L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Cultural Events (192)

    Marzia Carocci

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Il 20 ottobre scorso si è svolto all’aula magna dell'università Valdese, a Roma, lo spettacolo dedicato a FRIDA KHALO con "Frida y sus Amores", organizzato dall’associazione internazionale Orchidea Latina aps, della presidente Cecilia Salaices. Ampio successo con il pieno della sala e dalla viva partecipazione del pubblico allo spettacolo di grandi artisti lirici.

“Un pubblico completamente rapito della potentissima voce della soprano messicana residente a Venezia, Liliana Henkel, che ha saputo trasmettere la forza e vitalità dell'iconica Frida Kahlo ad un pubblico che sembrava volesse cantare insieme agli artisti.” ha dichiarato la Presidente, “Non esiste Frida senza Diego Rivera e questo ruolo è stato interpretato dal tenore peruviano Eusebio Consoli che ha fatto sognare il pubblico con la sua voce.
I cantanti lirici, accompagnati dai 
maestriDuilio Congedi al piano e Marco Cruz alla chitarra ci hanno donato una serata piena di sensazioni bellissime. 
La voce narrante di Sara Guasti ci ha condotto in un viaggio attraverso la vita di Frida Kahlo, che ci ha permesso di conoscere meglio tutte le sfaccettature di questo prezioso diamante messicano sulle note di "Frida y sus Amores”, le canzoni del suo paese, il Messico”.

La manifestazione si è svolta già tre volte, ma la richiesta di repliche non accenna a diminuire. E’ stato presentato all’Ambasciata del Messico a Roma e sul palco di prestigiosi teatri romani.

Con il suo progetto Cecilia Salaices ha entusiasmato il pubblico nel far conoscere la grande pittrice messicana la cui arte è intrisa di passioni, profondo vissuto e una tormentata vita amorosa. Il concerto ha coinvolto emotivamente gli spettatori nella sofferenza e l’amore fra i due protagonisti: “FRIDA KHALO e DIEGO RIVIERA”, nonché nel calore messicano e i suoi colori.

Chiara Pavone ha letto le poesie di Angela Maria Tiberi e Barbara Maresti con le parole ha toccato l’anima degli spettatori facendo sentire la sofferenza di questa grande artista ed il suo esempio di vita nel reagire al fato perverso.Mua è pettinatura è stato a carico della Fashion Look Academy Roma, guidata da Alfonso Boselli, con la sfilata delle ragazze in fiore, 

 
 Cecilia Salaices

molto gradita al pubblico, che hanno sfilato con la nuova collezione autunno sempre con lo stesso tono “fiori” della prestigiosa Eire Mota Fashion Expert.


Grande successo anche di Milena Petrarca, artista internazionale, con le sue opere sulla vita di FRIDA KHALO negli attimi più significativi con Diego Riviera. Milena Petrarca è
figlia d’arte, è nata a Pozzuoli, ma vive tra Latina e New York e proprio in questa ultima città, dopo aver esposto in diverse rassegne, ha ricevuto il prestigioso riconoscimento “Artistic Achivement Award Gallery”  in virtù dell’impegno profuso nell’organizzazione di mostre personali e collettive in occasione del Cinquecentenario di Cristoforo Colombo.

La serata è stata presentata dalla signora Susana Clavarino.

Pompei e Santorini, l’eternità in un giorno è il titolo della mostra in corso presso le Scuderie del Quirinale a Roma.

Ad accumunare la città campana e Akrotiri, capitale dell’isola di Thera, oggi Santorini, nelle Cicladi, è la loro fine improvvisa: sepolte da un’eruzione vulcanica. Sepoltura che, allo stesso, tempo ha conservato, cristallizzandolo, un attimo di storia.

Per il resto le due civiltà non potrebbero essere più diverse.

Ad unirle in un’unica esposizione, l’interesse e la curiosità della loro riscoperta, che risveglia l’archeologo nascosto e, più o meno conscio, che è in ognuno.

Sono due civiltà lontane tra loro nel tempo oltre che nello spazio.

Questa lontananza è ben evidenziata dalle opere e dai manufatti presenti in mostra. Ed è specificata, nei pannelli, dalle linee temporali, che riportano e mettono in relazione le due vicende, con le tappe più note della storia ufficiale e diffusa.

