L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
Marzia Carocci
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Il Mondo Fluttuante di Hiroshige torna a Roma dove era già stato nel 2009, in un luogo diverso, le Scuderie del Quirinale, ma più o meno con la stessa estensione temporale, dal 1 marzo al 29 luglio 2018. Anche questa mostra propone soprattutto xilografie dove la natura ha il ruolo predominante.
Le pareti ci avvolgono in una atmosfera blu che cresce in intensità verso l’alto, al contrario delle stampe, dove il blu appartiene soprattutto alla terra e all’acqua, mentre i cieli hanno sfumature giallo-arancio. La nostra guida in questa immersione in un mondo altro, seppure naturale e familiare ai nostri sensi, è l’artista stesso. Il suo ritratto lo mostra sereno, in abito da monaco shintoista.
Anche l’arte occidentale conferisce alla figura dell’artista una forte connotazione spirituale, investendolo di una carica sacerdotale di messaggero e guida.
In mostra sono riportate le parole di Vincent van Gogh, che in una lettera al fratello Theo, scrive: «Studiando l’arte giapponese si vede un uomo indiscutibilmente saggio, filosofo e intelligente, che passa il suo tempo a fare che? A studiare la distanza fra la terra e la luna? No. A studiare la politica di Bismarck? No. A studiare un unico filo d’erba. Ma quest’unico filo d’erba lo conduce a disegnare tutte le piante, e poi le stagioni, e le grandi vie del paesaggio, e infine gli animali, e poi la figura umana. Così passa la sua vita e la sua vita è troppo breve per arrivare a tutto. Ma insomma, non è quasi una vera religione quella che ci insegnano questi giapponesi così semplici e che vivono in mezzo alla natura come se fossero essi stessi dei fiori? E non è possibile studiare l’arte giapponese, credo, senza diventare molto più gai e felici, e senza tornare alla nostra natura nonstante la nostra educazione e il nostro lavoro nel mondo della convenzione».
Non c’è molto da aggiungere alle parole del grande artista per quello che riguarda l’essenza delle opere in mostra, ma molto altro c’è da dire sulle singole stampe, sulla tecnica.
Sono presenti disegni preparatori destinati ad essere distrutti una volta assolta la loro funzione e invece miracolosamente sopravvissuti. Ci mostrano in modo più diretto la mano di Hiroshige, che, nella stampa, risulta mediata dall’opera dell’intagliatore della matrice di legno. Il formato ha anche grande importanza e le opere erano parte di pubblicazioni. Illustrazioni di viaggi, panorami e temi cari alla società e alla cultura dell’epoca. La scrittura calligrafica accompagna le linee del disegno, riporta titoli e, a volte, piccoli componimenti poetici.
Le immagini raccontano leggende, tradizioni e storie. Attraverso gli occhi ci arriva il silenzio del paesaggio ovattato sotto la neve di sera o le raffiche della pioggia battente o le voci del mercato. Ma anche gli odori e i sapori, tutti i sensi sono sollecitati e rievocati dalle e nelle immagini.
La collaborazione dell’Istituto Giapponese di Cultura offre un programma di incontri, conferenze, laboratori e attività culturali di approfondimento.
La brochure della mostra, una volta dispiegata, diventa un piccolo poster. Nel bookshop pubblicazioni e gadgets sono tentazioni a cui è difficile resistere.
Hiroshige
Visioni dal Giappone
1 marzo-29 luglio 2018
Roma, Scuderie del Quirinale
Orari: da domenica a giovedì dalle 10.00 alle 20.00
venerdì e sabato dalle 10.00 alle 22.30
Ingresso: intero 15,00€.
Ridotto 13,00€.
Info: https://www.scuderiequirinale.it/mostra/hiroshige-visioni-dal-giappone-roma
Catalogo: Skira
Pensare ai dipinti di Turner significa evocare masse e vortici di colore e luce, bagliori e superfici specchianti. La mostra in corso al Chiostro del Bramante guida alla visione e all’approfondimento di ulteriori aspetti della personalità e dell’opera dell’artista inglese.
Il Lascito Turner alla Tate Britain è costituito soprattutto da acquerelli e da opere che si trovavano nello studio dell’artista, che li considerava come bozzetti e appunti, non destinati ad essere conservati e tantomeno esposti. Eppure sono proprio queste caratteristiche a renderli estremamente interessanti. Già il solo medium in se stesso, l’acquarello, conduce ad un’epoca, l’Ottocento, e all’Inghilterra, dove questa tecnica ha avuto una grande diffusione. Le sue caratteristiche di immediatezza, trasparenza e rapidità, ne hanno fatto il mezzo espressivo d’eccellenza del paesaggio romantico, specchio dell’animo e delle emozioni dell’autore. Il mezzo ideale per esprimere quel sentimento del sublime alla base dell’estetica e di una nuova concezione dell’arte e del suo significato.
Per Turner l’acquerello è il mezzo con cui realizzare bozzetti e appunti per la ricerca tecnica e la sperimentazione, ma anche opere su committenza o destinate all’incisione. Usa anche carte colorate che esaltano gli effetti di luce e colore che l’artista cerca e vuole comunicare. Allo stesso modo l’allestimento della mostra ha dato colori diversi alle sale, per far risaltare le opere esposte. In alcuni casi, un diverso colore, guida dal pavimento, fino al dipinto a cui si vuole dare risalto attraverso un approccio progressivo e frontale. La presenza di alcuni specchi, invece, amplifica gli effetti luministici e specchianti delle opere.
