L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Cultural Events (224)

    Marzia Carocci

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Alla Garbatella, quartiere popolare e affascinante di Roma, celebrato da Nanni Moretti, è in corso presso Cosarte Spazio Creativo, la mostra collettiva di arte comtemporanea, Art. 31: diritti umani ed oltre. Il finissage si terrà sabato 10 novembre.

Lo spazio espositivo di Simona Gloriani nasce come scelta di vita. Sempre a stretto contatto con il quotidiano del quartiere. Si apre sulla strada come spazio creativo che invita a partecipare a corsi di pittura, ad eventi di varia natura, disponibile alla collaborazione con altre iniziative culturali ad ampio spettro presenti sul territorio.

Quindi il tema dei diritti umani costituisce una naturale evoluzione nell’attività di Cosarte. L’esposizione attuale è la prima di un ciclo che continuerà nel 2019.

Diversi gli artisti, diverse le tecniche. Si tratta soprattutto di dipinti realizzati con tecniche miste.

Oltre al tema, è la parola a sembrare il filo d’Arianna che lega un’opera all’altra. Infatti se non è presente direttamente nell’opera, come in Pensieri di pace … Parole di luce di Roberto Fantini o nello stendardo di Anna Rita Trulli, More heart for the earth, è nel titolo, che la parola gioca e interagisce nel senso logico-tematico e con l’immagine, figurativa o astratta che sia. Ad esempio si vedano (e si leggano) Mare Monstrum di Calogero Carbone Kalòs o Ragazza Trasparente e The wall di Simona Gloriani.

 

 

Art. 31: diritti umani ed oltre

26 Ottobre—10 Novembre 2018

Cosarte Spazio Creativo

Via Nicolò da Pistoia 18 (Garbatella) ROMA

La cornice dello splendido Palazzo Firenze a Roma ospita il Premio, ricco di delegazioni russe, cinesi e americane.

 

“A cosa serve scrivere?”. “A sconfiggere la morte” rispose il poeta e drammaturgo Ennio Flaiano. “Nel 2049 una ragazza entrerà in libreria e leggerà un nostro libro. Così avremmo sconfitto la morte”.   Il Premio Penne- Mosca 2018 compie 40 anni oggi; presentato presso la sala dello scrittore “Walter Mauro” di Palazzo Firenze a Roma, i primi di ottobre, è un patrimonio da difendere, un lessico da tutelare, unico al mondo, svincolato dalle logiche delle case editrici.

Un concorso sull’Olimpo della cultura glossa il Sindaco di Penne. Non abbiamo niente da invidiare a il Premio Strega o Campiello, qui i popoli si combattono culturalmente, incalza Antonio Sorella, direttore scientifico del Premio. “Il regionale può diventare globale - chiosa lo scrittore Carmine Abate vincitore del premio narrativa dello scorso anno - Prendiamo ad esempio il termine, vongole veraci, pochi sanno che viene dalla lingua abruzzese”. Il Premio ha l’ambizione di creare un legame con i linguaggi culturali tra i paesi, per questo esiste da 20 anni ,anche ,il Premio Penne Russia. Lo scrittore Abate, originario di una minoranza albanese della Calabria ha delle idee precise al riguardo. “A soli 16 anni sono arrivato in Germania. Mi sono reso conto che quando ero in Italia ero un germagnese e per i tedeschi uno straniero”. Alla fine mi sono chiesto ma chi sono io veramente? E’ cosi che ho capito attraverso le vie e gli sguardi, prendendo il meglio dal nord e dal sud, di essere molte definizioni, svincolato dalle differenze etniche. Sorrido quando a volte qualcuno mi chiede: E’’ meglio il Trentino o la Calabria?. E come domandare a chi vuoi più bene alla mamma o al papà?”

