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Giovedì 11 giugno, nella sala Santa Maria in Aquiro, presso il Senato della Repubblica si è tenuto il Convegno Ambiente, Alimentazione, Salute e Benessere organizzato da Forza Italia e l'Unione degli Osteopati Italiani.
Il convegno, condotto dal Senatore Domenico Scilipoti Isgrò, ha riunito relatori e partecipanti di spicco, da sempre impegnati nella promozione delle buone prassi in materia di salute, benessere, alimentazione ed ambiente.
È stato un invito a riflettere ma anche un richiamo alle armi per combattere pratiche e leggi che non tutelano abbastanza i cittadini e l'ambiente. Tanto più, il convegno si è concluso con la formazione di un gruppo di lavoro che vuole richiamare l'attenzione pubblica e politica sulle tematiche discusse.
Il discorso di apertura è stato di Salvatore Oliverio, rappresentante dell'Unione Osteopati Italiani. Oliverio ha esposto alcuni principi generali sulle cure olistiche, sull'alimentazione e sul funzionamento del metabolismo umano. La sua presentazione è stata rafforzata da quella di sua figlia, Nausicaa Oliverio che ha presentato l'attività degli osteopati, come supporto alle cure tradizionali o come una medicina alternativa volta al ripristino dello stato di equilibrio psicofisico.
Ci sono stati anche alcuni interventi di Luca Sardella, il giornalista Rai con il pollice verde, che ci ha ricordato che non basta essere approssimativi nella scelta degli alimenti sani, ma ben informati, in quanto al giorno d’oggi è molto facile farsi confondere dalle informazioni contrastanti che girano in rete.
In seguito l’Avv. Angela Violi, di Reggio Calabria, ha parlato delle battaglie legali ambientaliste e in particolar modo della battaglia vinta contro la costruzione di una centrale a carbone a Saline Joniche, in provincia di Reggio Calabria.
Silvia Laudoni, del centro benessere Olisticamente, ha tenuto una presentazione sull’antica medicina ayurveda e sui benefici che essa porta.
La Dott.ssa Francesca Ferri, ricercatrice e fondatrice di EffeggiLab, ha illustrato i benefici per la salute della fitomelatonina, assunta come integratore alimentare e non solo. Nel suo discorso la dott.ssa ha voluto porre l’accento anche sull’industria della cosmetica e della cura per il corpo, un’industria in cui sono usati molti ingredienti tossici senza controllo. Inoltre un campo dove la legislatura attuale è carente di norme di tutela.
La Dott.ssa Rosangela M. A. de Bassi, dell’Università Federal do Paranà, del Brasile ha trattato l’argomento dell’inquinamento dell’acqua ed ha raccontato alcune particolarità sulla lotta brasiliana contro il disboscamento e l’inquinamento delle acque.
In seguito il Prof. Dott. Giuseppe Forte ci ha parlato di nutraceutica e di nutrigenomica. Un campo di ricerca che unisce e integra due dimensioni della terapia medica: la nutrizione e la farmacologia, definendo un nutriente da utilizzare, per prevenire e curare le malattie. Ricerca mirata ad offrire soluzioni terapeutiche innovative, soprattutto nella prevenzione e nelle fasi iniziali di malattia.
La Dott.ssa Iolanda Baldino ha presentato una relazione sul quadro legislativo e giurisprudenziale, italiano ed europeo, in materia di ambiente, salute ed alimentazione. Una relazione che fa riflettere su quanta strada c’è ancora da percorrere per salvaguardare la salute dei cittadini.
L’Arch. Matteo Sernesi ha tirato un campanello di allarme sui materiali utilizzati nella costruzione degli edifici e delle abitazioni. Un campo tutto da rivoluzionare nel camino verso un futuro ecosostenibile.
In chiusura, il maestro reiki Giuseppe Zanella, persona portata a qualunque ricerca scientifica e paranormale, sensitivo, telepatico e tant’altro, ha ricordato a tutti i presenti in aula che la vita può essere molto di più di quel che la società contemporanea percepisce essa sia.
Il convegno si è concluso evidenziando la consapevolezza che tra di noi ci sono esseri superiori, in diretto contatto con la divinità e che il nostro destino è molto di più del semplice vivere, ma è un continuo evolversi, ricercando stati di coscienza migliori per avvicinarsi all’energia divina e creatrice.
Iraq, Iran, Siria, Turchia: l'unione contro i cartelli del jihad non appiana le divergenze tra i vari gruppi
Nonostante il successo elettorale in Turchia del Partito Democratico del Popolo (HDP - Halkların Demokratik Partisi), nato su temi come la giustizia sociale e i diritti delle minoranze, in particolare quella curda, permane la situazione di stallo nel processo di pace tra Ankara e il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK - Partîya Karkerén Kurdîstan). Situazione complicata dal monito del Gruppo delle Comunità in Kurdistan (KCK - Koma Civakên Kurdistan), secondo cui l'HDP non può imporre il disarmo del PKK, né la guida di quest'ultimo Abdullah Öcalan, dal carcere di İmralı, è in condizioni di impartire ordini. Insomma, tutto dipenderà dai risultati concreti della trattativa con il governo turco, finora condotta non da esponenti del partito maggioritario Giustizia e Sviluppo (AKP - Adalet ve Kalkınma Partisi), ma da ufficiali dell'intelligence. Si complica dunque la posizione dell'HDP e del suo esponente di spicco Selahattin Demirtaş, che, a due giorni dalla conquista di 30 seggi nel parlamento turco, aveva indicato proprio in Öcalan la figura in grado di garantire la fine del conflitto. Demirtaş aveva perciò condannato l'isolamento cui l'AKP ha condannato la guida del PKK e si era detto disponibile a partire per İmralı con una delegazione del suo partito per imprimere ai negoziati una svolta costruttiva. Peraltro la questione del Kurdistan turco è di fondamentale importanza regionale, poiché la sua mancata soluzione impedisce di trarre dai successi contro i cartelli del jihad dello Stato Islamico (ISIS) in Siria e Iraq il peso politico necessario per avanzare rivendicazioni territoriali unitarie. Infatti, malgrado abbiano avuto la prova di quanto l'unione sia determinante, le comunità curde disseminate tra Iraq, Iran, Siria e Turchia sono ben lungi dal trovare un terreno comune.
