
L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
Marzia Carocci
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Con fiato sospeso si vivono e si attendono le primizie del nuovo corso ai Musei Vaticani. Il passaggio di testimone tra Antonio Paolucci, direttore uscente e Barbara Jatta, direttrice entrante è un cambiamento epocale. Sebbene l’avvicendamento sia stato preannunciato e diluito nel tempo per garantire continuità, le novità si susseguono abbastanza serrate e di sicuro e determinato impatto.
Per prima cosa è stato lanciato il nuovo sito, che costituisce l’interfaccia diretta e l’immagine proposta al pubblico.
Quindi questa prima mostra «Dilectissimo fratri Caesario Symmachus». Tra Arles e Roma: le reliquie di San Cesario, tesoro della Gallia paleocristiana, in corso fino al 25 giugno 2017.
Il santo vescovo di Arles all’inizio della sua vita religiosa è monaco nell’Isola di Lerino. Conserverà le virtù monastiche di povertà e cura pastorale anche da vescovo, fu esegeta biblico e autore di regole monastiche di notevole capacità, così come abile comunicatore e particolarmente versato nell’arte della diplomazia.
L’esposizione è allestita nel cuore del Museo Pio Cristiano, collezione di antichità cristiane, che raccoglie soprattutto sarcofagi e che si trova nell’ala dei Musei Vaticani inaugurata nel 1970. Cuore nel cuore e vero e proprio fulcro della mostra è la statua del Buon Pastore. La ridotta misura si deve al fatto che non nasce come scultura a tutto tondo, bensì come parte di un sarcofago.
Inversamente proporzionale alla dimensione, l’importanza che il manufatto ricopre come simbolo pasquale di salvezza. Sulle spalle e intorno al collo del Pastore si trova la pecora smarrita della parabola evangelica, che è simbolizzata, a sua volta, dal pallio di lana che, posto intorno al collo e sulle spalle, connota il vescovo metropolita. Colui che è a capo di una provincia ecclesiastica e di altri vescovi.
Proprio nelle teche ai piedi del Buon Pastore sono esposti i due pallii parte delle reliquie di San Cesario. In particolare quello donato da papa Simmaco (498-514), è testimonianza diretta sia della funzione pastorale svolta nelle Gallie, sia del legame con Roma.
La duplice importanza del pallio di San Cesario spiega anche le ragioni della mostra, come riscoperta delle radici cristiane dell’Europa e riaffermazione di antichi scambi e relazioni. La tunica, la cintura con fibbia in avorio e i calzari di cuoio sono le altre reliquie provenienti da Arles. A queste si aggiungono frammenti sarcofagi del Museo Pio Cristiano e poche altre preziose testimonianze.
La presenza degli antichi tessuti è ciò che rende preziosa questa esposizione, piccolo gioiello decorato con numerose gemme. I lacerti tessili sono poco presenti nelle mostre e anche negli studi non godono ancora dell’importanza che spetterebbe loro, in assoluto e in connessione con opere d’arte considerate maggiori.
Legato alla funzione di Responsabile del Gabinetto delle Stampe della Biblioteca Apostolica Vaticana ricoperta da Barbara Jatta, è il prestito del codice carolingio del IX secolo, dove è conservato il testo della lettera inviata da papa Simmaco a San Cesario nel 513. L’incipit della lettera costituisce la prima parte del titolo della mostra.
Oltre che sulla figura di San Cesario, particolarmente sui tessuti e sui manoscritti della Biblioteca Vaticana si concentrano i saggi nel catalogo edito per i tipi della Edizioni Musei Vaticani, dove sono approfonditi anche la cristianizzazione della Provenza e la storia della Arles paleocristiana.
Ottanta anni fa nacque Valentina Tereškova, la prima donna a viaggiare nello spazio nella missione di successo svoltasi il 14 giugno del 1963. Per festeggiare questa ricorrenza, nell’ambito del progetto #russiaamoremio, il Centro Russo di Scienza e Cultura a Roma ha organizzato una serata di gala dedicata alla cosmonauta sovietica.
L’incontro tematico, condotto dal Prof. Roberto Toscano ed incentrato sulla vita e sulla missione della cosmonauta, ha svelato dettagli inediti sul suo viaggio epocale, offrendo nuovi spunti e riflessioni sul tema dello spazio. Per l’occasione la sala grande della Casa Russa è stata la cornice per la proiezione di foto e video sul volo storico nello spazio della Vostok 6, regalando agli ospiti del Centro un emozionante viaggio virtuale nel passato.
L’iniziativa è stata corredata da una serie di opere pittoriche, esposte nelle sale del Centro, realizzate dall’artista Franco Toscano e dedicate alla «donna delle stelle».
Numerosi sono stati gli articoli pubblicati dalla stampa italiana in occasione di questo importante anniversario, che ricorre proprio oggi, il 6 marzo 2017. «Tereškova è una donna che ha senz'altro
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Valentina Tereškova |
lasciato un'impronta nel Novecento», - così la definisce il portale ANSA nel suo articolo dedicato all’eroina sovietica.
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Il 16 giugno 1963 Valentina Tereškova sconfina dall’atmosfera terrestre a bordo della navicella spaziale «Vostok-6». Nel lasso di 71 ore trascorse nell’orbita terrestre compie 48 giri attorno al pianeta. La notizia del volo della Čajka («Gabbiano»), il nome in codice per le trasmissioni radio scelto dalla cosmonauta, raggiunge ogni angolo del mondo.
Quel volo di Tereškova è stato il primo e l’unico nella sua carriera. Dedicò la sua vita all’attività sociale. Per ben vent’anni la donna-generale dell’aviazione guidò il Comitato delle donne sovietiche, a partire dalla fine degli anni 80 del secolo scorso assunse la carica del Presidente dell’Unione delle società sovietiche di amicizia e del Centro Russo per le relazioni con l’estero (Roszarubežcentr, attualmente Rossotrudničestvo*). Fu insignita per meriti con molteplici alte onorificenze dell’URSS e della Federazione Russa nonché di altri stati.
* Agenzia Federale per gli Affari della CSI, dei connazionali residenti all’estero e per la cooperazione umanitaria internazionale presso il Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa
Intervista al direttore dell'istituto di cultura coreano a Roma, Soo Myoung LEE
La creatività di un artista scaturisce dall’assemblare elementi di cui se ne ha la padronanza e si è in grado di poter mescolare per creare soggetti diversi, e con lo stesso Dna degli elementi mischiati. Questo è, in sintesi, l’obiettivo che si pone l’Istituto Culturale Coreano che ha aperto i battenti un anno fa a Roma, primo in Italia. L’istituto è stato creato, infatti, non solo per far conoscere la cultura coreana al nostro Paese che sin’ora ha conosciuto e apprezzato quella cinese o giapponese, per parlare di estremo oriente, ma poco sa di quella coreana, ben distinta dalle altre due, ma anche per dare la possibilità agli artisti italiani di interagire con quelli coreani, perché possano nascere nuove opere d’arte, figlie delle due culture. In un mondo che va sempre più globalizzandosi la mescolanza di culture è capace di creare opere di cultura non più appartenenti a singoli paesi ma all’umanità, sempre più consapevole della propria unicità. Ne chiediamo conferma al direttore del nuovo istituto, il dottor Soo Myoung LEE.
