L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Free mind (188)

Lisa Biasci
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             “L’Italia è diventata un enorme laboratorio mediatico per sperimentare un fenomeno ancora sconosciuto, almeno per la frequenza e le dimensioni, nelle altre democrazie. Anche perché nulla di simile, nelle altre democrazie, sarebbe possibile. Una fabbrica di bufale a getto continuo che non ha incontrato ostacoli degni di nota e ha finito con l’assuefare i cittadini, mitridatizzandoli, privandoli giorno per giorno degli anticorpi, trascinandoli sempre più inconsapevolmente verso uno stato di anestesia totale, in una bolla di balle, su un terreno dove la verità e la menzogna non si distinguono più: qui i fatti veri vengono sostituiti sistematicamente, scientificamente con fatti sempre e comunque falsi. E con argomenti che la gente comune non ha gli strumenti per verificare de visu: è costretta a fidarsi, e purtroppo si fida – in mancanza di alternative equivalenti – di chi quei fatti li manipola e li falsifica per mestiere. Di chi è pagato per falsificarli ed, essendo protetto dal potere, non teme alcuna conseguenza né penale né civile per le sue azioni, perché c’è chi pagherà per lui, c’è chi lo tirerà sempre fuori dai guai.”

     Questo leggiamo in un capitolo intitolato Premiato Bufalificio Italia nel libro di Marco Travaglio di qualche anno fa, La scomparsa dei fatti (Il Saggiatore, Milano 2006, p.161).

E, in un capitolo immediatamente precedente, a proposito dell’aviaria, ovvero “del fantomatico virus dei polli che ha terrorizzato l’Europa e l’America negli ultimi mesi del 2005”, definita la “più grande bufala del nuovo millennio” (p. 147), prima della presentazione (in base all’esito delle ricerche effettuate da Report) degli sconfinati vantaggi economici ricavati dalle grandi multinazionali farmaceutiche in seguito al panico venutosi a creare grazie all’ allarmistica campagna mediatica e ai relativi provvedimenti governativi, ci imbattiamo in affermazioni lapidarie in merito a quello che una sana e onesta informazione dovrebbe sentirsi chiamata a fare soprattutto in situazioni di questo genere.

                                             “L’antidoto alla pandemia delle balle sarebbe l’informazione, intesa come contropotere indipendente dal pensiero unico, dalle campagne puzzolenti, dall’ansia di sensazionalismo e dagli interessi forti. Ma l’informazione fallisce, o abdica, o si mette pigramente a rimorchio dei cosiddetti “esperti” che, mai come in questo caso, indipendenti non sono. L’allarme, infatti, lo lanciano i cosiddetti scienziati: fanno lo stesso mestiere di quelli che invitano alla prudenza, ma lo scienziato che annuncia la peste fa molta più audience di chi minimizza e va coi piedi di piombo.

Un vero peccato, davvero, che cose di questo tenore all’epoca ritenute, dalle più brillanti menti progressiste, segno pregevole di rara lucidità di analisi e di indiscutibile indipendenza di pensiero, vengano considerate oggi, nel migliore dei casi, manifestazione tangibile di stolta e pericolosamente irresponsabile dabbenaggine … Ma una informazione come quella attuale, che, anche nei suoi protagonisti ritenuti più liberi e intelligenti, invece che coltivare il dubbio e il sospetto, invece che favorire in tutti i modi il dibattito aperto e il confronto critico fra le varie tesi, possibili interpretazioni e possibili strategie da adottare, svilisce perentoriamente e prepotentemente i pochi che osano porsi fuori dal coro, etichettandoli con grossolano disprezzo come scellerati-negazionisti-terrapiattisti-nomask-novaxisti, rappresenta forse la più inquietante forma di fallimento culturale di questo oscuro periodo. E, senza una informazione in grado di fare veramente da coraggioso cane da guardia nei confronti del potere politico e del potere economico, i tempi che ci attendono difficilmente potranno essere meno oscuri …

Dell’architettura e del suo rapporto atavico, quasi ancestrale col suolo, ha parlato ieri, 10 ottobre 2020, nel corso del Geoevento organizzato in occasione della Settimana del Pianeta Terra, a Mussomeli, il Professore Gianfranco Tuzzolino, ordinario di Progettazione architettonica presso la Facoltà di Architettura di Palermo. Docente e progettista attivamente impegnato, può vantare, nel novero delle sue attività, un portato di circa 200 pubblicazioni inerenti la materia architettonica e i suoi svariati campi d’applicazione.

Indagare la terra e le sue necessità è diventata un’esigenza di primaria importanza per l’uomo vista la portata degli ultimi eventi climatici sempre più disastrosa. Un rinnovato senso della costruzione e del suolo tanto auspicabile per l’inaugurazione di un tempo nuovo. Conoscere per costruire ma anche cercare le appartenenze nel suolo. E proprio lì, nella morfologia del suolo e del luogo, nelle loro criticità, vanno ricercati i limiti dell’artificio e il suo senso esplicito e latente.

Perché, solo conoscendolo, il rischio può essere arginato, grazie alle competenze acquisite, prevedendo, anziché accendere il dibattito al momento dell’accidente. A tal proposito le varie discipline, Geologia e Architettura in primis ma anche Agronomia quale scienza intimamente legata al suolo, è bene che operino in sinergia tenendo ben presenti, però i confini di ognuna. E il senso del limite e del confine è quello che dovrebbe guidare qualsivoglia progetto di costruzione. Nell’ottica di questa rinnovata etica della responsabilità il Muro diventa segno e metafora di un confine che paradossalmente si erge per svelare un orizzonte-altro, quell’infinito necessario che segretamente ci abita. L’artificio, nella sua compenetrazione con la Natura, può restituire all’uomo quell’immortalità negata proprio dalla sua condizione di coscienza. Ma l’artificio prevede la Cura di quel suolo che una volta possedeva il suo magistero. Un approccio umanistico alla Progettazione dei luoghi, una conoscenza che prevede lo sguardo per costruire in maniera coerente. Perché costruire è un bisogno intimamente legato all’uomo e l’architettura attribuisce qualità ai luoghi come il castello che ha ospitato il convegno, mirabile esempio di sintesi tra natura e artificio. Il castello spiega la roccia e garantisce quella continuità che ci ammaestra con carezzevole atteggiamento. E’ il Comporre!

