L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
Una storia che s'inerpica nei grovigli della mente fra realtà e possibilità in uno spazio infinito. Piani paralleli? Mondi sconosciuti? Tutto da scoprire.
La fantascienza è la letteratura delle menti aperte
autoritratto Andrea Gelici |
(John Brunner)
Buongiorno Andrea, tu sei molto conosciuto per la tua attività di pittore, un maestro che Firenze ha la fortuna di avere. Tantissimi successi, grande amore per la tua città che riesci a rendere ancora più bella grazie alla tua tecnica e ai tuoi particolari colori che ti identificano fra mille.
Hai pubblicato due libri di poesia. Per altro molto belli perché oltre sapere usare la struttura/tecnica poetica rendi il verso sublime e emozionale. Parli di vita, di nostalgie, di amore, di ricordi in un girovagare introspettivo nel quale i lettori spesso si identificano.
Sta per uscire adesso un tuo libro che esplora attraverso una storia di fantascienza diversi aspetti di questa. Il suo titolo è Sar-ho.
D_Chi è Sar-ho?
R-SAR-HO è uno dei protagonisti del mio romanzo.
Un essere extraterrestre che insieme ad altri compagni da vita a questa storia.
D_Usi un linguaggio tecnico e scelto aprendoti a un racconto che imprigiona i lettori attenti creando suggestivi attimi fra la terra e l'oltre. Una storia molto particolare che si presta a mio parere a una sceneggiatura sul tema della fantascienza.
Perché questa tua scelta su un argomento indubbiamente d'interesse ma ultimamente meno ricercato o di nicchia?
R-Perché sono appassionato di questa narrativa così speciale da tanti anni e non l'ho mai considerata qualcosa di minore, anzi. Credo che certa fantascienza possa accreditarsi il diritto di stare fra le più importanti forme di letteratura. Autori come Ray Bradbury, Jack Vance, Clifford Simak, lo stesso Asimov e tanti altri che sarebbe troppo lungo (e discriminatorio) elencare, hanno dato a questo genere un' impronta indelebile di meraviglia. Per quanto riguarda la sceneggiatura sarebbe una sorpresa bellissima anche perché una grande mia passione è il cinema e portare sullo schermo una storia sarebbe come dare un nuovo colore usando altre dimensioni.
D_Come nasce il tuo interesse verso la fantascienza?
R- Mi sono avvicinato alla fantascienza da ragazzo.
Sono state le prime letture che mi hanno portato lì. Giulio Verne, Edgard Allan Poe, George Wells, giganti nelle loro intuizioni e nel raccontare.
Poi sono arrivati i fumetti, su tutto e tutti Flash Gordon disegnato dal grande Alex Raymond di cui conservo ancora tutta l'opera in diversi volumi. Le tavole di questo grande maestro, mi hanno condizionato e ispirato anche nei miei quadri. Ricordo di aver copiato su di un piccolo album i suoi disegni per impararne lo stile. Con la matita entravo in mondi diversi fuori dal consueto.
Di lui, uomo degli anni quaranta ho un ritratto che gli ho dedicato, una memoria che resta nel mio cuore dei miei giovani anni.
D_Ti sei ispirato a qualcuno?
R-Bradbury insieme a Vance e Matheson sono gli autori che più ho letto e apprezzato, ma non sono gli unici. Frederic Brown maestro dell' umorismo fantascientifico, dei racconti brevi con finali spiazzanti fuori da ogni aspettativa logica, Dick straordinario visionario di un mondo in continua ascesa tra il reale e il non reale, forse quello che è stato ed è un profeta oltre che un grande scrittore.
Sono tanti gli autori come fare a ricordarli tutti? E insieme a loro anche le meravigliose copertine di tanti pittori e illustratori fra tutti Karel Thole, Kurt Caesar e Carlo Iacono.
D-Visto l'argomentazione non proprio semplice, attraverso quali tipi di informazioni, studi o ricerche ti sei servito?
R-Per poter scrivere, secondo me, bisogna leggere. Leggere il più possibile e un po' di tutto.
Nella mia libreria ci sono testi di filosofia, scienza, psicologia poesia e narrativa.Tra tutti voglio ricordare in ordine sopra elencato Karl R. Popper, Julian Barbour, R.D. Laing, Alfonso Gatto, Jack Kerouac.
Sono solo alcune delle letture che preferisco oltre ai libri che parlano di altri paesi della loro storia e abitudini diverse dalle nostre. Una in particolare è la cultura del Giappone nella sua essenza nel suo attribuire poteri sacri alla natura alla trascendenza al diverso modo di accettare la vita.
D-Hai nozioni di astronomia?
R-Sì, qualcosa ho letto, anche di astronomia.
All'età di diciotto anni, con i primi risparmi acquistai un telescopio che ancora oggi posseggo. Ho osservato il cielo passando notti insonni fra carte stellari, luna, pianeti e nebulose; e tanto freddo perché le migliori osservazioni riuscivo a farle d'inverno con il cielo terso.
Lo spazio mi ha sempre affascinato e spesso ho pensato che guardare le stelle è come cercare qualcosa dentro di noi.
Ora che non sono più giovane credo che il tempo perduto con gli occhi puntati in quel nero sia lo stesso che gli anni mi hanno tolto e reso, senza clamore.
D-Una domanda forse un po' impegnativa nella risposta: credi sia possibile che vi siano altre espressioni o forme di vita nell'universo?
R-Domanda davvero difficile.
Per quanto mi riguarda, per il mio modo di vedere la vita, sì.
Ne sono sicuro.
Credo nell' esistenza di altre forme di vita, forse non proprio come la nostra, anche perché sarebbe molto presuntuoso e arrogante immaginare qualcun altro con le nostre stesse caratteristiche e fisionomie. Siamo solo una piccola, piccolissima cosa in questo universo, un niente ed è solo la nostra grande presunzione, il nostro metro a voler immaginare una somiglianza. Se penso da quanto poco tempo è che ci siamo affacciati oltre il nostro pianeta e a tutte le scoperte fatte in questi ultimi anni, vedo solo l'introduzione a questo nuovo ciclo della scienza e dell'astronomia, il racconto è solo all' inizio anche se gli avvenimenti rischiano di distruggerlo.
Amo e ho amato l'astronomia come astrofilo, come un dilettante e ho sempre avuto una grande ammirazione per chi gli ha dedicato la vita, tra i tanti la grandissima Margherita Hack della quale ho un rispetto e un ricordo bellissimo. Uno dei suoi pensieri più belli: "Credo che uccidere qualsiasi creatura vivente, sia un po' come uccidere noi stessi e non vedo differenze tra il dolore di un animale e quello di un essere umano." Parole che sono in armonia con il vivere e l' universo.
D-Un libro da mille spunti di riflessione nonostante si tratti di opera da te inventata, potrebbe a tuo parere, esserci una infinitesimale traccia di verità fra le righe del tuo libro?
R.-Hai parlato di traccia, Marzia.
Forse è proprio quella che sta tra le righe del racconto.
Una traccia mai evidente ma presente.
Infondo nella storia, anche se inventata traspare il senso dell'incompiuto, del dubbio ed è quello che ho voluto lasciare al lettore fino alla fine quando nell' ultimo capitolo qualcosa si risolve, come nelle ultime parole delle note a fine pagina.
D-Una copertina davvero molto bella. Si tratta di un tuo dipinto. Cosa rappresenta? Vuoi dircelo?
R-La copertina di un libro penso sia lo specchio delle parole che lo compongono.
Mi sono ispirato alle vecchie illustrazioni degli anni d'oro della fantascienza, forse un po' retrò ma sicuramente sincera.
Lì sono rappresentati alcuni dei personaggi del romanzo e nella doppia immagine centrale i volti dei due protagonisti divisi da una colonna di luce aderiscono al senso della storia.
È un racconto che ho scritto basandomi anche su esperienze personali, certamente colorata con tanti risvolti immaginari che però in qualche modo identificano un tempo vissuto. Spero che chi lo leggerà abbia la voglia e la pazienza di andare oltre i primi capitoli perché tutto diventa interessante e collegato nel prosieguo della narrazione.
D-Il libro corposo di quasi 300 pagine che uscirà verso fine febbraio, sarà ordinabile in tutte le librerie fisiche e su tutti gli store online
Farai presentazioni di questo tuo libro? Lo presenterai solo a Firenze o lo farai conoscere anche in altre città?
R-Il libro lo presenterò sicuramente a Firenze e spero di poterlo fare sia di fronte a persone che mi conoscono che a sconosciuti. Avere qualcuno che si interessa ai tuoi pensieri, al tuo modo di vedere la vita è una cosa importante e spero che non sia solo un' esposizione ma un dialogo partecipato. Non so se verrà presentato in altre città, non sono così famoso e importante, solo il tempo lo renderà possibile.