A fine maggio, si è riaccesa persino l'ostilità tra PKK e Partito Democratico del Kurdistan Iraniano (PDKI - Partî Dêmokiratî Kurdistanî Êran), formazione vicina al Partito Democratico del Kurdistan (PDK - Partîya Demokrata Kurdistanê) di Massoud Barzani, presidente della Regione del Kurdistan Iracheno (KRG). Fondato nel 1945 e di posizioni laiche, federaliste e socialdemocratiche, già nel 2004 il PDKI aveva protestato contro la creazione del Partito della Libera Vita del Kurdistan (PJAK - Partiya Jiyana Azad a Kurdistanê), ritenuto estremista e legato al PKK. Quest'ultimo, dal canto suo, ha sempre accusato il PDKI di vendere i diritti dei curdi iraniani in cambio del sostegno finanziario delle autorità del Kurdistan iracheno. Il 24 maggio di quest'anno il conflitto è esploso nuovamente a seguito del dispiegamento di truppe da parte del PDKI al confine tra Iran e Turchia. Una mossa percepita dal PKK come un tentativo da parte di Ankara e del PDK di vanificare le vittorie militari curde in Siria e Iraq e il successo elettorale dell'HDP. Viceversa, il PDKI accusa da sempre il PKK di assecondare Tehran pur di colpire le fazioni che non si allineano con le sue posizioni. Uno schema simile a quello della guerra di metà anni '90 in Iraq tra il PDK e il Partito di Unione Patriottica del Kurdistan (PUK - Yekêtiy Niştîmaniy Kurdistan) dell'ex presidente iracheno Jalal Talabani. Rispetto ad allora, tuttavia, l'attuale guida del PDK Massoud Barzani ha assunto posizioni concilianti invitando tutte le formazioni curde a non risvegliare lo spettro della guerra civile.
Eppure a rendere quasi probabile l'instaurazione, se non di uno stato curdo, almeno di un'alleanza sovranazionale, era stata nel settembre 2014 la creazione di Burkan al-Firat, il vulcano dell'Eufrate, piattaforma militare costituita dall'Esercito Siriano Libero (FSA) e le Unità di Protezione Popolare (YPG - Yekîneyên Parastina Gel) per cacciare l'ISIS dal governatorato siriano di Raqqa. Per la prima volta dunque una formazione sostenuta apertamente da potenze occidentali e regionali (fino a Settembre 2012 il FSA aveva il suo quartier generale nella provincia turca di Hatay) si univa ad una forza vicina al PKK, considerato organizzazione terroristica da molti paesi tra i quali Turchia, Siria, Iran, Unione Europea e Stati Uniti. Similmente, ad agosto 2014, aveva lasciato ben sperare l'alleanza nella guerra contro i cartelli del jihad tra i peshmerga, esercito regolare della regione autonoma del Kurdistan iracheno, e le YPG. Sembrava infatti che si potesse superare definitivamente l'antinomia tra PKK e Partito di Unione Democratica (PYD - Partiya Yekîtiya Demokrat, che nel 2012 aveva fondato le YPG) da un lato e PDK e PDKI dall'altro.
Vi sono inoltre formazioni curde di matrice islamica, come quella chiamata Hezbollah Curdo (HK -Hizbullahî Kurdî). Fondata nel 1978 in Turchia da Hüseyin Velioğlu (ucciso nel 2000 in uno scontro a fuoco con la polizia turca), negli anni '80 divenne un partito di massa nei principali centri urbani della provincia di Diyarbakır, arrivando nel decennio successivo allo scontro armato con il PKK, di ideologia marxista e fino ad allora forte soprattutto nelle zone rurali. Parallelamente, HK organizzò una serie di attentati contro le forze di polizia turche e contro i giornali che diffondevano informazioni sulla sua organizzazione, come Özgür Gündem e 2000'e Doğru. Quest'ultimo, in particolare, nel 1992 riferì le testimonianze di simpatizzanti di HK, che accusavano vari esponenti del partito di essersi “formati” nel quartier generale dei reparti antisommossa della polizia turca di Diyarbakır, ma l'autore dell'articolo venne ucciso due giorni dopo da ignoti. A seguito dell'annuncio della fine della lotta armata nel 2002, parte di HK confluì nell'associazione Solidarietà con gli Oppressi (Mustazaflar ile Dayanışma Derneği, abbreviato in Mustazaf Der), accusata nel 2010 da un tribunale di Diyarbakır di attività terroristiche. Due anni dopo, il movimento fondò il Partito Pace e Democrazia, poi denominato Partito della Causa Libera (Hür Dava Partisi, abbreviato in Hüda-Par), il cui nome è tornato sulle testate turche all'inizio di giugno per l'uccisione di Aytac Baran, presidente di una fondazione islamica ad esso legata a Diyarbakır. Il suo successore ha subito puntato il dito contro il PKK, riferendo che Baran ultimamente aveva ricevuto minacce dai suoi sostenitori. Le ragioni dell'omicidio, cui sono seguiti scontri armati costati la vita ad altre tre persone, restano tuttavia ignote, nonostante l'arresto di 18 sospetti da parte della polizia turca. Altra benzina sul fuoco delle tensioni che nei giorni precedenti alle elezioni parlamentari del 7 giugno hanno infiammato la provincia di Diyarbakır, con oltre 100 aggressioni ai danni di sedi e manifestazioni l'HDP. Fino alle due esplosioni che, durante il comizio del 5 giugno nella città di Diyarbakır, capoluogo dell'omonima provincia, hanno ucciso tre persone, seminando il panico tra la folla. Episodio del quale Demirtaş ha accusato direttamente formazioni affiliate all'ISIS.
