L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Food & Wine (248)

 
 
 
 
Urano Cupisti
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

hjtj Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

La riflessione!

Il Vinitaly in “frammenti cosmici”

Anche l’edizione 2017 ha chiuso i battenti tra luci ed ombre. Le luci hanno portato ad un evento ben strutturato, al passo dei tempi e delle richieste del mercato. Le1 ombre ancora a registrare l’ineguatezza della viabilità (anche se sono stati fatti passi avanti ma non sufficienti per le aspettative sia degli espositori che dei visitatori). È vero, gli episodi di ubriachezza sono stati di gran lunga inferiori agli anni precedenti. Vuol dire che le iniziative dissuasive, come Vinitaly and the City, hanno dato l’effetto sperato. Bisogna continuare per eliminarli tutti. Infine la piaga del bagarinaggio. Qualcuno mi dovrebbe spiegare come sia stato possibile trovare biglietti d’ingresso per tre giorni a solo € 90,00 (€ 30,00 al giorno) quando il singolo biglietto giornaliero era fissato ad € 80,00. “I miracoli del Vinitaly”.

Frammento n. 1

Inaugurazione con il Ministro Martina e il Commissario Europeo Hogan

gdgIl commissario europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale e il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali hanno inaugurato la 51° edizione di Vinitaly. Presenti i vertici di VeronaFiere e le autorità regionali e comunali in una indifferenza quasi totale. L’inaugurazione un evento a sé stante, nel disinteresse, freddezza, distanza dalla realtà. I soliti proclami (faremo, attueremo, interverremo ecc, ecc, ecc…) ai quali siamo abituati e nessuno crede più. Veniamo alla realtà. Al via anche Sol&Agrifood ed Enolitech. In totale 4.768 aziende di cui 4.272 del solo Vinitaly. Atteso l’intervento di Robert Yang, presidente e amministratore delegato di 1919, il più grande operatore cinese della distribuzione online e offline in Cina. La speranza per l’esportazione di vino made in Italy.

Frammento n. 2

La richiesta dei consumatori: vini di qualità legati al territorio.

Il dopo Brexit. Un dato confortante: la grande distribuzione britannica vuole aumentare l’import di vino italiano. Le tavole rotonde che servono per capire meglio. Il riferimento territoriale è stato l’elemento emerso dagli acquisti degli italiani che hanno scelto gli scaffali della grande distribuzione per l’acquisto dei vini. Interessante la ricerca dell’Istituto IRI,Information Resources Italia. Diminuiscono gli acquisti di vino in bottiglioni, damigiane, sfuso e brick a favore della bottiglia da 750 cc. Crescono i consumi di vini biologici. Tutti cambiamenti influenzati dal graduale ricambio generazionale e del rinnovato interessi del consumatore giovanile. Interessante l’intervento di Alex Canneti della Berkmann Wine Cellars di Londra. “Le potenzialità per l’export di vino italiano nella grande distribuzione britannica sono grandi non solo per i perlage (spumanti) ma soprattutto per i grandi rossi. Certo serve la lungimiranza dei politici italiani e dei prossimi negoziati bilaterali post brexit” (!).

Frammento n. 3

Celebrati i 50 anni del Sassicaia, superstar al Vinitaly

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Uno dei più prestigiosi simboli del Made in Italy uscito dalla capacità del marchese Mario Incisa della Rocchetta, di suo figlio Nicolò e dalla esperienza e bravura del più grande enologo italiano Giacomo Tachis, recentemente scomparso. L’appuntamento che ha coinvolto giornalisti del settore, sommeliers, enologi è stato di fatto un seminario sul tema un po’ particolare: Indietro nel tempo con il Sassicaia. Ovvero degustare le annate dimenticate. Per gli amanti della validità delle annate, per coloro ai quali piacciono le classifiche, giudicare i vini figli di stagioni complicate sul versante meteorologico, ricordo le vendemmie assaggiate: 1992, 1994, 2002, 2005, 2007, 2008, 2010, 2014. Annate non dimenticate ma considerate un po’ più piccole delle altre.

Frammento n. 4

4Vinitaly and the City. Arte, cultura e spettacolo che hanno coinvolto anche il Lago di Garda.

È tornato nel centro di Verona l’appuntamento più atteso dai Wine Lover. Wine & Food di qualità, musica, letteratura, poesia, spettacoli ed incontri in compagnia di grandi ospiti che hanno raccontato il mondo del vino attraverso la storia, l’arte, la moda, il design e il giornalismo. Un vero e proprio festival con intrattenimento e percorsi d’interesse. Divertente e coinvolgente l’abbinamento vino con il cibo da strada in versione gourmet. Foodtruck provenienti da varie regioni d’Italia posizionati nei punti nevralgici della città. Un vero e proprio evento enogastronomico itinerante. Per la prima volta Vinitaly and the City è uscito dai confini di Verona città ed è approdato sulle rive del Lago di Garda nel Comune di Bardolino grazie alla Fondazione Bardolino Top.

Frammento n. 5

I “numeri” parlano da soli

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Operatori esteri in crescita, debutto di Panama e Senegal. Il 51° Vinitaly ha chiuso registrando 128.000 presenze da 142 nazioni. 30.200 buyer stranieri accreditati. Il “50+1”, così è stata chiamata l’edizione 2017, ha testimoniato la crescita del ruolo b2b a livello internazionale e il fuori salone pensato per i wine lover, che tanto hanno pesato in negativo sulle edizioni precedenti, ha funzionato registrando presenze che nella sola Bardolino sono state di ben 35.000 unità.

Appuntamento all’edizione 2018, in programma dal 15 al 18 aprile.

Osservo, scruto, assaggio e…penso.

Presentato alla stampa “Il Luogo dell’Esperienza del Vino”.

Vernaccia di San Gimignano Wine Experience.

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Il nome della struttura è una dichiarazione di ciò che vuole essere: il luogo dell’esperienza diretta del vino, che non significa solo quello della degustazione, ma quello della conoscenza e del contatto emozionale con esso”. Così è iniziata la presentazione ad opera della Presidente del Consorzio della Denominazione San Gimignano, Letizia Cesani.

