L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.


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Kaleidoscope (1382)

Free Lance International Press

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Ogni tanto in questo   "BEL PAESE" accadono fatti incredibili, positivi in particolar modo nel sistema sanitario nazionale da sempre carente ed inefficace. Dal mese di Luglio è attivo in Roma il centro Servizi dell'INMP un centro sanitario dove Anziani, separati, famiglie numerose con monoreddito possono recarsi per avere cure ed assistenza. Il centro creato per i nuovi poveri che non hanno possibilità di potersi curare e di sostenere onerosi Ticket. Per queste persone in difficoltà, è ripresa e continuerà fino ad Ottobre la distribuzione di occhiali da vista, protesi acustiche e protesi dentali del tutto gratuite. Questo avviene nell'ambito dei progetti di medicina sociale dell'Istituto Nazionale Salute,  Migrazione e Povertà (INMP), noto anche come "Ospedale degli ultimi a Roma".

la Dottoressa Concetta Mirisola direttore generale dell'istituto dice. ormai circa il 40% dei nostri assistiti è italiano, la direttrice continua. Siamo un Ente del Servizio Sanitario Nazionale che aiuta tutte le persone in difficoltà. Vengono da noi persone che hanno bisogno di cure e di farmaci, ma vengono anche persone che necessitano di ascolto solidale. All'INMP siamo tutti impegnati nella presa in carico delle persone con i loro bisogni. Oltre agli ambulatori specialistici, che sono il centro della nostra attività di assistenza sanitaria, abbiamo attivato anche lo sportello degli "Avvocati di strada" che offrono assistenza legale gratuita. Lo sportello conta 30 collaboratori volontari tra avvocati e praticanti di diverse discipline, affiancati da un mediatore transculturale, lo sportello offre consulenza e assistenza legale gratuita, giudiziale e stragiudiziale, a persone bisognose private di diritti fondamentali, con problematiche di natura amministrativa, civile o penale. L'accesso ai consulti degli Avvocati è gratuito e senza prenotazioni basta una semplice telefonata per conoscere gli orari e la disponibilità Tel. 06.58558503. L'ambulatorio dell'INMP e gli studi legali si trovano in Via delle Fratte di Trastevere n. 52, che dire?. Non vi sono parole, il centro funziona benissimo. Chiunque ha bisogno può recarsi senza prenotazione munito di tessera sanitaria e ricetta del medico di famiglia per le prestazioni gratuite.

September 11, 2018

Si è svolta, nell’ambito del settantacinquesimo festival del cinema di Venezia, la conferenza di presentazione del PREMIO CESARE ZAVATTINI, terza edizione del concorso pubblico rivolto a giovani filmmaker, professionisti e non, che ha la particolarità di stimolare e premiare l’originalità, la sperimentazione, il “tradimento” e il rimescolamento dei generi nell’ambito del riuso del cinema d’archivio. Un’occasione, insieme a numerosi relatori intervenuti, per sottolineare il valore e l’importanza dell’utilizzo delle immagini del passato per stimolare nuovi percorsi di presente e futuri avvalendosi dei linguaggi e tecnologie contemporanee.

 

Il primo a intervenire, Paolo Baratta, presidente della Biennale di Venezia, ha evidenziato come per far vivere e circolare lo straordinario patrimonio filmico italiano e internazionale occorrano “uomini vivi”, interessati a utilizzare gli archivi non solo per ricostruire la storia, ma anche come strumenti per ampliare la conoscenza del mondo contemporaneo. Concetto ripreso da Vincenzo Vita, presidente della Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico (promotore del Premio Zavattini, con Istituto Luce Cinecittà), il quale ha utilizzato la formula dell’archivio come “realtà aumentata”, cioè mezzo indispensabile per amplificare la nostra conoscenza della realtà attuale. Se – ha continuato Vita, citando Cesare Zavattini – i materiali custoditi negli archivi devono scrollarsi di dosso la polvere degli scaffali, allora, come dice Baratta, sono gli uomini e le donne che vi si accostano a ridargli nuovi significati, rimettendo in circolo le immagini di ieri in storie che parlano all’oggi. Antonio Medici, direttore artistico del Premio, ha sottolineato come i contenuti di un archivio siano sempre contemporanei, nel senso che se sollecitati da interessi non accademici, ma autenticamente innestati nel tempo in cui si vive, diventano fonti preziose di indagine e racconto, anche intimi e personali. Inoltre, come confermato dall’esperienza condotta sin qui con i giovani partecipanti al Premio, il confronto con le immagini d’archivio è anche un corpo a corpo con il cinema, il suo linguaggio e le sue estetiche, che può condurre a rivisitazioni critiche, originali, visionarie. Enrico Bufalini, in rappresentanza del Luce Cinecittà, ha ricordato come lo storico Istituto abbia digitalizzato grandissima parte del suo patrimonio, che dal 2000 è online fornendo così opportunità di accesso e conoscenza agli operatori di tutto il mondo: non è un caso che dal 2012 sia stato anche iscritto dall’UNESCO nel registro della Memoria del mondo. Per Franco Montini, presidente Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani, il Premio Zavattini si inserisce in una corrente molto vitale del cinema contemporaneo, ricco di interessanti sconfinamenti tra finzione e documentario. Lo ha sottolineato anche Laura Delli Colli, presidente del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani, rendendo merito alla Fondazione Aamod di partecipare attivamente alla costruzione di ciò che di più significativo si muove nel cinema italiano. Francesco Martinotti, Presidente Associazione Nazionale Autori Cinematografici, consorella dell’AAMOD nell’impegno relativo alla tutela del cinema della memoria e del cinema d’autore, ha evidenziato il valore comune del Premio Zavattini e del Premio Lizzani, istituito proprio dall’ANAC-AUTORI. Martinotti ha anche ricordato l’appello per la liberazione del regista ucraino Oleg Sentsov, condannato a 20 anni di carcere, appello ribadito anche da Giuseppe Giulietti, presidente della Federazione Nazionale Stampa italiana, che ha sostenuto il progetto del Premio Zavattini e colto l’occasione della qualifica partecipazione del pubblico per ricordare quanto sia importante e necessario difendere la libertà di espressione.

