L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Cultural Events (233)

    Marzia Carocci

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Heidi Fosli è uno degli artisti che hanno donato un’opera per il riconoscimento annuale che la Free Lance International Press attribuisce a chi, nel corso dell’anno, si è particolarmente impegnato nel rispetto dei diritti umani.

- Lei vive tra Oslo e Arpino in provincia di Frosinone, com’è nato e qual è il suo rapporto con l’Italia?

Si, è corretto. Vivo tra le due città, e ho studi in entrambi i luoghi. Sono nata a Sandefjord, 120 km a sud di Oslo. Il mio rapporto con l’Italia è iniziato molti anni fa. É più di trenta anni che sono appassionata dell'Italia dove sono tornata in varie riprese per brevi periodi di tempo, visitando siti culturali e musei. Alla fine, ho deciso di stabilirmi qui.

- C’è un aspetto dell’Italia che ha influenzato o influenza il suo lavoro?

Ben più di un aspetto dell'Italia ha influenzato il mio lavoro. Sono molto affascinata dal popolo italiano, dalla simpatia ed empatia vicendevole di un individuo con l’altro. Dal superbo patrimonio culturale e dalla conoscenza dell’arte in generale. Dalla bellezza e dalla pittoricità del paesaggio, che si mostra nei colori e nella combinazione del colore nel mio lavoro con un senso di positività. I miei quadri sono edificanti da vedere.

- Come mai ha scelto Arpino?

Ho scelto Arpino per la bellezza accattivante del paesaggio circostante. É magico, come un sogno. Quando vi sono arrivata la prima volta mi sono subito resa conto che si trattava di un luogo dove artisti provenienti da tutta l’Europa erano venuti numerosi già duecento anni fa. Lì ho trovato la mia casa, che è su una collina con una vista magnifica, e subito ne ho intuito il potenziale. Volevo vivere lontano dalle consuete mete turistiche, imparare a conoscere le persone e la cultura. Lì avevo finalmente il mio paradiso.

- L’arte italiana ha influenzato o influenza il suo lavoro?

Alcuni aspetti del manierismo, come la mancanza di una prospettiva lineare e della proporzione, mi hanno influenzato. Quando l'armonia della simmetria è distorta il simbolismo appare spesso in modo chiaro. Sono anche molto affascinata dalla scultura italiana del rinascimento e dal periodo barocco.

- C’è un artista italiano del passato o del presente, in particolare, che è stato o è un riferimento per lei?

Caravaggio, Leonardo da Vinci, Michelangelo, Botticelli, Masaccio, Raffaello e Bernini sono tutti artisti che ammiro. Ho sempre trovato ispirazione da artisti provenienti da epoche passate mai, invece, dai contemporanei.

- Ci sono dei colori o tonalità che predilige e usa più frequentemente di altri? Che significato hanno per lei?

Mi è sempre piaciuto usare il blu cobalto. Nella pittura degli ultimi anni e, maggiormente in Italia, i colori della mia tavolozza sono cambiati. Oggi uso colori più caldi e sfumature di verde e di rosso.

- Che importanza ha il formato nelle sue opere?

Il formato tende a diventare via via più grande.

- Che materiali usa per le sue opere (supporti, colori)?

Uso olio su tela, ma ho realizzato anche opere grafiche.

- La sua opera sembra più astratta che figurativa, come la definirebbe? Nell’ambito dell’informale?

Voglio invitare lo spettatore a riflettere, in questo caso ho bisogno che il mio lavoro sia più specificatamente antropomorfico. L’astratto e l’uso del colore sono emozionali, mentre quando usiamo le figure, noi classifichiamo e usiamo la nostra capacità di inserire le figure in uno schema che è il nostro. I miei dipinti sono creati partendo da una base iniziale intuitiva e spontanea. Poi, quando vedo i contorni, elaboro e uso le mie abilità cognitive. Quindi le mie opere provengono dalla mia anima e dal mio subconscio.

- La sua opera è orientata verso il sociale, che funzione può rivestire l’arte in questo campo? Denuncia? Testimonianza? Influenza nel o per un cambiamento?

Il mio scopo attuale è di indirizzare i problemi e le sfide che la società di oggi ci mette di fronte in una prospettiva globale. Spero di rispecchiare la società in cui viviamo. Se i miei dipinti sono armoniosi, significa che vedo una scena di sogno o un’utopica società ben funzionante. Questo è il mio modo di introdurre i cambiamenti che è necessario fare. Guardo ai gruppi sociali dove manca l’uguaglianza. Alcuni dei miei primi lavori sono intitolati Libertà di Parola, e già il titolo parla da se.