Il progetto, firmato dall’architetto Piero Guicciardini, ha visto la sua realizzazione nelle sale ristrutturate della Rocca di Montestaffoli, ex sede del Museo del

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 Letizia Cesani presidente del Consorzio

Vino, all’interno delle mura di San Gimignano in provincia di Siena.

“Ogni sala del primo piano ha un suo tema, la storia secolare della Vernaccia di San Gimignano, i suoi poeti, il territorio, l’agricoltura, la vendemmia e il processo di vinificazione, raccontate attraverso immagini, luci, suoni, voci, video, ologrammi, visori per la realtà virtuale”.

“Al piano terra invece troviamo il luogo dell’esperienza diretta, quello della degustazione: al banco di assaggio si possono degustare oltre 20 etichette di Vernaccia di San Gimignano, che cambiano quotidianamente per offrire ai visitatori l’intera produzione”

È nata una petit citè du vin, esperimento unico ed originale e unica realtà gestita dai produttori aderenti al Consorzio per offrire ai visitatori un’esperienza emozionale.

Per le dovute informazioni sulla realtà produttiva i visitatori trovano le risposte nel monitor touch screen posto all’ingresso. I produttori, i vini, i prodotti tipici del territorio, lo zafferano, l’olio extra vergine di oliva, i formaggi e i salumi.

“Passato, presente e futuro hanno espressione fisica nella Rocca: le mura medievali accolgono al loro interno i più moderni mezzi tecnologici e multimediali per

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 il Prof. Carlo Fregoli racconta (ologramma)

raggiungere l’obiettivo di offrire ai visitatori un’esperienza totale ed emozionale della Vernaccia di San Gimignano”.

Si va oltre l’esperienza del vino e della degustazione. Saranno l’approfondimento della conoscenza del territorio e dei vitigni presenti i temi di seminari con il coinvolgimento dei produttori che racconteranno i loro vini e il loro lavoro.

Ed infine…

“sorseggiare un bicchiere di Vernaccia di San Gimignano davanti ad uno dei paesaggi più suggestivi della Toscana sarà un’esperienza straordinaria”.

ikghfFrammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

La riflessione!

wmxIl prossimo Vinitaly in “frammenti cosmici”

Ci siamo. Tra pochi giorni inizierà il Vinitaly. La cinquantunesima edizione che si confermerà come prima fiera del vino al mondo per superficie espositiva e per numero di espositori esteri. In barba a tutti i detrattori nazionali ed internazionali che ne vorrebbero decretare la fine. Sono consapevole che si ripresenteranno alcuni problemi atavici. Ma la forza delle italiche idee, come sempre, riuscirà a regalare, come sempre, “grandi emozioni”.

Frammento n. 1

Più spazio e un nuovo padiglione

Maggiore spazio e restyling al padiglione 10: Piemonte. Un miglioramento pensato per accogliere le esigenze di nuovi espositori e per meglio posizionarsi alle tradizionali cantine presenti. Aumenta anchejyil l’area espositiva nel padiglione 8 per i produttori sardi e per le presenze speciali ormai assodate di Vinitalybio, Vivit-Vigne Vignaioli Terroir e della collettiva FIVI. Quest’ultima finalmente in un’area vivibile e ben attrezzata.

Frammento n. 2

Modifiche al layout e nuovi arrivi

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Rinnovamento del layout che permette ad alcune aziende di collocare il proprio stand nel padiglione della propria regione. Tra i nuovi arrivi cantine dagli USA e Regno Unito che troveranno spazio a Vininternational che si aggiungeranno ai già presenti operatori di Spagna, Svizzera, Francia, Arzerbaijan, Georgia, Croazia, Argentina, Portogallo, Australia e Sudafrica.

Frammento n. 3

Per i buyer esteri il servizio free badge e incontri b2b con Taste & Buy

Da gennaio è operativo per gli espositori il servizio invito degli operatori esteri con invio dei free badge per gli ingressi gratuiti ottenendo un lavoro qualificato e di verifica sulle richieste. Per il b2b aspettando vinitaliconfermata l’iniziativa Taste & Buy che organizza incontri realizzati direttamente da Vinitaly.

Frammento n. 4

Tanti appuntamenti prima e durante Vinitaly

Per alleggerire l’impatto sui quattro giorni di fiera e cercare di contenere i flussi soprattutto dei cosiddetti wine lover che a volte nascondono nelle proprie file “bande di ubriaconi” più volte segnalate nelle scorse edizioni, ecco la formula “affari in fiera e wine lover in città”. Non vuol essere semplicemente spostare un problema da un luogo ad un altro ma, nell’intento di tenere separati i momenti b2c da quelli b2b, coinvolgere la città di Verona con un fuori salone da dedicare alle degustazioni e convivialità e disperdere i fenomeni di criticità alcolica.

Frammento n. 5

OperaWine. Il grand Tasting

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Alla vigilia e precisamente l’8 Aprile il Grand Tasting OperaWine a cura di Vinitaly International. Un folto gruppo di produttori presenti nel Palazzo della Gran Guardia a dar vita ad un tasting su invito

Osservo, scruto, assaggio e…penso.

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La riflessione!

Si avvicina il Vinitaly e riparte la “solita zonfa”

La “zonfa” è una parola dialettale che circola dalle mie parti e significa il ripetersi delle solite storie ciclicamente, la solita musica”. Si avvicina il Vinitaly e vinitaly 2017come sempre i detrattori iniziano ad elencare le cose che non vanno proponendo assurdità. Questa volta lo sciabigottino d’oro è da assegnare ad Angelo Gaja. Sua l’idea di una biennale del vino da organizzare a Milano. Una sorta di Vinexpo all’italiana imitando quello di Bordeaux. Da riservare solo al business. Pronta la risposta del Direttore del Vinitaly, Mantovani. “Un altro evento del vino? Basta il Vinitaly. Troppi appuntamenti in Europa. Rischiamo l’overbooking”. E poi il Vinitaly continua ad allargare le iniziative extra Fiera proprio per sfoltire la massa dei visitatori. Personalmente condivido l’idea che serva una fiera a trazione business, ma come depauperare un così importante successo conseguito negli anni? Cambiamento sì ma con il fascino trainante della passione per il vino. Poi i numeri parlano chiaro; è in atto un cambiamento per arrivare a coinvolgere un pubblico più attento. Nel 2016 i visitatori totali sono stati 128.000 di cui solo 28.000 i cosidetti appassionati o wine lover’s. Ecco perchè non ha senso la solita zonfa.

