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“Senza fine…La notte dei ricordi”: una serata all’insegna del fashion con i modelli di Carlo Alberto Terranova e il ricordo della storica della moda Mara Parmegiani
Ricordi e note. Mentre scorre il video di Ornella Vanoni che canta “Senza fine” si apre, sul palco blu di Lungo il Tevere Roma, una serata all’insegna del fashion e dei grandi dell'alta moda come Carlo Alberto Terranova: suoi i quattro modelli capsule che troneggiano dalla ribalta in esclusiva, provenienti dalla nuova collezione. Sul
Video manifestazione |
palco la testimonial del couturier, Angela Tuccia, e Elisa Pepe’ Sciarria, ex Miss "Una Ragazza per il Cinema" 2015. Con le capigliature curate dagli hair-stylist internazionali Carlo e Giuseppe Tessier.
Un ottimo modo, quello della catwalk, per ricordare Mara Parmegiani, celebre storica romana della moda, giornalista e scrittrice ma anche grande collezionista di moda le cui mostre di abiti d’epoca hanno segnato la storia di tanti musei in tutto il mondo.
Anthony Peth, volto di La7, scandisce i vari momenti dell’articolata scaletta tra cui alcune interviste a vari amici della Parmegiani.
Applausi per la consegna a Terranova del Premio Immagine 2018 del “Photofestival attraverso le pieghe del tempo” di Lisa Bernardini: ovvero una bella scultura del maestro Tonino Santeusanio.
E poiché una delle icone del fashion e del ricordo è Lady Diana, la cantante Deborah Xhako, reduce dalla semifinale di The Voice di Rai2, propone “Candle in the wind”, ma anche “New Rules” di Dua Lipa .
Poi è il turno del cantante Steven B., che ha collaborato con Gigi Proietti, Pippo Baudo, Johnny Dorelli, Rita Pavone e da anni è l’assistente artistico di Loretta Goggi, con le note di “Put the ball and…run”.
In platea bordo fiume tanti personaggi del mondo dello spettacolo tra cui le attrici Cristiana Vaccaro e Adriana Russo, Silvia Califano, figlia del Califfo. Curiosità per gli interessanti pannelli della mostra sui 140 anni del Messaggero, con famose e storiche prime pagine sui fatti più importanti di oltre un secolo di Belpaese
Ci incontriamo in un giorno di commemorazione alla sua carriera e, dopo il fatidico discorso di commiato, ecco che tutta la Stampa nazionale ed internazionale gli si raduna intorno asfissiante e prepotente: cameramen,fotografi e giornalisti. Io incaricata da Vogue Asia ad ottenere un intervista in esclusiva sgaiattolavo qua' e la'tra una telecamera e l'altra in modo da farmi spazio per avvicinarlo e finalmente dopo averlo salutato nella speranza che mi avesse riconosciuta, iniziai a fargli delle
domande ottenendone nella calca veloci risposte.
Sono passati tanti anni da quando lo vedevo quotidianamente nella Citta' Eterna e con il suo entourage andavamo sempre a pranzo da Mastrostefano, un ristorante a la page nella frequentatissima Piazza Navona del Jet Set mondiale: a tavola mi permetteva di mangiare soltanto insalata di carote condite con Salsa Primavera, da lui appena scoperta, salmone e spremuta di arancie, a sua detta dovevo per forza mantenere la linea..
Io giovanissima ad i primi anni di universita' nel corso di laurea in Medicina, passato tutto il mio tempo libero tra artisti, agenti di moda e cinematografici, spot pubblicitari ed esibizioni da showgirl nei famosi locali Romani, quali il Piper ed il Jakie O, dove risquoteva uno smisurato successo; era una mia passione ma anche un po di lavoro free lance che non guastava.
Valentino diceva che ero la sua Mascotte e che gli portavo fortuna; infatti lo accompagnavo spesso a Capri dove si sfilava allora alla Certosa per l'evento di Mare Moda mentre il suo punto vendita a Roma era in Via dei Condotti angolo con Piazza di Spagna,dove un nucleo di modelli fantastici si ritrovava ogni giorno ad indossare le sue creazioni per farne pubblicita',fra questi emergeva il nostro favorito Richard Doctorovich,Russo di una bellezza sfolgorante,parlava piu' di cinque lingue ed aveva un paio di Lauree al suo attivo.
Qualche tempo dopo partii per il Regno Unito e precisamente andai a vivere a Londra per proseguire i miei studi e li' vi rimasi .
Ed eccomi di nuovo a Roma dopo piu' di Trenta anni in qualita' di giornalista e con l'incarico di intervistare il famoso Valentino.
Imbarazzo? Nostalgia degli anni sfuggenti?Ricordi pieni di felicita' della mia cara Citta'.
Talento e creativita' si basano su tutto cio' che non e' stato mai ideato prima d'ora, qualcosa di nuovo;ogni stagione della Moda e' come un Serial TV con tutti i suoi risvolti ed avvenimenti piu' o meno importanti;si parteggia a puntate con cambi di gusti e fanatismo ossessivo': quello che oggi e' "In" domani e' "Out"; una serie di balocchi di stoffe con cui giocare fino ad esaurirle e Valentino e' come se avesse sempre giocato in questa Fiera delle Vanita',la dove i suoi poli collimano con una realta' spettacolare che puo' raggiungere un espressione di Alta Arte e dove si concentrano molti campi dell'essenza umana.
La prima domanda: dalla Salsa Primavera ai nostri giorni sono passati molti anni e Valentino...e' sempre lo stesso?
Risposta: cambia la Moda ma non cambia l'uomo., Continuo:gli estremi della moda non sono mai stati un tuo handy cup.
Il tuo stile sempre sobrio ed elegante ha sempre preso il sopravvento, ma c'e' mai stato in te qualcuno che ha desiderato evadere e diventare un qualcosa di esagerato ed esasperato?
Tace.
Hai dato alla moda tutto te stesso,tutta la tua vita, ma per quanto riguarda l'uomo quale e' il tuo ideale?
Il prototipo Valentino
Il pronto moda ha radici nel tuo Atelier, capostipide di quella che divento' la piu' grande industria in Italia... Sei tu che lo pensi!
La Roma che hai conosciuto, vissuto ed amato nel suo provincialismo e "perbenismo" ti manca ora che sei diventato cittadino del mondo?
A me tantissimo anche se e' molto cambiata:quello che amavo una volta ora non esiste piu; con un po' di nostalgia l'abbiamo accantonata nell'album dei ricordi e proseguiamo per la nostra strada.
E le stelle stanno a guardare e le stelle stanno a indossare......in un percorso che resenta l'epopea ed il mito ma che visualizza senza virtualismo un'attualita' incondizionata nei 45 anni ed oltre della carriera del Maestro della Moda Contemporanea.
Valentino ha sempre portato con se questa sua Moda per tutto il Globo, sempre parlando Italiano, portando cioe'' l'Italia all'estero.
La sua creativita'' e' una forza interiore come lui stesso dice, difficile da spiegare.
La sua magia e' il suo legame con l'Italia.
Valentino e' orgoglioso della sua industria e di cio' che ha prodotto e del contributo che ha dato al suo paese di origine: la sua tanto amato Italia.
Un Entrepreneur ......scalatore delle piu' alte cime del mondo: Le molte sfaccettature di un soggetto difficile e ribelle.
Un indole selvaggia intrappolata in un costume che la societa' impone per meglio valutarne lo status e le esigenze.