L’esposizione segue una disposizione cronologica e tematica. Turner debutta come disegnatore topografo, cioè inserisce progetti architettonici all’interno di vedute paesaggistiche da mostrare ai clienti.
Come pittore di paesaggio è influenzato dal Lorrain, oltre la natura, nei dipinti trova spazio anche la storia. Le figure, diversamente dal paesaggio, trovano forme e tocchi definiti, non sono destinate ad esprimere un sentimento o una sensazione, ma a narrare una storia.
Una sezione della mostra è dedicata ai viaggi e all’Italia, oltre al fascino delle rovine, tipologia caratteristica del Grand Tour, è Venezia la protagonista ideale dell’opera di Turner. Le architetture della città lagunare segnano la linea dell’orizzonte, labile e impercettibile confine tra gli specchi di acqua e cielo, in un’atmosfera abbacinata dalla luce, ora scintillante e dinamica, ora immota e soffusa.
Affascinante è l’accenno al Turner illustratore di libri, sarebbe interessante un approfendimento in tal senso.
Nell’ultima sezione esplode il Turner che conosciamo maggiormente, il maestro del paesaggio interiore, dove le masse di colore e la luce sono specchio dei moti dell’anima. Questo è il Turner che ispira gli Impressionisti, ma anche artisti del Novecento come Mark Rothko e Cy Twombly e contemporanei come James Turrell. La mostra rende conto anche di questi importanti e affascinanti collegamenti.
Turner
Opere dalla Tate
22 marzo – 26 agosto 2018
Roma, Chiostro del Bramante
Orari: lunedì-venerdì 10.00-20.00
Sabato e domenica 10.00-21.00
Ingresso: intero 14,00€.
ridotto 12,00€.
Sabato 17 marzo il Castello di Santa Severa ha ospitato i combattimenti medioevali per il torneo valido per le selezioni di accesso al “ Battle of the nations”. Si è trattato del toreo di qualificazione per la squadra nazionale italiana.
Battle of the Nations è ospitato ogni anno in una nazione diversa, l’edizione 2018 è prevista in Italia, ed è considerato il mondiale del Combattimento Medievale, con oltre 700 combattenti provenienti da varie parti del mondo, come ad esempio la Nuova Zelanda per citare la più lontana e la Cina per menzionane un paese la cui storia è molto diversa dal medioevo europeo. Le categorie sono il suddivise in 4 discipline (spada lunga, spada e scudo, spada e brocchiere ed arma in asta (tutte sia maschile che femminile) e gli scontri di gruppo solo femminili e solo maschili. L’Italia ha partecipato sin dalla seconda edizione del 2011, quando le nazioni interessate erano solo 7 rispetto alle 35 odierne ed è rappresentata da 50 combattenti e partecipa a tutte le discipline.
A castello di Santa Severa, sulla spianata dei Signori, è stato allestito per l’occasione un autentico accampamento storico per mostrare al pubblico un vero fabbro alla forgia da campo, le armi e le armature del tempo, il tiro con l’arco e poter assistere alle fasi di selezione per il Battle of the Nations, una competizione con vere armi, vere armature di ferro, e veri guerrieri in lotta. Lo svolgimento del mondiale è previsto nei prossimi mesi a Roma.
Molto sappiamo della cultura occidentale poco ancora, a parte gli addetti ai lavori, della cultura dell’Europa orientale. A parte i gradi, L.N. Tolstoj, Dostoevskij, pochi conoscono Michail Lermontov, geniale poeta russo vissuto nella regione di Penza, a circa 600 kilometri a sud-est di Mosca, nato nel 1814 e morto nel 1841 ad appena ventisei anni. Il suo villaggio, Tarkhany, antico borgo ora chiamato Lermontov in suo onore, immerso tra fitte foreste e verdi campi, piccoli fiumi cristallini e uliveti, ha ispirato al nostro grandi capolavori: "Borodino", "Patria", "Il Gladiatore Morente", poesia: "Canzone... sul mercante Kalashnikov", "Sasha," drammi: "Persone e Passioni", "L'uomo strano", "Due fratelli", romanzi " Vadim", etc. L'amore per la Russia e il popolo russo in tutte queste opere è incondizionato.
In questo antico borgo il poeta ha vissuto gran parte della sua pur breve vita e qui è la sua tomba, meta di pellegrinaggio dei tantissimi suoi estimatori. L’amore per Takrhany e i suoi dintorni ha avuto un ruolo fondamentale e lo ha segnato per tutta la vita. E’qui che per la prima volta, da bambino, scoprì il meraviglioso mondo della natura che ne rapì il cuore e la fantasia, è qui che per la prima volta conobbe le canzoni e le fiabe popolari giocando con i figli dei contadini, suoi coetanei, ed è a Takrhany che ascoltava le testimonianze che venivano dal fronte russo nella guerra contro Napoleone.
"Se Lermontov fosse vissuto più a lungo, non ci sarebbe bisogno né di me, né di Dostoevskij", disse L.N. Tolstoj.