 

L’incontro è stato moderato da Aurora Palandrani, CDA AAMOD e coordinatrice del Premio insieme a Paola Scarnati, co-fondatrice AAMOD.

La terza edizione del Premio Zavattini ha visto selezionare 12 nuovi progetti di giovani filmmaker che attualmente stanno frequentando un percorso formativo tenuto da importanti professionisti del cinema italiano, oltre ad essere affiancati da qualificati tutor per lo sviluppo dei loro progetti. Al termine dell’itinerario formativo, la Giuria del Premio sceglierà tre progetti vincitori che, oltre a utilizzare liberamente (con licenze Creative Commons) il materiale filmico dell’Aamod e degli archivi partner, riceveranno servizi gratuiti di supporto per la realizzazione dei cortometraggi (produzione e post-produzione) – la cui fase di lavorazione è prevista fra gennaio e giugno 2019 - e la somma di 2.000 euro per ciascun progetto realizzato. La Giuria del Premio Zavattini 2018 è formata da: Susanna Nicchiarelli (presidente), Ugo Adilardi, Elisabetta Lodoli, Roland Sejko e Giovanni Spagnoletti.

 

Il Premio Zavattini è promosso dalla Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico (di cui lo stesso Zavattini fu primo presidente), sostenuto dalla Siae e dal MiBACT (attraverso il bando “Sillumina”) e dalla Regione Lazio, e realizzato in collaborazione con Istituto Luce Cinecittà, con la partecipazione della Cineteca Sarda, Deriva Film e Officina Visioni.

Il mito del Sangue di Toro e del Tokaj

 

 
Il lago Balaton

LA STORIA (mista a leggende)

La coltivazione della vite nell’odierna Ungheria risale ai tempi dei Romani che, nell’espansione in quelle terre, portarono il culto della vite e del vino. Si chiamava Pannonia, regione parte integrante

 
 vigne St. Donat

dell’Impero.

Egri Bikavér (Sangue di Toro), vino rosso tutt’ora prodotto principalmente nel distretto di Eger (nord del paese), che porta con se miti e leggende di storiche battaglie del ‘500 contro gli “invasori” turchi.

Vino particolarmente colorato con abbondanza di antociani fu causa della sconfitta degli ottomani “spaventati” dalle figure dei magiari con le barbe bionde imbevute di egri bikavér scambiato per “sangue di toro” e quindi elisir di “forza e potenza”.

Oggi l’Egri Bivakér è un innocuo vino, per niente potente, che ricopre il ruolo di semplice vino da pasto.

Tutta diversa la storia dell’altro mito magiaro, sempre prodotto nel nord del paese, al confine con Ucraina e Slovacchia: il Tokaji. Il suo mito, la sua leggenda ebbe inizio nel ‘600 sempre durante una delle innumerevoli guerre contro i turchi e deve il suo successo, ancora oggi, dalla presenza della muffa nobile sugli acini e il particolare metodo di vinificazione: i puttonyos.

I puttonyos altro non sono che recipienti contenenti circa 24 Kg di melassa concentrata da aggiungere al vino prodotto con le stesse uve: Furmint (in prevalenza), Hárslevelü e Muscat.

I VITIGNI

 
vigneti a Somloi 

Furmint, l’uva più famosa dell’Ungheria per essere la base del Tokaji, copre solamente il 4% della superficie vitata;

l’Hárslevelü, portatore di morbidezza e speziatura;

il bianco Ezerjó, il terzo vitigno maggiormente coltivato;

il Kadarka che ha lasciato il primato di coltivazione al ben più noto e famoso Kéfrankos conosciuto anche con il nome austriaco Blaufränkisch.

Quest’ultimo è condiviso con la vicina Austria, quella del Burgenland e del Neusiedler-see, il territorio ovest della Pannonia.

LAGO BALATON

Oggi il Rinascimento vitivinicolo ungherese ruota intorno al Lago Balaton: la nuova frontiera post regime sovietico.

Sui fertili terreni löss, formatisi dai sedimenti eolici originati dal trasporto e dalla deposizione di particelle da parte dei venti provenienti dall’area tutt’intorno al Lago Balaton, si sono ben acclimatati, accanto agli autoctoni, i vitigni internazionali quali Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Pinot Noir e i bianchi Sauvignon Blanc, Chardonnay e Muscat.

