L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
Marzia Carocci
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Il 15 dicembre si terrà la ventiseiesima edizione del Concerto di Natale, presso l’Aula Paolo VI in Vaticano.
Anche quest’anno, accompagnato dall’Orchestra Universale Sinfonica Italiana diretta dal Maestro Renato Serio, con la collaborazione del Maestro Stefano Zavattoni, il cast sarà eccezionale e prevede al momento la presenza dell’americana Dee Dee Bridgewater, una delle inarrivabili voci femminili del jazz; della statunitense Anastacia, una delle artiste di maggior successo del terzo millennio; dei due cantautori Raphael Gualazzi e Edoardo Bennato, delle voci stupefacenti di Alessandra Amoroso e Elisa, cantautrice, polistrumentista, compositrice e produttrice; del vincitore di Sanremo 2017 e 2018, Ermal Meta; del vincitore nuove proposte Sanremo 2015, Giovanni Caccamo; del grande flautista Andrea Griminelli e dell’altrettanto prestigioso suonatore del flauto di Pan, Gheorghe Zamfir e del poliedrico astro nascente Mihail; e con la partecipazione straordinaria di Miguel Angel Zotto e Daiana Guspero. Il Coro Gospel statunitense sarà il New Direction Tennessee State Gospel Choir (USA), il complesso vocale che accompagnerà i solisti sarà quello dell’Art Voice Academy, mentre le voci bianche saranno quelle del Piccolo Coro Le Dolci Note diretto dal Maestro Alessandro Bellomaria.
Il 26° Concerto è promosso dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica della Santa Sede, a favore della Fondazione Pontificia Scholas Occurrentes e di Missioni Don Bosco Valdocco Onlus.
Il Concerto, prodotto e organizzato dalla Prime Time Promotions, verrà mandato in onda in tutto il mondo attraverso la piattaforma di Canale 5 il 24 dicembre, in prima serata. I telespettatori avranno un numero di sms solidale al quale inviare le loro donazioni ai destinatari dei progetti di solidarietà.
Il “Concerto di Natale” porterà a vivere l’atmosfera del Santo Natale in maniera più profonda, unendo alla spiritualità, l’emozione della grande musica nazionale ed internazionale.
I biglietti sono acquistabili online sul sito www.concertodinatale.it oppure in tutti i punti vendita TicketOne e Box Office Lazio. Per informazioni e prenotazioni chiamare il numero 06 68136738.
Il centro commerciale Euroma2 è lo Sponsor Ufficiale della manifestazione canora per la Solidarietà.
Prima asta della Bertolami Fine Art, fashion&luxury.
Un evento mondano ricco di personaggi del mondo dello spettacolo e politico.
Marina Ripa di Meana non c’è più, se n’è andata inizi 2018, all’età di 76 anni, ma la sua imprevedibile creatività, il suo carattere esuberante, la sua personalità anticonformista, il suo amore per la vita aleggia ancora a Roma. E’ scomparsa a causa di un male incurabile, lasciando però una via di uscita a chi soffre a causa del cancro: l’uso della sedazione profonda. Un ultimo messaggio, prima della dipartita, lanciato da un donna provocatrice e promotrice di tante battaglie a difesa dell’ambiente e degli animali. Così anche dopo la sua morte vediamo il ricrearsi di quella atmosfera briosa e di valore a favore, questa volta , della Fondazione Umberto Veronesi. Infatti grazie ad un’ asta pubblica ,dei suoi copricapo e oggetti, verranno raccolti fondi per la ricerca scientifica sulle neoplasie. L’ apres-midi a Palazzo Caetani vicino alla fontana delle Tartarughe, accanto al ghetto Ebraico - dove nel frattempo domenica si è svolto un dibattito sulla discriminazione della Comunità di Sant Egidio - è stato particolarmente sentito. Un’ occasione per incontrare attraverso il suo guardaroba lo stile di Marina Meana. Una delle donne più belle degli anni ‘70, stravagante, innamorata della vita, stilista, amica di grandi scrittori come Moravia, Pasolini e artisti come Schifano. Generosa amante del pittore Angeli e del giornalista Jannuzzi, con vitalità da vendere: attrice e opinionista, donna criticata con un forte legame con Bettino Craxi, fedele a lui, nonostante la costretta latitanza dell’uomo politico.
La ricordiamo per le sue battaglie ecologiste, nelle memorie il famoso blitz a Palazzo Farnese sede dell’Ambasciata di Francia a Roma e le sue provocazioni a difesa della pelliccia degli animali. Scrittrice e animatrice, conosceva bene il mondo della comunicazione. Battagliera su Roma come quella contro le sventramento del Pincio e la chiusura dello storico Ospedale San Giacomo. “affidabile, intelligente e generosa “ come la definisce il suo amico giornalista Giampiero Mughini. Ed è appunto la moda, in mostra a palazzo Caetani Lovatelli con i suoi allegri e irripetibili cappelli costruiti secondo lo stile made in Meana, a riportare il sapore e i ricordi di quelle lotte e del suo stile unico. Le pareti della mostra-asta del Palazzo Caetani trasudano di stravaganza e gioia, con i copricapi dalle farfalle dorate, arancioni e nere, i fiori violacei, i colori gialli, cappelli campagnoli o con il ragno elegante dalle zampette nere attorniate da piccoli treppiedi alzati in volo. In un atmosfera provocatoria, bizzarra ed eccentrica è stata inaugurata l’asta che si terrà il 30 ottobre a cura della Bertolami Fine Art degli oggetti di moda style Marina Ripa di Meana con una base d’asta accessibilissima. Le stanze arredate con gioielli vestiti e quadri - come quello nel vano di ingresso dell’artista Sironi - sono avvolti da una luce vigorosa, da set cinematografico come in un film sembra quasi stia per arrivare Marina. Ma siamo alla fine del 2018 e Marina è già andata via, ci sono invece i suoi amici e parenti a ricordarla, come l’onorevole Fausto Bertinotti intervenuto all’evento, la figlia e attrice Lucrezia Lante della Rovere, Eleonora Albrecht del mondo dello spettacolo e perché no, anche il sosia di Jack Nicholson. Durata dell’asta dal 22 al 29 ottobre 2018. il 30 ottobre incanto del guardaroba di Marina Ripa di Meana. Il catalogo on line www.bertolamifinearts.com.
Il sosia di Jack Nicolsson |
A Maglie una mostra personale di arte contemporanea del Pittore Alessandro Passaro.