Così il poeta descrive il mondo meraviglioso di Takrhany:"nel rumore del fiume nativo c'è qualcosa di simile a una ninna nanna, con le storie della vecchia tata...", "con la rete verde delle erbe è velato lo stagno dormiente", "il villaggio sta fumando", "si alzano le nebbie sopra i campi...", "l’arco del cielo è blu tranquillo e pulito ","la nebbia qui copre gli archi del cielo", "la steppa si estende con il velo di lilla","trepida il campo di grano ingiallito'', "ruggisce la foresta fresca con il suono del vento ","si nasconde nel giardino la prugna cremisi"," freddo silenzio delle steppe'', "faretra delle foreste sconfinate", "il silenzio dei boschi ","il cespuglio delle rose, curate nella primavera"," il mughetto d'argento ","il fumo della stoppia bruciata"," la coppia di betulle sbiancate ","la capanna coperta di paglia","la danza con il battere i piedi e i fischi "," il popolo russo, il gigante con cento braccia...".
Nel 1939, nell’antico borgo dove è vissuto, su iniziativa di alcuni estimatori è stato aperto un museo a lui dedicato che oggi fa parte del patrimonio culturale dei popoli della Federazione Russa, il Museo-riserva
La dottoressa Julia Sablina |
statale di Lermontov. In questo sono esposti i suoi oggetti personali, i quadri di Lermontov pittore e i suoi scritti originali. L'ambiente in cui è cresciuto e ha fatto le più importanti esperienze di vita che poi hanno ispirato i suoi capolavori è stato ricreato: tutto, dai giardini ai parchi classici, ristrutturati secondo le regole della vecchie masserie, ai monumenti architettonici (9 di cui 2 chiese funzionanti) restaurati in modo rigorosamente scientifico e storico. Con la mostra "live" poi, combinato di scienza e arte, si sono ricreate le usanze del XIX secolo. feste popolari, antichi cerimonie di nozze, i balli dei
Mostra fotografica del Museo-riserva Tarkhany presso il centro della cultura e delle scienze russo a Roma |
nobili, i giochi dei bambini, l' equitazione, l'andare con il calesse, in barca, il pranzo contadino e la cucina degli aristocratici, la macinazione della farina al mulino, la raccolta del miele e delle erbe medicinali e così via; viene così data al visitatore la possibilità di rivivere la realtà della provincia russa di un tempo.
La dottoressa Julia Sablina, Segretario Accademico del Museo-riserva statale di Lermontov "Tarkhany", lo scorso 2 febbraio è venuta ad inaugurare presso il centro della cultura e delle scienze russo a Roma la mostra fotografica dedicata al poeta e le finalità del museo.
Uno dei primi paesi che ha fatto conoscere ai propri lettori le opere di M.Ju. Lermontov è stata proprio l'Italia. Altamente professionali le traduzioni di D. Champolini, V. Narducci, F. Losini, V. Giusti e T. Landolfi. Tra i compositori A. Bizzelli ha messo in musica "Ninna nanna cosacca" ma molti sono gli attestati di ammirazione di altri compositori verso il grande poeta russo. Un primo film sulle opere di M.Ju. Lermontov è stato girato dal regista D. Vitrotti.
Al Vittoriano di Roma, presso la sala Zanardelli, si e' svolta la conferenza stampa dedicata alla mostra di lavori dei diplomati dell'Accademia russa di pittura, scultura e architettura ''I.S. GLAZUNOV'', intitolata ''HAEC EST CIVITAS MEA''
Organizzatori della mostra erano il Governo della Federazione Russa, il Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa, l’Ambasciata della Federazione Russa in Italia, il Centro dei festival cinematografici e dei programmi internazionali, l’Accademia russa di pittura, scultura e architettura “I.S. Glazunov”, la Fondazione Internazionale Accademia Arco e il Centro Studi sulle Arti della Russia dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, con il sostegno del progetto culturale internazionale “Stagioni russe”
Ospiti della conferenza stampa sono stati: Sergez Razov, Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Federazione Russa in Italia, Edith Gabrielli direttrice del Polo Museale del Lazio, Gabriella Musto direttrice del Monumento a Vittorio Emanuele II, Ivan Glazunov Rettore ad interim dell'Accademia della pittura della scultura e dell'architettura Il'ja Glazunov, Tatiana Shimova presidente del centro dei festival cinematografici e dei programmi internazionali.
L'arte italliana ebbe un ruolo importante nella storia della Russia, molti artisti russi usciti dall'Accademia Imperiale di Belle arti venivano mandati in Italia per studiare arte antica e moderna voluto appositamente dall'imperatore , da' allora sono iniziati i legami culturali russi e italiani ancora oggi molto solidi.
La mostra, che fa riferimento al progetto ''Stagioni Russe'', vuole mettere in evidenza il contributo dell'Accademia Imperiale di Belle Arti nella formazione di giovani artisti russi j quali, con la loro pittura, raccontano storie o pagine di bellezze della natura nazionale e pitture di personalita' contemporanee. L'Accademia I.S. GLAZUNOV e' l'esempio portante delle tradizioni artistiche nazionali russe.
La mostra e' aperta dal 2 marzo presso il Monumento Vittorio Emanuele II (Vittoriano)
“Luci nel Blu”, la manifestazione scientifico - culturale ideata e promossa dal Presiedente dell’Associazione Nautilusncr.it, Salvo Cacciola, continua la propriadivulgazione grazie al successo e alla sempre calorosa accoglienza ricevuta dagli Istituti di ogni ordine e grado in particolare dalla dirigente degli Istituti (Alberghiero IPSEOA) "Tor Carbone" e "Peano" (Scientifico), la dott.ssa Cristina Tonelli. E ciò grazie anche alla partecipazione dei relatori dei più importanti Istituti di
Ricerca Scientifica Italiani, CNR, ENEA, ISPRA, INGV ed così via. Le richieste di collaborazione da da parte di Istituti Pubblici e Privati pervengono sempre piùnumerose.
