L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Publishing (236)

 

Lorena Isabellon
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September 30, 2025

 

 

Ogni giorno affrontiamo conoscenze diverse e più ampie informazioni, e approfondiamo e allarghiamo la nostra esperienza nel mondo. Ma se le occasioni e gli incontri che direttamente ci si offrono sono limitati dai tweet e incompleti, infinite possono essere invece le scoperte consentite dalla lettura. Per questo il nuovo titolo

CHI NON LEGGE E’ PERDUTO – Cosa insegnano i grandi capolavori della letteratura di Vittorio Feltri è uno dei libri più importanti. Anzitutto, perché accoglie la più grande varietà di discorso possibile, inoltre perché, dal punto di partenza di un’offerta di lettura interessante, tende a raggiungere molti altri scopi. Quest’opera corale in CHI NON LEGGE E’ PERDUTO se ne pone parecchi: oltre a quelle comuni delle opere  dello stesso tipo, essa si propone di invitare a riflettere, a giudicare,  ad analizzare i problemi e di stimolare a creare in maniera autonoma occasioni personali di discorso. E questo soprattutto attraverso un metodo che può essere chiamato di dialogo: scorrendo l’indice generale, essa vi porrà delle domande, alle quali vi sentirete provocati a rispondere. Il libro CHI NON LEGGE E’ PERDUTO – Cosa insegnano i grandi capolavori della letteratura di Vittorio Feltri è un  metodo di dialogo libero, di discussione serena e convinta su tutte le cose, importanti e utili, serie e spassose, dolorose e piacevoli, che circondano l’uomo. Gli scrittori hanno operato ed espresso le loro idee, da molti secoli prima di Cristo fino ad oggi per tutti. Perché si potesse imparare a scoprirne i valori, ad analizzarne i significati, a verificarne la validità e l’importanza. Tali idee fruttificheranno anche per mezzo dei giovani, anche oltre loro stessi, attraverso la parola, la memoria e lo svolgersi della quotidianità. L’antologia racchiusa in  CHI NON LEGGE E’ PERDUTO – Cosa insegnano i grandi capolavori della letteratura di Vittorio Feltri invita ad esplorare gli aspetti meno superficiali della realtà individuale e sociale e offre l’occasione di riflettere sugli argomenti che interessano il pensiero umano di tutti i tempi: la conoscenza di se stessi e degli altri, i rapporti fra gli uomini.  Da queste pagine,  i giovani lettori, sentiranno il bisogno di chiarire chi sono e che cosa vogliono, chi sono gli altri e che cosa vogliono e l’esigenza di trovare un piano di accordo e di pacifica convivenza in una società che anche loro stessi contribuiranno a migliorare. La scelta e i commenti dell’autore, come d’altra parte ogni elemento di questa antologia, hanno in comune un medesimo scopo:  condurre i giovani  a sviluppare  e ad esercitare su argomenti diversi il loro senso critico, che è l’elemento fondamentale del processo di maturazione attraverso il quale ciascuno arriverà a scegliere, con tranquilla certezza, con senso di responsabilità e con autonomia, negli anni futuri, la direzione di pensiero e di attività che gli sarà congeniale.

Un libro nitido nella scrittura, vibrante, appassionato  e intenso nei  sentimenti. Ecco perché, dall’Eneide, la Divina Commedia, il Decamerone  a I Malavoglia, La coscienza di Zeno, il Gattopardo,  i sedici autorevoli pensatori selezionati dall’autore  Vittorio Feltri appaiono i più adatti a spiegare il magmatico mondo contemporaneo.

 

Vittorio Feltri 

Direttore editoriale del quotidiano «Il Giornale». In precedenza ha diretto «Libero», «L’Europeo», «L’Indipendente» e il «Quotidiano Nazionale» («il Resto del Carlino», «La Nazione» e «Il Giorno»). Da Mondadori ha pubblicato Non abbiamo abbastanza paura (2015), Chiamiamoli ladri (2017), Il borghese (2018), L’irriverente (2019), Ritratti di campioni (2020), Com’era bello l’inizio della fine (2022), Il latino lingua immortale (2024); Una Repubblica senza patria (2013) e Il Quarto Reich (2014), scritti con Gennaro Sangiuliano, e Il vero cafone (2016), scritto con Massimiliano Parente.

 

CHI NON LEGGE E’ PERDUTO – Cosa insegnano i grandi capolavori della letteratura
Vittorio Feltri
Edizioni Mondadori
Pagine 169

September 27, 2025

 

Le prime pagine del libro FRANCESCO IL PRIMO ITALIANO di Aldo Cazzullo ci fanno riascoltare la voce di tre grandi maestri dell’umanità. Sono le tre figure che con il loro insegnamento hanno dominato la storia dell’umanità. Grazie allo studioso Aldo Cazzullo abbiamo l’opportunità di penetrare il pensiero di Francesco, di Gesù e del Buddha per imparare cosa ci renda davvero capaci di vivere con pienezza. Se vogliamo diventare compiutamente umani dobbiamo entrare nella logica dell’essere. Che significa imparare a conoscersi, a dominarsi, a superare le inevitabili sofferenze. Ecco dunque gli insegnamenti di Francesco, di Gesù e del Buddha su cinque grandi tematiche: l’amore, l’anima, la giustizia, la libertà, la verità. I tre maestri non ci propongono la ricetta della felicità “chiavi in mano”, ma ci educano all’amore che rende liberi.  Non lasciarsi turbare dalle difficoltà, vivere con equilibrio le relazioni. La vita è un’arte che si impara.