 

GLI ASSAGGI

cantina nell'Eger

Gál Tibor Wineri, zona Eger che ha proposto vini bianchi di gran pregio come il TiTi;

Heiman Family Winery, zona Szekszárd (sud Lago Balaton) che ha proposto vini da vitigni autoctoni come Kadarka, Kékfrankos, Bikavér e Barbár, quest’ultimo un blend tra autoctoni e internazionali;

Miklós Pince, zona tra il Lago e Budapest, che ha “sconvolto” gli assaggiatori con un Sauvignon Blanc “incredibile”;

Somlói Vandor Prince, zona nord Lago, verso ovest con un Sauvignon Blanc scioccante e inquietante;

Szent Donát Birtok, la Winery sul Lago, dove i terreni minerali e vulcanici donano ai vini il carattere del “Lago Balaton”. Cinque assaggi compresi nella scala degli ottimi a significare l’attuale percorso della viticoltura magiara: dai classici Furmint e Kékfrankos agli internazionali, la nuova frontiera ungherese;

 
 insieme al "mitico" Istvan Szepsy

Tokaji Istvan Szepsy, la più antica cantina di Tokaj. Fantastici Aszu (dolce botrizzato) 6 puttonyos, Essencia (veramente sublime) 8 puttonyos circa 240 g/l di residuo zuccherino, Szamorodni il Tokaj non botrizzato, unico nel suo genere.

TERRENI E BOTRYTIS

Ardesia, basalto, argilla mista a sabbia e terreni fertili di riporto (löss) costituiscono la base di partenza delle produzioni. Il clima continentale con autunni “assolati” dove l’umidità proveniente da ovest, nella escursione giorno-notte, favorisce nell’Eder e Tokaj la formazione della Botrytis Cinerea.

ed infine LE LEGGENDE

E la leggenda degli uomini grossi, potenti, con la barba bionda imbevuta di Egri Bikavér (Sangue di Toro) che sconfissero i turchi, insieme a quella che coinvolse Padre Lazslo Szepsy nel ‘600 per il Tokaji, vengono raccontate di continuo dando ai vini ungheresi l’opportunità di far parte di una saga che continua nel tempo. Chapeau!

 

 

unici contatti:

www.galtibor.hu

www.heimann.hu

www.mikloscsabi.com

www.somloivandor.hu

www.szentdonat.huu

www.szepsy.hu

Video

L'8-9 settembre 2018 il City Day di Mosca si e' svolto anche questo anno nelle vie e nelle piazze di Mosca con una grande affluenza di pubblico turisti. Tra concerti e spettacoli pirotecnici il Moscow City Day e' una festa annuale che si svolge nel primo e secondo sabato di settembre, questo anno si e' festeggiato l'871esimo compleanno della citta', quasi nove secoli. La città fu fondata nell'anno 1147 da Jurij Dolgorukij.

Il City Day fu celebrato per la prima volta nel 1847, in occasione del 700esimo anniversario della città, ma non sempre e' stato festeggiato in ogni ricorrenza: è dal 1997, in seguito all'ordine esecutivo di Boris Eltsin, che viene sempre celebrato.

 Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

 

La Riflessione!

Mi ha veramento colpito e aggiungo addolorato l’ultimo Vissani-pensiero: “La trattoria dove si fermano i camionisti? Una finzione. Meglio gli autogrill”. Continuando poi, in parte correggendo il tiro:”Quando sei alla guida, meglio gli autogrill. Qui la qualità è al massimo”. Posso condividere che oggi i tempi di percorso non permettano ai camionisti di uscire dall’autostrada, raggiungere la “trattoria” tipica, per un pasto decente. Ma affermare che la qualità del cibo in autogrill ha raggiunto il massimo e che i camionisti, nei tempi passati, hanno distrutto le famiglie indicando con i loro automezzi in sosta che lì avrebbero mangiato bene mi angoscia e preoccupa. Al

 
 Autogrill Brescia today

programma di Radio24 estate il "nostro chef radical chic” ha continuato dicendo:” negli autogrill si mangia meglio, la qualità è sempre al massimo, il prodotto te lo danno “fresco anche se congelato”(!!!)e sei sicuro che ti danno un prodotto di qualità”. Ricordo quella volta che, in un’area di servizio, mi trovai a consumare un’insalata e una mozzarella ad un tavolo accanto ad un camionista.”E pensare che qui fuori dal casello c’è una trattoria dalla vocazione tradizionale, che punta su piatti semplici in un clima conviviale. Sapori decisi e piatti abbondanti ben lontani da questi spaghetti stracotti e dal prosciutto ungherese”. Che autogrill sia, parola di Gianfranco Vissani, lui si che se ne intende. Chapeau! (mi è sfuggito qualcosa in questi giorni? Vissani testimonial degli autogrill? Pensar male si fa peccato ma spesso si indovina. Gracco e le patatine San Carlo docet).

 

Frammento n. 1

 
 Merano Wine Festival

Comunicazione di servizio:

Sono in vendita on-line i tickets per partecipare al Merano Wine Festival edizione 2018. Merano dal 9 al 13 novembre.

