L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Cultural Events (224)

    Marzia Carocci

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A Roma - presso l'ISTITUTO NAZARETH, al 140 di  Via Cola di Rienzo - Il 6 Dicembre 2019 ha avuto luogo l'OPEN DAY nel corso del quale è stato presentato il LICEO ECONOMICO.               

In una Sala colma e attenta, gli interventi di Illustri Ospiti ha fatto seguito al benvenuto della Presidenza dell'Istituto Nazareth, teso anche a ricordare e sottolineare le tradizioni dell'Istituto nel panorama scolastico della Capitale.

Ha preso  la parola per primo il Prof. Avv. Giuseppe Catapano (Rettore dell’AUGE-Accademia Universitaria degli Studi Giuridici Europei, Commercialista-Tributarista, Rettore Emerito dell’Università degli Studi Popolari – Milano,   Docente ordinario per le Discipline Giuridiche presso UniMilano) che ha ricordato il ruolo innovativo dell'AUGE nel campo della formazione giuridica, sottolineando come l'iniziativa di dare sostanza al LICEO ECONOMICOinterpreti in modo coerente gli indirizzi della Società e l'influenza dei settori giuridico ed economico nella vita quotidiana. A seguire, l'intervento di S.E. il Prof. Avv. Salvatore Sfrecola (Patrocinante in Cassazione, già Presidente di Sezione della Corte dei conti, Docente di Diritto Amministrativo Europeo, Presidente dell’Associazione Italiana Giuristi di Amministrazione) che facendo anche riferimento alla propria lunga esperienza - specie quale Alto Magistrato della Corte dei conti - ha evidenziato  per i giovani tanto la necessità di fare affidamento su solide basi culturali di tipo classico - insostituibili - che di poter contare su un bagaglio di esperienze formative di ampio spettro, al fine di acquisire maggiore e migliore consapevolezza delle loro possibilità di fronte alle sfide del presente e quindi del futuro. Ha poi preso la parola la Dott.ssa Fiorella Ialongo (Docente presso l’Università di Roma Tre-Master di Linguaggi del Turismo e Comunicazione Interculturale, Pubblicista, esperta di Economia Creativa ed Ecosistemi dell’Innovazione) che, proprio riferendosi alla propria esperienza universitaria e richiamando l'attenzione sulle sfide dell'attuale mercato globale, ha evidenziato all'attenzione dei giovani l'ineludibile importanza del lavorare in team: le sfide attuali si devono affrontare con gruppi preparati e coesi, dove ciascuno abbia un ruolo pre-definito e si assuma le coerenti responsabilità correlate proprio ai compiti a lui affidati.  Il Dott. Virgilio Violo (Pubblicista, Presidente della FLIP-Free Lance International Press, già membro Consulta Giuridica per la Tutela dei Diritti Umani, già Capo Uff. legale dell’Ente Nazionale Risi, già collaboratore di ANSA) si è poi soffermato sul ruolo dell'informazione e quindi della comunicazione: due arterie molto trafficate, in verità, e non sempre in linea con le esigenze di trasparenza e obiettività che i Cittadini si aspettano - e pretendono - da chi operi in tali delicati settori. E' poi intervenuto il Prof. Cesare Cilvini (Docente presso l'Università Federico II°, Accademico dell'AUGE) che, ricordando pragmaticamente che non si lavora solo per il piacere di far ciò, ha inteso stimolare i giovani ad aprirsi fin da subito a prospettive di crescita, guardando oltre l'orizzonte prossimo della loro vita, confidando su una formazione eccellente. Prima delle conclusioni ha preso la parola il Dott. Riccardo Carnevale (responsabile organizzazione eventi educativi di ‘Starting Finance’, innovativa start-up di settore)  che con toni carichi di energia e quindi coinvolgenti, si è soffermato sulla mission della start-up e sulle esperienze di cui già può farsi vanto. La comprensione dei meccanismi della finanza, quale elemento portante della nostra quotidianità, insieme al diritto, è di estrema importanza: fermo restando l'importanza di valide, concrete e pratiche basi culturali, utilissime a rapportarsi correttamente con ogni interlocutore.


Al termine dell'incontro il Dott. Lorenzo Ciliberti ha ringraziato tutti gli intervenuti all'interessante e per certi versi unica iniziativa del LICEO ECONOMICO, che mette al centro – così come nobile tradizione dell’ISTITUTO NAZARETH – gli Studenti e le loro Famiglie. La dinamica socio-economica contemporanea; sempre più intensa, rapida e persino poco prevedibile impongono che i giovani studenti maturati dalle scuole – in generale -  possano superare fin da subito le difficoltà che affrontare il mondo 'reale' comporta.      Comunicazione, Giornalismo, Marketing, Espansione e Integrazione dei Mercati e dei Territori, non disdegnando di entrare nel mondo delle grandi possibilità innovative offerte dal mondo delle start-up.                                                                 In sintesi: gli studenti acquisiranno tutta una serie di vere e proprie pre-professionalità nel campo dell’Innovazione Tecnologica, della Comunicazione, delle Pubbliche Relazioni e del Marketing, tali da agevolarli ad approcci più rapidi con settori qualificati del mondo del lavoro. 
Arrivederci all'11 di Gennaio 2020 con un incontro programmatico e quindi più tecnico: la parola d'ordine è fare squadra, lavorando in team!  .

Il 28 ottobre è stato riaperto al pubblico un settore del Museo Missionario Etnologico dei Musei Vaticani, fondato dopo la grande mostra tenutasi nel 1925.

Gli spazi all’interno dell’edificio costruito dagli architetti Passarelli negli anni Sessanta del secolo scorso, sono stati completamente ristrutturati.

Pareti di vetro lasciano vagare lo sguardo in senso orizzontale, permettendo di vedere in contemporanea più sezioni differenti. In senso verticale, la vista si apre sulle scaffalature dei depositi, permettendo, almeno in parte, la visione dei manufatti che non sono rientrati nel percorso espositivo.

Altrettanto particolare è il lavoro svolto dalle restauratrici del Laboratorio polimaterico, che, già dal nome, esprime le diverse competenze necessarie per trattare manufatti composti da materiali eterogenei, sia organici che inorganici.

I lavori continuano e, a breve, l’intera ala sarà riaperta al pubblico.

Il rinnovamento del museo si è esteso anche al nome, Anima Mundi, a sottolineare il fatto che la nuova disposizione rispecchia una nuova concezione e una nuova sensibilità verso questa particolare tipologia di collezioni. Nonché la responsabilità morale del creato come casa di tutti. In tale ottica è stata discussa, decisa ed effettuata la restituzione della testa tsantsa, trofeo rituale della popolazione degli Shuar, tribù indigena del sud ovest della Foresta Amazzonica, tra Ecuador e Perù.

In contemporanea e in accordo con il Sinodo per l’Amazzonia, nel settore riaperto dedicato all’Australia e all’Oceania, è stata allestita la mostra Mater Amazonia. The deep breath of the world, in corso fino all’11 gennaio 2020.