DENTRO IL REALISMO, OLTRE LA FORMA
La creazione artistica presuppone sempre uno stato di tensione, uno slancio emotivo in cui idea primigenia e materia informe si incontrano e si affrontano. Uno scontro proficuo che si materializza con veemenza sulle tele di Alessandro Passaro, artista brindisino che da quasi un ventennio si muove con convinzione – e convincimento – sul confine tra figurativo e informale, dando luce a composizioni pittoriche dense, grumose e quasi materiche. Nei suoi dipinti il colore sembra esplodere in composizioni magmatiche, in cui brandelli di corpi si legano e si confondono a masse informi, di evidente estrazione espressionista. La figurazione è compromessa da un tratto pittorico istintivo, puramente gestuale, mentre cromie brillanti ne movimentano la composizione, in un effetto estetico di inusitato fascino, in cui il pathos prevale sempre sul logos.
Dipinti nati da un autentico slancio vitalistico in cui non è la realtà a tradursi in arte ma è l’arte ad imporsi alla realtà, con i suoi modi e i suoi mezzi. È la stessa pittura ad essere sotto esame, la sua capacità di riprodurre e astrarre, di accogliere e respingere. Passaro ne sonda le capacità mimetiche e al contempo ne mette alla prova le possibilità estranianti; tenta di rinnovare la pittura operando al suo interno, valorizzandone le molteplici potenzialità mediante un disegno agile, che tende a sparire sotto pennellate ampie ed energiche, simili a sciabolate, e una gamma cromatica sempre brillante. Un omaggio alla pittura quale veicolo di scandaglio interiore oltre che mezzo d’interpretazione del reale, medium e compendio di necessità espressiva che attraverso la luce, il gesto e il colore trova la via per la corporeità.
Passaro indaga le zone d’ombra della ragione e mostra il disagio esistenziale attraverso figure in pose ardite, provate dall’esistenza, sofferenti, a volte grottesche, simili a martiri della contemporaneità. Lo dimostrano i grandi dipinti di critica al sistema dell’arte, datati 2018 e alla loro prima esposizione. Collezionista, pittore, critico, gallerista, sono ritratti con pungente ironia, rivelandosi figure meste e grottesche, vittime di quegli stessi stereotipi che hanno contribuito a creare, protagonisti improbabili di atmosfere sardoniche e scene surreali. Mediante un tratto corsivo e una solida conoscenza delle tecniche pittoriche l’artista crea composizioni visivamente coinvolgenti, generate da una poetica visionaria e da una personale ricerca creativa. Immagini allocate in spazi dilatati, di cui si percepisce la continuazione oltre i margini della tela, determinando effetti di forte suggestione. Talvolta è la stessa materia (tela, ma anche legni o pelli) a suggerire all'artista idea e soggetto, senza però nulla perdere della sua peculiarità linguistica ed espressiva. Passaro sovrappone e confonde luoghi fisici e contesti memoriali, in avvicendamenti emotivi stratificatisi in corso d’opera. Le cromie variano per intensità e stesura, passando dalle campiture piatte agli innesti gestuali, con frequenti turbamenti in forma di colature e andamenti vorticosi. Trame complesse attraverso cui l’artista scompagina la figurazione tradizionale per traslarla in un equilibrio di mera precarietà.
Ancorato alla scala reale, Passaro mescola volontà analitica e invenzione artistica riuscendo a conferire poeticità e visionarietà ad ogni soggetto rappresentato all’insegna del motto borgesiano “L’arte vuol sempre irrealtà visibili”. La sua è una ricerca che nell’indeterminatezza ripone una sua specifica qualità estetica, una ricerca espressiva in cui gli opposti si affrontano e si confondono, rendendo i lavori ambigui sul piano formale e percettivo. Umorismo e solennità, irriverenza e meditazione, citazionismo e ideazione, sintesi e narrazione, compendio e meticolosità, sono solo alcune delle contrapposizioni possibili, poli di una produzione pittorica imprevedibile che avanza in una condotta zigzagante, caricandosi di antiche suggestioni e rivelandosi audace testimone del presente.
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Alessandro Passaro artista salentino, vive e lavora a Mesagne, consegue il Diploma di Laurea all'Accademia di Belle Arti di Lecce nel 2005. Abbraccia un genere che spazia dal figurale all'informale con un atteggiamento sperimentale verso le potenzialita' del mezzo pittorico. L'idea di un limite che si trasforma in ricchezza linguistica lo affascina. Dalla sua terra deriva il temperamento sanguigno e la freschezza emotiva,elementi che caratterizzano le sue opere.
Il vernissage si terrà il 16 Novembre 2018 dalle ore 18 alle 22 presso la Fondazione per Arte e le Neuroscienze F. Sticchi, in via Thaon De Revel 25 nell'antica cittadina di Maglie in Salento.
Ufficio Stampa: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.
Mobile. 3291273493
La Biblioteca Statale Russa di Mosca, con ben 44 milioni di unita' conservate, e' una delle piu' grandi al mondo, si pensa che rientri tra le prime cinque. Il Presidente Fjorodov Viktor Vasilievich ha ricordato la storia della Biblioteca e ha evidenziato che ora, con le nuove tecnologie, esiste la possibilità di scambi internazionali di libri elettronici Ci sono interi testi in digitale nella biblioteca elettronica, e l’ accesso è assolutamente libero, ovvero qualsiasi lettore, se il testo non è limitato dai diritti d’autore o da altre norme, può accedervi. Un cittadino di qualsiasi Paese del mondo, con la connessione internet, può diventare lettore della Biblioteca. Ciò e' stato possibile perche' tra le biblioteche si è addivenuti ad un accordo affinché ci fosse la possibilità di questa unione tra di loro attraverso sistemi tecnologici informativi.
Tra le più grandi biblioteche nazionali, tra le quali anche le italiane, la collaborazione avviene attraverso lo scambio di specialisti: ad esempio, la delegazione russa va in Italia, o in un altro Paese, in relazione all’attività della propria biblioteca e viceversa. In questo modo si collabora per l’organizzazione di mostre di tipo diverso e così via. Contatti piuttosto stretti vi erano con la biblioteca nazionale italiana che si trova a Roma, con quella di Firenze dove vi sono libri rari, anche con la Biblioteca Vaticana ma, purtroppo, ora non è il momento migliore per questo tipo di collaborazione, e ciò è dovuto alla situazione politica internazionale, si spera che termini presto. Auspicando un maggior scambio culturale tra i due popoli, il Presidente ha anche ricordato quanto i lettori russi amino la storia dell'Italia e di scrittori russi, come Gogol, che visse a Roma durante il suo periodo italiano.