Ecco perchè allora Il premio Penne Mosca 2018 va al regista Matteo Garrone, il quale, incarna in questo momento gli ideali più sentiti del Premio. Garrone difatto ha focalizzato sempre il suo lavoro sui i temi degli esseri umani, centrale nell’era moderna, autore di Gomorra, Dogmam e del prossimo film fiabesco su Pinocchio. “sarà un capolavoro dell’anima - spiega Garrone - legato alla forza dei personaggi e alle immagini. Una fiaba moderna con cast internazionale”

Il Premio 2018, insomma, è una splendida 40enne la quale non mostra i suoi anni ma è sempre più attraente, con una ricchezza di collaboratori e personaggi eccellenti, come la casa editrice Dante Alighieri e premiati doc come Carlo Verdone . Nel corso degli anni il Premio è cresciuto dedicando una parte alla sezione cinema onorata da Enrico Vanzina - fratello del compianto regista Carlo - e autore del libro “Detective Max”, a breve un film-romanzo di successo. Una grande famiglia dove la letteratura dona felicità, abbraccia e rende i popoli interconnessi con la cultura. Diverse delegazioni di letterati russi e un congruo gruppo di persone provenienti da Pechino, Shangai e Taiwan erano presenti all’inaugurazione. “Ricordo l’Italia degli anni ’70 – rivela il nipote del grande scrittore cinese Lu Xun – e visitando Roma, mi sono emozionato, proprio come nel film della grande bellezza. La nostra ambizione? Un Premio Penne-Cina 2019”. Ad 86 anni dalla morte di D’annunzio non si poteva non omaggiare un grande poeta di Pescara, D’Annunzio, delegando l’interpretazione della “pioggia nel pineto” ad una coppia storica del teatro italiano Ugo Pagliai e Paola Gassman. Il Premio si è concluso con un buffet eccezionale, con i tipici prodotti abruzzesi: i cantucci alla liquirizia di Atri sono da svenimento. Indispensabili i ringraziamenti a tutta la giuria tecnica tra cui Alessandro Masi segretario della Dante Alighieri, le autorità accademiche, gli ospiti di onore e gli sponsor della manifestazione, dal Sindaco di Penne alla Camera di Commercio di Pescara, Confindustria di Pescara, al Presidente Domenico Noviello presidente della nota compagnia petrolifera italiana portatrice di energia nelle case e aziende di ben 80 paesi. A Luglio 2019 appuntamento con un'altra edizione ,mentre Il Premio cresce a San Francisco nasce Il Penne Americano.

Il 15 dicembre si terrà la ventiseiesima edizione del Concerto di Natale, presso l’Aula Paolo VI in Vaticano.

Anche quest’anno, accompagnato dall’Orchestra Universale Sinfonica Italiana diretta dal Maestro Renato Serio, con la collaborazione del Maestro Stefano Zavattoni, il cast sarà eccezionale e prevede al momento la presenza dell’americana Dee Dee Bridgewater, una delle inarrivabili voci femminili del jazz; della statunitense Anastacia, una delle artiste di maggior successo del terzo millennio; dei due cantautori Raphael Gualazzi e Edoardo Bennato, delle voci stupefacenti di Alessandra Amoroso e Elisa, cantautrice, polistrumentista, compositrice e produttrice; del vincitore di Sanremo 2017 e 2018, Ermal Meta; del vincitore nuove proposte Sanremo 2015, Giovanni Caccamo; del grande flautista Andrea Griminelli e dell’altrettanto prestigioso suonatore del flauto di Pan, Gheorghe Zamfir e del poliedrico astro nascente Mihail; e con la partecipazione straordinaria di Miguel Angel Zotto e Daiana Guspero. Il Coro Gospel statunitense sarà il New Direction Tennessee State Gospel Choir (USA), il complesso vocale che accompagnerà i solisti sarà quello dell’Art Voice Academy, mentre le voci bianche saranno quelle del Piccolo Coro Le Dolci Note diretto dal Maestro Alessandro Bellomaria.

Il 26° Concerto è promosso dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica della Santa Sede, a favore della Fondazione Pontificia Scholas Occurrentes e di Missioni Don Bosco Valdocco Onlus.

Il Concerto, prodotto e organizzato dalla Prime Time Promotions, verrà mandato in onda in tutto il mondo attraverso la piattaforma di Canale 5 il 24 dicembre, in prima serata. I telespettatori avranno un numero di sms solidale al quale inviare le loro donazioni ai destinatari dei progetti di solidarietà.