Al capitolo 5 l’autore Aldo Cazzullo si sofferma su i santi di Assisi Chiara e Francesco. La storia di due giovani che, volgendo lo sguardo al mondo che li circondava, decisero di cambiarlo. Alle gigantesche  figure dei due “soldati della povertà” lo studioso Aldo Cazzullo dedica questo capitolo nel quale tra slanci, abbandoni e ritorni, ripercorre il cammino dei santi di Assisi basandosi  anche sui loro scritti. Un capitolo appassionante che omaggia due vicende straordinarie, unite in un’avventura spirituale ancora attualissima.

A soli due anni dalla morte, nel 1228, Francesco d’Assisi veniva proclamato Santo. La prigionia durante la guerra tra Perugia e Assisi, le visioni notturne, la cura dei lebbrosi, segnarono l’inizio della sua conversione, che culminò con l’episodio del Crocifisso  custodito nella Chiesa di san Damiano, quando Francesco disse che Cristo gli aveva chiesto di riparare la sua casa in rovina. Fu allora che abbandonò ogni bene terreno: un gesto simboleggiato dal suo denudarsi davanti al vescovo Guido I.  La carità verso i più deboli, l’essere stato il primo stigmatizzato, ma anche un ecologista ante litteram: tutto contribuì a trasfigurare nella leggenda la sua figura.

Per smentire i cliché,  Aldo Cazzullo,  ricostruisce la nascita del mito di Francesco, soffermandosi sull’influenza dirompente del suo messaggio. Con rigoroso metodo storico, l’autore va alla ricerca del vero volto del Santo Patrono d’Italia. Un profeta del suo e del nostro tempo, che contrapponendosi alle convenzioni aprì le porte al cristianesimo moderno. Significativa la scelta della copertina del volume FRANCESCO IL PRIMO ITALIANO: lo sguardo dolce, la bocca piccola, le orecchie prominenti: cosi come un uomo qualunque, Cimabue raffigura Francesco d’Assisi negli affreschi della basilica destinata ad accoglierne le ceneri. Francesco d’Assisi protagonista di una rivoluzionaria esperienza religiosa, anche dopo la sua morte non ha mancato di ispirare  artisti diversissimi come Giotto e Gentile da Fabriano, Jan van  Eyck e Caravaggio. Anche la più autorevole arte cinematografica ha reso omaggio al simbolo della pace e dell’umiltà.

Dal capitolo 12:  L’Eredità di Francesco: (…) Se l’Italia è una superpotenza culturale, il merito è anche di San Francesco. Sotto certi aspetti, possiamo davvero sostenere che Francesco sia stato il primo italiano. Un Paese che per altri sei secoli e più non sarebbe diventato uno Stato, ma che nel tempo è diventato una patria in senso culturale, artistico, spirituale anche grazie a lui (…).

  

Aldo Cazzullo

 (Alba, 1966) racconta da trentacinque anni i principali fatti italiani e internazionali. È vicedirettore ad personam del Corriere della Sera, dove cura la pagina delle Lettere. Conduce su La7 "Una giornata particolare". Ha scritto oltre trenta libri. Per HarperCollins sono usciti "Quando eravamo i padroni del mondo", un successo internazionale da 300.000 copie, e "Il Dio dei nostri padri", che è stato il libro più venduto in Italia nel 2024, superando le 400.000 copie. È tradotto o in corso di traduzione negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, Germania, Spagna, Francia, Portogallo, Brasile.

 

FRANCESCO IL PRIMO ITALIANO
Aldo Cazzullo
Edizioni Harper Collins
Pagine 262

 

September 21, 2025

 