È stata presentata presso la casa di Goethe a Roma, l’unico museo tedesco all’estero, fondato nel 1997, nell’edificio che ha ospitato il poeta, il pittore, autore del suo celebre ritratto, Johann Heinrich Tischbein e altri artisti tedeschi nel 1786, la versione sottotilolata in italiano di ARTE, il canale culturale europeo. Una selezione dei programmi in italiano saranno disponibili anche sul sito della Radiotelevisione Svizzera Italiana, così come ARTE in italiano ospiterà alcuni programmi della RSI. La versione italiana è disponibile su internet al sito www.arte.tv/it, tramite applicazione su smartphone, tablet e smart TV, ma anche sul servizio tivùon! di tivùsat.
Il progetto nasce nel 1988 con il supporto del Presidente francese François Mitterrand e del Cancelliere tedesco Helmut Kohl.
Nel 1990 viene firmato il trattato tra Francia e Germania.
Nel 1991 il canale culturale europeo ARTE è fondato a Strasburgo. Il fine è mostrare e promuovere la diversità della ricchezza culturale europea e i legami esistenti tra gli europei.
Nel maggio del 1992 cominciano le trasmissioni in Germania e Francia, dove viene lanciata anche la rivista settimanale per professionisti del settore audio-visivo, ARTE Magazine.
Nel 1994 in Germania è la volta del mensile sui programmi trasmessi dal canale, ARTE Magazin. Nel 1996 la programmazione, inizialmente pomeridiana, viene estesa a tutto il giorno.
Nel 2003 la sede è trasferita a Strasburgo, vicino alle istituzioni europee.
Nel 2005 comincia la trasmissione digitale completata nel 2008.
Nel 2007 il debutto in internet con la produzione del primo web documentary.
Nel 2009 ARTE Live Web è la prima piattaforma dedicata alle arti performative.
Nel 2010 la televisione è visibile su tutti i tipi di schermo e dal 2012 è in live streaming.
Nel 2014 ARTE Live Web diventa ARTE Concert.
Nel 2015 al francese e al tedesco si aggiungono l’inglese e lo spagnolo.
Nel 2016 è la volta dei sottotili in polacco e di formati innovativi come il documentario di 24 ore 24h Jerusalem, il documentario a 360° Polar Sea e il rapporto stilato da 20 artisti nei campi, Refugees.
Nel 2017 la celebrazione di 25 anni di attività.
L’offerta di ARTE comprende documentari di approfondimento su scoperte, inchieste, società, scienze, cultura e arte. Particolare attenzione è dedicata alla musica e anche al cinema.
Nick nato in Ucraina,vive e lavora a Londra. La sua arte e' collegata al mondo della Pop Art e la sua ispirazione e' quella di collegare le forme in templati geometrici.
Attraverso una lunga ricerca il mondo di Nick Solonair si e' evolto in un display di immagini tridimensinali e vive in un atmosfera surreale dove gli spazi di luce ed ombra giocano in un tortuoso carosello di emozioni con allusioni figurative estremamente plastiche ed iperattive.
Le sue sculture vengono a contatto diretto con la materia prima con cui lui le realizza; I suoi disegni ampollosi e sinuosi quando ricchi di colori e quando permeati di chiaroscuri esplicativi comprimono su realta' fantasiose ma pur sempre raggiungibili attraverso quell'idea con cui l'occhio di chi le visualizza vuole immaginare,la dove le interpretazioni sono varie ma tutte plausibili. Nick coinvolge e sconvolge;il suo amore ed immensa passione per l'arte va oltre qualunque aspettativa e spazia in quell'universo dove lui e soltanto lui puo creare.
La sua unicita' e' l'arma piu' potente ed invincibile con cui forgia le sue opere.
Si e' conclusa con immenso successo a Londra la sua ultima mostra alla Daniel Raphael Gallery in Marylebone, uno spazio dedicato all'arte contemporanea, il cui scopo e' quello di provocare il visitatore ad interagire in modo originale con le opere ivi esposte.
27 sculture in acciaio specchiato, legno e feltro di lana biellese.
Novembre nuova mostra presso il Memoriale della Shoah - Binario 1 di Milano e nel 2020 Expo di Dubai.
Anima con eleganza e originalità le sue opere, fresche, poetiche, ricche di fantasia che promuovono la cooperazione sociale. Sensibilità ed identità collettiva: l’essenza stessa dei valori umani.
Avere il privilegio di essere liberi e decidere la direzione della propria vita non da tutti . Pochi sanno cosa vogliono davvero . L’artista Basso laurea in economia, vi è riuscito, seguendo le proprie istanze più profonde, ha risposto alla domanda con creatività . Sono nate così le sue opere a metà strada tra arte e impresa, tra il mondo sociale e il mondo della poesia. Obiettivo costruire un mondo migliore , dove l’arte da vita all’anima di una azienda o di un luogo.
Il mondo del sociale, della comunicazione, un progetto imprenditoriale diventa scultura, colore, materia, comunicazione visiva, installazioni tridimensionali, specchi di acciaio, legno di olivo e noce, il feltro di lana biellese e il colore sgargiante del blu cobalto. Le opere artistiche vanno in scena nelle strade, nei quei luoghi dove le persone si muovono decidono di far accadere le cose, sono creativi, promuovono un prodotto per migliorare il proprio paese e perché no, per fare anche business. Basso nel suo chiedersi il perché del senso della propria vita e cosa vuole davvero, ha scelto la mediazione tra l’impresa e la sua aspirazione: così è nata un’arte dall’ uso di materiali nobili come il legno, simbolo di saggezza e sapienza mediatore tra il mondo terreno e l’aldilà, il feltro di lana di biella custode del menage familiare caldo e morbido o l’acciaio specchiato, ripetitore, attraverso tanti triangolari, di immagini della tangibilità della nostra identità. L’autore con le sue sculture ci spinge ad indagare un futuro migliore da costruire ,per noi e per i nostri figli. Ha il privilegio di dare il volto autentico alle aziende che vuole rappresentare e descrivere. Con le sue sculture di acciaio a specchio, legno di olivo e noce, il colore di un blu intenso esplora certamente l’anima di una compagnia ma cerca il nello stesso tempo un significato più profondo. Le sue opere dicono resta qui, dove vai, guarda. Vivi adesso il momento, non domani, e adesso il momento di creare. Istanti di libertà dal conosciuto, dalle mille facce della realtà, dove non è più “scegliere tra il bianco e il nero ma quanto piuttosto nel sottrarsi a questa alternativa” (Theodor Adorno) . Scegliere dove stare. Scegliere se cercare di essere coscienti o abbandonarsi al sonno per vivere una vita senza vita. I giorni passano per tutti ma con maggior coscienza di sé è un'altra vita. E le sculture di Basso si spingono, domandano, creano quella frizione giusta per stimolare l’immaginazione , un progetto migliore , emozioni positive. L’acciaio a specchio composto da piccoli triangoli cuciti tra loro rimandano immagini di un mondo auspicato , desiderato, un mondo dell’armonia. “Specchiarsi è un gesto innato e ancestrale – ci racconta Basso – di autocoscienza”.
