L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Cultural Events (214)

    Marzia Carocci

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Nato ad Arezzo il 9 agosto 1960, è musicista e scrittore. Per quanto riguarda la scrittura, inizia con  due edizioni del libro per l'infanzia "Il giocoliere di parole" e con altri inediti.  Ha ottenuto da subito numerosi riconoscimenti da parte di professionisti del settore. Riceve  inoltre premi letterari di grande spessore. "Il segreto della musica" è il suo primo romanzo ambientato nella sua città natale.

Un libro che ci porterà a vivere momenti di entusiasmo storico, di curiosità e di coinvolgimento in una città che di storia, di magia e di memoria ne ha da vendere. 

 

Ciao Alberto, vorremo conoscerti meglio attraverso quest’intervista che gentilmente mi hai concesso.

 

Impegnato fra la passione della musica, della parola, e del verso stai avendo finalmente i giusti meriti. Ma adesso facciamo un passo alla volta:

 

Alberto, prima di intervistarti sulle tue passioni vorremmo che ti presentassi come persona:

 

R-innanzututto grazie per avermi concesso questo spazio per parlare di me e delle mie passioni : la scrittura e la musica.

Quella della scrittura é una attività che ho iniziato in tempi abbastanza recenti (2015) con una silloge poetica per l'infanzia, "IL GIOCOLIERE DI PAROLE" che ha ricevuto negli ultimi anni numerosi riconoscinenti di critica e nei premi letterari, unitamente a diversi inediti, dedicati all'infanzia e non solo.

Riguardo alla musica, suono la chitarra acustica ; diversamente dalla scrittura, l'attività musicale risale invece a quando avevo circa 12 anni ed é durata per circa un decennio, prima di uno stop ultra-trentennale che mi ha visto riprendere lo strumento in età matura dopo piú di 30 lunghi anni.

  

D-Quando hai iniziato a suonare? Vuoi parlarci dei tuoi inizi, dei tuoi trascorsi con la musica?

 

R- Ho iniziato a suonare la chitarra a 12 anni, pressoché autodidatta, sentendo i dischi dei Genesis, uno dei gruppi che ha determinato la mia formazione musicale ; la musica di questo gruppo inglese, nella loro prima formazione dei primi anni '70, dava prevalente spazio ad atmosfere acustiche eseguite con chitarra, caratteristica che hanno progressivamente abbandonato con l'uscita dal gruppo, nel 1977, del chitarrista Steve Hackett, evento che cambiô radicalmente il loro stile sul finire degli anni '70.

E così sono "cresciuto" con la musica dei Genesis e del loro formidabile chitarrista ; ad inizio degli anni 80 ho suonato con un gruppo, ma poi le nostre strade si sono divise dopo qualche anno, ed io ho progressivamente abbandonato la musica sul finire degli anni '80, per riprenderla abbastanza casualmente (complice il lock-down) nella primavera del 2020 (tranne una piccola parentesi dal 2015 al 2017 in cui ho suonato con un trio acustico). Adesso ho un canale youtube dove pubblico sia cover acustiche (dei Genesis e non solo) ed anche dei miei brani inediti di mia creazione, sempre suonati con chitarra acustica.

Il canale si chiama "ALBERTO DIAMANTI ACOUSTIC" ed é raggiungibile a questo indirizzo :

https://youtube.com/channel/UCzqMWd8JhDJus7wLljSFsRQ

 

Questo mio canale musicale ha recentenente raggiunto circa 45 mila visualizzazioni, che in termini assoluti non é una grande cifra, ma considerato che lo faccio per hobby e passione, per me é già un buon risultato. Ho fatto (e sto facendo tuttora) delle "collaborazioni a distanza con altri musicisti, non solo italiani, e devo dire che questa attività mi diverte molto e mi da buone soddisfazioni.  Recentemente, un mio testo inedito, ha ottenuto una "Menzione di Merito" al Premio Letterario "CET SCUOLA AUTORI MOGOL". Il brano (contenuto nel mio canale YouTube) si intitola "Le mani di Novecento", e prende spunto dalla figura di Novecento, il protagonista del bellissimo film di Giuseppe Tornatore "La leggenda del pianista sull'oceano", e che potete ascoltare, da me interpretato, su questo link :

https://youtu.be/K_6CA5TZWDY 

 

D- Veniamo alla poesia per l’infanzia: vuoi parlarci del tuo libro?

 

R- Ho iniziato l'attività di scrittura con una silloge per l'infanzia, "IL GIOCOLIERE DI PAROLE" ; sono poesie in rima, per bambini, che cercano di parlare ai più piccoli dei veri valori della vita, come l'amore, l'amicizia, il rispetto, la fratellanza, l'uguaglianza sociale ; con la prefazione di Marzia Carocci, questo libro esce nel 2015, ed inaspettatamente per me, ho ricevuto tantissime lusinghiere critiche nei social media e molti riconoscimenti nei premi letterari, anche non specializzati per l'infanzia. 

Alberto Diamanti

 

 

D- Hai in mente un altro libro legato a questo genere?

R- al momento no... anche perché ho voluto "cimentarmi" in un genere letterario nuovo per me : il romanzo. 

 

 

D- E’ infatti uscito da poco un tuo bellissimo libro storico/romanzato sulla città di Arezzo che è la tua città. Il libro è intitolato “IL SEGRETO DELLA MUSICA edito dalla casa editrice "Kimerik" ; vuoi parlarcene?

 

R- É un romanzo ambientato ad Arezzo, la mia città, e prende spunto dalla figura di Guido Monaco, detto anche Guido d'Arezzo, il monaco benedettino che nell'XI secolo inventò la trasposizione scritta delle note musicali. E qui si intrecciano nuovamente le mie due grandi passioni : la scrittura e la musica.

È un romanzo dalle connotazioni 'fantasy' ma poggia su basi storiche certe. Intorno all'anno mille, ad Arezzo c'era una cittadella universitaria vescovile, terza per importanza in tutta Europa dopo Parigi e Bologna, un sito che già nei secoli precedenti era stato meta di pellegrinaggi da tutto l'occidente cristiano e meta di Re, Imperatori e Papi. Un sito di cui oggi rimangono solo delle rovine archeologiche. Nell'XI secolo in questa cittadella vescovile fiorirono studi del diritto e musicali, quest'ultimi, con la venuta ad Arezzo proprio di Guido Monaco.

Questo monaco benedettino, proveniva dalla Abbazia di Pomposa, vicino a Ferrara, dalla quale era venuto via a causa di invidie degli altri monaci per le sue innovative teorie musicali, che sono state il fondamento e le origini della musica scritta così come la conosciamo adesso, con la codifica delle "note musicali".

Il libro prende spunto da questi fatti storici, proseguendo nella narrazione con la casuale  scoperta da parte di un professore di musica, di alcune reliquie antiche sotto le rovine archeologiche ; reliquie che unitamente a dei manoscritti dell'epoca fanno risalire il protagonista del romanzo ad un segreto sepolto per secoli che riguarda la musica e la capacità di quest'ultima di dominare le forze della natura che regolano il Bene e il Male.

Il trait-d'union tra la storia ed il romanzo corrisponde ad una implicita domanda che fa da sfondo al romanzo, ed è la seguente :

"...e se Guido Monaco non fosse andato via da Ferrara (e giunto ad Arezzo) per invidia degli altri monaci per le sue teorie musicali, ma per sfuggire alle accuse di "eresia" in seguito ad una terribile scoperta di un segreto che riguardava la musica e le stesse origini dell'uomo?"

 

 

D- Dove possiamo trovare il tuo libro ?

 

R- Il libro "IL SEGRETO DELLA MUSICA" è in vendita in tutte le librerie nella cittá di Arezzo, in tutti gli stores on-line specializzati nella vendita di libri, e su Amazon a questo indirizzo :

https://www.amazon.it/dp/8855169149?m=AD9PJID925L3F&ref_=v_sp_detail_page

 

 

D- Hai in mente di fare presentazioni ? Dove ?

 

R- La prima presentazione si terrà ad Arezzo, il 30 Aprile 2022 ; nei prossimi giorni, nella pagina FaceBook del libro, all'indirizzo :

https://www.facebook.com/IlSegretoDellaMusica/

comunicheró i dettagli dell'orario e della location della prima presentazione, e successivamente anche i dettagli delle altre presentazioni che ho intenzione di fare in Toscana.

Come promo, invito i lettori a vedere il book-trailer che é passato in diverse web-tv ; é un vero e proprio film della durata di 20 minuti con una parte del primo capitolo che arriva fino alla scoperta delle antiche reliquie che nascondono "il segreto della musica" ; é stato realizzato sotto forma di "monologo" con la stupenda voce narrante di Marino Filippo Arrigoni (attore teatrale e fiction tv) e con le bellissime musiche originali di Giovanni Monoscalco (musicista e compositore).

Consiglio di vedere questo film, che porta subito lo spettatore ad immedesimarsi nella storia, suscitandone curiosità per l'epilogo e quindi per un approfondimento successivo sul libro e quindi sull'intera storia che svela il "segreto".

Di seguito, riporto il link per vedere il "film book-trailer" :

https://youtu.be/vWT_9jxHsmg 

 

 

D- se vuoi, lascia la tua mail a chi ti legge…

R - ecco la mia mail :  This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.

 

Grazie Alberto!

 

E' un piacere poter intervistare una signora che della poesia ne ha fatto vita. Da poco è uscito il suo libro " Testa tra le nuvole" editato da Antonietta Risolo e pubblicato da A&A di Marzia Carocci Edizioni, una preziosa silloge che ci porta a respirare del suo mondo interiore. Poesie introspettive che denotano un'anima bella, riflessiva e osservatrice di ciò che vive e che ha vissuto.