Dalla pelle di bue alla marsina e cilindro i tempi corrono ed ancora insistono su quelle tendenze che nell'era odierna, fuoriescono in un contesto piu' effeminato e vanitoso, esigente e controverso, rendendo il nostro idolo un introverso dal total look del brand.
Non ne fa eccezione l'uomo dalle cariche importanti, dal primo Ministro pettinato, rasato, depilato, ritinto e tirato, al garzone impomatato con Nike e tea shirt griffata.
Il mondo tutto al maschile ha creato un industria succulenta piena di novita e tendenze...
E via alla cravatta come in passato aveva gia' fatto Alain Delon, che in quei tempi di rigore all'etichetta, aveva creato un gran scalpore.
Via alla giarrettiera per non far calare i lunghi calzini, anche se l'Ordine ancora esiste..
Conteso tra corto lungo, attillato o baggy, affusolato dandy o smanicato randy, casual Trandy, questo idolo delle donne cambia d'abito ma non cambia se stesso.
Cacciatore e predatore ancora ci conquista e miete vittime...un etero o bisessuale che affascina anche tra i mondi della navigazione su rete.
L'immagine Intramontabile del sognatore con gardenia all'occhiello ora viene scartata per dare spazio al rapper con problemi di dizione che ammalia con le sue frasi decise, aggressive, suadenti e mirate a sviscerare tutti i problemi e le gioie della nostra societa' e del nostro tempo con una politica da freestyle.
Navigare su siti d'avanguardia dove nuove ideologie accompagnate da elementi di tendenza incalzano e suggeriscono un cammino verso un evoluzione di massa,e'
diventato un luogo comune che si manifesta quotidianamente con uno spettro d'azione mondiale.
La Moda non ne viene esclusa e sia gli stilisti che tutti i mezzi di divulgazione ne fanno parte.
Ormai visitare una collezione "on line" e paragonarla a delle precedenti o a quelle di altri designers, si puo' consultare con un click.
Il commercio tramite siti Webb ha sviluppato un industria ed uno scambio oltre frontiere impossibile da raggiungere in tempi reali come il commercio tradizionale
inadequato alle tempistiche del boom economico.
Anche se nella maggior parte del mondo vi e' una crisi evidente, crisi che si affaccia su tutti i fronti, un vasto número di uomini incurante delle calamita' che
ci circondano, affrontano le esigenze quotidiane di ciascuno di noi con metodologie superdinamiche accellerate dai sistemi di comunicazione multimediali che il regno
dell'informatica ci ha regalato e che noi abbiamo iniziato ad adottare anche se scettici o colmi di dubbi,e da inesperti pionieri vi ci siamo avventurati non privi
di curiosita'.
Ormai siamo in possesso di tools che ci permettono di spaziare in tutte le direzioni eliminando ostacoli e distanze.
E' ora possibile acquistare intere collezioni di abiti,scarpe accessori in poche operazioni, digitando su tastiere touch screen o tramite ultrasuoni.
Il passaggio dal reale al virtuale e' stato molto repentino.
La pubblicita' on line e' talmente fulminea da paralizzare un intero mondo in pochi istanti.
Il tutto e' colmo di pregi ma comporta anche altrettanti difetti.
Ecco che adesso si abbandonano molti modus vivendi che ci entusiasmavano ed era proprio questo Charme che ci conquistava e spronava ad agire.Certo le telefonate di convenevoli, il contatto diretto con gli stilisti,il raffronto,le passerelle vivaci e svolazzanti, il social drink, sono abitudini forse da dimenticare;ora ci contraddistingue un anonimato che ci reduce al livello di macchina, macchina che manovra un altra macchina: si, il tutto funziona ma ci transforma in creature senza
un volto e identita'.
Conta solo la Griffe, il Logo, l'Email, il Sito, le lettere di Credito e poi....il Banking on line e Pay Pall fa il resto.
Da una parte l'industria con i suoi marchingegni e gli operatori del settore e dell'altra i buyers(compratori) Abbiamo bypassato con Internet tutta una catena di montaggio che aveva un peso non poco rilevante per il successo del prodotto.
Tutto questo e' un progresso colmo di rimpianti; con tutto cio' non riusciremo mai a rinunciare alla nostra preferita rivista di Moda, dalla carta calda e luminescente,
fresca di stampa, ancora dal sapore e dall'odore speziale del ciclostile, che pervade i nostri sensi e ci stimola a sfogliarla con avidita' e con la consapevolezza di trarne piacere.
Non riusciremo mai ad abbandonare queste vive e tangibili consuetudini, rinunciare a quel Glamour di salire quella scaletta di un Boeing o di un Freccia Rossa con la
nostra Chanel a tracolla e la magazine d'avanguardia fra le mani che con dimestichezza ci intratterra' durante i nostri viaggi di prammatica o quale altro piacere potremmo trarne...sdraiate sotto un ombrellone al mare sfogliando queste pagine dove l'immagine curata alla perfezione imprime tramite i nostri occhi, nella memoria le ultime novita' ed una marea di idee originali: tutto questo e' veramente Moda, e' Bon ton, e' Vita.
I tessuti sono sicuramente una parte di noi stessi e fondamentali alla nostra vita quotidiana infatti ci avvolgono gia' fin dalla nascita.
La stoffa ha tante travature imposte come un albero genealogico e se per una volta riuscissimo a guardare oltre la materia, potremmo trovare un modo di dargli un senso:ricreandola e facendola diventare arte,ricamo,colore,emozione,fantasia e sentimento.
Ci siamo mai soffermati a darne una definizione?Se non ci fossero i tessuti, non esisterebbe la Moda, non ci sarebbe quella diversita' che ci distingue;allora il tessuto e' un compagno che ci accarezza durante tutta l'esistenza.
Fra tutte le dezinizioni datemi,tra le piu disparate , una mi ha colpito in particolare" per me il tessuto e' lo stile ed e' l'abito dei pensieri".?
Attualmente il glamour dei tessuti High Tech ha conquistato le passerelle di tutto il mondo: tipologie ed ideologie di intrecci di fibre e materiali superesistenti, con proprieta' di adattabilita' a vari ambienti limatici e con pregi di funzionalita'. Riscopriamo i valori incontrastatai nei superleggeri, gli idrorepellenti, termo, self ironing ormai entrati nel concetto di convenzionalita'.
Abbiamo inoltre un vagone di vari tipi di ecopelli e camosci vellutati anch'essi ecosostenibili e che si adattano per sostituzione a tutto quello che una volta era il campo del pellame e pellicce pregiate.Questi nuovi tessuti non a caso piu' pratici, affascinanti ed intriganti nella loro piu' esclusiva sfera di tendenze e tecnologia sperimentale hanno un itinerario dinamico ed sono in perpetua evoluzione in un mondo che cambia continuamente.
Textiles and related Experimental Technology
Surely textiles are part of ourselves and fundamental to our daily living, in fact they cover our bodies since birth.
Those materials are made out of many lines resembling a family tree and for once if we look through matter we should find a way to give it a meaning: by recreating,making it to become ,embroidery,colour,emotion,fantasy and feelings.
Did we ever stop...and give it a meaning?if textiles wouldn't exist, the world of fashion wouldn't be here now and it would not be that diversity that defines us; so textiles are like a dear companion which embrace us throughout our life.
Among all sorts of definitions given, one particularly catches my attention "Textile is style and the dress my thoughts".