Nel suo trittico scultoreo Vertical Reflection sembra la ricerca di descrivere qualcosa di importante .. forse il mondo dell’uomo fatto di convinzioni, abitudini, le quali, modificano la nostra direzione potandoci, magari, in luoghi dove non avremmo mai voluto essere.. La sua arte orizzontale richiama il simbolo della vita terrena e quella verticale lo sguardo verso il cielo, verso il divino dove l’uomo cerca risposte. Il cammino è in salita ci sono le sensazioni , le impressioni , la ripetizione della vita come i volumi delle sculture che si reiterano, creando luoghi confortevoli per l’uomo. C’è lo ricorda il materiale caldo e morbido del feltro di lana biellese utilizzato nelle sue opere accanto ha un sapiente dialogatore, il legno, simbolo di sapienza, amico e custode dei valori culturali dell’uomo. E allora la sua arte richiama l’uomo a restare qui, nel presente. Non è un caso che proprio una delle sue opere si chiama “QUI”. Basso partecipa concretamente alla vita delle città, vive l’attimo, si immerge nel presente ,nelle corti, come quella dello stabilimento Aurora di Torino (brand della storica azienda della manifattura italiana dedita da sempre alla produzionevdi penne di alta gamma e pennini) crea un’installazione sul segno e la scrittura “Aureo e Aureo Jr” un racconto di opportunità, potenzialità e sogni, smaterializzando la penna e simboleggiando la libertà con la scultura di un uccellino.
Questa mostra, nella galleria di Azimut di via Flaminia a Roma, racconta si della carriera di un artista e delle sue opere ma soprattutto del filo sottile che lo unisce alle imprese, ai luoghi incontrati, agli eventi sentiti,i a cui Basso da un nome e crea un’anima. Nel salone è potuto ammirare Coke Its Me per il 100° anniversario Coca Cola Bottle expo Milano e World of Coca Museum Atlanta, il Cavallino 70° anniversario Ferrari, Plis de la Vie 55 Biennale di Venezia e Tempus Angulara Università del Seraphicum Vaticano e tanto altre opere. Anche il buffet offerto è stato un piccolo capolavoro, tra i biscotti canestrelli di Biella Bi.Biel. e la birra Mosca 1916, aziende eccellenti made in Italy tradotte nelle creature scultoree di Gigant e Aquamantio ormai diventate entrambe simboli dei loro territori.
Dal Whitney Museum di New York arrivano al Vittoriano, a Roma, Pollock e la Scuola di New York.
A detta di uno dei curatori, David Breslin, due dei Pollock più importanti, sono in mostra. In particolare l’attenzione è concentrata sul grande dipinto, Number 27 del 1950.
Si può ancora parlare di dipinto? C’è la tela come supporto, ma non è più, da tempo, quella finestra aperta su un mondo altro, ma del tutto simile al reale. Tridimensionalità fittizia, inganno ben costruito e intelligente dell’occhio. Pollock la mette sul pavimento, la tela, per dipingerla. Lo schermo, dal verticale passa all’orizzontale. Il pennello non la tocca più, ma il colore gocciola sulla superficie, è la tecnica del dripping. Il gesto creativo è una danza magica, movimento nello spazio, action painting.
Non c’è danza senza musica o suono e il gocciolìo non è certo silenzioso.
Sono gli anni Cinquanta, la colonna sonora è jazz e il rock è agli albori.
Suoni e musica emergono anche da alcuni titoli, come nella poderosa Orchestral dominance in Yellow (Predominanza orchestrale in giallo) di Hans Hofmann del 1954. O nel brivido e nella rigidità di The Frozen Sounds, Number 1 di Adolph Gottlieb del 1951.
Tutti i sensi sono coinvolti e la pittura è spessa e materica, tanto da diventare un rilievo quasi tridimensionale e sconfinare nella scultura.
Sono più di due i Pollock in mostra, ma anche il confronto con gli altri protagonisti sembra avvenire due a due: due de Kooning, due Kline, due Rothko.
È soprattutto con Rothko che, dall’azione, si passa alla contemplazione e all’immersione del color field. Un campo di colore abbacinante e coinvolgente, dove il movimento è tutto nella vibrazione destabilizzante, sfibrata e smarginata dei toni.
Il percorso si apre, come al solito al Vittoriano, con la saletta dove è proiettato il filmato introduttivo. Segue la cronologia sul muro che conduce al corridoio di realtà immersiva con proiezione di immagini sulle pareti e la versione jazz di My Favorite Things, brano del musical The Sound of music. L’album di John Coltrane con lo stesso titolo del brano esce nel 1961. L’immersione distrae: perché questo brano? Semplicemente una scelta di gusto o anche tematica per i contenuti della storia? Alla ricerca di se stessi e del proprio destino tra regole e voglia di evasione e di libertà e, su tutto, al di sopra di tutto, l’amore. Non quello da favola, ma quello che lotta, tutti i giorni, con una realtà a dir poco ostile, con sacrificio, generosità e slancio.
L’area selfies con divano sdraiante, isola lo spettatore dal contatto reale e fisico con l’opera e con l’artista e la sua ricerca.
Il touch screen che invita a creare la propria opera alla Pollock, di nuovo rende protagonista lo spettatore, di nuovo, in modo fuorviante: non è più l’unione di corpo-occhio-mente-mano a creare, ma la mediazione attraverso la macchina.
Il digitale può essere il nuovo medium della creazione artistica di oggi, ma che c’entra con Pollock e la Scuola di New York? Può sostituire l’opera? È giusto che lo faccia? Almeno lo faccia in modo dichiarato e consapevole, non subdolo.
Pollock muore in un incidente nel 1956, poco prima Andy Warhol si è trasferito a New York, presente anche al Vittoriano con la mostra in corso fino al 3 febbraio 2019.
Pollock e la Scuola di New York
10 ottobre 2018-24 febbraio 2019
Roma, Complesso del Vittoriano
Orario: da lunedì a giovedì 9.30-19.30
Venerdì e sabato 9.30-22.00
Domenica 9.30-20.30
Ingresso: Intero €. 15,00
Ridotto €. 13,00
Info: + 39 06 8715111
Catalogo: Arthemisia Books €.32,00
La "via pulchritudinis". La strada della bellezza. La bellezza come accesso al trascendente.