Una grande festa del cinema che coinvolgerà l’intera città di Roma. Questo è il progetto CityFest, organizzato dalla Fondazione Cinema per Roma, presieduta da Piera Detassis, e curato da Mario Sesti, Gianluca Giannelli e Fabia Bettini, che vedrà diversi centri culturali della città, dall’Auditorium Parco della Musica alle sale cinematografiche, dalle Università al MAXXI, dalla Casa del Cinema al Teatro Biblioteca Quarticciolo, dal Teatro Villa Torlonia fino alla Casina di Raffaello, diventare un grande contenitore di eventi speciali, intrattenimento e formazione. Tra Giugno e Luglio si alterneranno spettacoli, masteclass, incontri, proiezioni e anteprime. Tra le novità della manifestazione, un nuovo format delle masterclass: illustri e autorevoli personalità terranno lezioni di cinema coadiuvati da clip selezionate e materiali inediti. Il primo incontro sarà con il regista cult danese Nicolas Winding Refn, che ha diretto grandi produzioni internazionali, da “Drive”, premiato a Cannes, a “Solo Dio Perdona”, presente con il documentario, realizzato con la moglie Liv Corfixen, My Life Directed By Nicolas Winding Refn.
Il 23 Giugno al Maxxi si potrà assistere alla proiezione di “Help!” di Richard Lester: un viaggio indietro nel tempo fino al lontano giugno 1965 quando si tenne a Roma lo storico concerto dei Beatles. Presenti alla serata Fabrizio Zampa, il giornalista che all’epoca intervistò la band di Liverpool, Gino Castaldo, critico musicale, e Teho Teardo, musicista. Il 25 giugno al Teatro Biblioteca Quarticciolo si terrà il primo appuntamento con “Lezioni Criminali, i più bei film polizieschi di sempre”, con la proiezione di “Milano Calibro 9” di Fernando Di Leo, a cui seguirà l’incontro con l’attrice Barbara Bouchet, Giancarlo De Cataldo, magistrato e autore, tra gli altri, di “Romanzo Criminale” e “Suburra”, e Mario Sesti. Il 28 Giugno alla Casa del Cinema, grande attesa per l’anteprima del film per ragazzi, distribuito da Warner Bros Entertaiment Italia, “Annie – La felicità è contagiosa” di Will Gluck, tratto dal fumetto di Harold Gray.
Dopo il successo ottenuto da Pierfrancesco Favino ed Elio Germano, il secondo appuntamento con i Duetti del progetto CityFest, vedrà la partecipazione di Isabella Ragonese e Michele Riondino, interpreti del film di Mario Martone “Il Giovane
Favoloso” e “Dieci inverni” di Valerio Mieli. Per le grandi anteprime family di Alice nella Città, Mercoledì 15 Luglio la Casa del Cinema ospiterà i simpatici protagonisti di “Cattivissimo Me”, che sfileranno su uno speciale red carpet animato per presentare il nuovo film d’animazione di Kyle Balda e Pierre Coffin: “Minions”. Il 16 Luglio, Luciana Littizzetto e Fabio Fazio saranno protagonisti di una masterclass sul doppiaggio. Una sintesi tra festa e festival, CityFest vuole celebrare i dieci anni dalla nascita della Festa del Cinema di Roma, che quest’anno si svolgerà dal 16 al 23 ottobre, con la direzione artistica di Antonio Monda.
Isabella Ragonese e Michele Riondino |
Biagio Laponte ama la sperimentazione e la ricerca sonora. Sound engineer nel mondo della musica classica e della world music, vanta produzioni con Giovanni Sollima, Giuseppe Ettorre, Filarmonica della Scala, Orchestra Rai di Torino, e altri.
E' produttore e compositore di musica contemporanea elettronica.
Molti singoli e remix lo avvicinano ad un pubblico di ascoltatori interessati a questo genere. Nel 2014 entra a far parte del mondo teatrale, dove trova ispirazione per il suo ultimo progetto musicale Khaos, che sarà pubblicato da Drummond DSP.
Sei un produttore di musica elettronica, ambient, come sei entrato nel mondo della musica e perchè hai scelto questo genere?
E’stato il percorso che mi ha portato al mio fare oggi. Ho iniziato a suonare un po’di strumenti acustici, e più scoprivo gli svariati timbri esistenti, più volevo conoscerli e praticarli. Ma è impossibile suonarli tutti, così ho intrapreso il percorso per conoscere la fisica acustica da vicino. Ho messo piede nel primo studio di registrazione in qualità di tecnico del suono, registrando molti album di musica classica e world per poi passare alla produzione e alla composizione elettronica. Non ho proprio scelto questo genere avendo le idee chiare su cosa fare, ma potrei dire che ci sono arrivato. La musica ambient ha una varietà timbrica e una possibilità di modulazione che riesce a penetrare dritta a stimolare l’immaginazione di chi ascolta, evoca paesaggi e ricordi, per alcuni aspetti la definirei astratta, ma il beat elettronico le dà quella pulsazione che ti fa sentire ancora sveglio e tiene vigile l’attenzione sul presente.
Hai concluso da poco il tuo primo progetto discografico "Khaos", come nasce questo album e qual è la sua particolarità?
L’album nasce a stretto contatto con le mie esperienze con il teatro di ricerca. Praticando nuove forme per immaginare e creare, accostando il mondo dell’arte a quello urbano, nasce uno scambio tra i due, una magia che mi ha molto ispirato a comporre questa musica.
La sua particolarità oltre che concettuale sta nelle sonorità, c’è uno zoom sull’ambiente urbano della metropoli registrato da me in alcune città d’Italia che fa da sfondo alla musica. Questo ambiente accoglie i ritmi a volte frenetici e a volte lenti ed echeggiati, in base al punto d’ascolto che si ha nei confronti della città. Nel senso che se ci vivo dentro ho a che fare col suono dei motori, le sirene e segnali acustici di tutti i tipi che senza dubbio disturbano il mio udito, ma allontanandosi sempre di più quei suoni diventano prima echi e poi rumore di fondo. Il percorso musicale si muove su questi livelli di presa di coscienza dell’attimo in cui ci troviamo e su cosa stiamo ascoltando.
Ci dai qualche breve cenno delle dieci tracce contenute in Khaos?
Per questo vi invito ad avere un po’ di pazienza, sarebbe impossibile trovare le parole per eguagliare le sonorità create. Ma posso dire che la sincronicità, il tempo e lo spazio, la deriva urbana, la ricerca del silenzio e l’oltrepassare i confini del rumore cittadino sono temi che ho voluto trasformare in suoni e in musica. Spero di esserci in qualche modo riuscito, lo scopo dell’album è portare alla riflessione di queste tematiche tramite la piacevole sensazione di ascoltare musica. Mi piace vederlo come un dipinto esposto in galleria, dove tramite i suoi colori e le sue forme ci si immerge in un mondo interiore che potrebbe migliorare ciò che ci circonda.
