn. Una cosa è certa: durante il Master Classes denominato Mistic Wines – Vertical Tasting Massandra Winery vivremo, ancora una volta, momenti dall’atmosfera originale ai quali Helmut Köcher ci ha abituati ultimamente (ancora vivo il ricordo dell’indimenticabile Master Classes sui vini fortificati del Mauri-Roussillon). Una verticale. Otto annate di Muscat Massandra, dal 2010 fino a scendere al 1937, con moderatori la Sig.ra Yanina Pavlenko, attuale direttrice Generale dell’Azienda , Andrej Pruss del Centro Russo e naturalmente il patron della Manifestazione Helmut Köcher.
L’invito? Da non perdere assolutamente.
Merano Wine Festival è “una manifestazione che va oltre l’evento spettacolare e non può essere considerata una fiera, ma uno dei luoghi e delle occasioni più esclusivi per tutti gli operatori del settore. Informazione, cultura, mondanità si danno appuntamento per partecipare a un evento multiforme, ricco di occasioni di conoscenza, di incontro, di confronto in cui la parola chiave è sempre una sola: “eccellenza” (tratto dal sito ufficiale).
Semplicemente Chapeau!!!
Urano Cupisti
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
il MERANO WINE FESTIVAL si avvicina
(in collaborazione con Gourmet’s International Merano)
NOTES, APPUNTI DAL MIO MOLESKINE.
Le vicende della viticoltura di questi ultimi anni si intrecciano a quelle che sono le Manifestazioni sparse su tutto il territorio nazionale. Quella di Merano, giunta alla sua 24ma edizione, però è diversa da sempre, fin dalla sua prima volta. Coltivare l’abitudine di presentare vini nella loro massima espressione di qualità stimolandone così il prestigio. Un Evento dove centrale è l’affermazione del Vino “come prodotto mediatico e culturale” nell’accezione migliore dei termini. Ed allora prendono significato i valori delle degustazioni, delle ricerche delle eccellenze non solo italiane, della cultura dei territori. Ed alla fine vale la pena fare tanti chilometri per gridare “Io ci Sono”.
Frammento n. 1
Anteprima ad EXPO
Impossibile sfuggire ad Expo, la vetrina più grande e famosa del momento che permette di conoscere le eccellenze della tradizione agroalimentare e gastronomiche di ogni paese.
Merano Wine Festival sarà all’Expo di Milano nei giorni 3, 10, 17 e 24 ottobre con l’Anteprima. Di
eccellenze si parlerà e dove svelare i contenuti della Manifestazione se non nell’unico ristorante stellato riconosciuto da Expo? Identità Expo dalle ore 17 alle 19.
A colloquio con un produttore
Frammento n. 2
Degustazioni Guidate. Da sempre una delle “chicche” del programma
Punti fermi degli appuntamenti del Merano Wine Festival si confermano, anche per la 24ma edizione, le grandi degustazioni guidate che offrono la possibilità di scoprire e conoscere particolarità vitivinicole sia italiane che internazionali. I posti sono limitati. Iniziate le vendite dei ticket.
Frammento n. 3
Merano Wine Award 2015: i migliori vini italiani, secondo WineHunter
Un altro contenitore da affiancare ad una Guida? Non proprio. Si tratta di una piattaforma, ideata da Helmuth Köcher, per parlare delle eccellenze valutate da precise commissioni. Quest’anno sono state scelte 24 etichette che hanno ottenuto il bollino Platino (equivalente ad un punteggio in centesimi da 95 a 99, il massimo), 180 etichette con il bollino Oro ( da 90 a 94), 830 etichette con il bollino Rosso ( da 88 a 89). Una selezione che serve per entrare nel mondo delle eccellenze del MWF.
Frammento n. 4
e poi, come sempre, la presenza dei biologici e biodinamici.
Da sempre l’anteprima, il giorno prima del via ufficiale della tre giorni meranese, è occupata da bio&dinamica una sempre più interessante vetrina delle eccellenze di questo settore. “Fare vini buoni con il minor impatto possibile”. E la partecipazione di note aziende che hanno fatto delle loro scelte la guida produttiva non poteva mancare alla rassegna dell’eccellenza. Venerdì 6 novembre il Kurhaus aprirà le sue sale ai produttori di questi settori e sarà, come nelle ultime edizioni, un interessante inizio del Merano Wine Festival.
7 – 8 – 9 novembre 2015
Osservo, scruto, assaggio e…penso. (Urano Cupisti)