Frammento n. 1

 

ReginaElisabettacaliceE se le bollicine inglesi si chiamassero British Fizz?.

L’idea piace ed arriva da New York. La questione di dare un nome allo Sparkling inglese risale a circa cinquantanni fa. Adesso che la produzione è aumentata notevolmente con piani di esportazione che raggiungono circa il 60% del fatturato globale, la United Kingdom Vineyard Association si è impegnata a trovare un marchio. Così come in Italia c’è quello del Metodo Classico, nella Champagne il nome del suo vino, in Spagna il Cava, in Gran Bretagna ne serve uno. British Fizz concorre accanto ai già circolanti Frisson, Britagne (scontato), Shampagne (inguardabile) e al quotato Merret, nome proveniente dallo scienziato Christopher Merret che inventò la fermentazione secondaria per rendere frizzante il vino della Cornovaglia.

 

Frammento n. 2

Meglio pedalare che fare del vino vincente.

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Parola di Francesco Moser. “Per me che andavo forte è stato più facile vincere nelle corse in bici che col vino”. Oggi è alla guida di una azienda nel trentino con 17 ettari vitati ed una produzione che si

 
 Francesco Moser

assesta su circa 120.000 bottiglie annue. Discendente di una famiglia di mezzadri ha da sempre calpestato vigne. Dietro a un progetto vincente c’è il saper fare squadra in famiglia. Il figlio Carlo, i nipoti Ignazio e Matteo (l’enologo) sono la squadra. Con loro a “pedalare” ogni giorno per portare gli spumanti e i vini Moser sempre più in alto.

 

Frammento n. 3

DSC00345Dopo i Cinesi arrivano i Sud-Coreani. La nuova frontiera del vino.

I sudcoreani sono sbarcati in Italia e precisamente in Sicilia. Visita dei siti archeologici? luoghi dove passare le vacanze? Niente di tutto questo. Vogliono produrre vino e cercano l’uva perfetta. La delegazione, composta da una decina di persone tra funzionari delle Politiche Agricole sud coreane, sommelier, giornalisti e manager, proviene dalla città più importante per la produzione di vino: Yeongcheon. “Vogliamo studiare il territorio siciliano per trovare e sperimentare qualche innesto che funzioni anche in Sud Corea”. Dopo i cinesi diventati in poco tempo il sesto produttore mondiale tocca ai sud coreani iniziare a produrre e continuare nel solco della loro già trentennale esperienza.

 

Frammento n. 4

Cibo, vino e moda nella nuova Area E dell’Aeroporto di Fiumicino.

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L’Azienda francese Lagardère, leader nel settore del travel retail con 4.300 negozi nel settore travel essential, duty free e food srvice ha aperto l’Area E dell’aeroporto di Fiumicino inaugurando i punti vendita. I passeggeri in partenza e in transito possono approfittare di circa 10.000 metri quadri dedicati ai migliori brand italiani e internazionali per fare shopping. Particolare attenzione rivolta alle attività dedicate al food, a cominciare dalla pizza napoletana per poi proseguire con l’hamburger gourmet e la cucina orientale Ramen.

Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)

"Summa", l’evento di Alois Lageder che tutti gli anni si svolge in Alto Adige, precisamente a Magrè, compie 20 anni. Celebrerà questo importante traguardo attraverso un racconto con testimonianze concrete “di chi era presente sin dalla prima edizione”. Si uniranno i partner di prestigio e importanti nomi dell’enologia e della gastronomia internazionali.

IMG 20170309 112503È stato il Ristorante Trombetta di Milano, guidato dallo chef stellato Giancarlo Morelli, il luogo scelto da Alois e Alois Clemens per presentare alla stampa e partner la prossima edizione della Manifestazione.

“Quest’anno Summa si terrà nella sola giornata di domenica 9 aprile - ha precisato Alois Lageder – perché sarà riservata soprattutto agli operatori del settore, con posti limitati per visitatori interessati”. Sostanzialmente si vuol evitare l’aspetto “sagra” o se preferite “scampagnata fuori-porta”che non sarebbe in linea con quanto progettato, auspicato sin dall’inizio.

Cason Hirschprunn e Tòr Löwengang a Magrè saranno i luoghi di svolgimento del ventennale che vedrà la partecipazione di 83 produttori selezionati provenienti da ogni parte del mondo: Italia, Francia, Austria, Germania, Kazakhstan, Nuova Zelanda e Usa. L’avverrarsi di un sogno: portare a Magrè l’eccellenza vitivinicola internazionale”. Alois con la pacatezza che lo contraddistingue ha continuato a snocciolare numeri per avvalorare le scelte per l’edizione 2017 “affinchè Summa sia ancora un momento irrinunciabile e scelta consapevole di allontanarsi dal concetto stesso di fiera enoica e avvicinarsi invece ad uno scenario importante di condivisione e di viticoltura sostenibile e vivibile in tutte le sue accezioni”.

Il riferimento, ovviamente, è al Vinitaly. Sembrerebbe quasi che il progetto Summa-Lageder sia stato pensato ed attuato in antitesi alla kermesse veronese. Stesso periodo, alcuni produttori “in rotta” con Verona-Fiere ecc… “Non è assolutamente così”, precisa Alois. “La decisione di lasciare il Vinitaly fu presa, vent’anni fa, non perché la manifestazione non fosse valida, ma proprio per il contrario: la manifestazione aveva raggiunto ormai un successo troppo grande con un numero di visitatori così alto che non riuscivamo a gestire al meglio gli ospiti e i nostri clienti più importanti. Ecco allora il progetto Summa per dedicare più tempo ai nostri ospiti, curarci di loro e avere incontri più approfonditi e non superficiali con i veri interessati”.