Qual è il punto di forza della tua musica? Perchè la gente ti dovrebbe ascoltare e scegliere tra le tante proposte del mercato discografico?
Bella domanda. Non ci ho mai pensato a dir la verità, ma sicuramente c’è dentro una grande fetta del mio essere, del mio pensiero e in parte anche quello di qualsiasi persona che vive il nostro tempo. La musica che compongo prova ad essere un riflesso della realtà che viviamo, un doppio filtrato dalle mie percezioni che trasformo in suoni. Non so cosa dire riguardo al mercato discografico se non che è oggi è arrivato ad essere una macchina schiaccia sassi e spesso solo per poter vendere il prodotto mette a rischio la qualità della musica stessa. Per fortuna che ancora esistono case discografiche indipendenti che appoggiano e valorizzano le tue idee, tra queste Drummond Records, che mi ha accolto con molto interesse.
Esiste un collegamento con il termine greco antico "Chaos" con la scelta del titolo del tuo lavoro?
Si. Khaos è il nome che più rappresenta il percorso musicale dell’album. “Nelle antiche cosmologie greche, il complesso degli elementi materiali senza ordine che preesiste all’universo ordinato.” Queste sono le parole che mi hanno colpito, perché oggi, nel mondo, i movimenti in atto sono molto caotici e la speranza è quella di trovare, dopo il caos, una forma adeguata al benessere comune per tutti.
Cosa porta un artista ad autoprodursi? Una tua riflessione.
Mi collego alla domanda precedente sul mercato discografico. Il motivo per cui oggi tanti artisti si autoproducono è soprattuto per avere la piena libertà di esprimersi, per comunicare tramite l’arte, perché si vuole dire qualcosa, perché il mondo viaggia verso direzioni opposte e in qualche modo è un buon compromesso per salvaguardare la cultura contemporanea, anche se i guadagni non sono elevati e a volte minimi, anche se non sforniamo prodotti per la massa, ci teniamo alla sincera espressione artistica per lasciare un segno originale ed un segnale di risveglio a chi ci ascolta.
Cosa pensi della musica etnica? La musica elettronica sarà la musica del futuro?
Penso che la musica etnica sia cultura, cultura dei popoli, un' impronta digitale sonora dei vari luoghi del mondo. Senza il ritmo dell’Africa non avrei mai formulato le strutture ritmiche che potrete ascoltare all’interno di Khaos. Come senza i mantra ipnotici indiani non avrei creato il senso di ripetizione minimale. Nella musica etnica e nelle sue culture secondo me c’è l’anima del mondo, ognuno di noi dovrebbe conoscere, approfondire, ricercare e praticare questo tipo di passione nella poesia, nel teatro, nei dipinti, nei linguaggi e nei suoni. Per quanto riguarda la musica elettronica, ti dà la possibilità di rendere il suono una materia malleabile e trasformabile in svariate forme. Tutto ciò è possibile grazie ai grandi progressi della tecnologia apportata alla musica ma non la definirei la musica del futuro. Esiste già e coesiste insieme a tutte le altre forme musicali come la musica barocca, l’opera lirica, il pop e il punk. Diventerebbe noioso andare tutti i giorni ad ascoltare i concerti di Tim Hecker o di Ryuichi Sakamoto se non fosse possibile anche ascoltare un concerto tra quelli dei Radiohead o di Bob Dylan, o perché no una bella sinfonia di L.V. Beethoven.
Chi pensava che Expo fosse una piattaforma informativa, scambio di risorse culturali e tecnologiche con lo scopo di trovare soluzioni politico-economiche per assicurare a tutti cibo sano e sufficiente e sconfiggere la fame che attanaglia 800 milioni di esseri umani, dovrà attendere edizioni eticamente più avanzate.
Il tentativo non è “Nutrire il pianeta” ma vendere di più i propri prodotti, utilizzando il cibo come strumento strategico per assicurarsi maggiori guadagni e far credere, tra le altre cose, che le grandi industrie non sono responsabili del cambiamento climatico in corso: l’80% delle risorse disponibili è ad appannaggio delle lobby.
L’Expo, che nella sostanza è una fiera per la colonizzazione finanziaria delle multinazionali, non parla di sovranità alimentare, di difesa della biodiversità, di impatto sugli ecosistemi da parte dell’industria della carne, di sostenibilità ambientale, dai danni dei cibi industriali, di sperpero di risorse naturali ed energetiche, di spreco di acqua potabile; l’Expo non parla degli enormi sussidi elargiti all’industria zootecnico agroalimentare, non dice che ogni mucca europea percepisce 2,5 euro di sussidi al giorno (che è il doppio di quanto dispone il 75% degli africani); non parla dei suicidi dei contadini indiani strozzati dai debiti delle multinazionali; non dice che il mangime utilizzato dagli animali d’allevamento sfamerebbe 9 miliardi di persone; non dice che si possono nutrire 12 persone con i prodotti coltivati su un terreno necessario a nutrire una sola persona che mangia la carne.
Sia il Brasile (più della metà della terra coltivata è utilizzata per la produzione di prodotti Ogm) sia le Istituzioni Europee sfiorano appena questi problemi: più attente agli interessi delle grandi lobby, industrie e banche, che all’opinione dei cittadini nettamente contrari alla coltivazione e l’utilizzo di prodotti Ogm.
Ma parlare di cooperazione allo sviluppo, diritti umani, condivisione, disinquinamento, di riduzione del consumo di energia, di sistemi ecocompatibili, di biodiversità, di tutela dell’ambiente, mentre si pubblicizzano prodotti che sono la causa di questi problemi significa prendere per i fondelli l’intelligenza umana.
In tutto questo dov’è la voce della Chiesa, la cui ancestrale visione antropocentrica vanta assurdi diritti sulla natura in preda alla furia devastatrice dell’uomo? La Chiesa, a parte un timido invito al “non abuso”, mai si è pronunciata contro gli allevamenti intensivi, le monoculture, la distruzione delle foreste pluviali, i danni provocati dall’industria chimica, dall’industria del tabacco, o contro le centrali nucleari: essa, teoricamente, lotta contro gli effetti della sua stessa politica.
