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La decisione del governo di intervenire sui bonus energetici è il tema di cui si discute in Italia più dell’angosciante guerra in Ucraina. Un tema intrecciato sia con le questioni fiscali che con la transizione energetica. I bonus costano troppo? Allora è il caso di rivedere il sistema per procedere comunque lungo la strada della riconversione verde. Poi non si capisce perché le imprese europee per trasformare le produzioni debbano essere aiutate dall’Europa con una modifica agli aiuti di Stato e le famiglie italiane no. A Giorgia Meloni è arrivato un altolà da Forza Italia che fa pensare a modifiche in fase di conversione del decreto.
Di fatto il provvedimento ha bloccato i bonus fiscali e principalmente quelli per il credito d’imposta per il Superbonus 110%. I sindacati hanno annunciato lo sciopero generale perché temono licenziamenti a raffica. Il Governo ha lanciato un segnale alle banche affinché riprendano ad acquistare i crediti fiscali da chi ha usufruito delle agevolazioni. Dal 17 febbraio 2023 non è più permesso scegliere tra cessione del credito/sconto in fattura se non a certe condizioni. La data che segna la svolta è il 16 febbraio 2023. A quella data bisogna essere in possesso della Cilas per l’avvio dei lavori o quanto meno aver effettivamente aperto il cantiere, sia che si tratti di abitazione unifamiliare che di condominio. Per chi acquista i crediti è necessaria la documentazione per l’avvio dei lavori- titolo edilizio abilitativo- una notifica preliminare dell’avvio dei lavori, le fatture che documentano il reale pagamento delle spese, i visti di conformità ed altra documentazione richiamata nel decreto. Insomma, sono stati messi dei paletti fermi sulla documentazione per riprendere il sistema della cessione dei crediti. 15 miliardi di euro, però, sono i crediti che le imprese di costruzioni non hanno potuto dare alla banche perché si rifiutano di accettarli. La documentazione da questo mese di febbraio deve essere a prova di truffa. Ma se è incompleta « non costituisce causa di responsabilità solidale per dolo o colpa grave in quanto il cessionario del credito può fornire, con ogni mezzo, prova della propria diligenza o non gravità della negligenza », precisa l’Associazione Italia Solare. Sarà in ogni caso l’Agenzia delle Entrate a provare eventuali frodi o violazioni delle norme.
Quanto è costato il Superbonus 110% allo Stato? Le cifre circolate in questi giorni non sono definitive e le contestazioni al decreto partono proprio da qui. Si dice 110-130 miliardi, ma sarebbe la spesa per le agevolazioni dirette senza tenere conto del maggior gettito fiscale arrivato allo Stato dal settore edilizio, dalle migliaia di assunzioni, dalla vendita di materiali ed apparecchiature. Se si calcola anche questo, si deduce chela spesa è stata più contenuta. Tutti i bonus sono stati troppo generosi, si è anche detto, laddove si sono contati 7 miliardi di truffe. A questo punto il governo se non vuole dare spazio a nuove ondate populiste o demagogiche sulla transizione verde crei subito un tavolo rappresentativo di tutte le componenti sociali ed economiche. Per restare dentro quel processo di innovazione energetica ed ambientale a sostegno del quale erano stati concepiti bonus e Superbonus. È inutile e fuorviante addossare responsabilità a chi è legato a quella misura nel.a sua formula originaria e che non conteneva alcuna distinzione di città, di reddito del beneficiario, dell’anno di costruzione dell’immobile e così via. Sarebbe anche difficile dissociare chi era a favore dei bonus allora ed oggi li taglia.
La sfida energetica è tutta aperta e mantenere in piedi edifici vecchi ( anche l’Unione europea li vuole riconvertire) non fa bene agli obiettivi di risparmio al 2030-2050. Se l’Italia ha allungato troppo il passo con agevolazioni onerose per il bilancio dello Stato, si è in tempo per correggere il ritmo, ripensare la strategia. Non certamente per ritirarsi.