D-Adesso immagina di essere di fronte a un pubblico e apriti ad un tuo pensiero sulla fantascienza in genere. Cosa diresti?
ALEX-RAYMOND dipinto di A.Gelici |
R-Parlare di fantascienza è come parlare dei sogni.
Di quelli strani però, quelli così strani che sembra impossibile diventino realtà. Eppure, fin dagli albori di questo genere letterario tante sono state le invenzioni, le trasformazioni nel modo di vivere, le idee più impossibili che poi, col tempo si sono avverate.
Non voglio certo nobilitare la fantascienza a posteriori, però con il passare degli anni sono proprio questi che l'hanno aggiunta nel suo giusto posto per merito.
Quella moderna, nata negli anni venti con le riviste americane ed inglesi, senza troppe pretese letterarie dette il via a questa corrente avendo come obbiettivo un pubblico prevalentemente popolare che voleva evadere dal quotidiano attraverso racconti corredati da illustrazioni e da trame abbastanza semplici. Hugo Gernsback prima, e John W. Campbell poi, nella sua distillazione degli argomenti da solo pseudo-scienza ben descritta fatta di guerre spaziali, mostri, invenzioni incredibili e marziani, indirizzò gli argomenti verso un orizzonte più umano che poi, grazie anche ad altre pubblicazioni aprì la strada alla fantascienza di carattere sociologico.
Questa trasformazione prende il via anche nel cinema, con l'arrivo di 2001 odissea nello spazio di Kubrick dirigendo e disegnando uno scenario notevolmente diverso dai film anni 50 e 60 ponendo questo genere nel posto che gli spettava anche se di esempi altrettanto famosi e di culto si erano avuti negli anni addietro. Voglio ricordare, uno per tutti, il film " Il pianeta proibito" che pur essendo del '56 è un piccolo capolavoro.
Se penso al giorno in cui vidi questi due film, il secondo dopo dieci anni dalla sua uscita in un cinema di periferia, ricordo che ero preso da un senso di paura e meraviglia lo stesso che provai tre anni dopo davanti ad una scimmia che batte con un osso, davanti ad un monolite il suo futuro fatto di astronavi.
Artur Clarke scrisse il racconto da cui fu tratto il film; un grande scrittore oltre che scienziato che come tanti altri, della fantascienza hanno fatto la loro vita.
In chiusura chiedo sempre ai miei intervistati di sentirsi liberi di esprimere il loro pensiero sull'argomento per il quale sono stati intervistati.
A te la parola
R-Adesso dovrei parlare del perché di questa intervista, il mio libro, la sua storia, ma non farò niente di tutto questo. Voglio solo concludere con le parole di Boris Vian un jazzista francese che intervistato sull'argomento rispose così: La fantascienza è una nuova mistica, è la resurrezione della poesia epica: l' uomo e il suo superamento, l'eroe e le sue imprese, la lotta contro l'ignoto.
Grazie Marzia, grazie per questa opportunità.
http://www.andreagelici.it/
L'autore: «Cerco di chiarire concetti e idee che derivano dalla classica visione dei sistemi considerati come macro unità e non in riferimento alla loro costituzione microscopica. Cerco di chiarire nozioni e significati che si sono diffusi come una sorta di virus pedagogico in tutta la società, producendo una vera pandemia.»
“La meccanica quantistica dimostra che l'oggettività è un fantasma prodotto dal mondo macroscopico, ma che nel microcosmo gli oggetti esistono in modo diverso in funzione del tipo di osservazione cui sono sottoposti. Essi non hanno esistenza oggettiva, ma soggettiva, il loro mostrarsi dipende dal soggetto che li osserva.
La nostra conoscenza della realtà non potrà più pretendere di essere perfetta. Dobbiamo accettare la necessità di una 'naturale’ indeterminazione, dietro la quale si nasconde una porzione di realtà attualmente per noi inconoscibile.”
Ogni teoria fisica stabilisce una relazione tra due livelli di descrizione del mondo naturale, uno fondamentale e un altro fenomenologico, e cerca di spiegare come il secondo possa emergere dal primo. Così ad esempio, nei primi decenni del novecento la meccanica quantistica ha assunto come livello fondamentale quello degli elettroni, dei nuclei e del campo elettromagnetico, e come livello fenomenologico quello dei sistemi materiali condensati: molecole, cristalli, liquidi, gas ecc. In tempi più recenti il livello fondamentale è stato spostato nel mondo dei leptoni, dei quarks, del campo elettro-debole e cromodinamico, e quello fenomenologico è stato spostato sul vecchio livello fondamentale dei nuclei atomici e degli elettroni.
Giuseppe Reda si è laureato in Ingegneria Meccanica indirizzo Energia preso l'Università della Calabria di Arcavacata Rende. Già ricercatore presso il Dipartimento di Chimica dell'Università della Calabria di Arcavacata Rende. Attualmente è membro del Patto Vera Scienza. |
Diamo per scontate senza riserva alcuna le proprietà macroscopiche della materia mentre essa è costituita di entità che obbediscono a leggi fisiche completamente diverse da quelle che regolano il mondo macroscopico. La descrizione del mondo microscopico richiede una logica profondamente diversa da quella che ci basta per ragionare sui fatti della nostra vita quotidiana.
Proviamoci a spiegare come possa formarsi il livello dei fenomeni macroscopici a partire dal livello descrittivo di particelle quantistiche e delle leggi che ne governano il comportamento, ragionando solo quantisticamente. Come possiamo risalire dal livello strutturale fondamentale a quello dei fenomeni macroscopici? Come possiamo spiegare il fatto che da un mondo uniformemente popolato di pochissime specie di entità elementari, che interagiscono secondo leggi tutto sommato estremamente semplici e altamente simmetriche, possa generarsi l'immensa varietà e l'indescrivibile complessità di tutto ciò che si osserva in natura?
Lo scopo primario di questo lavoro è quello di presentare una nuova suddivisione dell’energia in “tipi” e “forme”.
Si cercherà di analizzare la composizione dell’energia interna posseduta da un sistema. Inizieremo a considerare l’energia interna che viene considerata in termodinamica (assenza di fenomeni chimici e nucleari), successivamente considereremo l’energia dovuta ai legami atomici e a quelli subatomici.
Verrà effettuata una analisi semantica delle grandezze che vengono usate in termodinamica: Entalpia, Exergia, Temperatura, Entropia, Energia Libera.
Verrà svolta una analisi energetica ed exergetica di un dispositivo termodinamico nel quale si verifica conversione oppure trasferimento di energia, sia che in esso un fluido percorra un ciclo o un circuito aperto, sia che la conversione o il trasferimento avvengano senza che alcun fluido percorra cicli o circuiti aperti ossia in modo diretto.
Il fine è quello di dare una nuova definizione di rendimento termodinamico (energetico) che sia applicabile a qualunque dispositivo termodinamico, sia che in esso avvengano scambi di energia disordinata sia che in esso avvengono scambi di energia ordinata, senza che venga contraddetta la stessa semantica di rendimento termodinamico.
Viene poi effettuato un confronto fra le due analisi.
Verranno dati, sulla base delle conclusioni ottenute, dei nuovi enunciati dei Principi della Termodinamica.
Dettagli Autore:
Giuseppe Reda
Editore: Il Cerchio
Collana: Gli archi
Anno edizione: 2022
In commercio dal: 4 novembre 2022
Pagine: 104 p.,
Brossura EAN: 9788884746474
Gabriella Gagliardi, come tutti i veri filosofi, è di animo ribelle, pronto, pertanto, a sbertucciare anche le opinioni e le raccomandazioni più autorevoli e rispettate. Accadde così che, nonostante il grande Umberto Eco avesse perentoriamente intimato a tutti noi di gettare nel camino (senza esitazione veruna) le poesie partorite dalle nostre anime fanciulle in età giovanile, lei se n’è andata a ripescarle nelle soffitte del suo passato, per di più rimpinguandole con ulteriori componimenti legati alle recenti vicende della sua esistenza.
Dopo qualche perplessità, poi, il “desiderio di condividere” ha finito per prevalere sul comprensibile pudore e così, grazie alla complicità del raffinato editore Les Flaneurs (encomiabilmente ostile all’editoria a pagamento) eccoci qui a parlare del suo volumetto intitolato Distrazioni.