Actually among many various types of textiles the High Tech ones are the most glamorous and conquered the catwalks all over the globe:typology and ideology of criss cross fibres and super resistant materials, with self adjusting properties to different climates and with skills of functionality. We rediscover the unconditional values in super light ones, hydro repellent, thermo and self ironing ones which
already entered in our conventional concept of living. Plus we have a huge selection in Eco leathers and velvety swede also Eco sustainable which in substitution can be very adaptable to all that field of skins and precious furs which we use to wear in the past. These new more practical textiles, more fascinating and intriguing in their exclusive sphere of trends and experimental technology,have a dynamic
itinerary and are in perpetual evolution in a world that changes rapidly.
La cracks mania di innominabili,illegibili, illeciti, illegali, indecenti, arriva a limiti invalicabili e si intrappola con le sue stesse armi in vicoli ciechi e bui dove gli abbietti recalcitrato il loro ultimo respiro, un ultima boccata di morte tanto desiderata quanto odiata,in una dimenzione metafisica dove il pensiero di anniettarsi prevale su qualunque desiderio materiale e terreno. Non vi sono vie di scelta se non quella di violenza incontrastata su tutti e tutto fuori da tutti i limiti che puo portare ad atti di criminalita' supereccessivi ed irrimediabili o al suicidio.
Non ci sono speranze di recupero, e' un coltello a doppia lama che deve essere usato. Le conseguenze irreparabili ci portano a riflettere ed a prendere delle decisioni immediate...corruzione e speculazione han fatto chiudere un occhio o due su questo fenomeno che impazza già da parecchiio tempo ed ha riportato ai nostri giorni osceni risultati di: omicidi,suicidi,abusi sessuali ed uccisioni anomale, ed alla meno peggio furti, percosse, aggressioni e vituperi.
Ignorare e coprire tutto questo significa andare verso un autodistruzione di noi stessi e di conseguenza di tutti coloro di cui siamo responsabili, aprendo cosi la via ad una reazione a catena di parecchi Megaton.
Debellare questo flagello e' un obiettivo che ci siamo riproposti dal momento in cui abbiamo appurato che lo spettro di azione e la ripercussione sugli umani di queste sostanze tossiche e' micidiale e non ci ascia molte vie di uscita.
Anche se il campo e' super controllato, avendo coinvolto personaggi imponenti della nostra societa' un po’ in tutto il mondo per poi avere carta bianca e poter manovrare paesi interi a proprio piacimento da coloro che ne sono responsabili e con le redini ben strette tengono tutti sotto una morza di acciaio, dobbiamo reagire in fretta e combattere queste imposizioni coercitive eliminando tassativamente il marcio di questa societa'....
Sicuramente il carattere di una persona è in grado di determinare il suo destino. Non v’è decisione, dalla dichiarazione di guerra alla scelta del pasto giornaliero, che non passi attraverso il carattere della persona. Gandhi diceva Sii il rinnovamento che vorresti nel mondo, ma cambiare il carattere delle persone, rinnovare se stessi, è la cosa più difficile dell’universo perché richiede una costante e forte volontà di mettere in discussione e superare i propri punti di vista.
Le nostre convinzioni, le ostinazioni sui nostri principi, la mancanza di umiltà, la volontà di doversi giustificare ad ogni costo ad ogni critica, ad ogni divergenza di vedute, sono il nostro peggior nemico. Anche la persona più importante con un carattere ostico e permaloso è destinata ad essere evitata, esclusa, o al limite sopportata. E a causa di un cattivo carattere spesso succede che per un’inezia si rovini un’amicizia, un affetto, una buona relazione, un amore.
Quando nel dialogo occorre la massima attenzione per non urtare le opinioni dell’altro significa che occorre lavorare ancora su se stessi per liberarsi dalla prigionia dei propri limiti. Vi sono persone alle quali è possibile rivolgere solo parole di apprezzamento: qualunque appunto o critica bonaria viene interpretata come on’offesa fino a far vacillare o a volte cancellare un affetto che magari dura da anni disconoscendo il 99% che di buono e di positivo c’è stato tra le parti. Ma coloro che occorre trattare con i “guanti bianchi” si accontentano della maschera e non sapranno ciò che realmente gli altri pensano di loro. L’amore vero, l’affetto vero, l’amicizia vera, se è tale si manifesta apertamente in ogni circostanza, con garbo, gentilezza e gratitudine ma senza la paura di essere malintesi.
La nostra vera natura non è quella che si manifesta nelle circostanze di un contesto favorevole in cui c’è armonia di relazione e condivisione di idee: è nella prova, nella provocazione, nell’insulto, nell’offesa, nella critica ingiusta, nella mancanza di rispetto, magari nella derisione, nel tradimento della fiducia, nella privazione di un bene o di un diritto che si manifesta il nostro vero carattere. Ed è meglio non fare il bene se non si è disposti a sopportare l’ingratitudine.
La reale consistenza di un muro si può verificare solo nel momento in cui si cerca di abbatterlo. In ognuno di noi si nasconde un santo e un criminale, ma è la provocazione che fa emergere l’una o l’altra nostra vera natura, quello che realmente siamo.
Avere un bel carattere, disponibile al dialogo, capace di mettere in discussione la propria visione delle cose, le proprie certezze, essere aperti al dialogo e all’innovazione questo è il bene più prezioso di una persona per chi ha la fortuna di vivergli accanto; ma una persona permalosa, litigiosa, inflessibile è sicuramente motivo di tensione e discordia.
Credo che la vita ci dia ogni giorno la possibilità di migliorare noi stessi e questo è possibile solo se, attraverso un giusto e salutare esame di introspezione, siamo disposti a mettere in discussione le nostre chiusure, i nostri personalismi.
Ognuno di noi è un universo a se stante, diverso da ogni altro, più o meno in armonia con se stesso e con il contesto naturale, ma il metro di verifica è se il nostro modo di essere torna o no a beneficio di se stessi e della comunità. Quindi la domanda da porsi è: se tutti avessero il mio carattere il mondo sarebbe migliore o peggiore? Credo che in noi vegan/universalisti alberga una coscienza più vasta, un’etica più profonda, un senso di giustizia più ampio del comune sentire, per questo abbiamo l’obbligo morale di essere di esempio, in ogni circostanza.
Spesso il modo più efficace di aiutare gli altri, e rendere migliore il mondo, è quello di cambiare se stessi.
La televisione di Stato non può essere trasportata in direzioni divergenti rispetto alle tradizionali relazioni di amicizia tra il nostro Paese e gli Stati Uniti d’America in nome della libertà di opinione di qualche dipendente Rai.
E’ fin dalla candidatura di Trump alla presidenza degli Stati Uniti d’America che la nostra inviata speciale, Botteri si strappa i capelli, si fa per dire, per evidenziare ogni possibile malefatta dello stesso Presidente prima e dopo la sua elezione alla guida suprema degli Stati Uniti.
Ora però che malgrado le vicissitudini abbastanza travagliate di questioni che tutto sommato fino adesso sono rimaste marginali, l’ostilità verso Trump che traspare dai reportage della stessa sulla tv di Stato del nostro Paese, persiste.
Infatti, nei video in cui appare a schermo pieno questa giornalista, come fosse lei l’oggetto del suo reportage, è difficile, molto difficile che non parli di Trump per riferire ciò che in termini negativi si dice sul Presidente.
Si fa però presente che Trump, al di là delle antipatie personali motivate da tutto ciò che si vuole, è pur sempre il Presidente in carica della nazione attualmente più potente del mondo.
