L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Free mind (204)

Lisa Biasci
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È tempo di vacanze natalizie, un periodo in cui i genitori e i loro figlioli si ritrovano a vivere molto più tempo insieme, un periodo in cui essere e fare i genitori diventa sicuramente più impegnativo.

Saper essere genitori, consapevoli della responsabilità che questo ruolo ha, nello straordinario compito di accompagnare il proprio figlio nel suo percorso di crescita, è molto difficile ed intenso, sotto tutti gli aspetti: biologico, psicologico, intellettivo, educazionale e sociale.

Se è vero che non si nasce genitori ma per diventare genitori è necessario scegliere consapevolmente di diventarlo. Pertanto bisogna comprendere sin da subito che non esiste un “libretto di istruzioni”, anche perché ogni bambino è unico, ciò nonostante esistono alcuni consigli molto utili che se sapientemente applicati, aiutano tanto i genitori nel loro ruolo.

Ad esempio, gli errori più frequenti da evitare nell’educazione dei bambini.

Gli psicologi, ma anche la stragrande maggioranza dei pediatri, sostengono che “regole e divieti” imposti ai bambini sin dalla loro tenera età, non rischiano affatto di provocare traumi, anzi li aiutano a crescere meglio sul piano psicologico, intellettivo e caratteriale.

Soprattutto attenti a “dire sempre sì” e soddisfare ogni desiderio dei bambini, ciò può provocare loro seri problemi da adulti. Saper “dire di no” in modo sapiente ed efficace sul piano educativo, è difficile ed impegnativo ma indispensabile.

Regole e divieti seppure mal sopportati dai bambini, paradossalmente sono loro stessi inconsciamente a richiederli.

I bambini e gli adolescenti di oggi sono apparentemente sani, soprattutto sul piano fisico: ricoperti di attenzioni, di stimoli e confort di ogni tipo, ma nascondono, forse proprio a causa di tanto benessere, una “profonda fragilità”. Tale fragilità minaccia la loro capacità di sviluppare un’identità adulta e consapevole di sé. Infatti, la cronaca ogni giorno ci consegna episodi di violenza urbana, ad opera di piccole “gang” giovanili, frutto del loro profondo malessere e della loro instabilità emotiva.

Per mitigare, questa “profonda fragilità” nei bambini e negli adolescenti, è importante fornire, in particolare ai genitori, strumenti utili ad evitare gli errori più frequenti, alcuni molto gravi. In merito, alcuni consigli pratici, sono di grande aiuto per gestire in modo più equilibrato ed efficace il rapporto con bambini e ragazzi: poche e semplici regole comportamentali che i genitori e le altre figure formative, dovrebbero seguire nell’educazione dei propri figli.

Ecco alcune regole da seguire per evitare gli errori più comuni, nei confronti dei bambini e degli adolescenti:

  • prestare ascolto alla voce dei propri figli, ai loro bisogni più profondi;
  • evitare, già dai primi mesi di vita, di dare tutto ciò che il bambino vuole, trascurando bisogni e desideri veri, spesso inascoltati: potrebbe crescere convinto che tutto il mondo abbia l'obbligo di soddisfare i suoi desideri;
  • evitare di ridere, quando i bambini imparano parolacce e volgarità: questo atteggiamento li convince che sono divertenti e spiritosi e li invoglia a ripeterlo;
  • non mettere, in ordine tutto ciò che lasciano fuori posto e, più in generale, non fare sempre quello che dovrebbero fare loro, ciò crea in loro il convincimento a scaricare sempre sugli altri le loro responsabilità;
  • non dare alcunché senza regole, ad asempio il denaro che desiderano, senza chiedere di rendere conto di come lo hanno speso, meglio a saperselo guadagnare, ad esempio anche attraverso dei “lavoretti” domestici. Ciò li responsabilizza e li educa a dare al danaro il giusto valore;
  • non soddisfare, ogni loro desiderio riguardante il mangiare, il bere e le comodità: negare qualcosa, soprattutto il superfluo ed il potenzialmente dannoso, forma il carattere e non causa particolari complessi;
  • evitare, di prendere le loro parti, ad ogni costo ed in ogni circostanza, ad esempio: con i vicini di casa, con i loro amici e soprattutto contro gli insegnanti: potrebbero convincersi di essere sempre delle vittime, persone talmente buone ed intelligenti, da essere incomprese ed ingiustamente maltrattate;
  • fare insieme ai nostri figli, una rigorosa autocritica quando combinano guai: il lassismo educativo, da parte di tutta la società e dei genitori in particolare, ne rappresenta una causa importante;
  • impegnarsi nell’attività educativa, un lavoro che richiede dedizione, pazienza e tempo: ricordarsi che se è vero che genitori non si nasce ma è altrettanto vero che ciascuno raccoglie ciò che ha seminato;
  • non ritenere consolatoria la constatazione: "tanto così fan tutti". In ogni azione ed in ogni comportamento, esiste sempre una parte importante di responsabilità personale, di cui genitori e figli devono farsi carico;
  • prestare attenzione alla propria voce, quando si parla con i propri figli o quando si discute in loro presenza, soprattutto in famiglia, attenti al tono e al contenuto, ad esempio: pronunciando insulti in modo aggressivo e prevaricatore. Non devono pensare che il disgregarsi della famiglia sia un fenomeno inevitabile. Ciò porta al convincimento dell’assenza del concetto di “società” con le sue regole e suoi valori.