I versi di Gabriella, oscillanti fra ricercatezze di stile e leggerezze filorodariane, sono da lei stessa definiti “Infantili giocattoli da poco”, capaci, però, di rappresentare (anche per noi) “una ricca e impensabile sorpresa” e, quel che più conta, “una balsamica festa di allegria”. Giocattoli che le hanno reso il cammino più lieve, in questi ultimi anni densi di preoccupazioni, di dolori, ed amarezze, e che l’ hanno aiutata a non rinunciare ad ironia e a senso dell’umorismo, a non abbandonare, soprattutto, la convinzione che questa nostra Umanità, tanto intrisa di arrogante ed egocentrica ferocia, sia anche
GABRIELLA GAGLIARDI |
“Gioia altruismo donazione
sorriso gioco comunione.
Benevolenza cordialità affetto
amore dolcezza rispetto.
Innocenza canto creatività
allegria buonumore ingenuità”.
L’hanno aiutata, di fronte alle non poche esperienze di perdita e di dolorosa delusione, a continuare ad avvertire, con arcaica saggezza, la vita come “continuo, faticoso rinnovato restauro”, come inesausto processo di morte e di rinascita, nella fiduciosa speranza che
“Tyche misteriosa
guiderà i nostri destini.”
GABRIELLA GAGLIARDI
DISTRAZIONI
LES FLANEURS EDIZIONI
BARI, NOVEMBRE 2023
“Si parla di teorie pseudoscientifiche, medicine alternative, OGM, radiazioni, e altri argomenti di “attualità” scientifica. Si cerca di discutere proponendo il parere della comunità scientifica, di spiegare perché non siamo d’accordo, e si finisce per sentirsi dire che non abbiamo il rispetto per le opinioni altrui, che ognuno dovrebbe essere libero di pensarla come vuole, secondo il suo modo di vedere le cose. È difficile a quel punto convincere le persone che non stiamo parlando di politica, di musica o di cinema ma di scienza. È che non ci sono punti di vista. C’è il punto di vista della scienza. Purtroppo però l’incomprensione che si genera a questo punto è dovuta solo perché non si capisce a fondo il metodo scientifico, come lavora, quali sono i suoi presupposti, e perché possiamo considerarlo affidabile. È abbastanza grave a mio parere che non sia chiaro a tutti”.
Ing. Giuseppe Reda, già ricercatore presso Dipartimento di Chimica UNICAL, membro del Patto Vera Scienza.
L’autore narra di come sia stato coinvolto, a causa degli eventi attuali, nella teoria del “VIRUS” e del “CONTAGIO”, e si sia riproposto di trovare risposte che si adattassero alle osservazioni dei suoi pensieri. Si è reso conto che tutto era sbagliato e contro la logica del creato, che inizialmente si è generata una falsificazione scientifica che poi si è trasformata in una frode mediatica e politica. Tante cose neanche riusciva a crederle all’inizio, e che anche per lui è stato difficile rendersi conto che ci fosse tanta menzogna e tanta malvagità.
Nel libro l’autore si propone di esporre la natura fraudolenta del termine “Virus”, del fatto che nessuno mai ha dimostrato la sua esistenza dal punto di vista della Scienza Galileiana o della Medicina Galileiana.
La scienza galileiana, con la sua totale innovativa indagine sulla "Logica del Creato", si basa su tre diversi livelli di credibilità.
Il primo livello è quello del rigore matematico e degli esperimenti riproducibili.
Galilei utilizzava le misurazioni e le formule matematiche per descrivere le sue esperienze scientifiche, e a chi gli chiedeva perché perdesse tempo con gli esperimenti, rispondeva che quello era il modo per porre domande al creatore e per avere in risposta la logica usata per il creato.
Il secondo livello di credibilità della scienza galileiana si riferisce ai fenomeni su cui non possiamo avere un controllo diretto; su cui è impossibile fare esperimenti “in loco”. È il regno dell’astrofisica, lo studio dei fenomeni naturali nell’universo.
Il terzo livello di credibilità riguarda gli eventi che accadono una sola volta, fenomeni che non possono essere osservati mentre succedono, né possono essere sperimentati.
I tre diversi livelli di credibilità della scienza galileiana hanno però in comune le formule matematiche. Anche gli avvenimenti che accadono una sola volta possono essere descritti con il linguaggio delle formule e tenuti ancorati alle sicurezze raggiunte al primo livello.
Esempio di terzo livello è la teoria sull’origine e sull’evoluzione del cosmo, dal big bang, la grande esplosione primordiale che diede inizio all’universo fino ad ora.
L'insegnamento galileiano è anche la chiave interpretativa per un altro tema di ineludibile attualità: il ruolo della Scienza oggi.
E qui Reda si propone di esporre la natura fraudolenta dei termini “batteri” e “microbi”, oltre che della teoria cellulare.
Si propone di esporre una credenza così consolidata nella nostra cultura e istruzione da essere diventata una certezza, l’establishment medico considera il cuore una pompa.
Considera l’ipotesi dell’essenza dell’energia che, sulla base delle conoscenze della fisica delle particelle, mette in evidenza come questa entità, programmata e coordinata dall’informazione, costituisca aspetto essenziale di ogni forma di vita e quindi della realtà.
Da per scontate, senza riserva alcuna, le proprietà macroscopiche della materia mentre essa è costituita di entità che obbediscono a leggi fisiche completamente diverse da quelle che regolano il mondo macroscopico. La descrizione del mondo microscopico richiede una logica profondamente diversa da quella che ci basta per ragionare sui fatti della nostra vita quotidiana.
Si suppone che l’energia esista secondo due tipi: Energia Potenziale ed Energia Cinetica. Ciascuno dei due tipi di energia si suddivide in una forma ordinata e in una forma disordinata.
Il nostro espone una credenza così consolidata nella nostra cultura e istruzione da essere diventata una certezza, il dogma dell’innocuità e dell’efficacia dei vaccini.
Si fa un’analisi dei grafici prodotti da alcuni enti internazionali di statistica sui Vaccini.
Espone la natura fraudolenta della teoria dell’immunità di gregge.
Illustra il 5G che definisce “illegittima sperimentazione sull'umanità e sull'ambiente”.
Fa considerazioni su quella che possiamo definire la “FRODE MEDIATICA”, un’operazione appunto mediatica e politica, del suo uso opportunistico, perseguendo fini non scientifici per mezzo della scienza, e facendo credere che gli interessi siano esclusivamente scientifici. Denunzia che si è utilizzata la “politica” sostanzialmente per vincere l’esitazione dei cittadini, obbligandoli con le leggi, ad accettare una idea irreale di medicina. Questo non è solo semplicemente ingannevole ma è una follia e un crimine.
Mette in luce l'evidenza di come si sia portata avanti una campagna di falsificazione medico-scientifica, oltre che di discriminazione e persecuzione delle persone non vaccinate, nonché istigazione all’odio tra le classi sociali. Denunzia l’anomalia di tale sistema comunicativo e di informazione che si accanisce immotivatamente, ma con uno scopo ben preciso, contro tutti coloro che, dotati di piena capacità di intendere e di volere e di raziocinio, hanno avuto l’ardire di porre domande e che per questo sono stati tacciati, etichettati, scherniti ed addirittura ghettizzati. Queste “categorie” di persone che non aderiscono sic et simpliciter a ciò che gli viene imposto (con atti amministrativi, illegittimi perché incostituzionali) in quanto non ne comprendono il senso e talora finanche la logica, diventano “negazionisti”, “complottisti”, “no vax”, “dissidenti”, insomma: gente da tenere alla larga. Queste persone, untori della collettività, devono essere “controllate” e “punite”.
L'anarchia è un modo per prendere distanza dal potere e mettersi dalla parte degli esclusi e dei vinti, dalla parte della bellezza, dalla parte della vita, dalla parte della verità, dalla parte della scienza, dalla parte della logica del creato.
Osservando una umanità ignorante, incapace di senso critico, che non usa la ragione, l’ing. Giuseppe Reda ha sempre sposato la causa di chi viaggia in direzione ostinata e contraria.
Ci si ritrova allora a condannare il sistema politico ed economico, a prendere distanza da tutti coloro che si autoproclamano "potere" e che stabiliscono regole e codici della "normalità" o "anormalità", che decidono sulla vita o sulla morte.
La teoria del virus è anti scienza di primo livello
Autore: Giuseppe Reda
Editore: Il Cerchio
Data di Pubblicazione: Gennaio '2024
Genere: scienze mediche. medicina
Pagine: 364
Dimensioni mm: 240 x 0 x 19
ISBN-10: 8884746841ISBN-13:
9788884746849
Letterato raffinatissimo, Erasmo è stato, per alcuni anni, la figura di intellettuale più stimata a livello internazionale nell’ambito dell’intero clima umanistico-rinascimentale. Un intellettuale sapientemente erudito quanto indipendente, sempre libero e severo nel giudicare e nel denunciare i vizi e le jatture del suo tempo, stracolmo di ipocrisia e di contraddizioni.