La politica internazionale
D’altra parte, le impostazioni giornalistiche della TV di Stato del nostro Paese, adeguandosi nel passato alla linea politica della maggioranza all’epoca rappresentata, non hanno creato ostacolo né ai rapporti diplomatici né all’amicizia tradizionale tra gli Stati Uniti di America e l’ Italia.
Rimanendo nel tema delle ultime attualità internazionali, la Botteri in qualità di inviata speciale della Rai TV, è stata recentemente inviata in trasferta a Helsinki affinché riferisse ciò che nell’incontro storico tra Trump e Putin era stato ufficialmente concordato.
Avremmo ritenuto che stante l’interesse politico di un probabile avvicinamento tra le due superpotenze, la nostra inviata speciale riferisse proprio di queste aperture. E cioè qualcosa che poteva riguardare la politica internazionale, la Nato e le relazioni con la Ue di cui l’Italia fa parte.
Ad esempio
Il resoconto però, pur non destando ormai meraviglia, ha riguardato ciò che di negativo è stato detto di quel colloquio non a Helsinki ma in America dai media da cui probabilmente la Botteri ha attinto quella parte di informazione che ci ha propinato in TV.
Ora, considerato che l’attuale impostazione di governo è l’espressione della maggioranza della volontà popolare, sarebbe politicamente corretto che anche la Rai per le ragioni sopra accennate, non si schierasse per conto di qualche suo giornalista, come nel caso della Botteri, in un ingiustificato indirizzo di parte contraria.
Successivamente, un altro video della “nostra inviata speciale a New York” durante il telegiornale Rai dei giorni scorsi, riguardava le relazioni con l’America; ma i fatti che con tanta enfasi la Botteri si prodigava a raccontare, non riguardavano informazioni politiche, industriali o commerciali, come da un telegiornale RAI gli utenti si attendono. Si trattava invece, a seguito di tanto impegno, di notiziole di gossip, rivelate da alcuni settori mediatici, secondo i quali Trump avrebbe pagato una cosiddetta “coniglietta” per tacere sulla sua compagnia. D’ altra parte, variazioni e virtuosismi su un tema del genere hanno sostanzialmente la stessa insignificanza, sia se a rivelare questi “misteri” è stato l’ avvocato personale di Trump, sia se invece è stata proprio la “coniglietta”, oppure qualche altro personaggio.
Tra RAI e Hyde Park di Londra
Non si ritiene però, che argomenti del genere siano meritevoli di ulteriori commenti, ma neppure che “la nostra inviata speciale” della televisione di Stato a cui tutti i contribuenti debbono il canone, continui imperterrita dopo oltre due anni dalle elezioni americane, la sua consueta impostazione di notizie negative che va a scovare dovunque, purché riguardino il Presidente degli Stati Uniti d’America. La Rai non è l’angolo di Hyde Park dove salendo su una scala, ognuno dice quello che vuole.
Forse qualcuno riterrà che sia stata posta troppa attenzione sull’opinione di una giornalista. Questo sarebbe vero e anche contrario allo spirito dello stesso giornalismo di esprimersi liberamente; ma qui non si tratta di opinioni su TV private ma di notizie fornite attraverso la Rai-TV di Stato e ciò che viene riferito da questa fonte primaria di informazione assume una rilevanza pressoché ufficiale, poiché il governo attuale del Paese è in qualche modo, oggettivamente responsabile anche delle divulgazioni di notizie sulla stessa TV che per un verso o per un altro lo rappresenta. Questo non è giusto e soprattutto non è proficuo ai rapporti tra due Paesi tradizionalmente amici.
L’incendio in una azienda. La voglia di ricominciare, di ripartire con nuovo spirito e nuove idee, passando non solo dalla ricostruzione fisica ma anche da un diverso rapporto col luogo, attraverso l’arte. Un passaggio, o meglio “Passaggi”, che coinvolgono non solo la concretezza dell’agire ma anche il pensiero: uno sguardo che è futuro per i valori aziendali espressi e per il modo in cui vengono messi in pratica. In questa visione di mecenatismo d’impresa si inserisce il percorso artistico dal titolo “Passaggi”, voluto dal Prosciuttificio Fratelli Galloni di Langhirano (Parma). Un intervento che ha aperto nuove strade, unico quindi nel suo genere, almeno sul territorio, poiché ha trovato nel proprio esistere le ragioni dell’innovazione. L’azienda Galloni ha vissuto di recente un cambiamento, con la necessità di ricostruire parte delle proprie strutture a seguito di un devastante incendio. Un punto di partenza che ha portato la famiglia Galloni ad aprire le porte alle arti figurative intese come sguardo sulla memoria e visione del futuro. Il progetto artistico è stato condiviso fra gli artisti e l’azienda. Esso è nato infatti, idealmente e formalmente dentro la “fabbrica”, da questa hanno tratto il proprio stesso esistere le idee e le opere. Brani di strutture distrutte dall’incendio hanno preso nuova forma e nuovo significato grazie alla creatività di Danilo Cassano, Candida Ferrari, Graziano Pompili e Aurora Fabri che, entrati negli spazi distrutti nel momento più drammatico, hanno vissuto per oltre un anno le fasi della rinascita aziendale. Insieme, hanno saputo fare “rete”, hanno cioè dato vita ad un nucleo primigenio di interventi creativi seguendo un unico cammino, diversificato nelle forme, ma unito nell’idea di integrarsi col passato, divenire presente e alzare lo sguardo verso nuove prospettive. Il percorso artistico che resterà in permanenza allestito negli spazi esterni del prosciuttificio, è stato aperto al pubblico corredato da una mostra temporanea degli stessi artisti, le prime tre domeniche di giugno.
“L’arte, fin dall’antichità, soprattutto in architettura, ha visto il riutilizzo dei materiali – scrive Stefania provinciali, critico d’arte che ha curato i testi in catalogo- Una storia antica, anzi antichissima in cui si può far rientrare negli anni Sessanta del Novecento il percorso dell’Arte Povera, un nuovo e diverso modo di proporre tutto quanto l’essere umano ha reso “rifiuto” con l’intento di evocare le strutture originarie del linguaggio della società contemporanea liberandolo dalle abitudini e dai conformismi semantici. Da allora, fino ad oggi, il riutilizzo dell’oggetto “rifiuto” ha ampliato i suoi presupposti giungendo a nuove definizioni d’arte, nuovi interventi formali e nuovi significati quali denuncia di una realtà che la coscienza dell’artista porta alle estreme conseguenze. Una lettura che attraversa i "Passaggi" voluti dagli artisti e dagli imprenditori insieme, in questo originale percorso d’arte".
Stesso, divenendo “Onda”. E’ “l’ Edicola votiva” di Alberto Vettori, memoria di riti passati. Una macchina lava-prosciutti “marchiata” dal fuoco, tutto in acciaio, diventa luogo dove posare pietre, come voti; dove lo stesso spettato-re può intervenire col suo gesto, può aggiungere o togliere quelle pietre divenendo partecipe dell’opera e dei suoi significati. Sono i “Custodi del tempo” dove all’acciaio è combinata la carta, fragile essenza in un rapporto visivo che delinea la potenza di differenti materie.
E’ il "Giardino magnetico", di Candida Ferrari che ha avvolto i tubi contorti in ferro zincato con plexiglas dipinto ad acrilico donando alle trasparenze del materiale allusioni cromatiche destinate a mutare con la luce del giorno e della sera. E’ la raffigurazione essenziale di un paesaggio abitato dalle dimore dell’uomo, di Graziano Pompili, che con l’opera “Dall’età del ferro” rievoca i bisogni primari dell’essere umano. Sono le voci degli artisti sguardo sulla memoria e visione del futuro, che hanno creato un percorso dove l’arte incontra il quotidiano, rendendo omaggio alla storia ma suggerendo insieme una diretta partecipazione del pensiero creativo alla vita.