In quali campi l’istituto promuoverà le sue prossime iniziative in Italia? è previsto anche che all’interno dell’istituto possano incontrarsi artisti dei nostri due Paesi per conoscersi e per ulteriori interscambi culturali?
Innanzitutto vogliamo essere presenti sia nel tradizionale che nel moderno. Il nostro primo obiettivo è quello di presentare la cultura del nostro Paese che comprende, oltre lo spettacolo in generale, sia la tradizione che l’arte moderna. Oltre, quindi, gli eventi culturali e gli spettacoli che organizzeremo, vorremmo presentare al pubblico italiano la quotidianetà in Corea, cioè far vedere cosa mangiano, come si vestono, come vivono a casa i coreani, cioè presentare la vita quotidiana dei coreani. Questo per noi è di grande importanza, ha quasi la stessa importanza degli altri eventi culturali. Per quanto riguarda l’incontro tra artisti italiani e artisti coreani posso anticiparvi che abbiamo in programma una mostra che ha come tema la carta coreana (hanji) che si ricava dalla corteccia del gelso. Ne saranno protagonisti gli studenti italiani che presenteranno le loro opere come espressione di arte moderna e, a fianco, ci sarà un’altra mostra che permetterà di vedere come viene prodotta la carta. E'un ottimo esempio di collaborazione tra artisti italiani e coreani per creare l’arte in se, se possiamo dire. Questo obiettivo si può raggiungere in tre modi: far lavorare gli artisti italiani con elementi coreani, far lavorare artisti coreani con elementi italiani per aversi, infine, un incontro culturale tra gli artisti dei due paesi. Un altro nostro importante obiettivo è quello di promuovere le Olimpiadi invernali che si terranno in Corea, a Pyung Chang, nel febbraio del 2018, alle quali parteciperanno ovviamente anche gli atleti italiani. Sembrerà strano, ma per noi è importante anche che nel mondo si riesca a distinguere la lingua della Corea del Sud da quella del Nord. A volte le persone non distinguono la Corea del Nord da quella del Sud.
Dopo la “Korea week” aperta al pubblico italiano, e alla quale sono intervenuti anche molti giovani, avete in programma altri appuntamenti?
Lo scorso anno abbiamo organizzato a Roma la “Korea week”, quest’anno esporteremo il pacchetto delle manifestazioni in altre città italiane: Firenze, Palermo e così via. Ci saranno mostre, performance di arti marziali coreane, il Taekwondo, si avrà la possibilità di vedere la cultura coreana tramite laboratori, anche di cucina etc. A Roma, in occasione del primo anniversario dell’inaugurazione del nostro istituto, inaugureremo il festival della Corea, sarà il prossimo 26 ottobre, nel mentre continueremo a presentare la nostra cultura con spettacoli, mostre tradizionali, mostrando eccellenze di gastronomia coreana, organizzando manifestazioni di arti marziali e tutto ciò che concerne la cultura coreana. Inoltre, come ultima risposta alla sua domanda, ci sarà una giornata della cultura: il Ministero della Cultura coreano dedica alla cultura l’ultimo mercoledì di ogni mese e quindi anche presso l’istituto c’è stato un evento, lo scorso 22 febbraio c’è stato un concerto di musica classica, e così via, di mese in mese.
Ci sono mostre in corso da poter visitare nel Centro culturale aperte al pubblico?
Certamente, l’istituto è aperto tutti i mesi dell’anno, eccetto luglio e agosto. C’è quella dei dipinti coreani e, a seguire, una mostra di artisti coreani che lavorano in Italia. Per quanto riguarda la gastronomia l’istituto organizza dei corsi, purtroppo ancora limitati per l’orario in quanto gli Scef professionisti per l’ora di pranzo e cena non possono essere presenti in istituto. Seguirà una mostra con tema la carta coreana, poi ancora una mostra sull’arte della calligrafia coreana, ancora una mostra di artigianato molto pregiato, arte creata con le conchiglie, una mostra di artigianato casalingo e, per finire, una mostra di stoffe molto colorate. Inoltre sono stati organizzati anche dei laboratori, di modo che gli italiani possano vivere lla nostra arte.
Molto apprezzati sono stati i corsi di cucina e gastronomia coreana, lei pensa che nel 2017 ci potranno essere altri laboratori di gastronomia?
Il direttore dell'Ist. culturale coreano a Roma Soo Myoung LEE (al centro) |
Per quanto riguarda la gastronomia l’istituto organizza dei corsi, purtroppo ancora limitati per l’orario in quanto gli cheff professionisti, per l’ora di pranzo e cena, non possono essere presenti in istituto in quanto impegnati nei ristoranti, in aprile comunque l’orario sarà più vicino alle esigenze dei tirocinanti e corsi si potranno tenere anche nella pausa pranzo. Attualmente abbiamo intenzione di proporre la cucina coreana anche nei ristoranti di istituzioni internazionali, come per esempio la FAO. Sono in previsione anche delle manifestazioni di cucina vegetariana, tipica dei templi buddisti coreani. In questi viene consumato cibo biologico e viene usato il principio dello Slow food. Vorremmo presentare anche ai preti cattolici la cucina dei templi buddisti. Siamo in contatto con l’associazione dei buddisti coreani in Italia per presentare questo programma il prossimo anno e, non solo per questo, ma anche per presentare i vari aspetti della filosofia buddista, inclusa la cultura del SHANSUSEY, che concerne la permanenza nei templi buddisti , come vacanza per un determinato periodo, che adesso va tanto di moda.
L’universo onirico della pittrice in mostra al Labirinto della Masone di Franco Maria Ricci
“La nave dei folli”, opera della pittrice Patrizia Comand, è la nuova proposta espositiva visibile al Labirinto della Masone di Fontanellato, fino al 19 marzo, in concomitanza con la riapertura della struttura dopo la pausa invernale. Esposto l’omonimo dipinto considerato capolavoro della pittrice milanese, insieme ai numerosi disegni preparatori, ispirato all’opera quattrocentesca scritta da Sebastian Brant, in originale "Das Narrenschift", alle cui illustrazioni aveva collaborato un giovane Albrecht Dürer. Questa pittorica “Nave dei folli”, di ben nove metri di lunghezza, realizzata dalla Comand è testimonianza diretta della raggiunta maturità creativa dell’artista che riesce a comporre un universo visivo e narrativo originale e autonomo, dove fluttuano o danzano figure allegoriche, dai chiari rimandi simbolici rivolti sia al poema di Brant sia alla nostra attualità. Nella sua produzione la Comand ha sempre mostrato di prediligere sequenze tematiche, volte ad una narrazione visiva. Accanto, si evidenzia la padronanza della tecnica pittorica e la capacità di applicarla al pensiero, utilizzando suggestioni visive ed emozionali, fino a rendere piacevole ed allusiva quella sua interpretazione del mondo e delle cose che altri non è se non metafora della condizione umana. Abilità formale e fantasia stanno alla base di questo suo percorso che ha trovato nella “Nave dei folli” una ideale interpretazione.
La mostra occupa una delle sale della Corte Centrale, la sala Calvino, affacciata sulla piazza nel cuore del labirinto di bambù, nella quale è stata allestita la scenografica biblioteca progettata nel 1827 dall’architetto bresciano Rodolfo Vantini, recente acquisizione della Collezione Franco Maria Ricci. E’ corredata da un catalogo, stampato da Franco Maria Ricci, con testi di Philippe Daverio e Giovanni Mariotti, affiancati da numerose immagini che illustrano l’opera e la sua genesi. Nata a Corbetta in provincia di Milano, dopo il Liceo Artistico, Patrizia Comand si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Brera, dove frequenta i corsi di Usellini, Ballo, Marchese e Ilario Rossi e si diploma nel 1972. La sua prima mostra risale al 1974. Un lungo soggiorno in Centro America influenzerà la sua pittura portandola a mutare l’interpretazione della luce e dei colori.
1816- 2016 Alle Scuderie del Quirinale a Roma si celebra il bicentenario di un grande ritorno
Quando un’opera d’arte è ultimata, nasce al mondo come un individuo e, come tale, è soggetta alle vicissitudini di un’esistenza, forse non comune, ma condivisa.
Nasce, almeno nel passato, da un rapporto più o meno amoroso tra artista e committente. Poi, come tutti, segue un destino che non dipende da lei, ma dal capriccio della storia e delle passioni umane.
Alle Scuderie del Quirinale è in corso, fino al 12 marzo 2017, la mostra Il Museo Universale. Dal sogno di Napoleone a Canova. Nel 1796 Napoleone sogna di raccogliere e concentrare le opere d’arte più importanti al mondo in un solo museo a Parigi, al Louvre. Comincia così l’incubo delle città italiane e dello Stato Pontificio, che si vedono strappare capolavori che, da secoli, formavano l’identità di un territorio, come parti vitali costitutive di un organismo.
L’istituzione museo nasce, fin dall’antichità, come luogo identitario di raccolta della bellezza e della memoria. Attraverso le storie che racconta, esplica la sua funzione educativa.
Fin dall’antichità, il successo di un’impresa bellica è quantificata, espressa e comunicata dal bottino di guerra, trasferito, con processione trionfale, dalla patria del vinto a quella del vincitore.
La realizzazione di un museo universale è un sogno e i sogni non sono eterni. Nel 1816 la Restaurazione sancisce la fine del sogno napoleonico.
Un’altra figura eroica si impone all’orizzonte, è quella dell’artista veneziano Antonio Canova. Con lui, gran parte delle opere trafugate da Napoleone, percorrono in senso contrario il cammino dell’allontanamento, in un emozionante, commosso ritorno.
In realtà la mostra rievoca, in parte, proprio il sogno di Napoleone, raggruppando in un solo luogo un’abbuffata di capolavori, da Raffaello a Canova, dall’antichità delle sculture romane al XIX secolo.
Le grandi pale d’altare si susseguono con ritmo incalzante. Fissate a pochi centimetri dal pavimento, costringono lo spettatore a rimbalzare qua e là, avanti e indietro, in uno spazio relativamente ridotto, cercando di sfuggire a un’illuminazione inclemente. Quest’ultima è addirittura deturpante nel caso del magnifico dipinto di Raffaello, che raffigura Leone X Medici con i cardinali Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi. Sembra di poter carezzare le ricche e soffici stoffe, prendere la lente dalle mani del papa e sfogliare il prezioso libro, apparecchiato sul tavolo, accanto al campanello d’argento cesellato d’oro.
Avevano preso la strada di Parigi anche il gruppo marmoreo del Laocoonte e l’Apollo del Belvedere dei Musei Vaticani, collezionate da Giulio II agli inizi del ‘500, prime ad entrare nelle raccolte papali. Per riempire il vuoto straziante, non solo fisico, ma soprattutto spirituale, Antonio Canova aveva scolpito il Perseo e i Pugilatori, tutt’ora esposti nel Cortile Ottagono, in contiguità con le ritornate statue antiche che avevano dovuto sostituire.
Ma la mostra può riportarci anche all’oggi, al pensiero delle opere vendute, trafugate e distrutte per via della guerra e del terrorismo.
Dolorosamente vicini a noi, fisicamente e psicologicamente, i disastri degli eventi sismici.
Chi è o chi sarà l’Antonio Canova di oggi? Forse tutti noi, condividendo il dramma di persone e cose, ricostruendo la nostra identità.
Il Museo Universale - Dal sogno di Napoleone a Canova
16 dicembre 2016- 12 marzo 2017
Roma, Scuderie del Quirinale
Orari: Domenica – giovedì dalle 10.00 alle 20.00; Venerdì e sabato dalle 10.00 alle 22.30
Ingresso: Intero € 12,00 - Ridotto € 9,50
Info: Tel. +39.06.39967500 - www.scuderiequirinale.it
"La rete digitale può essere un luogo ricco di umanità, non una rete di fili ma di persone...", è quanto detto da Papa Francesco che ha ispirato la creazione di questo nuovo sito: pensato e realizzato in modo da renderne accessibili i contenuti al maggior numero di utenti.
Presso la Sala Stampa della Santa Sede è stato presentato il nuovo sito web dei Musei Vaticani.
Sono intervenuti: S.E. Mons. Fernando Vergez Alzaga, L.C., Segretario Generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, Direttore della Direzione delle Telecomunicazioni; Rev.mo Mons. Dario Edoardo Viganò, Prefetto della Segreteria per la comunicazione; Dott.ssa Barbara Jatta, Direttrice dei Musei Vaticani.
La struttura del portale infatti, guida il pubblico visitatore, prima, durante e dopo la visita con nuove e riformulate informazioni, risulta semplice ma al contempo elegante e sofisticato, accattivante facilmente accessibile e navigabile da qualsiasi dispositivo e piattaforma, mirando ad arricchire e agevolare "l'esperienza di visita", sarà consultabile sia da computer, tablet e smartphone e fruibile in cinque versioni linguistiche ( italiano, inglese, spagnolo, tedesco, francese).
Le caratteristiche proporzionali del nuovo sito possono essere ben comprese da alcune cifre: 12.995 pagine ( nelle cinque lingue), 3.071 immagini e numerosi contenuti multimediali.
Il lungo e notevole lavoro di realizzazione del nuovo portale è stato promosso dal Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, su indirizzo e supervisione dei Musei Vaticani e coordinato dall'ufficio Multimedi@ e Sito Web dei Musei Vaticani.
L'Ufficio Supporto Tecnologico dei Musei Vaticani, la Direzione Tecnologica della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede, il Provider Servizi Internet Vaticani e Inarea Strategica Design, hanno prestato la loro opera nella realizzazione del nuovo sito.
"I Musei siano aperti a tutti" - esorta Papa Francesco - "Se il Papa ha dei musei è proprio per questo!Perché l'arte può essere un veicolo straordinario per raccontare agli uomini e alle donne di tutto il mondo, con semplicità, la buona notizia di Dio che si fa uomo per noi, perché ci vuole bene! Ed è bello questo!"
E' così che , attraverso il nuovo portale, I Musei Vaticani, saranno in grado di preservare, valorizzare, promuovere e condividere il patrimonio storico - artistico -culturale della Chiesa.
Veder riuniti in un’unica raccolta “cartoni” di maestri del Novecento italiano è occasione piuttosto rara. Ce la offre la mostra proposta da Marco Fabio Apolloni e Monica Cardarelli dal titolo <Cartoni. Disegni smisurati del ‘900 italiano> che presenta (fino al 31) a Bologna, nello Spazio Sympò (ex Chiesa di Santa Maria del Buon Pastore), in 20 cartoni di maestri, la collezione della Galleria del Laocoonte di Roma: una sorta di pinacoteca di “disegni smisurati”, espressione dell’alto livello dell’esercizio del disegnare nella prima metà del secolo scorso, legato al ritorno alle tecniche di decorazione antiche e tradizionali.
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Ferrazzi Ferruccio: Cerere |
Si va dal dannunziano Adolfo De Carolis con il grande foglio preparatorio del dipinto Primavera (1903) ad una monumentale figura di Mario Sironi che pare scolpita nella roccia a colpi di grafite. Del poliedrico Duilio Cambellotti è esposto il cartone per il rosone realizzato in vetri colorati per la Cattedrale di Teramo, oltre a due disegni preparatori per i manifesti del film Fabiola, uno dei primi kolossal italiani del immediato dopoguerra. Due maestosi cartoni per gli affreschi dello scalone del palazzo dell’INA a Roma – ora proprietà dell’Ambasciata Americana – sono opera del quasi dimenticato Giulio Bargellini (Firenze 1875- Roma 1936), frescante instancabile di terme, banche e ministeri dove andò traducendo in italiano le archeologie viventi di Alma Tadema e le bellezze femminili che Klimt aveva trasformato in sontuose carte da parati. Di Gino Severini è una Madonna con Bambino per la Cattedrale di Losanna. Di Galileo Chini una delle virtù, che ornavano il Padiglione delle Esposizioni della Biennale di Venezia.
Publio Morbiducci (1889-1963), è l’autore di una serie di disegni con trionfi di spoglie militari in cui le armi dell’antichità classica sono commiste con quelle moderne dell’ultima
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Adolfo De Carolis: La Primavera |
guerra. Erano per grandi pannelli in vetro smerigliato, ma la sconfitta di quelle armi stesse venne prima della realizzazione finale. Del calabrese Achille Capizzano, autore tra l’altro di alcuni mosaici del Foro Italico, sono presentate due scene dalla Divina Commedia ispirate ad antiche xilografie.
Infine di Ottone Rosai è in mostra un Giovinetto Crocifisso sospeso quasi a grandezza naturale su un vasto foglio, in cui il rovello del disegno si traduce in un’apparenza espressionista di grande pathos.
<Il cartone - spiega Marco Fabio Apolloni -è l’ultimo luogo delle incertezze, dei ripensamenti, dei cambiamenti improvvisi in corso d’opera. Sono le cancellature, le correzioni, ciò che rendono il cartone una sorta di sindone di carta di tutta la passione e le sofferenze di un artista nel corso della creazione del proprio capolavoro. E’ questa qualità del cartone in cui l’opera d’arte e il documento di lavoro si confondono che costituiscono la sua maggiore attrattiva>.
In quel di Spoleto sarà Il teatro Caio Melisso-spazio Fendi a far da cornice ad un evento acclamato, dove arte e cultura si fondono in un unicum all’interno del programma “Giudicate Voi”, talkshow televisivo in cui si dibatte a gran voce sugli inganni e le difficoltà che il contribuente si trova ad affrontare all’interno delle controversie bancarie e tributarie.
Onere del prof Luca Filipponi, Presidente dello Spoleto art festival, di dare inizio alla trasmissione con l’autorevole guida del conduttore dott. Alfredo Mariani : “ L’arte è un qualcosa di straordinario e va enfatizzata sotto tutti i punti di vista ,così la cultura, pilastri su cui fondare i dettami della società odierna e trasmettere quindi ai giovani la complementarietà tra l’una e l’altra . Lo Spoleto art Festival risponde a questa finalità : elevare l’arte al massimo grado, offrire la possibilità agli artisti di poter emergere, esportare il Made in Italy nel mondo valicando ogni confine “.
All’intervento del Prof. Filipponi si aggancia il Rettore dell’Accademia Universitaria degli Studi Giuridici Europei ,prof. Giuseppe Catapano, (AUGE,www.accademiauge.com ): “ L’artista è una figura qualificata all’interno dell’ordinamento,ha una propria identità; studioso e dedito al proprio lavoro ogni giorno come se fosse il primo. Ed allora mi chiedo,perché non è riconosciuto come professionista? Su questo filone, l’ Auge ha generato la figura di consulente del contenzioso. L’Accademia ,insieme ad Assicont(albo europeo assistenti del contenzioso)fornisce al contribuente in difficoltà gli strumenti giusti per farvi fronte: predispone figure qualificate,professionisti formati e agguerriti nella battaglia alle ingiustizie e vessazioni sul contribuente. : “Talvolta-conclude l’intervento- I fondi della comunità europea finiscono per essere destinati al finanziamento edile,alla creazione di nuovi istituti sforniti di docenti formati”. Presente in puntata la dott.ssa Mariarosaria Rusciano (Presidente Assicont) urla “no” ai tuttologi, esorta a diffidare di quei professionisti tuttofare e che si prodigano nel poter risolvere qualsiasi situazione. “Bisogna affidarsi a persone serie e qualificate che abbiano conoscenza certa della specifica materia di cui si tratta; solo in questo modo si può far fronte a situazioni compromettenti dannose per il contribuente. Assicont opera in tal senso, assistere i contribuenti con una figura innovativa all’interno del law system italiano: il consulente del contenzioso.
Una figura professionale specifica, che gestisce in modo consapevole la controversia . “ Insieme alla dott.ssa Rusciano anche l’avv. Alberto Pastore, formatore AUGE e l’avv. Francesco Petrino Toga d’oro AUGE nonché Presidente S.N.A.R.P (Sindacato Nazionale Antiusura Riabilitazione Protestati), il quale critica aspramente il sistema bancario italiano, elogiando il lavoro svolto dal prof. Catapano volto alla creazione e formazione di una figura qualificata del tutto estranea al nostro ordinamento. “Questo incontro tenutosi al Teatro Caio Melisso rappresenta un felice connubio tra arte ed altre attività professionali che consentono al mercato e agli esseri umani di crescere culturalmente e consentire la coagulazione tra le varie categorie professionali. “ Il Dott. Eraldo Vinciguerra (rapporti istituzionali per l’arte) approva a pieno il discorso tenuto dal Rettore Giuseppe Catapano esaltando al contempo il valore dell’arte nel contesto della nostra società. La risposta della politica arriva da Mario Sepe (vice segretario nazionale DC): “il politico volge lo sguardo al futuro: il patrimonio artistico italiano ha un valore inestimabile, fa parte di quella filiera che può produrre reddito. D’accordo con il Prof. Catapano circa lo scopo che si prefigge con la creazione della figura di assistente del contenzioso e si auspica,inoltre,un corso di formazione mirato allo sviluppo e promozione del territorio italiano.”
Il comune di Spoleto è rappresentato da Gianpiero Panfili (presidente consiglio comunale):” L’Italia intera deve forzare la mano sullo sviluppo della formazione. Siamo portati a intendere la formazione come una spesa,a mio avviso è una risorsa e l’imprenditore non può ritrarsi; deve costantemente promuovere e alimentare la formazione”. Conclude il dibattito l’intervento del Preside Tesoriere Auge ,dott. Cesare Cilvini : “l’Auge è onorata nello sponsorizzare questi eventi poiché la cultura è un perfetto connubio con lo studio del professionista , per la sua crescita professionale e culturale.” Il Rettore dell’Accademia, Giuseppe Catapano, è un professionista alla costante ricerca di soluzioni favorevoli al contribuente. Completamente dedito alla causa, pubblica il secondo volume di “Banche e anomalie” un manuale –guida che offre spunti concreti,da poter consultare con estrema facilità in qualsiasi momento ed in ogni occasione per cui si voglia fare chiarezza. Le domande ed i dubbi sono tutte nella nostra testa,le risposte sono contenute nel volume accompagnate da moduli pratici per agevolare chi dall’altra parte necessità di un sostegno e di chiarimenti circa il proprio caso. Il volume è acquistabile sia in formato cartaceo sia in formato e – book. Per maggiori informazioni visitare la pagina Facebook: Banche e anomalie”.
E per fortuna c’è chi ancora si dibatte per i contribuenti vessati, per i padri di famiglia che non arrivano a fine mese ,per tutti coloro che incontrano difficoltà insormontabili e che diventano protagonisti di efferate tragedie. Per fortuna, c’è chi combatte per noi offrendo possibilità concrete di rinascita. La città di Spoleto ,già scenario di una manifestazione di arte esclusiva,quest’anno potrà fregiarsi di aver ospitato dei luminari in tema di controversie bancarie e tributarie,in primis il prof. Giuseppe Catapano che con tenacia ha affermato il suo talkshow “giudicate voi” nelle più prestigiose località italiane.
Roma 14 Gennaio. Ieri al Maxxi di Roma, come evento collegato alla mostra “The Japanese House” (9 novembre 2016-26 febbraio 2017), si è tenuto un incontro con Toyo Ito durante il quale l’archistar coreano-giapponese ha presentato alcune delle sue più significative opere.
Toyo Ito, nato in Corea 76 anni fa ma cresciuto professionalmente in Giappone, è un protagonista indiscusso dell‘architettura contemporanea. La parola più idonea per definire il suo lavoro è
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College of social science Taiwan |
“innovazione”. Le sue opere esprimono un cambiamento, la sua architettura è leggera, immateriale e lo spazio diventa flessibile.
Laureatosi a Tokio nel 1965, oltre ad aver operato come professore associato in numerose prestigiose università nel mondo, ha ricevuto significativi riconoscimenti quali il Good Design Award nel 2001, il Leone d’oro alla Biennale di Venezia nel 2002, il premio annuale dell’Architectural Institute of Japan nel 2003 e la medaglia d’oro dei Royal British Architects nel 2006. Nel 2013 ha ottenuto il Pritzker Architecture Prize.
Significativo è stato il suo contributo al progetto “Home for all”, in cui, dopo il terribile terremoto e maremoto del 2011 in Giappone, un gruppo di importanti architetti, attraverso un dialogo con le vittime di Sendai, ha cercato un modo di aiutarle nella ricostruzione della città e nel miglioramento della vita quotidiana della comunità. Il risultato è stato la Home-for-All (Minna no Ie): un luogo dove la gente potesse sentirsi come a casa propria, incontrarsi, riposarsi e parlare del futuro della città.
All’incontro Toyo Ito si presenta con un paio di occhialini con montatura bianca che gli conferiscono un’ aria arguta, vispa e giovanile.
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Sendai Mediatheque |
Il primo sviluppo significativo del suo percorso professionale è la “White U”, abitazione al centro di Tokio realizzata per sua sorella e le figlie dopo la perdita del marito; l’obiettivo dell’opera era proteggerle, avviluppandole come se fossero in una caverna. Riuscì così bene nell’intento che venti anni dopo l’opera fu distrutta per volere delle stesse proprietarie proprio perché si sentivano talmente “iperprotette” da questo edificio al punto di non sentirsi in grado di “ spiccare il volo” nella vita.
Altre opere significative illustrate:
Sendai Mediatheque, centro culturale innovativo per la sua estetica ed ingegneria, che combina una biblioteca con una galleria d’arte; molto amato e frequentato dagli abitanti di Sendai.
Tama Art University Library di Tokio, la cui facciata è costituita da archi di differente ampiezza e le pareti molto sottili costruite con metallo e
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Tama Art University Library |
calcestruzzo. Al piano terra il pavimento ha un’ inclinazione di circa un ventesimo con le conseguenti difficoltà nel posizionamento degli archi stessi.
College of Social Sciences - National Taiwan University caratterizzata da una distribuzione delle colonne particolare che gli conferisce l’aspetto di un bosco che si integra col paesaggio.
Taichung National Theatre (Taiwan), inaugurato nel 2016 , gruppo di tre teatri, inserito in zona residenziale costruita durante i dieci anni di realizzazione dell’opera.
L’incontro avuto fa riflettere sull’importanza delle visioni degli architetti eccellenti per promuovere, ideare e costruire luoghi di aggregazione tra le persone.
A grande richiesta del pubblico, è tornata a Roma, a pochi anni di distanza dalla precedente, una mostra dedicata ad Edward Hopper. Sessanta dipinti, che coprono gli anni dal 1902 al 1960, provenienti dal Whitney Museum di New York, sono esposti al Vittoriano fino al 12 febbraio 2017. Nonostante l’altezza di un metro e novanta gli conferisse un’imponenza fisica notevole, Hopper era sfuggente e riservato. Allo stesso modo appaiono gli spazi che raffigura: vuoti, dall’atmosfera sospesa, con una luce tagliente. Non è facile comprendere l’atteggiamento delle figure, che appaiono lontane, chiuse nel loro mondo estraneo e lontano. Grande successo per questo artista sfuggente, morto a soli quarantaquattro anni. Forte la sua influenza sul cinema e l’originalità della mostra è proprio nella sezione dedicata a questo tema.
Dal modo distante di Hopper, si passa all’esistenza vissuta senza pelle di Antonio Ligabue. Qui la realtà ha colori nitidi, primari, lucidi come smalti. Il fascino degli animali esotici è nella violenza di abbracci mortali. Il colore si fa macchia iridescente nella pelle squamosa del serpente, decoro raffinato nel leopardo, pelo irto e solido nel gatto che ha catturato il topo. Nella lotta concitata anche le foglie sono appuntite come lame, come scaglie di vetro tagliente.
Questa presa diretta sulla vita non deve ingannare, l’apparente semplicità è figlia della sapienza tecnica, della composizione perfettamente bilanciata. La sofferenza è autentica e anche l’empatia. Introduzione all’esposizione la biografia e un filmato dove appare l’artista stesso. Indimenticabile è stata l’interpretazione di Flavio Bucci nei panni di Ligabue. La mostra è stata prorogata fino al 29 gennaio 2017.
Per chi il mondo volesse sfuggirlo del tutto, sconfinando nella fantasia o addirittura in un altro mondo o meglio universo, la terza delle mostre in corso al Vittoriano fino al 29 gennaio, è dedicata a Guerre Stellari- Play. La mostra sulla saga che ha sedotto tre generazioni. Gadget, modellini, action figures e stampe d’epoca, ma anche pezzi vintage e merchandising come costumi, caschi e armi, fanno la felicità di collezionisti e adepti.
Per informazioni e prenotazioni sono disponibili il numero telefonico +39 06 8715111 e il sito internet www.ilvittoriano.com. Il biglietto di ingresso ha il costo di 14€ comprensivo di audioguida per la mostra di Edward Hopper e 10€ per le altre due, è disponibile un biglietto congiunto per tutte e tre le mostre di 28€.
Si è svolta Lunedì 5 Dicembre 2016 alle ore 12, nella suggestiva sala Barile dello storico Palazzo del Consiglio Regionale di Firenze, la conferenza stampa di presentazione del Museo di Arte e Cultura Orientale del Comune di Arcidosso, in provincia di Grosseto. Sono intervenuti: Eugenio Giani, Presidente del Consiglio Regionale della Toscana; dr. Jacopo Marini, Sindaco di Arcidosso, Alex Siedlecki, Direttore del Museo, Fabio Risolo, Presidente Comunità Merigar, Responsabile Relazioni Istituzionali associazione Dzogchen.
Il Presidente Eugenio Giani, dopo i saluti e i ringraziamenti di rito, ha illustrato le caratteristiche culturali del sito in cui sorgerà il Museo: il castello Aldobrandesco, realizzato dalla famiglia Aldobrandeschi nella parte più alta del centro storico dell'omonima località del Monte Amiata, destinato a diventare un importante punto di riferimento culturale e spirituale sul territorio, sia a livello locale che nazionale e internazionale. Ha preso poi la parola il Sindaco Jacopo Marini che ha ribadito l'importanza dei valori insiti nella mission del museo legati alla tolleranza, alla condivisione e alla compassione. È stata poi la volta del Direttore Alex Siedlecki che ha presentato il Museo, il programma di eventi previsto nella settimana successiva all'inaugurazione e l'articolazione interna del Polo Espisitivo, ovvero i 9 spazi della galleria, che intende collegare percorsi artistici alla tecnologia. Infine, Fabio Risolo ha illustrato la storia e le attività svolte dalla comunità Dzogchen, sorta 35 anni fa dalla volontà di persone di diverse nazionalità, età, professioni e culture che avevano iniziato a incontrarsi e condividere studi, pratiche e vita quotidiana. L’insegnamento Dzogchen, per sua stessa natura, si ispira alla compassione, alla non violenza, al rispetto per ogni creatura vivente. Una delle caratteristiche più forti della Comunità Dzogchen è la varietà di nazionalità presenti. Collegata a diversi centri culturali nel mondo, la sede principale è Merigar, nel Comune di Arcidosso, ed è incentrata sulla figura del Prof. Namkhai Norbu, nato nella Regione Autonoma del Tibet, risiede in Italia dagli anni Cinquanta. Sin dalla giovane età è stato riconosciuto come raffinato erudito, ha lavorato presso l’ISMEO di Roma e all’Università Orientale di Napoli. Le sue ricerche, di fama mondiale, sono un riferimento per tutti gli esperti in campo storico e filosofico del mondo orientale. Sono stati poi ringraziati i diversi Patrocini: la Regione Toscana, della Commissione Italiana Nazionale per l'UNESCO, del Ministero dei Beni, delle Attività Culturali e del Turismo, e del Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca, dell’Unione dei Comuni Amiatini e dell’UBI, Unione Buddisti Italiani. Infine lo sponsor gastronomico, il Consorzio di Tutela dell'Olio di Seggiano, ha offerto un assaggio dei prodotti di eccellenza del territorio, legati alla produzione dell'olio extravergine d'oliva derivato dalla lavorazione della cultivar locale, l'Olivastra di Seggiano: una cultivar autoctona, particolarmente resistente e selvatica, che copre le pendici del Monte Amiata con uliveti secolari, che si estendono fino ai 600 metri sopra il livello del mare, con un aroma e un gusto singolare, quello dell'"ulivo di montagna", importante per le sue proprietà nutritive e curative, caratterizzate da un alta percentuale di sostanze antissiodanti e vitamina E.
“Niente è come appare” al Palazzo Ducale di Massa dove, fino al 6 novembre, espongono Bertozzi & Casoni. Giampaolo Bertozzi (Borgo Tossignano, Bologna, 1957) e Stefano Dal Monte Casoni (Lugo di Romagna, Ravenna, 1961), artisti di fama internazionale portano avanti da tempo una ricerca finalizzata a riposizionare l’utilizzo della ceramica dandogli pari dignità degli altri mezzi espressivi utilizzati nell’arte contemporanea. Le loro opere, per autorevolezza esecutiva e ideativa, non temono, infatti, confronti né con le sofisticate esperienze contemporanee né con l’antico, utilizzando un linguaggio definito “pop concettuale”. Le mostra che fa parte del ciclo “Oltre l’immagine” organizzate dall’Associazione Quattro Coronati e dal Comune di Massa e curate da Mauro Daniele Lucchesi, presenta una serie di sculture realizzate in ceramica e maiolica in cui i due artisti riproducono con straordinaria abilità tecnica, acquisita in oltre trent’anni di “mestiere”, così com’era uso dire nelle botteghe rinascimentali, oggetti di utilizzo comune poi abbandonati ( bidoni per l’olio combustibile, cestini dei rifiuti, “sparecchiature”, scatole di detersivo), ai quali aggiungono animali bellissimi e coloratissimi ( pappagalli , coccinelle, camaleonti, iguane, ecc.). La bellezza della natura interagisce e, in qualche modo, assorbe e fa suoi i rifiuti dell’uomo, ne stravolge la percezione visiva eliminando il confine tra ciò che viene considerato bello, secondo i normali canoni della bellezza, e ciò che è considerato “spazzatura” e quindi brutto portando così a soluzioni creative che vanno “oltre l’immagine”. Bertozzi & Casoni, maestri indiscussi e consacrati, fin dagli anni Novanta hanno riscosso il consenso di critici d’arte contemporanea e l’interesse di gallerie d’arte nazionali e internazionali, di musei e collezionisti d’arte. Nel 2009 i loro lavori sono stati esposti al Padiglione Italia della Biennale di Venezia, nel 2010 alla All Visual Arts di Londra, alla Galleria Sperone Westwater di New York e alla Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano, nel 2011 al Padiglione Italia della Biennale di Venezia, nel 2013 al Museum Beelden aan Zee all’Aia, alla Galleria Beck Eggeling di Düsseldorf e nelle sale monumentali di Palazzo Te a Mantova, nel 2016 alla Galleria d’Arte Moderna di Palermo
Siamo oramai pervenuti nella nuova era, quella del pensare “globale” e del dialogo con il mondo. Se n’è già accorta la Corea del Sud, Paese all’avanguardia sia dal punto di vista tecnologico che culturale. Con il nostro Paese la Corea intrattiene un interscambio non indifferente. La Samsung, la nota marca di smartphone che usiamo tutti i giorni, da noi è di casa, e i meravigliosi abiti di seta della tradizione coreana fanno sognare agli italiani i fasti dell’ estremo Oriente. Del resto anche i coreani apprezzano la nostra cultura, ammirano il nostro “bel canto”, tant’è che numerosissimi giovani vengono in Italia per imparare e diffondere la nostra arte nel loro Paese, e altrettanti vengono a Maranello per
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La nuova sede dell'istituto Culturale Coreano |
ammirare la nostra tecnologia.
Tanta ammirazione e stima reciproca non poteva sfociare che nell’inaugurazione avvenuta il 26 ottobre scorso del Centro di Cultura Coreano a Roma, una bellissima palazzina di stile liberty presso porta Pia, in via Nomentana al civico 10: circa 2.200 metri quadrati ristrutturata dallo studio di architettura Agazzi. L’Istituto è composto da due edifici, l’edificio centrale e la dependance, più uno spazio all’aperto, un giardino che sarà messo a disposizione anche per esposizioni d’opere d’arte. Park Eun-Sun, fra i maggiori artisti coreani contemporanei, che residente in Italia, espone a Roma in occasione dell’apertura dell’Istituto.
L’Istituto è il trentunesimo nel mondo e l’undicesimo in Europa.Esibizioni musicali e di danza moderna di alcuni, tra i più famosi gruppi coreani, hanno dato lustro all’inaugurazione.
Teatro, cinema, musica, arte, sport, beni culturali e ricerca universitaria sono stati coinvolti con l’entrata in vigore dell'ormai lontano Accordo Culturale del marzo 1965, mediate il quale si sono realizzati eventi e accordi che in questi decenni hanno rafforzato e intensificato i rapporti di cooperazione culturale fra i due Paesi.
Del complesso l’edificio centrale, di cinque piani, ospita la gran parte degli spazi che compongono l’istituto: attraverso diverse sale poste al piano terra si ripercorre, come fosse una piccola mostra permanente, la storia della Corea; dall’esposizione di oggetti realizzati da artigiani coreani, alla ricostruzione dell’interno di una casa tradizionale, fino alle più moderne e interattive opere di MediaArt coreane. Al primo piano sarà dato spazio anche alle esposizioni temporanee. Per ora,
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Oggetti tradizionali |
fino al 18 novembre, sarà visitabile una mostra sull’artigianato contemporaneo coreano: “Fare è Pensare, è Fare”. All’edificio si abbinano la Biblioteca, per ora circa 2000 titoli fra pubblicazioni in coreano, italiano e inglese, le aule per la scuola di lingua coreana (Sejonghakdang) e un’ampia sala, di circa 130 posti, destinata a proiezioni, convegni e concerti.
Nella dependance, a fianco dell’edificio principale, troviamo uno studio d’arte che sarà messo a disposizione degli artisti italiani e coreani per la creazione di nuovi progetti, e un’ampia sala per lezioni di cucina coreana. Augurio del neodirettore, Soo Myoung Lee, è quello che, all’interno dell’istituto, artisti dei due Paesi possano conoscersi, entrare in sintonia e divenire pionieri di una nuova cultura, come i tempi richiedono.
Numerose le personalità: oltre all’Ambasciatore della Repubblica di Corea a Roma, Yong-joon Lee, il neodirettore del Centro culturale, Soo Myoung Lee, il Presidente del KCIS ( Korean Culture and Information Service), Gapsu Kim, hanno presenziato l'on. Ilaria Borletti Buitoni, sottosegretario del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del turismo, il cardinale Monterisi, numerose personalità del mondo politico italiano e rappresentanti del mondo imprenditoriale, sia coreano che italiano. Un folto pubblico ha fatto da cornice.
Le attività dell’istituto sono già iniziate: il 27 e 28 ottobre scorso, oltre alle lezioni di cucina coreana e alle mostre d’arte da visitare, per entrambe le giornate, dopo le 20.00, si è potuta ascoltare la voce della cantante Kang Hyo Ju, interprete del Sain Nori, particolare
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Staza di una casa coreana |
canto proveniente dalla tradizione musicale di ispirazione sciamanica (in coreano Mudang) accompagnata da alcuni strumentisti coreani. A seguire la perfomance hip-hop proposta dai Gramblrez Grew, giovanissimo e fra i più affermati gruppi di break dance coreani.
Per i prossimi appuntamenti da segnalare, dal 21 al 26 novembre, la Korean Week ( la Settimana della Corea), che porterà in Italia artisti, musicisti, chef e atleti coreani per approfondire ogni giorno un tema diverso: la cucina (in collaborazione con Gambero Rosso), la cultura della bellezza, la musica jazz, l’arte marziale del taekwondo e ifine ci sarà una giornata dedicata all’hanji, la famosa carta coreana realizzata dalla corteccia di gelso. Nel mentre, fino al 6 novembre, nell’ambito delle celebrazioni per l’apertura dell’istituto, proseguono i concerti Nuovi Voci Coreane per il Bel Canto al Teatro Italia, sempre a Roma, con la Roma Sinfonietta.
I programmi di visita dell’Istituto, i corsi di lingua coreana, i corsi di calligrafia, i corsi di cucina, e lezioni di taekwondo, gratuiti e aperti al pubblico, prenderanno il via nel 2017. Fino alla fine del 2016, dietro iscrizione, si avvieranno corsi saltuari.
A trentent’anni dalla scomparsa il Comune di Sissa Trecasali promuove una mostra dedicata all’artista concittadino organizzata in collaborazione con la Pro Loco, il sostegno della Regione Emilia Romagna e il Patrocinio della Provincia di Parma. La mostra resterà aperta fino al 27 novembre.
Con sessanta opere di Bruno Zoni (Sissa 1911 - Parma 1986) esposte a Villa Marchi, Il comune di Sissa Trecasali celebra l’artista nel trentennale della morte. Tema della mostra è il paesaggio del Po e della Bassa, uno dei prediletti e più significativi nella lunga attività del pittore.
La mostra raccoglie dipinti su tela, su faesite e su carta dedicati al paesaggio della bassa e a tutto quanto nella pittura di Bruno Zoni (1911 - 1986) riprende i temi della tradizione paesaggistica e culturale del territorio. Nato a Coltaro di Sissa il 26 dicembre del 1911, Zoni ha sempre portato con sé memoria di questa terra concreta, contadina, e pur densa di suggestioni per quel paesaggio unico dove le nebbie invernali e le calure estive rendono ad ogni scorcio particolari colori, ed umori quasi tangibili. Immagini e fantasie che si sono radicate in un animo sensibile, dedito alla pittura, già racchiusa da Francesco Arcangeli nell’ambito del naturalismo informale padano.
La vita e l’arte
Trasferitosi a Parma bambino con la famiglia, Bruno Zoni studia all’Istituto d’arte Paolo Toschi e si diploma successivamente in scenografia all’Accademia di Brera, studiando contemporaneamente composizione musicale. A 27 anni è ammesso alla Quadriennale nazionale di Roma con l’opera «L’Appennino dopo la pioggia> che gli vale il Premio Bergamo nel 19.
In quegli anni si va profilando una brillante carriera con la chiamata in cattedra a Brera, condizionata però all’iscrizione al partito fascista a cui Zoni non aderisce. Si ritrova così ad insegnare in provincia di Piacenza nelle scuole medie: prima a Bobbio e poi a Castel San Giovanni. Ciò non gli impedisce di partecipare alle discussioni che animavano la pittura italiana con la nascita del gruppo di Corrente, aperto ad un rapporto intimo con la realtà quotidiana, che per Zoni significa il Po.Nel 1945 sposa Angiolina Gandini (dal matrimonio nascono Lina e Antonello) e inizia ad insegnare a Parma. Nel 1946 vince il premio Piacenza, nel 1947 il premio Modena e nel 1952 il premio Parma.
Sono questi anche gli anni in cui partecipa al dibattito che si forma attorno al realismo come impegno sociale che vuole il contenuto subordinato alla forma ma senza rinunciare alla propria personalità, alle proprie idee. I suoi paesaggi assumono strutture più marcate, quasi post-cubiste e tra i soggetti compaiono le fabbriche e i cantieri. Nel 1950 è invitato alla XXX Biennale di Venezia.
L’informale intanto inizia ad attirare diversi pittori e Zoni partecipa con Afro, Birolli, Vedova, Morlotti al «Gruppo degli otto», che propugna un linguaggio volto alle varie esperienze, compreso l’informale.
Dalla metà degli anni Cinquanta si libera infatti dal geometrismo di matrice cubista e nella sua pittura cominciano a trovar spazi sempre più ampi aria, luce, sensazioni, interpretate con segni cromatici brevi quanto intensi, lampi di sostanza poetica che vanno ampliandosi col tempo. Il suo rapporto con la natura non si esaurisce col paesaggio ma prosegue nelle «nature morte» dove scrive alcune delle pagine più significative di quegli anni. Bruno Zoni muore nel 1986, sulla soglia dei 75 anni.
La sua rilevanza nella pittura italiana lo vede ancor oggi protagonista del suo tempo, pittore il cui ricordo va rinnovato con la riproposizione delle opere. Hanno scritto di lui Guido Ballo, Luciano Caramel, Raffaele De Grada, Roberto Tassi, Arturo Carlo Quintavalle, Attilio Bertolucci, Gianni Cavazzini, Mario Penelope, Pier Paolo Mendogni, Gianni Cavazzini, Giovanni Riva. Opere di alto livello sono conservate in collezioni pubbliche e private, tra cui la Fondazione Cassa di Risparmio di Parma che gli dedica due monografiche, nel 1995 e nel 1999.
I dipinti scelti per questa esposizione provengono dalla famiglia che ne vuol così ripercorrere assieme al Comune di nascita la vita e l’opera inserendo il progetto nei percorsi culturali del territorio.
Bruno Zoni. Orizzonti Padani
A cura di Stefania Provinciali
Villa Marchi, Sissa (Parma)
Dal 4 novembre 2016 al 27 novembre 2016
Inaugurazione venerdì 4 novembre 2016, ore 16