Ciò che sta accadendo all’interno dei Musei Vaticani, può essere definito come la riproposizione in chiave moderna del dialogo interrotto tra l’arte e lo Spirito, un dialogo che si ispira al Giudizio Universale di Michelangelo contenuto nella Cappella Sistina, che apre le porte alla contemporaneità e alle espressioni artistiche che la rappresentano.
Ecco allora dare seguito alla “rinascita” del dialogo attraverso la nuova “Sala Studio Azzurro”, una sorta di laboratorio nel quale la parola della Genesi si fonde con la creatività in un gruppo di artisti: Fabio Cirifino, Paolo Rosa, Leonardo Sangiorgi, Stefano Roveda. Sono loro, grazie alle idee del Cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, che hanno infatti curato il padiglione della Santa Sede alla Biennale di Venezia del 2013, con il progetto cioè di rappresentare la “Creazione”: un' installazione che pone al centro lo spettatore mettendolo in relazione con “ l’atto creativo” il momento del Principio come se – ancora una volta – la mano del Creatore sfiorasse quella del giovane e spaurito Adamo.
Tutto questo, a distanza di tre anni dal Padiglione Veneziano della Santa Sede, rivive nei Musei Vaticani, grazie ad un riadattamento curato da Studio Azzurro in collaborazione con l’Arch. Roberto Politani.
Non solo. A questa installazione si affianca un’altra opera sempre realizzata per la Biennale del 2013: la grande wall painting di Lawrence Carrol “Untitled”, che rappresenta il momento della Ri-Creazione , ossia “la pace e l’armonia ritrovata dopo il diluvio” , inteso come De-Creazione per la presenza del Male nella storia.
Manca nei Musei Vaticani il terzo allestimento veneziano la De-Creazione , l’uomo che si allontana da Dio, che era stata affidata al fotografo ceco Josef Koudelka.
In compenso è stata allestita una terza rappresentazione che riguarda tre opere di Tano Festa, donate dalla collezione Jacorossi e che si ispirano agli affreschi michelangioleschi della Cappella Sistina.
Il cerchio si chiude.

Sono le parole stesse di Antonio Paolucci, Direttore dei Musei Vaticani, che fanno testo:“ Invito tutti quelli che ritengono l’arte contemporanea incomprensibile, indecifrabile, nel migliore dei casi un gioco intellettuale per pochi, nel peggiore una vuota provocazione, a visitare, dentro i Musei Vaticani, l’installazione di Studio Azzurro. Capiranno che l’arte contemporanea, quanto è grande e vera, sa essere perfettamente comprensibile e meravigliosamente eloquente”.
Così anche Micol Forti, curatrice della Collezione d’Arte Contemporanea dei Musei Vaticani, ha messo in evidenza che” l’elemento costitutivo è l’immagine immateriale, la luce, lo stimolo sonoro e sensoriale, e il visitatore quindi è chiamato a sovvertire le regole base della fruizione classica. La richiesta non è più “non toccare” , “tieniti a distanza”, ma diventa al contrario “osa” entrare in relazione, “in contatto” con l’opera e con le emozioni che essa suscita.”

Quello che emerge da questa nuova e straordinaria iniziativa, va ben oltre l’iniziativa stessa: è l’inizio di un nuovo dialogo tra la Chiesa e l’Arte, tra la Chiesa e gli Artisti, tra la Chiesa e il mondo della cultura più in generale. Si intravede una nuova fase, il ritorno alla committenza, che ha portato i primi grandi artisti del Rinascimento a farsi interpreti della Spiritualità nel Cinquecento.
Ecco, oggi, siamo di fronte ad un neo - Rinascimento.
Potrebbe sembrare una strana scelta del così detto destino: la location della Sala che ospita Studio Azzurro così pure come le altre dedicate alla sezione arte Contemporanea dei Musei Vaticani, siano ubicate a ... pochi passi dalla Cappella Sistina.
Al momento del commiato ad una intera giornata carica di emozioni e di storia dell’arte, all’improvviso mi trovo immerso nello splendore dell’opera michelangiolesca più famosa nel mondo.
E’ ormai notte, mi attende l’abbraccio del colonnato del Bernini, mentre la maestosità della Cupola di San Pietro sembra toccare il cielo e ... “lucean le stelle”!