 

 

 

 

Raccogliamo e facciamo nostro l’appello di Gianluca Melis, proprietario di un terreno che si trova a Selargius in provincia di Cagliari,  dove c’è un presidio fisso degli abitanti del posto già da quattro mesi:

“dalle sette di questa mattina (20 novembre) sono iniziate ad arrivare delle pattuglie della polizia, della digos con i vigili del fuoco con gli idranti e si stanno organizzando per far evacuare il nostro presidio. E’ quasi impossibile arrivare al presidio fisicamente perché tutte le strade sono state bloccate ed è stato organizzato un piano di sgombro perché nessuno possa raccontare o far vedere cosa sta accadendo,

                         VIDEO

chiediamo l’aiuto di tutti i giornalisti e tutte le persone di cuore che sono sensibili alla nostra lotta, che possano far sapere alla popolazione quello che sta facendo lo stato nei nostri confronti. Io da proprietario non posso accedere alla mia proprietà perché vengo bloccato con la forza dalla polizia di stato e siamo in una situazione di grave pericolo perche le persone che sono nel nostro presidio compreso il nostro avvocato stanno facendo si che non accada questo, e cioè che non veniamo mandati via dalla nostra terra. Chiediamo cortesemente a tutti i giornalisti che ci possono aiutare a far sapere a tutta la popolazione cosa sta accadendo. Vi ringraziamo e speriamo che ci possiate aiutare e ci possiate contattare al più presto”

Sarebbe ora che tutti noi ci occupassimo molto seriamente di quanto sta avvenendo in Sardegna! In seguito  tutta l’Italia sarà nella stessa situazione?

La strategia del Potere è quella di diversificare temporaneamente le azioni vessatorie e tiranniche, a macchia di leopardo, nelle varie zone della penisola,  in modo da non scatenare una reazione generale: dobbiamo comprenderlo!

 

Domenica 27 ottobre, presso il palazzo Spintime, di via Santa Croce in Gerusalemme a Roma, si è tenuta “l’Assemblea Popolare per l’Aggregazione”.
L’assemblea ha visto la partecipazione di alcune decine di associazioni, comitati, organizzazioni e singoli cittadini, intervenuti per riaccendere il dibattito sulla democrazia partecipativa nel nostro paese, nonché  per sostenere l’aggregazione tra gruppi, in un possibile unico grande movimento, come risposta da dare alla decadenza morale e materiale della democrazia rappresentativa.
Ugo Mattei, con “Generazioni Future”, società cooperativa di mutuo soccorso, creata dallo stesso giurista nel 2019 per valorizzare e mantenere i beni comuni, ha fatto da padrino dell’evento.
Qui di seguito si può ascoltare l’illuminante discorso inaugurale di Mattei, seguito poi dall’intervento di Moni Ovadia, che ha voluto dare un piccolo contributo artistico.


https://drive.google.com/file/d/1Eje6YO-lIZ0qgrwYpNCHaGJ0tLBth0IV/view?usp=sharing
Nel corso della mattina si sono susseguiti una serie di interventi di presentazione delle associazioni e singoli iscritti a parlare. 


Eccone alcune parole, in sintesi:


1) Articolo 5, dal sito art5.it ha introdotto lo spinoso tema della riforma della Rai, con specifico    riferimento all’art. 5 del regolamento europeo del 17/04/2024 (da cui prende il nome) che prevede una rivisitazione ed un ri-equilibrio di tutto il sistema dei media europei, per favorirne l’imparzialità, il pluralismo e la completezza: valori altamente sabotati, nel corso di questi ultimi anni di strapotere globalista, particolarmente evidente nel “periodo covid”. 


2) Cln-resistenza, con Lauretta Cremasco, ha evidenziato ancora il dibattito sulla disinformazione, spiegando come non ci si possa fidare del “Media Freedom Act”, ragion per cui la sua associazione ha elaborato cinque proposte, discusse poi insieme ad altre, nella sede pomeridiana dell’assemblea. 


3) Gabriele Guzzi, per “Indispensabile”, movimento nato nel 2018 da una costola di “Darsi Pace” (che ha invece 25 anni di attività). Due punti sono all’ordine del giorno: Uno) il lavoro sulle coscienze, cambiare mentalità, partire cioè, nella rivoluzione collettiva, da quella personale. Due) il piano delle singole battaglie specifiche, come ad esempio la Tav., da inserire però in una visione condivisa, da elaborare.     

 
4) Fabio Botti, per Amore e Dintorni, una Aps di Firenze, iscritta al terzo settore, che lavora con gli svantaggiati. Sentono una fortissima spinta a “fare rete”, per arrivare alla “massa critica”. 


5) Bruno Corrado di Comreco.
L’agenda 2030 sta andando avanti e noi ci muoviamo dentro questa realtà. Dobbiamo dunque cambiare qualche regola, altrimenti perderemo. Il popolo sta aspettando soluzioni, quindi diamo noi queste soluzioni, partendo da quanto già sta facendo la Svizzera, in tema di Referendum Propositivo Popolare Vincolante, uno strumento di democrazia partecipata che informa le istituzioni e il fare di  questo paese europeo. Già quattro comuni italiani, tra cui Torino, lo hanno inserito nello statuto, esso avrebbe un quorum inferiore al 25 % , che ne faciliterebbe l’implementazione. La battaglia è quella di renderlo attivo e funzionante in tanti altri comuni del paese.


6) Associazione Popolo Sovrano – Fabio de Tata. Sulle tecnologie blockchain decentralizzate, le quali permetterebbero di realizzare un sistema non hacherabile, non corruttibile, con cui si potrà anche votare.


7) UniAlef, Tonino De Palma.
Università Popolare per l’attuazione della Costituzione.
Siamo immersi in una cultura “narci-liberista”, che è la vera insidia dei tempi: essa crea paura, divisione, abbassa il livello di energia. UniAlef vuole invece alzare il livello di consapevolezza delle persone.