In che modo una manifestazione sponsorizzata da Coca Cola, Ferrero, Eni, Mc Donalds, Nestlè, (ricordate i danni di quest’ultima per le scorrettezze criminali intese a promuovere sostituti di latte materno e di alimenti industriali?) può garantire cibo sano e sufficiente per tutti? Sarebbe come se l’industria farmaceutica indicasse programmi per non far ammalare le persone. Se la fame, l’inquinamento, la distruzione dell’ambiente è determinato dal consumo di un certo prodotto possono coloro che lo producono andare contro i loro stessi interessi?
Altro che nutrire il pianeta! Expo è un raduno mondiale di ingordigia capitalistica: invece di dibattere sui danni causati dal consumo di prodotti animali (sulla salute umana, sull’ambiente, sull’economia…) sarà una grande abbuffata di carne, di tutti i tipi, di tutte le specie, comprese quelle che i popoli europei considerano ripugnanti: serpenti, ragni, scorpioni, formiche… (di questo passo arriveremo ai pidocchi), meglio se di produzione propria: in fondo il cuoio capelluto di un contadino è sicuramente più pulito di una stalla.
l bombardamento mediatico contro il governo greco sembra non funzionare.
Una lettura fatta attraverso i sondaggi di opinione su come la società greca vede l'operato del
proprio governo fino ad oggi.
Mentre a gran voce ci viene detto dalla commissione europea e dal governo tedesco che in
Spagna, Portogallo e Irlanda le misure economiche di austerity stanno portando buoni frutti e
questi paesi stanno facendo "passi avanti", gli elettori di questi paesi, quando sono chiamati a
scegliere, si orientano su posizioni opposte a quelle dei loro governi. Sono forse impazziti?
Credo di no.
Questo ci può far riflettere su quanto l'informazione sia strumentalizzata e asservita a
sostenere un modello economico che da molto tempo ormai si è dimostrato fallimentare. Non
metto in dubbio che questi paesi stiano facendo "passi avanti" grazie alla cura a base di
neoliberismo, mi piacerebbe capire in quale direzione?
Anche per la Grecia, fino a pochi mesi fa quando ancora c'era il governo Samaras, venivano
dette le stesse bugie e tutta Europa stava a guardare una "ripresa della Grecia" invisibile per
noi, ma evidente solo sulla stampa di propaganda.
Il governo greco, per il momento l'unico ad aver alzato la testa è stato attaccato e
sbeffeggiato da tutti gli altri governi. Potendo dire ben poco sulla serietà degli argomenti
messi in campo dagli esponenti del governo Tsipras, si sono accaniti sui singoli ministri
cercando di screditarli con commenti e chiacchericci di bassa lega, ad iniziare dalla cravatta
(che non hanno) a finire con bugie e false dichiarazioni attribuite quando all'uno quando
all'altro.
Questi mesi di contrattazione con l'Eurogruppo non hanno portato a granché, da parte del
governo tedesco (cioè il vero cervello dell'Eurogruppo) è stata attuata la tecnica dello
"sfinimento" ovvero aprire momenti di speranza e di probabile accordo e subito dopo tornare
a chiedere e imporre le decisioni prese dal precedente governo, cercando di far leva sul
ricatto del fallimento economico e delle varie scadenze e pagamenti che la Grecia ha davanti.
Il problema del governo tedesco nei confronti del governo greco è politico e questo è bene
che venga capito da tutti. Non sopportano di aver a che fare con un governo di sinistra.
Poco importanza viene data alle proposte presentate da Atene, non vengono neanche
valutate dagli interlocutori, il "programma deve continuare" e basta.
Che Atene possa trovare all'interno della propria economia altri modi per riprendersi
economicamente diversi dalla macelleria sociale sostenuta dalla Germania, questo non
importa. Il problema non sta nell'economia e quindi nella ripresa economica della Grecia, ma
negli interessi economici della Germania e delle varie multinazionali che avevano iniziato a
spartirsi la torta ellenica. Quindi…meglio se altre soluzioni diverse da quelle imposte non
verranno trovate.
L'obiettivo finale dell'Eurogruppo è senz'altro quello di annientare il cattivo esempio che il
governo greco rischia di dare agli altri popoli d'Europa. E sicuramente nei prossimi giorni e nei
prossimi mesi si intensificheranno gli attacchi e i ricatti affinché il governo greco si pieghi al
volere del neoliberismo. Per il momento, grazie ad i rapporti di forza estremamente
sfavorevoli, Atene ha congelato alcuni punti del proprio programma e sta cercando di arrivare
ad un accordo senza varcare alcune "linee rosse" ovvero dei punti imprescindibili del proprio
programma che riguardano i diritti dei lavoratori, il rifiuto di attuare nuovi tagli a stipendi e
pensioni e l'eliminazione della famosa tassa ENFIA, una tassa orizzontale sulle proprietà che
sta mettendo il popolo greco in ginocchio.
La propaganda internazionale contro la Grecia non è la sola a martellare il governo Tsipras,
dovete sapere che tutte le emittenti televisive private del paese non hanno mai pagato un
euro per i diritti televisivi e per l'uso delle frequenze, ma non perché non dovessero pagarli,
perché i precedenti governi preferivano il sostegno mediatico alla riscossione dei compensi. Il
governo guidato da Tsipras ha pensato bene di iniziare a chiedere i milioni di euro che queste
emittenti televisive devono allo stato ed è così che le stesse emittenti televisive hanno iniziato
una guerra mediatica per screditare il governo. La propaganda che ogni giorno viene fatta
contro i vari personaggi del governo è vomitevole e priva di ogni deontologia giornalistica.
Se sul piano internazionale possiamo dire che il governo ellenico sta percorrendo una strada
da solo e in salita, diversamente vanno le cose in patria. Nei pochi mesi di governo è infatti
riuscito a fare molte cose positive. La differenza con i beceri del governo precedente è
enorme e con una certa velocità la Grecia si sta normalizzando.
Se prima c'era da lottare per non far peggiorare le cose, adesso possiamo discutere di come
migliorarle. L'opposizione al governo è di due tipi: quella da destra che è scontenta di veder
andare in fumo il grosso lavoro fatto in collaborazione con la Troika e che vorrebbe tornare al
precedente modello di dittatura sociale ed economica e quella da sinistra, che vorrebbe delle
posizioni più intransigenti del governo greco nei confronti dei creditori e dell'Eurogruppo.
