L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Free mind (212)

Lisa Biasci
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Una serata dedicata all’analisi della storia criminale di Roma.

 

Qualche giorno fa, a Roma, presso la sede della Freelance International Press, è stata presentata l’opera di Giovanni De Ficchy, intitolata “Roma Città Criminale”. L’evento ha rappresentato un importante passo verso la comprensione della realtà criminale romana grazie all’impegno instancabile di Giovanni, che con grande professionalità porta alla luce aspetti oscuri e sconosciuti della criminalità nella capitale italiana.

La presentazione è iniziata con l’introduzione di Virgilio Violo, Presidente della Freelance International Press, un’associazione che ha le sue radici a Roma da ben 25 anni. Questa piccola ma coraggiosa realtà si batte per la libertà di stampa in Italia. In un Paese dove la libertà di stampa occupa il 58° posto, l’associazione continua a lottare per mantenere viva la fiaccola dell’informazione libera.

Giovanni De Ficchy, autore del libro “Roma Città Criminale”, ha ricevuto i complimenti sinceri per il suo lavoro. L’opera è stata oggetto di un’ampia discussione che ha riscosso notevole interesse, perché evidenzia quanto aspetti davvero interessanti della Criminalità Romana. Nel suo intervento, Giovanni De Ficchy ha sottolineato l’importanza di una stampa libera, criticando anche il silenzio dei media sulla problematica delle batterie delle auto elettriche, un argomento di interesse pubblico spesso trascurato a causa degli interessi economici in gioco.

L’evento ha visto anche la partecipazione di Rino Sortino, che ha posto domande puntuali e approfondite, coinvolgendo l’uditorio. De Ficchy nel suo intervento, ha parlato del passato e del presente, analizzando la storia criminale degli ultimi cinquant’anni a Roma e gettando luce sulla vita quotidiana dei singoli cittadini.

La serata ha evidenziato come la criminalità a Roma sia stata spesso celata dalla stampa e quanto sia importante continuare a investigare e raccontare queste storie. Giovanni De Ficchy, con il suo libro, si è rivelato un attento conoscitore della Criminalità Romana, affrontando tematiche difficili e mettendo in discussione il ruolo dei media nell’informare il pubblico. Il suo lavoro offre un contributo fondamentale alla comprensione della realtà criminale di Roma, aprendo la strada a ulteriori inchieste e discussioni.

L’autore, nel corso della serata, ha parlato anche dei suoi prossimi progetti, tra cui un libro sul celebre pittore Pietro Vannucci, noto come il Perugino. Giovanni De Ficchy ha iniziato la sua ricerca scrivendo un libro basato sulla storia della sua famiglia di magistrati e avvocati, esplorando storie di criminalità e giustizia. Questo libro ha poi portato all’inchiesta su Roma e alla scoperta di personaggi come Franchino il criminale.

L’opera di Giovanni De Ficchy fa luce sulla storia della criminalità romana, evidenziando come essa sia stata spesso influenzata da dinamiche complesse, interessi economici e legami tra criminalità organizzata e istituzioni. La sua ricerca offre un’opportunità di comprendere meglio il passato e il presente della città, sottolineando l’importanza dell’informazione libera e della critica ai media.

L’evento di presentazione del libro “Roma Città Criminale” di Giovanni De Ficchy è stato un momento di riflessione che, evidenziano quanto sia fondamentale continuare a investigare e raccontare storie scomode e poco conosciute, al fine di contribuire a una maggiore comprensione della realtà che ci circonda.

 

per gentile concessione di www.fattidipaese.it

 

 

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“Premio Italia diritti umani 2023” ®

 

Dedicata alla memoria dell’ ex Vice-presidente della Free Lance International Press Antonio Russo.
via Ulisse Aldovrandi 16 c/o Unar - ROMA

ROMA 14 Ottobre 2023
Il Premio Italia Diritti Umani nasce dall’esigenza da parte delle associazioni coinvolte di voler dare un giusto riconoscimento a coloro che, per la loro attività, si sono distinti nel campo dei diritti umani. In un mondo in cui il profitto sembra essere lo scopo ultimo di ogni intento, bisogna sostenere chi lotta veramente, sacrificando spesso gran parte (o del tutto) la propria esistenza per aiutare il prossimo. I Mass Media spesso non prestano la dovuta attenzione al tema dei diritti umani, se non in maniera superficiale. È giunto quindi il momento, non solo di dare un giusto riconoscimento a chi lotta per la difesa dei più deboli, ma anche di parlare su come possano essere tutelati meglio questi diritti che, anche in paesi come l’Italia oltre che all’estero, sono sistematicamente violati, soprattutto nei confronti dei più deboli.

In collaborazione con  -

   

 

 

               Modera e presenta il premio: Neria De Giovanni – Free Lance International Press
Presidente dell’associazione Internazionale Critici Letterari
Saluti del Pres. della Free Lance International Press Virgilio Violo e Antonio Masia Pres. dell’UnAR - Ore 15. 50

Interventi

Massimo Tomaselli –Coord. Resp. coop. “il Futuro Quadrifoglio”
ore 16,00
L’assistenza domiciliare integrata nel trattamento delle dipendenze patologiche
Patrizia Sterpetti – Presidente di Wilpf Italia – ore 16.20
"Diritti umani e militarismo"
           Ornella Mariani Forni –  scrittrice - ore 16,40
 
“Informazione e diritti umani”

Buffet ore 17.00

 

Ore 17,30 - FerdiNando Maddaloni  presenta un estratto da

“SE CHIAMI UN DIRITTO RISPONDE UN DOVERE”

di & con Ferdinando Maddaloni
monologo ispirato alla vicenda giudiziaria relativa al duplice delitto di Ponticelli del 1983

 

                         

 

 

PREMIAZIONE ore 18.00   

Coordinatrice l’attrice Mariella Guarnera, consegnano i premi e leggono le motivazioni gli attori:
Annalena Lombardi, Patrizia Tapparelli, Alessandro Peccolo 

 

PREMIO ITALIA DIRITTI UMANI 2023


Galleria d’arte “Sempione” - Donate opere degli artisti: 
Stefano Pinci, Sergio Saviantoni, Stefano Sesti

per prenotarsi: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.                                      

 

 

                       

     1999 - la redazione del mensile Free Lance International Press News

 

                                iscritti della Flip

 

                                                                     Riunione di "famiglia"

 

          Giulia Bertotto

Giovane filosofa con spiccate simpatie  in ambito gnostico-manicheo e in ambito patristico, Giulia Bertotto è autrice di due originali raccolte poetiche, In caso di Apocalisse  del 2019 e Dolce Stil Muoio del 2022, nonché del saggio Westworld la coscienza in serie. Da anni, con  passione e competenza, si dedica alle interviste per la testata online Quotidianoweb, mentre per L’Antidiplomatico cura la rassegna Cultura e Resistenza.

Dal nostro incontro, favorito da comuni interessi relativi al pensiero mistico di Plotino e di Giordano Bruno, e dallo stesso amore per un giornalismo senza padroni e nemico di tutte le menzogne, è nata la seguente conversazione. 

 

  • In uno dei tuoi componimenti all’interno della raccolta Dolce Stil Muoio (Robin 2022), sei riuscita, in pochi versi, a rivelare in modo molto suggestivo  le tue principali simpatie filosofiche: Seneca, Cusano, Epicuro, Bruno.

Cosa ti avvicina al loro pensiero? E perché li consideri particolarmente utili per aiutarci ad affrontare una vita in cui (come tu stessa affermi altrove) “Nessuno ha ancora risposto al Male del Mondo”?

 

Colui che (finora) ha risposto in maniera più efficace al dilemma del male nel mondo è Agostino d’Ippona. La triangolazione tra coscienza umana, necessità del peccato originale e del male (a garanzia della libertà umana) e onnipotenza buona di Dio, nel suo sistema si reggono sul libero arbitrio; un dispositivo geniale.

La figura filosofica in cui mi rispecchio di più è Simone Weil: giornalista, militante, poi anarchica e mistica. Nel suo caso l’anarchia era già ricettacolo ascetico, una forma di distacco dal mondo terreno.

 

Di Seneca consiglio di leggere la Consolatio ad Marciam,breve trattato in cui la filosofia ha un ruolo consolatorio al lutto più duro che c’è: la perdita di un figlio. Non è una consolazione sentimentale ma ontologicamente fondata su una coerente metafisica. Cusano ha espresso un meta-concetto, qualcosa che va oltre la mente cognitiva, qualcosa che anticipa la fisica quantistica e recupera la filosofia orientale: la coincidenza, quindi il superamento, degli opposti. Epicuro non è in realtà tra i miei “preferiti” ma certo non era un edonista del qui e ora come viene descritto. Giordano Bruno è un portento: poche intuizioni come il suo panenteismo (Dio è sia nella natura sia la trascende) mi hanno emozionata nella vita. Ci tengo a ribadire, come ho scritto in un articolo per la Gazzetta Filosofica, che la vulgata atea che fa di questo filosofo una bandiera dei positivisti è forzata e faziosa: è una visione decontestualizzata, facilona, che non tiene conto dell’epoca.

Il Nolano non era un martire del pensiero scientifico contro quello mitico, anche se fu un violento eretico anticlericale. Era un frate, un mago, un cabalista, il suo eroico furore era un impeto verso il divino.

 

Prima assolutizzavo ogni teoria, mi innamoravo di ogni pensatore, quando lo scoprivo dicevo: “Ecco questo ha capito tutto”! Ora sono nella fase in cui hanno tutti ragione. Un mio amico mi ha detto che rischio il relativismo, il cui disorientamento porta alla pazzia come è accaduto in Nietzsche, e un altro, invece, che potrebbe  essere una specie di conciliazione mistica, quasi un guardare le cose con gli occhi del Divino. Secondo me, hanno entrambi ragione (e ti pareva!), ma non diventerò né pazza né una santa.

Ovviamente, in questo “hanno tutti ragione”, ho dei limiti: i sostenitori della neutralizzazione del maschile e del femminile che vogliono farne sovrastrutture culturali, quando invece sono archetipi bio-spirituali, e i sostenitori dell’utero in affitto -il più grave crimine contro l’umanità- non hanno ragione punto e basta.

  • Nei tuoi componimenti intrisi di letture filosofiche, mi sembra emerga una visione del mondo alquanto oscillante: da una parte, un cupo sentimento tragico dell’esistenza; dall’altra una percezione gioiosa del vivere alimentata dalla consapevolezza della meraviglia dell’Essere (“Il miracolo è ora”).

In una tua poesia, poi, arrivi a chiederti (e a chiederci):

Se avessimo davvero sbagliato direzione?

Se Mani, Leopardi e Schopenhauer avessero ragione.

Se l’estinzione fosse la Resurrezione?”

Quindi? Quale dovrebbe essere la “giusta” direzione?

 

C’è un grande filone di filosofi che dà per scontato che vivere sia cosa buona e giusta, lo si deve fare per la verità, il bene, Dio … Ma c’è una corrente nascosta, clandestina quasi, di pensatori che non la vedono così. Il loro pensiero è insopportabile, ma coraggioso e affascinante. Sono i manichei di Persia (Mani fu il loro profeta), i loro eredi gli gnostici ellenistici, poi i catari europei, e poi Leopardi, Schopenhauer, Nietzsche, Cioran, Mainlander, Peter Zapffe. Secondo loro, non dobbiamo indugiare qui sulla terra, ma aspirare ad un’altra dimensione, oppure trasformare la nostra stirpe umana. Possiamo dirlo in termini induisti e buddhisti: dobbiamo estinguere il Samsara.

Non si dovrebbe avere tale imbarazzo e tabù di questo concetto, non è propaganda malthusiana, può essere un nichilismo lucido e metafisicamente argomentato, come per gli gnostici o i catari medievali. Tuttavia, per nessuno di loro il suicidio è un’uscita di sicurezza valida. Se ti piace la serie True detective, li devi conoscere.

 

In una formula: “Dolce stil e Muoio”. Non è una pacificazione, ma un dilemma. Una tensione a cui non cerco più una soluzione, proprio nel senso etimologico di sciogliere la polarizzazione e la dualità. Dolce Stil Muoio non è licenza poetica, ma affezione profonda, biografia energetica, deriva dalla mia infanzia, dal mio attaccamento ambivalente. Scusa, so che non è una seduta di psicoterapia, ma, secondo me, se decidi di parlare di te stessa, poi ti devi dare. Se ti dai, gli altri sentiranno che ti sei consegnata.

 

  • E anche il tuo rapporto con la dimensione del divino appare piuttosto problematico. Cosa intendevi dire dicendo che sia la sofferenza sia la gioia sarebbero manifestazioni della nostra “nostalgia di Dio”?

 

Rispondo con un passo della già citata Simone Weil: “Nulla può avere come sua destinazione altro che la sua origine. L’idea contraria, l’idea del progresso, è veleno”. Il versante di me che sente lo Spirito Uno (non saprei come altro dirlo), che è certo della Vita infinita, sa che veniamo dal luogo al quale dobbiamo tornare. Quello che accade in terra sono solo chiacchiere.

 

  • Nonostante le tue meditazioni metafisiche ed aspirazioni mistiche, tu hai scelto di dedicarti al giornalismo “per stare nel mondo”, e lo fai indubbiamente con grande entusiasmo e militante passione. Ma quanto credi sia davvero ancora possibile continuare a fare giornalismo libero, non inquinato e manipolato da interessi politico-economici, in un momento storico come il nostro?

 

Questa domanda me la faccio quasi ogni giorno e mi terrorizza. Il senso di impotenza è schiacciante. Ci sono élites dominanti che hanno il controllo della finanza e, quindi, dei media e dei social, della politica e della magistratura. Altro che complottismo, è una condizione evidente. Non credo di essere mai stata ingenua, ma la gravità di questo stato di cose l’ ho davvero capito in ritardo.

E’ una lotta impari, per dirla con Marx, sono dei rapporti di forza mostruosamente squilibrati.

 

  • Sul giornale online sul quale scrivi, stai contribuendo a portare avanti una iniziativa decisamente preziosa ed encomiabile, quella, cioè, di cercare di dare voce a coloro che ritengono di aver subito danni rilevanti dalla inoculazione dei sieri “antiCovid” (impropriamente definiti “vaccini”). Perché questa scelta? E che risultati state raggiungendo?

Sì, con Quotidianoweb stiamo portando avanti un’inchiesta della massima importanza per la verità, la democrazia e la giustizia nel nostro paese. Raccogliamo le testimonianze di coloro che hanno subito gravi effetti collaterali dopo la campagna vaccinale antiCovid. Queste persone sono tante, tantissime. La rubrica si chiama “Fuori dal silenzio”.

E’ davvero surreale ascoltare per ore persone disperate, pentite, furiose, invalidate, colpite da patologie neurologiche e autoimmuni, che vengono ignorate dallo Stato, fatte passare per matte dallo stesso sistema medico, e poi trovarmi a preparare la cena o fare un aperitivo con un’amica, come niente fosse. Come se in questo paese non fosse in corso una strage. Questo ci fa tornare alla domanda sul male. A volte, nessuna risposta, neppure quella del dottore della Grazia, mi sembra efficace.

 

  • Voglio chiudere la nostra conversazione facendo riferimento ad una delle tue poesie a me più cara, quella in cui parli della “fracassante” emozione provata nel tuo incontro con un infelice e spaventato passerotto. Hai scritto:

“Tenere nella mano un passerotto

caduto dal nido.

Quel cuoricino che impazza nel mio palmo

il mondo intero

al petto

mi fracassa”.

E’ forse questo, mi chiedo, il significato più bello della vita? Raccogliere e proteggere chi è caduto?

 

Un po’ ti conosco, e ti ho beccato, ahahhaha … questo credo sia il tuo! Io non sono così rivolta all’altro. Non faccio volontariato, ma se un cucciolo cade nel mio giardino significa che, per qualche ragione, quella faccenda tocca a me. Quel passerotto lo salverei ancora e ancora.

 

Per me, ciò che c’è di più entusiasmante è capire, provare a comprendere, tentare di far quello che gli scettici come Pirrone ritengono impossibile; afferrare qualcosa di questo assurdo Mistero che è esistere. Anche se io, a differenza di Pirrone, non sono affatto libera dalle passioni. Sto bene da sola, ma, tutto sommato, adoro anche stare con gli altri. Da bambina ero triste e volevo stare con mamma o sola, soltanto dopo c’è stata la scoperta degli altri.

 

L’umanità è orribile … l’umanità è meravigliosa.

 

 

 

 

Sul tavolo di questa estate calda, caldissima, c’è un altro fattore caldo che merita la nostra attenzione. Gli stupri, le azioni di violenza di gruppo verso una vittima che sia maschio o femmina che hanno riempito la cronaca nera di questi mesi. Accendono un problema vero a cui noi cittadini, genitori in primis, e comunicatori, non possiamo risolvere con il silenzio e la semplice condanna via social. 

L’imbarazzo di certi temi ci obbliga a dover parlare ai nostri ragazzi di educazione emotiva, sessuale e di amore. Sì, dobbiamo parlare ai nostri ragazzi di amore e quindi di relazioni di affetto, di amicizia, di rispetto. Ricominciare da qui. 

E soprattutto, occorre dire che se lasciamo al web il compito di educare i nostri ragazzi alla sessualità è finita. Sul Web, ormai i nostri adolescenti acquisiscono immagini pornografiche gratuite, senza censura e limite alcuno.