Risale al 1613 a.C. l’eruzione che ha sepolto Akrotiri (Thera-Santorini), mentre al 79 d.C. quella di Pompei.

L’interesse e la curiosità sono il filo d’Arianna che collega i due siti, così, in mostra, senza soluzione di continuità, si trovano opere di artisti, che hanno dato espressione a quell’immaginario collettivo, formatosi nei secoli, a partire dalla riscoperta. Emerso dagli scavi insieme agli oggetti e alle svariate testimonianze.

In apertura, se non fosse per le dimensioni, la scultura novecentesca di Arturo Martini, Il bevitore del 1936, potrebbe tranquillamente essere scambiata per uno dei corpi ricoperti dalla lava.

In chiusura, la land art di Richard Long con Vesuvius circle del 1984, richiama l’attenzione del contemporaneo, verso la natura e al bisogno di rispetto nei suoi confronti.

L’immagine della copertina della mostra e del catalogo, edito da Artem in coedizione con l’Erma di Bretschneider, è un particolare del dipinto di Pierre-Henri de Valenciennes, Eruzione del Vesuvio del 24 agosto dell’anno 79 d.C., sotto il regno di Tito, del 1813.

Tra i manufatti più rappresentativi di Pompei i frammenti di affresco dalla Casa del Bracciale d’oro, il servizio da tavola in argento di età augustea, alcuni gioielli.

La pittura ad Akrotiri, oltre che nei frammenti di affresco, come quello dei Giovani pescatori o il fregio miniaturistico con un paesaggio subtropicale, si apprezza nei vasi, come nella brocca sferica monoansata, decorata con piante d’orzo e di veccia.

Una guida alla comprensione e all’immersione viene dall’approfondimento offerto dagli incontri al Teatro Argentina e dai laboratori per scuole e famiglie.

La realtà immersiva più apprezzata, per e da chi scrive, è rappresentata dai dipinti di Turner, come L’eruzione delle Souffrier Mountains nell’isola di Saint Vincent del 1815, e da quello di Filippo Palizzi, Fanciulla negli scavi di Pompei del 1870, dove la giovane donna impersona la curiosità, la meraviglia e la riflessione di fronte agli scavi.

Pompei e Santorini

l’eternità in un giorno

11 ottobre 2019-6 gennaio 2020

Roma, Scuderie del Quirinale

Orari: da domenica a giovedì 10.00-20.00;

venerdì e sabato 10.00-22.30

Ingresso: Intero €.15,00; ridotto €.13,00

Info: 0292897722

www.scuderiedelquirinale.it

Catalogo: Artem-l’Erma di Bretschneider €. 36,00

Un’oasi ai Musei Vaticani, una piccola mostra nel cuore della Pinacoteca Vaticana: Chiara da Montefalco e Jean d’Amiel. Devozione e committenza in due dipinti restaurati dei Musei Vaticani

All’interno della frenetica attività dei Musei Vaticani sopravvivono, in qualche modo, delle sacche di tranquillità. Come delle oasi, dove l’impegno si concentra sulla tutela e la valorizzazione, altrimenti dette ricerca e restauro-conservazione.

Con la ripresa delle attività dopo le vacanze, che non sono state tali per i Musei Vaticani che, anzi, hanno lavorato a pieno ritmo, vengono riprese quelle iniziative che esulano dalla estenuante gestione degli imponenti flussi di visitatori.

Chi conosce la realtà dei Musei Vaticani potrebbe percepire come ironico il titolo di Museums at work, dato all’iniziativa, nata per comunicare attività di restauro e di studio, presentate attraverso piccole mostre, solo nel senso dello spazio ristretto, allestite in una delle salette della Pinacoteca Vaticana.

In questo caso si tratta dell’esposizione al pubblico di due gioielli del XIV secolo, il Polittico della Chiesa di San Francesco e il Dossale della Cappella di Santa Croce a Montefalco in provincia di Perugia.

I dipinti sono stati restaurati dai Musei Vaticani per la mostra Capolavori del Trecento. Il cantiere di Giotto, Spoleto e l’Appennino, tenutasi lo scorso anno in diverse sedi nel territorio di Spoleto, in risposta ai distruttivi eventi sismici.