Le poesie di Maria Fortunato, sono un diario emotivo dove l'incanto della parola poetica pare accompagnare con musicalità ogni evento, ogni sentimento, ogni emozione della nostra poetessa. Un viaggio attraverso idiomi che fanno parte di un lungo viaggio chiamato vita, le emozioni, le sensazioni, le osservazioni di Maria Fortunato, abbracciano l'essenza vitale dove non viene dimenticato, l'amore, il dolore e la gioia, anzi, ne sottolinea ogni aspetto. Rammenta i dubbi e le incertezze che la vita spesso ci propone, ricorda l'impetuosità del tempo che scorre mentre riflette sull'importanza dell'ultimo giorno terreno prima di scoprire il grande mistero del dopo vita. Non dimentica il valore dell'amore, dell'amicizia mentre si sofferma sulla solitudine e sui momenti di silenzio quando tutto viene a galla in quella mente che attenta  da dentro ci parla con la stessa nostra voce. Poesie vere, intense, riflessive che sanno di esperienza e di coscienza, di speranza e di natura umana. Una silloge da bere come acqua di sorgente.

 

 INTERVISTA

 

D-Vorremmo sapere quando ha iniziato a scrivere poesia

 

R_ Il mio percorso poetico è iniziato negli anni settanta, precisamente il 16 giugno 1971 (era mia abitudine apporre la data ad ogni poesia), quando ero ricoverata per sottopormi ad un intervento chirurgico e , in un momento di sofferenza e solitudine, scrissi la mia prima poesia, proprio dal   titolo “ Solitudine”. Da quel momento ho continuato a scrivere,  spinta da una voce interiore che aveva bisogno di dar vita alle mie emozioni, scaturite sia dai ricordi d’infanzia che dalle esperienze di vita .

 

 

D-Quanto è importante trasmettere attraverso l'attività poetica le proprie riflessioni?

 

R  E’ di fondamentale importanza riuscire a tradurre  in poesia il nostro mondo dei ricordi, riviverli  nelle emozioni che abbiamo provato , emozioni che hanno arricchito la nostra vita e che ci permettono d’entrare nel nostro intimo e di approfondire  la conoscenza  dell’animo umano.

La nostra esistenza è costellata d’emozioni, nel bene e nel male , e la poesia è un ponte di comunicazione che ne  facilita la condivisione  col lettore.

La sua età è un traguardo importante; non è così usuale pubblicare un libro a una meravigliosa signora di 100 anni. Le sue poesie sono attuali, non hanno tempo, sono riflessioni umane che ci portano a fare tante considerazioni e questo succede solo quando la poesia non è retorica.

 

D-  Cosa vorrebbe raccontare e consigliare a chi si è apprestato da poco alla poesia?

 

 

R- Consiglierei di ripercorre le emozioni dell’infanzia, che sono ancora vive in noi . Nella mia poesia “Testa tra le nuvole” ho rivissuto il mio mondo di bambina, in un quadro poetico che ha allietato la mia vita , regalandomi gioia e alimentando il fanciullino che è in me.

Oltre al mondo dei ricordi, è importante approcciare la scrittura poetica  con spirito critico, ammettendo i nostri errori e con la predisposizione  a studiare, a imparare  e a non trascurare la lettura, come  fonte di stimolo e di riflessione.

  

 

D-Vuole raccontarci qualche aneddoto che l'ha resa felice in campo letterario?

 

R- Ricordo con felicità una sera di febbraio, era il 2010, quando mia figlia ricevette una telefonata da Antonietta Risolo che le comunicava che ero stata segnalata al premio letterario Ibiskos 2009, con la mia prima pubblicazione “L’emozione non ha età”. Fu un momento di grande gioia per il riconoscimento ricevuto.

  

D-Ama particolarmente qualche poeta specifico? Chi e perché?

 

R-Da giovane amavo Giacomo Leopardi, per la sua sensibilità romantica e perché fece del dolore un elemento di stimolo per la conoscenza della realtà. 

Le sue poesie ci parlano della sua vita, dei suoi dubbi, timori e constatazioni. Sono parole che hanno un peso e che ci portano a riflettere.

 

D-Ha una poesia in particolare da regalarci per questa intervista?

 

R-Scelgo  “Tutto e il contrario di tutto”, con l’augurio che sia un aiuto per vivere meglio:

 

Come in un binario,

tutto si muove parallelo:

gioie e dolori,

amore e odio,

eventi felici e infelici,

bambini abbandonati,

bambini nelle culle

azzurre e rosa,

nel trionfo dell’amore.

Tutto scorre parallelo,

su di un solo binario,

per raggiungere

il solo punto di fuga:

la vita nei suoi contrari. 

 

In questa ultima parte dell'intervista, vorremmo qualche sua riflessione su questo mondo privo di calore, di ascolto e di comprensione.


R- La costruzione del futuro passa dalla luce del passato, del quale è importante mantenere i ricordi.

           Maria Fortunato

E’ il  ricordo che ci porta a  rinnovarci e ad evolvere con nuovi pensieri,che dobbiamo arricchire d’emozioni, con la luce del cuore che ci illuminerà verso un futuro d’amore universale. 

Grazie di cuore signora Maria, prima di chiudere vorrei inserire anche un'altra sua poesia:

 

Pensieri

 

Creature vaghe e sfuggenti,

amanti, come nessuno,

di quella che tutti chiaman libertà.

Sfilate come fantasmi evanescenti,

in un susseguirsi irrequieto di folle

e dello stupor mio gioia traete.

 

 

E

Enzo Martano

 

nzo Martano nasce a Calimera in provincia di Lecce nel 1965. Il suo percorso artistico inizia da autodidatta nel 1991, con le prime realizzazioni di opere ispirate ai bellissimi paesaggi locali dove il fascino della natura salentina immersa tra mare e ulivi secolari, guidano i primi passi della sua arte. Affetto da retinite, Enzo è costretto a fermarsi per sottoporsi a vari interventi che gli consentono, dopo qualche anno, di riprendere i suoi lavori con una rielaborazione del tutto nuova di colori, forme e tecniche. Enzo inizia quindi un nuovo percorso artistico e tanti nuovi lavori. Tra questi, le figure umane, spesso di natura etnica, ricorrono il suo repertorio. Figure che emozionano e che suscitano sentimenti forti, come i drammi e le loro storie di vita.

 

 Giugno 2020 Varaggio Art ( Liguria)

Agosto 2020 mostra personale presso Centro Accademico Maison d art Padova

Settembre 2020 mostra collettiva presso Galleria On Art Firenze

Dicembre 2020 Collettiva Mincio arte Mantova

Maggio 2021Trofeo Citta’ di Lecce

Giugno 2021Collettiva MY TOWN Gravina di Puglia BA

Luglio 2021Collettiva presso Galleria Internazionale Area Contesa Via Margutta

Rassegna D’aìArte Woman presso Galleria Casa Cava Matera

Mostra Concorso Internazionale Giacomo Balla Galleria Area Contesa Roma 

 

 

Buongiorno Enzo, vorremmo conoscere di più l’artista già noto: ci piacerebbe innanzi tutto conoscerti come la persona che ha incontrato l’arte.

D_Come ti sei avvicinato alla pittura?

 

R-Potrebbe sembrare  strano ma tutto è iniziato quando da piccolo, osservando gli artisti di strada che riproducevano volti e dipingevano paesaggi, ne rimanevo incantato dalla loro bravura, quelle emozioni mi portavano sempre a pormi la solita domanda: “ma come faranno?”... ed è stata  proprio quella  curiosità che mi è restata dentro per anni  fino a quando, mosso da quel sentimento di ammirazione e di sfida, ho voluto  iniziare da autodidatta a fare i miei primi dipinti che in principio erano a tempera per poi sperimentare le mie curiosità nella pittura ad olio, elaboravo le mie opere incoraggiato da chi osservandole mi spronava a continuare. Mano a mano col passare degli anni  (da autodidatta) ho perfezionato il mio modo di dipingere sperimentando nuovi metodi

D-Vuoi dirci dello stato d’animo con il quale t’immergi quando inizi un’opera? R-Bella domanda; se non me l’avessi posta tu,  ne avrei parlato di mia spontanea volonta. Ti dico solo che quando inizio un’ opera, il tempo per me e’ come se si  fermasse e  mi rendo conto  che a volte sono trascorse 4-5 ore  senza rendermene assolutamente conto;  sembra  strano lo so,   ma è come se in quel tempo io fossi fuori dal mondo. Mi accorgo dopo delle ore trascorse a dipingere. Un po’ come quando ci svegliamo da un sogno…

D-Ho avuto modo di visionare alcuni tuoi dipinti. Per lo più arti figurative con soggetti che ritraggono donne di origini africane; donne bellissime con occhi espressivi ed eleganza dei corpi che danno la percezione movimento  Puoi dirci il perché di questa tua scelta?

R-Penso che riprodurre il  benessere, il lusso non abbia molto di artistico, l’ arte per il mio punto di vista e’ uno strumento che ti aiuta a esprimere le sofferenze, sia proprie che quelle altrui e per me la donna Africana, ha sempre rappresentato oltre che a un fascino e a una bellezza ed eleganza naturale, quel sacrificio, quella sofferenza e quella reazione di risoluzione poiché nonostante tutto non perde la forza di sorridere e di  affrontare la vita con determinazione attraverso il duro lavoro e la dedizione alla propria famiglia

 

D-Vuoi dirci in tutta libertà cosa pensi del mondo artistico in genere?