Il percorso multimediale immersivo vuole guidare lo spettatore alla conoscenza dell’Amazzonia. Viene perciò accolto in tre ambienti caratteristici della vita quotidiana, cioè la foresta, il fiume e la maloca, la casa comunitaria.

Oltre ai manufatti di appartenenza dei Musei Vaticani, sono presenti in mostra oggetti provenienti dal Museo Etnografico e di Scienze Naturali “Missioni Consolata” di Torino, dal Museo Missionario Indios-Frati Cappuccini in Amazzonia (Muma) di Assisi, dal Museo Etnologico Missionario del Colle Don Bosco (Mem) nell’Astigiano, dal Museo d’Arte Cinese ed Etnografico di Parma dei Saveriani.

La mostra racconta il rapporto tra l’uomo e l’ambiente, ma anche, con la presenza dei missionari, il rapporto tra culture diverse.

La realizzazione tecnica è stata curata dalla Mediacor di Torino, responsabile anche della foto, che raffigura alcuni degli oggetti contenuti nella vetrina dell'inculturazione.

Il copricapo di piume di tucano è appartenuto al missionario salesiano don Luigi Bolla, che ha trascorso la sua vita tra gli Shuar e gli Achuar, in Ecuador e Perù dal 1971 al 2013, dal Museo Etnologico Missionario di Colle don Bosco.

L’Intaglio con la Madonna Assunta in legno di cedrella lucidato, reca le firme di Julio Pires e Nazico, artisti Tikuna, gruppo etnico dell’Alto Solimões, nella parte occidentale dello Stato brasiliano di Amazonas. Il pastorale fu donato nel 1986 a Mons. Marzi, missionario dei Frati Minori Cappuccini umbri, per il 75° anniversario della Prelazia e il 25° del suo Episcopato. I due manufatti provengono dal Museo Missionario Indios Frati Cappuccini dell’Umbria in Amazzonia. L'amaca di cotone che si vede sullo sfondo, era del missionario salesiano don Luigi Cocco, che ha trascorso gli anni dal 1951 al 1974 sulla Sierra Parima in Venezuela, attualmente è conservata nel Museo Etnologico Missionario di Colle don Bosco.

Matera, capitale europea della Cultura, per il 2019 -  il 9 c.m., nel corso della manifestazione 'Una Notte per l'Europa', ha avuto luogo un incontro indetto dalla GRAN LOGGIA D'ITALIA DEGLI ANTICHI LIBERI ACCETTATI MURATORI - Obbedienza di Piazza del Gesù - Palazzo Vitelleschi - nel cui contesto ha preso la parola anche il giornalista Paolo Mieli, il cui intervento è stato etichettato quale lectio magistralis, peraltro ripreso dall'emittente televisiva RAI3-Regione Basilicata.

Orbene, è opportuno chiarire, poiché non tutti sanno. Una lectio magistralis - per propria intrinseca natura - è una lezione di significativa rilevanza e alto profilo tecnico, tenuta da un personaggio dotato di notevoli competenze in particolare sul tema trattato; difatti, che lezione sarebbe se i discenti dovessero apprendere dal docente di turno concetti non in linea con le tematiche oggetto dell'intervento stesso, o persino erronei riferimenti storici e temporali?

Dobbiamo anche intenderci sulla figura dello 'storico':  è colui che nel suo agire ha per oggetto e fine la storia, intesa come ricerca, descrizione e interpretazione di fatti che hanno una linea comune di sviluppo nel tempo (opera s.;narrazione s.studî s.ricerche s.trattazione s.notizie s.cenni s.letture s. Nella sua attività costui ne tratta, ne scrive anche attraverso  saggi o brani di critica storica, utilizzati specialmente nell'insegnamento a sussidio del libro di storia). L'opera dello 'storico' costituisce quindi un sussidio - per qualità dei contenuti, spesso inediti - e si incardina su tutta una serie di attività (che fanno riferimento a un vero e proprio metodo)  su ciò che già possa esistere: un metodo costituito da indagini, ricostruzioni, approfondimenti, interpretazioni coerenti di fatti e circostanze, con indubbie implicazioni in diverse altre discipline. Ma per 'fare' materialmente dette indagine e per far si che queste avvengano con serietà, occorre agire in profondità, attingendo ai documenti ma ancor più alle fonti; senza apriorismi, con obiettività, con giusto senso critico, senza dare per scontato delle verità precostituite.

Insomma, è evidente che non possa definirsi 'storico' chi si abbeveri solo a una fonte, o chi possa ripetere - senza averla prima verificata - una notizia, una storia: che così diventa 'storiella' soggetta a critiche.

Fin qui la cronaca spicciola e qualche mio commento 'letterario.grammaticale', sicuramente superfluo. 

Ma vi è di più, e non lo ritengo superfluo, poiché ciò che scrivo è sostenuto da documenti - ed è quindi certo - ed è nell'interesse dei moltissimi Fratelli che nell'attuale Massoneria Italiana 'ignorino' o si abbeverino a 'fonti inquinate'. Quanto qui contenuto, invece, sarà forse fonte di preoccupazione per coloro che - attraverso affabulazioni e/o coreografie varie - possano intendere ovvero possano prestarsi a far credere cose non vere - quindi non reali, ossia irreali -; cose errate che qui si intendono ristabilire quali VERITÀ' STORICHE e DOCUMENTATE, non certo artefatte né rimodellate 'pro domo '.

1) La GRAN LOGGIA D'ITALIA DEGLI ANTICHI LIBERI ACCETTATI MURATORI - Obbedienza di Piazza del Gesù - Palazzo Vitelleschi (dal nome delle propria Sede in Roma), è nata negli anni '60 del 1900. Per l'esattezza, in data 4 Maggio 1962Giovanni Ghinazzi, Riccardo GranataAnton Gino Domeneghini e altri - al termine di un regolare processo massonico basato su più documenti d'accusa - vennero espulsi con ignominia, a seguito di tradimento, dalla SERENISSIMA GRAN LOGGIA NAZIONALE ITALIANA DEGLI ANTICHI LIBERI ACCETTATI MASSONI- COMUNIONE DI PIAZZA DEL GESÙ - sedente a Piazza del Gesù 47, in Roma. In sede processuale interna, venne anche accertato che mentre era ancora attivo nella COMUNIONE DI PIAZZA DEL GESU', Giovanni Ghinazzi e altri avevano già costituito altra e diversa associazione per proseguire nel proprio disegno qualora il colpo di mano interno non fosse riuscito. Tale altra e diversa associazione scimmiottava spudoratamente, riprendendolo pressoché in toto, il titolo distintivo - il nome, per capirci -  della Comunione di cui costoro avevano tentato di impossessarsi con un colpo di mano e indubbie complicità interne. Quindi, la nuova e diversa realtà costituita allora dal Ghinazzi, e che tenne la propria prima Grande Assemblea il 24 Giugno 1962, NON  ha mai avuto alcuna attinenza storica, documentale, iniziatica e ritualistica con la regolare e unica COMUNIONE DI PIAZZA DEL GESÙ.