Per l’occasione le due opere, che ora decorano gli appartamenti di rappresentanza del Pontefice, sono tornate a Montefalco, loro luogo d’origine.

L’attuale esposizione Chiara da Montefalco e Jean d’Amiel. Devozione e committenza in due dipinti restaurati dei Musei Vaticani, rende conto di quanto emerso dai restauri. Tessere di un puzzle tutt’altro che concluso e che, al contrario, offre spunti per lo studio di argomenti ancora inediti e di indagini sul territorio.

Il Polittico della Chiesa di San Francesco è formato da cinque scomparti, nel maggiore e centrale, campeggia la Crocifissione con, al di sotto, la Comunione degli Apostoli. Nei laterali sono distribuite le Storie della Passione.

Nel 1336 Jean d’Amiel ha incaricato l’artista convenzionalmente indicato come Maestro di Fossa, della realizzazione del polittico destinato alla Chiesa di San Francesco a Montefalco.

L’opera è giunta in Vaticano a seguito delle requisizioni napoleoniche succedute al trattato di Tolentino del 1797.

Il restauro ha determinato la ricomposizione delle parti nell’assetto originario, ma soprattutto l’emersione dell’iscrizione nascosta dalla cornice.

Sempre Jean d’Amiel, ma nel 1333, aveva fatto decorare la Cappella di Santa Croce nel convento delle monache di Santa Chiara a Montefalco.

Il Dossale si trovava probabilmente sull’altare centrale della Cappella, nel centro è “replicata” la Crocefissione ad affresco sul muro di fondo. La decorazione è attribuita al Primo, probabilmente autore anche del Dossale, e al Secondo Maestro della Beata Chiara da Montefalco.

Ai lati della Crocefissione si dispongono, nel Dossale, scene del martirio di San Biagio e di Santa Caterina d’Alessandria.

A testimonianza di quanto le immagini fossero veicolo per la preghiera e la devozione personale, i volti dei carnefici sono stati “sfregiati” dai devoti, che li hanno colpiti e graffiati.

Storie nelle storie si incontrano e si sovrappongono, così come le discipline, le tecniche artistiche, i materiali.

Una storia infinita di cui le opere costituiscono traccia e documentazione.

Info:

http://www.museivaticani.va/content/museivaticani/it/eventi-e-novita/iniziative/Eventi/2019/museums-at-work-chiara-da-montefalco.html

Bernardetta Olla è una pittrice nata a Quartu Sant’ Elena, provincia di Cagliari.

È molto conosciuta in tutta l’isola: le mostre in cui ha esposto le sue opere, non si contano.

È  stata premiata a New York. Ha esposto anche a Montmartre – Parigi, Italia Vogue, Spoleto Art Festival, Berlino, Dioscuri del Quirinale, al palazzo della Cancelleria Vaticana a Roma.

Sempre a Roma, ha partecipato ad una mostra interamente a lei dedicata; ha inoltre ricevuto una menzione speciale e vinto un concorso con premio nella galleria, Frammenti d’Arte.

Ha partecipato a prestigiosissime mostre a Bergamo e a Milano. Sofia Falzone, una delle amministratrici del Focus-Group-Art, la descrive così :

“L’adesione alla matrice figurativa,rivisitata con personale sensibilità, è un aspetto essenziale dell’operatività pittorica di Bernardetta Olla, un’artista che intende l’arte come espressione di forme e di concetti, da proporre alla fruizione degli osservatori senza astruse mediazioni deformanti.

Nelle sue opere si individua una tensione narrativa.

Bernardetta è anche ritrattista. In questo campo la sua maestria tecnica, sisposa ad un notevole ed approfondito studio psicologico, per decifrare l’animo dei soggetti oltre che le fattezze esteriori, per fare emergere con eleganza un fraseggio generato da tratti precisi”.

Il percorso di Bernardetta è sempre in salita.  Di recente ha partecipato alla Biennale di Venezia, a Palazzo Zenobio.

Ha esposto a Roma, Via Margutta nella Galleria Arte Area Contesa.

A Cagliari ha partecipato alla 33esima edizione del Festival Sciampitta , che da sempre mette a confronto tradizioni e folklori di vari paesi.

Molto legata alle bellezze e tradizioni della sua terra, sta lavorando a un progetto che parla di fate e streghe, creature fantastiche della mitologia sarda: Janas e Cogas.