8) Coutry Road / associazione Ritorno alla Terra.
Incentra le sue attività sulla piattaforma online stopemergenza.it


9) Ciro Silvestri di Fisi, sindacato intercategoriale.Hanno trasformato la diversità in divisione. E il diritto in concessione.


10) Ginevra Bompiani, ex “Pace Terra e Dignità”. Un intervento in autonomia, sulla pace, un fiume plurale che deve salvare la terra. G. Bompiani è stata l’editrice di “Mulini a Vento”


11) Altra Agricoltura.
Le campagne oggi sono in rivolta: Nel periodo covid e successivo, i contadini non sono stati bastonati dalle forze dell’ordine, nonostante le proteste, perché sapevano che gli italiani erano tutti con loro. Cosa fare dunque? Prima di tutto riprendere il possesso dei semi, per uscire dal dominio imposto degli ogm.


12) Erminia Ferrari, di Cln Resistenza.
Ha puntato il dito sulla battaglia da fare ancora contro la Legge Lorenzin, sulla libertà di vaccinazione.


13) Davide Tutino.
Ha una storia di resistenza radicale, caratterizzata da tanti momenti di disobbedienza civile. Ha parlato di cosa vogliano dire le parole “piena di grazia”, in ultima analisi la grazia è ciò che unisce.

14) Giuseppe Fedele di democrazia Italia.
Cerca di promuovere la democrazia in Italia, sulla base di quella svizzera.
Gli svizzeri, ad esempio hanno il “controllo sul recall”, cioè quel processo di verifica che si attua sui politici votati e sul loro operato. In Italia non c’è e andrebbe attuato.


15) Manuela Leone.
Con la sua associazione Rifiuti Zero sicilia, che ha fatto battaglia agli inceneritori, in particolare con la campagna “futuro in cenere”.


16) Marco Altieri, di Roma Sud.
Una rete di 24 associazioni, comitati di quartiere, ecc. tra Roma sud e i castelli romani, che hanno lavorato, a partire dal 2019, anno della loro costituzione, sul consumo di suolo, nonchè la evidente
sottrazione di sovranità locale, circa le decisioni sugli inceneritori.


17) Mario Apicella, per Conca.
Per le battaglie in agricoltura, contro tutte le illegalità perpetrate in questo settore chiave dell’economia. Loro hanno fatto, con altri, le proteste dei trattori, per salvare le aziende agricole.
Hanno contato che ne chiude una ogni tredici minuti.


18) Paolo Antonio Amadio, di Rts
“Bisogna sapere investire nella sconfitta”, dice un maestro di Tai-chi.


19) Claudio Bocci – associazione Costituente Terra
L’associazione nasce da Ugo Ferraioli, un costituzionalista; da lui il libro “Una costituzione per la
terra”.


20) Antonella Mascari – Popolo Sovrano
Divulga una piattaforma decentralizzata di Popolo Sovrano.


21) Giorgio Zimbaro, di Comreco
Non ci sono strumenti per esercitare, di fatto, la sovranità proposta dalla Costituzione. A noi dunque
occorrono proprio questi strumenti.


22) Elio del Cln.
Il quale ha elaborato nel tempo il progetto “Sinapsi”, uno strumento che serve per organizzare in maniera efficace e proattiva l’informazione tra tutti i gruppi del dissenso, della controinformazione e della democrazia partecipativa.
Nel pomeriggio si sono formati tre gruppi di lavoro, per elaborare un documento comune. Eccone dunque il testo, frutto di una prima fruttuosa giornata di lavoro INSIEME:

Patto dello Spin Time per la consultazione e il mutuo soccorso nel processo aggregativo. “Le organizzazioni convenute allo Spin Time in data 27/10/2024, nell' ambito di un percorso
aggregativo fondato sul rispetto delle identità di ciascuna, ma sulla solidarietà nella resistenza Politica al blocco di potere costituito nella consapevolezza che uniti si vince,

SI IMPEGNANO, nell'interesse dei beni comuni e delle generazioni future, a :


1) Consultarsi, condividere, ed incontrarsi periodicamente.
2) Intervenire a mutuo sostegno e soccorso, utilizzando qualsiasi strumento di azione giuridica, politica ed economica, in ogni ipotesi in cui una delle organizzazioni si trovi sotto attacco per il proprio lavoro politico.
3) perseguire in buona fede le priorità individuate dall'Assemblea, mettendo a disposizione, ciascuno secondo le proprie possibilità, i propri mezzi di comunicazione per fare conoscere e crescere le iniziative del Patto.
4) garantire la presenza e la partecipazione dedicata e seria di un loro componente agli incontri periodici organizzativi dell'Assemblea 5) a mantenersi informati ed informare gli altri utilizzando l'apposito  spazio dedicato al Patto sul sito internet www.generazionifuture.org.
6) promuovere l' adesione al Patto di altre organizzazioni con cui abbiano rapporti e di cui possano garantire buona fede e coerenza con le finalità Politiche e culturali del processo aggregativo.
Le organizzazioni intervenute esprimono la propria gratitudine ed amicizia nei confronti dell' esperienza dello Spin time, impegnandosi nei confronti di questa realtà in lotta per l'abitazione e la dignità ad una solidarietà politica attiva nel caso di paventati sgomberi.


Approvato in Roma all' unanimità alle ore 16.


Roma 27 ottobre 2024
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Il 17 novembre prossimo sarà il turno degli agricoltori, i quali si daranno appuntamento nuovamente a palazzo Spintime, per una assemblea dedicata ai lavoratori di questo fondamentale settore economico, in particolare di tutti quelli che sono fuori dal sistema globalista di produzione.