Una domanda inquietante  nasce dalla lettura del romanzo Tutto il mio folle amore dell’autore Francesco Carofiglio: nel rapporto umano, nelle nostre azioni quotidiane, quale sigillo di noi lasciamo sulle cose?  È questo un invito ad esaminare a fondo le ragioni e le conseguenze dei nostri atti e a porsi come fine di avvicinarsi al cuore degli altri e di restarvi a lungo con la forza del nostro operare. Dateci un qualcosa in cui si può riporre fiducia sono  le gravi parole che sembrano emergere dalle voci letterarie dei tre giovanissimi protagonisti: Alessandro, Italo e Carolina.  Nel 1943 lo stivale cinico,  subdolo e oscuro pesa su tutta l’Italia e il mondo intero: è un anno ricco di eventi drammatici, che segna un punto di svolta nella storia. Francesco Carofiglio  in Tutto il mio folle amore, esplora temi come la guerra, la resistenza, il fascismo e la fragilità del potere, ma è soprattutto un racconto compiuto per un profondo senso di appartenenza, affetto e responsabilità verso i propri cari.  Quella dello scrittore Francesco Carofiglio  è una scelta narrativa potente che si  basa anche su un'intensa connessione emotiva; una decisione letteraria  motivata da un amore profondo  con il nonno e dal desiderio di mantenere uniti i legami che si sono costruiti. Preziosi saranno i suoi diari. Il turbamento, l’incertezza  e lo smarrimento che si diffusero in tutta Italia dopo l’armistizio dell’ 8 settembre 1943,  induce all’azione Ale, il cugino Lallo e  Carolina, una giovane italo-irlandese,  che dalla vita apparentemente tranquilla della scuola,  si  trovano a passare,  per libera e intelligente scelta, alla vita  “del difensore della liberazione provvisoria” e pericolosa, occupando la sede di Radio Bari.  Dal libro dell’autore Francesco Carofiglio: (…) Quella che i fascisti avevano chiamato Radio Vergogna e il “Times” aveva definito United Nations Radio of Bari continuò a essere la voce libera dei popoli in lotta, nel continente ancora sconvolto dalla guerra e dalla distruzione (…).  Quella straordinaria intuizione di un gruppo di giovani intellettuali, studenti, antifascisti, uomini e donne, dimostrò al mondo che si poteva lottare per la libertà anche con la voce, con le parole, con la musica (…).

Una generazione di uomini voleva distruggere la loro giovinezza e la loro Patria. Traditi dalla frode, dalla ignavia e dalla violenza capiscono che devono rifare la storia dell’Italia, senza frugare nei segreti del passato, i soli responsabili di episodi delittuosi. Per lo sdegno che li accende non vogliono lasciare che l’oppressore disponga ancora della loro vita.

Con questo romanzo storico illuminante  Francesco Carofiglio indica ai giovani l’importanza della loro funzione nel Paese dove solo attraverso la loro volontà e fermezza si potrà realizzare quel programma di costruzione nazionale, morale e civile, che, intuita dai grandi uomini del Risorgimento, conquistata col sangue dei morti della Libertà e della Resistenza,  deve trovare ancora piena attuazione. Sulla libertà bisogna vigilare ogni giorno.  Dal libro le esperienze degli avi: (…) Il potere manipolatorio della propaganda ha portato il paese nel baratro. E non è escluso che la storia possa ripetersi (…) bisogna vigilare, e bisogna continuare a dirsi antifascisti (…).

Dello stivale subdolo e ignoto anche i giovani di oggi ne  sentono il lugubre minaccioso avanzare che ha già portato silenzio e morte agli spiriti liberi. Nel romanzo Tutto il mio folle amore di Francesco Carofiglio  un dolore dominato, uno sdegno vissuto interiormente, un’implorazione piena di consapevolezza e di dignità umana danno alla protesta dei giovani protagonisti Ale, Lallo e Carolina  valore di autentico messaggio e di solenne e accorata poesia. Tre giovani straordinari che hanno avuto il coraggio di scommettere sull’amicizia, l’amore e la musica, divenendo la forza trainante del futuro. Solo con la fiducia reciproca e con la persuasione che i problemi si risolvono pacificamente nel libero confronto delle idee, si potranno superare le difficoltà, gli attriti e le minacce che ancora sovrastano l’umanità.

Tutto il mio folle amore  di Francesco Carofiglio è un romanzo storico che, sin dal titolo è un inno alla speranza e alla vita per le giovani generazioni. 

 

Francesco Carofiglio è scrittore, architetto, illustratore e regista. Ha pubblicato con alcuni tra i più grandi gruppi editoriali, in Italia e all’estero. Tra i suoi numerosi romanzi L’estate del cane nero (Marsilio 2008), La casa nel bosco col fratello Gianrico (Rizzoli 2014), L’estate dell’incanto (premio selezione Bancarella 2020) e Le nostre vite (Piemme 2021).

 

Tutto il mio folle amore
Francesco Carofiglio
Edizioni Garzanti
Pagine 358

September 14, 2025

 

L’esordio narrativo di Gianni Oliva, Il Pendio dei noci è il racconto dolceamaro di un amore.  E di un Paese in guerra. Giuliano e Maddalena si incontrano e si perdono mentre il mondo intorno a loro cambia e si trasforma.

Il racconto affascinante scorre sul destino di un uomo che doveva diventare prete e invece è andato a sparare in Africa e sul Monte Grappa. Il Sergente Julien - questo è  il nome francese che Giuliano deve adottare per “la libertà di esistere” - nasce nella vallata di Sangone, figlio di una ragazza bambina  la cui quotidianità è caratterizzata da continui spostamenti di una carovana di girovaghi  che, in quella sua ultima notte di vita,  salgono a Coazze per la festa dell’Assunta (15 agosto1880). La madre bambina ha vissuto un parto doloroso e solitario e si è sentita sopraffatta, ansiosa, triste, spaventata e in colpa. Consapevole di esporsi ad un destino estremamente grave come la morte, riesce ad abbracciare per pochi istanti il suo bambino.

