L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.


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Kaleidoscope (1375)

Free Lance International Press

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July 26, 2018

La televisione di Stato non può essere trasportata in direzioni divergenti rispetto alle tradizionali relazioni di amicizia tra il nostro Paese e gli Stati Uniti d’America in nome della libertà di opinione di qualche dipendente Rai.

 

 

E’ fin dalla candidatura di Trump alla presidenza degli Stati Uniti d’America che la nostra inviata speciale, Botteri si strappa i capelli, si fa per dire, per evidenziare ogni possibile malefatta dello stesso Presidente prima e dopo la sua elezione alla guida suprema degli Stati Uniti.

Ora però che malgrado le vicissitudini abbastanza travagliate di questioni che tutto sommato fino adesso sono rimaste marginali, l’ostilità verso Trump che traspare dai reportage della stessa sulla tv di Stato del nostro Paese, persiste.

Infatti, nei video in cui appare a schermo pieno questa giornalista, come fosse lei l’oggetto del suo reportage, è difficile, molto difficile che non parli di Trump per riferire ciò che in termini negativi si dice sul Presidente.

Si fa però presente che Trump, al di là delle antipatie personali motivate da tutto ciò che si vuole, è pur sempre il Presidente in carica della nazione attualmente più potente del mondo.

 

 

La politica internazionale

D’altra parte, le impostazioni giornalistiche della TV di Stato del nostro Paese, adeguandosi nel passato alla linea politica della maggioranza all’epoca rappresentata, non hanno creato ostacolo né ai rapporti diplomatici né all’amicizia tradizionale tra gli Stati Uniti di America e l’ Italia.

Rimanendo nel tema delle ultime attualità internazionali, la Botteri in qualità di inviata speciale della Rai TV, è stata recentemente inviata in trasferta a Helsinki affinché riferisse ciò che nell’incontro storico tra Trump e Putin era stato ufficialmente concordato.

Avremmo ritenuto che stante l’interesse politico di un probabile avvicinamento tra le due superpotenze, la nostra inviata speciale riferisse proprio di queste aperture. E cioè qualcosa che poteva riguardare la politica internazionale, la Nato e le relazioni con la Ue di cui l’Italia fa parte.

 

 

Ad esempio

Il resoconto però, pur non destando ormai meraviglia, ha riguardato ciò che di negativo è stato detto di quel colloquio non a Helsinki ma in America dai media da cui probabilmente la Botteri ha attinto quella parte di informazione che ci ha propinato in TV.

Ora, considerato che l’attuale impostazione di governo è l’espressione della maggioranza della volontà popolare, sarebbe politicamente corretto che anche la Rai per le ragioni sopra accennate, non si schierasse per conto di qualche suo giornalista, come nel caso della Botteri, in un ingiustificato indirizzo di parte contraria.

Successivamente, un altro video della “nostra inviata speciale a New York” durante il telegiornale Rai dei giorni scorsi, riguardava le relazioni con l’America; ma i fatti che con tanta enfasi la Botteri si prodigava a raccontare, non riguardavano informazioni politiche, industriali o commerciali, come da un telegiornale RAI gli utenti si attendono. Si trattava invece, a seguito di tanto impegno, di notiziole di gossip, rivelate da alcuni settori mediatici, secondo i quali Trump avrebbe pagato una cosiddetta “coniglietta” per tacere sulla sua compagnia. D’ altra parte, variazioni e virtuosismi su un tema del genere hanno sostanzialmente la stessa insignificanza, sia se a rivelare questi “misteri” è stato l’ avvocato personale di Trump, sia se invece è stata proprio la “coniglietta”, oppure qualche altro personaggio.

 

 

Tra RAI e Hyde Park di Londra

Non si ritiene però, che argomenti del genere siano meritevoli di ulteriori commenti, ma neppure che “la nostra inviata speciale” della televisione di Stato a cui tutti i contribuenti debbono il canone, continui imperterrita dopo oltre due anni dalle elezioni americane, la sua consueta impostazione di notizie negative che va a scovare dovunque, purché riguardino il Presidente degli Stati Uniti d’America. La Rai non è l’angolo di Hyde Park dove salendo su una scala, ognuno dice quello che vuole.

Forse qualcuno riterrà che sia stata posta troppa attenzione sull’opinione di una giornalista. Questo sarebbe vero e anche contrario allo spirito dello stesso giornalismo di esprimersi liberamente; ma qui non si tratta di opinioni su TV private ma di notizie fornite attraverso la Rai-TV di Stato e ciò che viene riferito da questa fonte primaria di informazione assume una rilevanza pressoché ufficiale, poiché il governo attuale del Paese è in qualche modo, oggettivamente responsabile anche delle divulgazioni di notizie sulla stessa TV che per un verso o per un altro lo rappresenta. Questo non è giusto e soprattutto non è proficuo ai rapporti tra due Paesi tradizionalmente amici.

L’incendio in una azienda. La voglia di ricominciare, di ripartire con nuovo spirito e nuove idee, passando non solo dalla ricostruzione fisica ma anche da un diverso rapporto col luogo, attraverso l’arte. Un passaggio, o meglio “Passaggi”, che coinvolgono non solo la concretezza dell’agire ma anche il pensiero: uno sguardo che è futuro per i valori aziendali espressi e per il modo in cui vengono messi in pratica. In questa visione di mecenatismo d’impresa si inserisce il percorso artistico dal titolo “Passaggi”, voluto dal Prosciuttificio Fratelli Galloni di Langhirano (Parma). Un intervento che ha aperto nuove strade, unico quindi nel suo genere, almeno sul territorio, poiché ha trovato nel proprio esistere le ragioni dell’innovazione. L’azienda Galloni ha vissuto di recente un cambiamento, con la necessità di ricostruire parte delle proprie strutture a seguito di un devastante incendio. Un punto di partenza che ha portato la famiglia Galloni ad aprire le porte alle arti figurative intese come sguardo sulla memoria e visione del futuro. Il progetto artistico è stato condiviso fra gli artisti e l’azienda. Esso è nato infatti, idealmente e formalmente dentro la “fabbrica”, da questa hanno tratto il proprio stesso esistere le idee e le opere. Brani di strutture distrutte dall’incendio hanno preso nuova forma e nuovo significato grazie alla creatività di Danilo Cassano, Candida Ferrari, Graziano Pompili e Aurora Fabri che, entrati negli spazi distrutti nel momento più drammatico, hanno vissuto per oltre un anno le fasi della rinascita aziendale. Insieme, hanno saputo fare “rete”, hanno cioè dato vita ad un nucleo primigenio di interventi creativi seguendo un unico cammino, diversificato nelle forme, ma unito nell’idea di integrarsi col passato, divenire presente e alzare lo sguardo verso nuove prospettive. Il percorso artistico che resterà in permanenza allestito negli spazi esterni del prosciuttificio, è stato aperto al pubblico corredato da una mostra temporanea degli stessi artisti, le prime tre domeniche di giugno.