La 16ma Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia ha riaffermato come la cosiddetta "via pulchritudinis", cara alla tradizione cristiana, sia la scelta intrapresa dalla Chiesa di Papa Francesco. Una scelta - va detto - che nasce con le Biennali del 2013 e 2015, con la Santa Sede protagonista nell'arte contemporanea. Questa volta il cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, ha indicato l'architettura come tema di confronto tra arte e fede. Il risultato è racchiuso nella scelta di invitare a Venezia, sull'isola di San Giorgio, alcuni tra gli architetti più prestigiosi del mondo, provenienti da esperienze culturali e spirituali diverse - anche di matrice non cristiana - per esaltare il rapporto terra-cielo partendo da un elemento architettonico centrale nella millenaria storia del cristianesimo: la cappella, luogo sacro; luogo di parola e meditazione; accesso al divino. In più- e la scelta vista il risultato si è rivelata vincente - la cappella inserita in un contesto altrettanto "sacro", come tradizionalmente viene inteso il bosco. Dieci piccole "cattedrali", nate dalla creatività di altrettanti architetti, decorano il bosco di San Giorgio. Chiave di accesso è l'opera di Gunnar Asplund, architetto svedese, dal titolo "Cappella nel bosco", datata 1920. "Nel culto cristiano - spiega monsignor Ravasi - le cappelle sono veri e propri templi, sia pure in forma minore rispetto alle cattedrali, alle basiliche e alle chiese. In esse sono inserite due componenti fondamentali delle liturgie, l'ambone (o pulpito) e l'altare, cioè le espressioni della Parola sacra proclamata e della Cena eucaristica celebrata dall'assemblea dei credenti".
In questo contesto "sacro", nel quale le cappelle trovano spazio all'interno di un elemento naturale altrettanto sacro che le fa da contorno, suonano significative le parole pronunciate da Francesco Cellini, nella presentazione della sua struttura: "Questo non è il progetto di una cappella: è una riflessione costruita sul tema, fatta da un architetto rispettoso ma non credente, guidato dall'intuizione
FOTO FOSTER - Norman Foster mentre disegna il primo |
che ogni cappella sia già in se stessa un idea costruita o un simbolo, piuttosto che un edificio veramente destinato a un uso compiutamente rituale". C'è in questa affermazione un valore universale, che testimonia come l'iniziativa della Chiesa sia aperta al dialogo, alla ricerca di una "verità comune" da condividere e come, nello stesso tempo, l'arte e la creatività siano strumenti di "bene comune". Il mondo come comunità, dunque. Il dialogo come incontro tra simili nella diversità. Ed è ancora monsignor Ravasi che sottolinea, con parole di Papa Francesco, il significato del percorso lungo la "via pulchritudinis": " Bisogna avere il coraggio di trovare i nuovi segni, i nuovi simboli, una nuova carne per la trasmissione della Parola, le diverse forme di bellezza che si manifestano in vari ambiti culturali, comprese le modalità non convenzionali di bellezza che possono essere poco significative per gli evangelizzatori, ma che sono diventate particolarmente attraenti per gli altri". Questa è la vera sfida che parte dal bosco di San Giorgio e che ha iniziato a fare il giro del mondo con dieci architetti-ambasciatori: l'arte come esaltazione dello spirito e lo spirito come ricerca comune della Verità, lungo la strada del dialogo.
Pan Daijing |
ARRIVA IN MOTO E IL VISO COPERTO DA UNA MASCHERA ROSSA.
alla consolle anche la musica del dj-set Alva Noto & Rabih Beaini
Reminiscenze, intrecci vari di musica, da quella elettronica alla tecno, coinvolgenti, come lo è l’artista internazionale e borsista cinese Pan Daijing residente a Berlino e nota per le sue performance musicali di estemporaneità intimistica, dai suoni narrativi, coinvolgenti che ti colgono impreparato e ti ipnotizzano. L’accademia Tedesca a Roma ha inaugurato così la prima edizione di Berlin Rom Express 2018, con un concerto di musica elettronica sperimentale, avvincente e allettante.
La musicista orientale è arrivata, venerdì sera, sette settembre nei giardini di villa Massimo a Roma, in moto e il viso coperto da una maschera rossa che ha sorpreso i partecipanti con il suo mistero. Ad attenderla un pubblico romano entusiasta che negli passati ha già dimostrato di apprezzare la musica elettronica improvvisata. Si è subito creato un background di curiosità, le persone dopo aver fatto festa (pasta alle melanzane e pomodoro, pizza e la mitologica birra tedesca) si sono trasferite sull’area del concerto, dove dietro la consolle, Pan Daijing ha dato vita alla performance. Non si riesce bene a capire l’origine dei suoni, ma ti ammaliano e muovono il corpo con la mescolanze di suoni misti e inaspettati; le dita abbassano e alzano le levette della consolle e così la musica scivola tra suoni
Alva Noto - foto Alberto Novelli |
delicati, primitivi e forti all’orecchio, ma “caspita che..figata”. Tra la folla abbiamo raggiunto il Direttore della Accademia Tedesca Joachim Bluher , promotor e organizzatore da sempre di iniziative culturali accademici a Villa Massimo, con sensibilità ha presentato artisti e borsisti internazionali ed europei, nel corso degli anni . “Il direttore Bluher - chiosa – per questa edizione abbiamo appositamente invitato soltanto 600 persone rispetto alla festa di primavera che aveva un pubblico più esteso. Questo per dare l’opportunità di fruire di una musica di nicchia a chi è veramente interessato. Le performance-live sono ideate appositamente per un pubblico romano entusiasto della musica elettronica”.
(ndr: L' Artista e musicista è nata e cresciuta nel sud-ovest della Cina, attualmente di base a Berlino. Il suo approccio piuttosto primitivo sia come compositrice che performer assume diverse forme, dando innanzitutto vita a un’arte performativa, ma dai suoni, danze e installazioni fortemente incentrate sull’improvvisazione e atti narrativi). Infatti si è esibita al Palais de Tokyo a Parigi, alla Volksbühne a Berlino, al Haus Kulturen der Welt a Berlino, alla Filarmonica di Amburgo, al Planetario di Montreal, e altre location in giro per il mondo. Il suo acclamato album d’esordio LACK (惊) è uscito nel 2017, con una mostra all’Eden Eden della Isabella Bortolozzi Galerie a Berlino. Pendant le sejour a Villa Massimo, come borsista delle arti pratiche, si occuperà di un lavoro commissionatole per la Biennale de l’Image en Mouvement 2018 a Ginevra, continuando a realizzare una nuova opera multidisciplinare.
L’Accademia come sempre ha tanti richiami all’armonia e alla bellezza con la libreria, i suoi balconi, le statue, le immagini, gli alberi svettanti, la sala del
Rabih Beaini |
pianoforte. Al festival della Rom Berlin Express 2018 sono presenti anche i DJ Alva Noto e Rabin Beaini. Le feste della Accademia riempiono da sempre la scena culturale di Roma, speriamo che l’avvicendarsi della nomina di un nuovo direttore dell’Accademia non interrompa questi importanti rendez-vous con la cultura.
ROM-BERLIN EXPRESS 2018
Accademia Tedesca Roma Villa Massimo, Largo di Villa Massimo 1-2, 00161 Roma
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L'8-9 settembre 2018 il City Day di Mosca si e' svolto anche questo anno nelle vie e nelle piazze di Mosca con una grande affluenza di pubblico turisti. Tra concerti e spettacoli pirotecnici il Moscow City Day e' una festa annuale che si svolge nel primo e secondo sabato di settembre, questo anno si e' festeggiato l'871esimo compleanno della citta', quasi nove secoli. La città fu fondata nell'anno 1147 da Jurij Dolgorukij.
Il City Day fu celebrato per la prima volta nel 1847, in occasione del 700esimo anniversario della città, ma non sempre e' stato festeggiato in ogni ricorrenza: è dal 1997, in seguito all'ordine esecutivo di Boris Eltsin, che viene sempre celebrato.
L’ambiente, la civiltà storico-artistica, civile e socio-religiosa sono oggetto di Capolavori del Trecento. Il cantiere di Giotto, Spoleto e l’Appennino. In corso fino al 4 novembre, Spoleto, Trevi, Montefalco e Scheggino accolgono le opere di pittura e scultura selezionate.
In realtà Scheggino funge soprattutto da punto informativo per gli itinerari, che toccano Umbria, Lazio, Marche e Abruzzo, con cui è possibile approfondire e proseguire la conoscenza e la fruizione dei temi proposti dalla mostra. Il piccolo paese attraversato dal fiume Nera, dove sui campanelli compaiono desueti nomi di battesimo o soprannomi e non cognomi, rende conto soprattutto dell’ambiente. Il corso del fiume si presta alla pratica del rafting, poco lontano, ha sede una delle più famose e diffuse aziende che si occupano della lavorazione e distribuzione del tartufo. A Scheggino sono esposti frammenti di affresco e del rosone dell’Abbazia si San Salvatore a Campi di Norcia colpita dall’ultimo terremoto. Altro tema che collega non solo gli altri luoghi proposti dagli itinerari, ma anche le altre mostre parte del ciclo Capolavori in Umbria e Marche tra Medioevo e Rinascimento. Due sono i cataloghi, quello più legato agli itinerari è ancora in corso di stampa.
A Spoleto l’esposizione è allestita nella Rocca Albornoziana, costruita tra il 1359 e il 1370 dal cardinale spagnolo Egidio Albornoz, per riportare e gestire il potere papale sul territorio. Gli splendidi ambienti, adibiti a carcere tra il 1817 e il 1982, persa del tutto la memoria di tale funzione, hanno acquisito un’aria quasi metafisica. Attualmente ospitano il Museo Nazionale del Ducato di Spoleto, il Laboratorio di dignostica per i Beni Culturali e la Scuola europea di conservazione e restauro del libro antico. La sezione della mostra espone frammenti di affresco e sinopie che si trovavano nella chiesa di Santa Maria delle Palazze alle pendici del Monteluco di Spoleto. Gli affreschi staccati si trovano ora, in gran parte, presso musei americani e sono presenti solo in immagine. Tre corali e sculture lignee fanno anche parte dell’esposizione. Gli ambienti museali della rocca permettono di espandere il tempo: prima del Trecento, con reperti archeologici, iscrizioni, sarcofagi, uno dei quali, medievale, mostra telamoni angolari, che ricordano divinità azteche con copricapo di piume. Dopo il Trecento con la Camera Pinta, dove due cicli pittorici, realizzati tra il 1392 e il 1416, illustrano una storia d’amor cortese e una tratta dal Teseida di Boccaccio, ma anche dalla stupenda Madonna con Bambino in trono, del siciliano Antonello de Saliba, più conosciuto come Antonello da Messina.
Altra sede spoletina altrettanto suggestiva, il Museo Diocesano e Basilica di Sant’Eufemia, il primo dedica una saletta ai capolavori del Maestro di Cesi, in particolare al Trittico con Incoronazione della Vergine dal Museo Marmottan Monet di Parigi. L’Assunzione della Vergine termina nell’abbraccio di Cristo. Lui ha lo sguardo rivolto verso di noi, a invitarci e includerci, mentre con un braccio circonda le spalle di Maria, che ha la testa reclinata sulla Sua spalla. L’altro braccio incrocia quello di Lei all’altezza del polso. Interamente rossa è la veste di Maria, di un tessuto decorato con motivi geometrici. Rossa la tunica di Cristo, ricoperta dal manto azzurro dalle pieghe dorate. Un tenero abbraccio e molto umano, sembra descrivere un amore reale, vissuto, di un uomo e una donna, non che quello divino non lo sia. La luce che si riflette sui dipinti e costringe a spostamenti tattici, è l’unica pecca di questo museo. Come nella Rocca il bookshop è interessante, lì per le pubblicazioni proposte, qui per i gadgets. Emozionanti anche le sculture lignee e in particolare il gruppo della Deposizione. Pannelli esplicativi trattano le tematiche salienti delle opere del Museo e mostrano confronti e analogie. Non solo i musei diocesani, ma la regione in generale, tiene conto dell’arte, prettamente religiosa, che compone il suo patrimonio. Il percorso prosegue nella Basilica di Sant’Eufemia, l’atmosfera grezza, scarna e mistica della pietra da risalto al rosso, predominante, nelle opere del Maestro di San Felice di Giano. Tra le due sedi si trova il Duomo, di cui, sempre in maiera succinta e riassuntiva, si citano due opere salienti: il Crocefisso di Alberto Sozio, dipinto su pergamena, firmato e datato 1187 e le Storie della Vergine, affrescate nella tribuna da Filippo Lippi, tra il 1466 e il 1469.
A Trevi oltre alla gigantesca croce sagomata, è la scultura lignea e la mano del Maestro di Fossa a colpire per la modernità delle espressioni e delle fattezze di volti e figure. Un esempio su tutti sono le tre statue che compongono la Natività raffiguranti il Bambino, Maria giacente, il viso luminoso e trasognato nel palmo della mano, e San Giuseppe, seduto in disparte, disilluso e rassegnato il suo di viso, pure nel palmo della mano. Nello stesso edificio si trova il Museo della Civiltà dell’ulivo. Sono da citare, almeno, il Duomo intitolato a Sant’Emiliano e la Chiesa di San Martino, ma anche Palazzo Lucarini che permette un’incursione nell’arte contemporanea.
Infine Montefalco, dove alla fama dell’olio si unisce quella del Sagrantino, pregiato vino rosso. Nel Complesso Museale di San Francesco, che pure permette un’incursione nell’arte contemporanea con le mostre temporanee che accoglie, sono tornati due dossali che, a seguito delle spoliazioni napoleoniche, sono attualmente conservati nell’appartamento di rappresentanza del Pontefice. In precedenza dalla Pinacoteca Vaticana era tornata, temporaneamente, nella Chiesa di San Francesco, dove si trovava prima dell’avvento di Napoleone, la Madonna della cintola di Benozzo Gozzoli. Suoi pure i bellissimi affreschi che si possono vedere nella chiesa, risalenti alla metà del XV secolo.
Per informazioni, indirizzi, orari, costo dei biglietti, visite guidate, si rimanda al sito www.capolavorideltrecento.it, presentando il biglietto di una delle sedi, si usufruisce dello sconto nelle altre. Il catalogo ha un costo di 40€.
L’incendio in una azienda. La voglia di ricominciare, di ripartire con nuovo spirito e nuove idee, passando non solo dalla ricostruzione fisica ma anche da un diverso rapporto col luogo, attraverso l’arte. Un passaggio, o meglio “Passaggi”, che coinvolgono non solo la concretezza dell’agire ma anche il pensiero: uno sguardo che è futuro per i valori aziendali espressi e per il modo in cui vengono messi in pratica. In questa visione di mecenatismo d’impresa si inserisce il percorso artistico dal titolo “Passaggi”, voluto dal Prosciuttificio Fratelli Galloni di Langhirano (Parma). Un intervento che ha aperto nuove strade, unico quindi nel suo genere, almeno sul territorio, poiché ha trovato nel proprio esistere le ragioni dell’innovazione. L’azienda Galloni ha vissuto di recente un cambiamento, con la necessità di ricostruire parte delle proprie strutture a seguito di un devastante incendio. Un punto di partenza che ha portato la famiglia Galloni ad aprire le porte alle arti figurative intese come sguardo sulla memoria e visione del futuro. Il progetto artistico è stato condiviso fra gli artisti e l’azienda. Esso è nato infatti, idealmente e formalmente dentro la “fabbrica”, da questa hanno tratto il proprio stesso esistere le idee e le opere. Brani di strutture distrutte dall’incendio hanno preso nuova forma e nuovo significato grazie alla creatività di Danilo Cassano, Candida Ferrari, Graziano Pompili e Aurora Fabri che, entrati negli spazi distrutti nel momento più drammatico, hanno vissuto per oltre un anno le fasi della rinascita aziendale. Insieme, hanno saputo fare “rete”, hanno cioè dato vita ad un nucleo primigenio di interventi creativi seguendo un unico cammino, diversificato nelle forme, ma unito nell’idea di integrarsi col passato, divenire presente e alzare lo sguardo verso nuove prospettive. Il percorso artistico che resterà in permanenza allestito negli spazi esterni del prosciuttificio, è stato aperto al pubblico corredato da una mostra temporanea degli stessi artisti, le prime tre domeniche di giugno.
“L’arte, fin dall’antichità, soprattutto in architettura, ha visto il riutilizzo dei materiali – scrive Stefania provinciali, critico d’arte che ha curato i testi in catalogo- Una storia antica, anzi antichissima in cui si può far rientrare negli anni Sessanta del Novecento il percorso dell’Arte Povera, un nuovo e diverso modo di proporre tutto quanto l’essere umano ha reso “rifiuto” con l’intento di evocare le strutture originarie del linguaggio della società contemporanea liberandolo dalle abitudini e dai conformismi semantici. Da allora, fino ad oggi, il riutilizzo dell’oggetto “rifiuto” ha ampliato i suoi presupposti giungendo a nuove definizioni d’arte, nuovi interventi formali e nuovi significati quali denuncia di una realtà che la coscienza dell’artista porta alle estreme conseguenze. Una lettura che attraversa i "Passaggi" voluti dagli artisti e dagli imprenditori insieme, in questo originale percorso d’arte".
Stesso, divenendo “Onda”. E’ “l’ Edicola votiva” di Alberto Vettori, memoria di riti passati. Una macchina lava-prosciutti “marchiata” dal fuoco, tutto in acciaio, diventa luogo dove posare pietre, come voti; dove lo stesso spettato-re può intervenire col suo gesto, può aggiungere o togliere quelle pietre divenendo partecipe dell’opera e dei suoi significati. Sono i “Custodi del tempo” dove all’acciaio è combinata la carta, fragile essenza in un rapporto visivo che delinea la potenza di differenti materie.
E’ il "Giardino magnetico", di Candida Ferrari che ha avvolto i tubi contorti in ferro zincato con plexiglas dipinto ad acrilico donando alle trasparenze del materiale allusioni cromatiche destinate a mutare con la luce del giorno e della sera. E’ la raffigurazione essenziale di un paesaggio abitato dalle dimore dell’uomo, di Graziano Pompili, che con l’opera “Dall’età del ferro” rievoca i bisogni primari dell’essere umano. Sono le voci degli artisti sguardo sulla memoria e visione del futuro, che hanno creato un percorso dove l’arte incontra il quotidiano, rendendo omaggio alla storia ma suggerendo insieme una diretta partecipazione del pensiero creativo alla vita.
Danilo Cassano
Itaca
La barca con rematori e scudi levati, è stata realizzata con una grande trave lunga 7 metri, deformata dal fuoco.
La barca è metafora del viaggio, il cui fine non è semplicemente la meta, ma la ricchezza portata dall’esperienza e dagli incontri vissuti. E dalla saggezza acquisita lungo il cammino.
Danilo Cassano
Porta di Ponente e Porta di Levante
Le porte, realizzate con grandi colonne recuperate di oltre 4 metri di altezza, sono metafore di passaggi che scandiscono e arricchiscono la trasformazione e la rinascita.
Aurora Fabri
Onda
Nella grande vasca d’acqua sul fronte dell’edificio, un gigantesco ferro deformato diventa un’onda, ingentilita da piccoli intarsi di ceramica. Nuove forme di vita che attutiscono la violenza del fuoco e crescono sui materiali distrutti.
Aurora Fabri
Fuoco
Fiori che faticosamente spuntano dalla sabbia, in modo drammatico e contorto, e si impongono alla vita contro il doore della distruzione. Colori forti e vibranti nascono dalla forza del fuoco. Oltre, sul terrazzo, si placano e trovano nella terra nuova linfa e nuove ragioni di vita.
Candida Ferrari
Giardino Magnetico
Una installazione dedicata al desiderio di bellezza e di elevazione spirituale. Sui tubi di ferro alti 4 metri trasformati dall’incendio e da esso colorati di ruggine, di blu, di piombo, salgono forme di plexiglas trasparente.