Uomo “delicato e debole” (per usare le parole di Stefan Zweig , che molto lo amò), finirà per risultare indigesto ai più, vittima di opposti dogmatismi e fanatismi: la Chiesa di Roma lo considererà un infido e pericoloso sovversivo, arrivando a mettere tutte le sue opere all’Indice dei libri proibiti; i luterani, in seguito al suo rifiuto di sostenerli nella contesa che stava frantumando l’intera cristianità, lo accuseranno di pusillanime incoerenza e codardia.
Ciononostante, le sue opere, per nulla usurate dai secoli, continuano ad apparirci come rari gioielli di eleganza stilistica e di nitore argomentativo. Ne sono uno splendido esempio gli Adagia o Adagi, opera che contiene alcuni saggi, ispirati ad antichi proverbi, alla raccolta dei quali il nostro umanista dedicò laboriosissime fatiche. Il più corposo (nonché il più dolorosamente attuale) di questi saggi, un vero e proprio manifesto ideologico del miglior pacifismo di tutti i tempi, prende il titolo dal proverbio che si prefigge di commentare: “Dulce bellum inexpertis”, ovvero “Chi ama la guerra non l’ha vista in faccia”.
Nel mondo, dice Erasmo, nulla dovrebbe essere evitato e scongiurato più della guerra. Non esiste, infatti, “iniziativa più empia e dannosa, più largamente rovinosa, più persistente e tenace, più squallida e nell’insieme più indegna di un uomo, per non dire di un cristiano.” Eppure, continuamente, anche per “le ragioni più futili”, sorgono conflitti caratterizzati da estrema crudeltà, vedendo all’opera non solo pagani, ma anche cristiani, non solo laici, “ma anche sacerdoti e vescovi, non solo giovani senza esperienza, ma anche vecchi sperimentatissimi, non solo gente del popolo, masse anonime e volubili, ma anche e soprattutto principi, che avrebbero il dovere di tener a freno con avvedutezza e discernimento i moti inconsulti della stolta moltitudine.”
E il fenomeno della guerra - aggiunge - risulta circondato da tale considerazione generale che il tentare di metterlo in discussione finisce per apparire perlomeno “stravagante” se non addirittura “irreligioso” e prossimo all’eresia.
Doveroso sarebbe, quindi, secondo Erasmo, domandarsi con grande serietà “qual genio malvagio, quale flagello, quale calamità, quale Furia infernale abbia originariamente immesso un impulso così bestiale nell’animo dell’uomo, abbia indotto questo essere pacifico, che la natura ha preordinato a una solida convivenza – il solo essere predestinato alla salvezza – a farsi promotore e vittima di sterminio, con una frenesia così selvaggia, con tali esplosioni di follia.”
L’essere umano, infatti, secondo il pensatore olandese, è stato creato naturalmente fragile e bisognoso di vivere grazie a spontanei legami di solidarietà e di reciproco aiuto. La natura ha seminato in lui l’odio verso la solitudine e l’amore per la compagnia, in maniera tale che risultasse più debitore del dono della vita “non tanto a lei quanto all’amorevolezza”, facendogli intendere di essere destinato alla gratitudine e al vincolo dell’amicizia, fino al punto di riuscire ad amare ed a praticare il bene in sé e per sé, in maniera del tutto svincolata da calcoli utilitaristici.
Sfortunatamente, però, l’essere umano continua a vivere in una sorta di “guerra perpetua”, che Erasmo riesce a spiegare, in buona parte, come conseguenza del millenario “tirocinio” di violenze esercitato ai danni del regno animale:
“a forza di sterminare animali, s’era capito che anche sopprimere l’uomo non richiedeva un grande sforzo.”
“Pitagora, quel gran savio, - ci dice - aveva senza dubbio previsto questo esito, quando con un espediente filosofico cercava di distogliere la moltitudine ignorante dall’uccidere animali. Egli intuiva che l’uomo abituato a versare, senza la minima provocazione, il sangue d’una bestia innocua, non avrebbe esitato, in balia della collera e sotto lo stimolo della provocazione, a sopprimere il suo simile.”
In questo clima di accecamento generale, non mancano neppure roboanti “sermoni belligeri” di monaci e illustri teologi, nonché sacerdoti ed alti prelati pronti a lanciarsi nella mischia:
“C’è chi plaude, chi esalta, chi chiama santa un’iniziativa superdiabolica e aizza i principi già per conto proprio farneticanti, dando, come si dice, esca al fuoco.”
Con efficace gioco dialettico, Erasmo mette a confronto i beni prodotti dalla pace (“madre e nutrice di ogni bene”) con gli innumerevoli mali prodotti dalla guerra, sia sul piano materiale sia su quello spirituale, con l’obiettivo di farci apparire la pratica bellica come qualcosa di visceralmente in contrasto con l’indole naturalmente docile e pacifica dell’essere umano e, quindi, con lo stesso progetto della creazione divina.
Il saggio di Rotterdam, inoltre, con sincero fervore, mette in luce che:
In mezzo a fiumi di sangue, il sommo umanista rimase solitario a fustigare il potere politico (“il popolo erige città insigni, i principi le radono al suolo; l’industriosità dei cittadini arricchisce lo stato, la rapacità dei principi lo depaupera; i magistrati popolari elaborano buone leggi, i principi le violano; il popolo cerca la pace, i principi scatenano la guerra”) e quello ecclesiastico (“capi della chiesa cristiana impegnati nell’accumulazione della ricchezza, cupidi di piaceri, coinvolti nel lusso, in guerre spietate e in quasi tutti gli altri vizi”), odiato e vilipeso dalle opposte fazioni. Ma sia nel suo tempo, come negli anni terribili della Controriforma, le sue radiose parole intrise di tolleranza e di sano equilibrio, capaci di coniugare il meglio della classicità con il meglio della cristianità, resteranno a rappresentare (fino ai nostri giorni) una piccola ma viva luce di fiduciosa saggezza, resistente agli inganni dei potenti e alle ipocrisie della falsa fede.
L’idea della stesura di questo volume, è venuta al dottor Sposito durante il lockdown dovuto all’epidemia di Covid-19, del quale tutti noi siamo stati a lungo prigionieri; prendendo spunto dalla celebre peste del Trecento, che suggerì a Giovanni Boccaccio l’idea di far riunire un gruppo di giovani in campagna, per sfuggire al contagio, e raccontandosi novelle per ristorare la mente, il Decameron. Ebbene, anche in questo libro si propone un’analoga cornice narrativa: quattro coppie di amici si riuniscono in una grande casa di campagna, decisi a trascorrere le giornate di isolamento parlando di grandi temi: attualità certo, ma anche filosofia, scienza, letteratura, storia, astronomia, fisica, medicina.
I personaggi, a partire dall’io narrante, si danno nomi di fantasia che attingono però alla storia antica, al mondo rinascimentale, alla letteratura.
Ecco allora l’alter ego del narratore, Enea Silvio, Piccolomini naturalmente; e poi sua moglie Berenice, e ancora Pandolfo e Julia Domna, la coltissima moglie di Settimio Severo, Marsilio Ficino e Zenobia, Vitellozzo ed Ersilia, e Sofonisba, l’unica accompagnata da un personaggio shakespeariano, Mercuzio.
L’autrice premette un approfondimento sul concetto di devianza e criminalità in rapporto alla vera e propria emergenza della violenza quotidiana che purtroppo infesta il nostro territorio nazionale, come emerge dai più recenti fatti di cronaca nera, quale lo stupro delle due cuginette di Caivano in Campania .
Essa inoltre mette sotto la sua lente d’ingrandimento critica i sistemi tradizionali della prevenzione e rieducazione connesse alle reti educative familiari, scolastiche e della comunità educante ,esponendo le principali teorie criminologiche che spiegano le cause del delitto in genere.
Quindi affronta il delicato problema delle motivazioni che, purtroppo, inducono un giovane ad uccidere il proprio genitore ,approfondendo , in concreto, tale tematica con la descrizione di tredici casi famosi di genitoricidio, quali ad esempio il caso Maso, ovvero quello di Erica ed Omar , fino ai più recenti avvenuti in Italia.
Purtroppo fin dall’infanzia è importante individuare i cd. fattori di rischio che potrebbero incidere sulla sana crescita psico-fisica della persona, portando delle ripercussioni negative non solo all’interno della famiglia, ma anche all’esterno con la sindrome da dark web, e cioè il ritirarsi nel mondo virtuale dei siti “pericolosi e violenti” come unica via di uscita e di salvezza per un ‘adolescente che non viene compreso dalla famiglia e dalla scuola e, in genere, dalla collettività sociale.
