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La Chiesa e la ricerca della vita nel Cosmo

By Gianni Viola May 02, 2020 4761

Per saggiare la posizione attuale della Chiesa, nella ricerca della Vita nel Cosmo, come gruppo scientifico “Interkosmos”, abbiamo ritenuto opportuno scrivere al direttore della Specola Vaticana, dott. Guy Joseph Consolmagno. (1)

Come premessa, ci è sembrato opportuno esaminare un servizio presente sul quotidiano “L’Avvenire” (2), dove lo stesso è stato intervistato “per parlare di astronomia, nuovi pianeti e di vita nello spazio.” Alla domanda: “Metterci in contatto con extraterrestri? ha risposto: “Credo che questo non possa avvenire in tempi brevi. Il problema sono le grandi distanze in gioco. Più guardiamo lontano dalla Terra, maggiori sono le probabilità che ci sia un pianeta con intelligenza; ma più difficile sarà comunicare con loro in modo significativo”.

Tutto questo appare perfettamente in linea con la tesi ufficiale della non esistenza di vita intelligente nel Sistema Solare, infatti, si afferma che bisogna andare lontano per trovare la vita, ancorché guardare vicino.

A che punto è oggi la ricerca della vita extraterrestre?” (…) “Quando ero uno studente, più di 40 anni fa, la Nasa mandò su Marte un paio di sonde di atterraggio chiamate ‘Viking’ con strumenti ed esperimenti che si sperava potessero scoprire la vita lì, immediatamente. I risultati furono assai ambigui e per lo più inutili. Si scoprì che sia Marte che la vita su quel pianeta erano molto più complicati di quanto pensassimo in quel momento. Invece abbiamo imparato che per scoprire la vita dobbiamo avere una comprensione molto più ampia, sia dei luoghi in cui stiamo guardando che del tipo di cose che stiamo cercando”.

Il nostro commento: I Viking (3) furono inviati per completare la mappatura del pianeta iniziata con le rilevazioni della missione Mariner 9 (4) (1971-72), per integrarla con altre immagini. La missione intendeva ottenere una visione fotografica del Pianeta ed essa fu un successo sotto tutti i punti di vista. Di tutto questo, il presule pare sia del tutto ignaro! Riguardo gli esperimenti cui lo stesso fa cenno, operati in loco, tramite i due moduli di discesa, non furono “inutili” (come lui inaccortamente ha affermato!), ma essenziali ed importanti. È ben risaputo inoltre che, nonostante essi in un primo tempo avessero dato un responso controverso, dopo 40 anni essi sono stati rivisitati dal dott. Gilbert Levin (che all’epoca aveva coordinato la missione a terra con i moduli di discesa Viking 1&2), e dal suo collaboratore Joseph Miller - e i risultati ottenuti nel 2001, hanno dimostrato senza alcun dubbio, e per loro stessa ammissione - l’esistenza della Vita sul pianeta Marte. (5)

È ancora il direttore della Specola che parla: “Dopo ogni missione ci fermiamo per determinare cosa abbiamo imparato e quali nuove domande emergono dopo. Ci vorranno almeno altri venti anni prima che possiamo davvero dire qualcosa di definitivo della vita su Marte.”

Il nostro commento: La prova della esistenza della vita sul pianeta Marte, giunse nel 1971-72 tramite la sonda Mariner 9 (6), e nel 1976-82 tramite le sonde Viking.

Più avanti, il presule afferma che “Non mi aspetto una risposta definitiva da loro (vari corpi celesti citati, n.d.c.) per almeno altri cinquanta anni.” (…) “Ci vorranno decenni prima di dare affermazioni consolidate.”

Dopo aver letto il servizio di cui sopra, sentimmo l’esigenza di scrivere una lettera (in data 18 Dicembre 2016), dicendo che avremmo avuto piacere di illustrargli alcune importanti scoperte scientifiche relative al pianeta Marte, operate in oltre venti anni di studi, tramite l’utilizzo del materiale presente presso la “Fototeca della NASA” di Roma. (7)

In un passo della nostra missiva precisavamo che: “Le scoperte risolvono in senso definitivo ed esaustivo il problema della esistenza della vita fuori dalla Terra, e in specie danno contezza della situazione riguardante il pianeta Marte. Durante gli studi svolti, abbiamo esaminato circa 70 mila immagini, prevalentemente delle missioni Mariner 9 (1971-1972) e Viking 1&2 (1975-1982), e in misura minore ci siamo occupati delle missioni successive, per delle ragioni che avremo modo, spero, di spiegare alla S.V., di persona”.

Nella conclusione ci dicevamo speranzosi, auspicando un possibile incontro e inviando a nome del gruppo scientifico Interkosmos, “i più cordiali saluti insieme ai sensi della nostra stima.”

La sua risposta – che qui citeremo nelle parti essenziali (8) - riscosse il nostro vivo interesse.