 

R-Del mondo artistico dirò semplicemente che io amo particolarmente la pittura classica  del  del passato: quando osservo le  opere dell’ ‘800 o del ‘900 vengo preso da un forte sentimento di ammirazione e di coinvolgimento emotivo. Penso spesso  che sarei voluto nascere in quell’ epoche. La cosa che non condivido nell’arte pittorica è invece chi vuol fare ad ogni costo l’alternativo (cosa molto frequente in questi tempi), l’arte dovrebbe essere l’espressione emotiva resa quel “tratto”  che ti nasce “da dentro” esprimendo il tutto nella semplicità affinché qualsiasi osservatore, possa  emozionarsi senza dovere cercare di  comprendere ciò che vede.

 

D-Quale è stata la tua più grande soddisfazione in campo artistico?

 

R-Fino ad ora la soddisfazione più grande è stata esporre in via Margutta con l’organizzazione dalle  Sorelle Zurlo, che rimaste piacevolmente incantate dai miei lavori non hanno esitato a reinvitarmi di nuovo ad esporre nella loro importante Galleria. Adesso sono emozionato perché a Ottobre del  2022 le mie opere saranno esposte al Louvre di Parigi… penso che per un artista questa possa essere una delle più grandi soddisfazioni

 

 

D- E quale delusione?

 

R-Devo ammettere di non avere, almeno fino ad ora, avuto alcuna delusione, forse perché pur dipingendo da 30 anni mi sono messo in gioco solo da tre ed avendo raggiunto  la giusta maturità  e scaltrezza nel sapermi muovere in questo ambiente artistico, mi ha aiutato e gestirne le difficoltà. Un mondo sicuramente affascinante ma a volte anche  pieno di insidie.

 

D-Hai nuove mostre a breve? Vuoi parlarcene?

 

R-Prossima Tappa “Premio citta’ di Lecce”, un consorso salentino molto ambito al quale  parteciperò per la seconda volta, poi come ho già menzionato sopra, a ottobre esporrò al Louvre di Parigi dove resterò per una settimana, poi a novembre sarò a Barcellona e a Dicembre sarà a Londra. Nel 2023 nel mese di gennaio, sarò a Venezia

 

D- Pensi che nella pittura come in ogni altro tipo di arte ci sia più meritocrazia o più necessità di danaro o conoscenze  per avere la possibilità di emergere?

 

R-Io penso che a volte si é bravi ma non si viene notati; diciamo che serve sicuramente la bravura, l’impegno, la caparbietà, la dedizione  ma anche le giuste persone che sanno consigliarti e starti dietro. E’ importante non arrendersi! 

 

 

D-  Hai un progetto, un’idea, un desiderio “nel cassetto”?

 

R-Si, uno in particolare ed è quello che le mie opere vengano riconosciute sia dallo stile,  che dalla tecnica e dai colori anche senza leggere la mia firma.

 

Chi mi conosce sa che al termine dell’intervista, lascio uno spazio bianco dove l’artista può liberamente scrivere ciò che vuole per presentarsi al pubblico. Quindi nel ringraziarti caro Enzo Martano, ti lascio a disposizione tutto lo spazio che desideri.

 

Se vuoi, lascia anche la tua mail per chi vorrà contattarti.

 

Sono Enzo Martano e…l’  unica cosa che mi viene da dire ora e’ di essere onorato di aver risposto alle tue domande e ti ringrazio tanto per aver dedicato il tuo prezioso tempo per me, chiudo invitando chi vuol vedere miei lavori a visitare il mio sito www.enzomartano.it

 

Oppure scrivermi su This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.

Maurizio Minniti

 

Maurizio Minniti nasce a Firenze il 3 febbraio 1951, è un musicista e compositore di musica, scrittore di romanzi, poesie e prose poetiche. Ha già scritto sei romanzi e una raccolta poetica commentata dalla giornalista e critica letteraria Cinzia Baldazzi che è stata collaboratrice di Raffaella Carrà e Pippo Baudo. Ha partecipato alla trasmissione televisiva “Domenica in” con Pippo Baudo recitando una mia poesia “A MIO PADRE“ nella rubrica inserita nel programma dedicata alla poesia con la quale ha vinto il premio. Attualmente è in sala di incisione per completare con il suo gruppo musicale un CD delle sue canzoni.  In campo musicale ha  collaborato con Zucchero Fornaciari, Marco Masini, Paolo Vallesi, Iva Zanicchi, Rita Pavone, Pupo. Il suo ultimo romanzo “ Memorial” descrive  delle guerre viste e commentate da un giornalista fotoreporter.

 I titoli dei suoi romanzi: 

L’altra metà del cielo   2008

Qui dove soffia il vento  2010

Passi nel tempo raccolta poetica commentata da Cinzia Baldazzi  2011

Chergui, il vento del ricordo  2012

La testa tra le nuvole, poesie e brevi racconti   2013

Parole non dette    2015

Il figlio sbagliato  2019

Memorial  2022  

Buongiorno Maurizio, eccoci a noi. Tu sei musicista e scrittore, i tuoi libri hanno avuto ed hanno successo e le tue produzioni musicali sono ancora in grande fermento.

Ci piacerebbe conoscerti a fondo, chiederti degli inizi artistici e del rapporto che hai o hai avuto con questi.

 

Maurizio Minniti scrittore:

 

D-Vuoi parlarci dei tuoi inizi? 

R- I miei inizi nascono dall’infanzia, quando tornavo da scuola e scrivevo su un quaderno (che tenevo nascosto), tutto quello che mi era capitato a scuola; ero molto povero e i miei compagni di scuola deridevano le mie scarpe bucate e i vestiti riciclati da donazioni. Annotavo anche i litigi dei miei genitori e i natali senza regali. Poi, crescendo e cambiando città da Alessandria a Firenze, ho incominciato a scrivere piccoli racconti basandomi sempre su fatti reali a cui avevo assistito e anche personali aggiungendo una parte di fantasia. Per un periodo della mia crescita, ho abbandonato questa mia voglia di scrivere che ho ripreso a età un po’ avanzata, ma carica di esperienza vissuta che mi ha permesso di scrivere poesie che mi hanno dato molta soddisfazioni e sono state inserite su alcune pubblicazioni letterarie. La prima volta che ho intrapreso la stesura del mio primo romanzo è stato quando un mio carissimo amico mi ha raccontato la sua storia d’amore e un tradimento, del suo lavoro nei cantieri navali di Genova e della sua solitudine racchiusa, a quel tempo, nei suoi 71 anni. Oggi non c’è più e mi ha lasciato un grande vuoto, ma rimangono le fotografie e il libro che me lo ricorderanno per sempre. Dopo questa mia prima esperienza, ho continuato e ho scritto ancora cercando di migliorarmi sia nel contenuto della storia sia nei tempi di racconto cercando di non andare mai fuori tema. Oggi che ho 71 anni, e mi ritengo un diversamente anziano, trovo la felicità di scrivere e molta emozione nel rileggere quello che la realtà della vita mi propone per le mie storie e dove fa sempre capolino una parte di me.

  

D- Cosa ha scaturito il desiderio di scrivere? 

R- La musica, la musica per me è sempre stato fonte di ispirazione, scrivevo testi per le canzoni che componevo e da li è partito tutto, poi sono arrivate le poesie che si sono sostituite alle note sul pentagramma e successivamente i racconti e i romanzi che mi hanno fatto alzare dallo sgabello di fronte al mio pianoforte facendomi accomodare davanti alla scrivania e al computer complice dei miei libri.

 

D- Cosa ti ha dato o ti dà più soddisfazione nella stesura di un libro? 

R- Quando lo rileggo e mi commuovo trovando in esso la forte complicità tra lo scrittore e la storia. In quel momento, così magico, sento di non essere più io, ma lo sguardo e la mente di un lettore qualsiasi e di qualsiasi età.

 

D- Nei tuoi libri, porti un po’ di te o sono completamente esuli dal tuo essere? 

R- Nei miei libri c’è sempre una parte di me. Quando il protagonista soffre, descrive le mie sofferenze giovanili e anche adulte, certo la fantasia esplora strade e avvenimenti fuori dalla realtà che faccio miei modellandoli come uno scultore per trovare la perfezione e l’unione con la realtà del racconto che in quel momento sto scrivendo.

 

D- Qual è stato il libro che fino ad adesso hai amato di più? 

R- PAROLE NON DETTE, parla della mia famiglia, di noi quattro fratelli che decidiamo in età avanzata di raccontare i nostri genitori, di come li abbiamo vissuti e scoprire che loro non ci sono mai stati per noi, che hanno vissuto una vita parallela alla nostra, che si amavano e odiavano racchiusi nel loro mondo impenetrabile. Questo è il libro che più amo e odio per la realtà dei contenuti alcuni appresi soltanto nella stesura del romanzo. Ho sofferto molto a scrivere questo libro, ho combattuto con una realtà che in parte non ho vissuto come i miei fratelli, come se io fossi fuori di scena in un teatro di vergogna e dolore. Questo è il libro che amo di più.

 

D- E’ uscito Memorial. Il 26 marzo ci sarà la prima presentazione di questo. Vuoi parlarcene? 

R- E’ una storia che ho scritto in breve tempo, forse era già in me e non trovava lo spazio per uscire allo scoperto. Ho sempre amato il giornalismo d’assalto quello fatto sul campo di battaglia dove si racconta la crudeltà dei conflitti. Mi sono immerso in questa storia scrivendola e vivendola come dentro a un film. Io ero lì accanto al protagonista, scrivevo il dramma della guerra e il dramma della sua vita facendola mia, come se fossi in prima persona  nel luogo. Ho sentito freddo quando lui sentiva freddo, ho sentito il sibilo delle pallottole vicino a me, ho amato e sofferto con lui e mi sono perso come lui. C’è stato un momento di brevissima durata, dove la realtà non mi apparteneva più e li mi sono accorto veramente di quanto io  ami scrivere.  