La sindrome del dark web può esser uno dei tanti fattori di rischio alla devianza.
Ma c’è di più. Anche quando situazione della famiglia d’origine appare “normale” può però cagionargli, per la mancanza di un adeguato ascolto, una profonda depressione con un malessere interiore che può condurlo all’ assunzione di sostante stupefacenti , che potranno arrecare delle ripercussione negative per la sua vita e per coloro che gli staranno intorno, in quanto il giovane potrà aver sintomi come
abbassamento della percezione dalla realtà , problemi di apprendimento – concentrazione, disturbata alternanza sonno –veglia, e manifestare comportamenti di aggressività verso se stesso e verso gli altri.
È fondamentale che gli adulti attuino una maggior sensibilizzazione e siano più responsabili verso i loro figli che non devono esser strumentalizzati per raggiungere i loro desideri, e così a loro volta diventeranno dei giovani adulti indipendenti autonomi e responsabili nelle loro scelte .
E per attuare ciò è importante che i genitori attuino la teoria della ‘’comprensione affettiva’’ , ideata dal magistrato minorile Roberto Thomas ( che ha curato l’introduzione del libro in oggetto ), in cui si instaura tra il figlio e il genitore un rapporto di fiducia e empatico nel quale il genitore ascolta e comprende le problematiche del figlio e lo aiuta a far capire che le azioni che ha posto in essere sono sbagliate e che non dovrà più comportarsi così, in quanto tutti siamo stati giovani (attraverso la memoria storica) e abbiamo commesso delle “cavolate” , ma l’importante è AVER COMPRESO l’errore e non commetterlo più.
Tutto ciò avviene attraverso un processo suddiviso in quattro tappe quale l’ascolto accogliente, la memoria storica, la fiducia accordata e la responsabilità richiesta.
Conclusivamente si può affermare che ci possono esser fattori di rischio interni legati alla persona a livello patologico (disturbo di personalità) oppure esterni, come i social o l’ambiente circostante che possono compromettere la sana crescita e incidere sull’aspetto cognitivo- e socio relazionale del minore.
Herald | HE | Editore |
“Conquistando la libertà- dalla Moldavia alla Sardegna” (Nemapress Edizioni) di Irina Mita è stato presentato in una sessione dei lavori del Convegno Internazionale Critici letterari che si è svolto nei giorni scorsi a Targu Neamt nella Regione moldava della Romania.
A parlarne oltre all’Autrice è stato il vicepresidente dell’Associazione Angel Basanta, dell’Università di Madrid, insieme alla presidente Neria De Giovanni, direttora editoriale della Nemapress.
E’ stato molto emozionante il racconto fatto da Irina Mita in lingua rumena davanti a molti esponenti della cultura rumena, compreso il Sindaco di Targu Neamt e due Sindaci della Repubblica Moldova cui è stato donato il libro.
Tra gli apprezzamenti quello di Stefan Damian, docente italianista all’Università di Cluj, Romania, vicepresidente dell’Associazione e di Tudorel Radu, poeta e scrittore, amministratore della Provincia di Neamt.
Il volume sarà presto tradotto in Romania e in Moldavia a dimostrazione di come il sincero e toccante racconto della vita di Irina Mita fino al suo approdo ad Alghero, sia condiviso da molti futuri lettori internazionali.
Intervista alla dottoressa Francesca Bittarello
Il fenomeno UFO è uno di quelli che spacca letteralmente in due l'opinione pubblica, viene trattato da due sfere di “competenti” l'una pro l'altra contro ed ovunque venga affrontato, semina una scia di polemiche interminabile da sempre. In questa intervista scoprirete alcuni dettagli che forse prima d'ora non vi erano noti e scoprirete anche che esistono in commercio pubblicazioni dedicate di tutto rispetto che rimangono una fonte straordinaria soprattutto alla luce del fatto che le stesse provengono da organi ufficiali, esattamente quelli che i “debunkers” (persone prezzolate che per vil denaro si abbassano a negare l'evidenza e ad insinuare il dubbio) badano bene a non citare per poter continuare a simulare una scioltezza che non appartiene loro.
L'intervistata è la Dottoressa Francesca Bittarello, geografa laureatasi presso l'Università "La Sapienza" di Roma con una tesi in Geopolitica e Geostrategia militare, nata dalla collaborazione con "Rivista Aeronautica", l'organo divulgativo ufficiale dell'Aeronautica Militare. Assieme alla Bittarello, vera e propria autorità in campo aeronautico ed ufologico, prolifica autrice, fondatrice della casa editrice Lux-Co Edizioni, già perito ufologico e padrina di Kermesse Ufologiche e Aeronautiche, in questa intervista scopriremo i files più affascinanti riguardanti avvistamenti di oggetti e soggetti UFO che ancora non trovano una risposta capace di soddisfare gli uni e gli altri.D: sappiamo che su cento avvistamenti, soltanto un misero 5% riesce davvero ad inchiodare gli esperti come lei al tavolo. Potrebbe illustrare per sommi capi quali siano i criteri che applicate in fase di analisi?
R: esattamente così. In media, soltanto un ristretto 5% di casi analizzati riesce a non trovare corrispondenza alcuna con quelli che potrebbero essere banalmente gli effetti dell'attività umana nei cieli. La nostra attività consiste nell'eseguire una serie di approfondimenti rispettando un protocollo severissimo facendo attenzione a non tralasciare il benché minimo dettaglio prima di passare alla fase di analisi successiva poiché ciò comporterebbe una leggerissima variazione sulla scala delle valutazioni che a lungo andare finirebbe inesorabilmente con lo spostare il risultato finale altrove. Un po' come accade in fase investigativa nel campo del crimine: si procede con il disporre sul tavolo ogni elemento noto, si interrogano i testimoni, si confrontano orari, presenze, si eseguono accertamenti sulle biografie dei soggetti coinvolti... insomma un lavoro certosino che nulla a che vedere con le analisi frettolose di improvvisati che si spacciano per esperti.
D: questo 5% come viene ricavato e come viene scartato il restante 95%?
R: la stragrande maggioranza delle persone non è a conoscenza di quelli che possono essere i numerosissimi tipi di velivoli sia civili sia militari che si spostano nell'aria. Questo fa sì che l'avvistamento di uno o più di questi velivoli di progettazione umana possano essere scambiati per qualcosa che non sia umano. E, conseguentemente, spinge l'avvistatore o gli avvistatori ad inoltrare segnalazione agli organi competenti i quali hanno il dovere di accertarne l'origine e quindi iniziano a svolgere quelle che possiamo definire “indagini preliminari” aventi lo scopo di effettuare una scrematura iniziale. Un esempio che desidero portare ai suoi lettori è quello relativo ai rotori di determinati tipi di elicotteri per il volo notturno che – per esser chiari con chiunque – sono dotati di fonti luminose. Molto spesso accade che queste fonti luminose vengano avvistate ed immediatamente segnalate. Negli uffici competenti, basterà raccogliere orario dell'avvistamento, confrontare le coordinate del luogo in cui l'avvistamento si è verificato e controllare se a quell'ora fossero in corso esercitazioni od attraversamenti di spazio di cielo da parte di velivoli militari (come nel caso dell'elicottero a rotore luminoso) ed ecco che la scrematura iniziale offrirà spontaneamente la risposta!
Diversamente, qualora ogni tipo di incrocio di dati continuasse ad offrire risultati non in linea con le attività di esercitazioni note o meno, ecco che entrano in funzione altri tipi di esperti che eseguiranno altri tipi di approfondimenti sino a trovare una risposta.
D: quante volte le capita di ripassare al vaglio le prove?
R: per correttezza professionale devo rispondere con franchezza e dirle che in realtà, prima di apporre una firma in calce alle mie analisi, ripasso tutti gli elementi al vaglio un numero incalcolabile di volte. Nemmeno io saprei dirle quante, in verità. Possono essere necessari giorni come anche settimane o mesi talvolta. Il mio è uno di quei lavori che devi svolgere per passione altrimenti non ce la puoi fare. A me capita di ripensare ai dettagli dei casi che analizzo anche mentre mi trovo alla guida della mia vettura o mentre sono seduta sulla poltrona di un treno. Non ho orari e spesso vengo colta da illuminazioni nei momenti più disparati della giornata.
D: quindi sarebbe corretto asserire che il suo libro intitolato “UFO a Roma, Volume 1” (l'autrice ha pubblicato diversi volumi aventi ad oggetto il tema UFO consultabili presso il sito della casa editrice ) sia nato collezionando tutte le sue esperienze di una vita professionale dedicata al fenomeno UFO ed aeronautico?