La terra va indagata non già con metodo scientifico ma con l’animo disincantato del poeta, quel poeta che è dentro ogni architetto, capace di cogliere la Bellezza in potenza. Quella poesia che è fine e mezzo dell’architettura, che, da sola permette di svelare l’essenza dell’abitare dell’uomo così come Heidegger ce l’ha magistralmente consegnato.

La testata riparte dal web con un convegno nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile.

La voglia di raccontare “per esserci “ di 40 anni fa ,di giovani entusiasti ma anche critici, è solo più matura. Il tempo ha cambiato le loro vite, modificato gli approcci culturali e politici, ma stranamente li ha fatti ritrovare intorno al progetto che li aveva riuniti. Stranamente, perché nel passaggio dal secolo scorso ad oggi, gli ex redattori del mensile TUTTI si sono visti davanti i problemi e i dilemmi che avevano animato redazioni artigianali sparse per tutta Italia. Chi scrive queste note era parte di quel mirabile progetto fermatosi poi nel 1981.

TUTTI fu un’esperienza giornalistica ricca, fresca, in un’Italia alle prese con il post’68, il terrorismo, la modifica di costumi ed abitudini. Un mensile-cantiere che raccontava il terzomondismo ,l’ambiente, l’Europa la provincia italiana, le professioni. Gli ex ragazzi sono stati risucchiati da carriere, ambizioni, gioie e delusioni. Hanno visto la storia correre senza che gli ambiti di loro interesse mutassero lì dove era necessario. Una nemesi per chi in anni difficili pensava tutto il bene del mondo senza preoccuparsi di doverlo un giorno difenderlo quel mondo. E non solo con articoli, reportage, inchieste, ma con la saggezza dei padri per qualcosa e non solamente contro qualcuno ,che qualche volta pure bisognerebbe farlo.

Claudio Leone,al tempo Direttore di TUTTI li ha tenacemente rintracciati quegli universitari anni ’70, redattori in erba . Li ha trovati uno ad uno e riorganizzato la rete TUTTI2020. Dopo un lavoro di raccordo , di idee da portare avanti, con il varo del sito www.tutti2020.eu. mercoledì 7 ottobre TUTTI2020 partecipa all’Università di Padova al Festival dello Sviluppo Sostenibile (Asvis). Riparte con il convegno"Rendersi doppiamente utili”, qualcosa di più di un dibattito con intellettuali, sindaci, esperti. Una scommessa da giocare (da adulti ormai) che punta ad un trofeo ambizioso. Mercoledì sul tavolo ci saranno lo sviluppo delle nuove tecnologie, l’economia eco-sostenibile , il lavoro per i giovani, la solidarietà. Una strada complessa ,evidentemente non solo narrativa, per condurre l’Italia in una economia verde.

“ Ci proponiamo l’obiettivo tutte e tutti insieme , di costituire una rete delle redattrici e dei redattori di TUTTI che vogliano aprire una riflessione alta sul futuro del nostro Paese, dell’Unione europea da rivedere, da ripensare, da cambiare, da riformare, ma non da sfasciare “ dice l’invito . L’evento sarà on line dalle 16,30 e ci si può iscrivere a : https://zoom.us/j/91040306020.

Ex che parlano di ambiente, sviluppo, disuguaglianze a giovani che talvolta vedono i padri come i veri responsabili delle disgrazie planetarie ? Un po’ si, ma con tanta autocoscienza da parte di chi prova a rimettersi in gioco con più pacatezza. La buona informazione, la narrazione matura e consapevole aiuta , ma quando si ritorna in campo dopo tanti anni non si può dare spazio ad astrazioni e cliché consunti. Potrebbe essere triste. Mercoledì si parlerà di green economy, immigrazione, bonifiche ambientali, riassetto idro-geologico, valorizzazione di beni culturali ,salute. Uno sproporzionato catalogo di cose da mettere a posto ingiallito dal tempo e deteriorato da classi dirigenti incapaci.Una specie di remake dove gli ex di TUTTI cercano di raccontarla a coloro che vivono le stesse contraddizioni dei padri.****.

 

Un fenomeno, quello del neotemplarismo, che alcuni vorrebbero far risalire addirittura alla morte dell’Ultimo Gran Maestro dei Cavalieri Templari, Jaques de Molay, messo al rogo assieme al compagno di prigionia Geoffrey de Charnay il 18 marzo del lontano 1314, sull’isola dei “judei” della Senna a Parigi.

 

Un atto ignobile compiuto per mano del famigerato re Filippo IV di Francia, goliardicamente detto il “bello”, e dell’inutile e - ignavo dell’anti inferno - papa Clemente V, citato dall’Illustre contemporaneo Dante Alighieri nella “divina commedia”, accusato di simonìa, di espoliazione dei Templari e della cattività Avignonese, inserito nel 19° canto dell’inferno - nella terza bolgia dell’ottavo cerchio - assieme agli altri papi “simoniaci”. Rimandati tutti dal sommo Poeta alla “condanna di Pietro” in paradiso. Dante fu un immite critico di una Chiesa che, secondo lo spirito riformatore medievale, aveva perso la natura autentica del vangelo. Una vicenda controversa quella dei Poveri Cavalieri di Cristo, divenuti in 21anni Cavalieri del Tempio di Gerusalemme, che li vedeva condannati individualmente in Francia, Inghilterra e Cipro, e assolti da sinodi provinciali in Portogallo, Germania, Spagna, Italia, ecc. Una anomala differenza di “giustizia ecclesiastica” che sembrerebbe indicare dei casi parziali di eresia, estraniando di fatto il più discusso e “romanzato” Ordine monastico-cavalleresco della storia, espressione della spiritualità “crociata” medievale.

Le accuse con le quali Filippo il bello e Clemente V cercarono di giustificare la soppressione dell’Ordine si fondavano sui costumi e sulle evidenze di alcuni rituali dalla dubbia efficacia ma che agli occhi degli accusatori si evidenziavano come spregiudicate Eresie. Il Matter, storico francese dello gnosticismo e studioso del fenomeno Templare, riassume tutte le testimonianze che si produssero nel corso dell’inchiesta, formulando le seguenti conclusioni:

  1. Che i Templari - sarebbe più esatto il dire: una parte dei Templari - ebbero dei rapporti «più intimi che non convenisse» con i Maomettani e le dottrine dissidenti dei loro tempi;

  2. Che il loro atto di abiura concerneva il Cristo considerato come Dio crocifisso e redentore o salvatore dell’Umanità;

  3. Ch’essi contestavano la morte espiatoria del Cristo e negavano il dogma della transustanziazione (termine che indica la conversione della sostanza del pane nella sostanza del corpo di Cristo);

  4. Che i “veri iniziati” professavano fede al Padre Eterno, rigettando la credenza del Dio Figlio (secondo lo stesso Matter, la testa barbuta detta di Bafometto, era una rappresentazione di Dio Padre).