Ha 47 anni ed è originario di Bussoleno, in Val di Susa (TO), di padre campano e madre abruzzese. Dal teatro alle serie tv, passando per gli spot pubblicitari ed il cinema, negli ultimi dieci anni Renato Porfido di strada ne ha percorsa parecchia. Dal momento che la recitazione è sempre stata la sua grande passione, partecipò a dei corsi amatoriali, anche quando lavorava nell’ambito della sua impresa edile. L’attore, Renato lo iniziò a fare nel 2012 dopo aver studiato al teatro Nuovo di Torino ed essersi diplomato nel 2011. Poi fece un anno di spot pubblicitari a Milano e ad un certo punto sentì l’esigenza di trasferirsi a Roma (la capitale del cinema), nel 2012 proprio per fare l’artista a tempo pieno. E’ definito un attore poliedrico perché è capace di spaziare da ruoli comici a ruoli drammatici

Renato Porfido lo abbiamo incontrato per conoscerlo più da vicino. Come tanti giovani che intendono affrontare il set cinematografico. Probabilmente all’inizio hai dovuto affrontare dei sacrifici, vero?

Si, i primi tempi non sono stati facili. A Roma dormivo su un camper con un amico, un aspirante attore. Al Teatro Nuovo di Torino mi sono diplomato, e mi ritengo fortunato di aver  ricevuto gli insegnamenti di grandi professionisti e registi che sono stati molto importanti per la mia formazione. In seguito mi trasferii a Roma proprio per cominciare a lavorare. Con il tempo riuscii a realizzare i miei obiettivi e tra il 2012 e il 2014 partecipai ai seguenti film e fictions: “Provaci ancora prof 5” al fianco di Paolo Conticini e Pino Amendola, “Squadra Antimafia 5 e 6”, “Il peccato e la vergogna 2”, “Furore”, “Gli anni spezzati”, “Kara Para Ask 6”, “Un’altra vita”, “Don Matteo 9”, “Universitari” di Federico Moccia, “Il comandante e la cicogna” di Silvio Soldini, “L’infiltrato” di Cristiano Barbarossa e altri ancora.

Ad un certo punto hai deciso anche di scrivere anche un libro

 Si. Dal momento che c’erano tante persone che mi chiedevano dei consigli, avvertii l’esigenza di scrivere un libro sulla base delle mie esperienze. Lo scrissi nel 2019 e nel “manuale dell’aspirante attore” ho cercato di spiegare che la recitazione si deve affrontare con impegno, senza scendere a compromessi. Come in qualsiasi altro ambito è necessario studiare e prepararsi bene, perché nonostante si sia predisposti, anche se si ha l’indole per la recitazione, alla fine si ha l’esigenza di studiare. Lo ritengo un testo molto utile perché nel 2012, se potevo disporre di un manuale simile, probabilmente avrei capito come destreggiarmi in quell’ambiente in un modo più naturale, invece le esperienze le ho dovuto fare sulle mie spalle.

In sintesi cosa potresti consigliare ai giovani che si accingono a diventare attori?

 L’esperienza la si acquisisce non soltanto sui libri, ma soprattutto facendo pratica su un teatro o su un palco di una compagnia amatoriale. Solo con la pratica si può riuscire ad avere la tranquillità di stare sul set .  Un attore non può limitarsi ad aspettare una chiamata da casa, si deve dare da fare, all’inizio, con le comparsate e i piccoli ruoli. Chi confonde le idee sono i reality, perchè chi li guarda è portato a pensare che sia possibile recitare senza studiare. Il problema è che quando ci si ritrova davanti ad una macchina da presa, iniziano le difficoltà. Nel nostro lavoro è importante essere sempre presenti, pertanto carico dei video da mettere sui social. Con Simona la mia compagna ho creato tanti sketch comici, oltre a video clip che inserisco sul mio canale you tube. Apparire sui social è utile perché poi le agenzie e i casting director riescono a seguirti e vedono il materiale che pubblichi.

Come vivi la tua dimensione di attore?

Questo lavoro io lo intendo fare a 360°. Ho fatto anche dei cortometraggi e collaboro anche come aiuto organizzatore delle scene di massa sul set (AOSM). Mi occupo anche di risolvere le problematiche del personale che opera nel cinema. Si, in un certo senso svolgo le funzioni del Sindacalista. Questa mattina ero ad un incontro al cinema Aquila dove l’argomento era quello delle ore di straordinario, dal momento che la giornata lavorativa si sa quando inizia, ma non quando finisce. I nostri avi, i nostri nonni lottarono per le otto ore giornaliere, le 40 ore settimanali ma a volte sui set si fanno 15,16,17 ore, quindi stiamo cercando di sistemare un po’ di situazioni. C’è una disgregazione anche tra i sindacati figuriamoci con le parti datoriali, però negli anni qualcosa abbiamo risolto. Io ho partecipato personalmente alla stipula del nuovo contratto nazionale degli attori generici, quelli che un tempo si chiamavano comparse.

Ci puoi raccontare le ultime tue partecipazioni sul set?

La veggente di Casavatore è un film di Marco Salieri nel quale interpreto il ruolo di un prete, Don Enrico De Rosa, che vive in un ambito veramente desolante. La protagonista, con le stigmate alle mani, ogni lunedì del mese aveva degli incontri con la  Madonna  e poi sosteneva di compiere miracolose guarigioni. In realtà si trattava di una ciarlatana imbrogliona che come spesso accade, riusciva ad approfittare dell’ingenuità e dell’ignoranza dei devoti. Inoltre dietro le guarigioni si nascondeva tutto un sistema di nefandezze dove persone fragili venivano indotte a prostituirsi attraverso la struttura della chiesa. Si tratta di un bel film che farà parte di una  serie, ma ancora non conosco i canali dove sarà trasmesso. Vorrei inoltre rammentare l’ultima mia partecipazione sulle scene che è quella di Ari Cassamortari un film che è andato in onda su Amazon Prime per la regia di Claudio Amendola.