Personalmente capisco di più l'opposizione di destra con tutte le sue ragioni, ragioni che
politicamente non condivido affatto ma che mi sembrano più sensate delle critiche mosse
dall'opposizione di sinistra.
Capisco che un'evoluzione verso qualcosa di ancora meglio può avvenire solo cercando di
spingere la politica verso nuove soluzioni e che accontentarsi frena questo processo, ma
dall'altra parte devo riconoscere che gli spazi per attuare una politica estera più radicale non
vi sono e gli equilibri europei (per il momento) non sono favorevoli.
Ricordiamoci che se questo governo cade non c'è da sperare in qualcosa di migliore, ma
semmai di un ritorno a qualcosa di molto peggiore...
Nonostante tutto ciò, due giorni fa sono usciti sul quotidiano Avghi dei sondaggi di opinione
relativi al periodo 1319
maggio 2015 e confermano come il governo Tsipras goda ancora di
una ottima popolarità.
Sono molto interessanti da esaminare perché rispecchiano l'impatto sulla società greca delle
scelte del governo in politica estera e confermano che il popolo greco crede ancora
saldamente nel tentativo che questo governo sta facendo per cambiare la politica economica
fin ora abbracciata dai precedenti governi.
Iniziamo con la stima dei voti, " Se in Grecia ci fossero oggi le elezioni politiche che cosa
voteresti ?"
Il 48,5% voterebbe Syriza, mentre Nea Dimokratia il maggiore partito di destra all'opposizione
si deve accontentare di un misero 21%, questo dato descrive in maniera evidente la forte
sfiducia che ancora il popolo greco nutre nei confronti dell'ex primo ministro Samaras,
amicone della Troika.
A seguire abbiamo i Nazifascisti
di Chrisi Avghi con il 6%, i neoliberisti di Potami con il 5,5% i
KKE partito comunista greco (all'opposizione) con il 6%, Anexartiti Ellines (al governo con il
Syriza) con 3,5% il Pasok con il 4% e un 5,5% di altri.
Alla domandato " Quale secondo voi è il migliore governo per il paese?" Il 54 % indica l'attuale
governo, mentre solo il 18% vorrebbe il governo di Nea Dimokratia, segue poi il 18% di
interpellati che non è soddisfatto da nessuno dei due governi.
La popolarità del primo ministro Alexis Tsipras è ancora molto alta e viene stimata al 77%.
Alla domanda: " Quale è il primo ministro più adatto per la guida del paese? " Ben il 63% degli
interpellati ha risposto Alexis Tsipras, mentre Antonis Samaras resta al 20% e il 14% non
indica nessuno di questi due.
L'ormai famoso ministro delle finanze Yanis Varoufakis che da mesi è nell'occhio del ciclone e
su di lui si è abbattuto il chiacchericcio mondiale è ancora molto sostenuto dal popolo greco.
Se analizziamo il confronto tra soddisfatti e insoddisfatti vediamo che a febbraio 2015, subito
dopo le elezioni, coloro che si esprimevano positivamente e coloro che invece risultavano
insoddisfatti erano rispettivamente il 75% e il 24%. A marzo 2015 erano rispettivamente il
59% e il 40%. Ad aplile 2015 il 55% e il 43% e a maggio il 59% e il 40%. Come potete vedere
c'è stato un calo fisiologico rispetto alle aspettative iniziali e al sorprendente dato registrato a
febbraio 2015, la sfibrante trattativa condotta con l'Eurogruppo e la contrattazione portata
avanti nella ricerca di un compromesso hanno fatto scendere la popolarità del ministro
Varoufakis, ma se valutiamo a quale martellamento mediatico negativo è stato sottoposto in
questi mesi possiamo dire che è ancora apprezzatissimo dal popolo greco.
Chiudo con un dato molto significativo che riguarda un argomento di grande attualità: il
referendum sull'Euro. Il 71% del popolo Greco è a favore e il 25% è contrario, il 4% non ha
opinione.
Questa massa di dati e di percentuali ci può dare un idea di come il popolo greco veda ancora
di buon occhio il proprio governo nonostante la feroce propaganda di cui è vittima. Una cosa
è certa: dopo il successo di Podemos in Spagna e la vittoria a Barcellona ci sentiamo un po'
meno soli in questa Europa drogata dall'austerity.
Siete comunisti, che cosa ci possiamo aspettare?" È Inge Graessle, una deputata del partito CDU della Merkel ad averlo detto in una trasmissione televisiva.
Perché non si arriva ad un accordo tra Eurogruppo (governo tedesco) e Grecia?
Dopo mesi di trattativa nei quali il governo greco ha fatto grandi concessioni per raggiungere un accordo ancora si parla di"posizioni distanti" .
Semplice. Il problema non sta nell'economia. Il problema è politico. Il governo conservatore
tedesco ODIA il governo della Grecia semplicemente per un fatto: è di sinistra.
E' la stessa Inge Graessle (rappresentante del governo tedesco) a dirlo apertamente:
..."Siete comunisti, che cosa ci possiamo aspettare?" .
Questa la frase pronunciata in una trasmissione televisiva giornalistica dove la Inge Graessle
oltre a questa affermazione ha ripetuto le solite bugie che da mesi danno in pasto al popolino
di tutta Europa.
Inge Graessle è una deputata del partito CDU della Merkel e detiene la presidenza della
commissione di controllo di bilancio del Parlamento Europeo. Ha partecipato a un talk show
televisivo con Stelios Kouloglou, un giornalista molto noto in Grecia che (ha curato molti
documentari e che ha un sito di giornalismo molto frequentato www.tvxs.gr che nel dibattito
televisivo rappresentava il partito Syriza.
Per l'ennesima volta la rappresentante del CDU si è dimostrata una bugiarda, affermando il
falso. Oltre a questo ha contestato a Kouloglou dei provvedimenti di politica interna del
governo Tsipras, dimostrando palesemente che il problema non è far tornare i conti e
riprendersi i propri soldi indietro, ma è politico e legato alle mire espansionistiche e
commerciali delle multinazionali tedesche.