La luce, senza la quale nulla potrebbe esistere, illumina di notte questa scultura simbolica entrando nel profondo della sensibilità di chi guarda.
Graziano Pompili
Dall’età del ferro
Alta 5,6 metri e costruita con materiali ferrosi recuperati tra la struttura e le attrezzature del prosciuttificio distrutto, l’opera propone il tema della casa. La forza drammatica del ferro nero che vira nel rosso acceso, ha in sé la potenza di una vita che si riprende e si riafferma. La casa, la palafitta tanto presente nella storia antica del territorio, diventa un’indicazione poetica, segno primario e concreto della presenza dell’uomo.
Alberto Vettori
I custodi del paesaggio
Unica opera interna, è composta da due lastre metalliche che fungono da supporto ai piccoli paesaggi inseriti all’interno delle lastre stesse. Due carte verticali dipinte e appese, sembianze di presenze ieratiche, assumono il ruolo di custodi della memoria e del paesaggio circostante.
Alberto Vettori
Edicola Votiva
E’ una struttura metallica alta 4 metri, deformata dalle fiamme e dal calore durante l’incendio. La sua identità originaria ha ceduto ai volumi la memoria funzionale: rimane a testimoniare ora la riconciliazione del luogo. Segno forte nello spazio circostante, aggiunge al ricordo un monito e una riflessione.
Speciale giornata sulla cucina e mostra del dopoguerra su Israele
Se non ci fosse stato San Paolo, forse, oggi saremmo tutti ebrei e probabilmente anche il nostro cibo. Come sarebbe stata, quindi, la nostra cucina? attraverso il breve convengo sulle pietanze ebraiche, tenutosi lunedì 25 giugno presso il Palazzo della Cultura del Ghetto Ebraico, con esperti di ricette e alimentazione come Laura Ravioli, Fabiana Mendia e Giulia Gallichi Punturello, Ariela Piattelli, ci siamo immersi nella cultura ebraica con le sue tradizione ed un cibo tra l’esotico e diverse contaminazioni tripoline. Un cibo mai noioso, influenzato dai paesi con cui è venuto a contatto, come la cucina romanesca. Guardiamo ad esempio ai formaggi oggetto del rinfresco del festival, lavorati secondo la memoria ebraica, sono gli stessi della cucina italiana, ma trattati secondo le regole e precetti della religione ebraica. Infatti gli ebrei non possono accostare formaggio e carne, così da oltre 2000 anni è stato introdotto nella lavorazione il caglio vegetale in sostituzione di quello animale, utilizzando degli estratti del cardo, una pianta che cresce nelle pianure sarde ed adoperata dai pastori sardi per cagliare il latte di pecora e con il siero fare delle caciotte di pecora e della gustosa ricotta. Lo sa bene il proprietario del noto ristorante “Yotvata Cheese Italia” di Piazza Cenci produttore di formaggi lavorati secondo la “tradizione” “Per farla breve – spiega Marco Sed del ristorante kosher Yotvata – circa 12 anni fa ho iniziato la produzione di formaggio di ricotta e mozzarella e poi ho ampliato la gamma di formaggi italiani fatti secondo lo standard Kosher ed ho poi iniziato la vendita anche nei mercati esteri. Oggi la nostra clientela è soprattutto ebraica che apprezza i nostri formaggi naturali e digeribili senza aggiunta di prodotti animali”.
Eredi preziose della cultura ebraica sono le donne, nonne e madri, che la loro cucina ha trasmesso una sapienza fatta di spostamenti e attimi da ricordare. Cucina fatta di regole religiose, tradizioni, ma
Immagini della mostra sugli eventi politici e sociali nel dopoguerra in Israele |
anche quella più intima del proprio focolaio domestico come la Shakshuka un piatto specy, di uova e pomodoro. Un cibo scandito dal tempo e dalle ricorrenze, da interpretazioni e tocchi personali, da sapori e contaminazioni culturali . “Molte ricette, come ad esempio quelle degli ebrei libici arrivati in Italia con una forte identità – spiega - originaria di Napoli Giulia Gallichi Puntarello - fanno oggi ancora parte dei menù dei ristoranti del ghetto romano” . E’ stupefacente accorgersi quanto ogni cibo sia collegato a un evento ad un gesto, memorie che si intrecciano per non dimenticare ma nello stesso tempo per non farsi imprigionare da esse, guardando al futuro e ,perché no, anche alla cucina molecolare. Cibi che parlano per simboli, come il melograno i cui chicchi raffigurano i precetti positivi da osservare,oppure la zucca auspicio di guadagno e abbondanza, cibi della storia agricola come il pane, i carciofi romaneschi alla giudia e infine i dolci ,sentinelle delle feste, come quella pasquale la Pesah, con un dolce di pizzarelle e miele, o la Shavuot l’augurio di buon anno di ricotta e visciole. Dolci visti attraverso la festa del Re Fagiolo dove si nasconde il fagiolo tra i dolci e chi lo trova diventa il Re, o la festa di San Nicola del 6 dicembre dove si lasciano ai bimbi buoni tante leccornie. E non dimenticare quando dovevi partire e non avevi che poche sterline, e non potevi portare con te nulla se non un po’ di the e caramello e per questo a fine pasto si finisce proprio con la cerimonia del the e caramello. Insomma l’antisemitismo si può combattere a tavola dichiara Riccardo Di Segni rabbino capo di Roma, sul quotidiano la Repubblica, e questo è tanto più vero quando assaggi la pizza ebraica, un biscotto con dentro canditi e uva passa del forno del quartiere ebraico del centro di Roma.
Il festival della cucina ebraica è stato accompagnato da un mostra sulle donne straordinarie ed eventi legati al tempo che hanno contribuito alla vita sociale e politica dello Stato d’Israele subito dopo la 2^ Guerra Mondiale: come Golda Meir primo ministro eletta nel 1969, Rebecca Sieff promotrice del Movimento delle donne sioniste, la Conferenza Internazionale sul Nucleare del 1957, università di Bar Ilan con la consegna dei diplomi e il tempo delle operaie al lavoro nel 1950 , il tempo del voto delle donne per il rinnovo della Knesset nei kibbutz 1959. C’è un tempo per tutto per mangiare, per lavorare, per fare politica per innamorasi. Il mondo ebraico ti fa innamorare, chi è tornato da Israele lo sa bene, e allora per rendere la propria vita straordinaria ad ottobre sono aperte le iscrizione per imparare l’ebraico moderno e biblico presso il Centro Culturale Ebraico e a Marzo 2019 viaggio in Israele per prendere parte ad un seminario per costruire un mondo migliore (www.oneminutemeditation.com/rvs).