- Natura et Purae confronto sui temi della sostenibilità;

- Bio&Dinamica, 100 aziende provenienti da tutta Italia;

- Gourmet Arena, specialità gastronomiche di qualità;

- The Circle, la novità in Piazza delle Rena;

- Catwalk Champagne, la sfilata delle migliori Maison.

Ed infine la classica rassegna dei tre giorni (sabato, domenica, lunedì) dedicata al meglio della viniviticoltura mondiale. Excellence is an attitude.

 

     

Frammento n. 2

 
 Ascoltare le vigne (LifeGate)

L’azienda che ascolta le vigne.

 

C’è una azienda dalle parti di Castiglione d’Orcia che ascolta le vigne. Al Podere Forte è fondamentale osservare e ascoltare i vigneti per intervenire in modo mirato. Il progetto è in continua fase di studio. Tutto rappresenta una grande e importante sfida: agricoltura di precisione nel pieno rispetto dell’ambiente. Poi si è scoperto che l’ascoltare le vigne altro non è che la conduzione biodinamica in relazione alla filosofia di Rudolf Steiner. Insomma l’immaginazione spinta da quell’insieme di pratiche basate sulla visione spirituale antroposofica del mondo. Permettetemi di essere scettico.

 

 

Frammento n. 3

 

Moderni radical chic nel mondo del vino: i Natural Chic

 

Una bellissima riflessione del giornalista Daniele Cernilli (Doctor Wine del 1 settembre) su il dilagare dei vignaioli “moderni” che, di recente, hanno sposato lo “steinerismo” ovvero la biodinamica applicata

 
 Natural Chic (Daniele Cernilli)

alla vitivinocoltura. Cernilli si domanda come certi vignaioli dell’ultim’ora, ancor prima di essere tali, erano e sono “fieri intellettuali decisamente benestanti e che devono il loro benessere all’esercizio di lucrose professioni precedenti. Sono grandi sostenitori della filosofia biodinamica e di una visione New Age”. Nulla di male, continua Cernilli. Ma sapranno davvero cosa stanno facendo? Pontificare quasi sempre dal pulpito dei divani dei loro esclusivi salotti fa tendenza o meglio è Natural Chic.

 

 

Frammento n. 4

 

Il formaggio più antico del mondo: ha 3.200 anni

 

Analytical Chemistry ha annunciato la scoperta, in Egitto, di un pezzo di formaggio (latte di pecora, capra e mucca) cagliato ai tempi dei faraoni. È stato rinvenuto in un’anfora da un team italo-egiziano durante gli scavi della tomba di un alto funzionario a Saqqara. L’Università di Catania ne ha identificato la composizione.

 
 formaggio antico Saqqara

 

 

 

 

 Frammento n. 5

 

Cibi afrodisiaci: melanzane e cipolle rosse si aggiungono alla lista.

 

Le melanzane e le cipolle rosse si aggiungono ai già noti cibi afrodisiaci conosciuti come peperoncino, asparagi, cetrioli, rucola, fragole, cioccolato, ostriche, aragoste e champagne. Tutto questo è emerso da uno studio promosso dall’osservatorio sulle tendenze alimentari della nota Azienda produttrice di

 
 cipolle rosse

sottaceti e sottoli Fratelli Polli. Hanno scomodato anche Ovidio per la rucola e radice di sedano ritenute dal poeta romano nell’Ars Amatoria erbe lussuriose che stimolano i sensi. Mossa pubblicitaria o ricerca scientifica? Basta provare.

 

Osservo, scruto, assaggio e…penso.

Coloro che usano mangiare carne è giusto conoscano l’inferno cui condannano gli animali dalla loro nascita alla morte. Negli allevamenti intensivi gli  animali, immobilizzati fin dalla nascita, non vedono mai  a luce del sole, non mangiano mai l’erba dei campi, non conoscono la libertà, la frescura della pioggia. Incatenati o chiusi in piccoli box che non consente neppure il movimento, per tutta la loro  breve esistenza e immersi nei loro stessi escrementi, conoscono solo disperazione e pazzia. Per meglio capire la loro sofferenza immaginiamo noi stessi rinchiusi, per tutta la vita e senza possibilità di muoverci, in un ascensore affollato.

Da questi, veri e propri lager, gli animali vengono stipati all’inverosimile su vagoni blindati (dove si calpestano tra loro fino a spezzarsi gli arti o a morire asfissiati) e dove restano a volte per giorni sotto il  sole rovente o a temperature glaciali senza cibo né acqua per essere poi scaricati come pietre, o a colpi di bastone, con pungoli uncinati o scariche elettrice e consegnati nelle mani di rozzi carnefici che  rmati di potenti seghe, li squartano, spesso ancora vivi, con l’indifferenza con cui si apre una scatola di pomodoro in una mare di viscere e di sangue fatto defluire nella fogna.

I teneri e morbidi agnellini, coniglietti, vitellini, ignari come bambini, saranno scannati perché qualcuno vorrà mangiare le loro gambe, qualcun altro si delizierà il palato mangiando il loro fegato, qualcun  altro mangerà il loro cervello, qualcun altro il loro cuore e le loro ossa saranno gettate via come rifiuti o incenerite e di queste lanuginose e tenere creature non resterà più nulla: appena affacciate alla  vita hanno conosciuto solo dolore.