È bello ascoltare Bernardetta quando si racconta ma è altrettanto affascinante cogliere femminilità, forza e delicatezza dai suoi lavori.

Ho avuto il piacere di chiacchierare con lei e scoprire una tecnica particolare, usata per impreziosire le opere e renderle sempre più suggestive.

Quanti anni avevi quando hai scoperto la passione per la pittura?

Penso di essere nata con questa passione, dal momento che non ho ricordi nitidi che possano in qualche modo indicare il periodo preciso in cui ho cominciato a dedicarmi all’arte.

Quando e come nasce il tuo percorso artistico?

Inizia quando grazie ad un’amica d’infanzia riscopro la mia passione.

Ho detto “riscopro”, perché dopo essermi sposata, vari impegni familiari, mi hanno allontanata,pur avendo sempre vivo in me il pensiero.

Con lei ho iniziato un corso di pittura a olio, ritrovando così, l’emotività, l’incanto, il sogno e soprattutto riscoprendo un posto che mi piace definire magico dove potermi rifugiare e ritrovare quella parte di me stessa che avevo trascurato.

Ti va di parlarmi ,in modo più dettagliato, dei motivi per cui sei stata costretta ad interrompere il tuo percorso creativo e di come hai vissuto quel periodo?

Domanda dolente, cara Cristina.  Posso dirti che forse dentro di me non ho mai smesso di creare, anche se la vita per molto tempo mi ha portata altrove.

Penso che sia difficile per una donna conciliare i ruoli di mamma e moglie con le passioni, soprattutto quando si hanno figli piccoli.

Mi sono sempre interessata di arte e ho notato con piacevole sorpresa che i tempi sono cambiati e a favore delle donne.

Anni fa, alle mostre erano rare le esposizioni di artiste femminili, mentre sempre più presenti quelle di artisti maschili.

Ora, direi che quasi si equivalgono.

Ciò dimostra che il tempo è stato utile per far sì che non fosse penalizzato il percorso artistico delle donne.

Ti sei ispirata ad un’artista in particolare?

Per la rappresentazione degli alberi, con la tecnica dell’acquarello, mi sono ispirata a Kersey , mentre per i fiori a Whittle.

Ho incontrato e lasciato per strada, tanti maestri.

Amo Caravaggio, per come riesce a far emergere la bellezza del buio. Adoro Van Gogh.

Hai partecipato a vari eventi dedicati a Frida Kahlo, ti va di parlarmi di questa esperienza?

A Bergamo, presso Sala Manzù, l’ambasciatore del Mexico, En Milan Hernan De J. Ruiz Bravo, si è complimentato con me ed ho provato un’emozione grandissima che custodisco nel cuore, come si fa con le medaglie.

Ha commentato la mia opera con queste parole, che non dimenticherò: “Quest’opera è bellissima, è un vero omaggio a Frida che amava gli animali e la natura”. Mi sono commossa.

Signorelli e Roma. Oblio e riscoperte inaugurata a metà luglio, oltre a diversi spunti di riflessione e suggestioni, se non una vera e propria risposta al perché di una mostra dedicatagli a Roma, offre anche la possibilità di un prolungamento di vacanza.

Infatti il pittore cortonese è presente nella Città Eterna, o meglio nella Città del Vaticano, con una sola opera certa, perché documentata, cioè il Testamento e morte di Mosè. Una delle scene delle mura laterali, realizzate in Sistina dalla scuola umbro toscana tra il 1481 e il 1483.

Quindi a Roma Signorelli c’è e non c’è. Eppure la sua arte è stata fortemente influenzata da quello che a Roma ha visto, le opere antiche in particolare.

A sua volta ha influenzato i due grandi protagonisti della Roma del Rinascimento, Raffaello e Michelangelo. Anche se è soprattutto al suo capolavoro, cioè la Cappella di San Brizio a Orvieto, che hanno guardato.

Perché una mostra ai Musei Capitolini? Perché se è Sisto IV della Rovere che costruisce la Sistina e poi la fa decorare dalla scuola umbro toscana, è lo stesso papa, che nel 1471, “restituisce” al popolo romano alcune sculture romane di bronzo, allo stesso tempo, eredità e identità culturale dei cittadini. Così facendo fonda il nucleo primitivo di quello che, probabilmente, è stato il primo museo pubblico al mondo.