Alois Lageder ha continuato a spiegare anche altre scelte che si sono rivelate, via via, azzeccate come quella di “amici vignaioli che hanno da subito condiviso valori, obiettivi e il desiderio di creare un momento unico legato dal fil-rouge della produzione di alta qualità.”

Un momento particolare nella presentazione dell’evento è stato quando ha preso la parola Alois Clemens Lageder, sesta generazione dell’azienda, deciso a seguire la tradizione di famiglia e a conservarne la radicata filosofia.

“Summa per me non significa solo un evento all’insegna del vino, ma è soprattutto un’occasione dove vignaioli, giornalisti, operatori di settore e visitatori interessati si ispirano reciprocamente, in un’atmosfera familiare ed accogliente”. Summa futura nella tradizione Lageder.

Continua anche per l’edizione 2017 l’esclusiva partnership con Demeter, il marchio internazionale che controlla e certifica il lavoro (e i prodotti) degli agricoltori che praticano la coltivazione bio-dinamica. Da settembre 2016 Alois Lageder è il nuovo Presidente Demeter Italia.

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 Alois Lageder

Ma veniamo alle novità previste per la ventesima edizione.

Sabato 8 aprile: Walking Wine Dinner, intitolato Sette premium chef per Summa. I vignaioli presenti in partnership con Care’s – the Ethical Chef. Progetto ideato dallo chef Norbert Niederkofler del ristorante St. Hubertus Rosa Alpina di San Cassiano (Alta Badia).

Insieme ad altri sei cuochi di fama internazionale come Giancarlo Morelli, Anatoly Kazakov, Fratelli Costardi, Thorsten Probost, Yoji Tokuyoshi, con la squadra di Hannah & Elia, delizieranno con le proprie creazioni basate sui principi di stagionalità e regionalità, i palati di clienti, fornitori, giornalisti e wine lover.

Domenica 9 aprile, oltre gli assaggi agli 83 banchi dei vignerons, il programma prevederà verticali, da citare quella di COR Römingberg, seminari e visite guidate della cantina Lageder e dei suoi vigneti.

“Infine-ha concluso Alois Lageder-anche per l’edizione 2017, vengono confermati il sostegno alla Casa della Solidarietà di Bressanone che da anni accoglie e assiste persone bisognose e a FAMOS oggetti speciali da persone speciali. Il tutto non può che fare onore alla Famiglia Lageder.

Vent’anni di Summa, vent’anni di successi da quando l’evento si chiamava Quintett e coinvolgeva cinque vignaioli da altrettanti zone diverse. Molti anni da quando, ascoltando una composizione del musicista contemporaneo estone Arvo Pärt, Summa for Strings Alois e sua moglie, appassionati di musica classica contemporanea, decisero che Summa era il nome migliore per l’evento.

“Anche se il termine summa è latino e significa somma o totalità. Lo si può interpretare in due modi: da un lato, quindi, come qualcosa che abbraccia il tutto, la totalità, ma dall’altra anche nel senso di cogliere gli aspetti essenziali. Personalmente propendo per la seconda». Parola di Alois Lageder!

Solo ascoltando Summa for String si può capire il nesso. Chapeau!!!

 mais spinato
 Mais spinato

Lascio Bergamo e, orientandomi verso nord, percorro la strada provinciale 35 della Val Seriana direzione Clusone. A metà via devio sulla 42 per la Val Gandino meglio conosciuta come Le Cinque Terre della Val Gandino. Cinque terre per altrettanti borghi valligiani: Cazzon Sant’Andrea, Leffe, Casnigo, Peia e Gandino.

Perché mi trovo qui. Per la storia delle camice rosse garibaldine o per la scoperta della coltivazione del mais?

La storia delle “camice rosse” è legata alla Tintoria degli Scarlatti di Prat Serval deputata alla tintura del pregiato “scarlatto di Gandino”, un rosso acceso che affascinò Garibaldi.

La scoperta della coltivazione del mais ha ben altre radici. Si perde nel tempo, nel lontano 1632, quando questo cereale arrivò per la prima volta in Lombardia ad opera di un tal Benedetto Miari, nobile proprietario terriero che, sulle proprie terre nel Veneto, aveva già sperimentato dal 1617 questo tipo di coltivazione.

È proprio così; mi trovo nelle Cinque Terre della Val Gandino alla ricerca di questo prodotto di eccellenza. Riscoperta di tutte le qualità del Mais Spinato di Gandino.

Profuma di cultura, storia, tradizione la ricerca di questa riscoperta di antichi sapori di un territorio valligiano dell’alta bergamasca.

Riscoperta perché la coltivazione dei campi aveva subito l’abbandono degli stessi verso più facili guadagni nello sviluppo industriale e turistico. Inevitabile la scomparsa di coltivazioni ritenute, durante il boom economico degli anni sessanta, improduttive.

L’industria tessile, se pur presente fin dal medioevo sotto forma di piccole botteghe artigianali, ha tutt’ora una importanza di primo piano annoverando nel territorio aziende di rilievo internazionale.

Oggi però affiora la forte volontà di riscoprire quel mondo agricolo parte integrante del territorio.

Grazie ad un progetto per la salvaguardia, caratterizzazione e valorizzazione della varietà locale di mais denominato Spinato di Gandino.

Mediante un approccio sistemico sono stati coinvolti il settore agricolo, commercianti, scuole, istituzioni locali, provinciali, regionali e i cittadini.Mais spinato

Nel 2008, il ritrovamento di due pannocchie e di alcuni semi, dette inizio alla ricerca, all’attenta selezione genetica arrivando così alla loro purezza originaria.