 

 

La Chiesa di Scientology di Roma ha ospitato il 4 ottobre nel suo Auditorium in Via della Maglianella 375, un per dibattere sulla giornata nazionale della Memoria e dell’Accoglienza per umanizzare i processi di accoglienza e integrazione all’insegna dei diritti umani. 

 

Venerdì 4 ottobre, la Chiesa di Scientology di Roma, ha ospitato un convengo su migrazioni, accoglienza e integrazione in occasione della Giornata della Memoria e dell'Accoglienza, indetta ogni 3 ottobre con legge n. 45 del 2016 quale giornata nazionale in Italia, per commemorare le 398 vittime, migranti, a seguito di un naufragio nel Mediterraneo accaduto nel 2013. 

Il convegno ha ricevuto le partnership di Mediatori Mediterranei, Comunità La Collina, l’associazione Diritti Umani e Tolleranza, l’associazione Arte e Cultura per i Diritti Umani, il Centro Studi IDOS – Dossier Immigrazione Statistico, il Centro Studi e Rivista Confronti come mediapartner. In particolare, IDOS ha concesso la possibilità di scaricare gratuitamente, per la durata del convegno, il Dossier Immigrazione dell’anno 2023 dal sito www.dossierimmigrazione.it 

Il primo panel è stato moderato dal direttore del Centro Studi e Ricerca Confroni, Claudio Paravati. È intervenuta la dott.ssa Beatrice Covassi, con esperienza nella Commissione dell’Unione Europea, ed ha tracciato tre punti chiave per una gestione del fenomeno: la promozione delle migrazioni regolari, la riforma del diritto di cittadinanza e il dialogo interreligioso e interculturale. La dott.ssa Alessandra Morelli, già delegata dell’Alto Commissariato per i Rifugiati presso le Nazioni Unite ha chiesto una politica della cura e dei volti che rispetta la dignità umana e aiuta l'accoglienza e l'integrazione nella gestione delle migrazioni. La creazione di una Agenzia che operi all’interno della Presidenza del Consiglio dei Ministri, in raccordo con i ministeri dell’Interno, degli Esteri, della Salute e del Lavoro è stata la sua proposta di risoluzione. A chiudere il panel un messaggio video di Don Mario Farci che dalla prospettiva teologica ha illustrato come la migrazione è un fattore strutturale dell’umanità, che ne rivela la natura di popolo in cammino e il suo rapporto con Dio che cammina con essa. 

Nella seconda sessione, il prof. Di Sciullo. Presidente del Centro Studi e Ricerche IDOS, ha percorso le tappe storiche che hanno portato alla percezione del fenomeno migratorio come “emergenza sociale” ed ha evidenziato come invece gli stranieri siano una risorsa, producendo il 9% del Prodotto Interno Lordo nazionale e ha ricordato quindi la necessità di leggi che guardino al fenomeno come ad una risorsa e a coloro che ne saranno influenzati come persone con dignità che vogliono vivere nella legalità. 

Il Prof. Carlo Pilia, Presidente di Mediatori Mediterranei, ha riferito di alcuni progetti europei e ha esposto la mancanza di corsi universitari per mediatori culturali. Ha proposto di formare i nostri mediatori mediterrenei come delle eccellenze che siano pronti sia sul piano teorico che pratico affrontando la realtà delle migrazioni nei luoghi in cui vivono i migranti che hanno bisogno di integrarsi. 

Infine, il Prof. Martin Nkafu Professore di Filosofia Africana all’Università Lateranense e Presidente della Nkemnkia International Foundation, ha proposto di sostituire il termine "migrazione" con il concetto di "mobilità umana" e di lavorare, sin dalle scuole, all’educazione dei giovani alla "cittadinanza del mondo", al principio di "internazionalità", creando quel cambiamento culturale in un mondo che è ormai cambiato. Il prof. Nakfu ha invitato i presenti a considerare che, se si nasce in Italia, si è di sicuro cittadini italiani, ma anche "cittadini del mondo". 

Nel panel conclusivo le testimonianze di chi è in prima linea nell’accoglienza. Moderati da Don Ettore Cannavera, ideatore e direttore della Comunità La Collina, sono intervenuti la dott.ssa Lilia Adriane Azevedo, Esperta in diritti dell’immigrato e diritti umani, titolare di Casa Helena (Centro di studi e assistenza al lavoro, famiglia e immigrati),il Prof. Salameh Ashour, Imam, docente di cultura islamica e lingua araba, portavoce della comunità palestinese, Dott. Felix Adado, Poeta, scrittore e Mediatore linguistico-culturale, il Dott. Daniel Sigua, Giornalista e corrispondente internazionale, fondatore di TCG News, la prima agenzia di stampa latinoamericana in Italia e Europa, Dott. Hassan Batal, Mediatore Interculturale, il Dott Doreid Mohamad, Presidente Associazione Sardegna Libano un ponte per il Mediterraneo. Dal pubblico sono venuti gli interventi dell’avv. Angela Susanna Tosi, ideatrice e direttrice del progetto Avvocati Cittadinanza, e Gemma Vecchio, Presidente di Casa Africa. Dai loro interventi è emerso chiaramente che si ha a che fare con individui con una dignità che se riconosciuta come imprescindibile apre le porte alla buona integrazione. 

Dal convegno è giunto palese che ci si deve sempre interrogare sul perché una persona decide di lasciare il proprio luogo d’origine. Le risposte sono molteplici e l’esatta risposta è chiave per capire come gestire l’accoglienza e l’integrazione di ogni persona. Altro elemento è che le migrazioni sono un fenomeno strutturale, non emergenziale, e il cambiamento culturale che educa le generazioni ai diritti umani e al rispetto della dignità della persona va posto alla base di tutte le politiche, le leggi e i regolamenti che riguardano questo campo del vivere sociale. 