La città di Spoleto, culla di cultura e arte, ha inaugurato la cinquantanovesima edizione del “ Festival dei due mondi” ed anche dello “ Spoleto festival Art”. Svoltosi nei giorni 17 e 22, 23 e 26 di settembre,la suggestiva Spoleto ha ospitato presso il Caffè letterario di Palazzo Mauri,biblioteca comunale di Spoleto,le più importanti personalità della letteratura e dell’arte dando lustro a ciò che la società odierna tende a minimizzare. Un patrimonio inestimabile, quello dell’arte, valorizzato con i volti e le premiazioni di donne e uomini,provenienti da ogni angolo della Penisola. Un elogio particolare va al Prof. Luca Filipponi, Presidente dello Spoleto Festival art che,per rilanciare le attività del 2016,prende in considerazione la citta di Bruxelles, rappresentando quest’ultima la “capitale dell’Europa e delle grandi avanguardie culturali del Ventunesimo secolo”. Tra le eccellenze presenti, un riconoscimento considerevole per il Prof. Giuseppe Catapano (RETTORE DELL’ACCADEMIA UNIVERSITARIA DEGLI STUDI GIURIDICI ), autore insieme all’Avv. Michele Imperio,di “Banche e anomalie”volume II, seguìto dello straordinario successo riscosso dal volume I, al quale il Prof. Francesco Petrino ha consegnato il “Premio alla cultura 2016” accompagnato da una targa premio dello S.N.A.R.P (Sindacato Nazionale Antiusura Riabilitazione Protestati ).

Un’ Opera straordinaria, che vuole essere una mano amica per il contribuente, non una “battaglia crociata” verso le Banche, mettendo in risalto meccanismi e punti oscuri del circuito bancario che potrebbero fungere da tranello per gli inesperti della materia. Presente alla manifestazione anche il prof. Cesare Cilvini , Preside Tesoriere dell’AUGE .Tanti gli artisti di spessore premiati a Spoleto: il soprano Cosetta Gigli,il filosofo e medico romano Valerio Giuffrè per la presentazione del libro “L’antimetafisica”, la baronessa Maria Lucia Soares pittrice e creatrice di lavori su alcantara che l’hanno resa nota al mondo; l’ispettore Gennaro Sannino, l’artista pittrice antropologica Roberta Buttini ed il pittore, nonché scultore ed orafo, Giuliano Ottaviani. Con un personale elogio all’organizzazione/coordinazione degli eventi ed al complesso artistico che ha caratterizzato questa edizione del Festival. Arrivederci al 2017.


Love. L’arte contemporanea incontra l’amore è il titolo della mostra aperta al Chiostro del Bramante fino al 19 febbraio 2017. Se non si ascoltasse il suggerimento del curatore Danilo Eccher, di scegliere cosa o quale aspetto dell’amore viene suggerito ad ognuno dalle opere in esposizione, non varrebbe la pena spendere i 13 euro del biglietto (audioguida inclusa). Stesso discorso per i 42 euro del catalogo edito dalla Skira, con testo bilingue italiano- inglese, che, oltre a presentarsi come oggetto d’arredo e di design, anche se non libro d’arte, tra i saggi, contiene quello di Pierangelo Sequeri, Preside della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale. In qualche modo vorrebbero essere uno stimolo a mettersi soggettivamente in gioco e quindi, in un certo senso impegnarsi, anche le cinque diverse personalità che si possono scegliere e che caratterizzano le audioguide, proposte anche come incentivo a tornare, per farsi guidare da un’altra personalità. In modo in qualche modo impegnato, possono essere vissuti anche gli aspetti più spensierati e giocosi, come i selfies da twittare, o l’area dove si può scrivere sul muro la cosa di cui si crede di aver maggiormente bisogno.
Detto questo, ho scelto David (Bowie) come guida, mentre le opere che mi hanno maggiormente colpita sono state: in apertura Love/ Amor di Robert Indiana, dove le lettere costitutive della parola, realizzate in alluminio policromo, formano una scultura. Le epigrafi, che nel corso dei secoli, hanno comunicato messaggi, trasformandosi, in alcuni casi, in immagine, qui, in forma di scultura, si affermano, o meglio si materializzano, come opere d’arte.
Lo stupore barocco, la meraviglia data da cose strane, impronta l’opera di Marc Quinn, che coniuga spesso lo shock della provocazione con la riflessione su argomenti complessi.
Con Tracey Emin di nuovo il mio pensiero torna alle epigrafi: pensieri e sensazioni immortalati e illuminati al neon.
Proseguendo, è il Cuore rosso #3 di Joana Vasconcelos ad attirarmi. Il cuore fiammeggiante, protagonista kitsch di santini popolari, è trasformato in un gigantesco ciondolo di sapore etnico. Formato da posate di plastica rilucenti, ruota al suono della voce di Amalia Rodriguez, icona del fado portoghese. Religione del cuore e musica uniti insieme in un ballo/battito all’unisono.
Un dialogo provocatorio ed evocatorio è quello che intesse Francesco Vezzoli con la replica della testa dell’Apollo del Belvedere, celebre capolavoro dei Musei Vaticani e pietra miliare della storia dell’arte.
La tecnica tradizionale dell’acquerello è scelta da Francesco Clemente per illustrare figure misteriose, in un continuo scambio tra tradizione e ambiguità.
Infine l’aspetto psichedelico delle zucche di Yayoi Kusama, amplificato dagli specchi, costituisce una sorta di moderna wunderkammer.
Insomma è il caso di concludere che «All you need is love, love is all you need», citando i Beatles con quello che sembra un luogo comune, ma ricordando provocatoriamente e facendo intendere il contrario, come cantava Edoardo Bennato, che sono solo canzonette.