Il “Concerto di Natale” porterà a vivere l’atmosfera del Santo Natale in maniera più profonda, unendo alla spiritualità, l’emozione della grande musica nazionale ed internazionale.

I biglietti sono acquistabili online sul sito www.concertodinatale.it oppure in tutti i punti vendita TicketOne e Box Office Lazio. Per informazioni e prenotazioni chiamare il numero 06 68136738.

Il centro commerciale Euroma2 è lo Sponsor Ufficiale della manifestazione canora per la Solidarietà.                                                        

Prima asta della Bertolami Fine Art, fashion&luxury.

Un evento mondano ricco di personaggi del mondo dello spettacolo e politico.

 

Marina Ripa di Meana non c’è più, se n’è andata inizi 2018, all’età di 76 anni, ma la sua imprevedibile creatività, il suo carattere esuberante, la sua personalità anticonformista, il suo amore per la vita aleggia ancora a Roma. E’ scomparsa a causa di un male incurabile, lasciando però una via di uscita a chi soffre a causa del cancro: l’uso della sedazione profonda. Un ultimo messaggio, prima della dipartita, lanciato da un donna provocatrice e promotrice di tante battaglie a difesa dell’ambiente e degli animali. Così anche dopo la sua morte vediamo il ricrearsi di quella atmosfera briosa e di valore a favore, questa volta , della Fondazione Umberto Veronesi. Infatti grazie ad un’ asta pubblica ,dei suoi copricapo e oggetti, verranno raccolti fondi per la ricerca scientifica sulle neoplasie. L’ apres-midi a Palazzo Caetani vicino alla fontana delle Tartarughe, accanto al ghetto Ebraico - dove nel frattempo domenica si è svolto un dibattito sulla discriminazione della Comunità di Sant Egidio - è stato particolarmente sentito. Un’ occasione per incontrare attraverso il suo guardaroba lo stile di Marina Meana. Una delle donne più belle degli anni ‘70, stravagante, innamorata della vita, stilista, amica di grandi scrittori come Moravia, Pasolini e artisti come Schifano. Generosa amante del pittore Angeli e del giornalista Jannuzzi, con vitalità da vendere: attrice e opinionista, donna criticata con un forte legame con Bettino Craxi, fedele a lui, nonostante la costretta latitanza dell’uomo politico.

La ricordiamo per le sue battaglie ecologiste, nelle memorie il famoso blitz a Palazzo Farnese sede dell’Ambasciata di Francia a Roma e le sue provocazioni a difesa della pelliccia degli animali. Scrittrice e animatrice, conosceva bene il mondo della comunicazione. Battagliera su Roma come quella contro le sventramento del Pincio e la chiusura dello storico Ospedale San Giacomo. “affidabile, intelligente e generosa “ come la definisce il suo amico giornalista Giampiero Mughini. Ed  è appunto la moda, in mostra a palazzo Caetani Lovatelli con i suoi allegri e irripetibili cappelli costruiti secondo lo stile made in Meana, a riportare il sapore e i ricordi di quelle lotte e del suo stile unico. Le pareti della mostra-asta del Palazzo Caetani trasudano di stravaganza e gioia, con i copricapi dalle farfalle dorate, arancioni e nere, i fiori violacei, i colori gialli, cappelli campagnoli o con il ragno elegante dalle zampette nere attorniate da piccoli treppiedi alzati in volo. In un atmosfera provocatoria, bizzarra ed eccentrica è stata inaugurata l’asta che si terrà il 30 ottobre a cura della Bertolami Fine Art degli oggetti di moda style Marina Ripa di Meana con una base d’asta accessibilissima. Le stanze arredate con gioielli vestiti e quadri - come quello nel vano di ingresso dell’artista Sironi - sono avvolti da una luce vigorosa, da set cinematografico come in un film sembra quasi stia per arrivare Marina. Ma siamo alla fine del 2018 e Marina è già andata via, ci sono invece i suoi amici e parenti a ricordarla, come l’onorevole Fausto Bertinotti intervenuto all’evento, la figlia e attrice Lucrezia Lante della Rovere, Eleonora Albrecht del mondo dello spettacolo e perché no, anche il sosia di Jack Nicholson. Durata dell’asta dal 22 al 29 ottobre 2018. il 30 ottobre incanto del guardaroba di Marina Ripa di Meana. Il catalogo on line www.bertolamifinearts.com.

