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GLI IPCEI (Importanti Progetti di Interesse Comune Europeo) possono fare la differenza nella corsa all'uso dell'idrogeno per l'industria del futuro. L'Italia sta costruendo, non senza difficoltà burocratiche, le sue Valley dove l'idrogeno verde viene messo a disposizione delle industrie. Sono soprattutto le piccole e medie, che per combattere i costi in aumento delle energie tradizionali, dovranno convertire le lavorazioni con l'uso di una fonte pulita e priva di emissioni nocive. Ma lo spazio non si limita solo alle piccole, ovviamente.
Edison ha annunciato che il suo progetto "Puglia Green Hydrogen Valley” è stato selezionato, appunto, per un finanziamento IPCEI per 370 milioni di euro. Il punto di partenza è sempre lo steso: la decarbonizzazione delle filiere. Ne abbiamo bisogno. Ora, è vero che mancano pochi mesi alle elezioni del nuovo Parlamento europeo e che dall'esito delle elezioni dipende il futuro del Green New Deal. Da quando fu lanciato, tutto è cambiato. Il piano è sempre più criticato da governi e forze politiche anti green che tutto sommato si contenterebbero di uno status quo di petrolio, gas e carbone. Questi progetti Ipcei , invece, sono pur sempre "esempi di cooperazione europea, in cui le aziende, gli Stati membri e la Commissione, ciascuno per il proprio ruolo, lavorano per raggiungere un obiettivo comune” dice Giovanni Brianza, CEO di Edison Next. Uscire dal carbone e dalla morsa della CO2 non deve restare solo un ambizione L'Italia è il paese che deve aspirare a un ruolo leader nella transizione energetica. Per la Valley pugliese c'è fiducia per aver ottenuto un riconoscimento che vede all'opera anche partner come Saipem e la società di investimenti Sosteneo.
La vocazione ambientalista di questi soggetti deve avere senso pratico, in particolare in Puglia, Regione al centro di vicende energetiche e ambientali come quella dell'ex Ilva. La cittadella dell'idrogeno sorgerà a poca distanza dell'acciaieria. Le tecnologie previste nel progetto Walley sono delle più innovative e saranno utili anche alla costruzione di una nuova pipeline per il trasporto dell'idrogeno. Qui si aprono nuove prospettive per la riconversione dell'acciaieria che potrà utilizzare idrogeno per forni elettrici in grado di produrre preridotto senza diffondere benzene e altri veleni. Altre acciaierie lo hanno fatto e nonostante a Taranto se ne parli da 10 anni. I 370 milioni di euro vanno spesi bene e in fretta, infine, per misurare la capacità italiana di accettare sfide epocali sul tema ambientale, il più avvincente del nostro tempo.