 

 

Love. L’arte contemporanea incontra l’amore
Roma, Chiostro del Bramante
29 settembre 2016- 19 febbraio 2017
Orario: tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00
sabato e domenica dalle 10.00 alle 21.00
Ingresso: intero €.13,00; ridotto €.11,00
Info: tel. 069151941; www.chiostrodelbramante.it
Catalogo: Skira €.42,00

Venezia, 22 settembre 2016– Il Presidente della Biennale di Venezia, “ Paolo Baratta “ , accompagnato dalla Curatrice della 57. Esposizione Internazionale d’Arte,  Christine Macel  , ha incontrato oggi a Ca’  Giustinian i rappresentanti di  57 Paesi.  La 57. Esposizione si svolgerà dal  13 maggio al 26 novembre 2017  (vernice 10, 11 e 12 maggio) ai Giardini  e all’  Arsenale  nonché in vari luoghi di Venezia.

Il tema scelto da  Christine Macel  per la Biennale Arte 2017 è: “ VIVA ARTE VIVA “  Christine Macel  ha presentato i temi della prossima edizione con questa dichiarazione: «L’arte di oggi, di fronte ai conflitti e ai sussulti del mondo, testimonia la parte più preziosa dell’umano in un momento in cui l’umanesimo è seriamente in pericolo. È il luogo per eccellenza della riflessione, dell’espressione individuale e della libertà, così come dei fondamentali interrogativi. È un “sì” alla vita, a cui certamente spesso segue un “ma”. Più che mai, il ruolo, la voce e la responsabilità dell’artista appaiono dunque cruciali nell’ambito dei dibattiti  contemporanei.”

“ Viva Arte Viva “ è quindi un’esclamazione, un’espressione della passione per l’arte e per la figura dell’artista. “ Viva Arte Viva “ è una Biennale con gli artisti, degli artisti e per gli artisti, sulle forme che essi   propongono, gli interrogativi che pongono, le pratiche che sviluppano, i modi di vivere che scelgono.

La Mostra si sviluppa secondo una linea organica piuttosto che tematica, in una sequenza di padiglioni, di stanze che si susseguono come “stanze” di una poesia e propongono allo spettatore l’esperienza di un viaggio dall’interiorità all’infinito.

Questi padiglioni o “ Trans-padiglioni “ , che riuniscono artisti di ogni generazione e provenienza, si succedono tra loro senza soluzione di continuità, come i capitoli di un libro. Dal “Padiglione degli artisti e dei libri” al “Padiglione del tempo e dell’infinito”, si presentano come una dozzina di universi che propongono un racconto, spesso discorsivo e talvolta paradossale sulla complessità del mondo e la molteplicità di pratiche e
posizioni.

La Mostra vuole perciò essere un’esperienza che disegna un movimento di estroversione, dal sé verso l’altro, verso lo spazio comune e le dimensioni meno definibili, aprendo così alla possibilità di un  neoumanesimo.

Ogni settimana, durante i sei mesi della Mostra, un artista terrà una “ Tavola Aperta “ in cui pranzerà con il pubblico, creando così un occasione di dialogo in cui possa raccontare il suo lavoro.

Nelle settimane precedenti l’apertura della Mostra, ogni giorno sarà pubblicato un video online sul sito della Biennale, dando la possibilità di conoscere gli artisti prima dell’Esposizione».

Da parte sua il Presidente  Paolo Baratta  ha dichiarato: «In gennaio, nell'annunciare la nomina di Christine Macel ebbi a dire che “la Biennale trova in lei una curatrice protesa a valorizzare il grande ruolo che
gli artisti hanno nell’inventare i loro universi e nel riverberare generosa vitalità nel mondo che viviamo."