L’arte, fin dall’antichità, soprattutto in architettura, ha visto il riutilizzo dei materiali – scrive Stefania provinciali, critico d’arte che ha curato i testi in catalogo- Una storia antica, anzi antichissima in cui si può far rientrare negli anni Sessanta del Novecento il percorso dell’Arte Povera, un nuovo e diverso modo di proporre tutto quanto l’essere umano ha reso “rifiuto” con l’intento di evocare le strutture originarie del linguaggio della società contemporanea liberandolo dalle abitudini e dai conformismi semantici. Da allora, fino ad oggi, il riutilizzo dell’oggetto “rifiuto” ha ampliato i suoi presupposti giungendo a nuove definizioni d’arte, nuovi interventi formali e nuovi significati quali denuncia di una realtà che la coscienza dell’artista porta alle estreme conseguenze. Una lettura che attraversa i "Passaggi" voluti dagli artisti e dagli imprenditori insieme, in questo originale percorso d’arte".

Stesso, divenendo “Onda”. E’ “l’ Edicola votiva” di Alberto Vettori, memoria di riti passati. Una macchina lava-prosciutti “marchiata” dal fuoco, tutto in acciaio, diventa luogo dove posare pietre, come voti; dove lo stesso spettato-re può intervenire col suo gesto, può aggiungere o togliere quelle pietre divenendo partecipe dell’opera e dei suoi significati. Sono i “Custodi del tempo” dove all’acciaio è combinata la carta, fragile essenza in un rapporto visivo che delinea la potenza di differenti materie.

E’ il "Giardino magnetico", di Candida Ferrari che ha avvolto i tubi contorti in ferro zincato con plexiglas dipinto ad acrilico donando alle trasparenze del materiale allusioni cromatiche destinate a mutare con la luce del giorno e della sera. E’ la raffigurazione essenziale di un paesaggio abitato dalle dimore dell’uomo, di Graziano Pompili, che con l’opera “Dall’età del ferro” rievoca i bisogni primari dell’essere umano. Sono le voci degli artisti sguardo sulla memoria e visione del futuro, che hanno creato un percorso dove l’arte incontra il quotidiano, rendendo omaggio alla storia ma suggerendo insieme una diretta partecipazione del pensiero creativo alla vita.

 

Danilo Cassano

Itaca

La barca con rematori e scudi levati, è stata realizzata con una grande trave lunga 7 metri, deformata dal fuoco.

La barca è metafora del viaggio, il cui fine non è semplicemente la meta, ma la ricchezza portata dall’esperienza e dagli incontri vissuti. E dalla saggezza acquisita lungo il cammino.

Danilo Cassano

Porta di Ponente e Porta di Levante

Le porte, realizzate con grandi colonne recuperate di oltre 4 metri di altezza, sono metafore di passaggi che scandiscono e arricchiscono la trasformazione e la rinascita.

 

Aurora Fabri

Onda

Nella grande vasca d’acqua sul fronte dell’edificio, un gigantesco ferro deformato diventa un’onda, ingentilita da piccoli intarsi di ceramica. Nuove forme di vita che attutiscono la violenza del fuoco e crescono sui materiali distrutti.

Aurora Fabri

Fuoco

Fiori che faticosamente spuntano dalla sabbia, in modo drammatico e contorto, e si impongono alla vita contro il doore della distruzione. Colori forti e vibranti nascono dalla forza del fuoco. Oltre, sul terrazzo, si placano e trovano nella terra nuova linfa e nuove ragioni di vita.

 

Candida Ferrari

Giardino Magnetico

Una installazione dedicata al desiderio di bellezza e di elevazione spirituale. Sui tubi di ferro alti 4 metri trasformati dall’incendio e da esso colorati di ruggine, di blu, di piombo, salgono forme di plexiglas trasparente.

La luce, senza la quale nulla potrebbe esistere, illumina di notte questa scultura simbolica entrando nel profondo della sensibilità di chi guarda.

 

Graziano Pompili

Dalletà del ferro

Alta 5,6 metri e costruita con materiali ferrosi recuperati tra la struttura e le attrezzature del prosciuttificio distrutto, l’opera propone il tema della casa. La forza drammatica del ferro nero che vira nel rosso acceso, ha in sé la potenza di una vita che si riprende e si riafferma. La casa, la palafitta tanto presente nella storia antica del territorio, diventa un’indicazione poetica, segno primario e concreto della presenza dell’uomo.

 

Alberto Vettori

I custodi del paesaggio

Unica opera interna, è composta da due lastre metalliche che fungono da supporto ai piccoli paesaggi inseriti all’interno delle lastre stesse. Due carte verticali dipinte e appese, sembianze di presenze ieratiche, assumono il ruolo di custodi della memoria e del paesaggio circostante.

Alberto Vettori

Edicola Votiva

E’ una struttura metallica alta 4 metri, deformata dalle fiamme e dal calore durante l’incendio. La sua identità originaria ha ceduto ai volumi la memoria funzionale: rimane a testimoniare ora la riconciliazione del luogo. Segno forte nello spazio circostante, aggiunge al ricordo un monito e una riflessione.

 Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

La Riflessione!

Colgo l’occasione dell’articolo “I soliti noti” di Daniele Cernilli pubblicato il 16 luglio su Doctor Wine per la mia consueta riflessione. La ricerca del nuovo ci fa dimenticare il patrimonio enoico che possediamo noi italiani. Oggi aprire una bottiglia di Barbaresco di Angelo Gaja “non fa tendenza”. Vuoi mettere un “pignoletto di San Tizio?” È più trendy. Al contrario i nostri cugini francesi esaltano i loro “grandi nomi”. Nel mondo etichette “importanti” come Krug, Bollinger, Romanée-Conti, tanto per citarne alcune famose, sono “considerati vini fondamentali soprattutto per quello che rappresentano in termine di tradizione e prestigio” (Cernilli). Sono certamente quelli che hanno fatto da apripista ad altri che sono arrivati dopo. Noi, in Italia, siamo fissati con la novità, con il diverso a tutti i costi. Ed ognuno di noi, con toni trionfalistici, alza il vessillo del “vino ritrovato”, tendendo a sottovalutare chi è riuscito a valorizzare zone molto famose. Ricordo un vigneron della Provenza che mi disse:” Cosa sarebbe oggi il mondo del rosé provenzale senza Château Romassan del Domaines Ott?”. E dopo le novità che si sciolgono come neve al sole “I soliti Noti spesso sono I soliti Bravi”.

 

   

Frammento n. 1

Dizionario dei prodotti Dop e Igp italiani. Treccani.it

Finalmente la scoperta delle origini di molti prodotti a marchio Dop e Igp all’attenzione della Treccani. È online il Dizionario che punta a rendere accessibile a tutti il patrimonio agroalimentare e vinicolo italiano contro la diffusione di informazioni false e conoscenze sbagliate. Il Dizionario è parte integrante del “progetto Gusto” al fine di tutelare e promuovere la cultura del cibo italiano. “Una tutela che sarà sempre più connessa, anche nel panorama internazionale, a una migliore comunicazione dei valori culturali di cui questi prodotti sono portatori” Parola di Massimo Bray, direttore generale Treccani.

 

Frammento n. 2

I numeri non mentono mai!

Piemonte, perso in un anno mezzo milione di ettolitri di vino. Dati riferiti alla produzione 2017. Fortunatamente per la qualità la parte maggiormente colpita è stata quella della produzione di vini comuni. Ma è anche vero che questa produzione rappresenta per i viticoltori la base di entrate che riescono a supportare la produzione di altre etichette “più nobili e ricercate”. Forse la 2017 ha risentito di un calo dovuto alla situazione metereologica primaverile ostile? Può essere. I piemontesi non demordono. Confidano che per il 2018 i numeri facciano sorridere nuovamente.

 
 Vigne del Barolo

 

 

Frammento n. 3

È nato “The Grand Wine Tour”

La scelta delle parole non è casuale. Viaggio formativo, artistico e culturale. Soggiornare in luoghi meravigliosi con accoglienza di alto livello. La cultura del vino e quello dell’ospitalità si incontrano in un progetto pensato e finalmente realizzato anche in Italia. A dirla in poche parole si tratta di un Marchio di Qualità che definisce e valuta in modo oggettivo i servizi turistici nel mondo del vino. C’è un Decalogo condiviso dalle aziende aderenti, c’è una Carta della Qualità che le aziende interessate devono necessariamente rispettare. Con tanto di verifiche demandate ad un Organo Tecnico. 19 sono le cantine con strutture ricettive a cinque stelle. È nata ufficialmente l’accoglienza enoturistica di qualità. Qualità certificata.

 

 

 

Frammento n. 4

La riscossa del sughero.

Di fronte al dilagare di tappi a vite (per me i migliori), di vetro e altri tipi di chiusure, ecco la riscossa prevista dei tappi di sughero. La Diam rivela con orgoglio di aver venduto ultimamente 2 miliardi di tappi recuperando quanto perduto. Dai numeri però si evince che Francia, Italia e Spagna sono i paesi che non vogliono “mollare” al grido:”Il tappo di sughero è sinonimo di qualità”. Altre nazioni produttrici di vino, quelle emergenti, ritengono che comunque viene meno l’omogeneità, mascherano i profumi del vino e non si riducono affatto quelli che tecnicamente vengono chiamati “fastidi”. E la querelle senza fine continua.

 

 

Frammento n. 5

La ristorazione italiana di qualità.

Segnalo quattro ristoranti in altrettante regioni italiane che recentemente fanno parlare di se.

 
Zia Restaurant 

Zia Restaurant a Roma. Giovane lo chef: Antonio Ziantoni. Curriculum prestigioso con esperienze nei migliori ristoranti stellati italiani e non solo.

Savini Tartufi a Milano. La nota azienda distributrice di tartufi alla ristorazione ha aperto il Savini Tartufi Truffle Restaurant & Cocktail Bar e Tartufotto ed è già tartufomania.

Antica Osteria delle Peppina sull’antica Via Emilia tra Parma e Piacenza. Lo chef Iacopo Malpeli incontra la forte tradizione enogastronomica del territorio. Spazio anche alla cucina “vegetariana”.

AcquaSale sull’Isola di Sant’Antioco, in Sardegna. I piatti della tradizione di mare e la novità assoluta per venire incontro alle esigenze dei turisti: Pizza gourmet vista mare.

 

Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)

July 18, 2018

 

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Sembra ormai sulla via dell’archiazione la morte del giornalista investigativo Bechir Rabani, che si era infiltrato nei gruppi violenti di sinistra come gli antifas ed era stato trovato morto nel dicembre 2017,   poco dopo aver presentato delle denunce sui finaziamenti occulti del finanziere globalista George Soros a queste organizzazioni.  Bechir Rabani, 33 anni, di origine palestinese, con passaporto svedese, era un giornalista indipendente e blogger molto conosciuto in Svezia per le sue inchieste e per le sue rivelazioni circa le collusioni fra i settori dell’alta finanza e le organizzazioni pro  immigrazione che operano in Europa.

Alcune delle sue inchieste avevano suscitato reazioni ed attacchi dagli  ambienti della sinistra mondialista e dai media ufficiali che lo accusavanodi “complottismo”(guarda caso NDR) .

I sui amici avevano scritto di lui “”Bechir era un combattente caparbio che ha sperato nella giustizia e che senza esitazione ha difeso tutti quelli che  non potevano o non osavano. Ricorderemo Bechir per la sua energia, la sua forza trainante e non da ultimo per il suo lavoro”.

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Bechir Rabani

Poco prima della sua strana morte Rabani aveva rivelato che era in procinto di svelare i legami di corruzione che collegavano Soros con il produttore televisivo e presentatore, Robert Aschberg, un  personaggio molto conosciuto in Svezia . Robert Aschberg, pochi giorni prima della morte di Rabani, risulta che aveva rifiutato una intervista con lui e aveva fatto minacciare il giornalista tramite la moglie.

Di fatto Rabani aveva promesso di disporre di prove per mettere in luce il lavoro occulto di Soros ed i sui piani per destabilizzare l’Europa.

Il popolare presentatore e showman televisivo, Robert Aschberg (su cui  Rabani stava indagando per i suoi collegamenti con Soros), membro del consiglio di amministrazione dell’Expo Foundation,  multimilionario, è il nipote di Olof Aschberg, un banchiere ebreo che finanziò i bolscevichi nel 1917 e dai quali fu nominato (per riconoscenza) direttore della Banca internazionale Ruskonbank.

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Robert Aschberg

Questo personaggio, ex maoista in gioventù, si dedicava alla caccia ai così detti “trolls” antimigrazione che, secondo lui, diffondevano falsità contro i migranti, utilizzava la TV per mettere all’indice gli   oppositori antiglobalisti e praticava forme di intolleranza contro qualsiasi dissidenza contro la linea mondialista ed immigrazionista della sistema politico svedese.

Secondo la polizia, il giornalista Rabani è stato trovato morto in circostanze sospette. Facilmente l’inchiesta sulla morte del giornalista  sarà archiviata come suicidio da barbiturici o per morte naturale, considerando “naturale”la morte di un giovane di 33 anni pieno di energia e di voglia di lottare in prima persona contro le possenti organizzazioni globaliste che, in Svezia, come in Europa, gestiscono i  grandi media, la finanza e i principali partiti politici.

Nota: Di fronte ad un mondo di giornalisti prostituiti al potere, Bechir Rabani era un esempio di valido di un uomo che non si era piegato alle offerte di soldi e carriera ma che si era dedicato alla ricerca della verità. A suo rischio e pericolo.

Fonti:   <http://www.thetruthseeker.co.uk/?p=162897> TheTruth Seeker

<http://culture-wars.com/bechir-rabani-popular-swedish-alternative-media-jou

rnalist-found-dead-suspicious-circumstances/> Culture-wars.com

Traduzione e nota: Luciano Lago   di:

<https://www.controinformazione.info/misteriosa-morte-di-un-giornalista-che-

investigava-sui-finanziamenti-di-soros-ai-gruppi-antifa-in-europa/>

controinformazione.info

July 18, 2018

Di fronte ai fenomeni migratori che attualmente interessano l'area euro-afro-asiatica, si è spesso fatto riferimento al concetto di porto sicuro, espressione desunta (e liberamente interpretata) dal diritto internazionale.

Quando un tema complesso come quello delle migrazioni si trova, suo malgrado, al centro dello scontro tra le diverse forze politiche di un paese, è facile perdere di vista il contesto internazionale e i suoi principali focolai di tensione. Così, per le stesse ragioni, può capitare che da oggetto di riflessione questo tema diventi strumento di propaganda di diverse forze politiche, soprattutto se queste ultime si contendono la scena in un quadro sociale (e di conseguenza istituzionale) che manifesta segni di cedimento. Pertanto, può risultare utile astrarre da ogni visione particolaristica degli eventi, tentando di dar loro una collocazione lungo gli assi del tempo e dello spazio.

Dal punto di vista geopolitico, l'Europa (escluso il Regno Unito), l'Africa e le regioni economicamente meno avanzate dell'Asia si possono considerare periferiche, non trovandosi tra i protagonisti della contesa “a bassa intensità” attualmente in corso. Questi infatti sono Stati Uniti, Cina (seconda potenza economica mondiale dal 2010) e Russia e la posta in gioco può essere tanto l'egemonia economico-strategica mondiale, quanto la definizione di precise sfere di influenza. A differenza di quanto avvenne durante la guerra fredda, quando l'opposizione di fondo era tra capitalismo e comunismo, oggi lo scontro riguarda tre sistemi economici che, sia pure con le dovute distinzioni, si possono definire economie di mercato. Nessuna implicazione ideologica dunque, e nessun tentativo saliente di soppiantare il capitalismo globalizzato con un modello nuovo. Un aspetto su cui vale la pena riflettere, visto che il capitalismo è un sistema fondato sull'espansione costante e che, fino a prova contraria, non si ha espansione infinita su una superficie (quella terrestre) finita e con risorse non sempre rinnovabili.

Nell'assurdità di un'ipotesi di conflitto militare diretto, Pechino e Mosca cercano di guadagnare più terreno possibile e di ridurre l'egemonia di Washington sui tre piani economico, commerciale e strategico-militare. La Cina, secondo la linea del presidente Xi Jinping, mira a estendere il proprio controllo del Mar Cinese meridionale e orientale, da un lato presentandosi come mediatore tra Stati Uniti e Corea del Nord, dall'altro lavorando per una progressiva, e possibilmente (ma non necessariamente) pacifica, riannessione di Taiwan. Un obiettivo, quest'ultimo, particolarmente arduo se si considera che nel 2016 è stata eletta presidente di Taiwan Tsai Ing-wen, segretaria del Partito democratico progressista, che vorrebbe l'indipendenza dell'isola. Senza considerare che la Cina ha un'altra spina nel fianco, quella degli Uiguri, popolazione turcofona e musulmana che vive nel nord-ovest del paese, con maggiori concentrazioni nella regione autonoma del Xinjiang. All'interno di questo quadro regionale e internazionale teso, il presidente giapponese ShinzoAbe lo scorso novembre ha espresso l'intenzione di potenziare l'esercito giapponese, modificando la Costituzione del 1947, elaborata dal generale statunitense Douglas MacArthur, a seguito della disastrosa resa di Tokyo. Quindi, il Giappone, che fino al 2010 era la seconda potenza mondiale, avrebbe di fronte a sé due alternative: tentare di ottenere ampi margini di potenziamento militare facendo leva sull'immenso interesse che per gli USA ha la base di Yokosuka, fulcro della loro talassocrazia nel Pacifico, ma in tal caso rischierebbe di diventare un “utile satellite” di Washington nel suo scontro con Pechino; oppure affermare la necessità di avere un esercito con compiti che vadano oltre l'autodifesa, per affrontare i pericoli cui lo espone la sua posizione geografica. Finora la linea di Abe è stata quest'ultima, ma potrebbe incontrare l'opposizione non solo della Cina, ma anche degli stessi USA.

Dal canto suo, la Russia, ha già conquistato un ruolo significativo nello scacchiere mediorientale, anche grazie all'intesa con Iran e Turchia, limitando il potere di intervento statunitense. Inoltre, stabilire relazioni amichevoli con Ankara, soprattutto in un momento in cui i rapporti turco-statunitensi non sono idilliaci, può essere utile per Mosca anche per risolvere la spinosa questione dell'insurrezionalismo islamico in Cecenia e nel Caucaso senza ulteriori spargimenti di sangue. Tuttavia, un'intesa duratura tra Russia e Turchia è difficile da mantenere, malgrado le sue enormi potenzialità economiche: anzitutto perché la Turchia è un importante membro dell'Organizzazione del trattato dell'Atlantico del Nord (NATO); in secondo luogo perché i rispettivi interessi potrebbero portare allo scontro, ad esempio sul controllo del Mar Nero; in terzo luogo perché il pragmatismo politico turco non consente previsioni a lunga scadenza. Contemporaneamente, Mosca è al centro di sospetti e inchieste che riguardano lo spionaggio (soprattutto con il Regno Unito) e l'ingerenza nelle vicende interne di un altro paese (gli USA). Inoltre, la Russia è ancora oggetto di sanzioni a causa della crisi ucraina, che, insieme alle accuse di arresti arbitrari e vessazioni ai danni di dissidenti politici, mina la sua credibilità internazionale. Contestualmente, i progetti per i gasdotti che dovrebbero consentire le esportazioni del gas russo in Europa (Germania in primis) non sono andati giù a Washington, che vede nel vecchio continente un mercato appetibile per il suo gas.

In tale contesto complesso e teso, assumono particolare rilievo le dichiarazioni del presidente statunitense Donald Trump durante la recente intervista all'emittente CBS. Prima del suo vertice con il presidente russo Vladimir Putin, Trump ha criticato la linea delle precedenti amministrazioni, i molti anni di follia e stupidità che hanno reso le attuali relazioni con Mosca le peggiori di sempre. Gli USA hanno molti nemici, ha aggiunto, compresa l'Unione Europea (UE), a causa di cosa fanno [...] in tema di commercio. Quanto a Russia e Cina, benché la prima sia nemica per certi aspetti, mentre la seconda a livello economico, si tratta di due concorrenti. Inoltre, con Mosca, Trump è convinto di poter competere con successo nel settore energetico: dovremo competere con il gasdotto (Nord Stream 2) e penso che lo faremo con molto successo, ha dichiarato a Helsinki, durante la conferenza stampa congiunta con Putin. Peraltro, lo scorso dicembre, il presidente USA aveva definito Pechino e Mosca sue concorrenti strategiche, la prima per la sua espansione economica in Europa e Asia, la seconda perché danneggia gli interessi americani.

Tra le sue “definizioni”, può essere di particolare interesse quella sull'Europa come nemico: anzitutto perché, se è vero che a insidiare l'egemonia statunitense sono l'espansionismo economico cinese in Europa e Africa e i tentativi russi di conquistare il mercato energetico europeo, definire l'Europa nemico può essere un modo per colpire indirettamente gli interessi di Pechino e Mosca. In un momento, peraltro, in cui l'UE, di fronte alla “questione migranti”, sta lasciando emergere le sue profonde divisioni interne. A tal proposito, durante la sua ultima visita a Londra, Trump ha affermato che i migranti stanno facendo perdere all'Europa la sua identità, criticando al contempo la linea morbida della premier britannica Theresa May in tema di Brexit. Critiche successivamente stemperate, ma che denotano una visione delle relazioni internazionali che tende a privilegiare un asse esclusivo con Londra, emarginando Bruxelles dalla scena geopolitica internazionale. Probabilmente, anche in vista della competizione con Russia e Cina sul controllo del Mar Glaciale Artico.

            Un simile concetto può essere giustificato solo nella necessità di dover scegliere tra due mali quello minore, ma nella decisione di mangiare o no carne dov’è il male minore? Quello della rinuncia ad un piacere? E come può essere giustificata un’ingiustizia con un piacere?

La natura non ti costringe ad essere ingiusto, a reprimere il sentimento di compassione e di pietà verso la vittima, se non in casi di estrema necessità di sopravvivenza, diversamente è solo una patetica, ipocrita scappatoia per giustificare la tua volontà a non rinunciare a ciò che ti piace. Dici che ti dispiace della sorte dell’animale, che sei convinto che uccidere sia un fatto ripugnante, che è un’azione riprovevole, però accetti che  si compia questa ingiustizia, mentre certamente non avresti il coraggio di farlo con le tue mani. Sei consapevole che l’animale soffre ma anteponi il tuo piacere alla vita e al dolore dell’animale.

Tutto ciò che succede all’interno dell’universo resta nel Tutto e nulla si disperde. Così recita la legge della conservazione degli elementi enunciata da Lavoiser nel 1789. Ma c’è un’altra legge, quella della meccanica che recita “Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria” e dimostra che tutto è conseguenza, tutto si paga perché come si semina così si raccoglie. E non bastano le nostre giustificazioni a scagionarci e ad evitare la karmica onda di ritorno.

            Non vi è essere vivente che non sia soggetto alla legge del dolore, dall’insetto alla balena. Tutto ciò che esiste è soggetto al dolore, dal filo d’erba alla sequoia, anche se i nostri sensi non sono così sviluppati da percepire il loro dolore. L’angoscia dell’animale durante la prigionia e l’angoscia della sua uccisione resta nelle sue carni martoriate ed entrano a portare disordine energetico, spirituale e fisico in colui che se ne nutre.

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            “Uccidere gli animali per nutrirsi del loro sangue e delle loro carni è una delle più deplorevoli e vergognose infermità della condizione umana. Questo nutrimento contiene in se i  principi irritanti e putridi che agitano il sangue e abbreviano la vita dell’uomo. Verrà il tempo in cui gli uomini aborriranno il consumo di carne come ora noi aborriamo il cannibalismo”. (Alphonse Lamartine, poeta francese, 1790-1869)

            “Quanto più presto ed estesamente noi introdurremo nelle scuole un’educazione più umanitaria e favoriremo lo spirito di giustizia e bontà verso tutte le creature inferiori, tanto più presto ed estesamente raggiungeremo le radici della crudeltà e del crimine”. (Miriam Ferguson, governatore del Texas)

            “La vita vegetale invece del cibo animale è la chiave della rigenerazione. Gesù, nell’ultima Cena, usò pane al posto della carne e vino al posto del sangue”. (Richard Wagner 1813-1883 musicista tedesco)