Ai possenti e spavaldi cavalli, alle docili mucche, ai manzi, la “bestia” umana sparerà in mezzo alla fronte un proiettile captivo (che come uno scalpello gli pacca la fronte e il cervello) e, questi  monumenti di bellezza, di forza, di mitezza stramazzano, annullati come un sacchi vuoti per poi essere fatti a pezzi e venduti nelle macellerie. 

E le creature del mare? La morte del pesce, in qualunque modo avvenga, è crudele: la contorsione dei pesci in agonia nelle reti fa capire l’intensità di dolore che provano e quanto disumana sia la pesca.  Come altrettanto crudele è la pesca con l’amo, che poi viene estratto dalla bocca del pesce che lacera anche parte della testa, è paragonabile ad un arpione conficcato nella bocca di un uomo  che viene brutalmente estratto fracassandogli le mandibole, la fronte ed il cervello. E i pesci congelati ancora vivi? E quelli spasimanti in pochi litri di acqua nei mercati perché la gentile signora, o  signore, possa deliziarsi il palato con il corpo di una creatura appena eviscerata da viva?

L’indifferenza verso il dolore altrui il vero cancro del genere umano, la causa di tutte le sventure umane. Chi avrebbe il coraggio di uccidere con le proprie mani l’animale che mangia a tavola? Come può  un essere umano essere sensibile al dolore dei suoi simili se è indifferente alla sofferenza dell’animale? Come possiamo sperare che Dio ascolti le nostre preghiere se siamo insensibili al dolore che  causiamo agli animali?

Perché infliggere prigionia, sofferenza e morte a tante creature miti, innocenti, buone, forti, nate per essere libere quando c’è abbondanza di cibo per nutrirsi? Gli animali solo nella forma fisica sono  differenti da noi umani ma come noi hanno emozioni, pensieri, angoscia, paura della morte e a differenza dell’uomo l’animale è sempre innocente. Prima di addentare una bistecca un uomo dovrebbe avere il coraggio di far visita al mattatoio.

Nessun genitore farebbe assistere i propri figli a ciò che accade in quell’inferno. Ed è questa la più palese dimostrazione che questi sono luoghi maledetti e, come diceva Voltaire, andrebbero rasi al  suolo: solo in questo modo dimostreremmo di essere umani. Eviteremmo di avere sulla coscienza tutte quelle creature passate sotto i nostri denti; eviteremmo le conseguenti malattie che ne derivano;  eviteremmo la distruzione delle foreste e delle terre fertili; abbatteremmo l’inquinamento generale e soprattutto eviteremmo di affamare ulteriormente il Terzo Mondo.

Se mangi carne è meglio che ti organizzi a vivere vicino ad un ospedale  

 
 Fabiana Esca

Nata a Napoli nel 1973, segue la scuola di Danza Classica del Teatro San Carlo di Napoli per poi dedicarsi al contemporaneo, al mimo e infine al teatro, Fabiana Esca è attrice di teatro e cinema, ma anche arteterapeuta. Incontra l’Insegnamento Dzogchen attraverso il Maestro tibetano Chögyal Namkhai Norbu, nel 2001, e dopo un’approfondita formazione ottiene l’autorizzazione del Maestro ad insegnare il primo e il secondo livello dello Yantra Yoga, contemporaneamente segue i corsi per guidare lo Yoga Kumar Kumari ideato da Norbu per i bambini. Oggi insegna principalmente a Napoli, dov’è nato nel 2007 il centro Namdeling, la sede napoletana della International Dzogchen Community, e a Merigar, in Toscana. La incontriamo durante una pausa delle sue interessanti lezioni.

D - Come mai si è dedicata alla pratica e allo studio dello Yoga?

R - Ho incontrato lo yoga da bambina, nel 1980, durante una vacanza trascorsa in famiglia al villaggio di Favignana. Uno degli operatori appena rientrato dall’India, guidò un corso di yoga classico per un gruppetto di bimbi, ne rimasi folgorata, da allora lo yoga è entrato a far parte della mia vita.

D – In cosa si differenzia lo Yantra Yoga dalle altre tipologie di yoga?

R - Lo Yantra Yoga tibetano ha delle caratteristiche peculiari uniche. E’ una pratica basata sulla coordinazione di corpo (movimento), energia (respiro) e mente (intesa come “presenza mentale”). Aspetto fondamentale della pratica è il ritmo con cui si eseguono le sequenze dei movimenti. Questo metodo del tutto originale, aiuta proprio la mente a rimanere connessa al momento presente e raggiungere infine un completo rilassamento. Un’altra caratteristica singolare è che tutta la pratica è eseguita da uomini e donne in maniera speculare, alla base c’è una conoscenza antichissima e profonda della nostra energia.

D – Quanto sono adattabili queste dottrine ai nostri ritmi di vita?