 
Il sosia di  Jack Nicolsson         

 

A Maglie una mostra personale di arte contemporanea del Pittore Alessandro Passaro.

 

DENTRO IL REALISMO, OLTRE LA FORMA

La creazione artistica presuppone sempre uno stato di tensione, uno slancio emotivo in cui idea primigenia e materia informe si incontrano e si affrontano. Uno scontro proficuo che si materializza con veemenza sulle tele di Alessandro Passaro, artista brindisino che da quasi un ventennio si muove con convinzione – e convincimento – sul confine tra figurativo e informale, dando luce a composizioni pittoriche dense, grumose e quasi materiche. Nei suoi dipinti il colore sembra esplodere in composizioni magmatiche, in cui brandelli di corpi si legano e si confondono a masse informi, di evidente estrazione espressionista. La figurazione è compromessa da un tratto pittorico istintivo, puramente gestuale, mentre cromie brillanti ne movimentano la composizione, in un effetto estetico di inusitato fascino, in cui il pathos prevale sempre sul logos.

Dipinti nati da un autentico slancio vitalistico in cui non è la realtà a tradursi in arte ma è l’arte ad imporsi alla realtà, con i suoi modi e i suoi mezzi. È la stessa pittura ad essere sotto esame, la sua capacità di riprodurre e astrarre, di accogliere e respingere. Passaro ne sonda le capacità mimetiche e al contempo ne mette alla prova le possibilità estranianti; tenta di rinnovare la pittura operando al suo interno, valorizzandone le molteplici potenzialità mediante un disegno agile, che tende a sparire sotto pennellate ampie ed energiche, simili a sciabolate, e una gamma cromatica sempre brillante. Un omaggio alla pittura quale veicolo di scandaglio interiore oltre che mezzo d’interpretazione del reale, medium e compendio di necessità espressiva che attraverso la luce, il gesto e il colore trova la via per la corporeità.

Passaro indaga le zone d’ombra della ragione e mostra il disagio esistenziale attraverso figure in pose ardite, provate dall’esistenza, sofferenti, a volte grottesche, simili a martiri della contemporaneità. Lo dimostrano i grandi dipinti di critica al sistema dell’arte, datati 2018 e alla loro prima esposizione. Collezionista, pittore, critico, gallerista, sono ritratti con pungente ironia, rivelandosi figure meste e grottesche, vittime di quegli stessi stereotipi che hanno contribuito a creare, protagonisti improbabili di atmosfere sardoniche e scene surreali. Mediante un tratto corsivo e una solida conoscenza delle tecniche pittoriche l’artista crea composizioni visivamente coinvolgenti, generate da una poetica visionaria e da una personale ricerca creativa. Immagini allocate in spazi dilatati, di cui si percepisce la continuazione oltre i margini della tela, determinando effetti di forte suggestione. Talvolta è la stessa materia (tela, ma anche legni o pelli) a suggerire all'artista idea e soggetto, senza però nulla perdere della sua peculiarità linguistica ed espressiva. Passaro sovrappone e confonde luoghi fisici e contesti memoriali, in avvicendamenti emotivi stratificatisi in corso d’opera. Le cromie variano per intensità e stesura, passando dalle campiture piatte agli innesti gestuali, con frequenti turbamenti in forma di colature e andamenti vorticosi. Trame complesse attraverso cui l’artista scompagina la figurazione tradizionale per traslarla in un equilibrio di mera precarietà.

Ancorato alla scala reale, Passaro mescola volontà analitica e invenzione artistica riuscendo a conferire poeticità e visionarietà ad ogni soggetto rappresentato all’insegna del motto borgesiano “L’arte vuol sempre irrealtà visibili”. La sua è una ricerca che nell’indeterminatezza ripone una sua specifica qualità estetica, una ricerca espressiva in cui gli opposti si affrontano e si confondono, rendendo i lavori ambigui sul piano formale e percettivo. Umorismo e solennità, irriverenza e meditazione, citazionismo e ideazione, sintesi e narrazione, compendio e meticolosità, sono solo alcune delle contrapposizioni possibili, poli di una produzione pittorica imprevedibile che avanza in una condotta zigzagante, caricandosi di antiche suggestioni e rivelandosi audace testimone del presente.