Dopo le scuole di Anzio e della Sicilia, “Luci nel Blu” ha fatto tappa a Roma, presso l’ Istituto Scientifico “Peano” e l’Istituto Alberghiero IPSEOA “Tor Carbone”.
Il primo intervento all’ Istituto Scientifico “Peano” è toccato alla nostra Marina Militare per bocca del Tenente di Vascello Simone Pitto e del Maresciallo Biagio Nappi che hanno illustrato la procedura di arruolamento. Grande interesse manifestato dagli studenti e dai professori anche per l’Unità Mobile della stessa Marina Militare con a bordo il I° Maresciallo Vincenzo Mingolla e il sig. Sergio Pro.
A seguire Mauro Cappelli, ricercatore dell’ENEA, ha spiegato i concetti della Fusione e della Fissione nucleare, argomento attuale e sempre caldo dal punto di vista politico e sociale; Sandro Torcini, ricercatore dell’ Unità Tecnica Antartide ENEA, ha raccontato della propria esperienza di attività di ricerca in Antartide; Stefano Urbini, ricercatore del ‘INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) ha spiegato come viene vissuto e gestito il Cambiamento Climatico galoppante di questi anni dalla base di ricerca situata in Antartide e, per concludere, il Presidente Salvo Cacciola ha esposto la storia del prosciugamento del lago di Aral, seconda peggiore catastrofe causata dall’ uomo, dopo Chernobyl, grazie alle informazioni e alle ricerche svolte sul campo.
Il secondo appuntamento presso l’Istituto Alberghiero di “Tor Carbone” ha visto l’importante partecipazione del professor Roberto Verna, ordinario di Patologia Clinica e direttore del Centro per la Medicina e il Management dello Sport presso l’Università “La Sapienza” di Roma, che ha spiegato storia, caratteristiche e benefici del cioccolato, alimento che tutti mangiamo senza però soffermarci sulle reali qualità.
Sulla scia della cultura del cibo si sono poi innestati i preziosi contributi della dott.ssa Federica Nicolò, esperta della valorizzazione e promozione del Patrimonio storico, letterario e artistico, la quale ha parlato della storia e del folklore degli Antichi Romani a tavola; della dott.ssa Elisa Sfasciotti, direttrice delle ENUIP (Ente Nazionale UNSIC Istruzione Professionale) che ha presentato il lavoro del proprio istituto e la promozione di corsi professionali per assaggiatori di olio vergine ed extravergine, con relativo rilascio di un attestato riconosciuto dalla Regione Lazio; infine il dott. Christian Battistoni ha parlato di eventi organizzati per
In collegamento con la repubblica Uzbeka |
la degustazione di vino per presentare la Social App “Glu Glu Wine”.
Il fiore all’occhiello degli appuntamenti è stato il collegamento via Skype promosso dal Presidente Cacciola che ha dato la possibilità di interaggire con alcuni responsabili delle istituzioni scolastiche pubbliche e private della repubblica dell' Uzbekistan, entusiasti di condividere le loro esperienze con i nostri Istituti.
Sotto le note di ''5 Minuti'' , colonna sonora di uno dei piu' famosi film sovietici ''Notte di Capodanno'', Free Lance International Press da Mosca, vi augura un felice anno nuovo con le bellissime immagini di festa sulla Piazza Rossa...un buon 2018 !
Lyudmila Gurchenko fu l'attrice nel ruolo principale di questo film e la pellicola fu diretta da uno piu' famosi registi sovietici, Eldar Ryazanov. La canzone fu cantata dalla stessa Gurchenko e da come si puo' intuire il titolo e' basato sull'idea che mancano solo cinque minuti all'anno nuovo, questa canzone divento' un vero inno natalizio.
Francesco Borromini, l’altro grande protagonista del Barocco, considerato l’antagonista di Bernini, moriva suicida nel 1667. In occasione del 350° anniversario, le celebrazioni si sono aperte con il Convegno Internazionale di Studi, che ha occupato tre giorni dall’11 al 13 dicembre e tre diverse sedi: Accademia Nazionale di San Luca; Musei Vaticani; Sapienza Università di Roma. Facoltà di Architettura.
A conclusione del secondo giorno del convegno, in una delle sale della Pinacoteca Vaticana, è stata inaugurata la mostra Francesco Borromini. I disegni della Biblioteca Apostolica Vaticana, in corso fino al 5 gennaio 2018. Le opere fanno parte di tre diversi manoscritti, il Vaticano Latino 11257 e 11258, dove sono raccolte le carte di Virgilio Spada, oratoriano, amico di Borromini e il Chigiano P.VII.9. Quest’ultimo, è stato curato direttamente da papa Alessandro VII Chigi per la propria biblioteca, quando l’architetto ticinese era ancora in vita.
La selezione di esempi dell’opera grafica dell’architetto barocco si è concentrata sul periodo del pontificato di Innocenzo X Pamphili. In particolare i progetti per la risistemazione di Piazza Navona con la Fontana dei Fiumi e del Palazzo Pamphili insistente sulla stessa piazza. L’altra grande committenza papale riguardava, sempre in vista del Giubileo del 1650, il restauro-rifacimento della Basilica di San Giovanni in Laterano. Anche la Basilica di San Paolo fuori le Mura era inclusa nei progetti dei lavori in previsione dell’Anno Santo, come testimonia il disegno esposto proveniente dalla Collezione Paolo Portoghesi.