 

D- Il ricavato della vendita del tuo ultimo lavoro verrà interamente devoluto all’Associazione Astro Onlus, questo ti fa onore. Di cosa si occupa l’Associazione? 

R- L’associazione Astro si occupa del sostegno terapeutico e riabilitativo in oncologia, porta conforto e gioia alle donne ammalate di tumore al seno del nostro territorio. Il mio è solo un piccolissimo gesto che mi rende felice e orgoglioso.

 

Maurizio Minniti musicista

 

D- Maurizio, sappiamo del tuo amore per la musica. Come è iniziato? 

R- Da bambino al Conservatorio Cherubini a Firenze. Studiavo violino, ma la mia passione è sempre stato il pianoforte. Ricordo che entravo a scuola molto prima degli altri e mi chiudevo in una stanza dove c’era un pianoforte mezza coda. Lasciavo l’astuccio del violino e mi sedevo sullo sgabello davanti ai tasti del piano che mi sembravano inarrivabili dato la mia piccola statura e li appoggiavo le mie piccole dita aspettando che il martelletto si scontrasse con la corda. Da quel primo suono, sono andato avanti e con mio fratello abbiamo condiviso la felicita del nostro primo e unico gruppo musicale. Avevo quattordici anni quando ho iniziato a suonare in pubblico, poi sono venuti i Beatles e Battisti e il nostro gruppo si è fuso con loro e siamo diventati i Beatles di Firenze. Molti ragazzi venivano alle nostre serate, non ballavano, ma stavano seduti ad ascoltarci ed era fantastico. L’avvento del servizio militare e del ballo liscio, ci ha fatto decidere di smettere, ognuno aveva il proprio amore e la propria vita da percorrere, io con mio fratello abbiamo continuato a suonare e portato alle case discografiche le nostre canzoni. Fu un periodo molto interessante, ma quando mi hanno chiesto di rimanere a Milano per intraprendere la carriera di compositore, ho visto la mia vita futura più grande di me e ho detto no.

 

D- vuoi parlarci delle tue collaborazioni? 

R- Certamente, Rita Pavone, Iva Zanicchi, Pupo, Zucchero, Vallesi, Masini e altri cantanti rimasti sconosciuti pur essendo bravi.

 

D- Riguardo a queste collaborazioni, hai una curiosità da raccontarci? 

R- Preferisco di no, oggi sono molto famosi e fanno finta di non conoscerti e quindi non vorrei raccontare aneddoti che li riguardano.

 

D- A cosa stai lavorando? Con chi? 

R- Ora sto lavorando alla stesura del mio prossimo romanzo e contemporaneamente al termine del CD che io e i miei compagni di viaggio musicali dopo cinquanta anni abbiamo deciso, divertendoci, di realizzare con le nostre composizioni. Penso che la scrittura e la musica non abbiano età.

 

D- Vuoi parlarci di questa tua passione? 

R- Potrei scriverci un libro. Aspettare dietro alla porta del discografico che deve giudicare il tuo prodotto ed essere ignorato del tutto, questo sarebbe stato un valido motivo per lasciare la musica, ma la passione era forte nata al Conservatorio e ancora viva in me come parte integrante della mia vita. 

 

Adesso Maurizio, ti pongo la domanda “bianca”

Si tratta di uno spazio dove tu puoi dire qualsiasi cosa sul tuo mondo di artista sia come scrittore che come musicista. I tuoi sogni, aspettative, desideri. 

- Spesso quando compongo una canzone sento dentro di me i brividi.  Gli accordi che le mie dita imprimono sopra ai tasti sono così belli e armoniosi da sorprendermi, scrivo  il testo cercando che la forza delle parole possa unirsi con la musica e amarsi. Così nasce una canzone; me lo sono sempre detto, ed è  così si commuove l’artista che c’è in me mentre litiga con l’altra metà del mio io profondo che rifiuta a volte di immedesimarsi in esso. Conflitti che a volte ritrovo nelle mie poesie, nelle parole che vorrebbero dire tutto, ma che per qualcuno non dicano assolutamente  niente. Ecco che  allora ti senti tra gente che conosci da sempre come uno diverso.  “ Il Poeta” – mi dicano sorridendo davanti a una pizza e una birra e questo non mi piace, mentre lascio cadere quella frase che dentro di me fa molto rumore lasciando parlare gli altri.

Lascio Memorial,  lascio un figlio partorito e cresciuto con amore, lascio che le mie parole entrino dentro al lettore e spero che vibrino così forte da scuotere anche gli animi più insensibili. Adesso sono dentro a una ipotetica stanza dove tutto resta fuori, dove ogni parola estranea al mio progetto non può entrare. Sento fluirmi dentro la nuova scrittura, la nuova storia, la nuova musica e questo mi da gioia. Spero di lasciare a mio nipote oltre al mio ricordo di nonno, anche una parte di me racchiusa nei libri e nella musica. Non ho sogni né aspettative né desideri, amo e odio l’imprevisto ed è con lui che lotto ogni giorno perché non mi preceda.

 

 

Ti ringrazio Maurizio.

Se vuoi lascia la tua mail 

 

m.minniti@alice. it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                                                                                                                                    

 

 

 

 C’era una volta Piazza della Baldracca

 

E’ noto a tutti che l’edificio di Piazza Signoria fu commissionato da Cosimo I dei Medici, Granduca di toscana per la costruzione di uffici (uffizi) giudiziari ed amministrativi

Fu richiesto a Giorgio Vasari che doveva progettare il palazzo proprio vicino all’abitazione del Duca e andava esteso fino al fiume Arno. Era il 1560 c.a.

In cinque anni fu costruita buona parte del Palazzo nel 1565 fu completato anche il famoso “corridoio Vasariano” costruito per l’occasione del matrimonio fra il figlio di Cosimo de Medici, Francesco e Giovanna d’Austria.

Alla morte del Vasari nel 1574, i lavori furono continuati dal Buontalenti e Francesco I dei Medici, a lui si deve la creazione della Galleria.

Negli anni a venire molte le collezioni sono entrate a fare parte del museo fra più importanti al mondo; opere d’arte antiche e moderne comprensive di armi, gemme e strumenti appartenuti a grandi scopritori, scienziati e inventori come ad esempio Galileo Galilei.

La galleria fu aperta al pubblico nel 1789 con milioni e milioni di visitatori all’anno.

Settecento anni prima, nello stesso spazio dove adesso ci sono gli Uffizi, in pieno medioevo, vi ergeva uno dei quartieri più malfamati della città: il quartiere di Baldracca. Ladri, ubriaconi, assassini, bordelli e malcostume serpeggiavano in quell’ambiente losco e equivoco. Volgarità, degrado e sporco erano il vivere comune di chi ci abitava. Il nome “baldracca” non è derivato dal modo come i fiorentini definivano la prostituta ma dall’osteria in sito che era nominata “osteria di Baldracca”. L’osteria si denominò Baldracca per una storpiatura del nome Bagdad, la città dei califfi erroneamente scambiata all’epoca per Babilonia considerato il luogo dove tutto è fuori controllo dove caos e disordine prendono il controllo di tutti e tutto. L’osteria per voler dei medici viene del tutto cancellata e sostituita dal “teatrino di Baldracca” dove gli attori stessi pagano affitti per mostrare i propri spettacoli alla presenza di donnine succinte e provocatorie. Un piccolo teatro che non può contenere più di 400 posti e dove vi sono piccoli spazi per la nobiltà che segue dietro a grate per vedere in anonimato.

Nel XV secolo però i Medici presero potere e commutando Firenze da Comune a Signoria decisero di fare “pulizia” da quel degrado allontanando quel ceto non certo “elegante” e di classe. Il quartiere, con il suo giro poco raccomandabile si spostò così in Piazza della Passera rinominata dopo Piazza dei Sopiti fino a quando nel 2005, l’allora Assessore Eugenio Giani, le ridette il suo nome autentico. Riguardo al toponimo originale, pare che in quella zona vi fosse una casa di tolleranza dove fu “ospite” perfino Cosimo I dei Medici Granduca di Toscana.

Firenze che respira, che incanta che risorge che declina e risale. Firenze segreta fra grettezza e nobiltà ma sempre immersa nella bellezza da guardare, da scoprire da amare proprio come una bella donna dai mille riflessi, dai sorrisi limpidi o sornioni, dagli sguardi aperti o indagatori. Firenze culla di artisti, pittori, scultori, inventori e che dire di Dante?

Intrighi di potere, leggende da respirare e misteri da scoprire in ogni angolo della città. Possiamo amarla, criticarla, additarla, viverla ma è indubbio che la sua storia è ancora storia in ogni angolo dove solo l’uomo ne scalfisce la bellezza. Ma questa è un’altra storia...

Martha Jane Cannary nome vero della più conosciuta Calamity Jane, nacque nel Missouri il primo maggio del 1852, da genitori agricoltori che decisero di trasferirsi nel 1865 nel Montana presumibilmente per la caccia all’oro. Era la più grande di sei fratelli. Partì così con la famiglia verso il Montana, un viaggio durato 5 mesi dove perse la madre. Successivamente il padre li abbandonò per rifarsi una vita e lei si trasferì nel Wyoming con i fratelli; aveva 13 anni circa.