Ispirata a una visione "umanistica", con l'attenzione concentrata sull'atto creativo dell'artista, la Mostra svilupperà anche, in misura nuova e più intensa, il dialogo tra i visitatori e molti degli artisti le cui opere
saranno esposte, con un programma di incontri appositamente concepito in spazi dedicati».

La “ 57. Esposizione Internazionale d’Arte “ della Biennale di Venezia presenterà, come di consueto, le “ Partecipazioni nazionali “ , con proprie mostre nei Padiglioni ai Giardini e all’Arsenale, oltre che nel centro storico di Venezia.

Anche per questa edizione si prevedono selezionati “ Eventi Collaterali, “ proposti da enti e istituzioni internazionali, che allestiranno le loro mostre e le loro iniziative a Venezia in concomitanza con la 57. Esposizione.

 

Per ulteriori informazioni

Ufficio Stampa Arti Visive
La Biennale di Venezia
Tel. 041 – 5218-846/849/716

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Rinasceranno al Colosseo le tre città colpite dal terrorismo islamico: è stata presentata ieri presso la Sala Stampa Estera a Roma, la mostra che, dal 7 ottobre all’11 dicembre 2016, sarà allestita nel consueto spazio dedicato alle mostre temporanee, nel secondo anello del Colosseo.
Intitolata Rinascere dalle distruzioni. Ebla, Nimrud e Palmira, presenterà le ricostruzioni in scala 1:1 del Toro androcefalo alato di Nimrud distrutto dall’ISIS nel 2015; dell’Archivio di Stato di Ebla, ritrovamento determinante per la scrittura cuneiforme di documenti a partire dal 2300 a.C. avvenuto tra il 1974 e il 1976, attualmente il sito è in un preoccupante stato di degrado e di metà del soffitto del Tempio di Bel a Palmira, distrutto dall’ISIS sempre nel 2015.
Numerose, variegate e di non facile risposta le questioni aperte in merito all’iniziativa.
Dal punto di vista tecnico, uno studio preparatorio: documentario, storico e archeologico, è stato seguito dalla realizzazione, con moderne tecnologie, quali la stampante 3D. Un materiale leggero come il polistirolo ha fornito la base alla copertura di superficie, realizzata con polveri di marmo per rendere, in modo mimetico, la realtà dell’originale. Tre le aziende italiane, una per ognuna delle opere, assistite da un team di esperti e studiosi.
I problemi realizzativi, legati soprattutto alla sperimentazione di nuovi mezzi, erano forse quelli più semplici a cui dare risposta, diversamente da quelli più teorici e di difficile risoluzione quali l’opportunità della ricostruzione. É lecito ricostruire qualcosa di totalmente distrutto, creando una sorta di falso storico? É giusto che delle opere, patrimonio dell’umanità, vengano distrutte e non si faccia nulla per riempire il vuoto che lasciano? É giusto compensare il vuoto culturale di un popolo, frutto di una violenza unilaterale, con delle copie?
A queste domande cerca di rispondere la mostra in oggetto. Ci si è appellati alle ricostruzioni di intere città a seguito delle distruzioni della Seconda Guerra Mondiale, un esempio per tutte, Dresda. Proprio le esperienze di guerra hanno portato alla redazione di carte e all’istituzione di organismi mondiali, volti alla protezione del patrimonio culturale, come l’Unesco, che patrocina la mostra.
Paolo Matthiae, l’archeologo “scopritore” di Ebla e curatore della mostra, ha ribadito la volontà di non forzare la ricostruzione dall’esterno, con spinte politiche, ma che è dall’interno che deve partire la spinta e il recupero. L’Europa, ha ribadito Francesco Rutelli, Presidente dell’Associazione Incontro di Civiltà, promotrice dell’iniziativa, realizzata con il contributo economico della Fondazione Terzo Pilastro-Italia e Mediterraneo, presieduta da Emmanuele F.M. Emanuele, avendo già subito più volte nei secoli distruzioni dello stesso genere, può fornire l’esempio e l’incoraggiamento alla ricostruzione.
Sky Arte HD sta realizzando il documentario che accompagna la mostra e illustra il processo di realizzazione delle ricostruzioni.
Le opere ricostruite non andranno a sostituire gli originali perduti, ma saranno protagoniste in altri eventi espositivi. La mostra si presenta anche come opera di denuncia e come mezzo per attirare l’attenzione su problemi ed eventi non a sufficienza comunicati, come la morte degli archeologi che stanno cercando di opporsi alla distruzione.