In queste prime pagine la descrizione dell’autore Gianni Oliva è capace di provocare un sentimento intenso, doloroso e al tempo stesso commovente. In questa straziante descrizione emerge  un tema molto attuale quello  di  molte ragazze madri  che si sentono  isolate o sopraffatte dal carico mentale e fisico, a volte lottando contro stereotipi sociali. In situazioni di guerra, questo isolamento può essere aggravato dall'assenza di infrastrutture di supporto, dalla disgregazione delle comunità e dal bisogno di migrare, rendendo la situazione delle madri adolescenti ancora più precaria.

Il teologo Don Battista Fornasio da Beinasco, parroco a Coazze, sarà il mentore, in quanto la sua figura  viene descritta fortemente coinvolta nella guida spirituale, nell'accompagnamento e nel sostegno di Giuliano. La sua vita prende forma nel racconto e la si coglie nel suo essere felicemente quotidianità tra gli studi in seminario, il lavoro nella canonica e l’amore per Maddalena fino a quando le maldicenze e i pregiudizi della gente di paese lo forzano a cambiare vita: le voci e le accuse che si stanno pronunciando possono danneggiare irreparabilmente la sua reputazione, e rendere la sua permanenza e il suo amore per Maddalena insostenibile. Questa pressione sociale  lo induce a cercare altrove un nuovo inizio. Da quel momento i due si dividono e, pur imboccando strade diverse, non si perderanno mai del tutto. Si amano e si devono forzatamente separare, mentre le loro vite corrono su binari apparentemente paralleli. Dal libro: (…) nella fureria di Ponte San Lorenzo veniva ufficialmente preso in carico il sottoufficiale Sergente Vertou Julien, classe 1880, proveniente dall’esercito francese e aggregato in data 18 aprile 1918 al 9° corpo d’armata, battaglione Alpini Susa, zona operativa Monte Grappa (…). “Il legionario senza emozioni” vive  un senso di forte fratellanza e amicizia con il capitano Maglioli ma anche tra i giovanissimi combattenti nelle trincee (…) due eserciti di bambini che non sanno che cos’è la guerra, che cos’è un fucile. Disse con amarezza il capitano Maglioli. Era tra le tende di quota 1087 e guardava le reclute appena arrivate: avevano diciott’anni e gli occhi già stanchi (…) In questo ambiente di miseria, pericolo e costrizione, gli alpini sviluppano con il Sergente Julien  legami profondi, trovando sostegno reciproco di fronte alla precarietà della vita. Sullo sfondo quarant’anni di storia italiana: impietosa immagine di un Paese in cui l’unica cosa a salvarsi (e a salvarci) sembra essere l’amore: lassù sul sentiero di Coazze dopo la canonica e la borgata, lassù nell’ultima baita dove si stende il pendio dei noci, le parole di Gianni Oliva esprimono non solo il vissuto di Maddalena nella maternità e nella crescita del figlio ma anche il viaggio che avvicina inaspettatamente padre e figlio. Una storia di amore e di colpa, di verità nascoste e di coraggio che rimane impressa nel cuore. Il Pendio dei noci di Gianni Oliva scorre come un fiume in piena, con capitoli alternati che affrontano l’amore, la guerra e il processo di ricostruzione delle vite dei due protagonisti e dei loro mentori e,  si va avanti nella lettura spinti dal sospetto, dalla paura, dalla commozione. Quando due “predestinati in amore” si prendono per mano possono affrontare qualsiasi prova. Arrivare fino in fondo richiederà ad entrambi  un grande coraggio: per far distinguere la verità dalla menzogna e per far accettare che l’amore può essere più forte di qualsiasi tragedia. Un romanzo magnificante bilanciato in cui la storia d’amore non è mai dimenticata  né stemperata dalla cupezza del pregiudizio iniziale e della guerra. Dialoghi freschi, significativi, un ritmo controllato e una prosa sincera e genuina completano questo  romanzo illuminante, in cui ogni lettore può trovare qualcuno a cui richiamarsi. In questo esordio narrativo,  Il Pendio dei Noci di Gianni Oliva, tutta la forza e la fragilità della vita.

 

Gianni Oliva

Storico e giornalista, è nato a Torino ed è docente di Storia delle istituzioni militari. Ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza nel paese di Coazze, in val Sangone. È autore di numerosi saggi di carattere scientifico-divulgativo, tutti pubblicati da Mondadori. È presidente del conservatorio Giuseppe Verdi di Torino.