La provenienza dalla Biblioteca Vaticana della Direttrice dei Musei Vaticani, Barbara Jatta, con le mostre che vedono, protagoniste e partecipi, le opere del patrimonio librario, ha ricostituito, quell’unità, non solo di storia e di situazione fisica, ma anche visiva e visibile, delle collezioni d’arte e librario-documentarie.
Le celebrazioni proseguiranno a gennaio 2018 con la Missa Ecce Sacerdos magnus, messa a tre cori su partitura di Orazio Benevolo (1605-1672), presso la Chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza, uno dei capolavori borrominiani, il giorno 27. Da gennaio a marzo sono previste visite, lezioni e letture sulle principali architetture del maestro barocco, tenute dalla Sapienza Università di Roma. Facoltà di Architettura. Sempre a marzo, scade il termine del Concorso fotografico per gli studenti «Le opere di Francesco Borromini», organizzato dalla Sapienza Università di Roma. Facoltà di Architettura insieme alla Accademia di Belle Arti di Roma. Infine, sempre a marzo, le giornate di studio Borromini e l’architettura moderna, che si terranno presso il MAXXI. Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo e alla Sapienza Università di Roma. Facoltà di Architettura, chiuderanno il programma.
Il debutto dell’ala del Vittoriano destinata alle mostre temporanee d’arte, anni or sono, era stata nell’ambito impressionista. La vocazione e specializzazione è stata confermata negli anni e ora è la volta di Monet. Capolavori dal Museé Marmottan Monet, Parigi, in corso fino all’11 febbraio 2018.
Sono sessanta le opere provenienti dal museo parigino, che, donate all’istituzione dal figlio Michel, erano conservate a Giverny, ultima residenza del pittore.
Come di consueto, in apertura è allestita la saletta con il filmato che introduce all’esposizione, mentre nel corridoio un grande pannello riporta la biografia.
La novità, ormai divenuta consuetudine, è costituita dalla realtà immersiva di schermi, dove foto di giardini e di fiori si trasformano nei dipinti. Quasi a voler suggerire e far assimilare, a livello subliminale, quello che è stato il processo creativo e rivoluzionario instaurato dal movimento impressionista.
Una ribellione giocata tra il fisico e lo spirituale. Fisicamente gli impressionisti avevano abbandonato gli atelier, luogo di azione dei pittori accademici, per immergersi nella natura en plen air. Alla fisica si erano affidati per la teoria del colore e gli studi sul funzionamento dell’occhio umano. Alla chimica avevano richiesto di sintetizzare colori che, spremuti dal tubetto, passavano direttamente sulla tela, dove, insieme al gesto, andavano a costituire la materia dell’opera.
L’invenzione della fotografia li aveva spinti a cercare un’arte più reale del reale. Così, abbandonando la prospettiva rinascimentale, interpretazione matematica dello spazio, si erano affidati all’occhio perchè fotografasse l’attimo fuggente di una porzione di mondo. Ma la pellicola su cui fissare l’immagine era l’anima, capace di imprigionare e rispecchiare l’infinito.
La mostra parte dalle caricature e dai ritratti dei figli, per poi snodarsi tra i diversi paesaggi e le dimore di Monet, fino ad arrivare ai giardini e ai fiori. È un percorso cronologico e tematico che vede nelle versioni del Salice piangente, ne Le rose, ne Il ponte giapponese e nelle Ninfee, il punto d’arrivo della ricerca e della poetica di Monet.
Come di consueto i dipinti sono esposti in modo labirintico, succedendosi senza sosta tra piano inferiore e piano superiore. La situazione è particolarmente penalizzante nel caso delle opere impressioniste, dove, la tecnica esecutiva fatta di macchie di colore e luce, impone un allontanamento dello spettatore, così che la mente sia in grado di ricostruire la scena e il soggetto inquadrati dall’occhio.
Monet
Capolavori dal Museé Marmottan Monet, Parigi
19 ottobre 2017 - 11 febbraio 2018
Roma, Complesso del Vittoriano - Ala Brasini
Orari: da lunedì a giovedì 9.30 - 19.30
venerdì e sabato 9.30 - 22.00
domenica 9.30 - 20.30
Ingresso: Intero €.15,00
Ridotto €. 13,00
Info: Tel. + 39 06 87 15 111
www.ilvittoriano.com
La tradizione apre alla innovazione
...è proprio così nella splendida cornice del Salone di Raffaello con la consulenza scientifica dei Musei Vaticani, la direzione artistica di Marco Balich che si è avvalso della colonna sonora di Sting, la Artainment Worldwide Show, ha presentato alla stampa lo spettacolo: "Giudizio Universale. Michelangelo and the Secrets of the Sistine Chapel"
Si tratta di uno show realizzato con i più sofisticati mezzi tecnologici; in proposito Barbara Jatta, direttore dei Musei Vaticani sintetizza lo spirito di collaborazione al progetto: "I Musei Vaticani sono musei dinamici dove tradizione e innovazione trovano una perfetta sintesi. Tradizione che è tutela, restauro, conservazione e valorizzazione delle collezioni attraverso gli studi, la ricerca, la didattica, i progetti internazionali, i convegni e le mostre.
Innovazione che è oggi imprescindibile per il funzionamento di un'Istituzione che accoglie più di sei milioni di visitatori l'anno e che è aperta alle nuove forme di comunicazione. La collaborazione dei Musei Vaticani con Artainment Worldwide Show per questo spettacolo va vista proprio in questa linea di sintesi fra tradizione e innovazione".
Inoltre da qualche mese Marco Balich, l'ideatore del progetto, è impegnato nell'allestimento di quello che viene definito come un viaggio emozionale nell'Universo Spirituale di Michelangelo che vede la Sistina come protagonista assoluta.
Il grande impatto emotivo viene assicurato sia dalla magia degli effetti speciali che dall'intensità del valore spirituale che perviene dalla Sistina stessa luogo di elezione di Papi.
Come non ricordare quella sera del Marzo 2013 quando dopo "la fumata bianca" dal noto tetto della Sistina, dal famoso balcone ad una folla festante arrivava come da una "voce amica".... "Buonasera a tutti..." : la gente applaudiva, pregava, piangeva...il mondo intero sperava.
Marco Balich aggiunge " Dopo aver diretto molte Cerimonie Olimpiche in tutto il mondo sono orgoglioso di creare uno show nella nostra bellissima Italia, affidandoci alla consulenza scientifica rigorosa dei Musei Vaticani. Questa è un'operazione che mira a coinvolgere ed emozionare le nuove generazioni con i capolavori del nostro patrimonio artistico. Vogliamo rendere i giovani fieri e consapevoli di chi siamo e da dove veniamo"
L'eccezionale evento debutterà il 15 Marzo 2018 presso l'Auditorium Conciliazione in Roma; il pubblico potrà scegliere di assistere allo Show in lingua Italiana o Inglese.
Il Museo di Roma e Palazzo Braschi si prestano particolarmente alla mostra di incisioni di Piranesi, in corso fino al 15 ottobre. Il primo per via delle sue collezioni composite, comprendenti anche parte delle stampe in mostra e per il suo scopo di istituzione, ospite delle memorie di Roma sparita. L’edificio è stato costruito nel Settecento, il secolo di Piranesi e della cultura che impronta la sua opera.
Già dal titolo, Piranesi. La fabbrica dell’utopia, l’esposizione suggerisce molteplici suggestioni, che si dipanano attraverso le sezioni e le stanze.
La prima suggestione-considerazione da fare è che le mostre di grafica, siano esse di disegni o di stampe, come in questo caso, non sono diffusissime e particolarmente apprezzate dal pubblico. In realtà le incisioni e le tecniche per realizzarle hanno un grande fascino. Due fondamentalmente i motivi per la loro realizzazione e suddivisione: si distingue solitamente tra incisione di riproduzione e di invenzione. La prima consiste nella diffusione a stampa di opere d’arte famose, la seconda è essa stessa un’opera d’arte prodotta dalla “fantasia creatrice” dell’incisore. Entrambi i tipi sono presenti in mostra: Piranesi ha usato l’incisione sia per divulgare i suoi progetti di architetto, sia per riprodurre architetture, rovine e paesaggi, reali o inventati. I cosiddetti capricci, nascono dal combinare e modificare elementi reali, che danno vita ad edifici e ambienti ideali o di fantasia. Così la parola utopia designa sia la ricostruzione di un mondo passato non più esistente, sia la possibile creazione di uno nuovo che ancora non c’è. In questo senso, tutta la mostra si gioca tra passato e futuro, tra ciò che non c’è più e ciò che non c’è ancora. Alle stampe si accompagnano oggetti come vasi e tripodi o decorazioni di caminetti realizzati, a partire dai progetti e dalle stampe di Piranesi, dall’Atelier Factum Arte di Madrid, nel 2010, in occasione della mostra tenutasi a Venezia, presso la Fondazione Giorgio Cini, da cui provengono parte delle stampe. Sono presenti anche calchi dal Museo della Civiltà Romana all’EUR.
Piranesi stesso testimonia e ama il fatto che, a Roma, vede finalmente, dal vivo, le vestigia della cultura romana che aveva imparato ad amare nelle riproduzioni dell’architetto veneziano del Rinascimento, per eccellenza, Andrea Palladio.
Nella sala dove le finestre di Palazzo Braschi si affacciano su piazza Navona, si può confrontare l’immagine che ne ha dato Piranesi con la realtà di oggi.
Un’altra suggestione è data dai frontespizi dei libri dell’architetto veneto, oltre che all’architettura, alla decorazione, all’archeologia, al paesaggio, il rimando è all’epigrafia e alla paleografia, la scrittura della lingua latina: monumentale, pubblica, letteraria.
Tornando sulle tecniche di incisione, Piranesi usa acquaforte e bulino per i progetti e la descrizione puntuale e reale. Con il bulino si rendono linee nette, pulite, con l’acquaforte, invece, crea l’atmosfera suggestiva, onirica, visionaria delle Carceri. È come se con il bulino la mente eserciti il suo controllo sulla mano che incide, mentre con l’acquaforte, è possibile far trasparire l’emozione, da sempre appannaggio del cuore. L’opera dell’artista ha ispirato a Marguerite Yourcenar La mente nera di Piranesi.
L’unica architettura non rimasta su carta è la Chiesa di Santa Maria del Priorato all’Aventino, è riprodotta in mostra nelle fotografie di Andrea Jemolo. Anche la fotografia, che possiamo considerare, in qualche modo, una sostituzione e uno sviluppo dell’incisione, quando nasce, si divide tra fotografia di divulgazione e d’arte, anche se le due funzioni possono anche coincidere.
Sempre sulla linea del non più e non ancora e dell’utopia, si inserisce la realtà virtuale delle Carceri, riprodotta dal Laboratorio di Robotica Percettiva, dell’Istituto TECIP - Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Per quanto interessante, l’esperimento contraddice l’atmosfera nel colore grigio-bianco e nelle linee degli edifici e degli oggetti, nette e rettilinee e non più vibranti. La musica cerca di creare l’ambiente e le sensazioni perse nella realizzazione virtuale, in parte ci riesce, ma è un’atmosfera fredda, come i volumi e le superfici 3D e un po’ troppo “moderna”.
Piranesi
La fabbrica dell’utopia
16 giugno - 15 ottobre 2017
Roma, Museo di Roma Palazzo Braschi
Orario: dal martedì alla domenica 10-19
Ingresso: intero €.9,00; ridotto €.7,00
Info: tel. 060608
Settembre è arrivato, Roma si è ripopolata, la scuola ricomincia, sembra proprio che le vacanze siano finite. Per esorcizzare la quotidianità che ripiomba addosso, fino al 17 settembre è in corso, presso il Museo dell’Ara Pacis, Spartaco. Schiavi e padroni a Roma. La mostra prende spunto dalla figura dello schiavo ribelle, resa mitica ed eterna, proprio per lo spirito indomabile e l’invincibile anelito alla libertà, insiti e caratteristici di ogni uomo. Ma è soprattutto la schiavitù, le sue motivazioni e le sue forme, che, attraverso i reperti archeologici e le opere, è documentata nel passato, mentre le foto contemporanee, ne restituiscono l’aspetto attuale.
Undici le sezioni che si succedono nel percorso dell’esposizione. Sono introdotte dalla spiegazione storico-sociale-economica della necessità della schiavitù come forza lavoro per la realizzazione delle infrastrutture dell’impero romano.
Quindi Vincitori e vinti mostra come la guerra, motivata da ragioni politico-economiche, fornisse tra ricchezze e bottini, anche gli schiavi. Particolarmente accattivante il video di questa sezione, le sequenze, accompagnate dal suono, animano il fregio del sarcofago. Il primo piano dei volti, rende i sentimenti, è come vedere la storia accadere di nuovo, in presa diretta. Il video da movimento alla descrizione del fatto storico, caratteristica dell’arte romana. I reperti archeologici in mostra sono in gran parte rilievi ed epigrafi.
Segue Il sangue di Spartaco, schiavo, gladiatore, più precisamente murmillo, della scuola di Capua, che guida la rivoltadi migliaia di schiavi tra 73 e 71 a.C. Viene sconfitto, seimila dei suoi compagni vengono crocifissi lungo la via Appia, ma il suo corpo non viene ritrovato. Il mito è raccontato in mostra da voci narranti che leggono i testi in latino, italiano e inglese, ma le citazioni sono tratte anche da autori moderni, a conferma della longevità della figura di Spartaco.
La terza sezione riguarda il Mercato degli schiavi, seguono quelle che illustrano i settori di impiego: Schiavi domestici; Schiavi nei campi; Schiavitù femminile e sfruttamento sessuale, le tematiche delle ultime due sezioni tornano nel video in chiusura di mostra, realizzato da ILO, International Labour Organization, agenzia delle Nazioni Unite che si occupa delle problematiche legate al lavoro e, specialmente, dell’eliminazione della schiavitù ancora presente in diversi ambiti.
Tra i Mestieri da schiavi vi erano quelli legati al mondo dello spettacolo, in questa sezione è presente una delle straordinarie erme degli aurighi del Museo Nazionale Romano a Palazzo Massimo.
Schiavi bambini, con la tematica del lavoro minorile, è un’altra delle sezioni, purtroppo, ancora attuali anche ai nostri giorni.
L’allestimento della sezione Schiavi nelle cave e nelle miniere, conduce lo spettatore in un percorso labirintico e claustrofobico che imita i cunicoli sotterranei, l’ambientazione è forse un po’ troppo caricata dall’accompagnamento audio.
Una strada verso la libertà è quella che viene descritta attraverso l’affrancamento da parte del padrone.
Un po’ povera, come contenuti e disposizione, soprattutto nella parte riguardante il cristianesimo, risulta l’undicesima sezione dedicata a Schiavitù e religione.
Il gioco…che rende liberi! è il titolo del laboratorio didattico ideato per bambini dai cinque agli undici anni.
Spartaco
Schiavi e padroni a Roma
Roma, Museo dell’Ara Pacis
31 marzo-17 settembre 2017
Orario: 9.30-19.30
Ingresso: intero €.11,00; ridotto €.9,00
Info: 060608
Catalogo: De Luca Editore, €.25.000
Due amici vengono a guidarci tra i Labirinti del cuore. Giorgione e le stagioni del sentimento tra Venezia e Roma, la mostra in corso fino al 17 settembre a Palazzo Venezia e Castel Sant’Angelo a Roma. All’ingresso del palazzo rinascimentale sarà il primo, il protagonista, a venirci incontro, in lui ci identifichiamo, provenienti da una realtà caotica ed estraniante. Come lui confusi tra una realtà esterna, indaffarata e chiassosa, e quella interiore, sospesa, senza tempo, tra il sogno e un sottile dolore. Ci rispecchiamo in lui, il bel volto sul palmo della mano e lo sguardo perso oltre lo spazio dove il quotidiano accade. Non ci guarda, non facciamo parte del suo mondo, ma è il nostro specchio, siamo noi a far parte del suo, condividendo lo stesso sentire. Questi spazio e tempo diversi, si incarnano nel melangolo, il frutto, simbolo della melanconia che, distrattamente, tiene in mano.
Lo stesso contrasto si vive nel passaggio dall'esterno all’interno del palazzo. Nel giardino, recentemente riaperto al pubblico, non arriva, se non come eco lontano, il chiasso del traffico caotico. Ci si siede o si passeggia all’ombra del verde o immersi nella luce, moltiplicata dal bianco della fontana monumentale centrale.
La mostra si snoda all’interno come in un labirinto, nel succedersi delle belle sale, dove lo sguardo si perde, si distrae dal contenuto dell’esposizione e vaga tra pavimenti, soffitti e pareti.
In un percorso a ritroso nel tempo, si incontrano le figure che il palazzo hanno costruito e vissuto. Abbellendolo con collezioni, specchio di raffinati e colti interessi.
In mostra i libri, testimoni e formatori della cultura rinascimentale, dall’Hypnerotomachia Poliphili al Cortegiano di Baldassarre Castiglione.
I bronzetti, virtuosistiche sculture in miniatura, riproducono, oltre agli animali, le opere più famose e significative, come l’immancabile Laocoonte dei Musei Vaticani.
Naturalmente non mancano le arti maggiori, pittura e scultura.
Il giardino dei sogni, installazione video sonora, che conclude il percorso, è un di più non necessario. Una realtà immersiva, per quanto virtuale, che in qualche modo contraddice l’atmosfera, impalpabile e indefinita, nostalgica e melanconica, del resto della mostra.
Alla fine del percorso è il secondo dei due amici a congedarci. Quello che, almeno apparentemente, ci rivolge lo sguardo con un abbozzo di sorriso. Testimone di una recuperata, presente e cosciente serenità.
Il percorso concentrico può proseguire nelle variegate e affascinanti collezioni permanenti del palazzo, che mostrano i punti forti nella scultura lignea, ma anche nei manufatti in terracotta e cartapesta, nei citati bronzetti e nella ceramica. La collezione epigrafico-lapidea si dispone ai lati del perimetro della loggia aperta superiore.
La mostra è allestita in due sedi che testimoniano i rapporti tra Venezia, patria di Giorgione, il famoso ed enigmatico pittore, autore del dipinto intorno a cui è imperniata l’esposizione e Roma. Il Palazzo di Venezia, ovviamente incarna la città lagunare, a Castel Sant’Angelo e, in particolare agli appartamenti papali, spetta, invece, la rappresentanza della Città Eterna. Sono i dipinti di artisti maestri coevi di Giorgione, come Tiziano, Tintoretto, ma anche Bronzino e Barocci, a costituire l’esposizione nel mausoleo-fortezza.
Labirinti del cuore
Giorgione e le stagioni del sentimento tra Venezia e Roma
24 giugno - 17 settembre 2017
Roma, Palazzo di Venezia - Castel Sant’Angelo
Orari: Palazzo Venezia dal martedì alla domenica 8.30-19.30
Castel Sant’Angelo tutti i giorni 9.00-19.30
Ingresso: unico per le due sedi, validità 3 giorni intero €.14.00, ridotto €.7.00;
solo Palazzo Venezia intero €.10.00, ridotto €.5.00. Audioguida inclusa a Palazzo
Venezia; apposita app scaricabile per Castel Sant’Angelo.
Info: +39 06 32810
www.mostragiorgione.it
Arcobaleno di Gyula Vàrnai (foto Artedamiani) |
Il progetto dal titolo Pace al mondo di Gyula Varnai ci parla della sopravvivenza e la necessità delle utopie e del fatto che sebbene le nostre aspettative sul futuro non si siano realizzate, tuttavia in ogni epoca c’è bisogno di nuove visioni per gli scopi dell’umanità.
Il messaggio positivo che viene offerto dall’artista Varnai è senza dubbio qualcosa di piacevole, che può migliorare le premesse di una giornata grigia e lo scenario in cui ce lo presenta non può che essere accolto da un sorriso dopo aver oltrepassato la scritta Peace on Earth, illuminata al neon, e trovarsi di fronte un Arcobaleno formato da ottomila “colori” creati con i distintivi originali di varie associazioni, società, città e movimenti od eventi degli anni Sessanta e Settanta. L’epoca evoca la promettente immagine del futuro della Guerra fredda, la visione della pace sui conflitti, un messaggio tramite i
foto Artedamiani |
segni racchiusi nei significati di ogni distintivo che riferisce di lavoro, diletto, sport e quant’altro.
Gyula Varnai crea le sue opere con le più svariate tecniche, utilizzando oggetti reali e visuali del passato, spesso reliquie della guerra fredda o riferite ai dintorni della sua città, Dunaùjvàros, l’antica Città Stalin ungherese. Le sue opere assemblate riscrivono l’immagine del mondo stereotipato nell’Europa dell’est con referenze contemporanee.
PEACE ON EARTH
Di Gyula Vàrnai
Padiglione Ungheria
Venezia, Giardini di Castello
13 maggio – 26 novembre 2017