Si può dire che per conseguenza, questo storico francese ricostituisce così la dottrina “segreta” Templare: 1. stretto monoteismo; 2. rifiuto di riconoscere la divinità del Cristo; 3. rifiuto del dogma della transustanziazione; 4. antipatia per il sacerdozio della Chiesa e per alcune delle sue pratiche. All’epoca di Matter non si conoscevano che le sole indagini francesi, delle quali Raynuard aveva pubblicato i documenti, ma di seguito, gli storici Prutz e Schottmuller, utilizzando i documenti, ancora inediti delle inchieste eseguite a Cipro, negli Stati della Chiesa, nella Terra d’Otranto, in Inghilterra ecc... attestarono che in modo inequivocabile, secondo loro, in molti casi non si ricorse alla tortura ma che fosse un modus-operandi “rituale” dei Cavalieri Templari quello di praticare le supposte accuse. Difficile poter resistere all’opinione che si contrappone a quella di Matter, cioè che eresie vi furono non da parte dell’Ordine ma di una parte, più o meno considerevole, dei suoi membri. Pochissimi furono i riferimenti ai sequestri dei beni e delle poderose ricchezze trasferite, in parte, alla custodia dei Cavalieri Ospitalieri, Ordine già esistente e dedito alla cura dei pellegrini e degli stessi Cavalieri Templari dal ritorno delle Crociate. Non faccio alcun riferimento alla dubbia, a mio avviso, assoluzione papale a Chinon, nella più famosa Bolla, perché lo ritengo un argomento complesso che andrebbe approfondito con scienza e parzialità, e che rimando ad un prossimo articolo.

A seguito dei processi protratti anche dopo la morte dell’Ultimo Gran Maestro ufficiale, J. de Molay, alcuni vogliono i Templari sfuggiti o liberati dall’inquisizione, ricostituiti in - Ordini Laici - come ad esempio la - Massoneria - e ancor prima negli - Ordini Muratori o degli Scalpellini medievali - dove avrebbero scritto la loro “vendetta” tra le colonne delle stesse Chiese chiamati a costruire. All’epoca gli unici ad avere permessi speciali per poter circolare in Europa, senza alcun divieto, erano i così detti “Freemasons” abili costruttori di Cattedrali che si tramandavano una conoscenza architettonica ed “esoterica” accessibile solo a Iniziati.

Supponendo che gli “scampati” all’inquisizione Templare possano aver costituito nuove confraternite o essersi aggregati in quelle già esistenti dei Liberi Muratori, non possiamo affermare con assoluta certezza la loro continuità come Cavalieri del Tempio, in quanto non esisterebbero documenti ufficiali che proverebbero il contrario. Bernard Raymond Fabré-Palaprat (1773 -1838), nel 1804 dichiara di avere scoperto, insieme con i suoi confratelli della - Loggia dei Cavalieri della Croce - documenti che proverebbero una successione ininterrotta di “Gran Maestri Templari” in clandestinità dalla soppressione del 1307 fino al 1792 (l’anno in cui sarebbe morto, massacrato a Versailles dai giacobini, l’ultimo Gran Maestro “nascosto”, il duca Louis-Hercule Timoléon de Cossé-Brissac (1734 - 1792).

I Cavalieri della Croce dichiarano che un documento, ritrovato nel cassetto di un mobile (?) del duca, autorizzava la stessa Loggia a procedere all’Elezione di un nuovo Gran Maestro, una volta passata la tempesta rivoluzionaria.

Così, nel 1805, la Loggia nomina B. R. Fabré-Palaprat, Gran Maestro dell’Ordine (protempore) e ricostruisce di “fatto” l’Ordine del Tempio. L’idea di un - Ordine Templare - autonomo e indipendente dai gradi templari esistenti nella Massoneria, piace e interessa lo stesso Napoleone Bonaparte (1769 - 1821), che autorizza una solenne cerimonia nel 1808.

Da questi due riferimenti possiamo dedurre l’assoluta “sedicenza” di Tutti gli - Ordini Neo e Post Templari - e delle più note associazioni moderne che si rifanno alla tradizione degli antichi, e soppressi, Cavalieri del Tempio di Gerusalemme. Queste associazioni in buona fede, non possono definirsi derivanti per legittimità e discendenza Templare, fugando ogni riferimento di appartenenza e di vera vocazione, che ci fa ricordare i voti a cui avevano Giurato i monaci-cavalieri, cioè quelli di: <obbedienza, povertà e castità>. Sulla base di questi Giuramenti, unici ad essere documentati in modo soddisfacente, sfidiamo chiunque ad asserire di essere, oggi, un vero Cavaliere Templare.

Storicamente, sempre per “sedicenza”, si possono annoverare solo pseudo associazioni che danno vita ad un fervente movimento sorto sotto il nome di - templarismo o neotemplarismo - già a partire dal 1700, in coincidenza con la diffusione dell'Illuminismo. Tra le più importanti, vi è l’Organizzazione Mondiale dei Templari - OR.MO.TE., che nasce nel 1965 in Belgio e che si propone di unire i - Gruppi Templari Mondiali - che si ispirano agli ideali dell'Antico O.S.M.T.J. quale unico simbolo e ragione di continuità.