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Alessandro Passaro artista salentino, vive e lavora a Mesagne, consegue il Diploma di Laurea all'Accademia di Belle Arti di Lecce nel 2005. Abbraccia un genere che spazia dal figurale all'informale con un atteggiamento sperimentale verso le potenzialita' del mezzo pittorico. L'idea di un limite che si trasforma in ricchezza linguistica lo affascina. Dalla sua terra deriva il temperamento sanguigno e la freschezza emotiva,elementi che caratterizzano le sue opere.
Il vernissage si terrà il 16 Novembre 2018 dalle ore 18 alle 22 presso la Fondazione per Arte e le Neuroscienze F. Sticchi, in via Thaon De Revel 25 nell'antica cittadina di Maglie in Salento.
Ufficio Stampa: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.
Mobile. 3291273493

 

 

 

La Biblioteca Statale Russa di Mosca, con  ben 44 milioni di unita' conservate, e' una delle piu' grandi al mondo, si pensa che rientri tra le prime cinque. Il Presidente Fjorodov Viktor Vasilievich ha ricordato la storia della Biblioteca e ha evidenziato che ora, con le nuove tecnologie, esiste la possibilità di scambi internazionali di libri elettronici Ci sono interi testi in digitale nella biblioteca elettronica, e l’ accesso è assolutamente libero, ovvero qualsiasi lettore, se il testo non è limitato dai diritti d’autore o da altre norme, può accedervi. Un cittadino di qualsiasi Paese del mondo, con la connessione internet, può diventare lettore della Biblioteca. Ciò e' stato possibile perche' tra le biblioteche si è addivenuti ad un accordo affinché ci fosse la possibilità di questa unione tra di loro attraverso sistemi tecnologici informativi.

Tra le più grandi biblioteche nazionali, tra le quali anche le italiane, la collaborazione avviene attraverso lo scambio di specialisti: ad esempio, la delegazione russa va in Italia, o in un altro Paese, in relazione all’attività della propria biblioteca e viceversa. In questo modo si collabora per l’organizzazione di mostre di tipo diverso e così via. Contatti piuttosto stretti vi erano con la biblioteca nazionale italiana che si trova a Roma, con quella di Firenze dove vi sono libri rari, anche con la Biblioteca Vaticana ma, purtroppo, ora non è il momento migliore per questo tipo di collaborazione, e ciò è dovuto alla situazione politica internazionale, si spera che termini presto. Auspicando un maggior scambio culturale tra i due popoli, il Presidente ha anche ricordato quanto i lettori russi amino la storia dell'Italia e di scrittori russi, come Gogol, che visse a Roma durante il suo periodo italiano.

È stata presentata presso la casa di Goethe a Roma, l’unico museo tedesco all’estero, fondato nel 1997, nell’edificio che ha ospitato il poeta, il pittore, autore del suo celebre ritratto, Johann Heinrich Tischbein e altri artisti tedeschi nel 1786, la versione sottotilolata in italiano di ARTE, il canale culturale europeo. Una selezione dei programmi in italiano saranno disponibili anche sul sito della Radiotelevisione Svizzera Italiana, così come ARTE in italiano ospiterà alcuni programmi della RSI. La versione italiana è disponibile su internet al sito www.arte.tv/it, tramite applicazione su smartphone, tablet e smart TV, ma anche sul servizio tivùon! di tivùsat.

Il progetto nasce nel 1988 con il supporto del Presidente francese François Mitterrand e del Cancelliere tedesco Helmut Kohl.

Nel 1990 viene firmato il trattato tra Francia e Germania.

Nel 1991 il canale culturale europeo ARTE è fondato a Strasburgo. Il fine è mostrare e promuovere la diversità della ricchezza culturale europea e i legami esistenti tra gli europei.