Oggi gli abitanti di Gandino vanno fieri per la conservazione di alcuni di questi semi presso il CRA di Bergamo, la Banca del Germoplasma di Pavia e perfino nel Global Seed Vault. Quest’ultimo è un deposito sotterraneo per la conservazione mondiale dei sementi sito in Norvegia, precisamente nell’isola maggiore dell’arcipelago delle Svalbard, a poco meno di 1200 km dal Polo Nord.

Mais, Granoturco, Formenton, Meliga ed altri nomi ancora riconducenti al nome botanico Zea Mays L.

Tutti con una logica storica e, in alcuni casi, leggendaria come il granoturco. Nome attribuibile alla consuetudine generica nel XVI secolo di chiamare tutto quanto proveniente dalle colonie d’oltremare, come prodotti turchi.

La varietà Spinato trae origine dalla forma della granella con la punta a spino, rostro oppure rampino.

Nel corso degli ultimi anni gli abitanti di Gandino e dei borghi delle 5 Terre hanno dato vita ad una vera e propria filiera del gusto che vede protagonista il Mais Spinato come elemento di riferimento.

Oltre alla classica farina per polenta e le Spinette (gallette) sono i prodotti da forno come i Biscotti Melgotto, le Chiacchiere salate, il Pan Spinato, il Melgotto salè, i Frollini ad essere preparati contenendo come prodotto base li mais spinato.

Non si possono dimenticare le varie paste (ravioli Camisòcc, Perle di Gandino, Creperie) fino alla produzione di gelati (gelato Melgotto) e birre artigianali (Scarlatta).

Mais Spinato di Gandino, prodotto di eccellenza di una terra un po’ sconosciuta dove la Storia ha consegnato il seme dell’antica civiltà precolombiana olmeca, ne ha fatto cultura e ultimamente come riscoperta della coltura.

ghjFrammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

La riflessione!

e le Anteprime “sono andate”

come sempre! Soliti valzer tra i tavoli, primedonne a fare la passerella, i consueti ciao caro come stai e/o hai assaggiato qualcosa di buono da segnalarmi fino ad arrivare alle sentenze. Annata altalenante, a macchia di leopardo, assaggi inutili di vini ancora “non pronti”. E via a scrivere per le testate rappresentate dove i commenti sono di tutt’altro tenore. Mi vien da pensare: “non sarà mica il solito giochetto per indurmi nell’errore ed abboccare visto che sono gli “immensi Soloni” a predicare?”. Chino la testa e continuo il mio onesto lavoro di assaggiatore, assaggiatore di anteprime!

 

Frammento n. 1

Anteprima dei Consorzi toscani.

Anteprima Toscana consorzio orcia 2017 300x145Alla scoperta delle denominazioni toscane. Fortezza da Basso a Firenze. Dieci Consorzi a rappresentare la Regione vitivinicola toscana oltre il Chianti in senso lato, la Vernaccia di San Gimignano, Montepulciano e Montalcino. Assente (di non poco conto) il Consorzio Bolgheri. Presenti: Consorzio di tutela Vini d’Elba, Consorzio Tutela Morellino di Scansano, Consorzio Montecucco, Consorzio Vini Cortona, Consorzio Vini Carmignano, Consorzio di Tutela Valdarno di Sopra, Consorzio di Tutela di Pitigliano e Sovana, Consorzio del Vino d’OrciaConsorzio Vino Colline Lucchesi, Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana. Non ho potuti assaggiare tutti i loro vini. Necessaria una scelta. Quest’anno ho privilegiato quelli che solitamente hanno minore visibilità e che raccontano storie e tradizioni antichissime. I Vini dell’Elba ovvero grappoli di storia. Sei aziende selezionate per una Anteprima 2016 a 4****stelle. Val d’Orcia. Cinque aziende selezionate per una vendemmia a 5*****stelle. Val di Cornia. Nove Aziende selezionate per una vendemmia a 4**** stelle. Montecucco 11 Aziende che hanno presentato solo le vendemmie in commercio, nessuna anteprima.

 

Frammento n. 2

Anteprima Consorzio Vino Chianti .

Fortezza da Basso a Firenze. Conosciuta anche come Chianti Lovers. Zona di produzione costituita dai territori delle province di Arezzo, Firenze, Pisa, Pistoia, Prato e Siena. Firenze e Pisa ad esclusioneconsorzio vino chianti 320x270 dei territori facenti parte del Consorzio Chianti Classico (quello del Gallo Nero). 102 aziende presenti con campioni vendemmia 2016, conferme 2015, Riserva 2014. 77 assaggi provenienti da tutte le zone. Vendemmia 2016, sicuramente una eccellente annata su tutto il territorio consortile. Anteprima 2016 5*****stelle. Stesso giudizio per la vendemmia 2015. Le riserve 2014, vendemmia molto difficile, hanno dato risultati diversi a secondo delle zone. Nel complesso non ci si scosta dal giudizio di vino buono ma non ottimo/eccellente. Riserve 2014 3***stelle.

 

Frammento n. 3

Chianti Classico Collection. Cuore, carattere, cultura. Il più seguito.

e aggiungo il più faticoso. Una due giorni alla Stazione Leopolda di Firenze intensa senza soste. Il Gallo Nero ha colpito ancora nel segno. Terra magica che vanta due capitali: Firenze e Siena. Unconsorzio chianticlassico disciplinare diverso dalle altre zone Chianti con TRE tipologie: Gran Selezione, Riserva, Annata. Oltre 400 i campioni d’assaggio. Chianti Classico 2013, 2012, 2011. Classico Riserva 2014, 2013, 2012, 2011, 2010, 2009, Gran Selezione 2014, 2013, 2012, 2011, 2010, 2009. Il tutto per capire la loro evoluzione. Mi limito a dare i giudizi sulle Anteprime: Chianti Classico 2013, 4****stelle, Chianti Classico Riserva 2014, ahimè, faticosa nell’assaggio, 3***stelle, Gran Selezione 2014, avrà una vita non durevole come le altre vendemmie, 3***stelle.