R: in buona sostanza sì. Ma in queste pagine ho inteso portare a conoscenza dei lettori ogni ambito riguardante le tecniche di cui sopra e soprattutto ho voluto donare al grande pubblico un qualcosa di inedito: quel famoso 5% di casi inquadrato ed analizzato da me, con la mia esperienza e la mia credibilità duramente conquistate sul campo in un quarto di Secolo di analisi ufologica.
D: non le chiederò di anticipare i contenuti dell'opera però le chiederò un qualcosa per i lettori di flipnews.org che sono tradizionalmente attenti, curiosi ed esigenti. Negli oltre trecento casi analizzati e riportati nel libro, qual è quello che l'ha maggiormente colpita?
R: ci troviamo presso la tenuta del Presidente della Repubblica Italiana di Castel Porziano. Erano le ore 21:32 del 25 Agosto del 1963. Il Presidente era Antonio Segni, padre del politico Mariotto. A riportare i fatti fu l'autista della vettura presidenziale il quale affermò di aver assistito all'arrivo di un disco volante proveniente dalle sue spalle. L'arrivo di questo oggetto sconosciuto venne accompagnato da forti sibili e da quello che potremmo definire un forte campo magnetico che ha interferito pesantemente con il corretto funzionamento della vettura che stava conducendo. A seguito di uno spostamento della vettura da questo campo magnetico, il motore ha cessato di funzionare e la terra ha cominciato a sussultare. L'oggetto sconosciuto aveva un diametro di circa quindici metri ed era sovrastato da una sorta di torretta posta in posizione centrale.
D: quindi la testimonianza è stata raccolta dalla viva voce dell'allora autista della vettura presidenziale?
R: c'è da dire che la notizia è rimasta per lunghi anni in archivio e nessuno, tranne un ristrettissimo numero di persone autorizzate, ne è entrato a conoscenza. Successivamente, alcuni 007 dei servizi italiani hanno iniziato a parlarne ma sempre con circospezione e prudenza. Fino ad oggi che il caso è noto a noi dell'ambiente e non solo.
D: un tipico esempio di “io so che tu sai che io so”... cambiando prospettiva, si narra che i piloti siano quelli che per forza di causa maggiore abbiano percentualmente più a che fare col fenomeno UFO. È una affermazione che ha del vero o no?
R: in parte è senza dubbio così. Io nel libro, ad esempio riporto il caso di un Ufficiale dell'Aeronautica Militare Italiana il quale, nel 1972, avvistò un oggetto volante discoidale di colore argentato mentre si trovava ai comandi del suo aereo in procinto di atterrare all'aeroporto di Guidonia alle porte di Roma. L'oggetto, come descrivo nell'opera, ha affiancato il pilota e ne ha seguito il volo ad una distanza non superiore ai seicento metri, prima di andarsi a piazzare ad una distanza maggiore per eseguire dei rapidissimi spostamenti nel cielo sull'asse dei punti cardinali.
D: molti si scervellano con ogni mezzo pur di far credere alle persone che il fenomeno non esista e che ogni singolo avvistamento abbia una spiegazione riconducibile alla natura umana. Quindi secondo questa specie di esperti saremmo soli nell'universo e nessun'altra forma di vita è mai entrata in contatto con noi. Le sembra plausibile?
R: questo genere di approccio al fenomeno UFO non ha nulla di scientifico. E per scientifico intendo proprio quell'approccio di cui sopra. Costoro altro non sono che meri esecutori di ordini. Non sono persone pagate per pensare con la loro testa ma pagate per redigere testi e discorsi vuoti, aria fritta. Io li potrei incontrare e mi divertirei moltissimo.
Conclusione: Upton Sinclair usava ripetere che “E' inutile tentare di far capire qualcosa a qualcuno se il suo stipendio dipende dal non capirla”. Costoro – e ne sono più che convinto – sanno benissimo come stanno le cose. Solo che non possono mettersi dalla parte della verità perché altrimenti perderebbero i loro stipendi, le loro trasmissioni, sinanco i loro followers. Là fuori è pieno di cervelli ristretti incapaci di svolgere il benché minimo processo mentale se non grazie all'intervento esterno di qualcun altro che pensa per loro. E questa gente lo sa e ne approfitta in una sorta di incapsulamento darwiniano.
Desidero ringraziarla del tempo dedicatoci e prima di passare ai saluti, vorrei che fosse lei a ricordare ai nostri lettori ed alle nostre lettrici l'appuntamento di Settembre, ormai alle porte.
R: grazie alla FLIP per avermi ospitata e colgo l'occasione d'invitare i vostri lettori e le vostre lettrici all'appuntamento internazionale patrocinato dall'Aero Club Italia che si terrà il giorno 24 Settembre presso la Sala Valle dei Templi dell'hotel Simon sito in Via P. F. Calvi al civico 9 in Pomezia (RM), cui prenderanno parte personalità del mondo aeronautico e non solo. Mi impegno, inoltre, ad offrire un piccolo omaggio a chi ci verrà a fare visita. Tutte le informazioni le potete trovare in tempo reale sul sito https://www.aviationyes.com/
Mai dimenticare mai Napoli” è un’antologia unica ricca di documenti storici del nostro tempo, scritto dalla Poliedrica scrittrice, Poetessa, Vice Presidente Dila Aps Angela Maria Tiberi.
Nel libro sono ricordate tante care persone di grande valore morale e storico che non sono più in questa vita, ma sono sempre con noi attraverso aneddoti mai sopiti e testimonianze che hanno lasciato una traccia indelebile nella storia d’Italia.
La poetessa Tiberi fa rivivere ricordi di persone dall’anima dorata che sono passati a miglior vita, riconoscendo in loro il sigillo di un meritato podio.
Dott.ssa Tiberi sei l’ideatrice e curatrice di questa antologia ricca di spunti umani, da cosa deriva questa idea?
Questa idea deriva dall’amore che ho per Napoli e i napoletani. Io sono cresciuta con i napoletani fin da bambina. Ricordo che avevo cinque anni quando conobbi per la prima volta la famiglia Longobardi che era un caro amico di mio padre. Le famiglie si riunivano a Roma dove vivevano , perché la povera gente si è sempre amata ed aiutata nelle situazioni di difficoltà, avendo come fine la sopravvivenza.
Ho sempre apprezzato incondizionatamente il vero amore e la vera fratellanza che esiste a mio parere solo nella povera gente. Ormai non è più tollerabile l’attitudine di ricchi miliardari dalla mente perversa, che hanno il solo ed unico pensiero di annientare tanta gente, in cambio dei loro sporchi interessi.
Di questa verità se ne ha la conferma tutti i giorni, osservando lo sterminio di incolpevoli esseri umani impiegati in assurde e lunghe guerre. Nel 2023 è inconcepibile che si continui ancora a combattere senza sosta e questo è per me motivo di grande amarezza.
Di cosa tratta questo libro?
Questo libro tratta del sogno della mia vita, l’amore per Napoli, della sua gente e dei miei proficui colloqui con tante persone. “Napoli ombelico del mondo” il mio precedente libro è stato premiato il 3 Aprile 2023 scorso a Montecitorio alla Camera dei Deputati, dal Presidente Internazionale La Sponda, Dott. Benito Corradini.
In “Mai dimenticare mai Napoli” ho inteso proseguire sulle medesime tematiche del libro precedente, con argomentazioni diverse. In questo modo, intendo testimoniare il mio amore per le tante persone di valore che ho avuto modo di conoscere durante la mia esistenza. Di certo preferisco investire i miei poveri risparmi versi i libri piuttosto in situazioni di poco conto.
Cito nel libro persone che hanno lasciato un’impronta in me che non potrò mai dimenticare, come il mio amato marito Vincenzo Ruotolo e Antonella Lavieri. Entrambi erano soli davanti alla malattia, così sono rimasta vicino a loro fino all’ultimo istante della loro esistenza. Tutto questo perché le persone vanno amate e non abbandonate. Giovanni Rotunno lo ricordo come un Poeta di grandi capacità espressive.
Due figure importanti che rimarranno per sempre impresse mei miei ricordi sono inoltre quelle di mio padre e di mia mamma. Mio nonno quando morì lasciò orfani i suoi quattro bambini, (che poi di conseguenza soffrirono la fame), compreso mio padre che aveva sempre gli occhi lucidi quando ricordava il padre. Nel libro c’è una menzione particolare per la persona di mio cognato, Antonio Iuè che a noi ragazzi giovanissimi ci dispensò sempre di amore infinito, ed era un momento particolare in quanto eravamo adolescenti.
Nell’opera non posso fare a meno di ricordare con affetto il mio sfortunato compare d’anello Carlo Longobardi che morì ad Orte con altri quattro amici in un terribile incidente stradale, appena un mese dopo essermi sposata.