 

IL  PENDIO DEI NOCI
Gianni Oliva
Edizioni Mondadori
Pagine 246

September 10, 2025

 

L’assertività è una delle caratteristiche chiave delle persone di successo: Nessuno ti regalerà libertà, giustizia o rispetto.
Devi andare a prendertele,
affermava (Malcom X) così avviene per Virdimura nel romanzo di Simona Lo Iacono, dove una giovane donna ebrea intraprende un percorso di apprendimento e pratica medica contro ogni pregiudizio, affrontando sfide come le accuse di stregoneria e l'ostracismo sociale per ottenere il riconoscimento della sua capacità di curare.  Virdimura di Simona Lo Iacono è un romanzo storico emozionante e avvincente ambientato  nella Sicilia del  XIV secolo.  Oltre alla sua inestimabile importanza storica o estetica il mito di Virdimura  reca in sé lezioni di saggezza  di una profondità filosofica e di un’attualità che l’autrice Simona Lo Iacono sin da subito lascia intravedere. La premessa di un viaggio nel tempo davvero impagabile. Due mentori nella vita di Virdimura hanno avuto un ruolo di guida e insegnamento: il padre Urìa, medico ebreo, che la  educa  alla conoscenza delle erbe e delle sue proprietà, del corpo umano e dei suoi organi e Pasquale, amico di infanzia e poi marito, con un bagaglio di nozioni mediche acquisite in Oriente; questa formazione specifica offre ad entrambi un approccio olistico alla salute, mirando all'equilibrio energetico del paziente.   Dopo la conquista normanna, Catania era una città in un periodo di sviluppo, ma come altre città medievali, l'affollamento, l'inadeguata gestione dei rifiuti e le condizioni abitative precarie favorivano il diffondersi di infezioni. Le scarse condizioni igieniche e la mancanza di conoscenze mediche erano problemi diffusi, contribuendo alla diffusione di epidemie e malattie. La dieta era spesso insufficiente o insicura, con diffusione di peste e carestie. Nel 1376, in un'epoca di forte patriarcato, le donne a Catania vivevano in una società dove erano considerate subordinate, con ruoli principalmente legati alla sfera domestica e familiare, ma Virdimura, è una donna che non si lascia scoraggiare dalle difficoltà, stabilisce obiettivi precisi e lavora per raggiungerli con risolutezza,  una donna medico ebrea che riesce a distinguersi grazie alle sue eccezionali capacità. Virdimura lotta contro pregiudizi e tradimenti, intrighi e malvagità e diventa così la protagonista di un racconto mozzafiato in cui amore, avventura, virtù magiche delle erbe si mescolano sullo sfondo mirabilmente tratteggiato di uno dei periodi più oscuri della storia d’Europa.  Questo libro è idealmente la confessione di una giovane anziana medico ebrea davanti alla commissione dei giudici presieduta dal Dienchelele.  L’incontro-dibattito si svolge a Palermo nel 1376. Dal libro di Simona Lo Iacono le parole concrete e struggenti di Virdimura: Tanti anni fa quando le mie mani rispondevano ai miei comandi e il naso intuiva gli odori, tutta la mia persona distraeva la morte.

Non c’era malato che non sapessi leggere, sillabando sul suo corpo le lettere di uno stranissimo alfabeto.

Mi dicevano sei brava dutturissa Virdimura, vieni a guarirci, concedi la vista a questa cataratta, fai rinsavire i nostri pazzi, caccia la peste. Ovunque, tra i vicoli dove rivolava la fogna, o tra i filari di panni scottati dal calore (...) Ovunque li ho sempre soccorsi, anche se avevo molta più paura di coloro che curavo.

Ma voi lo sapete meglio di me augusti doctori. La medicina non esige bravura. Solo coraggio.

Al termine della autodifesa dell’imputata, (...) dopo averla interrogata ed aver sondato la sua abilità, la sottoposero a prove pratiche e accertarono che era perita nell’arte medica (...)  i giudici pronunciarono una sentenza di assoluzione e concessero alla dottoressa Virdimura la licenza a curare. Era la prima volta che la “licentia curandi” veniva accordata ad una donna.

Virdimura per definire con precisione aspetti specifici della licenza di abilitazione alla professione,  garantire la chiarezza delle obbligazioni delle parti e prevenire controversie, chiese che le fosse concesso soprattutto la possibilità di curare i poveri. Il presente testo  è conservato presso l’archivio storico di Palermo. Quello di Virdimura è un patrimonio di sapienza e una lezione di vita sempre attuale e ha favorito l'accesso delle donne alla professione medica, da sempre, caratterizzato da battaglie e traguardi storici. Dall’astro nascente della narrativa italiana, la scrittrice Simona Lo Iacono,  prende vita una mirabile biografia, una narrazione poetica della vita di una grande donna;  un romanzo storico acuto e saggio, coinvolgente e profondamente commovente: un ritratto brillante del tempo che ci siamo lasciati alle spalle. E’ impossibile non ammettere il talento straordinario di questa scrittrice.

Simona Lo Iacono è nata a Siracusa nel 1970, è magistrato e presta servizio presso la corte d’appello di Catania, sezione minori e famiglia. Tra i suoi romanzi, Le streghe di Lenzavacche, vincitore del Premio Chianti e selezionato tra i dodici ­finalisti del Premio Strega 2016, Il morso, L’albatro, La tigre di Noto, vincitore del Premio Letterario Città di Erice 2022, e Il mistero di Anna. 