Nel maggio del 1992 cominciano le trasmissioni in Germania e Francia, dove viene lanciata anche la rivista settimanale per professionisti del settore audio-visivo, ARTE Magazine.

Nel 1994 in Germania è la volta del mensile sui programmi trasmessi dal canale, ARTE Magazin. Nel 1996 la programmazione, inizialmente pomeridiana, viene estesa a tutto il giorno.

Nel 2003 la sede è trasferita a Strasburgo, vicino alle istituzioni europee.

Nel 2005 comincia la trasmissione digitale completata nel 2008.

Nel 2007 il debutto in internet con la produzione del primo web documentary.

Nel 2009 ARTE Live Web è la prima piattaforma dedicata alle arti performative.

Nel 2010 la televisione è visibile su tutti i tipi di schermo e dal 2012 è in live streaming.

Nel 2014 ARTE Live Web diventa ARTE Concert.

Nel 2015 al francese e al tedesco si aggiungono l’inglese e lo spagnolo.

Nel 2016 è la volta dei sottotili in polacco e di formati innovativi come il documentario di 24 ore 24h Jerusalem, il documentario a 360° Polar Sea e il rapporto stilato da 20 artisti nei campi, Refugees.

Nel 2017 la celebrazione di 25 anni di attività.

L’offerta di ARTE comprende documentari di approfondimento su scoperte, inchieste, società, scienze, cultura e arte. Particolare attenzione è dedicata alla musica e anche al cinema.

Nick nato in Ucraina,vive e lavora a Londra. La sua arte e' collegata al mondo della Pop Art e la sua ispirazione e' quella di collegare le forme in templati geometrici.
Attraverso una lunga ricerca il mondo di Nick Solonair si e' evolto in un display di immagini tridimensinali e vive in un atmosfera surreale dove gli spazi di luce ed ombra giocano in un tortuoso carosello di emozioni con allusioni figurative estremamente plastiche ed iperattive.

Le sue sculture vengono a contatto diretto con la materia prima con cui lui le realizza; I suoi disegni ampollosi e sinuosi quando ricchi di colori e quando permeati di chiaroscuri esplicativi comprimono su realta' fantasiose ma pur sempre raggiungibili attraverso quell'idea con cui l'occhio di chi le visualizza vuole immaginare,la dove le interpretazioni sono varie ma tutte plausibili. Nick coinvolge e sconvolge;il suo amore ed immensa passione per l'arte va oltre qualunque aspettativa e spazia in quell'universo dove lui e soltanto lui puo creare.
La sua unicita' e' l'arma piu' potente ed invincibile con cui forgia le sue opere.
Si e' conclusa con immenso successo a Londra la sua ultima mostra alla Daniel Raphael Gallery in Marylebone, uno spazio dedicato all'arte contemporanea, il cui scopo e' quello di provocare il visitatore ad interagire in modo originale con le opere ivi esposte.

27 sculture in acciaio specchiato, legno e feltro di lana biellese.

Novembre nuova mostra presso il Memoriale della Shoah - Binario 1 di Milano e nel 2020 Expo di Dubai.

Anima con eleganza e originalità le sue opere, fresche, poetiche, ricche di fantasia che promuovono la cooperazione sociale. Sensibilità ed identità collettiva: l’essenza stessa dei valori umani.

Avere il privilegio di essere liberi e decidere la direzione della propria vita non da tutti . Pochi sanno cosa vogliono davvero . L’artista Basso laurea in economia, vi è riuscito, seguendo le proprie istanze più profonde, ha risposto alla domanda con creatività . Sono nate così le sue opere a metà strada tra arte e impresa, tra il mondo sociale e il mondo della poesia. Obiettivo costruire un mondo migliore , dove l’arte da vita all’anima di una azienda o di un luogo.