Dott.ssa Angela Maria Tiberi, come stai vivendo questo momento?
Attualmente sono una nonna felice e sono contenta di vivere dei bellissimi ricordi che hanno accompagnato la mia vita. Sono lusingata di aver ricevuto circa 270 premi nell’ambito delle mie attività culturali durante gli anni, inoltre sono stata premiata tre volte alla Camera dei Deputati e una volta al Senato.
Nel libro racconto la storia di mio nonno che il prossimo 17 settembre a Milano sarà premiata in presenza del Presidente della Repubblica Mattarella presso palazzo Merino di Piazza della Scala per la silloge "indimenticabile" dedicata a lui Tiberi Angelo Maria medaglia di bronzo". La sollecitazione venne richiesta dell'eroe di guerra Primo Premiolato, medaglia d'argento vissuto tre anni nel Campo di concentramento tedesco dall'età di dodici anni per tre anni . Io ho un desiderio, quello di poter essere un giorno nominata cittadina onoraria di Napoli e vorrei che prima o poi questo sogno si avverasse.
Nell’intestazione del libro c’è un bellissimo ritratto, di cosa si tratta?
E’ raffigurata la Partenope simbolo della città di Napoli, un ritratto della Pittrice e Scultrice Milena Petrarca. Della sua vicenda ne intende ricordare le gesta mitologiche la mia cara amica Milena che visse in una famiglia di grandi personaggi e artisti.
Il mito ricorda la Sirena Partenope che con il suo bellissimo canto cercava di sedurre il giovane Cimone, ma questi la rifiutava. Partenope allora per il dolore si gettò dalla roccia più alta. Le onde portarono il suo corpo fino al golfo di Napoli e precisamente sull’isolotto di Megaride.
Rispetto al libro precedente in che cosa differisce “Non dimenticare mai Napoli” ?
Io non amo ripetere le stesse cose, scritte nel libro precedente, ma intendo evidenziare altre linee culturali di Napoli che ha una vasta storia. In questa mia opera mi sono dedicata alla canzone napoletane del Festival di Napoli e alla poesia che ha cominciato a farmi conoscere la figlia di Sergio Bruni.
C’è anche il ricordo di Federico Salvatore che mi regalò la bella prosa del padre donata dal figlio Iuri. Tutta l’Italia è piena di meraviglie e noi tutti dobbiamo essere orgogliosi di essere italiani, che nonostante siano sparsi nel mondo, contribuiscono a diffondere la nostra cultura.
Tra i tanti personaggi importanti che cito nel libro vorrei ricordare Mario Fratti che è stato uno degli uomini più rappresentativi al mondo, grande drammaturgo, scrittore e saggista. Con questo mio libro vorrei lasciare un’ impronta indelebile e a tale proposito mio zio eroe di guerra, medaglia d’argento, era solito dirmi “ Finchè vivi scrivi e cerca di farlo soprattutto a favore della pace, perché l’umanità deve conoscere l’importanza di questo valore.
Grazie Dott.ssa Angela Maria Tiberi.
Un libro utilissimo di Benjamin Abelow, al di là dei pregiudizi e delle faziosità politico-mediatiche.
Lo storico statunitense Benjamin Abelow, con il suo Come l’Occidente ha provocato la guerra in Ucraina, si è guadagnato la piena riconoscenza di tutti coloro (non moltissimi, purtroppo) che, insoddisfatti delle strabiche schematizzazioni politico-mediatiche ricorrenti, continuano ad interrogarsi in merito alle cause profonde del conflitto in corso fra Russia e Ucraina.
Come ha ben scritto Luciano Canfora nella sua Prefazione, su una materia che è diventata spesso “oggetto di rissa mediatica e di sbuffi di intolleranza”, libri come questo, privi di faziosità preconcette e “fondati essenzialmente su documenti”, meritano di essere salutati con gioia, in quanto utili a recuperare lucidità di analisi e oggettività di giudizio, virtù sempre più rare e, pertanto, sempre più preziose.
Si tratta, tra l’altro, non di un tomo corposo e ridondante, bensì di un agile e leggibilissimo libretto di una settantina di pagine, ovvero di un piccolo manuale densamente ricco di informazioni, una sorta di impagabile “Bignami sul contesto politico ed i retroscena internazionali nei quali si inserisce la tragedia della guerra.” *
“Il mio obiettivo - scrive Abelow al fine di evitare equivoci e facili etichettature - non è difendere l’invasione, ma spiegare perché è avvenuta. La maggior parte dei cittadini occidentali ha sentito una spiegazione unilaterale e semplicistica di come è nata questa guerra. Ovvero che l’Occidente è tutto buono e la Russia è tutta malvagia. Cerco di pareggiare quel conto. La verità può essere dolorosa, ma è comunque essenziale, perché se non diagnostichi correttamente un problema, non sarai in grado di trovare una soluzione.”
Come ha dichiarato Richard Sakwa (professore emerito di Politica russa ed europea all’Università del Kent), Abelow ha saputo dimostrare, in modo chiaro e convincente, che la crisi in Ucraina era “prevedibile, prevista ed evitabile” e che, di tale crisi, gli Stati Uniti sono i principali reali responsabili, per via della loro trentennale storia di crescenti, sistematiche ed insistenti provocazioni, iniziate fin dal processo di disgregazione dell’Unione Sovietica.
“Una storia di provocazioni, di accumulo di minacce militari, e di sfide politiche che è stata completamente oscurata, ignorata e cancellata dai leader politici delle nazioni europee e dai mass media, che hanno presentato lo scatenamento del conflitto (azione certamente ingiustificabile e criminale come tutte le guerre), come un fatto inspiegabile, frutto dell’impazzimento di un novello Hitler, deciso a soggiogare tutta l’Europa, in preda ad un delirio di potenza.” *
Che cosa sarebbe accaduto - si chiede Abelow - se gli Stati Uniti avessero agito diversamente?
Ossia, se:
E sarà pur vero, come molti dicono (rischiando, però, di scivolare nel determinismo o nel giustificazionismo), che la storia non andrebbe fatta con i “se”, ma chi potrebbe ragionevolmente dubitare che, se gli Stati Uniti e i loro alleati della NATO non avessero fatto tutto questo, molto probabilmente la guerra in Ucraina non sarebbe scoppiata?
Inoltre, gli americani facendo arrivare fiumi di armi in Ucraina, sospingendo il governo ucraino su posizioni intransigenti nei confronti della Russia, promettendo fantasmagoriche e rapide ricostruzioni dopo la guerra, proponendo di incorporare l'Ucraina alla NATO, invece di ricercare e sostenere un negoziato nel Donbass tra il governo ucraino e gli autonomisti filorussi, non hanno fatto altro che favorire l’ineluttabilità del conflitto.
Tutto questo, quando, secondo il già menzionato Richard Sakwa, Zelenskij avrebbe potuto evitare la guerra pronunciando soltanto cinque parole: "L'Ucraina non aderirà alla NATO".
Gli USA, fornendo 33 miliardi di aiuti all'Ucraina, di cui 20 miliardi in armi, si preparano a una lunga guerra piena di insidie, che potrebbe condurre le economie europee sull’orlo del baratro ed oltre. Continuando a cercare ad ogni costo la sconfitta della Russia, l'Occidente, inoltre, sta (quanto inconsapevolmente?) favorendo il consolidamento dell'alleanza tra Russia e Cina.
Ma come non comprendere le ineludibili potenzialità autodistruttive insite nel progetto americano di distruzione della Russia?
La via d'uscita da questa minaccia, secondo Abelow, è davanti ai nostri occhi:
sforzarsi di trovare un ragionevole quanto realistico accordo con Putin. Un accordo, cioè, che contempli l’impegno dell'Ucraina alla neutralità, il ritorno ai confini prebellici (senza riprendersi la Crimea) e l’autonomia della regione del Donbass.
In conclusione, possiamo dire che il libro di Abelow ha veramente molti pregi, facendo emergere, fra le varie cose, quanto sia stata grande e colpevole la cecità dei leader europei che, di fronte alle strategie imperialistiche statunitensi, hanno finito per dare prova di un “livello di deferenza e di codardia tali da essere quasi inconcepibili”.