In chiusura è stato proiettato un video sull’articolo 1 della Dichiarazione Universale delle Nazioni Unite, che sancisce uguale dignità e diritti per tutti. È uno dei 30 video che rappresentano parte dei materiali didattici di Gioventù Internazionale per i Diritti Umani (YHRI – Youth for Human Rights International), che ha l’obiettivo di insegnare i diritti umani ai giovani e ispirarli a diventare sostenitori della pace. YHRI è ad oggi un movimento mondiale, con centinaia di gruppi in tutto il mondo, sostenuto dalla Chiesa di Scientology, da altri enti religiosi e della società civile.

 

 

Candidati presidenti e elezioni americane. Ancora una volta le immagini e i messaggi social che arrivano da oltre oceano fanno molto parlare di sé. 

Il tentato secondo assassinio di Trump, di ieri, ci consegna ancora una volta un’immagine e un messaggio straordinariamente potenti. Destinati a farsi ben presto ‘iconici’, per usare uno degli aggettivi più abusati della nostra epoca.

 Lo scorso 13 luglio, durante il primo attentato a Trump, l’immagine dell’ex Presidente con il volto insanguinato che allontana gli agenti del servizio di sicurezza, espone il proprio corpo ad altri potenziali colpi e pugno in aria e bandiera sventolante, urla al suo popolo invitandolo a “combattere” (Fight). Popolo che gli risponde immediatamente con un rabbioso e patriottico “U.S.A. ! U.S.A!”.

 Questa è l’immagine forte e virile che forse Trump ha sempre sognato di poter dare di sé: quello della vittima – della giustizia, dello stato profondo, delle élite, della politica corrotta. E quella di un combattente e martire che non si piega, che lotta in nome e per conto di un popolo anch’esso tradito e con il quale il leader carismatico riesce a costruire un rapporto diretto e non mediato. Il suo carisma è tutto qui. 

Un’immagine, come si diceva, potentissima dal punto di vista mediatico ed in grado di sparigliare i consensi. 

Il secondo attentato a Trump di ieri, 16 settembre, riaccende le polemiche e i fari sull’ elezione americana di novembre. Ed il candidato repubblicano ne approfitta come un abile giocatore di poker. 

Questa volta i toni sono tutti diretti agli avversari. La retorica di Kamala Harris e Joe Biden è accusata di essere responsabile dell’aggressione contro di lui. 

Se non bastasse, ancor più in questo ciclo elettorale, entra a gamba tesa Elon Musk che con un post al vetriolo su X, dove ha scritto che gli attentati non sono mai rivolti né verso Biden né verso la Harris. “ E nessuno sta nemmeno cercando di assassinare Kamala/Biden…” Post cancellato solo più tardi, dopo che sia la Casa Bianca che moltissimi utenti hanno definito Musk come un irresponsabile. 

Trump, infine, mette in campo Dio, come se non bastasse, dicendo stanotte che “Dio vuole che lui sia presidente” e che i suoi attentatori sono estremisti di sinistra, colpevoli di dare retta alle idee di Biden e Harris. 

Ecco qua i messaggi di Trump che polarizzano e che parlano al suo elettorato, alla pancia del paese, a quell’America che terrà conto anche di questi fatti. Il loro beniamino, in due mesi, è stato vittima di due attentati, e li ha scampati- è il loro eroe-. 

E’ fuor di dubbio che l’evento costituisce l’ennesimo colpo di scena in una delle campagne più drammatiche della recente storia americana. 

Basterà per far arrivare il Tycoon di nuovo allo Studio Ovale?

 

A trent'anni dall'omicidio della giornalista Ilaria Alpi e del suo cameraman Miran Hrovatin, il caso resta un enigma oscuro che continua a sollevare interrogativi. Il 20 marzo 1994, Ilaria e Miran venivano assassinati a Mogadiscio, in Somalia, in circostanze che appaiono tuttora avvolte nel mistero. Nonostante i numerosi tentativi di far luce sulla vicenda, molte domande restano senza risposta, e il caso, noto come "Toxic Somalia", continua a essere oggetto di indagini e polemiche.

Ilaria Alpi, una giornalista del TG3, si era recata in Somalia per documentare la guerra civile che devastava il paese. Appassionata e coraggiosa, Ilaria aveva iniziato a seguire le tracce di traffici illeciti di armi e rifiuti tossici che coinvolgevano l’Italia e la Somalia, sospettando un legame tra questi affari oscuri e i vertici delle istituzioni italiane.

Miran Hrovatin, il cameraman che l'accompagnava, condivideva la sua missione, e insieme stavano raccogliendo prove che, se rivelate, avrebbero potuto scatenare un terremoto politico e giudiziario. Tuttavia, il loro lavoro fu bruscamente interrotto da una raffica di proiettili che pose fine alle loro vite e lasciò molte domande senza risposta.

Ilaria Alpi e Miran Hrovatin vennero uccisi in un agguato a Mogadiscio, poco dopo aver intervistato il sultano di Bosaso, in un contesto che suggerisce una precisa volontà di farli tacere. Le prime indagini furono frettolose e poco trasparenti, e le autorità italiane sembrarono più interessate a chiudere rapidamente il caso piuttosto che a scoprire la verità.

Nel 2000, Hashi Omar Hassan, un cittadino somalo, venne condannato a 26 anni di reclusione come presunto esecutore dell'omicidio, ma la sentenza sollevò immediatamente dubbi, alimentati dalle incongruenze emerse durante il processo e dalle continue pressioni per far luce su altre piste investigative.