Non è solo l’originalità delle immagini che coinvolge lo spettatore ma anche quello sguardo sull’uomo che le stesse suggeriscono, espressione di una storia “dimenticata”. “Storie di vite usate - la diversità in mostra”, rassegna aperta fino al 25 settembre negli spazi del Museo PierMaria Rossi di Berceto, è da leggere in primo luogo per i suoi significati culturali. Ideata e prodottadall’Associazione Culturale Sentieri dell’Arte, realizzata con il patrocinio della Regione Emilia Romagna, del Comune di Berceto e dell’Associazione Borghi Autentici, in collaborazione con Survival Italia, a sostegno della difesa dei popoli indigeni, e Collezione Radauer di Vienna, la proposta espositiva offre,infatti, materiali storici, una settantina originali, inerenti alle mostre etnologiche del secolo scorso. Al centro gli antichi zoo umani che dalla metà dell’Ottocento fino agli anni ‘40 del Novecento, si diffusero in cannibalitutta Europa, venendo a costituire una sorta di rappresentazione del razzismo propagandato dalle teorie scientifiche dell’epoca.

Era stato un commerciante di Amburgo, Carl Hagenbeck che riforniva di animali selvaggi i giardini zoologici di mezza Europa, ad avere l’idea intorno al 1874 di esporre anche alcuni indigeni dell’isola di Samoa presentandoli come individui “puramente naturali”. Si rese presto conto di quanto potesse essere lucroso esporre uomini di etnie differenti da quella europea e inventò di fatto “gli zoo umani”, che divennero presto una delle maggiori attrazioni delle prime Esposizioni Universali.

Al Museo PierMaria Rossi è possibile ripercorrere la vita di intere famiglie alle quali sono state tolte le loro radici. Uomini e donne portati lontano dai paesi d’origine, considerati “diversamente umani”, in alcuni casi spacciati dal mondo scientifico come anelli mancanti tra l’uomo e la scimmia in una logica di darwinismo sociale. Sono immagini e temi delle grandi esposizioni universali, a partire da quella di Torino del 1884.

Manifesto pubblicitario dellepoca del giardino zoologico di Parigi Copia 54811 
 Manifesto pubblicitario d'epoca del giardino zoologico di Parigi

Documentate in particolare quelle di Milano (1906), Torino (1911), Parigi (1931), attraverso fonti giornalistiche, letterarie, iconografiche, fotografiche, di costume mentre una grande installazione riproduce la gabbia originale dell’esposizione di Saint Louis (1904). L’esposizione del 1958, la prima post bellica tenuta a Bruxelles, è raccontata nel cortometraggio “Zoo” di Monda Raquel Webb, concesso in esclusiva per la mostra.
Storie avvincenti quelle narrate, coinvolgenti nei testi del catalogo che racconta di “vite rubate” come quella di Sarah, la Venere ottentotta o quella di Ota Benga, Pigmeo africano. Sono solo un esempio di un percorso che si snoda tra una drammatica realtà e le immagini fantastiche delle riproduzioni di poster datati tra il 1870 ed i primi anni Trenta, volti a raffigurare un fenomeno tanto sconvolgente quanto straordinario. “Non riuscivo a credere che una cosa del genere potesse mai essere accaduta” scrive Clemens Radauer che ha prestato gli oggetti della sua collezione perchè “mostre come questa sono molto importanti per la diffusione della

Pigmei Londra 1884 Copia 54671 
 Pigmei - Londra 1884

conoscenza sugli zoo umani e la sensibilizzazione del grande pubblico”.

Nonostante siano trascorsi anni dalle storiche grandi esposizioni etnologiche -l’ultima documentata in mostra è quella di Augusta, in Germania, del 2005, ultimo caso europeo - la globalizzazione, nel bene o nel male, mette continuamente a confronto realtà e radici differenti, a volte con scambi culturali di grande respiro che portano ad una nuova consapevolezza collettiva, a volte con risultati di intolleranza perchè il “diverso” incute sempre paura, disagio e pregiudizio. L’obiettivo della mostra è sensibilizzare sulla necessità di considerare “l’Altro” non più come nemico in base alla sua appartenenza etnica, sociale, religiosa e politica nella scoperta di vicende reali che la fotografia, l’oggettistica, i manifesti, i testi possono tramandare.