 

download 1Frammento n. 4

Anteprima Vernaccia di San Gimignano. Continua la riscossa.

Il “bianco più longevo della Toscana”, dopo la vendemmia 2015 pentastellata ci ha riprovato anche nel 2016. Visi sorridenti dei produttori durante l’Anteprima. Ottantatre etichette ai banchi d’assaggio. Vendemmia all’altezza per i festeggiamenti del cinquantenario della Doc. Eccellenti le Riserve 2015 e Buone vicine all’Ottimo le Riserve 2014.

 

Frammento n. 5

Anteprima del Vino Nobile di Montepulciano

L’area vitivinicola è strettamente limitata alla parte del territorio comunale di Montepulciano. 1.850 ettari suddivisi tra 1.300 destinati al Nobile e 550 al Rosso di Montepulciano. In questa edizione laconsorzio nobile vendemmia 2016 che promette bene collocandosi tra le 4**** e le 5***** stelle, la conferma delle 3***stelle per la vendemmia difficile del 2014 che entra proprio quest’anno sul mercato. Eccellente 5*****stelle per le Riserve 2013 dopo un giudizio più limitato dello scorso anno.

 

Frammento n. 6

Benvenuto Brunello, il più atteso.

download 4il più frequentato e chiacchierato. Degustazioni in anteprima: Brunello 2012, Brunello Riserva 2011, Rosso di Montalcino 2015. Archiviata l’annata complicata, problematica del 2014 per quanto riguarda il Rosso (avrà vita breve), si è tornato a sorridere sia per il Rosso 2015, 5*****stelle meritate, sia per il Brunello 2012, 5*****stelle anche se il giudizio, a mio avviso, non è del tutto pieno (4****stelle lo penalizzerebbe, 5*****stelle lo premierebbe oltre). Forse 4 stelle e ½….In alcune zone del territorio ilcinese la vendemmia 2012 non è stata del tutto convincente. Eccellenza piena e meritata per le Riserve 2011. 5*****stelle.

 

È calato il sipario sulle Anteprime. Assisteremo anche quest’anno al mutare dei giudizi da parte degli eno-camaleonti?

Osservo, scruto, assaggio e…penso.

Vinexpo 17Martedì 7 febbraio è stata presentata alla stampa italiana la prossima edizione del Salone francese The World of Wine & Spirits che si svolgerà nei giorni dal 18 al 21 Giugno.

“Un concentrato di novità aspetta gli operatori del settore durante i 4 giorni ritmati da appuntamenti d’affari”.

A presentare l’Evento Guillaume Deglise Direttore Generale di Vinexpo che, in un perfetto italiano viziato solo dalla inevitabile cadenza francese, ha illustrato le novità 2017 del Salone.

Decisamente Internazionale.

2.000 espositori provenienti da circa 40 Paesi che proporranno la ricchezza e la varietà dei vini e dei distillati del mondo.

Affiancheranno gli espositori francesi marche di vini e distillati provenienti da Croazia, Cile, Austria, Argentina, Germania, Inghilterra, Irlanda, Svizzera, tanto per citarne alcuni e i sempre presenti Georgia, Libano e Russia.

Ultimi ma non ultimi due paesi vitivinicoli di affermata importanza come l’Italia e la Spagna.

L’Italia da sempre svolge un ruolo rilevante e considerevole nell’ambito del Vinexpo con la presenza di diversi Consorzi maggiormente rappresentativi della produzione nazionale. Tra l’altro nel recente Vinexpo Hong Kong che ha avuto luogo nella città cinese nel 2016 è stata proprio l’Italia con i suoi vini a ricoprire il ruolo di Ospite d’Onore.

La Spagna, nella prossima edizione di Bordeaux, sarà il Paese che ricoprirà il ruolo di riferimento come Paese Ospite con la presenza “delle principali denominazioni d’origine, nell’ambito delle SAM 5662partecipazioni collettive o stand dell’ICEX. Numerose aziende esporranno come ogni anno con il proprio stand, ad esempio Araex, Marqués de Riscal o Garcia Carrion, che hanno scelto proprio Vinexpo per sviluppare le proprie vendite internazionali”.

Domenica 18 Giugno la Cité du Vin aprirà eccezionalmente il suo belvedere per proporre una degustazione di vini spagnoli.

Ci sarà anche A Taste of Spain che riunirà nel centro di Bordeaux, in una serata esclusiva in onore dell’ospite d’onore un centinaio di Bodegas e piatti spagnoli preparati da 10 tra i più celebri Chef selezionati da Ferran Adrià e José Andrés.

Vinexpo non come Salone di solo vini di produzione nazionale ma vetrina del Vino e Distillati aperta al Mondo.

Un Salone orientato al Business

“Saranno riproposti i One to Wine Meetings la cui efficacia è stata accolta favorevolmente dagli espositori di Vinexpo Bordeaux edizione 2015 e Vinexpo Hong Kong 2016”

Ma la vera novità 2017 nell’ambito del Business sarà Hosted Buyers, l’invito esteso a 200 nuovi compratori internazionali, rappresentativi di una distribuzione in piena evoluzione, di grande levatura.

“Presteremo particolare attenzione anche nei riguardi di aziende vinicole di dimensioni più limitate con soluzioni espositive flessibili”. Insomma, a dirla con Guillaume Deglise “pari opportunità per tutti”. E non è poco.

WOW

Non come piacevole meraviglia ma come acronimo di World of Organic Wines. Uno spazio interamente dedicato ai vini biologici e biodinamici, circa 200 produttori, che richiamerà e coivolgerà anche quegli operatori che sono sempre alla ricerca di vini e vignaioli cosidetti artigianali. Il tutto supportato da conferenze e tavole rotonde afferenti le tematiche di riferimento. Non solo. Sarà presente un angolo di ristorazione completamente BIO.

SAM 5660

Guillaume Deglise, Direttore Generale di Vinexpo (a sin.)
con Urano Cupisti

Academy Vinexpo

“Ad animare questa edizione si svolgeranno conferenze e degustazioni, eventi collaterali che riuniranno i maggiori esperti del settore vitivinicolo e i talenti emergenti””.