Il mondo del sociale, della comunicazione, un progetto imprenditoriale diventa scultura, colore, materia, comunicazione visiva, installazioni tridimensionali, specchi di acciaio, legno di olivo e noce, il feltro di lana biellese e il colore sgargiante del blu cobalto. Le opere artistiche vanno in scena nelle strade, nei quei luoghi dove le persone si muovono decidono di far accadere le cose, sono creativi, promuovono un prodotto per migliorare il proprio paese e perché no, per fare anche business. Basso nel suo chiedersi il perché del senso della propria vita e cosa vuole davvero, ha scelto la mediazione tra l’impresa e la sua aspirazione: così è nata un’arte dall’ uso di materiali nobili come il legno, simbolo di saggezza e sapienza mediatore tra il mondo terreno e l’aldilà, il feltro di lana di biella custode del menage familiare caldo e morbido o l’acciaio specchiato, ripetitore, attraverso tanti triangolari, di immagini della tangibilità della nostra identità. L’autore con le sue sculture ci spinge ad indagare un futuro migliore da costruire ,per noi e per i nostri figli. Ha il privilegio di dare il volto autentico alle aziende che vuole rappresentare e descrivere. Con le sue sculture di acciaio a specchio, legno di olivo e noce, il colore di un blu intenso esplora certamente l’anima di una compagnia ma cerca il nello stesso tempo un significato più profondo. Le sue opere dicono resta qui, dove vai, guarda. Vivi adesso il momento, non domani, e adesso il momento di creare. Istanti di libertà dal conosciuto, dalle mille facce della realtà, dove non è più “scegliere tra il bianco e il nero ma quanto piuttosto nel sottrarsi a questa alternativa” (Theodor Adorno) . Scegliere dove stare. Scegliere se cercare di essere coscienti o abbandonarsi al sonno per vivere una vita senza vita. I giorni passano per tutti ma con maggior coscienza di sé è un'altra vita. E le sculture di Basso si spingono, domandano, creano quella frizione giusta per stimolare l’immaginazione , un progetto migliore , emozioni positive. L’acciaio a specchio composto da piccoli triangoli cuciti tra loro rimandano immagini di un mondo auspicato , desiderato, un mondo dell’armonia. “Specchiarsi è un gesto innato e ancestrale – ci racconta Basso – di autocoscienza”.

Nel suo trittico scultoreo Vertical Reflection sembra la ricerca di descrivere qualcosa di importante .. forse il mondo dell’uomo fatto di convinzioni, abitudini, le quali, modificano la nostra direzione potandoci, magari, in luoghi dove non avremmo mai voluto essere.. La sua arte orizzontale richiama il simbolo della vita terrena e quella verticale lo sguardo verso il cielo, verso il divino dove l’uomo cerca risposte. Il cammino è in salita ci sono le sensazioni , le impressioni , la ripetizione della vita come i volumi delle sculture che si reiterano, creando luoghi confortevoli per l’uomo. C’è lo ricorda il materiale caldo e morbido del feltro di lana biellese utilizzato nelle sue opere accanto ha un sapiente dialogatore, il legno, simbolo di sapienza, amico e custode dei valori culturali dell’uomo. E allora la sua arte richiama l’uomo a restare qui, nel presente. Non è un caso che proprio una delle sue opere si chiama “QUI”.   Basso partecipa concretamente alla vita delle città, vive l’attimo, si immerge nel presente ,nelle corti, come quella dello stabilimento Aurora di Torino (brand della storica azienda della manifattura italiana dedita da sempre alla produzionevdi penne di alta gamma e pennini) crea un’installazione sul segno e la scrittura “Aureo e Aureo Jr” un racconto di opportunità, potenzialità e sogni, smaterializzando la penna e simboleggiando la libertà con la scultura di un uccellino.

Questa mostra, nella galleria di Azimut di via Flaminia a Roma, racconta si della carriera di un artista e delle sue opere ma soprattutto del filo sottile che lo unisce alle imprese, ai luoghi incontrati, agli eventi sentiti,i a cui Basso da un nome e crea un’anima. Nel salone è potuto ammirare Coke Its Me per il 100° anniversario Coca Cola Bottle expo Milano e World of Coca Museum Atlanta, il Cavallino 70° anniversario Ferrari, Plis de la Vie 55 Biennale di Venezia e Tempus Angulara Università del Seraphicum Vaticano e tanto altre opere. Anche il buffet offerto è stato un piccolo capolavoro, tra i biscotti canestrelli di Biella Bi.Biel. e la birra Mosca 1916, aziende eccellenti made in Italy tradotte nelle creature scultoree di Gigant e Aquamantio ormai diventate entrambe simboli dei loro territori.