Martha Jane prende in mano la situazione dedicandosi così a molti mestieri per il sostentamento della famiglia. Si veste spesso da uomo, diventa pistolera, avventuriera, lavandaia, prostituta e cercatrice d’oro; fu conducente di diligenze. Si vestiva da uomo, sputava, bestemmiava, salvava diligenze. A causa dei suoi comportamenti e della sua fama però non concluderà mai i lavori intrapresi perché spesso sarà licenziata. Sicuramente era una donna ambigua e complicata, ma anche una figura leggendaria del West della Frontiera, riuscì ad entrare nella cavalleria e fu una delle poche donne a combattere contro gli indiani. Fu violenta, feroce, tenace come nessuno. Il nome Calamity Jane le fu dato da il capitano di un gruppo al quale faceva parte contro gli indiani; lui stava cadendo da cavallo durante un’imboscata e lei a galoppo del suo, lo fece salire salvandogli la vita. Sembra che la frase fosse:   “Ti battezzo Calamity Jane , l’eroina della pianura".

Jane diceva di avesse sposato lo sceriffo James Butler Hickok conosciuto ai più con il nome di Will Bill da cui lei diceva di avere avuto il figlio Janey affidato in seguito a una famiglia adottiva. Gli storici definiscono il tutto “leggenda” poiché non vi è nulla di documentato e le date erano contrastanti con la nascita di questo. Jane asseriva però insistentemente la veridicità degli eventi. C’è chi sostiene che tra i due vi fosse una passione c’è invece chi afferma un’antipatia da parte di Will Bill verso di lei. Lui morirà il 2 agosto 1876 in quel periodo era sposato con Agnes Lake Thatcher. Morì al tavolo da gioco. Fu dopo la sua morte che Calamity Jane rivendicherà il matrimonio con lui e affermerà insistentemente che Janey,era il figlio nato dal loro rapporto tre anni prima anche se è più verosimile che lo avesse avuto con un rapporto occasionale. Calamity ebbe più matrimoni; sposò William Steers, un uomo despota e violento con il quale ebbe un figlio (Little Calamity) che morì a pochi giorni dalla nascita,incontrerà poi nel 1885 il texano Clinton Burke che sposerà due anni dopo nel 1887, dando in seguito alla luce una bambina che chiameranno Jessie.

Calamity Jane non si disintossicò mai dall’alcol; la bottiglia fu sempre presente nella sua vita. Morì sola, depressa e alcolizzata in un hotel il primo agosto 1903. Aveva 51 anni. Non si saprà mai se a causa dall’alcolismo, da una polmonite o altro. Il suo corpo verrà sepolto vicino al cadavere di Hickok nel cimitero di Mount Moriah all’interno di una fossa comune. Fu una sua espressa richiesta in vita.

Jane fu sicuramente una figura scomoda e imprevedibile, ma non va dimenticata anche la sua generosità verso i bisognosi. Diede prova di altruismo durante l’epidemia di vaiolo che si abbatté sugli abitanti di Deadwood nel 1876. Lavorò giorni e notti come infermiera: donò cibo, imboccò gente, lenì ferite, confortava i malati. Non si risparmiò fisicamente. Mai un grazie o un riconoscimento. Dopo la sua morte fu trovato un diario dove Calamity Jane scrisse fino agli ultimi giorni della propria vita. Il diario era rivolto a Janey, il figlio. Per molti studiosi però quel diario non fu altro che uno scrivere a se stessa.

L’epistolario fu scritto fra il 1877 e il 1902

Al termine di questo, Jane scriverà:

Io credo che questo diario sia quasi finito” riferendosi alla propria vita giunta quasi al termine.

Di seguito la sua ultima lettera impressa nella raccolta (giugno 1902) era chiaramente rivolta a Janey

“Mi sento male e non ho molto da vivere. Porterò con me molti segreti Janey: Cosa sono e cosa avrei potuto essere. Non sono nera come mi hanno dipinta. Voglio che tu lo creda. Gli occhi mi hanno privata del piacere che provavo guardando la tua foto. Non ci vedo più a scrivere. Devo dirti qualcosa. Se mai venissi quaggiù, metti a posto la mia vecchia casa e sii certa di trovare il Generale Allen di Billings. E’ stato un buon amico. C’è una cosa che ti dovrei confessare ma proprio non posso. Me la porterò nella tomba. Perdonami e tieni conto che ero sola”.

Calamity Jane diverrà a breve cieca e non continuerà mai più il suo diario.

Jane fu sicuramente una figura scomoda e imprevedibile, ma va ricordata anche la sua generosità verso i bisognosi. Diede prova di altruismo durante l’epidemia di vaiolo che si abbatté sugli abitanti di Deadwood nel 1876. Lavorò giorni e notti come infermiera: donò cibo, imboccò gente, lenì ferite. Non si risparmiò fisicamente. Mai un grazie o un riconoscimento.

Ndr Non so quanta realtà ci fosse nella figura di Calamity.Jane ma sono certa di quanto potesse essere scomodo esaltare una figura femminile forte, determinata, reazionaria oltre che prevaricatrice verso l’uomo. Una donna dall’atteggiamento volgare che sparava come un uomo, cavalcava come un buttero, si ubriacava nei saloon, si prostituiva, comandava spedizioni e spesso surclassava intere schiere di uomini. Tutto ciò sarebbe stato come ammetterne la forza o addirittura la superiorità della donna in un mondo e in un’epoca estremamente maschilista. Certo è che vi sono storici che ne cancellano addirittura l’esistenza, altri che la reputano solo bugiarda e infingarda, altri ancora che nemmeno si sono presi la briga di approfondirne il passaggio.

Non tutto fu verità nella sua vita, molti fatti furono inventati da lei. Molte date infatti non collimano con ciò che asseriva come l’avere avuto il figlio con Bill Will (i tempi erano improbabili) Quello che è certo fu la sua presenza nella storia del West, donna guerriera, pistolera, combattente e determinata.

A questo punto facciamoci una domanda: “Come sarebbe stata la sua vita se la madre (prostituta) non fosse morta in quel viaggio e il padre non avesse abbandonato i sei figli lasciandola a 13 anni con un’enorme responsabilità?.

Chi era Martha Jane Cannary?

La sua leggenda continua...

 


Enzo Martano nasce a Calimera in provincia di Lecce nel 1965. Il suo percorso artistico inizia da autodidatta nel 1991, con le prime realizzazioni di opere ispirate ai bellissimi paesaggi locali dove il fascino della natura salentina immersa tra mare e ulivi secolari, guidano i primi passi della sua arte. Affetto da retinite, Enzo è costretto a fermarsi per sottoporsi a vari interventi che gli consentono, dopo qualche anno, di riprendere i suoi lavori con una rielaborazione del tutto nuova di colori, forme e tecniche. Enzo inizia quindi un nuovo percorso artistico e tanti nuovi lavori. Tra questi, le figure umane, spesso di natura etnica, ricorrono il suo repertorio. Figure che emozionano e che suscitano sentimenti forti, come i drammi e le loro storie di vita.


Le sue opere sono state selezionate alla Biennale d'Europa che partirà a ottobre 2022, esporrà a Parigi, Barcellona, Londra, Venezia, Padova, Firenze, Mantova, Gravina di Puglia, Lecce, Matera e Roma. E’ stato visionato da critici Internazionali come Mario Salvo e il Principe Alfio Borghese che ne hanno decantato l’operato artistico. Ha partecipato a Concorsi Internazionali come il Premio Raffaello Sanzio, Premio Art Key Agropoli, Premio Michelangelo Buonarroti dove ha ricevuto il premio d’onore con encomio, Premio Luxemburgo 2021, e Premio Giacomo Balla con mostra collettiva assieme all’ attrice Adriana Russo.
In basso le mostre e i concorsi a cui ha partecipato.

 

MOSTRE

Giugno 2020 Varaggio Art ( Liguria)

Agosto 2020 mostra personale presso Centro Accademico Maison d’ art Padova

Settembre 2020 mostra collettiva presso Galleria On Art Firenze

Dicembre 2020 Collettiva Mincio arte Mantova

Maggio 2021 Trofeo Citta’ di Lecce

Giugno 2021 Collettiva MY TOWN Gravina di Puglia BA

Luglio 2021 Collettiva presso Galleria Internazionale Area Contesa Via Margutta

Rassegna D’Arte Woman presso Galleria Casa Cava Matera

CONCORSI

Premio Intenazionale Raffaello Sanzio Roma

Premio Internazionale Michelangelo Buonarroti Lucca

Premio Luxembourg Art Prize Lussemburgo

Premio Internazionale Art Key prize Salerno

                                      

Enzo Martano

Renata Mazzei è attrice dal 1998, insegnante di teatro dal 2002 e PhD in Performing Arts presso l'ECA-USP. Nel 2009 ha completato il suo master all'ECA-USP con la ricerca "Aikido e il corpo dell'attore contemporaneo", un'arte marziale praticata per 13 anni. Come risultato pratico, ha ideato il monologo "Separação de Corpos", di cui è autore e che è stato presentato a São Paulo (BR), Ouro Preto (BR), São José (Costa Rica) e Città del Messico (Messico). Nel 2007 è entrato a far parte del CEPECA (Centro di ricerca e sperimentazione scenica degli attori) con sede presso l'ECA-USP e insieme agli altri membri del CEPECA ha lanciato i libri “CEPECA: Uma Oficina de Pesquisas 1 e 2” (2010/2014) . Nel corso della sua carriera ha partecipato a spettacoli che spaziano dal realismo al teatro fisico come "Medo...desejos", sempre di lei e Uma Questão de Tempo, di Alberto Guiraldelli.Nel 2011 ha vissuto in Inghilterra dove ha partecipato al corso “Act Creation Course” al Circomedia-Bristol e ha tenuto workshop con rinomate compagnie teatrali britanniche come Complicitè e Trestle. Nel 2012 ha partecipato al film "Do Lado de Fora" di Alexandre Carvalho (2013), nel telefilm "A Grávida da Cinemateca" di Christian Saagard (2015) e un episodio della serie HBO brasiliana “O Negócios” (2015) Per undici anni ha insegnato in corsi professionali come Recriarte e Teatro Escola Macunaíma. Nel 2017 si ‘e trasferita a Firenze e ha fatto diversi corsi e workshop di approfondimento come una specializzazione sulla tecnica di Meisner all'Accademia di Inflorence, un workshop con Thomas Richards su Grotowski, e lo workshop - La voce nella dimensione gestuale e performativa con Francesca della Monica. Nel 2018 e 2019 a Roma ha partecipato allo spettacolo Le Tre Sorelle, adattamento del testo di Anton Chekov, per la regia di Daniele Nuccetelli.

Conosciamo meglio Renata:

Buongiorno Renata. Tu sei un’ artista e un nome già conosciuto in campo teatrale e nell’insegnamento di questa meravigliosa arte.

D- Vuoi parlarci dei tuoi inizi?

Ho iniziato a fare teatro amatoriale quando ero adolescente perché ero appassionata di teatro fin da bambina. Quando ho sperimentato nella pratica, ho visto che essere un'attrice era la mia più grande passione. Questo mi ha portato a seguire un corso tecnico professionale e subito dopo ho avviato una compagnia teatrale col marito di allora e altri due attori a Sao Paolo. È stato un inizio difficile perché non avevamo i soldi e nemmeno un posto per lavorare, ma poco a poco abbiamo ottenuto riconoscimenti, uno spazio per i laboratori e presentare spettacoli, abbiamo ottenuto alcuni bandi e abbiamo iniziato a vendere spettacoli. In quell'inizio, parallelamente al teatro, insegnavo inglese e portoghese. Era molto dura perché spesso lavoravamo tutto il mese senza alcun profitto, ma piano piano venivamo ricompensati per quello sforzo. Nel 2006, dopo il divorzio, ho lasciato questa compagnia teatrale e ho iniziato ad agire in autonomia. Questa é stata un'altra fase difficile, portandomi comunque molte soddisfazioni. È stato durante questo periodo che ho iniziato ad insegnare al Teatro Escola Macunaima, la piu grande scuola di recitazione a San Paolo, dove ci sono rimasta per 10 anni.

D- Molte sono state le tue esperienze teatrali, vuoi parlarcene?

Ho concluso il corso professionale in Teatro nel 1998 e poco tempo dopo ho iniziato la prima Compagnia di teatro. Con questa compagnia di cui ho fatto parte dal 2000 al 2007, ho creato insieme agli altri attori "Nasus e Flora- una storia d'amore" (2003-2006), presentato in Brasile e in Australia, "Solitudine" (2004) di Steven Berkoff, spettacolo presentato al 9 ° Festival de Cultura Inglese in cui sono stata anche traduttrice e produttrice, "A Proposito di Sogni e di Speranza" (2006) spettacolo ispirato alle opere di Paulo Freire e "Itas Odu Medea" (2006) adattamento del mito di Medea, ispirata dai rituali del Candomblé.

Dopo la mia esperienza con questa compagnia ho fatto diversi corsi per migliorare sia come attrice sia come insegnante di recitazione. Per cui dal 2006 al 2009 ho fatto un Master in Arte Scenica presso l'Università di São Paulo (USP) con la ricerca "Aikido e il corpo dell’attore contemporaneo”, arte marziale praticata per 15 anni. Come risultato pratico ho realizzato il monologo “Separação de Corpos", il cui debutto è avvenuto nel maggio 2009. Questo spettacolo è stato presentato a São Paulo (BR), Ouro Preto (BR), San Jose (Costa Rica) e Città del Mexico (Mexico). Da questo lavoro ho sviluppato il workshop "Aikido e la poesia del corpo dell'attore", che ho insegnato in Brasile nelle officine culturali Oswald Andrade, SP Escola de Teatro, vari campi della USP per attori e non-attori. Dal 2013 al 2018 ho fatto il Dottorato di ricerca in Arte Scenica con la ricerca "Aikido e capoeira come fonti di ispirazione per la drammaturgia dell'attore" presso l'Università di São Paulo (USP). Durante questa ricerca ho realizzato “Amleto", spettacolo basato sul lavoro omonimo di William Shakespeare.

Nel 2007 sono entrata a far parte di CEPECA (Centro di Ricerca e Sperimentazione Scenica dell'attore) con sede presso ECA-USP. Insieme con gli altri membri del CEPECA, ho contribuito ai libri "CEPECA: Uma Oficina de PesquisAtores" (2010) e "CEPECA: Uma Oficina de PesquisAtores 2" (2014).

Dal 2007, quando ho iniziato il percorso autonomo, ho realizzato gli spettacoli di teatro fisico “Separação de Corpos”, "Medo ... desejos” ed ho partecipato a Uma Questão de Tempo", di Alberto Guiraldelli, regia Monica Granndo. La drammaturgia di tutte e tre gli spetacoli fu il risultato di una creazione collettiva.

Nel 2012 sono entrata a far parte del gruppo di cinema AP 43 come attrice ed ho partecipato al film “Do Lado de Fora” di Alexandre Carvalho (2013), al telefilm “A Grávida da Cinemateca” di Christian Saagard (2015) e ad un episodio della serie brasiliana HBO “O Negócio" (2015).

Nel 2015 ho fondato con Christiane Lopes la “Das Duas Cia” ed in teatro il primo spettacolo fu “Memorie Postume di Brás Cubas” di Machado de Assis, uno fra i piú grandi scrittori brasiliani.

Nel 2011 mi sono recata in Inghilterra dove ho partecipato del corso di teatro fisico “Act Creation Course" a Circomedia- Bristol e ho partecipato a workshop con rinomate compagnie teatrali britanniche come Complicitè e Trestle.

Per undici anni ho insegnato recitazione e linguaggio del corpo in corsi professionali in Brasile come Recriarte e Teatro Escola Macunaíma.

Nel 2017 mi sono trasferita a Firenze per fare corsi e workshop con Francesca della Monica, Thomas Richard e Tim Daish e nel 2018 sono stata invitata a fare parte dello spettacolo Le Tre Sorelle, un adattamento del testo Ti Anton Tchekov, a Roma.

Dal 2019 impartisco lezione privata di recitazione e oratoria e collaboro con la Associazione Sconfinando come insegante di teatro in Inglese ai bambini.

D- Non è sempre facile che la meritocrazia aiuti chi della sua professione metta anima e corpo: tu hai trovato difficoltà?

Si è vero. La meritocrazia non è sempre presente in questo settore ed è per questo che è sempre molto difficile lavorare col teatro. Sono pochi soldi per molti artisti e in questa competizione non sempre vince il progetto migliore. Ma non mi sono mai abbattuta. Anche se non ho guadagnato o vinto premi come meritavo, ho sempre fatto del mio meglio perché a prescindere da questi aspetti, il pubblico merita sempre il meglio dell'artista.

D- Nella tua lunga esperienza di attrice cosa ti è entrato più nel cuore?

Il rapporto con il pubblico è ciò che apprezzo di più in questo lavoro. Mesi di fatica, crisi, problemi, vengono sempre premiati quando siamo davanti a quelle persone che sono venute a vedere cosa è stato fatto. E questa connessione è sacra.

D- Cosa consiglieresti ai giovani che si apprestano a studiare per essere un giorno attori?

Fare del proprio meglio e fallo sempre con il cuore. Essere un attore di teatro è un lavoro che richiede molto sudore e se non è fatto con tanto amore e dedizione, o se è fatto solo per il perseguimento della fama, è meglio non farlo. Prima che il pubblico provi piacere nel vedere il lavoro di un attore, credo che l'attore debba provare molto piacere in ciò che fa. E inoltre, deve leggere molto, andare a mostre, vedere film, guardare spettacoli, osservare la gente per strada, viaggiare, conoscere culture diverse e tutto ciò che serve ad ampliare la prospettiva di se stesso e del mondo che ci circonda.

D- Vuoi raccontarci del pro e del contro che s’incontrano nella tua professione?

Ci sono molti pro e contro. Come contro, vedo la mancanza di meritocrazia e principalmente la mancanza di apprezzamento dell'arte nel suo insieme in diversi paesi. L'arte è spesso vista solo come un intrattenimento superfluo che ne possiamo fare anche a meno. È necessario guardare all'arte come a qualcosa di essenziale per l'educazione di chiunque perché l'arte ci aiuta a vedere meglio il mondo e le persone. Così come può essere un vantaggio per tutti, può essere un vantaggio anche per l'attore. Come attrice ho imparato a vedere l'essere umano più profondamente. Viviamo così tante vite diverse che questo ci fa capire la complessità degli esseri umani. Penso sia una esperienza molto ricca. Inoltre, riuscire ad avere questo rapporto vivo ed energico con il pubblico, solo il teatro te lo può dare, e questo non ha prezzo.

Cara Renata, lascio sempre una “domanda bianca” che non contiene quesiti ma solo uno spazio libero perché ogni artista da me intervistato, possa avere libertà di parola e di richiesta.

Per tanto scrivi i tuoi desideri, le tue paure, le tue gioie o incertezze.