Vi invito ovviamente a vedere il video, che è in un inglese semplice e capibile. Qui di seguito
riporto e commento alcuni momenti del dialogo.
Vedi il video: https://www.youtube.com/watch?v=OqU9PHRNpM4
Già dai primi minuti del colloquio appare chiaro come la signora Inge Graessle alimenta la
propaganda anti ellenica che da anni viene portata avanti dal governo tedesco. Inizia subito
ironizzando sul fatto che i greci sono inaffidabili e inclini a cambiare spesso idea.
Andrebbe ricordato alla signora Inge Graessle che nell'Eurogruppo del 17 febbraio avvenne
un cambio repentino della bozza di accordo. Una bozza che era stata preparata in
precedenza dai tecnici venne improvvisamente sostituita da un'altra dal presidente
dell'Eurogruppo Dijsselbloem su diretto volere si Schäuble. Il ministro delle finanze greco
Varoufakis si rifiutò di firmarla e di lavorarci sopra e proprio in quell'occasione, notata
l'abnegazione di Dijsselbloem nei confronti del capo, coniò il nomignolo di "Delivery boy" per il
capo dell'Eurogruppo. Se non ci fosse stato Paul Mason (giornalista inglese) a rivelare
l'inganno e a pubblicare il documento sparito i greci sarebbero stati fatti passare da paranoici
visionari. Questo fu il primo episodio di una serie infinita di scorrettezze, inganni, bugie, false
aperture, cambi di idea, accordi poi ritrattati, etc..che hanno caratterizzato questi mesi di
trattativa.
Questa tecnica, un classico del governo tedesco, ha l'unico fine di screditare i propri
interlocutori e di far passare in secondo piano le questioni economicopolitiche.
Il governo
tedesco si vergogna di affermare davanti al proprio popolo che il proprio obbiettivo è
colonizzare economicamente la Grecia (come è stato fatto con il resto dei Balcani) e quindi
deve aggirare l'ostacolo, lo fa presentando i propri interlocutori come dei cialtroni,
spendaccioni e dilettanti...tutte caratteristiche negative che fanno molta presa sulla psicologia
del tedesco medio.
"Il governo greco sta lavorando per un Grexit" , ha continuato. Anche su questa affermazione
c'è molto da ridire. Il governo greco ha fatto passi da gigante verso un compromesso che sia
vantaggioso per tutti.
Si può dire la stessa cosa per la Germania? No.
La Germania sta tirando tutta l'Europa verso una direzione che conviene solo a lei. C'è
veramente da chiedersi a cosa servono le elezioni e i mandati politici che gli elettori affidano
ai propri governi se viene dato per scontato che la politica sia fatta altrove e su decisioni già
prese in precedenza. In realtà è la Germania che sta lavorando per un Grexit, una punizione
esemplare che serva da lezione a tutti gli altri popoli dell'Europa. Ovviamente la Germania
vorrebbe gestire la cosa in maniera da non doversi prendere le responsabilità dei contraccolpi
economici che si ripercuoterebbero sulle economie più deboli di tutta l'eurozona.
La signora Graessle rinfaccia a Kouloglou che il governo attuale non ha rispettato gli accordi
presi dal precedente governo ovvero di portare i salari a 300 euro, tagliare le pensioni e
liberalizzare i licenziamenti di massa. È evidentemente difficile per la signora Graessle capire
che questi provvedimenti oltre a peggiorare l'emergenza umanitaria che già è in corso in
Grecia siano impossibili da applicare. Infatti anche il governo Samaras che ha preso questi
accordi e che sarebbe stato ben contento di applicarli, non ha potuto. Che non sia possibile
vivere con uno stipendio di 300 euro lo capisce anche un cane, ma forse qualche politico del
CDU non ci arriva, e comunque come sottolinea Kouloglou, si parla di alzare gli stipendi nel
settore "privato", quindi signora Graessle, non ci sarà nessun peso economico ulteriore per lo
stato...se è di questo che è preoccupata. Mi sembra che invece la paura sia di guastare gli
interessi delle multinazionali che con i salari ribassati ulteriormente avrebbero a disposizione
una piccola India in Europa.
"Vi aspettate che i contribuenti più poveri della Slovacchia e la Lituania, paghino per le vostre
promesse? Avete riassunto 3900 impiegati statali..". continua la signora Graessle.
La rappresentante del CDU si riferisce alla riforma che improvvisamente oscurò la televisione
pubblica (ERT) e che portò al licenziamento di tutti gli impiegati della televisione di stato.
È bene precisare, se vogliamo spostare la questione sul piano economico, il bilancio
dell'ultimo ERT era circa 3,7 milioni di euro, mentre la nuova tv di regime fatta da Samaras a
sostegno di un governo non democratico ha avuto un budget di 13,8 milioni di euro. C'è poi
da notare che il licenziamento di massa che fu fatto è stato dichiarato illegale dall'alta corte
greca. A parte questo, la televisione pubblica, come Stelios Kouloglou sottolinea giustamente
è finanziata dal contributo dei telespettatori, non dallo Stato. Quindi non influisce
minimamente sul bilancio statale. Ovvio che al governo tedesco piaceva di più una televisione
a diretto controllo della destra di Samaras.
Sarebbe interessante, tra gli altri miti da sfatare, dire che la Grecia non ha poi questo grande
settore pubblico che viene rinfacciato dal governo tedesco. E 'ovvio che anche prima della
crisi, la Grecia era uno dei pochi paesi con una percentuale bassa di funzionari pubblici in
rapporto al totale della forza lavoro. Al contrario, ci sono paesi come la Norvegia, la Svezia e
la Francia, che hanno tre volte il numero dei dipendenti pubblici greci. Ci sono dei settori dove
il taglio del personale e delle spese sono atti criminali, sto parlando, solo per fare un esempio,
degli ospedali. Da tempo mancano gli strumenti basilari come ad esempio un semplice
termometro. È giusto questo? Può uno stato europeo spingere un altro stato in una crisi
umanitaria perché vede in questo un proprio personale guadagno?
Per quanto riguarda i contribuenti di altri paesi europei:
a) la Grecia ha restituito i propri prestiti con interessi per gli anni passati e non ha ricevuto un
centesimo da agosto 2014.
b) Il debito pubblico greco è in crescita dall'inizio del memorandum da 127% al 180%.