Danilo Cassano
Itaca
La barca con rematori e scudi levati, è stata realizzata con una grande trave lunga 7 metri, deformata dal fuoco.
La barca è metafora del viaggio, il cui fine non è semplicemente la meta, ma la ricchezza portata dall’esperienza e dagli incontri vissuti. E dalla saggezza acquisita lungo il cammino.
Danilo Cassano
Porta di Ponente e Porta di Levante
Le porte, realizzate con grandi colonne recuperate di oltre 4 metri di altezza, sono metafore di passaggi che scandiscono e arricchiscono la trasformazione e la rinascita.
Aurora Fabri
Onda
Nella grande vasca d’acqua sul fronte dell’edificio, un gigantesco ferro deformato diventa un’onda, ingentilita da piccoli intarsi di ceramica. Nuove forme di vita che attutiscono la violenza del fuoco e crescono sui materiali distrutti.
Aurora Fabri
Fuoco
Fiori che faticosamente spuntano dalla sabbia, in modo drammatico e contorto, e si impongono alla vita contro il doore della distruzione. Colori forti e vibranti nascono dalla forza del fuoco. Oltre, sul terrazzo, si placano e trovano nella terra nuova linfa e nuove ragioni di vita.
Candida Ferrari
Giardino Magnetico
Una installazione dedicata al desiderio di bellezza e di elevazione spirituale. Sui tubi di ferro alti 4 metri trasformati dall’incendio e da esso colorati di ruggine, di blu, di piombo, salgono forme di plexiglas trasparente.
La luce, senza la quale nulla potrebbe esistere, illumina di notte questa scultura simbolica entrando nel profondo della sensibilità di chi guarda.
Graziano Pompili
Dall’età del ferro
Alta 5,6 metri e costruita con materiali ferrosi recuperati tra la struttura e le attrezzature del prosciuttificio distrutto, l’opera propone il tema della casa. La forza drammatica del ferro nero che vira nel rosso acceso, ha in sé la potenza di una vita che si riprende e si riafferma. La casa, la palafitta tanto presente nella storia antica del territorio, diventa un’indicazione poetica, segno primario e concreto della presenza dell’uomo.
Alberto Vettori
I custodi del paesaggio
Unica opera interna, è composta da due lastre metalliche che fungono da supporto ai piccoli paesaggi inseriti all’interno delle lastre stesse. Due carte verticali dipinte e appese, sembianze di presenze ieratiche, assumono il ruolo di custodi della memoria e del paesaggio circostante.
Alberto Vettori
Edicola Votiva
E’ una struttura metallica alta 4 metri, deformata dalle fiamme e dal calore durante l’incendio. La sua identità originaria ha ceduto ai volumi la memoria funzionale: rimane a testimoniare ora la riconciliazione del luogo. Segno forte nello spazio circostante, aggiunge al ricordo un monito e una riflessione.
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
La Riflessione!
Colgo l’occasione dell’articolo “I soliti noti” di Daniele Cernilli pubblicato il 16 luglio su Doctor Wine per la mia consueta riflessione. La ricerca del nuovo ci fa dimenticare il patrimonio enoico che possediamo noi italiani. Oggi aprire una bottiglia di Barbaresco di Angelo Gaja “non fa tendenza”. Vuoi mettere un “pignoletto di San Tizio?” È più trendy. Al contrario i nostri cugini francesi esaltano i loro “grandi nomi”. Nel mondo etichette “importanti” come Krug, Bollinger, Romanée-Conti, tanto per citarne alcune famose, sono “considerati vini fondamentali soprattutto per quello che rappresentano in termine di tradizione e prestigio” (Cernilli). Sono certamente quelli che hanno fatto da apripista ad altri che sono arrivati dopo. Noi, in Italia, siamo fissati con la novità, con il diverso a tutti i costi. Ed ognuno di noi, con toni trionfalistici, alza il vessillo del “vino ritrovato”, tendendo a sottovalutare chi è riuscito a valorizzare zone molto famose. Ricordo un vigneron della Provenza che mi disse:” Cosa sarebbe oggi il mondo del rosé provenzale senza Château Romassan del Domaines Ott?”. E dopo le novità che si sciolgono come neve al sole “I soliti Noti spesso sono I soliti Bravi”.
Frammento n. 1
Dizionario dei prodotti Dop e Igp italiani. Treccani.it
Finalmente la scoperta delle origini di molti prodotti a marchio Dop e Igp all’attenzione della Treccani. È online il Dizionario che punta a rendere accessibile a tutti il patrimonio agroalimentare e vinicolo italiano contro la diffusione di informazioni false e conoscenze sbagliate. Il Dizionario è parte integrante del “progetto Gusto” al fine di tutelare e promuovere la cultura del cibo italiano. “Una tutela che sarà sempre più connessa, anche nel panorama internazionale, a una migliore comunicazione dei valori culturali di cui questi prodotti sono portatori” Parola di Massimo Bray, direttore generale Treccani.
Frammento n. 2
I numeri non mentono mai!
Piemonte, perso in un anno mezzo milione di ettolitri di vino. Dati riferiti alla produzione 2017. Fortunatamente per la qualità la parte maggiormente colpita è stata quella della produzione di vini comuni. Ma è anche vero che questa produzione rappresenta per i viticoltori la base di entrate che riescono a supportare la produzione di altre etichette “più nobili e ricercate”. Forse la 2017 ha risentito di un calo dovuto alla situazione metereologica primaverile ostile? Può essere. I piemontesi non demordono. Confidano che per il 2018 i numeri facciano sorridere nuovamente.
Vigne del Barolo |
Frammento n. 3
È nato “The Grand Wine Tour”
La scelta delle parole non è casuale. Viaggio formativo, artistico e culturale. Soggiornare in luoghi meravigliosi con accoglienza di alto livello. La cultura del vino e quello dell’ospitalità si incontrano in un progetto pensato e finalmente realizzato anche in Italia. A dirla in poche parole si tratta di un Marchio di Qualità che definisce e valuta in modo oggettivo i servizi turistici nel mondo del vino. C’è un Decalogo condiviso dalle aziende aderenti, c’è una Carta della Qualità che le aziende interessate devono necessariamente rispettare. Con tanto di verifiche demandate ad un Organo Tecnico. 19 sono le cantine con strutture ricettive a cinque stelle. È nata ufficialmente l’accoglienza enoturistica di qualità. Qualità certificata.
Frammento n. 4
La riscossa del sughero.
Di fronte al dilagare di tappi a vite (per me i migliori), di vetro e altri tipi di chiusure, ecco la riscossa prevista dei tappi di sughero. La Diam rivela con orgoglio di aver venduto ultimamente 2 miliardi di tappi recuperando quanto perduto. Dai numeri però si evince che Francia, Italia e Spagna sono i paesi che non vogliono “mollare” al grido:”Il tappo di sughero è sinonimo di qualità”. Altre nazioni produttrici di vino, quelle emergenti, ritengono che comunque viene meno l’omogeneità, mascherano i profumi del vino e non si riducono affatto quelli che tecnicamente vengono chiamati “fastidi”. E la querelle senza fine continua.
Frammento n. 5
La ristorazione italiana di qualità.