A te la parola…

Come artista teatrale vorrei che il teatro, nella sua accezione più artigianale, fosse valorizzato come una grande arte. L'attore riconosciuto e aprezatto è di solito il famoso, quello che lavora con i grandi media. L'artista teatrale stesso dovrebbe essere valutato per la qualità del suo lavoro, indipendentemente dal suo nome. Gli operatori teatrali hanno diritto ad una vita dignitosa come qualsiasi altro professionista.

Un'altra cosa che vorrei dire sul teatro è che il teatro è uno strumento con un forte potenziale di trasformazione e consapevolezza sociale. Può affrontare in profondità i problemi sociali e umani al fine di sensibilizzare le persone a determinate questioni. Ha il potere di sollevare le persone dall'inerzia e farle pensare a ciò che le circonda. Ma non credo sia sfruttato in questo modo come dovrebbe. E uno dei motivi è la mancanza di fondi. Secondo me dovrebbero esserci più spazi teatrali con finanziamenti per mantenere gli attori nella produzione di spettacoli, ricerche, insegnamento, promozione di discussioni e dibattiti. Questo aiuterebbe anche la formazione del pubblico che spesso non ama il teatro perché non lo conosce.

E infine, vorrei parlare di qualcosa di più personale. Fare l'attore o l'attrice non è facile, richiede molti sacrifici e abdicazioni per la mancanza di risorse, le ore di prove, la natura stessa del teatro chè creare usando il proprio corpo, e a volte, mi sono chiesta se fosse la decisione giusta seguire il teatro o se sarebbe stato meglio optare per qualcosa che mi desse una maggiore sicurezza finanziaria. Non mentirò che ci ho pensato più volte, anche per la paura del futuro in un mondo capitalista che punisce l'invecchiamento. Ma finisco sempre con la stessa conclusione, che non avrei avuto le meravigliose esperienze che ho avuto nella vita se non fosse stato per il teatro.

Sabrina Capurro

Sabrina Capurro nasce a San Giovanni Valdarno il 10.09.1968. Inizia la sua avventura artistica quasi per caso, grazie all'artista Carmelo Librizzi che vede una sua opera. Le propone una mostra personale. Il successo è immediato; la pittura di Sabrina è molto apprezzata sia dalla critica che dalla stampa.

Cinque le collettive con pittori Americani e Indiani; espone a Firenze al Teatro della Pergola e alle Giubbe Rosse

Nel 1998 Sabrina crea una nuova tecnica di pittura denominata “tecnica diamante” lavorata con gli smalti cosmetici da unghie. Altro successo immediato dal 2000 al 2005 Sabrina espone alla Fortezza Da Basso a Firenze e al Borro presso lo stilista Ferragamo.

Nel 2006 l'artista si ferma con mostre personali e collettive tornando sulla scena nel 2014 con la seconda nuova tecnica di pittura personalizzata “Oil_Seta” eseguita con i colori ad olio e gli ombretti per il trucco. . Nuovo successo. Dal 2014 al 2017 la Capurro espone in otto mostre personali, sette collettive e tre mostre /concorso.

Nel 2018 espone per sei mesi alla Galleria d'Arte Rocca Gallery a Firenze; nello stesso anno partecipa alla biennale a Venezia in una collettiva a Capri ea Napoli, sempre nel 2018 è presente sul CAM catalogo Arte Moderna per la Cairo Editore.

Nel 2020 in piena pandemia covid mentre il mondo si ferma, la Capurro dà vita alla sua terza tecnica personale “Cristal” elaborata con cristalli e ombretti da trucco; tecnica unica al mondo tanto che per evitare plagi, l'artista decide di autenticarla con la propria impronta digitale dando vita così a dei quadri-gioiello.

Nel 2019 partecipa per pura curiosità ad un concorso di pittura su internet: viene in seguito contattata per la sua arte moderna e particolarmente innovativa oltre che unica nel suo stile. Le viene proposto di farsi conoscere nel mondo. L'artista prende tempo molto tempo nella sua carriera ha incontrato profeti che le hanno proposto e promesso in realtà che non hanno mai mantenuto le promesse fatte.

Ma qualcosa le dice che stavolta non sarà così e ricontatta la persona interessata e accettando l'allettante proposta. Il suo istinto aveva ragione; oggi la sua arte è certificata a livello europeo e mondiale con stima economica. Attualmente parte del suo lavoro si trova in Austria, a dicembre 2021 sarà a Miami.

Sabrina però non si ferma: attualmente sta creando dei veri quadri- gioiello dove non usa colori e pennelli ma perle per creazioni. Ecco che nasce”Fantasy new art”. Sarà la sua ultima tecnica?.

La Capurro è stata definita genialità e cuore: All'attivo ci sono premi a molti concorsi nazionali e internazionali; molti vinti, altri con menzioni di merito e di onore. Sabrina Capurro è anche poetessa e creatrice di gioielli ma questa è un' altra arte...

D- Quando hai iniziato a scrivere poesie?

Qui sorrido: ho iniziato a scrivere da bambina; mia madre raccontava le favole e io riscrivevo a modo mio quelle che non amavo. Avevo circa 7 anni. Col passare degli anni essendo di natura una persona molto timida ho scritto le emozioni che provavo, con frasi e pensieri; a 14 anni ho partecipato ad un concorso per una casa editrice di fotoromanzo. Si trattava di scrivere una breve storia d'amore: Eravamo 400 partecipanti ed io sono arrivata al decimo posto vincendo prodotti cosmetici e il mio nome venne pubblicato sui giornali poi sono passata a scrivere in prosa i miei libri

D- Quali libri hai pubblicato?

Ho pubblicato fino ad oggi tre libri; due auto auto il primo nel 1999 dal titolo “Parole e immagini” d'amore il secondo nel 2015. Entrambi sono stati dei successi il terzo, nel 2018 “la rosa nera” pubblicato da una casa editrice che ad oggi, posso dire un vero flop dal momento che la casa editrice non gli ha dato la giusta attenzione. In programma ho altri tre libri: uno di cucina, un romanzo e la mia autobiografia ma prima vorrei tornare a ripubblicare “la rosa nera” perché ci credo con tutta me stessa.

Vuoi condividere una tua poesia con noi?

La rosa nera

Eri una rosa bellissima

di un colore unico e raro:

nera.

Eri ammirata e amata

in tutto il tuo mistero

ma qualcuno non ha sopportato

tutto quel risonante interesse

intorno a te,

ti voleva negare.

Ha cominciato a strapparti

i petali e le foglie con rabbia,

dovevi soffrire.

Ha tagliato i tuoi rami

ed infine ti ha strappato alla terra

e lasciata lì a morire,

su di te sono passate

tempeste, freddo e gelo,

nella totale indifferenza di tutti.

Ma una mattina hai avuto

una nuova vita,

sei rinata

da una piccola radice rimasta

più forte e robusta di prima, sei rinata

di un colore diverso

rosso fuoco

i tuoi petali sono puro velluto.

Si, sei rinata

contro la società cinica

in cui viviamo.

Lotta e vinci

non permettere

che ti uccidano ancora.

Hai una manualità invidiabile. Quando hai iniziato a creare oggetti?

Qui torno a sorridere e torno bambina, ho iniziato con le bambole, il cotone la lana le perline ei bottoni.

Mi spiego meglio: a 10 anni creavo i vestiti ad uncinetto per le Barbie, poi pupazzi che lavoravo con la lana, ricordo che adoravo fare le lumache ei polpi. Creavo poi i braccialetti col nome a telaio ma non usai mai i telai benché mi aiutavo con i libri. Credo di avere la manualità nel mio DNA.

D- Che tipi di oggetti crei adesso?

Adesso creo gioielli di alta bigiotteria frutto del mio ingegno creativo con perle e cristalli. Gioielli particolari e pezzi unici che indossano le miss del concorso di bellezza denominato “Miss bellezza Latina e questo dal dal 2016. Poi creo oggetti particolari e unici di uso comune con le mollette di legno ma solo su richiesta…

D- I tuoi quadri hanno la particolarità di un genere che non credo sia attuato da altri.

Vuoi parlarcene? Quali sono i materiali che usi?

Sì faccio un tipo di arte personalizzata; amo creare, non mi piace fare parte della massa artistica etichettata. Sono autodidatta e gestisco da sola i miei eventi e le mie mostre personali: Le ho sempre organizzate e gestite personalmente. Dipingo su tela, vetro, muro, legno. Oltre ad usare colori da pittura, uso cosmetici per il trucco: smalti, ombretti, cipria, adesso uso anche cristalli e perle.

D- Hai fatto mostre? Colomba?

Nel mio percorso artistico fino ad oggi ho fatto molte mostre, tante personali, collettive mostre concorso viaggiando per tutta Italia e adesso in Europa.

D- So che hai novità importanti nel settore dei gioielli e dei quadri/gioiello. Vuoi parlarcene?

Nel settore dei gioielli il mio obiettivo quello è diventare stilista e avere un atelier personale per la mia linea di gioielli. Adesso sto creando gioielli dove in genere si usa il telaio mentre io uso un’altra tecnica che non svelo. A dicembre la mia nuova collezione denominata “Sogno ed Eleganza” sarà presente in una rivista artistica a Miami e di questo sono  molto contenta.

D-Adesso vorrei fossi tu in prima persona a dirci dei tuoi propositi, le tue scelte e cosa ti aspetti da questo fantastico e matto mondo artistico.

Qui tocchiamo una nota dolente. Nel mio percorso artistico ho incontrato tanti pagliacci, profeti, chiacchieroni. E’ vero non sempre c'è meritocrazia, molto spesso si va avanti con le conoscenze e le spinte. Personalmente ho creduto molto nella mia potenzialità artistica e sono andata avanti. Ho incontrato persone che dicevano di non potermi recensire perché non sono famosa, molti che non credevano nelle mie potenzialità e nelle mie qualità Oggi dimostro il contrario e a futuri artisti dico di andare avanti, di perseverare negli obiettivi previsti e molto importante di non farsi illudere da nessuno ma credete solo in se stessi..