Dopo il successo ottenuto nella mostra al Museo storico della Lamborghini, a Sant’Agata Bolo-gnese, in occasione delle celebrazioni del 50° Anniversario della Miura, Alfonso Borghi si pre-senta con una nuova mostra, “i quattro quartetti” a cura di Stefania Provinciali, critica d’arte e giornalista, nella splendida cornice del Castello Scaligero di Malcesine. Le opere tutte inedite sono dedicate ai poemetti di T.S. Eliot e ripercorrono con la materia ed il colore, elementi basilari nell’opera dell’artista di Campegine, pensieri e parole del celebre saggista e poeta. Un affa-scinante indagine che unisce parole ed immagini e l’idealità di un pensiero racchiuse nelle quindici tecniche miste che compongono la mostra.
Ancora una volta Alfonso Borghi interpreta con passione e tecnica sapiente l’originalità di un autore sulla tela. Si accosta alla materia con immediatezza, compone un’idea donandole una forma ideale nella assoluta certezza di una pittura informale che affonda le radici nella tradi-zione padana. scrive nella sua introduzione al catalogo Claudio Bertuzzi, Assessore al Turismo di Malcesine.

Il tempo e la campana hanno sepolto il giorno T.S. Eliot 2016 tecnica mista su tela cm 50x50 

Il tempo e la campana hanno sepolto il giorno
(T.S. Eliot), 2016,tecnica mista su tela, cm 50x50

Alfonso Borghi, nato nel 1944 nella cittadina di Campegine di Reggio Emilia, si avvicina alla pit-tura a soli 18 anni, ha la possibilità di esporre le sue opere per la prima volta, grazie all’intercessione di un collezionista. Parte per un breve viaggio a Parigi. Da questo soggiorno consegue una ricerca appassionata, che virerà verso l’Espressionismo dopo il suo ritorno in Ita-lia, grazie anche al fortunato incontro con George Pielmann, allievo di Kokoschka. Le sue opere, viaggiano nelle principali città europee e statunitensi. Sono gli anni ’70: Barcellona, Berlino, Madrid, Vienna, Parigi, NewYork, Los Angeles. A partire dagli anni ’80 un susseguirsi di mostre e di eventi importanti costellano l’attività artistica del maestro. Lavora il vetro, la ceramica, ma si dedica anche alla scultura, avvicinandosi ad una pittura di più chiara matrice informale.
Oggi le sue opere trovano spazio in collezioni pubbliche e private e in musei italiani e europei. Tra le mostre più recenti nel 2014 al Museoteatro della Commenda di Prè a Genova, con la mostra Alchimie della realtà e a Palazzo Medici Riccardi a Firenze. Al Centro Espositivo Rocca Paolina, di Perugia presenta l’antologica Sonorità materiche. Nel 2015 e a Milano al Palazzo Giuriconsulti, poi in ottobre sempre a Milano alla Galleria San Carlo, con una personale La pittura sublime alimento dell’anima. Nel 2016 è alla Casa del Mantegna Mantova con la personale L'Olimpo della materia e al Museo Lamborghini a Sant'Agata Bolognese, celebra i 50 anni della Miura con la mostra Velocità e colore.
La mostra “i quattro quartetti” sarà accompagnata da un catalogo in italiano, inglese e tedesco con testi di Stefania Provinciali. Il catalogo sarà presentato sabato1 ottobre a Malcesine.


Il tempo presente e il tempo passato
sono forse presenti nel tempo futuro,
e il futuro è racchiuso nel passato.
(T.S. Eliot “Quattro Quartetti”)


Inaugurazione sabato 3 settembre ore 17,30 Castello Scaligero
Alfonso Borghi “ i quattro quartetti”
Malcesine, Castello Scaligero, Via Castello, 39
Dal 3 settembre 2016 al 30 ottobre 2016
Mostra organizzata da Comune di Malcesine
Orari: tutti i giorni dalle 9,30 alle 18
Per informazioni: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.; This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.; www.alfonsoborghi.com

La mia campagna si trova a 600 metri sul livello del mare, in linea d'aria, sopra le Fonti del Clitunno, a circa metà strada tra Spoleto e Foligno, Umbria dunque.
La luce del sole estivo filtra tra le foglie degli alberi mosse dal vento, il silenzio è interrotto dalle campane del convento che segnano le ore, facendo riaffiorare la coscienza sopita del tempo che passa. La frenesia dell'attività quotidiana è lontana come il rumore del treno che arriva attutito.