Segnalo quattro ristoranti in altrettante regioni italiane che recentemente fanno parlare di se.
Zia Restaurant |
Zia Restaurant a Roma. Giovane lo chef: Antonio Ziantoni. Curriculum prestigioso con esperienze nei migliori ristoranti stellati italiani e non solo.
Savini Tartufi a Milano. La nota azienda distributrice di tartufi alla ristorazione ha aperto il Savini Tartufi Truffle Restaurant & Cocktail Bar e Tartufotto ed è già tartufomania.
Antica Osteria delle Peppina sull’antica Via Emilia tra Parma e Piacenza. Lo chef Iacopo Malpeli incontra la forte tradizione enogastronomica del territorio. Spazio anche alla cucina “vegetariana”.
AcquaSale sull’Isola di Sant’Antioco, in Sardegna. I piatti della tradizione di mare e la novità assoluta per venire incontro alle esigenze dei turisti: Pizza gourmet vista mare.
Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)
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Sembra ormai sulla via dell’archiazione la morte del giornalista investigativo Bechir Rabani, che si era infiltrato nei gruppi violenti di sinistra come gli antifas ed era stato trovato morto nel dicembre 2017, poco dopo aver presentato delle denunce sui finaziamenti occulti del finanziere globalista George Soros a queste organizzazioni. Bechir Rabani, 33 anni, di origine palestinese, con passaporto svedese, era un giornalista indipendente e blogger molto conosciuto in Svezia per le sue inchieste e per le sue rivelazioni circa le collusioni fra i settori dell’alta finanza e le organizzazioni pro immigrazione che operano in Europa.
Alcune delle sue inchieste avevano suscitato reazioni ed attacchi dagli ambienti della sinistra mondialista e dai media ufficiali che lo accusavanodi “complottismo”(guarda caso NDR) .
I sui amici avevano scritto di lui “”Bechir era un combattente caparbio che ha sperato nella giustizia e che senza esitazione ha difeso tutti quelli che non potevano o non osavano. Ricorderemo Bechir per la sua energia, la sua forza trainante e non da ultimo per il suo lavoro”.
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Bechir Rabani
Poco prima della sua strana morte Rabani aveva rivelato che era in procinto di svelare i legami di corruzione che collegavano Soros con il produttore televisivo e presentatore, Robert Aschberg, un personaggio molto conosciuto in Svezia . Robert Aschberg, pochi giorni prima della morte di Rabani, risulta che aveva rifiutato una intervista con lui e aveva fatto minacciare il giornalista tramite la moglie.
Di fatto Rabani aveva promesso di disporre di prove per mettere in luce il lavoro occulto di Soros ed i sui piani per destabilizzare l’Europa.
Il popolare presentatore e showman televisivo, Robert Aschberg (su cui Rabani stava indagando per i suoi collegamenti con Soros), membro del consiglio di amministrazione dell’Expo Foundation, multimilionario, è il nipote di Olof Aschberg, un banchiere ebreo che finanziò i bolscevichi nel 1917 e dai quali fu nominato (per riconoscenza) direttore della Banca internazionale Ruskonbank.
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Robert Aschberg
Questo personaggio, ex maoista in gioventù, si dedicava alla caccia ai così detti “trolls” antimigrazione che, secondo lui, diffondevano falsità contro i migranti, utilizzava la TV per mettere all’indice gli oppositori antiglobalisti e praticava forme di intolleranza contro qualsiasi dissidenza contro la linea mondialista ed immigrazionista della sistema politico svedese.
Secondo la polizia, il giornalista Rabani è stato trovato morto in circostanze sospette. Facilmente l’inchiesta sulla morte del giornalista sarà archiviata come suicidio da barbiturici o per morte naturale, considerando “naturale”la morte di un giovane di 33 anni pieno di energia e di voglia di lottare in prima persona contro le possenti organizzazioni globaliste che, in Svezia, come in Europa, gestiscono i grandi media, la finanza e i principali partiti politici.
Nota: Di fronte ad un mondo di giornalisti prostituiti al potere, Bechir Rabani era un esempio di valido di un uomo che non si era piegato alle offerte di soldi e carriera ma che si era dedicato alla ricerca della verità. A suo rischio e pericolo.
Fonti: <http://www.thetruthseeker.co.uk/?p=162897> TheTruth Seeker
<http://culture-wars.com/bechir-rabani-popular-swedish-alternative-media-jou
rnalist-found-dead-suspicious-circumstances/> Culture-wars.com
Traduzione e nota: Luciano Lago di:
<https://www.controinformazione.info/misteriosa-morte-di-un-giornalista-che-
investigava-sui-finanziamenti-di-soros-ai-gruppi-antifa-in-europa/>
controinformazione.info
Di fronte ai fenomeni migratori che attualmente interessano l'area euro-afro-asiatica, si è spesso fatto riferimento al concetto di porto sicuro, espressione desunta (e liberamente interpretata) dal diritto internazionale.
Quando un tema complesso come quello delle migrazioni si trova, suo malgrado, al centro dello scontro tra le diverse forze politiche di un paese, è facile perdere di vista il contesto internazionale e i suoi principali focolai di tensione. Così, per le stesse ragioni, può capitare che da oggetto di riflessione questo tema diventi strumento di propaganda di diverse forze politiche, soprattutto se queste ultime si contendono la scena in un quadro sociale (e di conseguenza istituzionale) che manifesta segni di cedimento. Pertanto, può risultare utile astrarre da ogni visione particolaristica degli eventi, tentando di dar loro una collocazione lungo gli assi del tempo e dello spazio.
Dal punto di vista geopolitico, l'Europa (escluso il Regno Unito), l'Africa e le regioni economicamente meno avanzate dell'Asia si possono considerare periferiche, non trovandosi tra i protagonisti della contesa “a bassa intensità” attualmente in corso. Questi infatti sono Stati Uniti, Cina (seconda potenza economica mondiale dal 2010) e Russia e la posta in gioco può essere tanto l'egemonia economico-strategica mondiale, quanto la definizione di precise sfere di influenza. A differenza di quanto avvenne durante la guerra fredda, quando l'opposizione di fondo era tra capitalismo e comunismo, oggi lo scontro riguarda tre sistemi economici che, sia pure con le dovute distinzioni, si possono definire economie di mercato. Nessuna implicazione ideologica dunque, e nessun tentativo saliente di soppiantare il capitalismo globalizzato con un modello nuovo. Un aspetto su cui vale la pena riflettere, visto che il capitalismo è un sistema fondato sull'espansione costante e che, fino a prova contraria, non si ha espansione infinita su una superficie (quella terrestre) finita e con risorse non sempre rinnovabili.