Moltissime sono invece le consorterie dal “mantello facile” e dalla dubbia moralità, che si susseguono dal dopo - Napoleone - in cerca di accrediti spesso localizzati, non ultimo quello di pochi giorni fa titolato dai giornali nazionali come “il ritorno dei Templari in Vaticano, dopo 700 anni”, un titolone hollywoodiano sul quale stendiamo un velo pietoso. Queste fantomatiche associazioni “scappate dal catechismo” molto probabilmente nemmeno riconosciute dallo stesso OR.MO.TE. sopra citato, in alcuni rarissimi casi, dimostrano una certa serietà e passione tali da poter affermare che, al di là di ogni ragionevole dubbio, creano e rigenerano l’innato senso umano dell’appartenenza alla “regola” e che, in queste particolari associazioni dalle “potenti e patenti” croci, si rivendica un forte sentimento Cristiano fino ad asserire di essere pronti a difendere, non si sa bene come, la Cattolica madre Chiesa. Un sentimento legittimo e per alcuni aspetti condivisibile, retaggio culturale e Religioso tipicamente occidentale che in questi ultimissimi anni si sente minacciato da una ondata di “vento nuovo”, che di nuovo ha ben poco, e che non solo deve fare i conti con l’aumentare in modo spropositante di manifestazioni pubbliche e assolutamente inquietanti, di un numero altrettanto spropositato di Musulmani in suolo Europeo (notoriamente nemici dei Cristiani), il che sarebbe gestibile da una sana tolleranza in nome della nostra Costituzione e una preventiva organizzazione locale, ma che invece sembra essere sfuggita di mano, come ad esempio con i fatti delittuosi in nome di “Allah Akbar” accaduti in Belgio e Svezia.

Tutto questo supportato dal più preoccupante pericolo che viene dalle stanze ormai “aperte” del Vaticano e proprio dal loro leader e altissimo rappresentante sulla “terra”, quel Jeorge Mario Bergoglio, papa Francesco I, poco apprezzato dai più ortodossi, difficile da interpretare per la sua apertura mondialista e indirizzata all’Unicità delle Religioni sotto un non ben definito Dio “spray”, un Dio che “non esiste” perché incarnato nei tre Uomini, padre, figlio e spirito santo (parole dette durante la messa mattutina a Santa Marta proprio da Papa Francesco). Il Papa preso “alla fine del mondo”, mai frase fu più chiara. Il Vescovo di Roma del Transumanesimo e dei “Fratelli Tutti’, titolo della sua Enciclica presentata ufficialmente ieri ad Assisi, la città dello “scomunicato” ma santo Francesco.

Concludo scusandomi con coloro che avrò offeso dubitando della veridicità di alcune questioni storiche e soprattutto documentarie che, oltretutto, sono frutto dei miei più appassionati studi ma che non devono spegnere quel sentimento di pace, di fratellanza e di convivialità palpabile in quelle associazioni in cui mi sono onorato di presenziare approfittando della loro “benevola sopportazione” nonostante le mie critiche ma che chiudo sempre con un messaggio di speranza nel cuore, quello che, se il mondo “Deve” cambiare, lo si faccia sempre e solo per il bene dell’Umanità e per il bene della nostra Unica salvezza che è la nostra Amata terra. Con mantelli, sciarpe e grembiuli o in nome di chi ... decidetelo Voi, ma nessuno più uccida o pensi di Governare il nuovo mondo con metodi criminali in nome di Dio.

“Non nobis Domine, non nobis, sed nomini Tuo da Gloriam”

Salmo 115:1 - NNNSSSNNN

 

Articolo tradotto da https://www.wakingtimes.com/2020/07/16/exposing-the-occult-corona-initiation-ritual/

traduzione a cura di Francesco Piro

 

Il mondo intero sta partecipando ad un rituale occulto di iniziazione della corona, sebbene quasi nessuno se ne è accorto. Le misure e le politiche che i governi hanno implementato, in tutto il mondo sin dall'inizio dell'operazione Coronavirus - come la quarantena, il blocco, il lavaggio delle mani, l'uso della maschera, il distanziamento sociale e altro - sono in effetti aspetti del rituale di iniziazione occulta. Questi aspetti sono stati abilmente adattati all'attuale finta pandemia e camuffati come vere strategie di salute pubblica. Come ho trattato nei precedenti articoli, questa pandemia è un evento di tipo “11 settembre”, che è stato meticolosamente pianificato per decenni.

Le persone che gestiscono il mondo, che spesso chiamo i cospiratori del Nuovo Ordine Mondiale (NWO), lasciano ben poco al caso. Sono maghi occulti e stanno eseguendo questo esercizio dal vivo, in modo simile a come eseguono i loro rituali satanici segreti. In entrambi i casi, l'obiettivo è lo stesso: togliere gli iniziati dal loro normale modo di vita, spezzarli, generare sottomissione, rimodellarli a somiglianza dei loro leader e infine riportarli a una nuova normalità dove non possano tornare ai loro vecchi modi e vite.

Rituale di iniziazione della corona: blocco e quarantena (isolamento)

Ogni buon rituale richiede preparazione. La prima parte di un rituale di iniziazione è l'isolamento. Questo isolamento serve a separare l'iniziato dagli affari mondani ("del mondo") della sua vita. Spesso viene fatto tagliando tutti i legami che ha con il mondo esterno. A volte, l'iniziato può essere inviato in una stanza buia o in una caverna; questo suggerisce anche una rinascita in arrivo da un grembo oscuro. Oggigiorno questo isolamento richiede anche la separazione dalla tecnologia e da tutto ciò che ne deriva (telefoni, computer, e-mail, social media, ecc.). La privazione sensoriale manda l'iniziato in una "zona" dove è meno legato a vecchie credenze e comportamenti.

Nell'operazione Coronavirus, il blocco e la quarantena erano l'aspetto di isolamento del rituale. Coloro che erano a conoscenza della situazione hanno notato che mettere in quarantena un'intera comunità di persone sane era una contraddizione in termini, poiché la parola quarantena significa "uno stato, un periodo o un luogo di isolamento in cui persone o animali, che sono arrivati da altrove, o sono stati esposti a malattie infettive o contagiose, vengono sistemati. " Pertanto, per definizione, non è possibile mettere in quarantena persone non infette e sane; si possono solo mettere in quarantena persone infette e malate. Tuttavia, l'agenda era di isolare le persone con ogni mezzo necessario per raggiungere il primo passo dell'iniziazione.

Rituale di iniziazione della corona: lavaggio delle mani (rifiuto)

Un altro elemento del rituale è stato il focus ossessivo e compulsivo sul lavaggio delle mani.

Mentre il lavaggio delle mani in generale è una buona attività igienica che può aiutare a limitare la diffusione della malattia, l'operazione Coronavirus l'ha portata a un livello completamente nuovo, di ansia da disturbo ossessivo compulsivo (ovviamente in base alla progettazione). Simbolicamente, il lavarsi le mani riconduce alla storia di Ponzio Pilato, nella Bibbia, che si lavò le mani sulla scottante questione del destino di Gesù di Nazaret, e così facendo si rifiutò di punirlo o di liberarlo. Da questo punto di vista, il lavaggio delle mani riguarda esattamente"il rifiuto".