Les Vinexperiences

Poiché il Vinexpo, da sempre, è un evento non aperto al pubblico ma solo agli operatori del settore, alcuni eventi collaterali verranno organizzati nel centro storico alla scoperta di luoghi emblematici e dei vini del mondo. Insomma non tralasciare niente. Coinvolgere anche i turisti che si troveranno, per caso o per scelta, a visitare Bordeaux in quei giorni.

The Blend

Cos’è? La serata ufficiale di Vinexpo che in questa edizione si svolgerà presso il Palazzo della Borsa, nel centro storico di Bordeaux. Un contesto conviviale e rilassato dove i partecipanti si potranno ritrovare degustando una selezione originale di vini, champagne, distillati.

Vinexpo Bordeaux: DNA decisamente internazionale

XIV edizione dell’Anteprima Amarone promossa dal Consorzio Tutela Vini Valpolicella. Vendemmia 2013, l’Amarone che ti aspetti dopo la divergenza climatica, stress idrico e la fase di maturazione con alti valori termici. Riporto subito il giudizio: annata di qualità che è riuscita ad arrivare all’ottimo con il finale di stagione ma non all’eccellenza. Vendemmia a 4 stelle.

I risultati finali hanno decretato il successo dell’Evento: 2.800 presenze in tre giorni di cui 2.000 nella sola giornata di Domenica, 235 giornalisti del settore con tanta partecipazione estera proveniente da 16 Paesi stranieri. Numeri che danno l’idea dell’impatto mediatico di questo evento.

L’Osservatorio Vini Valpolicella, ha presentato il punto sull’export e sul mercato interno. La vocazione all’export, consolidatasi nel tempo, risulta confermata con un aumento del 3% sui dati dell’anno precedente e accrescimento del 5% del giro d’affari sempre rispetto al 2015. “Il sistema Amarone tiene”.

DSCN0001L’export rappresenta il 65% del prodotto imbottigliato verso mercati consolidati come Germania (18%), Usa (11%), Svizzera (11%) e a seguire Gran Bretagna, Canada mentre quelli asiatici risultano ancora in affanno. Questi ultimi insieme al mercato italiano ancora stabile e non in crescita pagano dazio perché, pur essendo un vino eccellente e conosciuto, richiede una spiegazione, un racconto.

Verona, Palazzo della Gran Guardia. 78 Aziende provenienti da tutte le zone vinicole della Valpolicella a presentare la loro annata 2013 e permettere di confrontarla con annate selezionate e ritenute storiche per capirne e apprezzarne l’evoluzione.

Come linea guida all’Assaggio l’Interessante rispondenza uscita dal documento finale redatto dalla Commissione di Degustazione interna al Consorzio che ha riscontrato una grande eleganza fruttata nei vini provenienti dalle zone vinicole di Mezzane, Illasi e Cazzano e una prepotente eleganza e potenza in quelli di Negrar. Mentre i vini della vallata di Fumane sono risultati contraddistinti da delicatezza olfattiva ed equilibrio gustativo. Quelli di San Pietro in Cariano con note marcate di confettura.

Il profilo di questo vino, in generale, è il risultato del contesto climatico, delle espressioni territoriali (Mezzane, Illasi, Cazzano, Negrar, Fumane, San Pietro in Caiano ed infine Valpantena) e dalla stilistica aziendale. Concordo con chi afferma che è un vino “unico” dovuto alla sua “nascita” da vitigni autoctoni (principalmente Corvina e Corvinone, Rondinella, Molinara, Oseleta), “crescita” in un ambiente pedoclimatico irripetibile a cui si aggiunge la fase di “appassimento” che in queste varietà autoctone porta alla sintesi di composti non presenti nelle uve fresche. Ne consegue che l’Amarone è il risultato dell’influenza reciproca tra vitigni ed ecosistema ai quali si associa la tecnica di appassimento senza eguali altrove.

Per la vendemmia 2013 niente di diverso dalle linee generali riscontrate nelle ultime vendemmie precedenti: ottima intensità colorante valida per tutti i campioni oggetto di assaggio, alcolicità e acidità altrettanto ben presenti. Naso e palato altalenante a seconda della zona: eleganza e potenza per alcuni, delicatezza per altri. Territori dell’est, centro ed ovest Valpolicella a confronto in un susseguirsi di realtà diverse e diversificate.

Riporto la degustazione di sei campioni che hanno ben impressionato rappresentanti di aree vitivinicole diverse:

  • Accordini Igino, Le Bessole 2013. San Pietro in Cariano. È sceso nel bevante con un manto intenso rilasciando morbidezze sulle pareti. Archi fitti e copiosi ruota con notevole consistenza. Al naso il frutto arriva in verticale per poi aprirsi sugli speziati con un sottile filo balsamico. Al palato buona la freschezza e sapidità in equilibrio con il residuo zuccherino, l’alcolicità e iDSCN0015 polialcoli. Tannini generosi e un finale con retrolfattivi fruttati.

  • Corte Sant’Alda, vendemmia 2013, Mezzane Un Amarone diverso dal primo. In evidenza la dolcezza vellutata come espressione di eleganza. L’esuberanza alcolica in equilibrio con una acidità ben in evidenza. Persistente

  • La Dama, Classico 2013, Negrar Nero con lampi rubino. Consistente nel ruotare. Naso con notevole impianto olfattivo. Ridondante di fruttati per poi aprire sugli speziati e balsamici. Tannini giovanissimi in un contesto dolce.