Nella premessa, scritta da un non meglio precisato collaboratore (che non dà il proprio nome e la cui firma è illeggibile), leggiamo: “Gentile Signor Viola, La ringrazio per il Suo interesse nel lavoro della Specola, Fratel Consolmagno in questo periodo si trova negli Stati Uniti (9) e non è quindi disponibile per un incontro (…). Più avanti lo stesso precisa che “(…) per tale motivo mi ha chiesto di inviarLe la seguente risposta:”

Possiamo immaginare che, se davvero l’assenza del presule da Roma, fosse stata l’unica ragione della impossibilità di fissare un appuntamento con il gruppo, forse, avrebbe potuto procrastinare l’incontro, a quando ciò fosse stato possibile, tuttavia il contenuto della stessa, dimostrerebbe che le ragioni fossero di altra natura.

Citeremo alcuni passi della missiva che ci è stata inviata dalla Specola, seguiti dai nostri commenti.

“Una parte essenziale della scienza è lo scambio di idee, compresa la libertà di presentare e sfidare le nuove idee”: noi non abbiamo parlato di “nuove idee” o di “sfide”, la nostra lettera nulla diceva al riguardo, accennando solo alla ricerca scientifica svolta tramite la consultazione dl materiale presente presso la Fototeca della Nasa di Roma.

“Così, mentre è vostro diritto contestare il pensiero corrente in planetologia, allo stesso tempo, si deve consentire che le vostre idee possano essere aperte alla stessa critica”: noi non abbiamo fatto cenno alcuno alla “planetologia” e, seppure ci fossimo riferiti a questa materia, confessiamo di non sapere cosa sia il pensiero corrente, e se questo fosse un pensiero – com’è logico presumere – “dominante”, sarebbe del tutto illegittimo, poiché in tale settore, così come nel resto del campo scientifico, non può esiste alcuna idea egemone, né tollerare che possa esistere un ufficio che possa decretare la legittimità di una posizione anziché di un’altra; inoltre, nella scienza non vi sono le idee di “qualcuno”, quindi queste non sono “nostre idee”, poiché le conclusioni obiettive dell’applicazione di una ricerca scientifica, secondo il metodo scientifico sperimentale, non sono idee, bensì risultati sperimentati e verificati – altrimenti ci troveremmo al di fuori dell’ambito della scienza, ovvero nella fede; infine, nessuno ha detto, e ci mancherebbe pure che qualcuno lo dicesse – o lo avesse detto - che tali conclusioni non potrebbero essere sottoposte a critiche. Forse il dott. Consolmagno non sa che in ambito scientifico, la critica non è una semplice opinione, bensì una controdeduzione, laddove ciò risultasse possibile fare (!), altrimenti sarebbe gioco forza accettare i risultati ottenuti dalla sperimentazione presentata! Naturalmente ciò diventerebbe impossibile quando il confronto – come nella fattispecie – è stato rifiutato.

Alla fine, immancabile, è giunta – e ce ne dispiace - la solita solfa sulle riviste scientifiche e un inopportuno giudizio riguardo il materiale scientifico oggetto dei nostri studi e nondimeno la nostra generosa offerta di condivisione delle conoscenze acquisite: Ecco il brano in questione tratto dalla missiva della Specola: “Tutte le idee che si desidera promuovere dovrebbero essere scritte come un articolo scientifico e sottoposte ad una appropriata rivista scientifica. Non possono essere passate in segreto, in incontri privati.”.

Questi riportati di seguito sono alcuni brani della parte centrale della nostra replica (10), cui purtroppo, non è seguita alcuna (auspicabile!) controreplica da parte del presule…

“Per quanto riguarda il compito delle cosiddette riviste scientifiche, ancorché essere quello di appurare il livello scientifico di una ricerca svolta, è purtroppo, quello di far filtrare solo le ricerche che sono compatibili con il sistema mafioso posto in atto dalle istituzioni da almeno un secolo a questa parte, ovvero sin da quando la scienza istituzionale ritenne di doversi presentare come dato incontrovertibile ed autoreferenziale!”

“Per il resto, va detto a chiare lettere che non esiste alcun centro mondiale “scientifico”(istituto o organo di stampa), che abbia o a cui sia demandata l’autorità di decretare sulla giustezza o meno di una data scoperta scientifica.”

“La scienza contiene da sé la formula attraverso cui una data scoperta sia da ritenersi valida o non valida, e questa formula è null’altro che la comprovata adesione al metodo scientifico sperimentale, che pur essa è sottoposta ad un più generale giudizio di carattere umanistico, poiché non esiste nessuna scienza che non contempli la considerazione delle ipotesi, base fondamentale del processo scientifico.”

“Fa specie che tali espressioni giungano da un uomo di chiesa, a cui va ricordato che i tempi degli “imprimatur” sono ormai passati e chi vorrebbe farli risorgere, sebbene sotto mentite spoglie, si porrebbe totalmente fuori da un contesto scientifico.”

 
 Gianni Viola

“Ovviamente non si potrebbe costringere nessuno a leggere e interpretare le immagini satellitari, poiché tale capacità è acquisibile tramite anni di osservazioni visive, ma resta occlusa ad alcuni soggetti che presentano carenze nell’apparato psico-visivo.”