 

VIRDIMURA
Simona  Lo Iacono
Ugo Guanda Editore
Pagine 219

September 03, 2025

 

Il 25 novembre di ogni anno si celebra la giornata mondiale contro la violenza sulle donne ed è per questo che attingendo alla realtà, alla narrativa e alla saggistica si può indagare nell’interiorità delle donne come avviene nella lettura del romanzo La Femminanza di Antonella Mollicone, pagina dopo pagina emergono  emozioni che curano ed emozioni che gridano nel dolore; emozioni che traspaiono dal silenzio e altre che si intravedono nella luce degli occhi. Ci si può immergere nelle emozioni perdute, nascoste, ignorate e, come tali ferite. Emozioni gracili e segrete. Episodi commoventi che turbano nel profondo. Ritratti sentimentali di una gioventù che fa venire i brividi. Intrecciate sullo sfondo di un' Italia oppressa, con il declino del movimento operaio e l'ascesa dello squadrismo, la seconda guerra mondiale, la battaglia di Montecassino e, una generale ripresa dell'economia mondiale, i destini di Camilla, di sua figlia Viola e delle donne confluite alla Cerchia  di dipanano fino a comporre una vicenda memorabile in cui il coraggio  e il senso dell’onore sono i supremi valori.

Per Viola molto tempo passerà prima che superi una difficile prova, ma infine più saggia e matura,  e con l’aiuto delle donne della Cerchia  che la comprendono, si libererà, come molte altre, dai tormentosi incubi che la ossessionano. Il romanzo d’esordio La Femminanza di Antonella Mollicone è un delizioso racconto e insieme uno spaccato di un mondo tutto al femminile ricco di fascino.  Questa è una storia senza tempo che porta a nuova luce le vite tormentate di donne di diverse età e estrazione sociale, esplorando le loro esperienze dall'inizio del '900 fino agli anni del miracolo economico. Per molte di loro il matrimonio finisce in malo modo e finiscono nella depressione; anche per altre, le favole si interrompono. Molte di loro hanno subito atroci soprusi, vittime di uomini brutali che le hanno ingannate, sfruttate, e  umiliate. Leggendo alcune di queste pagine si resta sgomenti. Come può una persona attraversare indenne certe esperienze estreme? Semplicemente non può. Ma nel buio più profondo, dopo molte lezioni brucianti, solo alla Cerchia le donne trovano rifugio e comprensione  e imparano a difendersi e ad amare sé stesse.

Questo romanzo racconta le loro storie: vicende di dolore ma anche riscatto, coraggio e speranza. Il suono di mille silenzi viene infranto dalla Cerchia  “un’associazione tutta al femminile” che si batte per la salvaguardia dei diritti fondamentali.  Il romanzo La Femminanza di Antonella Mollicone è straordinario per caratterizzazione psicologica, realistico e talvolta spietato, come può essere la vita. Un libro tenero e spregiudicato, un inno alla ricerca di sé da parte di anime irrequiete nelle quali, per molte donne, è impossibile non riconoscersi.

 

 

Antonella Mollicone vive a Rocca d’Arce, un paese in provincia di Frosinone. Dopo la laurea in Lettere classiche, il baccalaureato e la licenza in Archeologia cristiana, inizia a insegnare materie letterarie e a occuparsi di epigrafia. Successivamente apre Bibliotè, libreria-caffè letterario al centro della città di Sora, che gestisce per diversi anni, e diventa ricercatrice letteraria per i Comuni del suo territorio e direttrice artistica del Labirinto dei Musei dello scultore Vincenzo Bianchi. A La femminanza ha lavorato per più di dieci anni, raccogliendo testimonianze sul campo e attingendo alla memoria popolare e storica del Lazio meridionale.

  

LA FEMMINANZA  
Antonella Mollicone
Casa Editrice Nord
Pagine 417

 

August 30, 2025

 