Nell'assurdità di un'ipotesi di conflitto militare diretto, Pechino e Mosca cercano di guadagnare più terreno possibile e di ridurre l'egemonia di Washington sui tre piani economico, commerciale e strategico-militare. La Cina, secondo la linea del presidente Xi Jinping, mira a estendere il proprio controllo del Mar Cinese meridionale e orientale, da un lato presentandosi come mediatore tra Stati Uniti e Corea del Nord, dall'altro lavorando per una progressiva, e possibilmente (ma non necessariamente) pacifica, riannessione di Taiwan. Un obiettivo, quest'ultimo, particolarmente arduo se si considera che nel 2016 è stata eletta presidente di Taiwan Tsai Ing-wen, segretaria del Partito democratico progressista, che vorrebbe l'indipendenza dell'isola. Senza considerare che la Cina ha un'altra spina nel fianco, quella degli Uiguri, popolazione turcofona e musulmana che vive nel nord-ovest del paese, con maggiori concentrazioni nella regione autonoma del Xinjiang. All'interno di questo quadro regionale e internazionale teso, il presidente giapponese ShinzoAbe lo scorso novembre ha espresso l'intenzione di potenziare l'esercito giapponese, modificando la Costituzione del 1947, elaborata dal generale statunitense Douglas MacArthur, a seguito della disastrosa resa di Tokyo. Quindi, il Giappone, che fino al 2010 era la seconda potenza mondiale, avrebbe di fronte a sé due alternative: tentare di ottenere ampi margini di potenziamento militare facendo leva sull'immenso interesse che per gli USA ha la base di Yokosuka, fulcro della loro talassocrazia nel Pacifico, ma in tal caso rischierebbe di diventare un “utile satellite” di Washington nel suo scontro con Pechino; oppure affermare la necessità di avere un esercito con compiti che vadano oltre l'autodifesa, per affrontare i pericoli cui lo espone la sua posizione geografica. Finora la linea di Abe è stata quest'ultima, ma potrebbe incontrare l'opposizione non solo della Cina, ma anche degli stessi USA.
Dal canto suo, la Russia, ha già conquistato un ruolo significativo nello scacchiere mediorientale, anche grazie all'intesa con Iran e Turchia, limitando il potere di intervento statunitense. Inoltre, stabilire relazioni amichevoli con Ankara, soprattutto in un momento in cui i rapporti turco-statunitensi non sono idilliaci, può essere utile per Mosca anche per risolvere la spinosa questione dell'insurrezionalismo islamico in Cecenia e nel Caucaso senza ulteriori spargimenti di sangue. Tuttavia, un'intesa duratura tra Russia e Turchia è difficile da mantenere, malgrado le sue enormi potenzialità economiche: anzitutto perché la Turchia è un importante membro dell'Organizzazione del trattato dell'Atlantico del Nord (NATO); in secondo luogo perché i rispettivi interessi potrebbero portare allo scontro, ad esempio sul controllo del Mar Nero; in terzo luogo perché il pragmatismo politico turco non consente previsioni a lunga scadenza. Contemporaneamente, Mosca è al centro di sospetti e inchieste che riguardano lo spionaggio (soprattutto con il Regno Unito) e l'ingerenza nelle vicende interne di un altro paese (gli USA). Inoltre, la Russia è ancora oggetto di sanzioni a causa della crisi ucraina, che, insieme alle accuse di arresti arbitrari e vessazioni ai danni di dissidenti politici, mina la sua credibilità internazionale. Contestualmente, i progetti per i gasdotti che dovrebbero consentire le esportazioni del gas russo in Europa (Germania in primis) non sono andati giù a Washington, che vede nel vecchio continente un mercato appetibile per il suo gas.
In tale contesto complesso e teso, assumono particolare rilievo le dichiarazioni del presidente statunitense Donald Trump durante la recente intervista all'emittente CBS. Prima del suo vertice con il presidente russo Vladimir Putin, Trump ha criticato la linea delle precedenti amministrazioni, i molti anni di follia e stupidità che hanno reso le attuali relazioni con Mosca le peggiori di sempre. Gli USA hanno molti nemici, ha aggiunto, compresa l'Unione Europea (UE), a causa di cosa fanno [...] in tema di commercio. Quanto a Russia e Cina, benché la prima sia nemica per certi aspetti, mentre la seconda a livello economico, si tratta di due concorrenti. Inoltre, con Mosca, Trump è convinto di poter competere con successo nel settore energetico: dovremo competere con il gasdotto (Nord Stream 2) e penso che lo faremo con molto successo, ha dichiarato a Helsinki, durante la conferenza stampa congiunta con Putin. Peraltro, lo scorso dicembre, il presidente USA aveva definito Pechino e Mosca sue concorrenti strategiche, la prima per la sua espansione economica in Europa e Asia, la seconda perché danneggia gli interessi americani.
Tra le sue “definizioni”, può essere di particolare interesse quella sull'Europa come nemico: anzitutto perché, se è vero che a insidiare l'egemonia statunitense sono l'espansionismo economico cinese in Europa e Africa e i tentativi russi di conquistare il mercato energetico europeo, definire l'Europa nemico può essere un modo per colpire indirettamente gli interessi di Pechino e Mosca. In un momento, peraltro, in cui l'UE, di fronte alla “questione migranti”, sta lasciando emergere le sue profonde divisioni interne. A tal proposito, durante la sua ultima visita a Londra, Trump ha affermato che i migranti stanno facendo perdere all'Europa la sua identità, criticando al contempo la linea morbida della premier britannica Theresa May in tema di Brexit. Critiche successivamente stemperate, ma che denotano una visione delle relazioni internazionali che tende a privilegiare un asse esclusivo con Londra, emarginando Bruxelles dalla scena geopolitica internazionale. Probabilmente, anche in vista della competizione con Russia e Cina sul controllo del Mar Glaciale Artico.
Un simile concetto può essere giustificato solo nella necessità di dover scegliere tra due mali quello minore, ma nella decisione di mangiare o no carne dov’è il male minore? Quello della rinuncia ad un piacere? E come può essere giustificata un’ingiustizia con un piacere?
La natura non ti costringe ad essere ingiusto, a reprimere il sentimento di compassione e di pietà verso la vittima, se non in casi di estrema necessità di sopravvivenza, diversamente è solo una patetica, ipocrita scappatoia per giustificare la tua volontà a non rinunciare a ciò che ti piace. Dici che ti dispiace della sorte dell’animale, che sei convinto che uccidere sia un fatto ripugnante, che è un’azione riprovevole, però accetti che si compia questa ingiustizia, mentre certamente non avresti il coraggio di farlo con le tue mani. Sei consapevole che l’animale soffre ma anteponi il tuo piacere alla vita e al dolore dell’animale.
Tutto ciò che succede all’interno dell’universo resta nel Tutto e nulla si disperde. Così recita la legge della conservazione degli elementi enunciata da Lavoiser nel 1789. Ma c’è un’altra legge, quella della meccanica che recita “Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria” e dimostra che tutto è conseguenza, tutto si paga perché come si semina così si raccoglie. E non bastano le nostre giustificazioni a scagionarci e ad evitare la karmica onda di ritorno.
Non vi è essere vivente che non sia soggetto alla legge del dolore, dall’insetto alla balena. Tutto ciò che esiste è soggetto al dolore, dal filo d’erba alla sequoia, anche se i nostri sensi non sono così sviluppati da percepire il loro dolore. L’angoscia dell’animale durante la prigionia e l’angoscia della sua uccisione resta nelle sue carni martoriate ed entrano a portare disordine energetico, spirituale e fisico in colui che se ne nutre.