Oggi i visitatori dei Musei Capitolini, hanno modo di vedere quegli stessi capolavori, lo Spinario, il Camillo, il Bruto Capitolino, solo per citarne alcuni.

L’esposizione si articola in sette sezioni, dedicate alle tematiche salienti che ruotano intorno alla figura di Luca Signorelli. In apertura la ricerca del vero ritratto, dopo il grande successo, addirittura ci si dimentica delle sue fattezze. Quindi il ritratto di Roma attraverso le piante e le vedute.

La figura e l’opera del papa francescano, Sisto IV, occupa molto spazio, con le molteplici attività come teologo, come restaurator urbis, come ospite caritatevole dei pellegrini con la riedificazione dell’Ospedale di Santo Spirito, come benefattore del popolo romano con la donazione delle sculture antiche, come mecenate delle arti.

Poi l’attenzione torna sul Signorelli, con il suo operato in Sistina, con il capolavoro, la Cappella di San Brizio a Orvieto, con il suo rapporto con l’architetto Bramante, con Michelangelo, infine la riscoperta dopo l’oblio nell’Ottocento e nel Novecento.

L’opera copertina della mostra è la tavola, fresca di restauro, con il Martirio di San Sebastiano, risalente al 1498 circa e conservata presso la Pinacoteca Comunale di Città di Castello in Umbria.

Dalla Alte Pinakothek di Monaco proviene invece la Madonna col Bambino e nudo maschile, realizzata tra il 1494 e il 1496. Allo stesso lasso di tempo viene fatto risalire il Cristo in croce con Maria Maddalena degli Uffizi. La Collegiata di San Medardo ad Arcevia, in provincia di Ancona, conserva il Battesimo di Cristo del 1508.

Signorelli e Roma. Oblio e riscoperte

Roma, Musei Capitolini

19 luglio – 3 novembre 2019

Orario: tutti i giorni 9.30-19.30

Ingresso integrato intero 16,00€; ridotto 14,00€

Catalogo De Luca Editori d’Arte

Info: tel. 060608

       www.museicapitolini.org; www.museiincomune.it

La primavera fiorisce sempre, l’estate fiammeggia sempre, l’autunno accarezza sempre nel mondo di colui che non si sazia mai dei liquori della vita, che non si dichiara mai vinto dagli eserciti della disperazione e della morte.

Giovanni Papini

Da domenica 7 luglio fino a lunedì 30 settembre, il Museo Paleontologico “Rinaldo Zardini” di Cortina d’Ampezzo ospiterà una mostra di rara bellezza: MONOCROME – Camminando tra le Dolomiti d’Ampezzo – Immagini dal libro fotografico di Manuel Cicchetti*.

Dice Cicchetti, nell’ introduzione al suo splendido volume, che la sua storia tra le dolomiti ampezzane è iniziata assai precocemente, fin da quando ha cominciato a muovere i primi passi proprio su quei sentieri.

E il suo rapporto d’amore (perché di questo indubbiamente si tratta), mai interrotto e sempre accresciuto, è ben racchiuso ed espresso nelle 25 fotografie in bianco e nero che compongono il libro. Fotografie raccolte nell’arco di ben quattro anni di ricerche esplorative quanto meditative, in cui le acque ribollenti dei ruscelli si alternano a ieratici silenzi lacustri, e nuvole massicce si alternano a filamenti ectoplasmatici inzuppati di cielo, a cirri e cumulonembi dalle luminanze variegate e cangianti. In cui pareti aspre si immergono in orizzonti abissali e boschi solenni vengono risucchiati nell’inesausto altalenìo del gioco delle stagioni. In cui l’inverno accondiscende appena alle prime tentazioni del sole e l’invito amoroso dell’aurora rimbalza sui ghiacci e sul crinale dei poggi respiranti alla vita.

Chi ama la montagna, chi sa cosa si provi colloquiando con il fruscio delle selve e il gorgoglio dei rivi incastonati nelle rocce, non potrà non innamorarsi di questa mostra e della magnifica pubblicazione da cui trae origine. E chi sa poco di montagna credo che difficilmente potrà riuscire a resistere alla fascinosa tentazione di incamminarsi, con passo lento e curioso, su qualche sentiero.

L’opera, con testi in italiano e inglese (180 pagine, formato 30x30, cartonato) gode dei patrocini di Fondazione Dolomiti UNESCO,Comune di Cortina d’Ampezzo, Regole d’Ampezzo e Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo, e, cosa importante e bella, parte del ricavato della vendita del volume sarà devoluta ai fini del ripristino e della cura delle foreste abbattute dalla tempesta dell’ottobre dello scorso anno.


 

Il Museo Paleontologico si trova presso il Centro Culturale Alexander Girardi Hall in Via Marangoi, 1 – loc. Pontechiesala – Cortina d’Ampezzo

Orari apertura: 

Luglio 10.30-12.30    15.00 19.00 chiuso lunedì

Agosto aperto tutti i giorni 10.30 -12.30  15.00-19.00

Settembre 15.00 - 19.00 chiuso lunedì

Tel. 0436 875502 - This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.

*Manuel Cicchetti è un creativo che si è misurato con le più varie attività artistiche, teatrali e musicali. Tra queste, fotografia e regia sono state preponderanti.

La Conca, le montagne, i boschi, i luoghi e le persone della zona di Cortina lo hanno profondamente influenzato nel suo rapporto con la Natura, assolutamente particolare e unica, come uniche sono le Dolomiti.

http://bit.ly/catalogomonocrome

Quando si visitano i Musei Vaticani si viene sopraffatti dalla bellezza e dal numero dei capolavori. Alla fine gli occhi non sanno più dove e cosa guardare.

All’uscita dalla Sistina, si arriva alla cappella di S. Pietro Martire, dove sono conservati alcune suppellettili liturgiche provenienti dal Sancta Sanctorum di S. Giovanni in Laterano.

Poi si accede alla Sala degli Indirizzi, così chiamata per via degli “indirizzi” d’omaggio a Leone XIII e Pio X, qui conservati insieme alle raccolte di arte applicata della Biblioteca. Si tratta soprattutto di suppellettile liturgica: calici, ostensori, reliquiari.

Si passa accanto alle vetrine, gli oggetti scorrono per lo più inosservati, l’attenzione è attirata soprattutto dalla bellezza e dalla preziosità di alcuni pezzi, ma ne sfugge il reale significato liturgico e la storia a questo associata.

Fino al 7 settembre, in una saletta della Pinacoteca Vaticana, è visibile la mostra Plečnik e il sacro, che offre l’opportunità di vedere lo sviluppo del design degli oggetti liturgici tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento.

Jože Plečnik è stato un architetto e designer sloveno, che ha lasciato testimonianza del suo lavoro soprattutto a Vienna (palazzo Zacherl), Praga (ristrutturazione del Castello) e Lubiana. La mostra del 1986 al Centre Georges Pompidou a Parigi ha sancito la sua affermazione pubblica come architetto, urbanista e designer, diffusore delle forme eterne dell’arte classica.

Sono in tutto 33 gli oggetti in mostra: calici, ostensori, cibori, custodie liturgiche. Un video contestualizza gli oggetti mostrando le chiese costruite da Plečnik.

Il Calice di Andrej (1913) e il Calice di Hut (1931) mostrano una forma e una decorazione di sapore medievale. Il metallo è associato a pietre semi-preziose lavorate per lo più a cabochon, richiamando la levigatezza del metallo.

Il Calice di Salvator (1930) affida la cromia al bordo dorato e alla pietra incastonata nello stelo, unica deroga alla purezza lineare delle forme.

Il Calice di Sušnik invece esalta la lavorazione plastica del metallo.

La particolarità del Calice di Plečnik (1956 ca.) è costituita dall’inserzione di monete d’argento nello stelo.

A spirale è lo stelo del ciborio del 1938, che ritorna nei sostegni dell’elemento architettonico sommitale.

Nell’Ostensorio scarlatto (1930) trionfa il contrasto cromatico ottenuto anche con l’impiego di materiali e forme diverse. Il piede è liscio, dorato e quadrangolare. La superficie piatta dello stelo è movimentata da pietre cabochon. Nella lunula la pietra bianca centrale, richiama la sfera alla base della piccola croce gemmata sommitale. Il disco scarlatto è punteggiato da cerchi concentrici di piccole sfere e circondato da un anello dorato con pietre cabochon.

La mostra, con la collaborazione dei Musei Vaticani, dell’Ambasciata della Repubblica di Slovenia presso la Santa Sede, del Ministero della Repubblica di Slovenia per la Cultura e dell’Arcidiocesi di Lubiana, è stata realizzata dal Museo e Gallerie della Città di Lubiana.

L’esposizione dal 26 settembre si sposterà nella capitale slovena.

 

 

Plečnik e il sacro

28 giugno-7 settembre 2019

Musei Vaticani, Città del Vaticano

Info: www.museivaticani.va

Open class di Yoga all’ambasciata Indiana di via XX Settembre

 

Duplice celebrazione con International yoga day a San Marino, cinema all’isola tiberina di Roma e cultura indiana a Zagarolo

iniziano le celebrazioni, dal 16 al 28 giugno , della common yoga protocol, settimana dello yoga con posture semplici accessibile a tutti. Una celebrazione giunta alla quinta edizione quella “della giornata internazionale dello yoga” (approvata nel 2014 con un consenso record di ben 177 paesi) e presentata presso l’Ambasciata indiana di via XX Settembre. Dunque il 21 giugno, solstizio d’estate, sotto la statua di Marco Aurelio in Campidoglio, dalle ore 18,30 happening di yoga alla ricerca dell’armonia e della pace e concerto di musica indiana alle 20,30 con il maestro Partho Sarathi Class.

Open class , conferenze e meditazione gratuite presso l’Ambasciata dell'India per appassionati e principianti sotto la guida of course di esperti insegnanti yoga e professionisti della meditazione.

Lo Yoga arriva grazie alla collaborazione con l’Ambasciata Indiana anche nella bellissima città di San Marino , una delle più antiche democrazia del mondo e patrimonio dell’Unesco , il 15 giugno, con incontri attivi dal pomeriggio fino all’imperdibile sunset. Ore 20.00 danza classica indiana Kathak.” La prima esperienza con lo yoga è partita l’anno scorzo , oggi siamo alla seconda edizione ed è giusto rilanciare una pratica di successo con le scuole e numerosi partecipanti. Questo interesse con l’Ambasciata indiana è nato per caso - spiega il diplomatico di San Marino Marina Emiliani – in collaborazione con il ministero culturale, turismo e affari esteri della Repubblica di San Marino.”

Per la giornata dello yoga arriva la duplice celebrazione con musica e danza , dal 21 giugno al 13 luglio, all made in India, da Roma a Zagarolo e altre città di Italia, la settima edizione del Summer Mela (festival di cultura e musica indiana organizzata da fondazione Find), in collaborazione con l’Accademia Filarmonica Romana, l’Istituto Palazzo Rospigliosi di Zagarolo, l’ISMEO (associazione internazionale di studi sul mediterraneo e l’oriente), Fabbrica Europa, River to River Florence Indian festival e l’Isola del cinema dell’isola Tiberina. “Abbiamo organizzato – racconta il direttore del Summer Mela Roma Finds India Riccardo Biadene – eventi da non perdere all’isola tiberina come il film “3storeys” tutto indiano di Arjun Mukerje su un condominio di Mumbai e un altro proiettato in anteprima al festival di Toronto 2018 in salsa tutta Bollywoo, a Zagarolo preview presso Palazzo Rospigliosi della danza indiana di Hemabharathy Palani e in scena altri artisti indiani come Partho Saroty, Supryo Dutta, Sabir Khan e Nihar Mehta“.

Lo yoga è una disciplina apprezzata e praticata in tutto il mondo, uno strumento utile riconosciuto anche dalle istituzioni. “ Il mio impegno – chiosa, la seconda donna eletta nel 2017 nella storia dell’India come ambasciatrice, Smt. Reenat Sandhu - sarà quello di intensificare con lo Stato Italiano la diffusione di questa antichissima pratica anche come materia di studio nelle scuole. In Sardegna dove sono stata recentemente ho trovato davvero un grande interesse per lo yoga come anche in Nord Italia”.

 Sono più di 1000 i volti che hanno affidato alla street art nel suo valore più alto il loro percorso di redenzione umana.

Sono i volti degli abitanti di Librino, quartiere satellite della città di Catania, una periferia del Sud come tante altre, lo Zen a Palermo o Scampia a Napoli.