Quindi, il citato contesto NON ha un secolo di vita, NON ha compiuto alcun centenario, né  tanto meno è ultra-centenario: 2019 meno 1962, in aritmetica fa solo 57: 57 anniè quindi la corretta età dellaGRAN LOGGIA D'ITALIA DEGLI ANTICHI LIBERI ACCETTATI MURATORI - Obbedienza di Piazza del Gesù - Palazzo Vitelleschi

Il contesto che ruotava intorno al Ghinazzi  NON  ha mai avuto - né ha, né mai potrà averne - alcun legame di causa-effetto per cui possa ricondursi - nientemeno! - a Saverio Fera od a Placido Martini o ad altre luminose Figure del passato e della Storia della Massoneria Italiana - in generale - e della Massoneria di Piazza del Gesù - in particolare -; come pure NULLA ha a che vedere con la storica scissione avvenuta nel 1908 e che allora segnò la divisione tra feriani e balloriani

E ancora: NULLA c'entra con il GRANDE ORIENTE sorto nel 1805.

NULLA c'entra con i fatti storici e massonici intercorsi tra il 1805 e il 1908, e dal 1908 ad oggi.. 

NULLA ha a che vedere con la GRAN LOGGIA D'ITALIA, già attiva alle dipendenze del Supremo Consiglio e quindi della Massoneria di Rito Scozzese Antico ed Accettato. anche se forse taluno - con disinvolte abbreviazioni - possa indulgere alla tentazione di confondere, ricondursi e quindi accreditarsi solo citandola. Sia ben chiaro: la GRAN LOGGIA D'ITALIA DEGLI ANTICHI LIBERI ACCETTATI MURATORI di Palazzo Vitelleschi è cosa altra, diversa e distinta della GRAN LOGGIA D'ITALIA tout court.

2) Gli ALAM (anche se trattandosi di un plurale, l'esatta abbreviazione è AA.LL.AA.MM.) ossia gli ANTICHI LIBERI ED ACCETTATI MASSONI della SERENISSIMA GRAN LOGGIA NAZIONALE ITALIANA della COMUNIONE DI PIAZZA DEL GESÙ, erano e sono cosa ben diversa dagli ALAM - ANTICHI LIBERI ACCETTATI MURATORI di Palazzo Vitelleschi. Certamente gli AA.LL.AA.MM. NON  videro la luce con il Ghinazzi nel 1962: così che costoro non possono certo appropriarsi della nascita/costituzione/adozione d una realtà non loro. 

3) L'inserimento della componente femminile nella Massoneria Italiana, che il Sig. Mieli fa risalire a 50/55 anni or sono (quindi, tra il 1964 ed il 1969) per illuminata volontà di Palazzo Vitelleschi, ha invero altri padri nobili e altre date di riferimento: tanto il giornalista che lo storico rimarrebbero sorpresi nell'indagare a fondo! La SERENISSIMA GRAN LOGGIA NAZIONALE ITALIANA della COMUNIONE DI PIAZZA DEL GESÙdalla quale venne espulso il Ghinazzi, aveva già al proprio interno più Logge femminili di adozione: Senza citare altre date, si ricorda che nel  1956 la COMUNIONE DI PIAZZA DEL GESÙ diede energica enfasi e rinnovato vigore alla componente iniziatica femminile. Sempre seduta al proprio  fianco con pari dignità. 

4) Per il Sig. Mieli la nascita della Massoneria risalirebbe a 1000 anni fa (ossia ca. all'anno 1000, epoca del Basso Medioevo e per estensione momento di grande dinamismo di corporazioni medievali e gilde: corporazioni nate nell'82 d.C. in Inghilterra - costruttori -, e nel 680 d.C. in Francia). . NON è così: se è vero che la c.d. MASSONERIA MODERNA ebbe origine in Inghilterra nel 1717 -1720 (ossia ca. 300 anni or sono) è altrettanto vero che prima dei quella data era attiva una diversa forma di Massoneria - operativa piuttosto che non speculativa, e quindi vera e propria MURATORIA - più scrupolosa e rispettosa  delle antiche origini e quindi di per sé ben riconducibile all'originaria Tradizione. Ricondursi in modo limitativo 'solo' all'anno 1000 è inesplicabile, e non calza con la vera Storia della Massoneria. Una mini-cronologia ci riconduce al 950 a.C.(costruzione del Tempio di Salomone); al 714 a.C. (Collegia Fabrorum romani); al 75 d.C. (Vitruvio con i suoi volumi sull'Architettura); al 643 d.C: (Editto di Rotario, Magistri Comacini: precursori italici della Massoneria speculativa), al 1259 d.C. (Bonaventura, Itinerarium in Mentis Deum, ritenuto a ragione una sorta di rituale mistico-operativo, per molti versi precursore)... solo per citarne in minima parte. 

5) E' quantomeno strano dover apprendere che c'è chi sostenga essere difficile, se non molto difficile, ricostruire la presenza e la Storia della Massoneria Italiana nelle fasi del fascismo e successive alla caduta del regime stesso. Se non una sorta di buco nero, viene evidenziata una sorta di intensa opacità. Un sommesso suggerimento: forse altre e diverse consultazioni di testi e documenti, anche presso gli Archivi di Stato, potrebbero agevolare quantomeno il diradarsi e quindi l'attenuarsi delle intense foschie.

6)Le indagini della Commissione Parlamentare d'Inchiesta sulla Loggia P2-Propaganda 2, coinvolsero tutte le principali Famiglie massoniche operanti in Italia: gli inquirenti volevano accertare irregolarità, illeciti e trasversalismi, individuando sopratutto Logge o gruppi 'coperti', 'segreti' o 'all'orecchio'. A prescindere dal buon gusto o meno di citare ciò, riferendosi implicitamente al Grande Oriente d'Italia di Palazzo Giustiniani, se si vuole fare un riferimento obiettivo al contesto di allora, occorre precisare che in quel momento tutti ne vennero coinvolti, pur con esiti diversi delle indagini. Anche la GRAN LOGGIA D'ITALIA DEGLI ANTICHI LIBERI ACCETTATI MURATORI - Obbedienza di Piazza del Gesù - Palazzo Vitelleschi di Ghinazzi venne coinvolta, e non in modo leggero: le cronache dell'epoca e gli Atti della Commissione fanno giustizia di ipotesi e chiacchiere. Vero è che il Ghinazzi visse allora momenti molto seri durante i lunghi interrogatori degli inquirenti. Quindi anche la GLDI di Palazzo Vitelleschi non fu indenne dai travagliati momenti di allora. Solo per la cronaca: la Commissione Parlamentare d’Inchiesta, presieduta da Tina Anselmi, giudicò la P2 una vera e propria organizzazione criminale che mirava ad “assumere segretamente il controllo della vita pubblica italiana, svuotandone la democrazia”. Tra gli innumerevoli interventi, anche quello che il Sig. Mieli ebbe ad esprimere al riguardo (4-5-2017)   "fu indubbiamente nociva al Paesema sarebbe iniquo incolparla di ogni sventura nazionale, caso Moro e brigatismo rosso compresi".