  • Ilatium, Campo Leòn, Illasi. Devo dire che questo Amarone mi ha piacevolmente sorpreso. Impenetrabile, si è presentato con intense sensazioni di frutta rossa. Un mix di speziati con soffio balsamico. Robusto al palato e ben articolato tra morbidezze e durezze. Equilibrato. Ritorni fruttati

  • Secondo Marco, Classico 2013, Fumane Buon Sangue non mente. Quinta generazione Speri. “Quando prosegui una tradizione di famiglia, da una parte c’è il timore di cambiare, dall’altra la voglia di fare qualcosa di nuovo, lasciare l’impronta”. E l’impronta l’ha lasciata. Rubino cupo molto concentrato. Ruota con insistenza nel bevante. Al nato le nuances della provenienza territoriale. Delicatezza olfattiva ed equilibrio gustativo. Uno dei campioni che ho apprezzato maggiormente. Fruttato su amarene, speziati su vaniglie, note balsamiche diffuse. Al palato replica dell’olfattivo. Freschezza e sapidità che sposano alcolicità, residuo zuccherino e i polialcoli diffusi. Trama tacnica con un grande avvenire. Lunga persistenza. Lunga vita a questo Amarone

  • Bennati, vendemmia 2013, Cazzano di Tramigna. La confettura “da tagliare a pezzettoni”. Così recitava una nota pubblicità di confetture di frutta di alcuni anni fa. E la frutta la senti in questo campione. Non solo frutta ma anche spezie scure e vaniglie con effusi balsamici. Al Palato molto espressivo, con una acidità che stempera l’alcolicità.

Gli assaggi dell’Amarone sono diversi. Hanno sempre bisogno di una spiegazione e di un racconto!

Così, se in Spagna si sosta al Monastero De Piedra (Saragozza), si viene a sapere che il monaco cistercense frate Jeronimo de Aguilar, che ha accompagnato Hernán Cortés in Messico, ha inviato il primo cacao, insieme con la ricetta del cioccolato all’abate del Monastero, D. Antonio de Alvaro. Furono, si tramanda, i monaci di questo famoso monastero i primi a provare il prelibato nettare. Ciò spiega la grande tradizione del cioccolato dell'ordine cistercense. In alcuni monasteri vi è, infatti, una piccola stanza sopra il chiostro, la cosiddetta chocolatería, dove preparare e gustare il cioccolato.

 Dammusu ro ciucculattaru Foto Giuseppe Leone
 Dammusu ro ciucculattaru- Foto Giuseppe Leone

In effetti, per gran parte del XVI secolo il cioccolato, rimase un geloso segreto spagnolo.

Meritamente iberica permane la rielaborazione della ricetta messicana con l’aggiunta dello zucchero, che riuscì a rendere più gradevole gusto e

MUSEO CIOCCOLATO di MODICA FOTO G LEONE
Museo del cioccolato di Modica - Foto Giuseppe Leone

consumo. Eppure il segreto spagnolo sul cioccolato fu presto rivelato, sia perché la Spagna nel secolo XVII era il centro della moda e della società europea, sia perché i monaci spagnoli trasmettevano l’uso della cioccolata calda ai confratelli in visita dall’estero, che al ritorno lo diffondevano nei loro monasteri.

Se il gianduiotto torinese ed il bacio perugino intrecciano estro, creatività e messaggi   simbolico-immaginali, se Firenze ha divulgato i suoi patrimoni bibliografici ed archivistici sulla cioccolata al gelsomino del goloso Granduca di Toscana, Modica, l’antica Capitale dell’omonima Contea, ha documentato con fonti archivistiche sia la presenza di artigiani cioccolatieri sin dal 1746 sia l’inconfondibile preparazione a freddo del suo cioccolato.

Già a partire dal 1746, i “cicolateri” della città manipolavano aromatiche cotte di cacao di caracca. Sin da allora se ne ricava la certezza anagrafica del rinomato cioccolato di Modica, lo testimonia una mostra permanente, narrante la memoria del gusto e/o il gusto della memoria che già connotava la Modica del settecento. Trattasi di “una cioccolata un po' granulosa e sostanziosa, profumata di vaniglia o di cannella, in tavolette spesse, lunghe circa 15 cm, a quattro panetti, ciascuno bastevole per una tazza di cioccolata sciolta. Ai ragazzi si dà anche solida, da mangiare per merenda col pane”.

. A partire dal Settecento in Italia fu adottato “il tavolo surriscaldato di Buisson” che nel 1732 sostituì la tradizionale lastra di pietra, per fare cioccolato. A Modica, invece, dove probabilmente la mancanza dei capitali necessari impedì il passaggio dalla fase artigianale a quella industriale, non fu abbandonato il sapiente gesto dell’artigiano che, come avveniva sin dall’epoca precolombiana, amalgamava cacao, zucchero ed aromi sulla pietra spianatrice. Lavorazione che, oltre a conferire al cioccolato di Modica quella tipica granulosità che lo contraddistingue, garantisce pure la conservazione e l’integrità degli antiossidanti, corredo salutistico che alla luce della recente ricerca medico-scientifica non può più essere trascurato o sottovalutato. Tale processo artigianale consente di impreziosire vini, piatti e portate vitalizzando le emozioni che si celebrano tutt’oggi nel palato e nel naso per la ricchezza di sapori e di profumi antichi.

Il recupero delle colorate note di spesa, emesse dagli storici Caffè di Modica nel primo decennio del Novecento, conferma la vitalità della tradizione cioccolatiera. Tali caffè, sorti probabilmente nella seconda metà dell’Ottocento, si qualificavano come “Premiate fabbriche di Cioccolata”, esibendo sui decorati fogli della loro titolarità gli aurei riconoscimenti conseguiti nelle esposizioni internazionali di QUASIMODO SCIASCIALondra 1907, di Perugia 1907, di Parigi 1910 e di Roma 1911.

La mostra documentario-bibliografica, titolata Il cioccolato di Modica nelle carte dei Grimaldi 1746-1915 ed esposta nel recente allestimento del Museo del Cioccolato di Modica offre un percorso documentario di notevole impatto, in quanto “orientato alla narrazione” della fascinosa storia dei maestri cioccolatieri di Modica, depositari di una lunga tradizione e perciò seriamente determinati a conseguire l’Indicazione Geografica Protetta per la tutela del granuloso ed aromatico cioccolato, da inserire, certamente, nel Registro delle Eredità Immateriali.

 

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