Syriza propone un congresso europeo sul debito pubblico dal momento che questo non è
solo un problema greco (es. Italia, Spagna, Francia, etc.) ed è stato principalmente causato
dalla decisione politica del governo tedesco di salvare le banche.
c) Anche il Parlamento Europeo ha concluso che la politica di austerità che viene promossa è
fallimentare e antidemocratica.
Intorno al minuto 15 del video, la signora Graessle, dopo tante bugie, ha finalmente uno
scatto di onestà e dice: "Il governo greco ritiene che nessuna riforma sia il modo giusto
per uscire dalla crisi. (...) Come ci si può aspettare dai comunisti una riforma?
Inge Graessle e il partito popolare europeo, non ha ancora accettato che il muro di Berlino
non esista più, coltivano da 25 anni l'odio. In ogni caso, un grande grazie alla signora
Graessle che con linguaggio eloquente esprime un concetto semplice e alla portata di tutti: Il
problema è politico, inutile arrampicarsi sugli specchi, una soluzione non vogliono trovarla
perché il governo greco è di sinistra e questo cambia i presupposti del confronto. Se alla base
della discussione non vi è un saldo e massiccio sentimento antidemocratico e un gusto
perverso per la macelleria sociale...non ci può essere nessun dialogo.
Per questo rimpiangono il governo Samaras con cui si trovavano tanto bene.
Il recente successo del partito spagnolo Podemos è anch'esso un fatto inquietante per il
governo tedesco. In futuro potrebbero cambiare gli attuali equilibri politici e di conseguenza il
potere decisionale della Germania. Il governo tedesco cerca di ricattare il più possibile il
governo greco, è una corsa contro il tempo. Non potendo vietare le elezioni negli altri paesi
europei cerca di organizzare una punizione esemplare per la Grecia. L'odio è cieco e come in
un film già visto il governo tedesco rischia di fare scelte tragiche per tutta l'Europa come è già
successo nella storia di questo continente. La sua caratteristica è nota, cedere ad un
compromesso equo per tutti è visto come atto di debolezza. Mentre la ritorsione e la
punizione sono viste come normale evoluzione della loro tradizione.
Una vittoria della sinistra in altri stati d'Europa sarebbe per la Germania soprattutto una
sconfitta sul piano morale. Non dimentichiamoci che i peggiori crimini compiuti durante la
seconda guerra mondiale dall'esercito nazista sono stati compiuti in fase di ritirata.
Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo (Voltaire).
Tutto pronto per l’ottava edizione del Film Festival Senza Frontiere, che si terrà alla Casa del Cinema dal 5 al 7 Giugno 2015. La nuova edizione sarà incentrata sul concetto di libertà, nel senso più ampio del termine, inteso come la necessità di condividere, conoscere e lottare per la libertà di espressione, lontana da vincoli e barriere costruite su paure e pregiudizi.
La kermesse accende i riflettori sul Medio Oriente, la Russia, l’Iran attraverso una selezione di film provenienti da cinematografie internazionali legati da un fil rouge che passa dai conflitti ai grandi temi e dilemmi del nostro tempo.
In apertura del festival l’anteprima italiana di Taxi, del regista iraniano Jafar Panahi, vittima nel suo Paese di persecuzioni, a cui è preclusa la possibilità di dirigere, scrivere e produrre film, viaggiare e rilasciare interviste. Nonostante ciò il 14 febbraio 2015 Jafar Panahi ottiene un ambito premio: l'Orso d'oro al 65° Festival internazionale del cinema di Berlino proprio con il film Taxi, girato in clandestinità a causa del divieto imposto dal governo iraniano. La pellicola raccoglie le testimonianze dei passeggeri del suo taxi, e dipinge uno spaccato eterogeneo, multicolore e variegato della vita a Teheran. La proiezione segna anche il debutto della neonata “Cinema”, casa di distribuzione creata da Valerio De Paolis.
Monk with a Camera, diretto da Guido Santi e Tina Mascara, è la biografia di Nicholas Vreeland (nipote della famosa Diane Vreeland) che ha rinunciato ai privilegi di un fotografo di successo per diventare un monaco buddista tibetano. Inviato dal Dalai Lama ad aprire e dirigere il Rato Monastery in India, è tornato alla fotografia per raccogliere i fondi necessari per la costruzione del monastero.
Sempre nel corso della prima giornata si assisterà alla proiezione di The Fool, per la regia di Yuriy Bykov: una finestra sulla corruzione in Russia, causa di morte e distruzione.
I tre film in programma nel pomeriggio di sabato 6 giugno sono dedicati a storie di bambini e adolescenti: My Neighborhood, regia di Jula Bacha, Redemption regia di Jon Alpert e Kes, regia di Ken Loach. Si continua il secondo giorno con A Girl Walks Home Alone at Night, diretto da Ana Lily Amirpour: “il primo western di vampiri iraniano”, fuori da tutte le categorie. Una città fantasma immaginaria, la sua gente, un vampiro e la musica, sono gli ingredienti principali di una pellicola densa di emozioni e di atmosfera.
In programma anche Gett - The Trial of Viviane Amsalem, diretto da Ronit Elkabetz e Shlomi Elkabetz in cui la protagonista lotta per la sua libertà contro un uomo che usa il suo potere per tenerla legata a sé, in una Israele in cui un divorzio è possibile solo con l’approvazione del marito. A seguire Last Days in Vietnam, di Rory Kennedy, che descrive il dilemma morale di militari e diplomatici americani alla fine della guerra del Vietnam: ubbidire a ordini superiori provenienti dalla Casa Bianca ed evacuare solo i cittadini americani o rischiare l’accusa di tradimento e salvare la vita al maggior numero di vietnamiti possibile.
Chiude il festival la proiezione di “Citizenfour”di Laura Poitras, reduce dal premio Oscar come miglior documentario, e che affronta il tema della mancanza di privacy in una società totalmente dipendente dalla tecnologia, che Edward Snowden evidenzia attraverso l’incontro con la macchina da presa della regista.
Un’originale e approfondita panoramica che affronta temi interessanti e attuali, il Festival rappresenta un’occasione unica e imperdibile per gustare il grande cinema dal respiro internazionale e dalla vocazione solidale.