In un unico volume riscopriamo il fascino, la ricchezza e la sapienza dell’immenso patrimonio delle fiabe delle Alpi. Otto leggende popolari, dalle più celebri, di cui spesso si ignora l’origine, a quelle meno note ma non per questo di minore pregnanza, tutte corredate da note al testo che offrono chiarimenti, informazioni aggiuntive, traduzioni, riferimenti bibliografici o commenti per integrare e arricchire il testo principale, senza interromperne la lettura. Sette leggende più una (sette sono tradizionali una è dell’autore Ballerini). Questa è la summa di un’opera innovativa, interessante per completezza  di contenuti, che ci svela una parte del patrimonio delle leggende presenti nella cultura alpina. L’autore Antonio Ballerini non solo ha raccolto un’infinità di frammenti di sapienza popolare relativi a diversi aspetti della natura umana, ma con grande passione e rigore ci ha reso partecipi anche della storia e dell’origine, dei risvolti filologici, delle chiavi interpretative, dei rimandi e delle varianti di ciascuna leggenda. Un lavoro tenace e paziente, che si può considerare a pieno diritto una tra le più ricche raccolte disponibili in merito a questo vasto e affascinante argomento. Ma, soprattutto, un contributo prezioso in onore della continuità della memoria collettiva, che trova tra le pagine della raccolta DA UN ALTRO TEMPO Frammenti di folklore attraverso la (ri)scoperta di otto leggende popolari delle alpi uno tra gli insostituibili punti di riferimento. Così come i Fratelli Grimm trovarono nelle tradizioni orali e nei manoscritti antichi la fonte della loro opera Kinder und hausmärchen (1812-22),  anche lo studioso Antonio Ballerini con DA UN ALTRO TEMPO Frammenti di folklore attraverso la (ri)scoperta di otto leggende popolari delle alpi, dell’Editore Priuli&Verlucca,  ha selezionato e commentato  la narrativa orale alpina e ha riportato a nuova luce non solo personaggi che possiedono vasta conoscenza nel loro contesto di “paese” ma anche autorevoli studiosi,  meritano una citazione: Giuseppe Tancredi Tibaldi, saggista e scrittore italiano, di storia, folclore e cultura popolare valdostani; il docente universitario  e storico Michele Rosi; Giuseppe Ferdinando del Torre, scrittore e farmacista friulano, noto per aver pubblicato il calendario "Il Contadinell", una preziosa fonte di informazioni sulla vita contadina friulana; Anton von Mailly, scrittore, etnologo e storico austriaco, la sua raccolta di leggende è tuttora fondamentale per conoscere l'etnologia delle zone dell'ex Litorale austriaco; Giuseppe Pitrè, medico, folclorista e intellettuale palermitano. Con la sua opera monumentale, la Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane, ha raccolto con completezza e precisione le tradizioni orali, i canti, le fiabe e i costumi della Sicilia.

Per l'esergo della raccolta, l'autore Antonio Ballerini, mostrando capacità di scelta e contestualizzazione e acuta sensibilità si affida  a due  massime che traggono la loro validità e autorevolezza da due opere distinte: Il mito di Sisifo di Albert Camus e Introduzione da fiabe italiane di Italo Calvino: riprese dal patrimonio popolare, queste fiabe uscirono plasmate dal tratto inconfondibile del grande scrittore che, con la leggerezza della sua arte, aveva saputo rendere immortali le figure della tradizione orale. Le fiabe sono una  spiegazione generale della vita, diceva Calvino, perché rispecchiano la sostanza  unitaria del tutto.

 

Antonio Ballerini

Nasce  il 13 aprile 1962 nella Maremma toscana. Oggi vive e lavora, come insegnante, nella provincia di Firenze. Dopo un percorso di formazione piuttosto 'regolare' (maturità classica e laurea in Lettere presso l'ateneo fiorentino) nel 2014 ha pubblicato Cristalli di memoria (Alpinia), romanzo liberamente ispirato alla figura di Arnaldo Berni, giovanissimo Capitano degli Alpini scomparso nel settembre del '18 sulla cima del San Matteo (la medesima vicenda biografica è oggetto del docufilm di Matteo Raffaelli «Il Capitano dei ghiacci» - in onda su Sky e su Rai Storia - che si avvale dichiaratamente del suo lavoro). Il libro ha ottenuto riscontri di importanza via via crescente (Premio La tua montagna le tue emozioni; Premio Alpini sempre...) fino a risultare vincitore, nel 2016, del Premio Mario Rigoni Stern per la letteratura multilingue delle Alpi.
È inoltre autore di un volume monografico - frutto di una ricerca protrattasi per oltre un trentennio - incentrato sull'opera tragica di Lodovico Dolce (noto poligrafo veneziano del XVI secolo) e sulla circolazione del pensiero riformato nell'Italia del Cinquecento dal titolo L'innocente langue e ragion cerca invano: il mito attraverso lo sguardo degli sconfitti nelle tragedie 'riformate' di Lodovico Dolce (Edizioni CLORI, 2021), della Voce dolce, nel 2022 su "Ereticopedia: dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo"; di un articolo su Mario Rigoni Stern contenuto nella silloge Mario Rigoni Stern: un uomo tante storie nessun confine pubblicata da Priuli & Verlucca e premiata nel 2019 al Leggimontagna.

 

DA UN ALTRO TEMPO Frammenti di folklore attraverso la (ri)scoperta di otto leggende popolari delle Alpi
Antonio Ballerini
Priuli&Verlucca Editore
Pagine 317

 