R - Ho trovato in questa forma di Yoga un prezioso alleato, mi aiuta a rilassare le tensioni che il ritmo cittadino inevitabilmente mi porta ad accumulare e riesce a bilanciare e rinforzare la mia condizione fisica, prima sempre molto delicata, soggetta a continue malattie. Ovviamente rilassare il corpo e sentirsi bene aiuta la mente ad essere più calma e meno confusa o agitata.

D –Che ne pensa della proposta promossa al tempo del governo Gentiloni di insegnare lo Yoga dalle scuole dell’obbligo?

R - Nella nostra cultura consideriamo superflua la conoscenza di noi stessi, del nostro funzionamento psico-emotivo e del funzionamento della nostra mente e diamo tanta importanza alla conoscenza del mondo esterno, ma senza questa base la nostra comprensione della realtà sarà sempre parziale e distorta e la nostra condizione sempre insoddisfacente, soggetta a disagi psichici, insoddisfazioni, malattie. Alla base resta una distinzione tra nozione e conoscenza che non dovrebbe esistere in una visione integrata della realtà. Il sentirsi parte di un “tutto” senza nette divisioni, ci fa sentire meno soli nell’affrontare stress e difficoltà, e fa vivere meglio la nostra condizione umana.

D – Due parole sul metodo Kumar Kumari?

R - Lo Yantra Yoga Kumar Kumari è stato elaborato dal Maestro tibetano ChögyalNamkhaiNorbu, proprio per i piccoli praticanti, partendo dai principi che sono alla base della stessa pratica per gli adulti, ma seguendo il ritmo del respiro che nei bambini è più breve e sottile. Proprio per favorire un corretto uso del respiro, i movimenti sono associati all’emissione di suoni basati su particolari sillabe che ne guidano l’intensità e la durata. Si tratta di una tecnica molto utile ai bambini, li aiuta a padroneggiare traumi e stress, a concentrarsi meglio nello studio, a socializzare.

D – Secondo la sua esperienza di insegnante, quali sono le fasce d’età più interessate allo Yoga?

R - I bimbi, anche se non tutti, manifestano in genere un grande entusiasmo, ma hanno sempre meno capacità di concentrazione e di attenzione, questo ci dice che ne hanno sempre più bisogno. Gli adolescenti sono una fascia d’età che difficilmente si avvicina, mentre tra gli adulti l’età media si abbassa decisamente. Una classe in genere può comprendere persone dai venti ai sessanta anni, ma l’età più presente secondo la mia esperienza in genere va dai trenta anni in su.

D – C’è differenza in questo senso tra uomini e donne?

R - Le donne sono sempre in grande maggioranza, perciò trovo molto coraggiosi gli uomini che partecipano a queste classi, la ricerca del benessere e della conoscenza, comprende la capacità di mettere in discussione quelle che chiamiamo certezze. Purtroppo gli uomini soprattutto in occidente, ancora hanno diffidenza e timore nei confronti di questo atteggiamento.

D – Potrebbe dire che lo Yoga le ha cambiato la vita?

R – Certo potrei dirlo, ma preferisco non farlo, credo che la vita la cambiamo principalmente con il nostro desiderio di venir fuori dalla sofferenza e da una visione passiva dell’esistenza. Lo Yoga è la vita stessa e solo quando non vediamo più separazione fra interiorità e universo esterno, scopriamo di essere cambiati.

A questo proposito, sono molto soddisfatta dei risultati raggiunti nell’ultimo corso che ho condotto in questi giorni a Merigar: il centro della Comunità Dzogchen sul Monte Amiata, ad Arcidosso. Si è trattato di vere e proprie vacanze Yoga: un momento per ritrovarsi con la famiglia, per chi ne ha una, o per regalare a se stessi un momento speciale, fuori dalle dimensioni caotiche delle città o delle località marine prese di mira in estate, per immergersi nella pratica intensiva a contatto con la natura, che qui ha ancora un sapore un pò selvaggio. Mentre gli adulti possono praticare la meditazione e lo Yantra Yoga, i bambini seguono le classi di Kumar Kumari e laboratori creativi strutturati per dare continuità espressiva e creativa ai più piccoli, attraverso un percorso di condivisione con il gruppo e in rapporto diretto con la natura, una natura da rispettare che rimane sempre, per grandi e piccoli, la più grande maestra di vita.

L’ambiente, la civiltà storico-artistica, civile e socio-religiosa sono oggetto di Capolavori del Trecento. Il cantiere di Giotto, Spoleto e l’Appennino. In corso fino al 4 novembre, Spoleto, Trevi, Montefalco e Scheggino accolgono le opere di pittura e scultura selezionate.

 

 

In realtà Scheggino funge soprattutto da punto informativo per gli itinerari, che toccano Umbria, Lazio, Marche e Abruzzo, con cui è possibile approfondire e proseguire la conoscenza e la fruizione dei temi proposti dalla mostra. Il piccolo paese attraversato dal fiume Nera, dove sui campanelli compaiono desueti nomi di battesimo o soprannomi e non cognomi, rende conto soprattutto dell’ambiente. Il corso del fiume si presta alla pratica del rafting, poco lontano, ha sede una delle più famose e diffuse aziende che si occupano della lavorazione e distribuzione del tartufo. A Scheggino sono esposti frammenti di affresco e del rosone dell’Abbazia si San Salvatore a Campi di Norcia colpita dall’ultimo terremoto. Altro tema che collega non solo gli altri luoghi proposti dagli itinerari, ma anche le altre mostre parte del ciclo Capolavori in Umbria e Marche tra Medioevo e Rinascimento. Due sono i cataloghi, quello più legato agli itinerari è ancora in corso di stampa.