Ilaria Alpi stava investigando su un complesso sistema di traffici illeciti tra l’Italia e la Somalia, che coinvolgevano rifiuti tossici e armi. Questi traffici erano facilitati da complicità a diversi livelli, coinvolgendo non solo criminali, ma anche rappresentanti di istituzioni e organizzazioni internazionali. Il termine "Toxic Somalia" rifletteva la gravità della situazione: tonnellate di rifiuti tossici sarebbero stati scaricati illegalmente in Somalia, devastando l'ambiente e mettendo in pericolo la salute della popolazione locale.

La scoperta di questo traffico, unita alla rete di connivenze che Ilaria stava cercando di portare alla luce, potrebbe essere stata la ragione principale della sua eliminazione. Le sue indagini, se fossero state rese pubbliche, avrebbero potuto compromettere persone potenti, sia in Italia che all’estero.

A distanza di trent'anni, il caso Alpi continua a essere un tema scottante e irrisolto. La Commissione parlamentare d’inchiesta, istituita per far luce sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, ha lavorato a lungo per cercare di sciogliere i nodi di questa intricata vicenda. Tuttavia, i progressi sono stati lenti, e molti documenti cruciali restano classificati o inaccessibili.

Recentemente, nuove testimonianze e rivelazioni hanno riacceso il dibattito, suggerendo che la verità potrebbe essere più vicina di quanto si pensi. Hashi Omar Hassan, dopo anni di battaglie legali, è stato definitivamente assolto nel 2016, sollevando ulteriori interrogativi su chi fossero i veri responsabili dell’omicidio.

Tra i nomi più discussi nel corso degli anni ci sono quelli di Mohamed Ali Said, ex capo della polizia somala, e di Giancarlo Marocchino, un imprenditore italiano residente a Mogadiscio, che secondo alcune fonti avrebbe avuto legami con i traffici illeciti su cui Ilaria stava indagando. Tuttavia, nonostante le numerose ipotesi, nessuna di queste piste ha mai portato a una conclusione definitiva.

Il caso Alpi-Hrovatin rappresenta una ferita aperta per l'Italia, un simbolo della difficoltà di ottenere giustizia quando gli interessi in gioco sono enormi. Le domande rimaste senza risposta sono molte: chi ordinò l'omicidio di Ilaria e Miran? Quali verità scomode avevano scoperto? E soprattutto, chi continua a ostacolare la piena luce su questa tragica vicenda?

Nonostante i decenni trascorsi, la memoria di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin continua a vivere nelle inchieste giornalistiche, nei documentari e nei dibattiti pubblici. La loro storia è un monito per tutti coloro che credono nella libertà di stampa e nella ricerca della verità. Ma è anche una richiesta di giustizia che non può essere ignorata.

A trent'anni dalla loro morte, il caso Ilaria Alpi è tutt'altro che chiuso. La lotta per la verità continua, sostenuta dalla determinazione di chi crede che giustizia debba essere fatta, non solo per onorare la memoria di Ilaria e Miran, ma anche per garantire che la libertà di informazione e la ricerca della verità non siano mai messe a tacere da interessi oscuri.

 

ll nostro caro amico Najo Adzovic si trova attualmente ricoverato al Campus Bio-Medico di Roma, a seguito di un infarto che, con ogni probabilità, è stato causato da una grave malattia che lo affliggeva da alcuni anni. Le sue condizioni sono stabili per ora, ma non sappiamo come evolveranno nei prossimi giorni, quando sarà sottoposto a un delicato intervento chirurgico.

Najo è sempre stato un combattente, una persona forte e determinata. Le sue battaglie per i diritti degli ultimi, dei poveri e dei disagiati sono ben note a tutti noi. Grazie a lui, abbiamo avuto l'opportunità di conoscere culture diverse e le vite di persone e famiglie che vivevano separate da noi da un muro invisibile. Najo ha abbattuto quel muro, creando un ponte tra la comunità Rom e la società circostante.

Oggi Najo si trova in una situazione di fragilità, ma per molti di noi è stato un punto di riferimento, non solo per Roma Capitale, per il governo e le forze dell'ordine, ma soprattutto per le associazioni cattoliche e laiche, promuovendo un dialogo diretto tra il Vaticano, la comunità Rom e i cittadini. Najo è un amico con il quale abbiamo imparato a convivere in pace e legalità, favorendo la coesistenza tra il popolo Rom e i cittadini. Senza di lui, la nostra storia sarebbe vuota, priva di speranza per molte famiglie perbene.

Preghiamo affinché torni presto tra noi, per intraprendere insieme un lungo cammino di fratellanza e vero amore verso i nostri simili.

 

L’iscrizione nel registro degli indagati dell’ex procuratore capo della Repubblica di Roma e di altri magistrati presso la procura della Repubblica di Palermo da parte degli inquirenti della procura di Caltanissetta per il presunto insabbiamento delle indagini scaturite dalle confessioni del celebre pentito Tommaso Buscetta sul patto tra la Mafia e società del gruppo Ferruzzi rappresenta un evento solo in parte inatteso per quanti hanno seguito con la dovuta attenzione l’apparentemente irresistibile ascesa di Raul Gardini, non a caso soprannominato “il pirata”.