Ma chi o cosa viene rifiutato? Il "vecchio stato normale" della libertà?

 

Rituale di iniziazione della corona: indossare la maschera (censura, sottomissione, disumanizzazione, persona alternativa)

In quarto luogo, le maschere vengono spesso utilizzate dalle stesse élite durante le loro feste e riti. Ricordate la scena dell'orgia sessuale satanica di “Eyes Wide Shut”, di Kubrick? Le maschere nascondono l'identità. Accelerano la morte della vecchia identità. Le maschere creano un personaggio alternativo. Ciò si lega al tema incredibilmente importante del Rituale dell'abuso satanico (Satanic Ritual Abuse (SRA) e del controllo mentale. Nel controllo mentale, un gestore usa torture e abusi per costringere la vittima a dissociarsi. È in quella condizione imposta che le loro menti si separano e si staccano dalla realtà, per far fronte al tremendo dolore che viene loro inflitto. È una strategia difensiva mentale integrata. Tuttavia, nel fare ciò, la vittima crea più alter o personalità, che sono disconnesse dalla loro personalità di base. Questi alter non conoscono l'esistenza degli altri alter; così la vittima può essere programmata per fare cose (ad esempio diventare una schiava del sesso o un assassino) e non ricordare neanche di averle fatte, perché un alter può essere innescato per farsi avanti e poi tornare al subconscio, dopo l'evento. Quando si tratta di controllo mentale, le maschere sono simboliche degli aspetti nascosti, o dei personaggi di noi stessi che i controllori del NWO stanno deliberatamente prendendo di mira con la loro propaganda subliminale.

Indossare la maschera è un argomento di enorme importanza, in molti modi. Nell'articolo Unmasking the Truth: Studies Show Dehumanizing Masks Weaken You and Don ’t Protect You (Smascherare la verità: gli studi dimostrano che le maschere disumanizzanti ti indeboliscono e non ti proteggono) ho parlato di alcuni dei motivi medici per cui indossare una maschera non è solo inutile, dal punto di vista medico, se vuoi proteggerti dal COVID, ma anche potenzialmente dannoso per la tua salute. Tuttavia, ci sono molti strati più profondi, quando si tratta degli aspetti rituali delle maschere. In primo luogo, le maschere connotano la censura, la copertura della bocca, il bavaglio e la soppressione di una voce libera. Pensa a quante immagini raffiguranti la censura mostrano una persona con del nastro adesivo sulla bocca. La censura è stata una parte enorme di questo programma, anche prima che accadesse ufficialmente, con tutti gli appassionati dell'Event 201 (https://www.centerforhealthsecurity.org/event201/ ) che praticavano la loro simulazione per ore, su come avrebbero controllato la narrativa ufficiale e censurato punti di vista alternativi. In secondo luogo, le maschere simboleggiano la sottomissione, la rinuncia all'accesso illimitato di ossigeno. L'intera agenda non riguarda il virus: si tratta di controllo. Si tratta di costringere le persone a sottomettersi alla volontà dei manipolatori del NWO, anche quando è legalmente e medicalmente ingiustificata. In terzo luogo, le maschere ricordano i robot. Sono disumanizzanti. Rimuovono la capacità di una persona di vedere completamente in faccia un'altra persona. Creano distanza e separazione nelle persone, rendono più difficile per noi comunicare attraverso il linguaggio del corpo, e ci rende più difficile avere empatia per gli altri, poiché l'empatia si basa spesso sul vedere veramente un'altra persona.

Rituale dell'Iniziazione Corona: Social Distancing (The New Normal)

 

Una volta che il rituale va verso il completamento, l'iniziato si muove verso un nuovo modo di pensare e un nuovo modo di comportarsi. È rifatto nell'immagine dei suoi gestori o manipolatori che hanno condotto il rituale. Nel caso di COVID, l'obiettivo finale è la nuova normalità in cui tutti sono permanentemente separati e disconnessi (nonché testati, monitorati, tracciati per contatto, monitorati, sorvegliati, medicati e vaccinati). Il distanziamento sociale è veramente un distanziamento antisociale, si tratta di rimuovere il tocco umano dalle nostre interazioni. Quel tocco è ciò che ci rende umani.

L'obiettivo generale del rituale: distruggere il vecchio e creare il nuovo

Se dovessi riassumere l'intero rituale di iniziazione della corona con un concetto, sarebbe quello vecchio, provato e vero: Ordo ab chao. La dialettica hegeliana. Problema-reazione-soluzione. La fenice che rinasce dalle ceneri. Tutte queste frasi indicano lo stesso identico metodo: distruggere il vecchio per fare spazio alla creazione del nuovo. Questo metodo di per sé non è male: si tratta di come viene utilizzato. Il vero scopo del rituale è di alterare la propria mente e il proprio carattere, e può essere fatto consciamente o inconsciamente, inconsapevolmente o consapevolmente. Il rituale può essere usato per la magia bianca, tanto quanto la magia nera - ad es. puoi usare questa tecnica per venire a capo di abitudini distruttive, dentro di te, e diventare una persona migliore. È solo che nel contesto della cospirazione mondiale, questo metodo viene utilizzato dai cospiratori del NWO per rendere il mondo un posto meno libero, meno pacifico, più controllato e più gerarchico.

Pensieri finali 

L'operazione Coronavirus è un rituale mondiale e i suoi numerosi elementi sono altamente simbolici. Le persone vengono guidate come partecipanti inconsapevoli, senza indizi su come inconsciamente stiano sostenendo l'agenda nascosta (ad esempio collaborando con il proprio asservimento, accettando restrizioni ridicole e persino sorvegliando attivamente i propri concittadini). Il fatto che questa finta pandemia di coronavirus sia un rituale non è sorprendente, dato che il nucleo interno della NWO è costituito da satanisti che praticano la magia nera. Come attestano gli informatori sopravvissuti, alcuni dei loro rituali satanici riguardano lo stupro, la caccia agli esseri umani come animali, le orge di massa, il bere sangue umano, il cannibalismo e il sacrificio dei bambini. Dobbiamo rimanere vigili sugli aspetti simbolici più profondi di questa agenda, se vogliamo veramente mantenere i nostri diritti e la nostra libertà di fronte a questa oscurità.

Circa l'autore

Makia Freeman è la redattrice di The Freedom Articles e ricercatrice senior di ToolsForFreedom.com (FaceBook qui), scrive su molti aspetti della verità e della libertà, dall'esporre aspetti della cospirazione mondiale, a suggerire soluzioni su come l'umanità può creare un nuovo sistema di pace e abbondanza. Makia è su Minds, Steemit e FB.

“Col bavaglio alla stampa”! Così si inaugurò, fra manganelli e olio di ricino, nell’ormai lontano 1922, l’era dei Fasci, ossia quello che oggi, a buon diritto, forse, è unanimemente riconosciuto come il periodo più infausto della storia di tutti i tempi non fosse altro che per le nefaste conseguenze prodotte su tutti i livelli della scala umana e sociale. Laddove lo stesso Mussolini inneggiando alla libertà di stampa al grido di “Ora la Stampa è libera”, ne decretava, in verità, la totale sottomissione e l’indiscusso asservimento all’unica causa che era consentito perorare all’interno di un regime totalitario, ossia la propaganda di Stato. Oggi, a distanza di un secolo esatto, la storia si ripete secondo la nota modalità che il grande Vico ci ha insegnato… Il bavaglio di memoria fascista, nell’era del virus, si è rivelato nella sua epifania mistica, in quella “transustanziazione” che gli ha fatto assumere le sembianze della tanto decantata e osannata Mascherina alla quale va riconosciuto, parimenti all’altrettanto decantato, distanziamento sociale, il merito di averci isolato nel chiuso e angusto perimetro delle nostre esistenze (monadi senza finestre!), altresì gravati da un’incomunicabilità che è mimica ancorchè verbale, privandoci e negandoci la possibilità di qualsivoglia rapporto umano che è il preludio necessario per la vita di relazione che, com’è noto dalla notte dei tempi, contraddistingue l’uomo dagli altri esseri. Scrive Aristotele: “Chi è sufficiente a se stesso o è bestia o è dio”.

 

Grazie ad una pandemia che, se non costruita ad arte, quantomeno, ad arte, è stata sfruttata, lo “ius narrandi” patisce e soffre ancora oggi di quell’antico male che lo vuole imprigionato nel profondo buio di una caverna platonica da dove, confusamente, si scorgono delle ombre, più o meno decifrabili, ma pur sempre ombre!

A quattro mesi esatti dalla dichiarazione dello stato di pandemia da parte dell’OMS che proprio oggi ha ribadito il prolungarsi dello stato d’eccezione, disponiamo del relativo e sufficiente margine di tempo trascorso per potere riflettere sulla recente emergenza. Atipica e letale non tanto e non solo per la mortalità causata (i dati e i fatti sono ancora tutti da accertare e verificare), quanto soprattutto per la contorta e controversa “informazione” che di essa è stata fatta, dopo aver infettato l’immaginario collettivo, l’epidemia si è occupata di diffondersi nella realtà quotidiana grazie soprattutto al delirio psicotico che ha suscitato. E quand’anche volessimo dubitare della possibilità di una situazione creata ad arte per fini non meglio identificati ma facilmente intuibili (relegando tale possibilità appunto al limbo delle buone intenzioni) rimane tuttavia aperto uno spiraglio (o un varco forse!) che ci fa ben pensare che nella ferita infetta causata dall’invisibile virus un altro virus altrettanto invisibile e decisamente più pericoloso si sia insediato provocando una malsana cicatrice. Strumentalizzata sin dal suo primo nascere, altresì animata e nobilitata da sentimenti filantropici e finezze di pensiero a cui la nostra classe politica dirigente non ci ha di certo abituato, consapevoli che nessuno può essere il detentore della verità, lungi dal volere arrogarsene l’arbitrio, rimangono comunque il diritto e il dovere inviolabili della domanda che, di questi tempi, suona quasi come un interrogativo categorico. “Quali effetti ha prodotto e sta producendo la modalità di gestione dell’emergenza da parte del Governo e del tanto osannato Comitato scientifico”?

 

 

Non siamo forse alle porte di una nuova era di repressione? Con le stesse paradossali dinamiche di fondo, l’era del giornalismo digitale, nasce con il preciso scopo di garantire una più vasta ed articolata fruizione dell’informazione ma ha poi progressivamente deviato dalla sua funzione originaria  diventando fenomeno gestito dall’intelligenza artificiale che organizza, sulla base di algoritmi sapientemente studiati, il controllo dell’informazione stessa. Perché è proprio sul controllo dell’informazione e sui suoi mezzi che si articola il potere di un governo autocratico e autoritario al fine di garantirsi il favore dell’opinione, secondo un tacito patto di mutua e reciproca assistenza che lega il governo ai mezzi di informazione. E se ciò non avviene spontaneamente si ricorre a qualunque mezzo pur di uniformare l’opinione al cosiddetto pensiero unico dell’altrettanto cosiddetto politicamente corretto. Eredi infelici di un secolo che ha messo in discussione il concetto stesso di verità, minandone le fondamenta persino in sede teoretica, siamo nient’altro che quel gregge, effettivamente immunizzato, che subisce la volontà di chi, dallo stabilire cosa sia notiziabile e cosa no, brevemente, è passato a decidere cosa sia vero e cosa no. Per tutti! Pena la scomunica a suon di click per chi non volesse uniformarsi al dogma del clero giornalistico e dei suoi rispettabili e rispettati prelati.

 

Nel mondo digitale e digitalizzato non occorre ricorrere alla forza per sopprimere qualunque contenuto ritenuto sconveniente o non funzionale alla logica e all’economia della classe politica dirigente. In maniera del tutto indolore (e asintomatica per usare un termine in voga!) le principali piattaforme social, dagli attici in cui si consuma l’informazione pilotata di un giornalismo inquinato che è quello digitale, hanno cominciato a cancellare gli account di attivisti e organizzazioni che mostravano posizioni contrarie alla narrativa ufficiale. Per i ribelli e gli eretici è stato appositamente coniato un “marchio” che, negli ultimi mesi, è addirittura esploso come fenomeno, le “fake news”. E’ ovvio che la libertà di espressione vista come lecito diritto non esime certo il giornalista dal rispetto della sostanziale veridicità dei fatti. Esiste un diritto ad informare e un diritto ad essere informati. Ma rendere consueto uno stato d’eccezione solo per far sì che ciò che prima non era pensabile ora è addirittura possibile significa ledere il diritto umano alla libertà minandolo nelle sue fondamenta.

Quello che segue è il grafico che mostra come il CoVid sta minacciando la libertà di stampa a livello mondiale.

Il 14 luglio ricorre l’anniversario della presa della Bastiglia…in fondo è da quel giorno che siamo nati e da qui magari auspichiamo di potere rinascere!

Purtroppo la verità come molti si saranno accorti, Sindaci in primis vicini ai drammi della gente disperata perché sta perdendo i sacrifici di una vita, e' stata stravolta nella narrazione, e la prospettiva su rischio e pericolosità falsata, distorta, e questo verrà messo nero su bianco da una delle due relazioni medico-scientifiche che abbiamo richiesto per la istanza al Ministro della Istruzione, soprattutto per il contesto scuola.

Per quanto concerne il rischio di danno allo sviluppo psicofisico dei nostri figli, con misure di distanziamento sociale e mascheramento che vogliono farsi regola, e non più eccezione, un altro medico scriverà per noi

 

IL "COLPO DI STATO PERMANENTE" Ed il "GOLPE NORMATIVO"


Per quanto riguarda questo sospetto colpo di stato, su cui già insigni giuristi (prof. G.Azzariti, prof. S. Cassese) hanno usato proprio le parole da me riferite nel titolo, e' evidente che si pone in atto un attacco alle libere Istituzioni, al popolo ed ai nostri figli, che rischia di aver coinvolto - o coinvolgere - pezzi dello Stato che più o meno inconsapevolmente, vi stanno partecipando senza rendersene conto
E' stata violata la riserva di legge ed il principio di legalità del nostro ordinamento giuridico, nel limitare e comprimere i diritti fondamentali della persona (non solo di movimento e circolazione e culto, ma soprattutto di riunione e di iniziativa economica ).
Ed a farlo sono stati pezzi dello Stato che hanno agito in disprezzo del principio di proporzionalità e dell'ordinamento giuridico e della carta costituzionale .
La situazione e' gravissima
Non solo dal punto di vista occupazionale, economico, e sociale, ma per la democrazia della Repubblica che sta per entrare in una lunga e "buia notte". " (prof. G.Azzariti, Il diritto costituzionale d’eccezione”, Editoriale Scientifica, 2020)

Per questo abbiamo attivato la azione civica nazionale di Istanza ai Comandanti
Per questo abbiamo attivato la azione civica nazionale di Istanza al Ministro della Istruzione
Per scongiurare la macelleria sociale che si profila all'orizzonte, già iniziata, e che ipoteca non solo il futuro di milioni di lavoratori ed imprenditori italiani, ma anche il futuro ed i sogni dei nostri figli, destinati a diventare automi, uomini - macchina e donne -macchina conformi a modelli e parametri sociali e sanitari, di un mondo distopico.

Prima che sia troppo tardi, agiamo chiedendo a chi di dovere il ripristino della legalità, ordinaria vita sociale, educativa ed economica

Per vivere liberi senza avere paura di respirare e del contatto umano

 

https://11marzo2018veronacittadinisovrani.wordpress.com/2020/04/30/istanza-apello-ai-comandanti-ff-aa-e-forze-di-polizia-di-fedelta-e-difesa-della-costituzione-repubblica/

 

 

 

 

 

 

 

 

 


In quanti modi diversi

Difficilmente si trova tanta enfatica avversione   per una parola ritenuta offensiva, provocata nella dialettica polemica di un’intervista con Vittorio Feltri in cui i concetti com’è noto, difficilmente sono improntati su parole pronunciate in punta di piedi.

Questa è la frase incriminata: “Io non credo ai complessi d'inferiorità, io credo che i meridionali in molti casi siano inferiori”.

Chi scrive questo articolo abita a Roma oltre la sponda destra del Tevere dalla quale in giù, il Nord ci dice di essere meridionali e terroni. Quindi anch’io dovrei sentirmi ancora più offeso da questa ripetizione di Feltri a cui aggiunge che i meridionali sono “inferiori”.

Il fatto è che in un contesto mediatico soprattutto televisivo in cui le parole scurrili sono divenute l’intercalare folkloristico di interviste spettacoli e persino di canzoni, il termine “inferiori” non dovrebbe fare insorgere amletici dubbi di lesa dignità.

D’altra parte la frase di Feltri non si conclude con il termine a cui si ritiene che si riferisca e cioè, all’intellettualità o qualcosa del genere. Infatti egli stesso precisando che questa inferiorità possa riscontrarsi “in molti casi” esclude lo stesso concetto sul tutto.

Nel modo peggiore

Mancando la conclusione di riferimento che Feltri non dà, i meridionali potrebbero essere inferiori per disponibilità economica, per qualità dei mezzi di trasporto, per numero di industrie, per il numero delle strutture sanitarie, per produzione agricola e così via dicendo. Ma anche noi potremmo dire di rimando a Feltri e ai nordisti che la pensano come lui, la medesima cosa per quanto riguarda: la cultura umanistica, l’arte, la letteratura, la convivialità, la generosità, la creatività, la tradizione culturale di antico retaggio, il senso della famiglia e molto altro ancora. Quindi, non avendo il nostro Feltri concluso la frase, non è giusto interpretarla nel modo peggiore, facendo il processo all’intenzione. ”Inferiori” si presta essere coniugato con tutti questi concetti e non necessariamente con quello più negativo ed incompleto in cui immaginando arbitrariamente il significato, si arriverebbe alla “terribile” offesa. Non si può fare il processo alle intenzioni e in caso di dubbio come è noto, tanto meno non si può, condannare.

Nel mondo virtuale

Nell’attuale contesto in cui noi viviamo sempre più virtuale, dove il rapporto telematico sostituisce quello conviviale, prevale la violenza verbale che accompagna la nostra quotidianità attraverso le reti televisive a briglia sciolta. Ad esempio nella trasmissione “Non è la corrida”, dove quel “Non”   è sicuramente di troppo, si assiste talvolta a terribili linciaggi dell’invitato da parte degli ospiti di regia. Vi è gente, tra questi ultimi, che per meglio evidenziare gli improperi e le offese all’invitato di turno, mette persino le mani alla bocca a forma di megafono per meglio urlare il proprio disdegno con offese palesi. Ma nessuno se ne duole più di tanto, perché tutto fa spettacolo e anche l’invitato si adegua.

Ma vi è anche un’altra trasmissione: quella di Crozza, sicuramente peggiore per quanto riguarda il dileggio alquanto cattivo, umiliante fino a toccare la dignità personale. Ma queste sono le caratteristiche che esprimono lo spirito dello spettacolo. La personificazione delle varie vittime del dileggio consente a Crozza di offendere pesantemente, fino al disgusto, le vittime prese di mira per le quali il termine “inferiore” sarebbe come dare loro   del ”Lei “.

C’è tra queste proprio il nostro Feltri, protagonista di quasi tutte le trasmissioni che, ridicolizzato da Crozza, si esprime con parole alla rinfusa e fuori senso e anche fuori dignità. Parole che lo stesso Crozza pronuncia senza scrupoli, nel presupposto di poterlo fare in virtù della sua impunità mediatica. Così come continua a farlo e nessuno se la prende più di tanto.

I novelli Messia

Ma se il termine “inferiori” può offendere la collettività alla quale è genericamente indirizzato, chi può sentirsi leso più degli altri? L’ eventuale offesa arrecata, trattandosi di una valutazione soggettiva, rimane nell’ ambito personale di ciascuno.

A noi altri non resta che mettersi alla finestra per osservare chi, con quale coerenza e senso di equilibrio morale tra le varie espressioni mediatiche, si sente così puro, così risentito e così presuntuosamente motivato, da voler assumere su di sé il peso delle “offese” altrui.

 
  Renè Magritte

Sarà stato profetico Renè Magritte quando, nel 1928, dipinse “Gli amanti”, opera oggi esposta al MoMa e famosa per aver descritto l’impossibilità dell’amore e la delusione dell’attesa.

Un bacio velato, filtrato da un telo, un sudario, forse, lo stesso che da tanto, troppo tempo ormai, scandisce il ritmo monotono delle nostre giornate e connota d’angoscia il nostro sonno.

Già perché CoVid 19, come ci siamo abituati prontamente a chiamarlo, non solo ha inaugurato una nuova fase dell’estetica e dell’etica mondiale, ma, “grazie” ad una campagna mediatica senza precedenti nella storia dell’informazione, si è immediatamente impossessato della nostra psiche mettendoci di fronte alla paura più atavica, quella della morte e di chi… portatore di morte può essere.

Lungi dal volere sminuire un fenomeno che comunque ha già prodotto danni irreparabili a breve termine e dal valutare quanto sia stata adeguata e tempestiva la risposta delle Istituzioni all’emergenza, quello che ci preme evidenziare, in questa sede, è quanto deleteria possa essere stata e quanto ancor più potrebbe diventarlo, questa “imposizione” di reclusione domestica e distanziamento sociale alla quale ci siamo umilmente genuflessi per via della logorroica locuzione “RESTATE A CASA” nella quale sembra si sia condensato l’unico antidoto al momento ancora disponibile al virus.

Sappiamo tutti, da tempo immemore, che l’uomo è “animale sociale” e che, quindi, non è tale se privato della relazione. Ma, in questo clima di marasma generale, si è arrivati pure a negarne l’importanza, pena poi quel senso di vuoto, smarrimento e inadeguatezza che tutti abbiamo sperimentato in questi mesi infausti per la nostra storia e quella del mondo.

Già perché le nostre coscienze sopite, solo apparentemente, sono come quegli amanti che Magritte, con geniale intuizione, (come solo un artista può fare) ha ritratto bendati, incappucciati ma con una voluttà di vivere e di esistere che traspare, prepotente, anche se appena accennata, dal colore acceso del vestito di lei e dall’eleganza di quello di lui.

Un modo fermo (caso, violenza umana, decreto divino, intrico dell’evoluzione, quel che sia!) e un tempo sospeso che paradossalmente è contratto e dilatato nello stesso momento perché… aspetti ma con l’inerzia che ti è imposta e con lo sgomento di uno scenario inimmaginato e inimmaginabile che non è dato conoscere.

E’ questo il tempo della crisi (parimenti a terrorismo politico e ultima Guerra) e del sospeso, è il tempo in cui la morte, infinitamente declinata, ci ha accompagnato dal mattino alla sera, per via della deriva apocalittica e catastrofica che i media (peraltro sempre molto accorti nel preservarci e salvaguardarci da “verità pericolose”) stavolta hanno imboccato confinandoci in quella caverna, di platonica memoria, dalla quale nessuno, se mai lo farà, ne uscirà illeso.

Le criticità esistenziali della nostra società stanno esplodendo in maniera dirompente, portate alla ribalta da uno sconvolgimento sociale che non ha dato neanche il ragionevole preavviso che ci si poteva aspettare. E perfino quella tecnica, più anestetica che salvifica, che connota la nostra identità di occidentali, si è rivelata profondamente inadeguata a colmare la “distanza” dall’Altro.

Prigionieri delle nostre catene fisiche e mentali, siamo ancora in grado di discernere se sia più a rischio la salute o la libertà?

Secoli di battaglie fisiche e verbali per conquiste delle quali ad un tratto sembriamo poter fare a meno.

E verso quale direzione evolverà questa già drammatica paura dell’altro?

Tutti potenziali nemici!

L’uomo eticizzato improvvisamente si è riscoperto una monade senza finestre sul mondo, chiuso nella sua solitudine, a contatto perenne e forzato con un’introspezione che ha rivelato il fondo, quel fondo enigmatico e buio che una certa frenesia quotidiana abilmente offuscava.

L’Io nascosto sotto quel drappo è nessuno se non ottiene il riconoscimento dell’altro e se, a sua volta, non riconosce l’altro.

Che sia una strategia fortemente voluta e apparentemente casuale?

E chi potrebbe negarlo con certezza!

Nel tempo in cui nessuno può certo arrogarsi il diritto della verità sarà almeno lecito porsi delle domande?

Che i poteri forti si siano sempre serviti della lotta fra gli ultimi per meglio imporre le loro volontà non è certo cosa nuova.

Del resto nell’era mediatica ci stiamo dimostrando tutti alquanto fragili e plasmabili, gestibili e governabili come quel “gregge” perfetto che più che andare verso l’immunizzazione sta andando incontro alla sua rovina, pena pagare il prezzo della sua Eresia in un mondo pseudoscientifico dove l’unico vero Dogma si sta rivelando la Scienza e il Clero giornalistico.

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