A Spoleto l’esposizione è allestita nella Rocca Albornoziana, costruita tra il 1359 e il 1370 dal cardinale spagnolo Egidio Albornoz, per riportare e gestire il potere papale sul territorio. Gli splendidi ambienti, adibiti a carcere tra il 1817 e il 1982, persa del tutto la memoria di tale funzione, hanno acquisito un’aria quasi metafisica. Attualmente ospitano il Museo Nazionale del Ducato di Spoleto, il Laboratorio di dignostica per i Beni Culturali e la Scuola europea di conservazione e restauro del libro antico. La sezione della mostra espone frammenti di affresco e sinopie che si trovavano nella chiesa di Santa Maria delle Palazze alle pendici del Monteluco di Spoleto. Gli affreschi staccati si trovano ora, in gran parte, presso musei americani e sono presenti solo in immagine. Tre corali e sculture lignee fanno anche parte dell’esposizione. Gli ambienti museali della rocca permettono di espandere il tempo: prima del Trecento, con reperti archeologici, iscrizioni, sarcofagi, uno dei quali, medievale, mostra telamoni angolari, che ricordano divinità azteche con copricapo di piume. Dopo il Trecento con la Camera Pinta, dove due cicli pittorici, realizzati tra il 1392 e il 1416, illustrano una storia d’amor cortese e una tratta dal Teseida di Boccaccio, ma anche dalla stupenda Madonna con Bambino in trono, del siciliano Antonello de Saliba, più conosciuto come Antonello da Messina.

Altra sede spoletina altrettanto suggestiva, il Museo Diocesano e Basilica di Sant’Eufemia, il primo dedica una saletta ai capolavori del Maestro di Cesi, in particolare al Trittico con Incoronazione della Vergine dal Museo Marmottan Monet di Parigi. L’Assunzione della Vergine termina nell’abbraccio di Cristo. Lui ha lo sguardo rivolto verso di noi, a invitarci e includerci, mentre con un braccio circonda le spalle di Maria, che ha la testa reclinata sulla Sua spalla. L’altro braccio incrocia quello di Lei all’altezza del polso. Interamente rossa è la veste di Maria, di un tessuto decorato con motivi geometrici. Rossa la tunica di Cristo, ricoperta dal manto azzurro dalle pieghe dorate. Un tenero abbraccio e molto umano, sembra descrivere un amore reale, vissuto, di un uomo e una donna, non che quello divino non lo sia. La luce che si riflette sui dipinti e costringe a spostamenti tattici, è l’unica pecca di questo museo. Come nella Rocca il bookshop è interessante, lì per le pubblicazioni proposte, qui per i gadgets. Emozionanti anche le sculture lignee e in particolare il gruppo della Deposizione. Pannelli esplicativi trattano le tematiche salienti delle opere del Museo e mostrano confronti e analogie. Non solo i musei diocesani, ma la regione in generale, tiene conto dell’arte, prettamente religiosa, che compone il suo patrimonio. Il percorso prosegue nella Basilica di Sant’Eufemia, l’atmosfera grezza, scarna e mistica della pietra da risalto al rosso, predominante, nelle opere del Maestro di San Felice di Giano. Tra le due sedi si trova il Duomo, di cui, sempre in maiera succinta e riassuntiva, si citano due opere salienti: il Crocefisso di Alberto Sozio, dipinto su pergamena, firmato e datato 1187 e le Storie della Vergine, affrescate nella tribuna da Filippo Lippi, tra il 1466 e il 1469.

A Trevi oltre alla gigantesca croce sagomata, è la scultura lignea e la mano del Maestro di Fossa a colpire per la modernità delle espressioni e delle fattezze di volti e figure. Un esempio su tutti sono le tre statue che compongono la Natività raffiguranti il Bambino, Maria giacente, il viso luminoso e trasognato nel palmo della mano, e San Giuseppe, seduto in disparte, disilluso e rassegnato il suo di viso, pure nel palmo della mano. Nello stesso edificio si trova il Museo della Civiltà dell’ulivo. Sono da citare, almeno, il Duomo intitolato a Sant’Emiliano e la Chiesa di San Martino, ma anche Palazzo Lucarini che permette un’incursione nell’arte contemporanea.

Infine Montefalco, dove alla fama dell’olio si unisce quella del Sagrantino, pregiato vino rosso. Nel Complesso Museale di San Francesco, che pure permette un’incursione nell’arte contemporanea con le mostre temporanee che accoglie, sono tornati due dossali che, a seguito delle spoliazioni napoleoniche, sono attualmente conservati nell’appartamento di rappresentanza del Pontefice. In precedenza dalla Pinacoteca Vaticana era tornata, temporaneamente, nella Chiesa di San Francesco, dove si trovava prima dell’avvento di Napoleone, la Madonna della cintola di Benozzo Gozzoli. Suoi pure i bellissimi affreschi che si possono vedere nella chiesa, risalenti alla metà del XV secolo.