Dal Whitney Museum di New York arrivano al Vittoriano, a Roma, Pollock e la Scuola di New York.

 

A detta di uno dei curatori, David Breslin, due dei Pollock più importanti, sono in mostra. In particolare l’attenzione è concentrata sul grande dipinto, Number 27 del 1950.

Si può ancora parlare di dipinto? C’è la tela come supporto, ma non è più, da tempo, quella finestra aperta su un mondo altro, ma del tutto simile al reale. Tridimensionalità fittizia, inganno ben costruito e intelligente dell’occhio. Pollock la mette sul pavimento, la tela, per dipingerla. Lo schermo, dal verticale passa all’orizzontale. Il pennello non la tocca più, ma il colore gocciola sulla superficie, è la tecnica del dripping. Il gesto creativo è una danza magica, movimento nello spazio, action painting.

Non c’è danza senza musica o suono e il gocciolìo non è certo silenzioso.

Sono gli anni Cinquanta, la colonna sonora è jazz e il rock è agli albori.

Suoni e musica emergono anche da alcuni titoli, come nella poderosa Orchestral dominance in Yellow (Predominanza orchestrale in giallo) di Hans Hofmann del 1954. O nel brivido e nella rigidità di The Frozen Sounds, Number 1 di Adolph Gottlieb del 1951.

Tutti i sensi sono coinvolti e la pittura è spessa e materica, tanto da diventare un rilievo quasi tridimensionale e sconfinare nella scultura.

Sono più di due i Pollock in mostra, ma anche il confronto con gli altri protagonisti sembra avvenire due a due: due de Kooning, due Kline, due Rothko.

È soprattutto con Rothko che, dall’azione, si passa alla contemplazione e all’immersione del color field. Un campo di colore abbacinante e coinvolgente, dove il movimento è tutto nella vibrazione destabilizzante, sfibrata e smarginata dei toni.

Il percorso si apre, come al solito al Vittoriano, con la saletta dove è proiettato il filmato introduttivo. Segue la cronologia sul muro che conduce al corridoio di realtà immersiva con proiezione di immagini sulle pareti e la versione jazz di My Favorite Things, brano del musical The Sound of music. L’album di John Coltrane con lo stesso titolo del brano esce nel 1961. L’immersione distrae: perché questo brano? Semplicemente una scelta di gusto o anche tematica per i contenuti della storia? Alla ricerca di se stessi e del proprio destino tra regole e voglia di evasione e di libertà e, su tutto, al di sopra di tutto, l’amore. Non quello da favola, ma quello che lotta, tutti i giorni, con una realtà a dir poco ostile, con sacrificio, generosità e slancio.

L’area selfies con divano sdraiante, isola lo spettatore dal contatto reale e fisico con l’opera e con l’artista e la sua ricerca.

Il touch screen che invita a creare la propria opera alla Pollock, di nuovo rende protagonista lo spettatore, di nuovo, in modo fuorviante: non è più l’unione di corpo-occhio-mente-mano a creare, ma la mediazione attraverso la macchina.

Il digitale può essere il nuovo medium della creazione artistica di oggi, ma che c’entra con Pollock e la Scuola di New York? Può sostituire l’opera? È giusto che lo faccia? Almeno lo faccia in modo dichiarato e consapevole, non subdolo.

Pollock muore in un incidente nel 1956, poco prima Andy Warhol si è trasferito a New York, presente anche al Vittoriano con la mostra in corso fino al 3 febbraio 2019.

Pollock e la Scuola di New York

10 ottobre 2018-24 febbraio 2019

Roma, Complesso del Vittoriano

Orario: da lunedì a giovedì 9.30-19.30

         Venerdì e sabato 9.30-22.00

         Domenica 9.30-20.30

Ingresso: Intero €. 15,00

             Ridotto €. 13,00

Info: + 39 06 8715111

       www.ilvittoriano.com

Catalogo: Arthemisia Books €.32,00

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