Ma ha probabilmente ragione Domenico Gallo nell’affermare che il merito maggiore del libro di Abelow è quello “di far comprendere che non si possono valutare gli eventi internazionali se non si è capaci di mettersi nei panni dell’altro. Il libro stimola il lettore a porsi una domanda di una semplicità disarmante: “come reagirebbe Washington se la Russia stringesse un’alleanza militare con il Canada e poi piazzasse basi missilistiche a cento chilometri dal confine con gli Stati Uniti?” ” *
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*https://www.articolo21.org/2023/03/come-loccidente-ha-provocato-la-guerra-in-ucraina/
BENJAMIN ABELOW
COME L’OCCIDENTE HA PROVOCATO LA GUERRA IN UCRAINA
FAZI EDITORE
Questa autobiografia supportata in senso dialettico da una Intervista (come fa Fellini nel film del 1987, che presenta proprio quel titolo) è un libro fresco, senza pretese, senza retorica, senza falsa modestia, un libro di confessioni che è costruito come un testo di Svetonio, cioè un libro che racconta, racconta e offre spiragli di avvenimenti piacevoli e aneddoti ricchi di sapori, sempre raccontati con una autentica modestia priva di qualunque narcisismo, scanditi in un indice di eccezionale aderenza al testo (Il “demone” dello spettacolo prende il sopravvento; il mestiere dell’attore; i grandi incontri; l’avventura del film calabrese su Cesare Pavese; la tristezza e la nostalgia: a Roma con la Calabria nel cuore; non solo attore: varie e (soprattutto) eventuali; "Altro di me non vi saprei narrare").
Entri nel testo sempre in punta di piedi, come un osservatore attento di quella vita che ruota intorno a te e allo spettacolo, ossia al teatro, al cinema e alla televisione, con una discrezione e un rispetto, che ti permettono di descrivere e di fornire i dettagli dei tantissimi attori e dei cineasti a vario titolo, guardati dietro le quinte e dietro i set. Ci sono i cromosomi della tua carriera, a cominciare dalle recite con tua sorella a Bellizzi, destinate ai tuoi genitori. Tutto è gustoso e con un sapore gradevole, che sazia la curiosità quanto basta, senza mai scendere nel pettegolezzo o nell’autocompiacimento. Molto bello l’episodio del bacio con un’attrice, quando entrambi sbagliate la scena per ripetere molte volte il bacio, che ovviamente vi piaceva ripetere (“Mi chiedono spesso se sia possibile prendere una “sbandata” per una collega mentre si gira una scena d’amore. Certo che è possibile! Può succedere in tutti gli ambienti, in un ufficio o in un ospedale, anche se qui la vicinanza fisica ‘aiuta’. Di solito però, finito il lavoro, molte ‘storie’ terminano. A me è successo nel 1987 in un film per Rai Tre in costumi settecenteschi. C’era un feeling pazzesco con l’attrice protagonista che dovevo baciare con trasporto: baci veri, ovviamente. E io sbagliavo apposta le battute per ripetere la scena e baciarci ancora. La mia partner lo capì e sbagliava apposta anche lei. Insomma, ci piacevamo. Finito il film la collega mi telefonò per rivederci, ma per una serie di circostanze non fu possibile e ci perdemmo di vista. Seppi poi che si era sposata felicemente con un facoltoso gentiluomo e si era trasferita”). Ci sono le tue ricerche, le tue curiosità, i tuoi studi, da La TV di Mussolini alla Morte di Kennedy, alla Guerra del Viet-Nam, che scandiscono e rivelano i fuochi dei tuoi interessi di storico e di ricercatore, ma c’è anche l’emersione delle tue radici e il tuo grande amore per il mondo pugliese, come affermi esplicitamente (“La Puglia è la mia infanzia”), ma anche calabrese: insomma il sud e la Magna Grecia, del quale, in compagnia di illustri attori (da Arbore a Lino Banfi a Maurizio Micheli, nato a Livorno ma cresciuto a Bari, a Checco Zalone ecc.) rivendichi la conoscenza precisa cogliendo gli aspetti salienti di quella cultura antropologica, dichiarandoti orgogliosamente in un altro momento milanofobo di fronte a un leghista romanofobo. C’è anche il destino che ti era segnato di diventare pilota militare all’Accademia Aeronautica di Pozzuoli, al quale, fortunatamente, ti sottrasse il TEATRO.
C’è lo stato d’angoscia che prende un attore quando rimane in attesa per mesi che squilli il telefono, c’è il risvolto malinconico di che cosa significhi essere un attore e il continuo rischio di perdere la stima di se stessi. Molto bello è l’incontro con Fellini accanto a Fiammetta. [Fellini è stato un mio caro Amico e di lui conservo, oltre a tanti ricordi, sei letter autografe, compresa l’ultima, scritta nel maggio 1993, a quattro mesi dalla sua morte, che lascerò in eredità alla fondazione]. C’è anche il mondo del doppiaggio e insomma tutto lo spettro del mondo dello spettacolo, del quale hai partecipato tutta la vita in punta di piedi, nutrendoti di tutto quello che quel mondo ti offriva e che tu sapevi cogliere e decodificare, e che oggi racconti, quasi tirando le somme, consapevole che ogni momento, ogni episodio, ogni incontro (tra tutti meraviglioso è l’incontro con Sergio Leone, che racconti come in una sceneggiatura per un film), erano le varie tessere, tutte interessanti, che formavano l’intero mosaico. Forse l’incontro più umanamente denso di elementi profondi è quello con i due comici Ciccio Ingrassia e Franco Franchi, che getta molta luce sulla grande differenza dei due caratteri e sulla consapevolezza del significato della parola “attore”. Tu lo racconti in uno stile scarno e asciutto, ma rivelatore, anche grazie a questo tuo stile, di quello che i Latini chiavano histrio e i Greci υποκριθής, ossia il termine “attore” nel suo significato più profondo, che tu non hai mai dimenticato e che anzi, avendo anche esercitato per un breve periodo l’attività di insegnante, potrai oggi trasmettere a eventuali aspiranti attori affinché sappiano dall’inizio che cosa giace a livello semantico nella parola che usiamo con eccessiva semplificazione e superficialità (istrione e ipocrita): “A Canale 5 invece ebbi modo di lavorare con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia in uno sketch a Buona Domenica, negli studi Safa Palatino di Roma (dove fra l’altro, in quei giorni, conobbi Alberto Sordi). Erano una strana coppia, legata da amore/odio, come due vecchi coniugi che stanno insieme da una vita. Durante le prove Ciccio impose a tutti il silenzio e contestò una gag di Franco, dicendo che quelle erano pagliacciate.
A pausa mensa si divisero, immusoniti. Io capitai al tavolo di Franco, che mi disse, ancora di malumore: “Non vuole pagliacciate! Pazzesco! Ma non ha ancora capito che noi siamo due pagliacci?”. Un episodio monumentale, che dice tutto e potrebbe essere portato come esempio in tutti coloro che aspirano a diventare attori, facendo capire loro che, alla base di tutto (compreso Diderot e Brecht) c’è la coscienza di “esercitare un mestiere come un altro”. Una parola sul caro Amico Carlo Croccolo e alla sua confessione che ha trasmesso anche a me a proposito della sua relazione con Marilyn Monroe. Il libro è pieno di tanti aneddoti (per esempio quello di Nino Manfredi che decide all’ultimo istante di essere lui a dire la battuta conclusiva nello sketch pubblicitario “più lo mandi giù e più ti tira su”, destinata a te o anche quella analoga con Buzzanca). Io stesso mi vedo citato a proposito della francesizzata “Nini Pampan”, ossia Silvana Pampanini in una sera piovosa a via del Babbuino. Meravigliose e numerose sono le illustrazioni che completano il libro. Insomma questa tua bellissima autobiografia, non parla solo di te, ma parla del significato stesso dell’attore; delle sue speranze, dei suoi desideri, delle sue amarezze, delle sue malinconie, insomma del suo mestiere. Il motivo per cui questo testo affascina sta proprio nel fatto che racconta, senza alterarla, la pura VERITÀ.
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Il libro intitolato “L'era del pupazzanesimo”, scritto dallo storico contemporaneista Andrea Signini, utilizza lo scontro bellico tra Russia ed Ucraina come chiave interpretativa di gran parte dei codici comunicativi propri quell'architettura mondialista che si affanna a confinare l'Uomo del Terzo Millennio all'interno di un perimetro in cui tutto è artefatto, precostituito ed organizzato secondo schemi studiati ad hoc. Una sorta di truman-show in cui la popolazione del blocco occidentale e/o occidentalizzato rappresenta l'oggetto dell'ennesima sperimentazione di massa che altro non è che un agghiacciante tentativo di riprogrammazione culturale volto a ridurre se non addirittura ad azzerare le capacità stesse di discernimento di ognuno/a di noi. Saranno Lorsignori a doverci imporre cosa pensare e quando pensarlo? Ma chi sono costoro? Chi li rappresenta? Come agiscono ed in nome di chi operano?
A queste ed altre domande, l'autore risponde all'interno di queste pagine che potete acquistare direttamente sul sito di Amazon al seguente link: