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Tour 2018, della Lirico Struiamo, tappa a Roma e verso i paesi del Centro Italia.
L’importanza di non dimenticare: 200 mila euro investiti nel restauro di opere d’arte per le Marche.
Si è conclusa nel mese di agosto la carovana di Lirico Struiamo, orchestra e coro itinerante su camion dell’Opera di Giacomo Puccini. La bellissima cornice del complesso monumentale del Pio Sodalizio dei Piceni a Piazza San Salvator in Lauro ha ospitato l’interpretazione della Bohéme, opera di Puccini in quatto atti, con una orchestra di 52 elementi tra violini, violoncelli, contra bassi , flauti, oboe, clarinetti, fagottini, corni, tromba, trombone, arpa, percussioni, un’ esibizione gratuita per ricordare i terremotati e le zone colpite dal scossa tellurica. La serata musicale temperata dal fresco crepuscolare dopo la calura della giornata , nata da un progetto della “camerata musicale del gentile”, è un itinerario musicale non presente solo a Roma ma anche nelle comunità di Sasso Ferrato, a Cantalice, Arcquata del Tronto, Preci, Castelsantangelo su Nera, Fabriano, Amatrice, Monti Sibillini a sostegno delle zone ferite dal sisma e delle persone rimaste aggrappate ai loro paesi.
La carovana musicale è modellata su misura per le piccole piazze e passaggi stretti dei centri abitati, i camioncini di modeste dimensioni si aprono, una volta sul posto, come dei palcoscenici. Se non possono venire i singoli si muove la carovana, puntando così a creare un sodalizio tra tutte le regioni percosse. Il collante è l’opera e la musica. Un abbraccio per non dimenticare. “da ogni parte del mondo hanno risposto con aiuti concreti per le zone del terremoto – spiega il Presidente Anci Marche (Associazione dei Comuni delle Marche) Maurizio Mangialardi presente alla prima di Roma - 200 mila euro sono stati , infatti, investiti in recupero delle opere pittoriche del nostro territorio”. Hanno collaborato all’evento l’Istituto superiore di Studi Musicali Pietro Mascagni di Livorno, Pio Sodalzio dei Picenti, Fab Aris, Coop sociale Castelvecchio, Eda Industries, Pro Loco di Sassoferrato e Associazione Sass Ferratesi nel mondo.
Il 6 giugno 2018 all'Isola Tiberina e' stato presentato il libro e il film ''PRIGIONIERO DELLA MIA LIBERTA', scritto e diretto dallo stesso regista del film, Rosario Errico.
La serata e' stata aperta da un convegno, la tematica trattata e' stato ''l'errore giudiziario'', che ha visto la partecipazione di personaggi illustri della giustizia e della politica, ricordiamo qualche nome:
On.ANDREA ORLANDO gia' ministro della giustizia, Dott. GUIDO RAIMONDI-magistrato presidente corte europea dei diritti dell'Uomo, Prof. Avv. Giuseppe Tesauro presidente emerito della corte costituzionale, Dott. SALVATORE COSENTINO sostituto procuratore generale della corte D'Appello, Dott.DAVID MONTI magistrato
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cassazione procura repubblica tribunale di milano, Prof. Avv. ANTONINO BATTIATI segr. gen. associazione italiana giuristi, FRANCESCO CARBONE Pres. APS assoc. a favore delle vittime di ingiustizie, Avv.MARIA LUISA TATOLI ordine avvocati del foro di Bari, On.RITA BERNARDINI pres. del partito radicale, VITTORIO GALLO vittima errore giudiziario, Avv. ALDO MINGHELLI consigliere dell'ordine degli avvocati di Roma e responsabile cultura e spettacolo, Dott. FABIO AMENDOLARA giornalista di cronaca nera e giudiziaria, Dott. GENNARO FRANCIONE magistrato di cassazione tribunale di Roma, On. LUCA RODOLFO PAOLINI commissione giustizia della camera dei deputati, Dott. ROSARIO ERRICO regista del film e autore del libro ''PRIGIONIERO DELLA MIA LIBERTA'', Avv. VALTER CARA responsabile campagna raccolte firme per la separazione delle carriere camere penali di tivoli, Avv. CESARE PLACANICA presidente camera penale di Roma.
Per il film sono intervenuti Antonella Ponziani, Marco Leonardi, Antonella Salvucci e lo stesso regista Rosario Errico
Ricordiamo il cast, Jordi Molla', Martina Stella, Rosario Errico, Antonella Ponziani, Marco Leonardi, Andres Gil, Monica Scattini, Antonella Salvucci, la grande Lina Sastri e il grande Giancarlo Giannini
Anche la tematica del film e' stata la stessa del libro, il film si genera dentro una famiglia dalla vita tranquilla che verra' traumatizzata da un errore giudiziario.
Grande partecipazione di pubblico per il convegno e per il film.
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
La Riflessione!
In questi giorni Daniele Cernilli ha pubblicato su Doctor Wine alcune sue riflessioni interessanti che “attraversano” il mondo del vino. Il continuo abusare del termine “qualità-prezzo” che un pregio alla fine ha; far ricordare e rivivere la favola della Volpe e l’Uva in riferimento alla versione greca vale a dire con disprezzo: “tanto è acerba”. Mi ha colpito maggiormente la seconda riflessione: ma i vignaioli di oggi fanno solo vino? Assistiamo ogni giorno all’assalto della diligenza. Grandi gruppi di investitori che saccheggiano il territorio italico nell’acquisire marchi famosi ricchi di storie familiari, convertendo le produzioni al richiamo del mercato, a volte snaturando tradizioni maturate nel tempo. Nel nostro immaginario fare vino significa occuparsi del territorio e della sua gestione, unire all’amore per la terra la passione per realizzare sogni. Possiamo impedire questo scempio? Noi ci proviamo con il diffondere la vera cultura del vino non scivolando verso derive spesso ideologiche. (doctorwine.it)
Frammento n. 1
Addio al genio della cucina francese
È morto in questi giorni, a causa di una grave malattia, il grande cuoco stellato Joel Robuchon detto Il Genio. Non solo chef ma grande imprenditore della
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Joel Robuchon |
gastronomia transalpina e non solo. Ristoranti aperti in tutto il mondo per diffondere la cucina francese.
Frammento n. 2
Il nuovo e atteso Marchio di qualità: Prodotto di Montagna
“Tutelare i prodotti di montagna vuol dire premiare il lavoro di migliaia di piccole e medie imprese che contribuiscono a tener viva l’economia del nostro paese”. Le parole del Ministro Centinaio possono essere interpretate come “da copione”. Può darsi. Una cosa è certa: il logo verde con una montagna stilizzata da oggi è sinonimo di trasparenza, tracciabilità e possibilità di scelta per i consumatori. Tutti i prodotti contrassegnati da questo logo saranno garantiti per la provenienza, trasformazione, stagionatura e maturazione in ambienti montani.
Frammento n. 3
Nasce una nuova mega-cantina a Bolgheri
I soldi li mette Alejandro Bulgheroni, il magnate del petrolio argentino, tramite la “sua” controllata Azienda vinicola italiana (per modo di dire) Dievole ovviamente S.p.A. Il progetto, approvato da Comune di Castagneto e Regione Toscana, prevede la “rivalorizzazione” di un’area destinata a “cava” già di proprietà di Bulgheroni. Quindi si tratta di “svincolo paesaggistico” fino ad allora salvaguardato. Il progetto della mega-cantina, opera dello Studio Tori, vedrà di fatto il nascere di un polo produttivo tipo Bargino di Antinori. “Approccio progettuale che si integra profondamente con il contesto naturale”. Una cosa è certa: sviluppo su tre livelli con trasferimento degli uffici e i sistemi d’imbottigliamento aziendali. E i politici? “Quando la cantina sarà a regime troveranno lavoro una ventina di addetti più l’indotto”. Speriamo che si aggiungano ai già presenti nelle altre realtà e non assistere a “travasi di mano d’opera”. Tranquilli amici. Comunque vada a finire l’agricoltura sarà rigorosamente biologica con tanto di attestato.
Frammento n. 4
Il nuovo sorbetto alla “Lucuma”
La gelateria fiorentina Stickhouse ha presentato, in anteprima in Italia, il suo nuovo sorbetto alla Lucuma. Ma cosa è la lucuma? Un frutto originario del Sud America chiamato anche “l’oro degli Incas”. Considerato frutto-medicina, la lucuma è inserita nella categoria dei superfood. Leggasi: benessere e salute. Senza latticini è stato accolto trionfalmente dai vegani. Insomma godiamoci in questa calda estate il sorbetto peruviano alla lucuma.
Osservo, scruto, assaggio e…penso.
È tipico il fatto di non sapersi trattenere quando prevale l’emotività sulla valutazione razionale di come effettivamente stanno le cose.
In questi ultimi giorni mi è apparsa sul cellulare con una certa insistenza, la lettera aperta inviata qualche tempo fa, al giornalista Panzironi con la quale si contesta la presunta guarigione dal diabete una volta instaurato.
Poiché questo stesso argomento nel nostro Paese interessa attualmente purtroppo, milioni di persone affette da questa patologia, ho ritenuto opportuno fare alcune precisazioni su ciò che il Prof. Piemonti, autore di questa lettera, rileva.
Ho poi visto che lo stesso professore di lettere aperte a Panzironi ……… ne ha inviate diverse, tra cui un’altra, riguardante gli integratori alimentari, collegati alla dieta consigliata dal giornalista.
Mi è parso evidente che non era tanto in discussione il diabete, ma piuttosto il giornalista che si era avventurato in un terreno a lui precluso.
È tipico infatti, non sapersi trattenere, quando prevale l’emotività sulla valutazione razionale di come effettivamente stanno le cose. Soprattutto questo accade nel campo della medicina, quando i rappresentanti dei vari settori medici interessati si sentono prevaricare in qualche indicazione terapeutica, laddove loro si ritengono il “verbo”. A nessuno pertanto, che medico non sia, è lecito superare quella sorta di colonne d’Ercole che la medicina ufficiale non ha ancora varcato.
L’entrata in territorio altrui - Ecco allora la lettera aperta, al “profanatore” Panzironi. Egli ha osato superare queste colonne con motivazioni che secondo l’autore, il Prof. Lorenzo Piemonti, non sono quelle tecnico-scientifiche di cui egli si ritiene il portatore, ma quelle di una persona estranea, diciamo ignorante (nel senso di colui che ignora). Pertanto, se è proprio la medicina l’ oggetto di interesse di Panzironi, il Prof. Piemonti gli consiglia, di laurearsi, prima di esprimersi così come egli fa, su questioni estranee ad un giornalista come lui.
Quest’ultimo apprezzamento che è tipico dell’emotività che il Professor Piemonti non riesce a dissimulare, qui non interessa commentare oltre.
C’è invece un altro aspetto che deve essere considerato con maggiore attenzione dalla Sanità Nazionale, quello del pratico riscontro nelle condizioni di diabete, incipiente o conclamato, che affligge complessivamente otre tre milioni di italiani. In termini economici, una situazione di tal genere incide in modo molto, ma molto pesante sul bilancio dello Stato e delle famiglie, nonché vorremmo aggiungere, sul benessere supremo della salute e sulla capacità lavorativa di ognuno, che non dovrebbero essere perdute, tanto più, per l’ errore di qualche altro.
Il diabete nella sua evoluzione - Veniamo al senso tecnico della questione.
Il Prof. Piemonti, afferma sostanzialmente che dal diabete tipo 1, non si guarisce e che se Panzironi sostiene il contrario, afferma il falso, eccetera, eccetera.
Ora è possibile, così come è quasi sempre possibile, che se si estrae dal contesto di un discorso o di più discorsi una singola frase, si fa dire a chi l’ha pronunciata ciò che neppure gli passava dall’anticamera del cervello. È quindi possibile che a Panzironi sia sfuggita qualche parola impropria. Anche il Vangelo e la Bibbia contengono contraddizioni, ma non saranno queste a demolire i contenuti.
Non è infatti, questo l’ argomento che può interessare in modo corretto e razionale un confronto di idee, ma quello di saper affrontare in modo efficace l’inizio di questa malattia e soprattutto, quella di saperla prevenire.
Più nello specifico - Il diabete di tipo 1 che è quello a cui si riferisce il professor Piemonti, consiste nella progressiva perdita, fino a quella totale, delle cellule beta che secernono l’insulina. Per dare ai lettori una certa rappresentazione di immagine dell’argomento trattato, sia consentito una brevissima parentesi sulla funzione biologica di cui si parla. All’interno del pancreas che è una ghiandola responsabile della secrezione di varie sostanze, vi sono le cosi dette,isole di Langerhans. Queste sono agglomerati sferici concentrici di cellule, situati in modo non regolare sullo stesso pancreas. All’ interno di questi, per quanto qui interessa, si trovano le cellule beta che secernono l’insulina, necessaria al trasporto degli zuccheri richiesti dai vari distretti dell’organismo.
Attualmente, quando ci si rende conto di essere incorsi nel diabete tipo 1 anche prima che le cellule beta siano significativamente distrutte, non vi sono fino adesso, sostanze farmacologiche atte a contrastare la morte di queste cellule. La morte cellulare continua infatti, senza poter intervenire per interrompere la malattia. Che cosa resta da fare allora? Rassegnarsi in modo consolatorio per il fatto che si potrà sempre somministrare insulina sintetica per contrastare gli effetti di questa mutilazione in questa drammatica situazione, si potrebbe aggiungere con una punta di ironia, che in questi casi, è come colui che cadde da cavallo e disse che tanto doveva scendere.
Ora è vero che queste cellule, all’insorgenza del diabete tipo 1, cominciano a essere distrutte, ma dopo un primo trattamento con insulina si avverte talvolta, un certo miglioramento, tanto da ridurne la somministrazione. Questo miglioramento è però di tipo momentaneo e di solito non arriva a qualche mese. Si tratta di una sorta di “rimbalzo tecnico” o periodo di “luna di miele” così chiamato, perché dà l’impressione che tutto proceda nel migliore dei modi, come all’inizio del matrimonio. Poi però, le cose cambiano e tutto ritorna come prima e peggio di prima. Lo sfaldamento cellulare beta riprende progressivo vigore fino alla distruzione totale.
Avrebbe dunque ragione il Prof. Piemonti a diffidare di un miglioramento di tal genere a cui non si può certo attribuire la guarigione di questo tipo di diabete.
Le obiezioni però sono altre - Sorge infatti, una riflessione che non contraddice le affermazioni delle persone apparse alla ribalta delle trasmissioni di Pansironi, le quali affermano che a distanza di molti mesi, la loro condizione di salute è talmente migliorata al punto di considerarsi definitivamente guariti. Adesso si potrebbe anche ipotizzare in modo coerente, o almeno non contraddittorio con quanto appena detto, l’altra condizione,quella di aggravamento del diabete tipo 1, dopo la “luna di miele”. Poiché, a parità di fattori interni o esterni, queste differenze tra le persone che seguono le indicazioni di Panzironi
e quelli che non le seguono, non dovrebbero sussistere, è evidente allora che il cambiamento già dovuto all’unica variabile tra le due condizioni è quella della dieta di alimentazione. Secondo Panzironi l’aggravamento sarebbe dovuto al perdurare della classica dieta tradizionale cosiddetta, mediterranea. L’altra invece, che lo stesso Panzironi consiglia, contiene una drastica riduzione di zuccheri e carboidrati nelle loro varie forme. Ciò significherebbe, usando il condizionale, che nella dieta tradizionale, dopo qualche tempo, la significativa presenza di carboidrati contenuti, riesce a prevalere in modo negativo sul miglioramento farmacologico inizialmente ottenuto. Ma dopo, pur dosando l’ insulina secondo le esigenze personali, la patologia riprende vigore e tutto prosegue fino alla totale distruzione delle cellule beta.
Ma allora……..
A questo punto la possibilità di guarigione del diabete tipo 1, è nulla. Infatti, se le cellule beta vengono distrutte, parlare di guarigione sarebbe come dire che perdendo una gamba questa possa ricrescere.
Certamente, dopo la distruzione delle cellule beta, l’unica possibilità di sopravvivere è la somministrazione di insulina che consente il trasporto attraverso il sangue, del nutrimento cellulare dell’intero corpo. Ma la risoluzione del problema non starebbe a valle, ossia, dopo la morte delle cellule beta, ma a monte: prima che queste vengano interamente distrutte, per l’incapacità della medicina ufficiale di porvi rimedio.
In effetti l’attuale contrasto tra le affermazioni di Panzironi e le risorse della medicina ufficiale che non ha ancora farmaci per impedire la morte cellulare nel diabete tipo 1, consiste semplicemente nel cambiare o nel non cambiare dieta.
Tutto qui! Si tratterebbe quindi, di eliminare zuccheri e carboidrati, tenendo conto che nella pratica attuazione di ridurre gli zuccheri, vi sono sempre alimenti che ne contengono a sufficienza per le necessità biologiche del nostro organismo.
L’altra faccia della stessa medaglia – Oltre quanto detto, continuando questo ragionamento, vi è un’altra logica considerazione da fare, come la famosa “domanda che sorge spontanea”. E cioè, se attraverso una dieta appropriata povera di carboidrati, è possibile far regredire l’infiammazione in corso che causa direttamente o indirettamente la distruzione delle cellule beta, fino a far riattivare e rigenerare in qualche modo quelle rimanenti, se prese in tempo, allora si potrebbe anche spiegare in questi casi, da cosa venga originata la malattia. La risposta appare molto semplice; forse troppo semplice per essere vera, ma talvolta la verità che cerchiamo altrove l’abbiamo davanti agli occhi, senza riuscire a vederla.
L’origine del diabete, in questi casi e nei soggetti già predisposti, quanto il relativo aggravamento dopo la temporanea remissione della menzionata “Luna di miele”, sembrano proprio generati dagli zuccheri e dai carboidrati contenuti in significativa quantità nella dieta tradizionale, enfatizzata in: dieta mediterranea.
Allora, perché non proviamo a ridurre o a eliminare queste sostanze alimentari alle prime avvisaglie di malattia, osservando cosa avviene, anziché aspettare l’ insulina consolatrice (soprattutto per l’ industria farmaceutica)?
È questa una condizione molto interessante da approfondire, anziché rigettare con affermazioni apodittiche, come: “ Se ciò fosse vero, la medicina ufficiale l’ avrebbe già detto!”.
Conclusione - Tornando al giornalista Panzironi, egli attesta e dimostra gli effetti di una dieta povera di zuccheri e di carboidrati, non solo in teoria, ma per fatti concludenti, ossia, esibendo i miglioramenti o le guarigioni ottenute attraverso le testimonianze di un significativo numero di cittadini, compresi alcuni affetti da tale specifica patologia. Questi infatti, riferiscono le loro vicissitudini sotto lo sguardo critico dei presenti: medici e spettatori, nelle innumerevoli trasmissioni TV.
Tutto ciò avviene in netto contrasto critico con il Prof. Piemonti, il quale aprendo una porta aperta come si suol dire, sostanzialmente attesta, come se qualcuno avesse affermato il contrario, che senza le cellule beta del pancreas, dal diabete di tipo 1, non si guarisce. In altri termini usando le sue stesse parole: “L’insulina è l’unico farmaco in grado di mantenere in vita le persone che hanno diabete di tipo 1”
“Questa è una notizia alla quale non eravamo preparati!”, avrebbe detto Vittorio Gassman con stupore, recitando una sua significativa poesia.
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Valpolicella |
Morbidi declivi, valli segnate dai progni, i corsi d’acqua che ne sono l’origine nei millenni partecipando alla modellazione delle valli stesse, i venti che a volte strapazzano (d’inverno la Bora e il Föhn), a volte accarezzano gli oliveti, i frutteti e i vigneti.
Da Val Polesela, di Federico Barbarossa memoria, allo stemma del Comune di San Pietro in Cariano dove l’immagine di una fanciulla ci ricorda polyzèlos, molto beata e
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insieme a Marco Accordini |
quindi alla valle molto beata oppure al termine latino pulcella. Storie e leggende che ci portano alla Valpolicella alla quale qualcuno dedicò questa frase:
“Non lo splendore del paesaggio, non gli eventi della storia, non i monumenti dell’arte, non i canti dei poeti, ha servito a rendere nota la Valpolicella quanto il suo prodotto tipico: il Vino”
Ed è stato il vino che mi ha portato in queste valli, all’origine dell’Amarone, il più famoso.
Ho scelto un itinerario che mi portasse alla conoscenza della sua vera anima. Dal progno di Fumane a quello di Negrar per poi terminare nella parte pianeggiante della Valpantena, alle porte di Verona.
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insieme a Marco Speri |
Perché Verona e il suo territorio da sempre sono al centro di una ricca e fiorente economia agricola. In particolare in collina, sulle marogne, termine dialettale ad indicare i terrazzamenti vinicoli.
Valpolicella come sinonimo di viticoltura, come sinonimo dei tre vitigni che la rappresentano dalla notte dei tempi: Corvina, Rondinella e Molinara. Oggi affiancati da altri autoctoni come Corvinone, Oseleta, Negrara e Forselina.
Da queste uve nasce il “Valpolicella”, il vino di tutta l’area Doc, il “Valpolicella Classico”, vino prodotto nella parte collinare occidentale (definita Valpolicella Classica), il “Valpolicella Ripasso” ottenuto nel “ripassare” sulle vinacce di uve appassite, il “Valpolicella Superiore” ottenuto da un affinamento lungo almeno un anno ed infine il “Recioto” e “l’Amarone”.
Del Recioto si ha menzione già dalla fine dell’800. Ottenuto dopo appassimento delle uve su graticci, chiamati arele e posizionati nei fruttai, luoghi costruiti appositamente, ben ventilati, con caratteristiche studiate a perfezione. E proprio dal Recioto, negli anni ’30, ebbe inizio l’avventura dell’Amarone, che si differenzia per il residuo zuccherino inferiore. La nascita ufficiale di questo vino è il 1953, anno del suo primo imbottigliamento e commercializzazione da parte della Cantina Sociale di Negrar.
Il mio viaggio in Valpolicella è iniziato percorrendo i vari sali e scendi collinari dall’uscita Verona-nord dell’Auto-Brennero fino alle vigne dell’Azienda Stefano Accordini nelle vicinanze di Fumane.
Tesi ed essenziali i loro vini che raccontano bene il carattere della famiglia ispirata alla semplicità e al buon senso. Orientamento al biologico coniugando il rispetto di ogni terreno con la fedeltà alle tradizioni e sempre attenti al mercato in evoluzione.
Altra storia vissuta nella cantina di Marco Secondo al secolo Marco Speri a Fumane. Le due ore passate con Marco sono state quanto di più interessanti e a tratti divertenti che potessi immaginare.
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insieme a Filippo e Francesco Azienda Giuseppe Quintarelli |
Un susseguire di assaggi dalle botti per capire le evoluzioni dei vini “atti a divenire…” Una visita full-immersion tra la natura dei suoi terreni e lunghi racconti delle sue esperienze nella famiglia degli Speri. Un caposaldo delle eccellenze nel Progno di Fumane.
Uno dei “fuoriclasse”, Giuseppe Quintarelli da Negrar. Vero e proprio faro della Valpolicella. Ad attendermi Lorenzo e Francesco, ultima generazione, figli di Fiorenza, l’erede di Giuseppe. La differenza con gli altri? Rimanere attaccati alla “tradizione”, avere vigneti nella parte più vocata della Valpolicella Classica, aver imposto il loro mercato e difenderlo. Nessuna logica perversa speculativa o seguire umori, capricci del mercato. Produzione limitata, prezzi abbondantemente superiori alla norma.
Proporzionati alle lavorazioni per produrli?
Resta il fatto che ogni sorso nell’assaggio è stato memorabile. Il tutto forse può essere interpretato come “inavvicinabili”, impossibili da visitare e/o acquistare i prodotti. Niente di tutto questo. Cantina visitabile, confronto nei metodi, nessun ostacolo. E se volete portare a casa una bottiglia di Amarone Riserva Giuseppe Quintarelli, mano al portafoglio e basta. Poi alla fin fine per un appassionato “è gettare il cuore oltre l’ostacolo”.
Infine Tenute Falezza, nella piana veronese. Una delle zone dove trovare il miglior rapporto qualità/prezzo. Il bacino vitato di questa azienda è l’inizio della Valpolicella allargata, l’inizio della Valpantena, la Valle degli Dei per gli antichi romani, semplicemente la Valle dei Vini per i suoi abitanti. Non è facile raccontare, senza cadere nel banale, di un contesto di “dedizione al lavoro” e “refrattari ad ogni lusinga”. Ricerca delle differenze che la voce del territorio assume da una vigna all’altra che ritrovi negli assaggi , nelle tensioni gustative e nelle note inconfondibili. Tutto qui. I vini delle Tenute Falezza sono la fedele esigente linearità: pulizia, gradevolezza , eleganza.
Valpolicella, una Storia secolare tramandata dai suoi vini.
Non ci sono vini comuni ma piccole e diffuse gemme enologiche in un territorio dalle dimensioni contenute ma eccellente per la qualità delle produzioni.
“Senza fine…La notte dei ricordi”: una serata all’insegna del fashion con i modelli di Carlo Alberto Terranova e il ricordo della storica della moda Mara Parmegiani
Ricordi e note. Mentre scorre il video di Ornella Vanoni che canta “Senza fine” si apre, sul palco blu di Lungo il Tevere Roma, una serata all’insegna del fashion e dei grandi dell'alta moda come Carlo Alberto Terranova: suoi i quattro modelli capsule che troneggiano dalla ribalta in esclusiva, provenienti dalla nuova collezione. Sul
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Video manifestazione |
palco la testimonial del couturier, Angela Tuccia, e Elisa Pepe’ Sciarria, ex Miss "Una Ragazza per il Cinema" 2015. Con le capigliature curate dagli hair-stylist internazionali Carlo e Giuseppe Tessier.
Un ottimo modo, quello della catwalk, per ricordare Mara Parmegiani, celebre storica romana della moda, giornalista e scrittrice ma anche grande collezionista di moda le cui mostre di abiti d’epoca hanno segnato la storia di tanti musei in tutto il mondo.
Anthony Peth, volto di La7, scandisce i vari momenti dell’articolata scaletta tra cui alcune interviste a vari amici della Parmegiani.
Applausi per la consegna a Terranova del Premio Immagine 2018 del “Photofestival attraverso le pieghe del tempo” di Lisa Bernardini: ovvero una bella scultura del maestro Tonino Santeusanio.
E poiché una delle icone del fashion e del ricordo è Lady Diana, la cantante Deborah Xhako, reduce dalla semifinale di The Voice di Rai2, propone “Candle in the wind”, ma anche “New Rules” di Dua Lipa .
Poi è il turno del cantante Steven B., che ha collaborato con Gigi Proietti, Pippo Baudo, Johnny Dorelli, Rita Pavone e da anni è l’assistente artistico di Loretta Goggi, con le note di “Put the ball and…run”.
In platea bordo fiume tanti personaggi del mondo dello spettacolo tra cui le attrici Cristiana Vaccaro e Adriana Russo, Silvia Califano, figlia del Califfo. Curiosità per gli interessanti pannelli della mostra sui 140 anni del Messaggero, con famose e storiche prime pagine sui fatti più importanti di oltre un secolo di Belpaese
Ci incontriamo in un giorno di commemorazione alla sua carriera e, dopo il fatidico discorso di commiato, ecco che tutta la Stampa nazionale ed internazionale gli si raduna intorno asfissiante e prepotente: cameramen,fotografi e giornalisti. Io incaricata da Vogue Asia ad ottenere un intervista in esclusiva sgaiattolavo qua' e la'tra una telecamera e l'altra in modo da farmi spazio per avvicinarlo e finalmente dopo averlo salutato nella speranza che mi avesse riconosciuta, iniziai a fargli delle
domande ottenendone nella calca veloci risposte.
Sono passati tanti anni da quando lo vedevo quotidianamente nella Citta' Eterna e con il suo entourage andavamo sempre a pranzo da Mastrostefano, un ristorante a la page nella frequentatissima Piazza Navona del Jet Set mondiale: a tavola mi permetteva di mangiare soltanto insalata di carote condite con Salsa Primavera, da lui appena scoperta, salmone e spremuta di arancie, a sua detta dovevo per forza mantenere la linea..
Io giovanissima ad i primi anni di universita' nel corso di laurea in Medicina, passato tutto il mio tempo libero tra artisti, agenti di moda e cinematografici, spot pubblicitari ed esibizioni da showgirl nei famosi locali Romani, quali il Piper ed il Jakie O, dove risquoteva uno smisurato successo; era una mia passione ma anche un po di lavoro free lance che non guastava.
Valentino diceva che ero la sua Mascotte e che gli portavo fortuna; infatti lo accompagnavo spesso a Capri dove si sfilava allora alla Certosa per l'evento di Mare Moda mentre il suo punto vendita a Roma era in Via dei Condotti angolo con Piazza di Spagna,dove un nucleo di modelli fantastici si ritrovava ogni giorno ad indossare le sue creazioni per farne pubblicita',fra questi emergeva il nostro favorito Richard Doctorovich,Russo di una bellezza sfolgorante,parlava piu' di cinque lingue ed aveva un paio di Lauree al suo attivo.
Qualche tempo dopo partii per il Regno Unito e precisamente andai a vivere a Londra per proseguire i miei studi e li' vi rimasi .
Ed eccomi di nuovo a Roma dopo piu' di Trenta anni in qualita' di giornalista e con l'incarico di intervistare il famoso Valentino.
Imbarazzo? Nostalgia degli anni sfuggenti?Ricordi pieni di felicita' della mia cara Citta'.
Talento e creativita' si basano su tutto cio' che non e' stato mai ideato prima d'ora, qualcosa di nuovo;ogni stagione della Moda e' come un Serial TV con tutti i suoi risvolti ed avvenimenti piu' o meno importanti;si parteggia a puntate con cambi di gusti e fanatismo ossessivo': quello che oggi e' "In" domani e' "Out"; una serie di balocchi di stoffe con cui giocare fino ad esaurirle e Valentino e' come se avesse sempre giocato in questa Fiera delle Vanita',la dove i suoi poli collimano con una realta' spettacolare che puo' raggiungere un espressione di Alta Arte e dove si concentrano molti campi dell'essenza umana.
La prima domanda: dalla Salsa Primavera ai nostri giorni sono passati molti anni e Valentino...e' sempre lo stesso?
Risposta: cambia la Moda ma non cambia l'uomo., Continuo:gli estremi della moda non sono mai stati un tuo handy cup.
Il tuo stile sempre sobrio ed elegante ha sempre preso il sopravvento, ma c'e' mai stato in te qualcuno che ha desiderato evadere e diventare un qualcosa di esagerato ed esasperato?
Tace.
Hai dato alla moda tutto te stesso,tutta la tua vita, ma per quanto riguarda l'uomo quale e' il tuo ideale?
Il prototipo Valentino
Il pronto moda ha radici nel tuo Atelier, capostipide di quella che divento' la piu' grande industria in Italia... Sei tu che lo pensi!
La Roma che hai conosciuto, vissuto ed amato nel suo provincialismo e "perbenismo" ti manca ora che sei diventato cittadino del mondo?
A me tantissimo anche se e' molto cambiata:quello che amavo una volta ora non esiste piu; con un po' di nostalgia l'abbiamo accantonata nell'album dei ricordi e proseguiamo per la nostra strada.
E le stelle stanno a guardare e le stelle stanno a indossare......in un percorso che resenta l'epopea ed il mito ma che visualizza senza virtualismo un'attualita' incondizionata nei 45 anni ed oltre della carriera del Maestro della Moda Contemporanea.
Valentino ha sempre portato con se questa sua Moda per tutto il Globo, sempre parlando Italiano, portando cioe'' l'Italia all'estero.
La sua creativita'' e' una forza interiore come lui stesso dice, difficile da spiegare.
La sua magia e' il suo legame con l'Italia.
Valentino e' orgoglioso della sua industria e di cio' che ha prodotto e del contributo che ha dato al suo paese di origine: la sua tanto amato Italia.
Un Entrepreneur ......scalatore delle piu' alte cime del mondo: Le molte sfaccettature di un soggetto difficile e ribelle.
Un indole selvaggia intrappolata in un costume che la societa' impone per meglio valutarne lo status e le esigenze.
Dalla pelle di bue alla marsina e cilindro i tempi corrono ed ancora insistono su quelle tendenze che nell'era odierna, fuoriescono in un contesto piu' effeminato e vanitoso, esigente e controverso, rendendo il nostro idolo un introverso dal total look del brand.
Non ne fa eccezione l'uomo dalle cariche importanti, dal primo Ministro pettinato, rasato, depilato, ritinto e tirato, al garzone impomatato con Nike e tea shirt griffata.
Il mondo tutto al maschile ha creato un industria succulenta piena di novita e tendenze...
E via alla cravatta come in passato aveva gia' fatto Alain Delon, che in quei tempi di rigore all'etichetta, aveva creato un gran scalpore.
Via alla giarrettiera per non far calare i lunghi calzini, anche se l'Ordine ancora esiste..
Conteso tra corto lungo, attillato o baggy, affusolato dandy o smanicato randy, casual Trandy, questo idolo delle donne cambia d'abito ma non cambia se stesso.
Cacciatore e predatore ancora ci conquista e miete vittime...un etero o bisessuale che affascina anche tra i mondi della navigazione su rete.
L'immagine Intramontabile del sognatore con gardenia all'occhiello ora viene scartata per dare spazio al rapper con problemi di dizione che ammalia con le sue frasi decise, aggressive, suadenti e mirate a sviscerare tutti i problemi e le gioie della nostra societa' e del nostro tempo con una politica da freestyle.
Navigare su siti d'avanguardia dove nuove ideologie accompagnate da elementi di tendenza incalzano e suggeriscono un cammino verso un evoluzione di massa,e'
diventato un luogo comune che si manifesta quotidianamente con uno spettro d'azione mondiale.
La Moda non ne viene esclusa e sia gli stilisti che tutti i mezzi di divulgazione ne fanno parte.
Ormai visitare una collezione "on line" e paragonarla a delle precedenti o a quelle di altri designers, si puo' consultare con un click.
Il commercio tramite siti Webb ha sviluppato un industria ed uno scambio oltre frontiere impossibile da raggiungere in tempi reali come il commercio tradizionale
inadequato alle tempistiche del boom economico.
Anche se nella maggior parte del mondo vi e' una crisi evidente, crisi che si affaccia su tutti i fronti, un vasto número di uomini incurante delle calamita' che
ci circondano, affrontano le esigenze quotidiane di ciascuno di noi con metodologie superdinamiche accellerate dai sistemi di comunicazione multimediali che il regno
dell'informatica ci ha regalato e che noi abbiamo iniziato ad adottare anche se scettici o colmi di dubbi,e da inesperti pionieri vi ci siamo avventurati non privi
di curiosita'.
Ormai siamo in possesso di tools che ci permettono di spaziare in tutte le direzioni eliminando ostacoli e distanze.
E' ora possibile acquistare intere collezioni di abiti,scarpe accessori in poche operazioni, digitando su tastiere touch screen o tramite ultrasuoni.
Il passaggio dal reale al virtuale e' stato molto repentino.
La pubblicita' on line e' talmente fulminea da paralizzare un intero mondo in pochi istanti.
Il tutto e' colmo di pregi ma comporta anche altrettanti difetti.
Ecco che adesso si abbandonano molti modus vivendi che ci entusiasmavano ed era proprio questo Charme che ci conquistava e spronava ad agire.Certo le telefonate di convenevoli, il contatto diretto con gli stilisti,il raffronto,le passerelle vivaci e svolazzanti, il social drink, sono abitudini forse da dimenticare;ora ci contraddistingue un anonimato che ci reduce al livello di macchina, macchina che manovra un altra macchina: si, il tutto funziona ma ci transforma in creature senza
un volto e identita'.
Conta solo la Griffe, il Logo, l'Email, il Sito, le lettere di Credito e poi....il Banking on line e Pay Pall fa il resto.
Da una parte l'industria con i suoi marchingegni e gli operatori del settore e dell'altra i buyers(compratori) Abbiamo bypassato con Internet tutta una catena di montaggio che aveva un peso non poco rilevante per il successo del prodotto.
Tutto questo e' un progresso colmo di rimpianti; con tutto cio' non riusciremo mai a rinunciare alla nostra preferita rivista di Moda, dalla carta calda e luminescente,
fresca di stampa, ancora dal sapore e dall'odore speziale del ciclostile, che pervade i nostri sensi e ci stimola a sfogliarla con avidita' e con la consapevolezza di trarne piacere.
Non riusciremo mai ad abbandonare queste vive e tangibili consuetudini, rinunciare a quel Glamour di salire quella scaletta di un Boeing o di un Freccia Rossa con la
nostra Chanel a tracolla e la magazine d'avanguardia fra le mani che con dimestichezza ci intratterra' durante i nostri viaggi di prammatica o quale altro piacere potremmo trarne...sdraiate sotto un ombrellone al mare sfogliando queste pagine dove l'immagine curata alla perfezione imprime tramite i nostri occhi, nella memoria le ultime novita' ed una marea di idee originali: tutto questo e' veramente Moda, e' Bon ton, e' Vita.
I tessuti sono sicuramente una parte di noi stessi e fondamentali alla nostra vita quotidiana infatti ci avvolgono gia' fin dalla nascita.
La stoffa ha tante travature imposte come un albero genealogico e se per una volta riuscissimo a guardare oltre la materia, potremmo trovare un modo di dargli un senso:ricreandola e facendola diventare arte,ricamo,colore,emozione,fantasia e sentimento.
Ci siamo mai soffermati a darne una definizione?Se non ci fossero i tessuti, non esisterebbe la Moda, non ci sarebbe quella diversita' che ci distingue;allora il tessuto e' un compagno che ci accarezza durante tutta l'esistenza.
Fra tutte le dezinizioni datemi,tra le piu disparate , una mi ha colpito in particolare" per me il tessuto e' lo stile ed e' l'abito dei pensieri".?
Attualmente il glamour dei tessuti High Tech ha conquistato le passerelle di tutto il mondo: tipologie ed ideologie di intrecci di fibre e materiali superesistenti, con proprieta' di adattabilita' a vari ambienti limatici e con pregi di funzionalita'. Riscopriamo i valori incontrastatai nei superleggeri, gli idrorepellenti, termo, self ironing ormai entrati nel concetto di convenzionalita'.
Abbiamo inoltre un vagone di vari tipi di ecopelli e camosci vellutati anch'essi ecosostenibili e che si adattano per sostituzione a tutto quello che una volta era il campo del pellame e pellicce pregiate.Questi nuovi tessuti non a caso piu' pratici, affascinanti ed intriganti nella loro piu' esclusiva sfera di tendenze e tecnologia sperimentale hanno un itinerario dinamico ed sono in perpetua evoluzione in un mondo che cambia continuamente.
Textiles and related Experimental Technology
Surely textiles are part of ourselves and fundamental to our daily living, in fact they cover our bodies since birth.
Those materials are made out of many lines resembling a family tree and for once if we look through matter we should find a way to give it a meaning: by recreating,making it to become ,embroidery,colour,emotion,fantasy and feelings.
Did we ever stop...and give it a meaning?if textiles wouldn't exist, the world of fashion wouldn't be here now and it would not be that diversity that defines us; so textiles are like a dear companion which embrace us throughout our life.
Among all sorts of definitions given, one particularly catches my attention "Textile is style and the dress my thoughts".
Actually among many various types of textiles the High Tech ones are the most glamorous and conquered the catwalks all over the globe:typology and ideology of criss cross fibres and super resistant materials, with self adjusting properties to different climates and with skills of functionality. We rediscover the unconditional values in super light ones, hydro repellent, thermo and self ironing ones which
already entered in our conventional concept of living. Plus we have a huge selection in Eco leathers and velvety swede also Eco sustainable which in substitution can be very adaptable to all that field of skins and precious furs which we use to wear in the past. These new more practical textiles, more fascinating and intriguing in their exclusive sphere of trends and experimental technology,have a dynamic
itinerary and are in perpetual evolution in a world that changes rapidly.
La cracks mania di innominabili,illegibili, illeciti, illegali, indecenti, arriva a limiti invalicabili e si intrappola con le sue stesse armi in vicoli ciechi e bui dove gli abbietti recalcitrato il loro ultimo respiro, un ultima boccata di morte tanto desiderata quanto odiata,in una dimenzione metafisica dove il pensiero di anniettarsi prevale su qualunque desiderio materiale e terreno. Non vi sono vie di scelta se non quella di violenza incontrastata su tutti e tutto fuori da tutti i limiti che puo portare ad atti di criminalita' supereccessivi ed irrimediabili o al suicidio.
Non ci sono speranze di recupero, e' un coltello a doppia lama che deve essere usato. Le conseguenze irreparabili ci portano a riflettere ed a prendere delle decisioni immediate...corruzione e speculazione han fatto chiudere un occhio o due su questo fenomeno che impazza già da parecchiio tempo ed ha riportato ai nostri giorni osceni risultati di: omicidi,suicidi,abusi sessuali ed uccisioni anomale, ed alla meno peggio furti, percosse, aggressioni e vituperi.
Ignorare e coprire tutto questo significa andare verso un autodistruzione di noi stessi e di conseguenza di tutti coloro di cui siamo responsabili, aprendo cosi la via ad una reazione a catena di parecchi Megaton.
Debellare questo flagello e' un obiettivo che ci siamo riproposti dal momento in cui abbiamo appurato che lo spettro di azione e la ripercussione sugli umani di queste sostanze tossiche e' micidiale e non ci ascia molte vie di uscita.
Anche se il campo e' super controllato, avendo coinvolto personaggi imponenti della nostra societa' un po’ in tutto il mondo per poi avere carta bianca e poter manovrare paesi interi a proprio piacimento da coloro che ne sono responsabili e con le redini ben strette tengono tutti sotto una morza di acciaio, dobbiamo reagire in fretta e combattere queste imposizioni coercitive eliminando tassativamente il marcio di questa societa'....
Sicuramente il carattere di una persona è in grado di determinare il suo destino. Non v’è decisione, dalla dichiarazione di guerra alla scelta del pasto giornaliero, che non passi attraverso il carattere della persona. Gandhi diceva Sii il rinnovamento che vorresti nel mondo, ma cambiare il carattere delle persone, rinnovare se stessi, è la cosa più difficile dell’universo perché richiede una costante e forte volontà di mettere in discussione e superare i propri punti di vista.
Le nostre convinzioni, le ostinazioni sui nostri principi, la mancanza di umiltà, la volontà di doversi giustificare ad ogni costo ad ogni critica, ad ogni divergenza di vedute, sono il nostro peggior nemico. Anche la persona più importante con un carattere ostico e permaloso è destinata ad essere evitata, esclusa, o al limite sopportata. E a causa di un cattivo carattere spesso succede che per un’inezia si rovini un’amicizia, un affetto, una buona relazione, un amore.
Quando nel dialogo occorre la massima attenzione per non urtare le opinioni dell’altro significa che occorre lavorare ancora su se stessi per liberarsi dalla prigionia dei propri limiti. Vi sono persone alle quali è possibile rivolgere solo parole di apprezzamento: qualunque appunto o critica bonaria viene interpretata come on’offesa fino a far vacillare o a volte cancellare un affetto che magari dura da anni disconoscendo il 99% che di buono e di positivo c’è stato tra le parti. Ma coloro che occorre trattare con i “guanti bianchi” si accontentano della maschera e non sapranno ciò che realmente gli altri pensano di loro. L’amore vero, l’affetto vero, l’amicizia vera, se è tale si manifesta apertamente in ogni circostanza, con garbo, gentilezza e gratitudine ma senza la paura di essere malintesi.
La nostra vera natura non è quella che si manifesta nelle circostanze di un contesto favorevole in cui c’è armonia di relazione e condivisione di idee: è nella prova, nella provocazione, nell’insulto, nell’offesa, nella critica ingiusta, nella mancanza di rispetto, magari nella derisione, nel tradimento della fiducia, nella privazione di un bene o di un diritto che si manifesta il nostro vero carattere. Ed è meglio non fare il bene se non si è disposti a sopportare l’ingratitudine.
La reale consistenza di un muro si può verificare solo nel momento in cui si cerca di abbatterlo. In ognuno di noi si nasconde un santo e un criminale, ma è la provocazione che fa emergere l’una o l’altra nostra vera natura, quello che realmente siamo.
Avere un bel carattere, disponibile al dialogo, capace di mettere in discussione la propria visione delle cose, le proprie certezze, essere aperti al dialogo e all’innovazione questo è il bene più prezioso di una persona per chi ha la fortuna di vivergli accanto; ma una persona permalosa, litigiosa, inflessibile è sicuramente motivo di tensione e discordia.
Credo che la vita ci dia ogni giorno la possibilità di migliorare noi stessi e questo è possibile solo se, attraverso un giusto e salutare esame di introspezione, siamo disposti a mettere in discussione le nostre chiusure, i nostri personalismi.
Ognuno di noi è un universo a se stante, diverso da ogni altro, più o meno in armonia con se stesso e con il contesto naturale, ma il metro di verifica è se il nostro modo di essere torna o no a beneficio di se stessi e della comunità. Quindi la domanda da porsi è: se tutti avessero il mio carattere il mondo sarebbe migliore o peggiore? Credo che in noi vegan/universalisti alberga una coscienza più vasta, un’etica più profonda, un senso di giustizia più ampio del comune sentire, per questo abbiamo l’obbligo morale di essere di esempio, in ogni circostanza.
Spesso il modo più efficace di aiutare gli altri, e rendere migliore il mondo, è quello di cambiare se stessi.
La televisione di Stato non può essere trasportata in direzioni divergenti rispetto alle tradizionali relazioni di amicizia tra il nostro Paese e gli Stati Uniti d’America in nome della libertà di opinione di qualche dipendente Rai.
E’ fin dalla candidatura di Trump alla presidenza degli Stati Uniti d’America che la nostra inviata speciale, Botteri si strappa i capelli, si fa per dire, per evidenziare ogni possibile malefatta dello stesso Presidente prima e dopo la sua elezione alla guida suprema degli Stati Uniti.
Ora però che malgrado le vicissitudini abbastanza travagliate di questioni che tutto sommato fino adesso sono rimaste marginali, l’ostilità verso Trump che traspare dai reportage della stessa sulla tv di Stato del nostro Paese, persiste.
Infatti, nei video in cui appare a schermo pieno questa giornalista, come fosse lei l’oggetto del suo reportage, è difficile, molto difficile che non parli di Trump per riferire ciò che in termini negativi si dice sul Presidente.
Si fa però presente che Trump, al di là delle antipatie personali motivate da tutto ciò che si vuole, è pur sempre il Presidente in carica della nazione attualmente più potente del mondo.
La politica internazionale
D’altra parte, le impostazioni giornalistiche della TV di Stato del nostro Paese, adeguandosi nel passato alla linea politica della maggioranza all’epoca rappresentata, non hanno creato ostacolo né ai rapporti diplomatici né all’amicizia tradizionale tra gli Stati Uniti di America e l’ Italia.
Rimanendo nel tema delle ultime attualità internazionali, la Botteri in qualità di inviata speciale della Rai TV, è stata recentemente inviata in trasferta a Helsinki affinché riferisse ciò che nell’incontro storico tra Trump e Putin era stato ufficialmente concordato.
Avremmo ritenuto che stante l’interesse politico di un probabile avvicinamento tra le due superpotenze, la nostra inviata speciale riferisse proprio di queste aperture. E cioè qualcosa che poteva riguardare la politica internazionale, la Nato e le relazioni con la Ue di cui l’Italia fa parte.
Ad esempio
Il resoconto però, pur non destando ormai meraviglia, ha riguardato ciò che di negativo è stato detto di quel colloquio non a Helsinki ma in America dai media da cui probabilmente la Botteri ha attinto quella parte di informazione che ci ha propinato in TV.
Ora, considerato che l’attuale impostazione di governo è l’espressione della maggioranza della volontà popolare, sarebbe politicamente corretto che anche la Rai per le ragioni sopra accennate, non si schierasse per conto di qualche suo giornalista, come nel caso della Botteri, in un ingiustificato indirizzo di parte contraria.
Successivamente, un altro video della “nostra inviata speciale a New York” durante il telegiornale Rai dei giorni scorsi, riguardava le relazioni con l’America; ma i fatti che con tanta enfasi la Botteri si prodigava a raccontare, non riguardavano informazioni politiche, industriali o commerciali, come da un telegiornale RAI gli utenti si attendono. Si trattava invece, a seguito di tanto impegno, di notiziole di gossip, rivelate da alcuni settori mediatici, secondo i quali Trump avrebbe pagato una cosiddetta “coniglietta” per tacere sulla sua compagnia. D’ altra parte, variazioni e virtuosismi su un tema del genere hanno sostanzialmente la stessa insignificanza, sia se a rivelare questi “misteri” è stato l’ avvocato personale di Trump, sia se invece è stata proprio la “coniglietta”, oppure qualche altro personaggio.
Tra RAI e Hyde Park di Londra
Non si ritiene però, che argomenti del genere siano meritevoli di ulteriori commenti, ma neppure che “la nostra inviata speciale” della televisione di Stato a cui tutti i contribuenti debbono il canone, continui imperterrita dopo oltre due anni dalle elezioni americane, la sua consueta impostazione di notizie negative che va a scovare dovunque, purché riguardino il Presidente degli Stati Uniti d’America. La Rai non è l’angolo di Hyde Park dove salendo su una scala, ognuno dice quello che vuole.
Forse qualcuno riterrà che sia stata posta troppa attenzione sull’opinione di una giornalista. Questo sarebbe vero e anche contrario allo spirito dello stesso giornalismo di esprimersi liberamente; ma qui non si tratta di opinioni su TV private ma di notizie fornite attraverso la Rai-TV di Stato e ciò che viene riferito da questa fonte primaria di informazione assume una rilevanza pressoché ufficiale, poiché il governo attuale del Paese è in qualche modo, oggettivamente responsabile anche delle divulgazioni di notizie sulla stessa TV che per un verso o per un altro lo rappresenta. Questo non è giusto e soprattutto non è proficuo ai rapporti tra due Paesi tradizionalmente amici.