Non contento di gestire il più grande gruppo saccarifero e agroalimentare italiano grazie al matrimonio con Idina Ferruzzi, l’ambizioso imprenditore romagnolo conquistò, con un vero e proprio colpo di mano, la Montedison, gravitante da sempre nell’orbita della Mediobanca di Enrico Cuccia, un banchiere d’affari molto sui generis e al quale si dice che il patron della Banca commerciale italiana, il compianto Raffaele Mattioli creasse ad hoc questa nuova creatura per tenere a bada le ambizioni del giovane Cuccia che aveva sposato Idea Rivoluzionaria una delle figlie di Beneduce, un uomo vicinissimo a Mussolini che lo volle a capo del costituendo Istituto per la Ricostruzione Industriale, lRI, che aveva in portafoglio la COMIT, il Credito Italiano e il Banco di Roma dopo il dissesto bancario dei primi anni Trenta.

Lo scontro tra Gardini e Cuccia è ben documentato dall’intervento durissimo dell’imprenditore romagnolo che rivendicava la libertà d’impresa contro la logica del “salotto buono” e delle azioni che si pesano e non si contano e che subito dopo lascio’ la sala, voltando platealmente le spalle all’anziano banchiere che voleva replicare al neo proprietario della Montecatini Edison.

Col senno di poi, e’ chiaro che Gardini sottovalutò l’influenza che Cuccia aveva, via Lazard e altre entità della finanza globale, influenza che certo non ebbe poco peso nelle decisioni dell’autorità che sovrintende al mercato delle merci di Chicago che costringe Gardini a liquidare le posizioni che le sue società avevano assunto sul mercato dei cereali, posizioni dalle quali uscì con rilevanti perdite e con un grave danno reputazionale.

Stara’ ai magistrati nisseni stabilire se il patto di cui Buscetta parlò’ direttamente con il magistrato più osteggiato dai suoi stessi colleghi e da buona parte del mondo politico, quel Giovanni Falcone che, pur procuratore generale aggiunto fu costretto ad accettare la ciambella di salvataggio lanciatogli dall’allora ministro della giustizia Claudio Martelli che lo chiamò a Via Arenula, incarico che non lo distolse dalla sua lotta decennale contro la mafia e i suoi addentellati politici e che costo’ la vita a lui a sua moglie e agli uomini della scorta, sorte che toccherà poco dopo all’amico Borsellino e anche in questo caso agli uomini e alle donne della sua scorta.

L’indagine sulla morte di Raul Gardini venne con una certa rapidità classificata come suicidio.

 

E’ la notizia che più ha spiazzato le importantissime elezioni americane del prossimo novembre e il contesto internazionale. 

Kamala Harris, la vice presidente Usa è scesa in campo per battere Trump, il candidato repubblicano, tanto dato per vincitore soprattutto dopo il fatidico attentato del 13 luglio scorso.

E’ stato necessario il passo indietro del Presidente Biden, che alla fine per la “difesa della democrazia americana”, lo ha fatto. 

Mai come adesso la partita si è riaperta, per la gioia degli osservatori di tutto il mondo, soprattutto europei. 

La candidatura di una donna, di 59 anni, ex magistrato, procuratore di San Francisco, senatore ed attuale vice presidente ha sparigliato i pronostici. 

“Una donna tosta e preparata”, l’ha definita il presidente Biden. 

La stiamo osservando tutti con curiosità perché -va detto- ai media europei era poco arrivata sia come donna che come politico. 

Adesso che è sotto la lente di ingrandimento, la vediamo sorridere, convincerci nel suo ruolo fresco di candidata presidente. 

Naturalmente non sono sfuggite le parole dell’avversario: è pazza, la chiama la “Kamala che ride”. Ed Harris ride davvero; su Tik Tok, i video in cui lei sghignazza gioiosamente durante le discussioni di gruppo e le interviste, che hanno fatto il giro del mondo, con la maggior parte dei commentatori che le hanno trovate accattivanti.

La “sua risata è sana, onesta e umana” sostengono da oltre oceano molte sue affezionate supporters. 

Del resto, se una risata viene letta come una minaccia da chi ti si oppone, allora possiamo ben dire che la critica all’espressione delle emozioni è da tempo l’arma preferita da chi vuole sminuire il ruolo delle donne nel potere politico. 

Non è una posizione femminista, è una valutazione obiettiva. 

E poi, cosa possiamo dire dell’avversario repubblicano? Trump non ride. Sorride compiaciuto, scopre i denti, a volte incrocia le braccia o scuote la testa per esprimere umorismo. In un comizio, in Florida del 2019, quando ha chiesto alla folla adunata cosa fare con i migranti che attraversavano il confine, uno spettatore ha urlato:” Sparategli!”. Questo con Trump può succedere. 

La nuova candidata democratica viene anche definita dalla pop star Charli XCX “Brat” prendendo spunto dal suo ultimo album Brat, appunto. La parola Brat traducibile in “monella” rappresenta il volere che le cose vadano nel verso giusto, anche se ci si comporta male ma in modo giocoso.

Così il popolo dei social americani ha deciso che sì, la vicepresidente Usa è brat e i loro cuori sono suoi. Il flirt della Harris con i social si riempie anche di emoji a forma di cocco, il coconut tree che viene da un discorso che la Harris fece mesi fa, quando citando un discorso della madre di origini indiane che diceva:” Non capisco cosa non vada in voi giovani, pensate di essere caduti da una palma di cocco? Esistete nel contesto di tutto quello che vi circonda e che è venuto prima di voi”. 

Quest’ ondata giocosa e leggera che coinvolge la Harris, dopo mesi di affanni e di angosce, la stiamo vivendo tutti come una boccata d’aria fresca nel contesto internazionale in attesa che il popolo americano faccia la sua scelta. 

Sappiamo bene che la battaglia sarà difficilissima, ma di fatto l’avversaria di Trump metterà in campo tutto il suo potere di convincimento, la sua autorevolezza, ma anche uno stile coerente con il tempo che stiamo vivendo. Tempi di  guerra, di scontro geopolitico tra potenze diverse, di congiunture economiche e prospettive di un mondo in attesa.

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