Per informazioni, indirizzi, orari, costo dei biglietti, visite guidate, si rimanda al sito www.capolavorideltrecento.it, presentando il biglietto di una delle sedi, si usufruisce dello sconto nelle altre. Il catalogo ha un costo di 40€.

Tour 2018, della Lirico Struiamo, tappa a Roma e verso i paesi del Centro Italia.

L’importanza di non dimenticare: 200 mila euro investiti nel restauro di opere d’arte per le Marche.

Si è conclusa nel mese di agosto la carovana di Lirico Struiamo, orchestra e coro itinerante su camion dell’Opera di Giacomo Puccini. La bellissima cornice del complesso monumentale del Pio Sodalizio dei Piceni a Piazza San Salvator in Lauro ha ospitato l’interpretazione della Bohéme, opera di Puccini in quatto atti, con una orchestra di 52 elementi tra violini, violoncelli, contra bassi , flauti, oboe, clarinetti, fagottini, corni, tromba, trombone, arpa, percussioni, un’ esibizione gratuita per ricordare i terremotati e le zone colpite dal scossa tellurica. La serata musicale temperata dal fresco crepuscolare dopo la calura della giornata , nata da un progetto della “camerata musicale del gentile”, è un itinerario musicale non presente solo a Roma ma anche nelle comunità di Sasso Ferrato, a Cantalice, Arcquata del Tronto, Preci, Castelsantangelo su Nera, Fabriano, Amatrice, Monti Sibillini a sostegno delle zone ferite dal sisma e delle persone rimaste aggrappate ai loro paesi.

La carovana musicale è modellata su misura per le piccole piazze e passaggi stretti dei centri abitati, i camioncini di modeste dimensioni si aprono, una volta sul posto, come dei palcoscenici. Se non possono venire i singoli si muove la carovana, puntando così a creare un sodalizio tra tutte le regioni percosse. Il collante è l’opera e la musica. Un abbraccio per non dimenticare. “da ogni parte del mondo hanno risposto con aiuti concreti per le zone del terremoto – spiega il Presidente Anci Marche (Associazione dei Comuni delle Marche) Maurizio Mangialardi presente alla prima di Roma - 200 mila euro sono stati , infatti, investiti in recupero delle opere pittoriche del nostro territorio”. Hanno collaborato all’evento l’Istituto superiore di Studi Musicali Pietro Mascagni di Livorno, Pio Sodalzio dei Picenti, Fab Aris, Coop sociale Castelvecchio, Eda Industries, Pro Loco di Sassoferrato e Associazione Sass Ferratesi nel mondo.

August 08, 2018

Il 6 giugno 2018 all'Isola Tiberina e' stato presentato il libro e il film ''PRIGIONIERO DELLA MIA LIBERTA', scritto e diretto dallo stesso regista del film, Rosario Errico.

 

La serata e' stata aperta da un convegno, la tematica trattata e' stato ''l'errore giudiziario'', che ha visto la partecipazione di personaggi illustri della giustizia e della politica, ricordiamo qualche nome:
On.ANDREA ORLANDO gia' ministro della giustizia, Dott. GUIDO RAIMONDI-magistrato presidente corte europea dei diritti dell'Uomo, Prof. Avv. Giuseppe Tesauro presidente emerito della corte costituzionale, Dott. SALVATORE COSENTINO sostituto procuratore generale della corte D'Appello, Dott.DAVID MONTI magistrato

 
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cassazione procura repubblica tribunale di milano, Prof. Avv. ANTONINO BATTIATI segr. gen. associazione italiana giuristi, FRANCESCO CARBONE Pres. APS assoc. a favore delle vittime di ingiustizie, Avv.MARIA LUISA TATOLI ordine avvocati del foro di Bari, On.RITA BERNARDINI pres. del partito radicale, VITTORIO GALLO vittima errore giudiziario, Avv. ALDO MINGHELLI consigliere dell'ordine degli avvocati di Roma e responsabile cultura e spettacolo, Dott. FABIO AMENDOLARA giornalista di cronaca nera e giudiziaria, Dott. GENNARO FRANCIONE magistrato di cassazione tribunale di Roma, On. LUCA RODOLFO PAOLINI commissione giustizia della camera dei deputati, Dott. ROSARIO ERRICO regista del film e autore del libro ''PRIGIONIERO DELLA MIA LIBERTA'', Avv. VALTER CARA responsabile campagna raccolte firme per la separazione delle carriere camere penali di tivoli, Avv. CESARE PLACANICA presidente camera penale di Roma.


Per il film sono intervenuti Antonella Ponziani, Marco Leonardi, Antonella Salvucci e lo stesso regista Rosario Errico
Ricordiamo il cast, Jordi Molla', Martina Stella, Rosario Errico, Antonella Ponziani, Marco Leonardi, Andres Gil, Monica Scattini, Antonella Salvucci, la grande Lina Sastri e il grande Giancarlo Giannini
Anche la tematica del film e' stata la stessa del libro, il film si genera dentro una famiglia dalla vita tranquilla che verra' traumatizzata da un errore giudiziario.
Grande partecipazione di pubblico per il convegno e per il film.

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