L’educazione del giovane maschietto e anche della giovane ragazza è fai da te, attraverso il grande educatore sessuale del secolo in corso, la Rete. Tik tok, YouTube e poi Telegram e WharsApp per diffondere contenuti, propongono di tutto, senza censura per i minori, o di immagini forti che possono confondere, preoccupare, male educare. 

Va anche ricordato ai nostri ragazzi che il nostro corpo non è di proprietà di nessuno se non di noi stessi, che nessuno lo può violare, che nessuno può spingerci a fare cose che non vogliamo, e che qualunque violenza venga perpetuata al nostro corpo con l’uso della forza è un reato e come tale va denunciato alle autorità competenti e va perseguito. 

Concetti chiari, semplici, diretti e incontrovertibili. 

Secondo uno studio del 2016 di Ingrid Storm, ricercatrice dell’Università di Manchester, ogni generazione è semplicemente più liberale della precedente. In più, i valori morali e la moralità differiscono da persona a persona, da epoca a epoca e da paese a paese.

Se si parla di valori morali in declino, magari qualcuno tra di voi non sarà d’accordo, probabilmente. 

Aggiungiamo anche che a contribuire alla percezione distorta della morale comune, ci sono i dati di visualizzazione degli articoli e il fatto  che i lettori preferiscono di gran lunga le brutte notizie.

La copertura mediatica della cronaca nera c’è, la gente la guarda o legge, la pubblicità si vende sulla base delle letture, delle visualizzazioni e da qui l’impressione di un decadimento di morale delle nuove generazioni. 

Se, allora, qualcuno storce il naso su questa riflessione sulla “presunta questione di moralità” delle nuove generazioni di questo millennio, visti i fatti scioccanti che accadono in lungo e in largo per il paese, ciò non toglie che i concetti, come quello dell’educazione emotiva e sessuale per i ragazzi, passano attraverso di noi, le nostre parole ed azioni di adulti.

 

I media sono l’entità più potente sulla terra. Hanno il potere di rendere colpevole l’innocente e di rendere innocente il colpevole, e questo è potere. Perché controllano la mente delle masse. (Malcolm X)

 

La violenza dilaga ogni giorno, è indubbio: le reazioni umane sono sempre meno umane e non esiste alcuna forma di difesa verso chi subisce. Assistiamo a cose inaudite; violenza per strada sotto gli occhi di gente inerme occupata solo a registrare con il telefonino, sguardi curiosi e indagatori ma nessuno che invochi aiuto. Donne violentate e uccise, madri che uccidono i propri figli, lo spaccio sempre più mercatino di strada sotto sguardi di gente comune che si abitua al degrado quasi come sottostare a chi ha deciso di uscire allo scoperto con la propria delinquenza, certi di non pagare alcuna pena. Nessuna riforma che garantisca aiuti per chi ha perso il senno e allo stesso modo nessun aiuto a chi subisce ogni tipo di violenza e di sopraffazione. La stampa di testata ci propone sempre immagini del diverso additando quel degrado ma non sottolinea mai che se tutto questo ci circonda è perché c'è chi fa finta di non vedere o peggio, che vede molto bene ma gode fomentando l'odio verso alcune razze senza spiegare che spesso dietro a certe forme di violenza c'è la droga, la povertà, la malattia mentale, la fame, la stanchezza e la disperazione. Perché invece di additare non si creano soluzioni? perché si mette in prima pagina il mostro sempre di origini differenti dalle nostre? Viene il sospetto che ci sia un disegno ben articolato, esaltare quanto lo straniero sia da isolare, quanto lo straniero sia marcio, quanto lo straniero sia sbagliato, sporco, assassino e depravato. Magari arriveremo vicino alle elezioni e alcuni politici ci prometteranno che l'uomo nero non dovrà mai più entrare perché portatore di degrado e delinquenza. Magari; così i voti saliranno in modo esponenziale. Negli ultimi anni si leggono articoli che servono essenzialmente ad additare quanto l'errore abbia un colore, quanto alcune guerre siano a causa di una certa nazione, quanto la donna sia spesso la causa di una violenza cercata, quanto viene deciso che un vaccino salva  la vita obbligando a farlo, quanto con la scusa di una democrazia si sceglie di imporre i cittadini a tenere i propri pensieri per sé tanto il potere decisionale non da scampo di scelta.

Ormai tutto è allo sbando, con gli anni l'umano si è lasciato trasportare dai condizionamenti di un potere che attraverso una rete di imbrogli ben studiati, di congetture politiche, di processi intellettuali di dubbia pulizia etica e morale ha reso l'uomo dipendente dai media sempre meno informatori e sempre più dottrine da seguire.

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