D-In questo mondo artistico spesso vi sono vari tipi di ingiustizie o comunque di una scarsa meritocrazia. Sei d’accordo? Vuoi spiegarci la tua personale esperienza?

Cara Marzia, dopo quasi 25 anni in questo mondo fatto di luci e ombre i miei progetti sono decisi e concreti. Sono determinata a fare conoscere la mia arte nel mondo in tutti i miei riflessi artistici:pittura, gioielli, scrittura. Resterò comunque me stessa anche se più forte perché l’arte si ama e si difende!

PS dimenticavo: è in cantiere un cd di canzoni fatte dalle poesie ed un lavoro teatrale ma... ne parleremo più avanti.

E noi dopo avere ascoltato dalle parole di Sabrina le auguriamo tutto il meglio possibile n questo mondo artistico non sempre puro come l’acqua di fonte.

Di seguito una mia recensione personale fatta a Sabrina qualche tempo fa ma che riassume un po' il suo viaggio fra parole e colori.

Sabrina Capurro è un’artista che spazia in più dimensioni creative. Nasce a San Giovanni Valdarno dove vive. La sua dote e particolarità è il comunicare la propria interiorità in qualsiasi arte si appresti. Una fine poetessa che attraverso la musicalità dei versi rende il proprio pensiero forte o delicato, di monito o di soffusa femminilità. Spesso sono poesie introspettive dove non nasconde mai le proprie debolezze o la rabbia strappata a morsi dai ricordi che le hanno fatto male. Non si nasconde, anzi si apre al mondo quasi per bisogno vitale, non mente, non indora la parola per piacere ma la produce per testimoniare la sua presenza in questo mondo dove tutto non è rose e fiori, ma dove la lotta è spesso il male odierno. Poetessa d’amore, di rabbia e dolore, poetessa del tempo che scorre, che toglie e che a volte pietoso qualcosa regala. Un’artista di grande talento anche attraverso l’arte dei gioielli di ricca bigiotteria. Elaborazioni eleganti, sofisticate, indubbiamente di alto livello sia di materiale che di impatto visivo dove bellezza del risultato artistico, chiara a tutti le rende il giusto successo di pubblico. Pietre di ogni colore, modelli unici spesso abbinati in parure di un’eleganza unica. I monili sono richiesti anche per concorsi di bellezza. Sabrina Capurro è inoltre creatrice di oggetti di utilizzo comune ma con quell’eleganza che la contraddistingue in qualsiasi attività di adoperi. Sabrina non è solo una particolare artista ma anche una creatrice di eventi. Sua è la promozione dell’estemporanea di poesia che ha portato avanti per alcuni anni in modo encomiabile e con la grande umiltà che la rende ancora migliore di quello che già in realtà è. Pittrice appassionata e di grande inventiva. Ha creato nuove tecniche: “tecnica diamante”dove il materiale è lo smalto per unghie, “tecnica oil seta”dove l’artista usa principalmente colori ad olio in miscellanea a ombretti per il maquillage. Palette di colori che lei sfuma con grande maestria e dimestichezza riuscendo a comporre pezzi unici nel suo genere. E’ di questi giorni la nuova tecnica che Sabrina Capurro va a sperimentare e dalle richieste pare che sarà un successo; si tratta della “tecnica cristal”dove la pittrice dopo avere disegnato il soggetto, lo rende attraverso luci ed ombre fatte di cristalli colorati, un dipinto dalla luce multicolore. Una policromia che attira. Se il dipinto verrà esposto sotto riflessi naturali(finestre) o sintetici (lampade) l’effetto sarà sorprendente. L’eleganza dell’oggetto può fare arredamento in qualsiasi ambiente, anche per i negozi, ambulatori, sale d’intrattenimento, abitazioni di città e di campagna. Un punto luce che non può mancare. Un dipinto/gioiello da avere. Ogni quadro con questo tipo di tecnica, sarà apportato da una firma particolare e unica come l’artista: la propria impronta digitale e il logo che le appartiene. Sabrina Capurro, una donna dalla grande sensibilità e dal grande valore umano, porta se stessa in ogni lavoro che crea, ogni volta pare di vedere passo, passo, parte del suo carattere. Elegante, femminile, forte ma dalla sensibilità illimitata.

Marzia Carocci

Italo Calvino nasce nel 1923 a Santiago de Las Vegas e muore a Siena a soli 61 anni nel settembre del 1985 a seguito di un intervento al cervello per ictus celebrale. Italo Calvino riposa nel cimitero-giardino di Castiglione della Pescaia, nella provincia di Grosseto.  

Nel 1925 la famiglia Calvino si trasferisce a Sanremo, dove lo scrittore trascorrerà l'infanzia e l'adolescenza. Nel '41 si sposta a Torino, dove si iscrive alla Facoltà di Agraria. Inizia già a comporre i primi racconti, poesie e testi teatrali. Nel 1943, per evitare di essere arruolato nell'esercito repubblichino di Salò dopo l'8 settembre, entra nella brigata comunista Garibaldi.

Nel 1945, dopo la guerra, Calvino lascia la Facoltà di Agraria e si iscrive a Lettere. Nello stesso anno aderisce al PCI. Entra in contatto con Natalia Ginzburg e Cesare Pavese a cui sottopone i suoi racconti. Inizia a collabora con il quotidiano "l'Unità" e con la rivista “Il Politecnico” di Elio Vittorini. In questi anni si afferma la casa editrice torinese Einaudi (fondata nel 1933) con famosi collaboratori e consulenti, tra cui Pavese e Vittorini stessi. Proprio su suggerimento di Pavese viene pubblicato nel 1947 il primo romanzo di Italo Calvino “Il sentiero dei nidi di ragno” di stampo neorealista, come la successiva raccolta di racconti.Nel 1952 viene pubblicato “Il Visconte dimezzato” - il primo della trilogia I nostri antenati - nella collana Einaudi “I gettoni”, diretta da Vittorini.

Si assiste in seguito a un cambiamento di stile di Calvino da neorealista a quello fiabesco-allegorico, che diventerà lo stile dell'autore.

Nel 1956 vengono pubblicate le Fiabe italiane, un progetto di raccolta, sistemazione e traduzione di racconti della tradizione italiana popolare. Nel '57 lascia il PCI, dopo l'invasione da parte sovietica dell'Ungheria. In questi anni scrive diversi saggi, tra i più importanti “Il midollo del leone” (1955), sul rapporto tra letteratura e realtà. Collaboratore con diverse riviste, tra cui “Officina”, fondata da Pier Paolo Pasolini, dirige con Vittorini la rivista "Menabò". Il suo stile fiabesco-allegorico si esprime al meglio nel “Barone rampante” (1957) e nel “Cavaliere inesistente” (1959), completando così la trilogia cominciata nel '52 con “Il visconte dimezzato”.

Nel 1962 conosce Esther Judith Singer una traduttrice di origine argentina con cui si sposa nel 1964. Si trasferiscono a Parigi nello stesso anno. Nel 1963 pubblica “La giornata di uno scrutatore”, un romanzo breve. Nello stesso anno esce, nella collana einaudiana “Libri per ragazzi”, Marcovaldo, una serie di racconti incentrati sulla figura di Marcovaldo, un modesto operaio di una ditta del boom economico. A Parigi entra in contatto con lo strutturalismo di Roland Barthes.

In questo clima speculativo e filosofico, Calvino frequenta gli intellettuali del movimento OuLiPo (Ouvroir de Littérature Potentielle, un laboratorio di letteratura di cui fa parte anche Raymond Queneau, autore de “I fiori blu” e degli “esercizi di stile”.

Da questi incontri e influenze letterarie nascono nel 1965 “Le cosmicomiche” e altre opere di grande interesse. Queste opere fanno parte del cosiddetto “periodo combinatorio” dell’autore, strettamente dipendente dalla riflessione strutturalista sulle forme e le finalità della narrazione.

Nel 1980 esce la sua raccolta di saggi “Una pietra sopra”. Seguono nel 1983 “ racconti di Palomar,” in cui il protagonista attraverso le proprie osservazioni sul mondo circostante, porta il lettore a riflettere sull'esistenza umana e sull’importanza della parola. Questi racconti sono caratterizzati da un profondo pessimismo, e da un senso di solitudine.

Nel 1984 Italo Calvino lascia Einaudi e con Garzanti, pubblica “Collezione di sabbia”. Nel 1985 viene invitato dall'università di Harvard a tenere una serie di conferenze ma, in quel periodo viene colto da un ictus nella sua casa a Roccamare, presso Castiglione della Pescaia. Muore pochi giorni dopo a Siena.

Molti non sanno che Calvino si interessò anche al cinema e alla musica.

Il film “I soliti ignoti” di Monicelli fu tratto dal suo racconto “furto in una pasticceria”. Partecipò inoltre in “Boccaccio 70” sempre diretto dal maestro Monicelli. In campo musicale scrisse alcuni testi che vennero musicati da Sergio Liberovici.

Nel 1981 riceve la Legion d’Onore

Frasi e aforismi

Se infelice è l'innamorato che invoca baci di cui non sa il sapore, mille volte più infelice è chi questo sapore gustò appena e poi gli fu negato.

Chi ha occhio, trova quel che cerca anche ad occhi chiusi.

D'una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.

La fantasia è un posto dove ci piove dentro


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