Alle sette di mattina, puntuale, passa lo scoiattolo nero dal petto bianco, percorre la solita via aerea, di ramo in ramo, che la mattina lo porta a lavoro e la sera, a ritroso, a casa.
È un agosto insolitamente freddo, che agevola le passeggiate, a Spoleto per esempio.
La sera, la città è comunque tranquilla e poco popolata. Lungo il corso le vetrine dei negozi sono illuminate e invitano i turisti a tornare di giorno per lo shopping. Diverse gelaterie propongono gelati artigianali, mentre, oltre ai ristoranti con i tavolini su strada, anche luoghi meno strutturati, invogliano a provare cibi e bevande, vari, originali, più o meno veloci, alla moda.
La città sonnecchia, le persone passeggiano rilassate. Le luci del seicentesco Palazzo Ancaiani, che ospita il Centro Italiano di Studi sull'Alto Medioevo sono tutte spente. Al suo fianco ci si affaccia sul Teatro Romano.

Salendo ancora, oltrepassato l'Arco di Druso, si entra nella Piazza del Mercato, le norcinerie "storiche" tengono chiuse all'interno le loro prelibatezze. Si prosegue verso il Duomo e la Rocca, con la passeggiata che gira tutto in torno, con vista panoramica e il ponte che collega al Monte Luco.
Di giorno i musei di Spoleto sono una meta interessante, insieme ai monumenti e alle chiese.
A Ferragosto una delle bellissime chiese antiche nei dintorni della città, nella semplicità della messa offre la musica dell’organo. La cura della chiesa che trasuda da tutti i pori e mattoni, commuove, in questo momento di abbandono della fede, della fedeltà, delle tradizioni. Ogni particolare sembra testimoniare la buona, amorosa, amministrazione di un parroco giovane, irradiata dalle lampadine a basso consumo.
A Spoleto la Metamorfosi Art Gallery in Piazza Duomo espone Antonio Canova. Grazia e Bellezza. Inaugurata nei giorni del Festival, si concluderà il 2 ottobre, aperta da martedì a domenica, con chiusura serale alle 23 il fine settimana, mostra disegni, monocromi, gessi, incisioni e 11 lettere che testimoniano il rapporto con l’Umbria.
I paesi vicini, la sera, offrono spettacoli di musica, danza, teatro dialettale e cinema all'aperto, di giorno, sagre dedicate ai piatti e prodotti tipici tradizionali. Sulle strade di paese si incontrano sparuti turisti, viaggiatori col sacco in spalla, appassionati di trekking, pellegrini. Il fine settimana numerosi ciclisti affrontano la salita verso la montagna.

A Roma succede di sentirsi in vacanza nelle giornate di agosto, quando la mattina, le strade del quartiere sono silenziose e il passaggio delle macchine di chi è rimasto per lavoro, sulla strada principale, ha il ritmo e il suono delle onde che si infrangono sulla battigia. Non c’è l’ansia della ricerca del parcheggio e i pedoni un po’ per la mancanza di traffico, un po’ per il caldo, camminano più lenti e rilassati, senza fretta. Non c’è fila alla posta, i negozi sono quasi tutti chiusi. Sono andati in vacanza anche i vestiti dei manichini del negozio di abbigliamento, lasciati nudi, di schiena e in fila contro il vetro della vetrina, come una barriera contro chi avesse dei dubbi sulla chiusura del negozio o volesse attentare alle sacrosante vacanze.
Chi si sente solo, armandosi di pazienza nell’attesa delle diradate corse d’autobus, potrebbe spostarsi in centro, dove gli stranieri fanno numero.
I musei offrono rifugio dal caldo e l’opportunità di viaggiare nello spazio e nel tempo. Viaggio esotico alle Scuderie del Quirinale con i Capolavori della scultura buddhista giapponese. Al Complesso del Vittoriano, il fascino liberty delle donne di Alphonse Mucha. Ai Mercati di Traiano Made in Roma. Marchi di produzione e di possesso nella società antica permette un confronto tra il consumismo e lusso antico e quello contemporaneo. Contrasto di antico e contemporaneo anche con Ugo Rondinone. Giorni d’oro + notti d’argento, l’installazione ai Mercati di Traiano consiste in 5 calchi di ulivi millenari di Puglia e Basilicata in alluminio verniciato di bianco, l’archeologia industriale dell’ex mattatoio, sede del MACRO Testaccio, accoglie l’altra installazione dell’artista svizzero. Ai Musei Capitolini, le già ricche collezioni permanenti, sono affiancate da due mostre temporanee: La Spina. Dall’Agro Vaticano a Via della Conciliazione. Materiali, Ricordi, Progetti e La Misericordia nell’arte. Itinerario giubilare tra i Capolavori dei grandi Artisti Italiani.
La sera si può andare a spasso nel tempo con le ricostruzioni virtuali dei Fori di Augusto e di Cesare.

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