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“Uccidere gli animali per nutrirsi del loro sangue e delle loro carni è una delle più deplorevoli e vergognose infermità della condizione umana. Questo nutrimento contiene in se i principi irritanti e putridi che agitano il sangue e abbreviano la vita dell’uomo. Verrà il tempo in cui gli uomini aborriranno il consumo di carne come ora noi aborriamo il cannibalismo”. (Alphonse Lamartine, poeta francese, 1790-1869)
“Quanto più presto ed estesamente noi introdurremo nelle scuole un’educazione più umanitaria e favoriremo lo spirito di giustizia e bontà verso tutte le creature inferiori, tanto più presto ed estesamente raggiungeremo le radici della crudeltà e del crimine”. (Miriam Ferguson, governatore del Texas)
“La vita vegetale invece del cibo animale è la chiave della rigenerazione. Gesù, nell’ultima Cena, usò pane al posto della carne e vino al posto del sangue”. (Richard Wagner 1813-1883 musicista tedesco)
“Oh mangiatore di carne, tu non sei un essere umano. Non accompagnatevi con un mangiatore di carne, perché anche la sua sola compagnia è dannosa per la devozione al Signore. Credimi, amico, coloro che mangiano carne e pesce e bevono bevande inebrianti, saranno tutti estirpati come le erbacce sono estirpate da un fertile campo e gettati dentro un’oscura valle di morte. Tutta la carne è una che sia di uccello, di cervo o di vacca e coloro che la mangiano andranno direttamente all’inferno con gli occhi aperti”. (Kabir, poeta Sufi)
“L’uomo è l’essere più simile agli dei per questo deve nutrirsi nel modo più simile a loro”. (Musonio Rufo)
“Se mostri amore ad un essere umano egli ti ripaga rendendotene grazie e ricambiando il tuo amore, ma se risparmi un insetto, un pesce o un uccello, oppure una pianta o un cespuglio e anzi mostri loro amore, è a Dio che lo offri. E quando Gli starai di fronte Egli magari ti chiederà: Perché hai calpestato quel verme? Perché hai strappato o gettato quei fiori? Perché hai spezzato quel ramo? Tutto questo lo hai fatto a Me”. (Hermann Hesse)
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
La Riflessione!
veduta aerea del Prosecco |
Il comitato dell’Unesco ci ripensa. Dopo lo “strombazzato trionfalistico” comunicato dei giorni scorsi diramato dai responsabili alla comunicazione del Consorzio Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene che recitava così ” Prosecco patrimonio dell’Umanità”, ecco arrivare una nota “nuda e cruda” a spengere tutti i comunicati a zonzo sul web. “Le alte potenzialità del sito candidato, che ha elementi di unicità, devono essere meglio precisate. Invitiamo l’Italia, la Regione Veneto e il Consorzio, coinvolti a presentare il dossier, di riproporlo il prossimo anno con le correzioni richieste per l’iscrizione”. Come dire:” vietato barare con i numeri”. La solita figuraccia all’italiana. Il sottosegretario agli Affari Esteri, Guglielmo Picchi, minimizza dicendo “Oggi si è vinto” solo perché la decisione è stata presa a maggioranza. Il governatore del Veneto, Luca Zaia, difendendo l’indifendibile, ha dichiarato che comunque è stata richiesta solo una integrazione. Come dire il dossier è stato presentato in maniera corretta. Nel frattempo, in Regione, le previsioni meteo segnano “burrasca”.
Frammento n. 1
Nasce il nuovo Consorzio Roma Doc.
24 produttori della Doc Roma, istituita nel 2011, hanno dato vita al Consorzio Roma Doc, eleggendo Tullio Galassini alla Presidenza. “La denominazione della Città Eterna ha finalmente raggiunto un riconoscimento storico”. Questa la prima dichiarazione, come dire, abbiamo stravinto sulla burocrazia. “ Al momento l’87% della filiera risulta iscritto al Consorzio nella speranza che il rimanente 13% capisca presto l’importanza dello stare uniti e proporci al mondo esterno con le nostre innate capacità produttive supportate dalla Storia con la S maiuscola”.Il discorso d’insediamento è stato breve e diretto. “Puntiamo subito all’Erga Omnes”. Locuzione latina che significa “davanti a tutti”. Nel mondo del vino prende questo significato:” Un'opportunità di fare sistema che nasce dal basso e può rispondere efficacemente alle esigenze delle aziende, chiamate a concorrere per garantire tutela e promozione della denominazione e assicurarne la valorizzazione e la protezione in Italia e all’estero”. Il Presidente Tullio Galassini non è uno qualunque. Enologo uscito dalla prestigiosa Scuola Trentina di San Michele all’Adige, sostenitore da subito della Doc Roma intesa come guida della viticoltura regionale, produttore presso la Galassini Viticoltore.
Frammento n. 2
Con la Birra ci si guadagna?
“Chi si avvicina al mondo della Birra pensando di fare soldi, sbaglia di grosso”. Parola di Jef Van den Steen, mastro birrario belga e guru delle birre artigianali. “Siamo di fronte ad un fenomeno su scala mondiale. La gente è stufa di bere Birre industriali sfornate dalle multinazionali del settore. C’è un ritorno diffuso all’arte di fare birra per la famiglia, per gli amici, per gli intenditori. L’Italia è tra le protagoniste di questo nuovo corso ma attenzione, il fenomeno non va collegato al business. Chi pensa di aprire un birrificio perché vuol fare soldi, si sbaglia di grosso. La vita di un Mastro birrario è sacrificio e intorno al magico mondo di malti e orzi non ci sono tanti soldi”. Ma è proprio così?
Frammento n. 3
Enoteca Pinchiorri |
Quattro Ristoranti Italiani tra i primi 91 nel mondo per la migliore cantina.
Eletti da Wine Spectator, la rivista ritenuta più attendibile a livello mondiale. Si tratta del Duomo di Ragusa, il nuovo Cracco di Milano, Pierluigi di Roma e del Caffè Dante Bistrot di Verona. Raggiungono i tristellati Enoteca Pinchiorri di Firenze, la Pergola del Rome Cavalieri di Heinz Beck, la Ciau de Tornavento di Treiso, la Bottega del Vino di Verona e il Poeta Contadino di Alberobello.
Frammento n. 4
Barrique si, barrique no.
Doctor Wine, al secolo Daniele Cernilli che di vino se ne intende, prende le distanze dal tentativo di demonizzazione “di principio” le piccole botti meglio conosciute come barrique (di solito circa 225
Barrique |
litri). Validi strumenti di cantina, “inventate” dai francesi utilizzando legno di rovere proveniente dalle foreste del Massiccio Centrale. Allier ne rappresenta la produzione migliore. “I francesi chiamano elevazione il passaggio in barrique proprio per sottolinearne gli aspetti positivi”. In Italia è in atto da anni un processo di demonizzazione delle barriques per quell’uso troppo eccessivo. Daniele Cernilli continua nella sua disanima su barrique si, barrique no. Interessante il suo pensiero finale che mi trova concorde: ”Demonizzare la barrique è come demonizzare una padella o una casseruola quando facciamo il ragù. Se bruciamo il ragù non è colpa dei contenitori, forse e del fuoco troppo alto o della nostra scarsa attenzione. (Fonte: Doctor Wine del 02/07/18)
Frammento n. 5
Un esempio da seguire.
Al via il nuovo progetto di sensibilizzazione al bere responsabile promosso da Ruffino e dal Comune di Firenze. Ruffino Cares. “L’idea è quella di educare a gustare il vino ancorandolo a sistemi relazionali che ci appartengono quasi geneticamente: la convivialità, la condivisione, le saporite tavolate, il pranzo della domenica, un fiasco da spartire con amici. Ma non isolarsi negli eccessi”. A parlare Francesco Sorelli, responsabile della comunicazione dell’Azienda della Rufina e responsabile del progetto. “Ruffino Cares vuol comunicare la bellezza che, come dicevano gli antichi, può essere buona e sociale. Adesso la sensibilizzazione al consumo responsabile, in futuro comunicazione nelle Scuole”. Un esempio da seguire!
Osservo, scruto, assaggio e…penso.