Progettato a metà degli anni ’60 dall’architetto giapponese Kenzo Tange, con i migliori propositi , Librino ha presto deviato dalla sua funzione originaria di città modello di urbanistica secondo i canoni del tempo per trasformarsi in zona di illegalità e malaffare.

Complice l’infelice e infausta posizione nei pressi dell’attiguo aeroporto catanese di Fontanarossa, presto il sogno si dissolve in una storia già nota ai più.

Ma a volte cambiare si può! E così in questo luogo di periferia il silenzio è stato rotto dalla voce della poesia.

Grazie, infatti, all’opera magnanima del noto mecenate siciliano Antonio Presti un messaggio a colori ha investito il grigio del cemento simbolo, fino a poco tempo fa, di speculazione edilizia e dell’abusivismo che hanno gravato sul quartiere sin dal suo primo nascere.

L’artista benefattore ha sposato la causa degli abitanti di Librino e, con un colpo di genio di cui solo gli spiriti più profondi sono capaci, ha ribaltato decenni di storia di una comunità scuotendo le coscienze dei Siciliani e non solo.

“Librino è bello” afferma Presti e per convincere anche gli abitanti di questo ha dato vita ad un progetto arduo, forse, ambizioso sicuramente che si snoda in un percorso lungo più di 500 mt e che investe quello snodo viario di collegamento fra la città di Catania e la sua periferia.

Alle foto che ritraggono alcuni fra gli abitanti del quartiere sono stati affiancati i versi sacri del “Cantico delle creature“di S. Francesco.

Una mirabile fusione dove l’immagine viene valorizzata dall’immenso potere della parola. Ad ogni volto un destino. Un destino di riscatto sociale che nella coralità del messaggio universale del Poverello trova la sua giustificazione d’essere.

Le immagini colpiscono per la loro immediatezza comunicativa e per la loro estrema semplicità, le parole si offrono nella loro purezza come “carezze all’anima” a scardinare quelli che sono i pregiudizi presenti nell’immaginario collettivo, nelle gabbie dell’animo umano.

Un’umanità a volte emarginata si pone e si impone al passante inconsapevole e inaspettatamente assurge a dignità artistica ancor prima che umana.

Nella misura in cui l’arte intesa come categoria estetica non può prescindere dalla sua funzione etica. Ora il bello incontra il buono, il sublime. Quel sublime che, per sua stessa natura, è indicibile e che si può cogliere solo con un percorso interiore.

La “fiumara” di volti, termine caro allo stesso Presti che ha voluto intitolare la sua Fondazione “Fiumara d’arte”, appunto, guida lo spettatore profano lungo un percorso iniziatico che attraversa la vita in tutte le sue fasi, approda inevitabilmente alla morte ma, con essa, non muore, anzi rinasce a nuova vita.

Una catarsi spirituale che approda ad un panteismo cosmico di portata universale, la scoperta di quell’Assoluto che è dentro ognuno di noi. Quell’altro che sta di fronte è uno specchio per chi osserva, una parte del nostro stesso cosmo. Ogni micro parte del macro. E’ la legge dell’immanenza, della fratellanza, della tolleranza.

Messaggio politico? Forse!

In un tempo in cui il dibattito sulla globalizzazione infiamma gli animi della politica, su quel cavalcavia si dibatte un tema che è nazionale ed internazionale insieme, universale, appunto,quello dell’integrazione in tutte le sue forme.

Angustamente ancorati ad un’illusoria e limitata apparenza, prigionieri di una mente che se è vero, ed è vero, spesso mente, figli di ipocrisie ideologiche sterili e fuorvianti non troviamo ancora risposta ai mali dell’umanità.

 
 Antonio Presti

Dove la verità intellettuale del sistema?

Nello sguardo degli ultimi un canto che viene da lontano e che, attraverso loro, parla l’universale linguaggio dell’amore, di ogni Dio, nel tempo in cui anche la dottrina si fa sempre più semplicemente disciplina. Il vichiano “parlare eroico” qui si traduce in un messaggio dai toni apparentemente paradossali, quasi eretici.

Ma quanta verità nell’eresia!

Alla “ Bellezza” e al suo immenso potere pedagogico Presti ha affidato la rinascita tout court di un luogo. E Rinascita sia!

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