7) Il Ghinazzi (cfr. punti 1 e 2) e altri con lui ai vertici del loro sodalizio, fin da subito tentarono di appropriarsi illecitamente del nome dell'ente dal quale erano stati espulsi. Vuoi utilizzando l'indicazione SERENISSIMA e il toponimo PIAZZA DEL GESÙ, vuoi utilizzando l'indicazione DISCENDENZA DI PIAZZA DEL GESÙ, vuoi utilizzando COMUNIONE DI PIAZZA DEL GESÙ. Nonostante gli innumerevoli tentativi di far recedere il Ghinazzi ed i suoi da tale abuso (all'epoca, il ricorso all'Autorità 'profana' veniva scrupolosamente evitato: la regola aurea era che 'i panni sporchi si lavano in famiglia'), non ci fu niente da fare. Fu così che il Sovrano Piero Piacentini, nell'interesse della Comunione di Piazza del Gesù, il 29 Gennaio 1965 formulò espresso atto di intimazione, diffida e messa in mora nei confronti del Ghinazzi, e - proseguendo imperterrita l'azione del Ghinazzi -  richiedendo poi al Tribunale di Roma di pronunciarsi. Il 18 Giugno 1967 il Tribunale di Roma diffidò il Ghinazzi dal proseguire nella sua disinvolta opera, inibendogli tra gli altri l'utilizzo dei termini SERENISSIMAPIAZZA DEL GESÙCOMUNIONE DI PIAZZA DEL GESÙDISCENDENZA DI PIAZZA DEL GESÙ. (riconoscendoli prerogativa esclusiva della controparte). Quel che venne concesso e quindi autorizzato dal Tribunale lo si può leggere nell'attuale carta intestata del sodalizio fondato dal Ghinazzi.  Ancora nel 1974, a margine della fallita unificazione della Comunione di Piazza del Gesù con il GOI di Palazzo Giustiniani, il Ghinazzi tentò invano di inserirsi nuovamente in tale discorso.

8) L'esternazione del Sig. Paolo Mieli  rivolta pubblicamente non solo ai presenti ma al sodalizio tutto della GRAN LOGGIA D'ITALIA DEGLI ANTICHI LIBERI ACCETTATI MURATORI - Obbedienza di Piazza del Gesù - Palazzo Vitelleschi "... siete la parte migliore della Storia... questa e' la massoneria buona quella che non ebbe a che fare con la P2 e che ha una lunga tradizione di trasparenza...." appartiene solo al giornalista-scrittore e ai suoi convincimenti, anche se questi possano essere opposti ad una realtà oggettiva. Ma tant'é L'assunto avrebbe potuto essere minimamente giustificabile - a volte i conferenzieri amano 'caricare' la platea con contenuti più forti - se sviluppato solo all'interno della sala ove si teneva la manifestazione. Ma l'esternazione del Sig. Mieli  è divenuta sconcertante, stonata e urticante quando tale assunto è uscito all'esterno e quindi diffuso pubblicamente, persino etichettato e quindi fatto proprio e diffuso dalla GLDI di Palazzo Vitelleschi.  Che si tratti di Massoneria 'buona' è un'idea tutta personale del Sig. Mieli? Ha lui dati oggettivi - massonici, di cronaca o altro - per basare il suo ragionamento, le sue parole? Quali sono questi dati? La sua è o non è un'idea personale? Nel secondo caso indichi chi possa avergliela suggerita! Tanto Lui  che chi possa aver ripreso le di lui parole - facendone citazione più utile alla  propaganda che a rinsaldare i cuori - hanno offeso gratuitamente e pesantemente tutti i Massoni Italiani: una disdicevole graduatoria - quella dei 'buoni' e dei 'cattivi' - discriminante e lesiva, oltre che di cattivo gusto.

E' poi difficile ritenere che l'intervento sopra riportato non sia strettamente correlato con l'altro: “Sappiate che l’attenzione che un mondo esterno a voi vi da è un’attenzione in crescita. Non siete soli. Non sentitevi soli perché, senza volervi fare da scudo a priori, se ci saranno delle cose che non andranno, le persone come noi, lo diranno. Tutto quello che avete passato in questi anni non ci è stato indifferente, lo abbiamo notato, ne abbiamo preso nota, lo abbiamo scritto ... e lavoreremo tutti nel mondo dell’informazione perché non accada mai più”. Cosa significano queste parole? Il Sig. Mieli vuol farsi portavoce del mondo dell'informazione, o intende influirvi, mobilitandolo per alleviare le presunte 'pene' dei destinatari delle sue parole? Sarebbe interessante avere una risposta a questi quesiti con un gradito elenco del tipo di 'pene' o 'sofferenze' che si vorrebbe alleviare a questi 'buoni' soggetti, come sarebbe gradito conoscere come il Sig. Mieli pensi di poter influire benevolmente sull'informazione.

Che il Sig. Mieli abbia voluto sdoganare in modo salvifico  la GLDI dalle citazioni della stessa in altre situazioni, in altre città, in altre regioni? Una sorta di nèmei storica? 

Chissà, solo lui potrebbe chiarire il proprio pensiero: che è sempre il pensiero di uno studioso illustre e affermato ma non necessariamente il pensiero di altri. 

In ogni caso, nella serata di Matera la Massoneria Italiana ed i Massoni Italiani sono stati disinvoltamente svillaneggiati per essere trasformati in un qualcosa - che non c'entra niente con la 'vera e autentica' Massoneria.

Non può quindi destare meraviglia se nel generale contesto proprio certi atteggiamenti, certi comportamenti, certi richiami, possano stimolare e aizzare  ondivaghe tifoserie sorrette da propositi vendicativi piuttosto che non animate da presupposti costruttivi. Per edificare Templi alla Virtù... recitavano e recitano i nostri testi, e per rafforzare Ideali e Tradizioni. 

Ma attualmente il clamore delle tifoserie (e nient'altro di consistente...) supera il sommesso brusio degli Operai; lo sbracciarsi e sbraitare sguaiato dei capipopolo stordisce chi, nell'ordine, possa intendere 'crescere' e 'svilupparsi', confuso dal proliferare di gruppi e gruppuscoli  e di nomi e nomignoli di famigliole che sarà difficile svezzare. Se continua così, venendo meno le risorse da cui attingere nel continuo copi-incolla, verranno alle mani per definirsi "discendenza della discendenza di un'obbedienza" o ricondursi a una qualche supposta forma di Tradizione.

Già: altro punto dolente (ma fa anche ridere...): sta sorgendo la 'moda' di chi si intende definire come attivo secondo una certa 'tradizione'. Costoro sarebbero  in grado di esibire un attestato di chi a tale 'tradizione'  sia direttamente riconducibile? E questo attestato sarebbe 'sine die' od a termine? Cosa seria la Tradizione, e cosa serissima è indicare che la si segua senza spiegare come.

Come vedete, come può ben vedere chi la Massoneria la ami e la pratichi correttamente, vivendola nell'unico modo possibile, mentre chi scrive auspica e inneggia da tempo all'UOMO NUOVO, il vecchio ci opprime e ci toglie l'aria, preferendo spesso incensarsi e autocelebrarsi.

Aria nuova, dunque... spalancate le finestre... non smarritevi e non fatevi menare per il naso da chi vi possa vedere solo come 'teste paganti', utili solo a mantenere baracche e burattini.

Contribuite lavorando intensamente, confrontandovi con lealtà e apertura mentale: non aspettate che qualcuno faccia il compitino per poi leggerlo e plaudire estasiati: siamo colmi di note trite e ritrite su questo o quel pur illustre personaggio; c'è desiderio, forte desiderio, di novità, di cose nuove e diverse.

Sempre più intensi gli scambi culturali tra l’Italia e la Russia. Sono stati proclamati a Roma i vincitori del Festival internazionale di cultura «La Roma Russa»: la premiazione è avvenuta nel contesto della cerimonia di proclamazione tenutasi nello storico Palazzo Poli. Ad ottenere il prestigioso premio sono stati esponenti del mondo della cultura di grande levatura, il cui impegno è rivolto alla promozione della cultura russa all'estero. Per partecipare all'evento sono giunti a Roma, dai vari paesi del mondo, tutte quelle persone che nutrono per la cultura russa un sincero interesse, tra cui artisti e personalità pubbliche.

 

 

Circa 200 anni fa fu proprio Palazzo Poli il centro d'attrazione in cui la principessa Zinaida Volkonskaja radunava i suoi ospiti per serate di letteratura e musica. Qui si riunivano i brillanti rappresentanti dell'intelligencija russa ed europea: pittori, scrittori, musicisti.

«Sono lieto che l’agenda ufficiale dei nostri rapporti bilaterali si arricchisce con le iniziative private come il Festival “La Roma Russa”. Il suo svolgimento nelle sale del Palazzo Poli, dove all’epoca Zinaida Volkonskaja conduceva i “salotti russi”, sta diventando una bella tradizione”, - ha sottolineato l'Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Federazione Russa nella Repubblica Italiana e nella Repubblica di San-Marino Sergey Razov.

«La cultura è da sempre una sfera privilegiata nei rapporti italo-russi. La nostra cooperazione in questo ambito affonda le sue radici in una storia secolare, ricca di numerosi punti di intersezione, e racchiude in sé una grande moltitudine di argomenti comuni per il dialogo. Questa influenza reciproca esprime una affinità spirituale del tutto particolare, unica nel suo genere, una comprensione reciproca capace di unire i nostri popoli.

È un immenso piacere per me rivolgere un saluto al Festival «La Roma Russa» il cui obiettivo è riconoscere i meriti dei personaggi degni della lode più alta nell'ambito della promozione della cultura italiana in Russia e della cultura russa in Italia. Auguro un grande successo al Festival, che rappresenta un ulteriore esempio della straordinaria ricchezza dei rapporti culturali tra i nostri paesi», ha detto il Primo Consigliere dellAmbasciata d'Italia a Mosca Walter Ferrara.

«La cultura russa rappresenta un ambito che gode di stima riconosciuta dalla cerchia dell'intelligencija e dell'arte mondiale impegnata nella costruzione di un dialogo con la sfera umanistica. Oggi la geografia degli ambasciatori del Festival «La Roma Russa» si sta ampliando. Assieme ai paesi europei, Italia, Francia, Inghilterra, Germania, Belgio, Cechia e altri, il progetto abbraccia gli esponenti del mondo della cultura dall'India, Stati Uniti, Australia», ha sottolineato il presidente del Festival Vladimir Torin.

Il premio «La Roma Russa» viene assegnato ai vincitori la cui attività glorifica la cultura russa all'estero. Il premio, una statuetta, è stato appositamente disegnato dal noto scultore russo, artista del popolo, Аleksandr Rukavišnikov.

Nella categoria «Musica» ha vinto il premio Svetlana Kasyan, solista del teatro di Mosca «Nuova Opera», la prima cantante lirica nella storia del Vaticano insignita del titolo Dama ("La Fenice”) dell'Ordine di San Silvestro.

Il vincitore del premio nella categoria «Letteratura» è lo scrittore e sceneggiatore russo, storico e dottore in scienze storiche, autore di gialli e romanzi storici Leonid Jusefovič. I suoi libri sono tradotti in tedesco, italiano, francese, polacco, spagnolo.

Julian Henry Lowenfeld, poeta, drammaturgo, giurista, compositore e traduttore americano è stato insignito del premio nella categoria «Attività di traduzione»È considerato uno dei migliori traduttori delle opere di A.S. Puškin in lingua inglese. Autore di una delle cinque redazioni di «Evgenij Onegin» pubblicate negli USA.

Il direttore dei Musei Vaticani Barbara Jatta, la prima donna ad ottenere questo incarico nei secoli di storia della Collezione d'arte Pontificia è vincitrice del premio nella categoria «Arti figurative». Nel 2018 ha partecipato alla realizzazione di un progetto senza precedenti: l'allestimento della mostra «I capolavori della Pinacoteca Vaticana» presso la Galleria Tret'jakov, mentre i Musei Vaticani hanno accolto un'esposizione unica proveniente dalla Galleria Tret'jakov «Il Tratto russo. Dal Dionisio a Malevich».

Il vincitore del premio nella categoria «Arte teatrale» è Daniele Cipriani, produttore teatrale, una figura di straordinaria autorevolezza nel mondo del balletto. Daniele Cipriani ha unito in una compagnia i giovani diplomati della scuola romana e di quella teatrale attiva presso La Scala. Numerosi sono i suoi successi, riscossi sia in Italia sia in Europa: i suoi spettacoli esclusivi costituiscono immancabilmente dei veri e propri eventi, come lo è stato lo spettacolo dedicato a Rudolf Nureev.

Sono stati inoltre consegnati i diplomi onorari nella categoria «Arte teatrale» al primo ballerino del Teatro Bolshoj Jacopo Tissi e alla fondatrice dell'unica scuola di balletto russo in India Apeksha Bchattarchia.

Quest'anno il Festival ha istituito un nuovo premio per la categoria «Mecenatismo». A vincerlo è la Fondazione di beneficienza «Arte, scienza e sport» di Alisher Usmanov. La Fondazione svolge la sua attività in nome della tutela e dello sviluppo del retaggio culturale russo, del sostegno del potenziale scientifico e sportivo del paese, della formazione di un ambiente socioculturale inclusivo. Nel 2018 la Fondazione ha sostenuto l'allestimento della mostra presso i Musei Vaticani proveniente dalla Galleria Tret'jakov «La tratta russa. Dal Dionisio a Malevich». In autunno del 2019 ha avuto luogo la prima mondiale del film di Andrej Končalovskij "Il peccato”, realizzato con il sostegno finanziario della Fondazione.

Un premio speciale Festival è stato dedicato al quarantesimo anniversario del film «Stalker» di Andrej Tarkovskij. A ritirare il premio è stato il figlio del geniale regista, presidente della Fondazione Tarkovskij a Direnze, Andrej Tarkovskij.

Nel contesto del Festival è stata consegnata la medaglia commemorativa alla vedova di Aleksej Bukalov, Galina Bukalova. Aleksej Bukalov, un eminente giornalista, diplomatico, studioso di Puškin, che rappresenta una pietra miliare nella promozione della cultura russa.

Il Festival è stato arricchito dai momenti musicali con la partecipazione della pianista Elena Burova, la cantante lirica Svetlana Kasyan, il duetto Gazzana (Natascia Gazzana, violino e Raffaella Gazzana, pianoforte). Il maestro Daniele Cipriani ha regalato al pubblico un performance teatrale.

Il Festival internazionale culturale «La Roma Russa» si è tenuto per la prima volta nel mese di novembre del 2017. Il Festival si prefigge l'obiettivo di unire quelle persone la cui attività artistica e professionale favorisce la promozione della cultura russa all'estero, costruendo ponti culturali tra Russia ed Europa. L'ideatore del Festival è stato Vladimir Torin, segretario per i progetti internazionali dell'Unione degli scrittori russi, giornalista, personalità pubblica.

L‘iniziativa culturale “La Roma Russa” ha trovato il sostegno presso l’Ambasciata della Federazione Russa in Italia, l’Unione libraria russa, l’Unione russa degli scrittori, il Conservatorio statale di Mosca P.I. Čajkovskij, l’Istituto italiano di cultura a Mosca e molteplici associazioni di cultura in Italia e in Europa. Inoltre, nel 2019 il Festival ha ottenuto il patrocinio del Comune di Roma (Assessorato alla crescita culturale-Roma Capitale) e della Regione Lazio. Il progetto è seguito dalla stampa, tra cui Agenzia Askanews, Sputnik Italia, Agenzia Nova, Agenzia TASS, Eurasia News TV, Società statale di televisione e di radiodiffusione russa (VGTRK), LF magazine e portale ufficiale dell’Ambasciata italiana a Mosca “La Tua Italia”.

www.rusrome.ru

Il 20 ottobre scorso si è svolto all’aula magna dell'università Valdese, a Roma, lo spettacolo dedicato a FRIDA KHALO con "Frida y sus Amores", organizzato dall’associazione internazionale Orchidea Latina aps, della presidente Cecilia Salaices. Ampio successo con il pieno della sala e dalla viva partecipazione del pubblico allo spettacolo di grandi artisti lirici.

“Un pubblico completamente rapito della potentissima voce della soprano messicana residente a Venezia, Liliana Henkel, che ha saputo trasmettere la forza e vitalità dell'iconica Frida Kahlo ad un pubblico che sembrava volesse cantare insieme agli artisti.” ha dichiarato la Presidente, “Non esiste Frida senza Diego Rivera e questo ruolo è stato interpretato dal tenore peruviano Eusebio Consoli che ha fatto sognare il pubblico con la sua voce.
I cantanti lirici, accompagnati dai 
maestriDuilio Congedi al piano e Marco Cruz alla chitarra ci hanno donato una serata piena di sensazioni bellissime. 
La voce narrante di Sara Guasti ci ha condotto in un viaggio attraverso la vita di Frida Kahlo, che ci ha permesso di conoscere meglio tutte le sfaccettature di questo prezioso diamante messicano sulle note di "Frida y sus Amores”, le canzoni del suo paese, il Messico”.

La manifestazione si è svolta già tre volte, ma la richiesta di repliche non accenna a diminuire. E’ stato presentato all’Ambasciata del Messico a Roma e sul palco di prestigiosi teatri romani.

Con il suo progetto Cecilia Salaices ha entusiasmato il pubblico nel far conoscere la grande pittrice messicana la cui arte è intrisa di passioni, profondo vissuto e una tormentata vita amorosa. Il concerto ha coinvolto emotivamente gli spettatori nella sofferenza e l’amore fra i due protagonisti: “FRIDA KHALO e DIEGO RIVIERA”, nonché nel calore messicano e i suoi colori.

Chiara Pavone ha letto le poesie di Angela Maria Tiberi e Barbara Maresti con le parole ha toccato l’anima degli spettatori facendo sentire la sofferenza di questa grande artista ed il suo esempio di vita nel reagire al fato perverso.Mua è pettinatura è stato a carico della Fashion Look Academy Roma, guidata da Alfonso Boselli, con la sfilata delle ragazze in fiore, 

 
 Cecilia Salaices

molto gradita al pubblico, che hanno sfilato con la nuova collezione autunno sempre con lo stesso tono “fiori” della prestigiosa Eire Mota Fashion Expert.


Grande successo anche di Milena Petrarca, artista internazionale, con le sue opere sulla vita di FRIDA KHALO negli attimi più significativi con Diego Riviera. Milena Petrarca è
figlia d’arte, è nata a Pozzuoli, ma vive tra Latina e New York e proprio in questa ultima città, dopo aver esposto in diverse rassegne, ha ricevuto il prestigioso riconoscimento “Artistic Achivement Award Gallery”  in virtù dell’impegno profuso nell’organizzazione di mostre personali e collettive in occasione del Cinquecentenario di Cristoforo Colombo.

La serata è stata presentata dalla signora Susana Clavarino.

Pompei e Santorini, l’eternità in un giorno è il titolo della mostra in corso presso le Scuderie del Quirinale a Roma.

Ad accumunare la città campana e Akrotiri, capitale dell’isola di Thera, oggi Santorini, nelle Cicladi, è la loro fine improvvisa: sepolte da un’eruzione vulcanica. Sepoltura che, allo stesso, tempo ha conservato, cristallizzandolo, un attimo di storia.

Per il resto le due civiltà non potrebbero essere più diverse.

Ad unirle in un’unica esposizione, l’interesse e la curiosità della loro riscoperta, che risveglia l’archeologo nascosto e, più o meno conscio, che è in ognuno.

Sono due civiltà lontane tra loro nel tempo oltre che nello spazio.

Questa lontananza è ben evidenziata dalle opere e dai manufatti presenti in mostra. Ed è specificata, nei pannelli, dalle linee temporali, che riportano e mettono in relazione le due vicende, con le tappe più note della storia ufficiale e diffusa.

Risale al 1613 a.C. l’eruzione che ha sepolto Akrotiri (Thera-Santorini), mentre al 79 d.C. quella di Pompei.

L’interesse e la curiosità sono il filo d’Arianna che collega i due siti, così, in mostra, senza soluzione di continuità, si trovano opere di artisti, che hanno dato espressione a quell’immaginario collettivo, formatosi nei secoli, a partire dalla riscoperta. Emerso dagli scavi insieme agli oggetti e alle svariate testimonianze.

In apertura, se non fosse per le dimensioni, la scultura novecentesca di Arturo Martini, Il bevitore del 1936, potrebbe tranquillamente essere scambiata per uno dei corpi ricoperti dalla lava.

In chiusura, la land art di Richard Long con Vesuvius circle del 1984, richiama l’attenzione del contemporaneo, verso la natura e al bisogno di rispetto nei suoi confronti.

L’immagine della copertina della mostra e del catalogo, edito da Artem in coedizione con l’Erma di Bretschneider, è un particolare del dipinto di Pierre-Henri de Valenciennes, Eruzione del Vesuvio del 24 agosto dell’anno 79 d.C., sotto il regno di Tito, del 1813.

Tra i manufatti più rappresentativi di Pompei i frammenti di affresco dalla Casa del Bracciale d’oro, il servizio da tavola in argento di età augustea, alcuni gioielli.

La pittura ad Akrotiri, oltre che nei frammenti di affresco, come quello dei Giovani pescatori o il fregio miniaturistico con un paesaggio subtropicale, si apprezza nei vasi, come nella brocca sferica monoansata, decorata con piante d’orzo e di veccia.

Una guida alla comprensione e all’immersione viene dall’approfondimento offerto dagli incontri al Teatro Argentina e dai laboratori per scuole e famiglie.

La realtà immersiva più apprezzata, per e da chi scrive, è rappresentata dai dipinti di Turner, come L’eruzione delle Souffrier Mountains nell’isola di Saint Vincent del 1815, e da quello di Filippo Palizzi, Fanciulla negli scavi di Pompei del 1870, dove la giovane donna impersona la curiosità, la meraviglia e la riflessione di fronte agli scavi.

Pompei e Santorini

l’eternità in un giorno

11 ottobre 2019-6 gennaio 2020

Roma, Scuderie del Quirinale

Orari: da domenica a giovedì 10.00-20.00;

venerdì e sabato 10.00-22.30

Ingresso: Intero €.15,00; ridotto €.13,00

Info: 0292897722

www.scuderiedelquirinale.it

Catalogo: Artem-l’Erma di Bretschneider €. 36,00

Un’oasi ai Musei Vaticani, una piccola mostra nel cuore della Pinacoteca Vaticana: Chiara da Montefalco e Jean d’Amiel. Devozione e committenza in due dipinti restaurati dei Musei Vaticani

All’interno della frenetica attività dei Musei Vaticani sopravvivono, in qualche modo, delle sacche di tranquillità. Come delle oasi, dove l’impegno si concentra sulla tutela e la valorizzazione, altrimenti dette ricerca e restauro-conservazione.

Con la ripresa delle attività dopo le vacanze, che non sono state tali per i Musei Vaticani che, anzi, hanno lavorato a pieno ritmo, vengono riprese quelle iniziative che esulano dalla estenuante gestione degli imponenti flussi di visitatori.

Chi conosce la realtà dei Musei Vaticani potrebbe percepire come ironico il titolo di Museums at work, dato all’iniziativa, nata per comunicare attività di restauro e di studio, presentate attraverso piccole mostre, solo nel senso dello spazio ristretto, allestite in una delle salette della Pinacoteca Vaticana.

In questo caso si tratta dell’esposizione al pubblico di due gioielli del XIV secolo, il Polittico della Chiesa di San Francesco e il Dossale della Cappella di Santa Croce a Montefalco in provincia di Perugia.

I dipinti sono stati restaurati dai Musei Vaticani per la mostra Capolavori del Trecento. Il cantiere di Giotto, Spoleto e l’Appennino, tenutasi lo scorso anno in diverse sedi nel territorio di Spoleto, in risposta ai distruttivi eventi sismici.

Per l’occasione le due opere, che ora decorano gli appartamenti di rappresentanza del Pontefice, sono tornate a Montefalco, loro luogo d’origine.

L’attuale esposizione Chiara da Montefalco e Jean d’Amiel. Devozione e committenza in due dipinti restaurati dei Musei Vaticani, rende conto di quanto emerso dai restauri. Tessere di un puzzle tutt’altro che concluso e che, al contrario, offre spunti per lo studio di argomenti ancora inediti e di indagini sul territorio.

Il Polittico della Chiesa di San Francesco è formato da cinque scomparti, nel maggiore e centrale, campeggia la Crocifissione con, al di sotto, la Comunione degli Apostoli. Nei laterali sono distribuite le Storie della Passione.

Nel 1336 Jean d’Amiel ha incaricato l’artista convenzionalmente indicato come Maestro di Fossa, della realizzazione del polittico destinato alla Chiesa di San Francesco a Montefalco.

L’opera è giunta in Vaticano a seguito delle requisizioni napoleoniche succedute al trattato di Tolentino del 1797.

Il restauro ha determinato la ricomposizione delle parti nell’assetto originario, ma soprattutto l’emersione dell’iscrizione nascosta dalla cornice.

Sempre Jean d’Amiel, ma nel 1333, aveva fatto decorare la Cappella di Santa Croce nel convento delle monache di Santa Chiara a Montefalco.

Il Dossale si trovava probabilmente sull’altare centrale della Cappella, nel centro è “replicata” la Crocefissione ad affresco sul muro di fondo. La decorazione è attribuita al Primo, probabilmente autore anche del Dossale, e al Secondo Maestro della Beata Chiara da Montefalco.

Ai lati della Crocefissione si dispongono, nel Dossale, scene del martirio di San Biagio e di Santa Caterina d’Alessandria.

A testimonianza di quanto le immagini fossero veicolo per la preghiera e la devozione personale, i volti dei carnefici sono stati “sfregiati” dai devoti, che li hanno colpiti e graffiati.

Storie nelle storie si incontrano e si sovrappongono, così come le discipline, le tecniche artistiche, i materiali.

Una storia infinita di cui le opere costituiscono traccia e documentazione.

Info:

http://www.museivaticani.va/content/museivaticani/it/eventi-e-novita/iniziative/Eventi/2019/museums-at-work-chiara-da-montefalco.html

Bernardetta Olla è una pittrice nata a Quartu Sant’ Elena, provincia di Cagliari.

È molto conosciuta in tutta l’isola: le mostre in cui ha esposto le sue opere, non si contano.

È  stata premiata a New York. Ha esposto anche a Montmartre – Parigi, Italia Vogue, Spoleto Art Festival, Berlino, Dioscuri del Quirinale, al palazzo della Cancelleria Vaticana a Roma.

Sempre a Roma, ha partecipato ad una mostra interamente a lei dedicata; ha inoltre ricevuto una menzione speciale e vinto un concorso con premio nella galleria, Frammenti d’Arte.

Ha partecipato a prestigiosissime mostre a Bergamo e a Milano. Sofia Falzone, una delle amministratrici del Focus-Group-Art, la descrive così :

“L’adesione alla matrice figurativa,rivisitata con personale sensibilità, è un aspetto essenziale dell’operatività pittorica di Bernardetta Olla, un’artista che intende l’arte come espressione di forme e di concetti, da proporre alla fruizione degli osservatori senza astruse mediazioni deformanti.

Nelle sue opere si individua una tensione narrativa.

Bernardetta è anche ritrattista. In questo campo la sua maestria tecnica, sisposa ad un notevole ed approfondito studio psicologico, per decifrare l’animo dei soggetti oltre che le fattezze esteriori, per fare emergere con eleganza un fraseggio generato da tratti precisi”.

Il percorso di Bernardetta è sempre in salita.  Di recente ha partecipato alla Biennale di Venezia, a Palazzo Zenobio.

Ha esposto a Roma, Via Margutta nella Galleria Arte Area Contesa.

A Cagliari ha partecipato alla 33esima edizione del Festival Sciampitta , che da sempre mette a confronto tradizioni e folklori di vari paesi.

Molto legata alle bellezze e tradizioni della sua terra, sta lavorando a un progetto che parla di fate e streghe, creature fantastiche della mitologia sarda: Janas e Cogas.

È bello ascoltare Bernardetta quando si racconta ma è altrettanto affascinante cogliere femminilità, forza e delicatezza dai suoi lavori.

Ho avuto il piacere di chiacchierare con lei e scoprire una tecnica particolare, usata per impreziosire le opere e renderle sempre più suggestive.

Quanti anni avevi quando hai scoperto la passione per la pittura?

Penso di essere nata con questa passione, dal momento che non ho ricordi nitidi che possano in qualche modo indicare il periodo preciso in cui ho cominciato a dedicarmi all’arte.

Quando e come nasce il tuo percorso artistico?

Inizia quando grazie ad un’amica d’infanzia riscopro la mia passione.

Ho detto “riscopro”, perché dopo essermi sposata, vari impegni familiari, mi hanno allontanata,pur avendo sempre vivo in me il pensiero.

Con lei ho iniziato un corso di pittura a olio, ritrovando così, l’emotività, l’incanto, il sogno e soprattutto riscoprendo un posto che mi piace definire magico dove potermi rifugiare e ritrovare quella parte di me stessa che avevo trascurato.

Ti va di parlarmi ,in modo più dettagliato, dei motivi per cui sei stata costretta ad interrompere il tuo percorso creativo e di come hai vissuto quel periodo?

Domanda dolente, cara Cristina.  Posso dirti che forse dentro di me non ho mai smesso di creare, anche se la vita per molto tempo mi ha portata altrove.

Penso che sia difficile per una donna conciliare i ruoli di mamma e moglie con le passioni, soprattutto quando si hanno figli piccoli.

Mi sono sempre interessata di arte e ho notato con piacevole sorpresa che i tempi sono cambiati e a favore delle donne.

Anni fa, alle mostre erano rare le esposizioni di artiste femminili, mentre sempre più presenti quelle di artisti maschili.

Ora, direi che quasi si equivalgono.

Ciò dimostra che il tempo è stato utile per far sì che non fosse penalizzato il percorso artistico delle donne.

Ti sei ispirata ad un’artista in particolare?

Per la rappresentazione degli alberi, con la tecnica dell’acquarello, mi sono ispirata a Kersey , mentre per i fiori a Whittle.

Ho incontrato e lasciato per strada, tanti maestri.

Amo Caravaggio, per come riesce a far emergere la bellezza del buio. Adoro Van Gogh.

Hai partecipato a vari eventi dedicati a Frida Kahlo, ti va di parlarmi di questa esperienza?

A Bergamo, presso Sala Manzù, l’ambasciatore del Mexico, En Milan Hernan De J. Ruiz Bravo, si è complimentato con me ed ho provato un’emozione grandissima che custodisco nel cuore, come si fa con le medaglie.

Ha commentato la mia opera con queste parole, che non dimenticherò: “Quest’opera è bellissima, è un vero omaggio a Frida che amava gli animali e la natura”. Mi sono commossa.

Signorelli e Roma. Oblio e riscoperte inaugurata a metà luglio, oltre a diversi spunti di riflessione e suggestioni, se non una vera e propria risposta al perché di una mostra dedicatagli a Roma, offre anche la possibilità di un prolungamento di vacanza.

Infatti il pittore cortonese è presente nella Città Eterna, o meglio nella Città del Vaticano, con una sola opera certa, perché documentata, cioè il Testamento e morte di Mosè. Una delle scene delle mura laterali, realizzate in Sistina dalla scuola umbro toscana tra il 1481 e il 1483.

Quindi a Roma Signorelli c’è e non c’è. Eppure la sua arte è stata fortemente influenzata da quello che a Roma ha visto, le opere antiche in particolare.

A sua volta ha influenzato i due grandi protagonisti della Roma del Rinascimento, Raffaello e Michelangelo. Anche se è soprattutto al suo capolavoro, cioè la Cappella di San Brizio a Orvieto, che hanno guardato.

Perché una mostra ai Musei Capitolini? Perché se è Sisto IV della Rovere che costruisce la Sistina e poi la fa decorare dalla scuola umbro toscana, è lo stesso papa, che nel 1471, “restituisce” al popolo romano alcune sculture romane di bronzo, allo stesso tempo, eredità e identità culturale dei cittadini. Così facendo fonda il nucleo primitivo di quello che, probabilmente, è stato il primo museo pubblico al mondo.

Oggi i visitatori dei Musei Capitolini, hanno modo di vedere quegli stessi capolavori, lo Spinario, il Camillo, il Bruto Capitolino, solo per citarne alcuni.

L’esposizione si articola in sette sezioni, dedicate alle tematiche salienti che ruotano intorno alla figura di Luca Signorelli. In apertura la ricerca del vero ritratto, dopo il grande successo, addirittura ci si dimentica delle sue fattezze. Quindi il ritratto di Roma attraverso le piante e le vedute.

La figura e l’opera del papa francescano, Sisto IV, occupa molto spazio, con le molteplici attività come teologo, come restaurator urbis, come ospite caritatevole dei pellegrini con la riedificazione dell’Ospedale di Santo Spirito, come benefattore del popolo romano con la donazione delle sculture antiche, come mecenate delle arti.

Poi l’attenzione torna sul Signorelli, con il suo operato in Sistina, con il capolavoro, la Cappella di San Brizio a Orvieto, con il suo rapporto con l’architetto Bramante, con Michelangelo, infine la riscoperta dopo l’oblio nell’Ottocento e nel Novecento.

L’opera copertina della mostra è la tavola, fresca di restauro, con il Martirio di San Sebastiano, risalente al 1498 circa e conservata presso la Pinacoteca Comunale di Città di Castello in Umbria.

Dalla Alte Pinakothek di Monaco proviene invece la Madonna col Bambino e nudo maschile, realizzata tra il 1494 e il 1496. Allo stesso lasso di tempo viene fatto risalire il Cristo in croce con Maria Maddalena degli Uffizi. La Collegiata di San Medardo ad Arcevia, in provincia di Ancona, conserva il Battesimo di Cristo del 1508.

Signorelli e Roma. Oblio e riscoperte

Roma, Musei Capitolini

19 luglio – 3 novembre 2019

Orario: tutti i giorni 9.30-19.30

Ingresso integrato intero 16,00€; ridotto 14,00€

Catalogo De Luca Editori d’Arte

Info: tel. 060608

       www.museicapitolini.org; www.museiincomune.it

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