L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
“È vero, lo ha detto la Tv”. Il vecchio adagio da tempo non è più di moda. L’informazione televisiva è cambiata. In peggio si dice , quasi sempre. Senza comprendere, però, le ragioni che hanno prodotto un sistema informativo fatto di parole ed immagini spesso poco credibili. Con le seconde speculari alle prime per diffondere contenuti poco obiettivi. È lontano il tempo in cui gli italiani guardavano solo la Rai.
“È vero, lo ha detto la Tv” è franato sotto i colpi di eventi epocali. Fatti dove la realtà e lo sviluppo di quegli accadimenti contraddicevano la narrazione di reporter e commentatori. Anche famosi, ma alla distanza poco scrupolosi. All’informazione scritta e on line è andata anche peggio. Un esempio ? L’informazione ambientale. Un settore non più per pochi eletti , diventato globale e di grande attenzione. Si ha gioco facile a raccontare fenomeni come lo scioglimento dei ghiacciai, alluvioni, tornado, manifestazioni per il clima, proposte politiche. Sono lì davanti e parlano da soli. Ma perché accadono ? Da cosa derivano? Chi ha studiato cosa? Le cause, le premesse scientifiche da cui scaturiscono quegli eventi non vengono mai indagati a fondo. Di giornalisti bravi ce ne sono, eccome. Ma l’approfondimento correlato al racconto è raro. Costa tempo e sacrificio per cui si è più tranquilli se si “sta sulla notizia” senza troppe analisi. E poi in redazione il servizio è di tizio o caio che differenza fa ? La professionalità confinata in soffitte a doppia mandata. Tanto se abbiamo voglia ci rivolgiamo allo scienziato esperto a cui rivolgeremo domande che avremmo dovuto farcele noi prima. La Co2 nell’ambiente, la faglia terrestre, le polveri sottili, la fissione nucleare e via consultando.
Il retaggio di un vecchio modo di informare, in questo caso ha fatto posto alla ripetizione di un pianeta che va alla rovina solo per mano dell’uomo. Inesorabile colpa di generazioni che credevano di progredire mentre, invece, distruggevano le strade su cui camminavano. È davvero così ? Vedere, ascoltare o leggere per capire è una necessità universale. Ma in una narrazione conformista (si può dire?) il cittadino diventa vittima e carnefice del disfacimento planetario. Che informazione è ? Un giornalista che tratta simili temi ha il dovere della ricerca, degli studi, della verifica su più livelli delle notizie. Deve saper distinguere cause ed effetti, successi e sconfitte, buoni e cattivi esempi, fonti autorevoli e patacche. Si è cronisti sempre, ci insegnavano nelle vecchie redazioni. Intendevano dirci, i buoni maestri, che il “prodotto” da offrire deve essere completo e senza partigianerie. Il resto lo fa l’audience o l’edicola.
L’informazione ambientale è un settore fondamentale della nostra vita. Tocca ogni aspetto della quotidianità: dal traffico, allo smog, al caldo, alle bollette, alla salute. Comprendere per chi scrive e spiegare a chi vede o legge le cause di simili situazioni, in fondo é la ragione per la quale si sta dentro il mondo della comunicazione. Bisogna saperci stare e non dipende dagli editori o dai direttori. Ognuno di noi dovrebbe ricordarselo. Armeggiamo strumenti potentissimi che possono provocare danni immateriali. Se li mettiamo con quelli climatici, poi…..
Per gentile concessione della testata “Tutti Europa Venti Trenta”