            “Oh mangiatore di carne, tu non sei un essere umano. Non accompagnatevi con un mangiatore di carne, perché anche la sua sola compagnia è dannosa per la devozione al Signore. Credimi, amico, coloro che mangiano carne e pesce e bevono bevande inebrianti, saranno tutti estirpati come le erbacce sono estirpate da un fertile campo e gettati dentro un’oscura valle di morte. Tutta la carne è una che sia di uccello, di cervo o di vacca e coloro che la mangiano andranno direttamente all’inferno con gli occhi aperti”. (Kabir, poeta Sufi)

            “L’uomo è l’essere più simile agli dei per questo deve nutrirsi nel modo più simile a loro”. (Musonio Rufo)

             

            “Se mostri amore ad un essere umano egli ti ripaga rendendotene grazie e ricambiando il tuo amore, ma se risparmi un insetto, un pesce o un uccello, oppure una pianta o un cespuglio e anzi mostri loro amore, è a Dio che lo offri. E quando Gli starai di fronte Egli magari ti chiederà: Perché hai calpestato quel verme? Perché hai strappato o gettato quei fiori? Perché hai spezzato quel ramo? Tutto questo lo hai fatto a Me”. (Hermann Hesse)

 Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

La Riflessione!

 
 veduta aerea del Prosecco

Il comitato dell’Unesco ci ripensa. Dopo lo “strombazzato trionfalistico” comunicato dei giorni scorsi diramato dai responsabili alla comunicazione del Consorzio Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene che recitava così ” Prosecco patrimonio dell’Umanità”, ecco arrivare una nota “nuda e cruda” a spengere tutti i comunicati a zonzo sul web. “Le alte potenzialità del sito candidato, che ha elementi di unicità, devono essere meglio precisate. Invitiamo l’Italia, la Regione Veneto e il Consorzio, coinvolti a presentare il dossier, di riproporlo il prossimo anno con le correzioni richieste per l’iscrizione”. Come dire:” vietato barare con i numeri”. La solita figuraccia all’italiana. Il sottosegretario agli Affari Esteri, Guglielmo Picchi, minimizza dicendo “Oggi si è vinto” solo perché la decisione è stata presa a maggioranza. Il governatore del Veneto, Luca Zaia, difendendo l’indifendibile, ha dichiarato che comunque è stata richiesta solo una integrazione. Come dire il dossier è stato presentato in maniera corretta. Nel frattempo, in Regione, le previsioni meteo segnano “burrasca”.

   

 

 

Frammento n. 1

Nasce il nuovo Consorzio Roma Doc.

24 produttori della Doc Roma, istituita nel 2011, hanno dato vita al Consorzio Roma Doc, eleggendo Tullio Galassini alla Presidenza. “La denominazione della Città Eterna ha finalmente raggiunto un riconoscimento storico”. Questa la prima dichiarazione, come dire, abbiamo stravinto sulla burocrazia. “ Al momento l’87% della filiera risulta iscritto al Consorzio nella speranza che il rimanente 13% capisca presto l’importanza dello stare uniti e proporci al mondo esterno con le nostre innate capacità produttive supportate dalla Storia con la S maiuscola”.Il discorso d’insediamento è stato breve e diretto. “Puntiamo subito all’Erga Omnes. Locuzione latina che significa “davanti a tutti”. Nel mondo del vino prende questo significato:” Un'opportunità di fare sistema che nasce dal basso e può rispondere efficacemente alle esigenze delle aziende, chiamate a concorrere per garantire tutela e promozione della denominazione e assicurarne la valorizzazione e la protezione in Italia e all’estero”. Il Presidente Tullio Galassini non è uno qualunque. Enologo uscito dalla prestigiosa Scuola Trentina di San Michele all’Adige, sostenitore da subito della Doc Roma intesa come guida della viticoltura regionale, produttore presso la Galassini Viticoltore.

 

 

 

Frammento n. 2

Con la Birra ci si guadagna?

“Chi si avvicina al mondo della Birra pensando di fare soldi, sbaglia di grosso”. Parola di Jef Van den Steen, mastro birrario belga e guru delle birre artigianali. “Siamo di fronte ad un fenomeno su scala mondiale. La gente è stufa di bere Birre industriali sfornate dalle multinazionali del settore. C’è un ritorno diffuso all’arte di fare birra per la famiglia, per gli amici, per gli intenditori. L’Italia è tra le protagoniste di questo nuovo corso ma attenzione, il fenomeno non va collegato al business. Chi pensa di aprire un birrificio perché vuol fare soldi, si sbaglia di grosso. La vita di un Mastro birrario è sacrificio e intorno al magico mondo di malti e orzi non ci sono tanti soldi”. Ma è proprio così?

 

Frammento n. 3

 
 Enoteca Pinchiorri

Quattro Ristoranti Italiani tra i primi 91 nel mondo per la migliore cantina.

Eletti da Wine Spectator, la rivista ritenuta più attendibile a livello mondiale. Si tratta del Duomo di Ragusa, il nuovo Cracco di Milano, Pierluigi di Roma e del Caffè Dante Bistrot di Verona. Raggiungono i tristellati Enoteca Pinchiorri di Firenze, la Pergola del Rome Cavalieri di Heinz Beck, la Ciau de Tornavento di Treiso, la Bottega del Vino di Verona e il Poeta Contadino di Alberobello.

 

 

Frammento n. 4

Barrique si, barrique no.

Doctor Wine, al secolo Daniele Cernilli che di vino se ne intende, prende le distanze dal tentativo di demonizzazione “di principio” le piccole botti meglio conosciute come barrique (di solito circa 225

Barrique

litri). Validi strumenti di cantina, “inventate” dai francesi utilizzando legno di rovere proveniente dalle foreste del Massiccio Centrale. Allier ne rappresenta la produzione migliore. “I francesi chiamano elevazione il passaggio in barrique proprio per sottolinearne gli aspetti positivi”. In Italia è in atto da anni un processo di demonizzazione delle barriques per quell’uso troppo eccessivo. Daniele Cernilli continua nella sua disanima su barrique si, barrique no. Interessante il suo pensiero finale che mi trova concorde: ”Demonizzare la barrique è come demonizzare una padella o una casseruola quando facciamo il ragù. Se bruciamo il ragù non è colpa dei contenitori, forse e del fuoco troppo alto o della nostra scarsa attenzione. (Fonte: Doctor Wine del 02/07/18)

 

Frammento n. 5

Un esempio da seguire.

Al via il nuovo progetto di sensibilizzazione al bere responsabile promosso da Ruffino e dal Comune di Firenze. Ruffino Cares. “L’idea è quella di educare a gustare il vino ancorandolo a sistemi relazionali che ci appartengono quasi geneticamente: la convivialità, la condivisione, le saporite tavolate, il pranzo della domenica, un fiasco da spartire con amici. Ma non isolarsi negli eccessi”. A parlare Francesco Sorelli, responsabile della comunicazione dell’Azienda della Rufina e responsabile del progetto. “Ruffino Cares vuol comunicare la bellezza che, come dicevano gli antichi, può essere buona e sociale. Adesso la sensibilizzazione al consumo responsabile, in futuro comunicazione nelle Scuole”. Un esempio da seguire!

 

 

Osservo, scruto, assaggio e…penso.

July 05, 2018
 
 La Francia e le zone francofone nel mondo

Quando è la Francia a mostrare interesse a sostegno delle difficoltà che l’Italia incontra, non sorprenda se il sostegno non è rivolto all’Italia ma alle difficoltà.

 

È fuori luogo che il comportamento della Francia nei confronti dell’Italia per l’attuale questione degli immigrati, riesca a meravigliare fino all’indignazione.

Non sono quindi le azioni di contrapposizione francese agli interessi italiani che possano destare meraviglia. C’è infatti chi pone in prima linea, come l’ Italia, l’ ideologia politica ad oltranza; c’è chi invece chi, come la Francia, punta ai risultati disconoscendo le relazioni di buon vicinato pur di raccogliere qualche beneficio.

L’attuale rapporto tra Francia e Italia è ormai alla ribalta della cronaca quotidiana e pertanto ognuno si è ben fatto una chiara idea di quali siano le pretese a senso unico che la Francia intende attualmente mantenere, a proprio vantaggio.

 

Ma prima …………

Se ora così stanno le cose, dovremmo però ricordare, per non commettere sempre gli stessi errori, che quando l’Italia protestava nei confronti dell’Egitto per la morte di Giulio Regeni, il nostro governo, incapace di ottenere per via diplomatica i necessari chiarimenti, chiedeva all’Unione Europea aiuto (quale?) per conoscere da altri la cosiddetta “verità”.

Ciò avveniva tra il “peloso” plauso di alcuni Stati della UE per tanta fermezza, ai quali però, certamente non sfuggiva il plateale sfaldamento che l’ Italia, giorno dopo giorno, provocava alle secolari relazioni amichevoli con il nostro dirimpettaio della quarta sponda.

La Francia allora, non perse l’occasione di recarsi in Egitto in modo ufficiale, con la rappresentanza di Stato dell’ allora Presidente della Repubblica, Hollande.

Il fatto è che non si trattava di un viaggio diplomatico organizzato a questo scopo. Infatti, arrivato al Cairo al cospetto del Presidente Abd al-Fattā al-Sīsī, si è soffermato qualche minuto per esprimere imbarazzo per una misteriosa morte di un cittadino francese: Eric Lang, in un commissariato egiziano; misteriosa come quello di Regeni, ma solo con l’auspicio di conoscere come sono andate le cose.

 

La nostra diplomazia - Il governo italiano comprometteva perfino le relazioni diplomatiche, facendo rientrare in Italia l’ambasciatore dal Cairo, senza tenere nel debito conto che le relazioni commerciali nel rapporto di scambio sulla bilancia dei pagamenti con l’estero, ammontavano a ben 11 miliardi di esportazioni di euro contro 2 miliardi dell’Egitto.

Inoltre l’Italia in quei tempi, aveva scoperto attraverso l’Eni il più grande giacimento del Mediterraneo di gas nelle acque territoriali egiziane. Era evidente l’aspettativa contrattuale per Eni e il nostro Paese per la relativa estrazione, a mezzo di idonee piattaforme di perforazione, ma le relazioni venivano seriamente compromesse dallo sproporzionato atteggiamento ostile verso l’Egitto.

L’Italia, infatti, questa ostilità l’ ha chiaramente manifestata sotto tutti i possibili modi fino a mettere in dubbio l’opportunità turistica europea di recarsi in terra egiziana.

 

La solidarietà francese - Hollande che invece si era trattenuto due giorni in Egitto, abbandonando la linea diplomatica delle domande senza risposta, bada al sodo nell’interesse economico della Francia, parlando di affari con gli esponenti politici egiziani, mentre l’Italia cercava la ……“verità".

Si è trattato di colloqui e di accordi con i quali, la Francia ha ottenuto una serie di appalti per ben 1,6 miliardi di euro, riguardanti l’ elettricità, i trasporti, ivi compresa la realizzazione del terzo ramo della metropolitana del Cairo, con galleria sotto il Nilo, per 1.2 miliardi di euro.

Per quanto riguarda il turismo che l’ Italia aveva preso di mira per indurre l’ Egitto a più miti consigli sul caso Regeni, la Francia firma di contro, un memorandum per favorire il turismo francese in Egitto .

 

Sul fronte italiano -   Mentre l’Italia incrementava le ostilità, ritenendosi sostenuta dalla solidarietà europea per la fermezza dimostrata nei confronti dell’ Egitto, Hollande assicurava a al-Sīsī che la Francia aveva scelto di sostenere l’Egitto nel suo percorso per raggiungere la sicurezza e lo sviluppo economico.

La risposta, non si è fatta attendere. “l’Egitto – ha spiegato il Ministro del commercio egiziano Tareq Qabil - potrebbe diventare la porta dei prodotti francesi verso il mercato arabo e africano”.

L’augurio plateale è stato il coro della delegazione francese al cospetto del Presidente egiziano che si è congedato dalle due giornate di business con un “Viva l’Egitto e viva la Francia”.

 

I nostri soccorritori

Il nostro Paese non ha tenuto alcunché dall’Egitto con il quale ha praticamente rotto per un certo tempo i rapporti diplomatici, lasciando allo scoperto le numerosissime imprese italiane in questo Paese. E,  anziché ricevere solidarietà dagli altri Stati della UE, non ha ricevuto dai nostri tradizionali amici, in particolare la Francia, il benchè il minimo aiuto.

Mentre in casa nostra molto spesso, si corre in soccorso per non cambiare nulla ………….. quando è la Francia che ci viene in aiuto sicuramente la situazione cambia, ma in peggio.

Adesso il Presidente non è Hollande ma Macron; e i rapporti anziché migliorare sono notevolmente peggiorati. Ciò significa che anche se cambiano i suonatori l’orchestra è sempre la stessa. Ed è questo che l’attuale governo dovrebbe tener presente nei rapporti con i nostri vicini di casa.

Sempre più l’avvenimento “IN” d’inizio estate.

Sicuramente lo è per la Versilia. Atteso, partecipato, impossibile mancare. Ma in cosa consiste?

A parlare è Gianluca Domenici, l’eclettico personaggio versiliese e non solo, editore, direttore editoriale della rivista quindicinale Paspartu, musicista (l’inno della squadra Torino è suo) e patron dell’Evento:

“C’era e continua ad esserci la necessità di promuovere la Versilia, nel contesto dell’attività turistica, anche per il cibo ed il vino, meglio dire proposte di enogastronomia. Far conoscere la grande offerta esistente in questo fazzoletto di terra per tutte le tasche.

Perché non istituire premi alla Ristorazione cogliendo l’occasione per distribuire in anteprima la Guida particolareggiata a tutti i ristoranti, agli addetti ai lavori? (ristoratori, giornalisti del settore, invitati).

Siamo arrivati alla decima edizione (la guida) con la prudente politica dei piccoli passi. Da subito ho capito che aveva bisogno di essere affiancata da un Gran Gala, appunto. Nasce così (nove anni fa, 2009) il Gran Gala della Cucina d’Autore”. Una vetrina del Gusto di Alto Livello.

Ed infine i “celeberrimi Premi alla Ristorazione”, gli Oscar ambiti in marmo bianco di Carrara.

EDIZIONE n° 9

 
 La sala

è andata così:

Miglior Chef 2018 è Nicola Gronchi, nuova generazione dello stellato Bistrot di Forte dei Marmi. Dinamismo, slancio e modernità.

Migliore in Sala 2018 è Libero Musetti, titolare del Ristorante Il Circo di Pietrasanta. Simpatia, la giusta professionalità, la conoscenza dei gusti degli abituè della Versilia.

Premio Carriera 2018 è Bruno Vietina. Discorso a parte per questo ristoratore versiliese già protagonista negli anni ’60, ’70, ’80 alla guida dei locali storici come il Madeo e il Maitò. Successivamente sbarcato negli Stati Uniti con altrettanti ristoranti di conclamato successo. Basti pensare al suo ristorante a Beverly Hills.

Ed infine il Premio più ambito, ovvero il Ristorante dell’Anno 2018:

Filippo Mud di Filippo Di Bartola. Così è stato presentato da Gianluca Domenici:

“ Il riconoscimento al locale pietrasantino è soprattutto motivato da un innovativo e stimolante concetto di ristorante, non più imbrigliato in statiche formule ma aperto a nuovi intriganti elementi, come quello della mixology dei cocktail, della pittura e della scultura, con geniali ‘focus’ sulle materie prime utilizzate nell’ottima cucina. Oltre ad una sala dinamica, giovane e attenta”.

IL PREMIO ECCELLENZA ITALIANA

Non solo Versilia ma individuare anno dopo anno, l’eccellenza conclamata della cucina italiana, quella che mette d’accordo tutte le guide della ristorazione.

Tutti in piedi: una vera e propria standing ovation per Alfonso e Livia Iaccarino del celebre ristorante “Don Alfonso 1890” nella penisola sorrentina, “Premio Versilia Gourmet – Champagne Bergère 2018 Eccellenza Italiana”.

C’erano davvero tutti ad applaudirli: i migliori ristoratori della costa, i giornalisti ed esperti del settore, le autorità e uno stuolo di appassionati ammiratori. Il momento della consegna dei Premi Versilia Gourmet – Champagne Bergère è stato il toccante ed emozionante gran finale di una cena da mille e una notte allestita dai migliori chef “stellati” della Versilia.

Sì perché l’Evento, come nelle passate edizioni, è stato un momento per assaggiare le “creazioni di sei chef stellati”:

l’inizio, l’aperitivo in terrazza del Luxury Hotel Principe di Forte dei Marmi, con il coreografico panorama di una Versilia scintillante d’inizio estate, direttamente dalla cucina e bagnati rigorosamente da champagne Bergère, le micro-creazioni dello chef di casa Valentino Cassanelli (ristorante stellato Lux Lucy dell’Hotel Principe) hanno dato il via al gran Gala, con il sole a tuffarsi nel mare proprio lì davanti.

 
 l'impiattamento

A seguire, gli oltre 160 ospiti si sono seduti nell’elegante dehors dell’hotel per gustare il ricco menù.

Raffinato e leggero antipasto di Giuseppe Mancino, chef bistellato del Piccolo Principe a Viareggio accompagnato dal Rosato Le Cicale 2017 dell’azienda Sardi Giustiniani.

 
               Alfonso e Livia Iaccarino

Secondo antipasto, saporito e convincente, dello chef stellato Gioacchino Pontrelli di Lorenzo a Forte dei Marmi. Abbinato a Altair 2017 Fattoria La Torre

Il primo. Il vulcanico e anticonformista Cristiano Tomei (vi ricordate la trasmissione La Prova del Cuoco di alcuni anni fa?), versiliese doc ma adesso protagonista a Lucca con il suo Imbuto, ha proposto una sua personale versione di un minerale e ‘salmastroso’ riso di mare. (non chiamatelo risotto, per favore). Abbinato a Vermignon (vermentino e sauvignon) 2017 Tenuta Lentini.

Secondo piatto dai sapori caleidoscopici quello di chef Nicola Gronchi, emozionato per essere stato protagonista sia della cena che del Premio ricevuto. Ristorante stellato Bistrot di Forte dei Marmi. Abbinato a Sauvignon 2012 Terre del Sillabo

Chiusura dolce grazie alla pastry chef viareggina Silvia Pardini, giovanissima ma già protagonista nelle prestigiose cucine del Le Cirque di New York e di Dubai. Tanto per dire. Abbinato ad una stupenda Malvasia di Bosa Slittari (un appunto: la Malvasia meglio berla da sola in meditazione: fantastica).

Al momento dei saluti, selfie e foto con i “personaggi della serata”, la consegna della Guida ai Ristoranti della Versilia, Versilia Gourmet in vendita nelle edicole e librerie. Chapeau!

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