“D’altra parte nessuno potrebbe mai costringere noi ad accettare l’ignoranza degli altri, addirittura con l’aggravante di dover ritenere tale ignoranza come un dato vincolante fin’anco come un nulla osta o una censura nei confronti delle nostre ricerche. Questo sarebbe, al minimo, un manicomio all’aria aperta!”

“E per finire, Lei parla in maniera del tutto inopportuna di segreti! E di quali segreti, di grazia, si tratterebbe mai? A scanso di equivoci noi le abbiamo esplicitamente citato la sostanza delle nostre ricerche, ovvero le immagini satellitari della missione Mariner 9 e delle immagini satellitari e superficiali (o terrestri, che dir si voglia), delle due missioni Viking 1 & 2, che, com’è noto, si componeva di due moduli orbitanti e di altrettanti due moduli di discesa.”

“Ebbene, è la prima volta che apprendiamo che tali immagini satellitari sarebbero da considerare in quanto “segreti”. Ma forse la spiegazione esiste! Le immagini satellitari diventano segreti per coloro i quali non le hanno mai prese in considerazione, in pratica rappresentano dei “segreti”, se non per coloro i quali non hanno compreso che, senza il loro studio, non potrebbe mai parlarsi di alcuna scienza planetaria!”

“Di fronte a tale ignoranza dei termini scientifici, noi dovremmo ricercare l’approvazione, proprio da parte di coloro i quali tali immagini non hanno mai esaminato?”

“Le immagini satellitari sono la parte “principe” della ricerca “planetografica” (termine andato in disuso, ma ora ritornato in auge, grazie alla rifondazione della scienza planetografica, a partire dal 2005), e la circostanza che, in atto, lo studio di tali immagini sia criminosamente disatteso dalla generalità dei ricercatori, non vuol dire che noi ci si stia occupando di segreti!”

Parlare di scienza e di sperimentazioni, non significa parlare di segreti, ma di fatti svolti alla luce del sole, peraltro registrati alla SIAE nel 1994 (11), in seguito pubblicati in un testo organico delle Edizioni Mediterranee nel 2002 (12), infine apparsi sulla rivista “L’Astronomia” di Milano fra il 2005 il 2006 (13).

Nella scienza ciò che conta è l’applicazione del metodo scientifico, e nessuna autorità potrebbe mai porsi al di sopra di tale principio, per darne approvazione o censurarne i risultati. Appare che la Chiesa, dopo aver praticato per secoli la censura anche sulla cultura (L’indice dei Libri, oggi laicamente ridenominato “Bibliografia accettata”!), ora, essendosi del tutto sottomessa alla “scienza istituzionale”, forse per ottenerne legittimità e lustro (e in tal modo riscattare il proprio passato di oppressione della Scienza medesima, ma di quella esatta!), ritenga legittimo il comportamento di chi, in nome della Scienza, agisce allo stesso modo di come la Chiesa agiva secoli fa! A scanso di equivoci va ribadito che l’unico tribunale ammesso in ambito scientifico è il rispetto del metodo che discende dalla logica, al di fuori di questo non vi è alcuna possibile legittimità e nessuna autorità riconosciuta.

Nella viva speranza che il dialogo non sia interrotto, inviamo al dott. Consolmagno e al resto dei membri della Specola vaticana, un augurio di buon lavoro.

            

                                                                                                                

Note

1 - Guy Consolmagno, 66 anni, di Detroit (USA)

2 - “C’è vita nell’Universo? Parla Consolmagno, l’astronomo del Vaticano. Articolo di Antonio Lo Campo – su L’Avvenire del 4/1/2018.

3 - Le sonde Viking furono lanciate nel 1975, e giunsero su Marte nel 1976.

4 -La Mariner 9, lanciata nel 1971, giunse su Marte lo stesso anno.

5 - Cfr. Coelum, “Vita su Marte: i Viking dicono che c’è” – 31/7/ 2001.

6 - V. Tav. A - Regione di Capri Chasma (km 80x104). Mariner 9 (1972).

7 - V. Tav. B – L’Autore presso la Fototeca. Area di Ricerca Roma 2 di Tor Vergata (Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali – IAPS).

8 - Governatorato della Specola Vaticana –05/01/2017 – Prot. OBS/6622.

9 - Sede USA della Specola Vaticana (Vatican Observatory Reaech Group, Tucson, Arizona).

10 - Nostra raccomandata RR n. 136514380517 spedita in data 23/01/2017.

11 - SIAE – Servizio Deposito Opere inedite – Sezione OLAF – Deposito contrassegnato dal n. 9401108 del 28 Aprile 1994.

12 - Gianni Viola, La Civiltà di Marte, Edizioni Mediterranee, Roma 2002.

13 - “Contraddizioni aereologiche. Dall’osservazione telescopica alla rilevazione satellitare” di Gianni Viola, su “L’Astronomia” n. 268–Novembre 2005;“Marte:fisionomia di un pianeta”di Gianni Viola,su“L’Astronomia”, n. 272–Marzo 2006;v. Tav. C.

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Last modified on Saturday, 02 May 2020 11:17
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