August 27, 2025

Lo scorso 26 agosto un numeroso pubblico ha affollato la Piazza d’Armi del Forte di Bard  (Valle d’Aosta) per seguire lo scienziato-polemista più famoso d’Italia Piergiorgio Odifreddi. Il libraio Davide Gamba ha introdotto la presentazione del libro C’è del marcio in Occidente dell’Editore Raffaello Cortina, fungendo da anfitrione e da tramite tra l'evento e il pubblico. Attraverso la proiezione di 12 cartografie tematiche il Prof. Piergiorgio Odifreddi ha affrontato una moltitudine di argomenti di grande rilievo nella vita di tutti noi. Dall’impertinenza all’impenitenza sempre con lucidità: una raccolta di cartografie e saggi sull’attualità sociopolitica, la religione, la cultura. E lo ha fatto, come sempre, mettendo ogni questione sotto la lente impietosa della logica e della scienza. Con il consueto stile brillante e polemico, mai pronto ai diktat di alcun potere, laico o ecclesiastico, Odifreddi  persevera nel suo atteggiamento sfacciatamente e razionalmente impenitente per svelare nel sul saggio  C’è del marcio in Occidente le vere ragioni dei modi violenti in cui gli Stati Uniti l’hanno sempre fatta da padroni: sfruttamento economico, embargo e occupazione militare e mostrare la vacuità di certa presunta “cultura”  per spiegare  alcune curiosità legate al mondo della scienza e,   presentare con un coro iniziale  la selezione di 10 grandi personaggi come i politologi tedeschi Karl Marx e Friedrich Engels, il maestro russo Dostoevskij, il mahatma indiano Ghandi , il fisico tedesco Einstein, il rivoluzionario cubano Fidel Castro, il martire congolese Lumumba, il detenuto sudafricano Nelson Mandela,  il pastore statunitense Martin Luther King, l’etologo austriaco Konrad Lorenz e il dissidente sovietico Aleksandr Solženicyn. Interessante anche la pattuglia di altri 10 protagonisti della scena internazionale  racchiusi alla voce coro finale. Nell’accordo conclusivo del libro  viene citato il monito profetico per l’umanità di Albert Einstein: la quarta guerra mondiale si combatterà tra bande armate di pietre a bastoni.  Il suo occhio attento osserva  i fenomeni e gli uomini senza lasciarsi sviare da preconcetti e pregiudizi. Dal libro:   L’occidente per bullismo  o per disperazione è deciso a preservare il proprio predominio sull’intero globo ed è disposto a rischiare il tutto e per tutto per riuscirci. Seguendo l’arguto argomentare dell’autore Piergiorgio Odifreddi un pubblico eterogeneo giunto numeroso al Forte di Bard (Valle d’Aosta)  è stato accompagnato in una meticolosa, avvincente e chiarificatrice  “analisi cartografica” della storia geopolitica internazionale dall’ estensione degli imperi coloniali, illustrando poi le invasioni e gli interventi militari degli Stati Uniti dal 1776 ad oggi evidenziando le attuali 800 basi U.S.A. nel mondo. Proseguendo nella sua esposizione Odifreddi ha presentato altre interessanti cartografie relative alle espansioni della NATO dal 1999 al 2024, soffermandosi anche sulla perdita di terra palestinese dal 1946 al 2000 e, sull’estensione attuale del cristianesimo e dell’islam. Per un’ulteriore analisi ha mostrato la cartografia con il coeficiente  Gini  nel mondo, soffermandosi poi sulle miserie, dell’umana intelligenza, sempre nel segno di quella logica che è, o dovrebbe essere, l’unica bussola delle nostre azioni, in quanto ci permette di ragionare in modo razionale, valutare in modo obiettivo, e prendere decisioni informate e ponderate.  Dal libro dell’autore: Se l’Occidente ammettesse le proprie secolari malefatte, compensasse gli enormi danni provocati, rinunciasse a dominare l’intero pianeta, e concordasse insieme al resto dell’umanità  un governo mondiale democratico. Sarebbe la soluzione razionalmente più sensata, eticamente più equilibrata, moralmente più giusta e politicamente più pacifica, ma non rientra nel carattere aggressivo, arrogante e prevaricatore dell’Occidente come questo questo libro ha cercato di dimostrare. E dunque non verrà scelta spontaneamente.

 

Piergiorgio Odifreddi

ha studiato matematica in Italia e negli Stati Uniti, e ha insegnato Logica matematica presso l'Università di Torino e la Cornell University di New York. Nel 2011 ha vinto il premio Galileo per la divulgazione scientifica. Nelle nostre edizioni ha pubblicato Il computer di Dio (2000), La repubblica dei numeri (2002), Pillole matematiche (2022), A piccole dosi (2023), C'è del marcio in Occidente (2024) e Incontri ravvicinati tra le due culture (2025).

 

C’E DEL MARCIO IN OCCIDENTE
Piergiorgio Odifreddi
Raffaello Cortina Editore
Pagine  261

August 24, 2025

 

Se è vero che ogni libro ci invita a un viaggio, i romanzi di Jamie Ford esortano il lettore a partire per un formidabile cammino, tante sono le tematiche indagate: l'amicizia, l'amore, la discriminazione, l'identità e la lealtà e tanta è l’abilità con cui l’autore riesce a intesserne i fili narrativi.  A calcare la scena del bestseller  Il gusto proibito dello zenzero sono due ragazzini americani di origini orientali, lei è giapponese, lui è cinese: s’innamorano in un’America divisa dall’odio razziale e si rincorrono per tutta la vita.  È importante rileggere Il gusto proibito dello zenzero in quanto la memoria di Pearl Harbor serve da monito per comprendere i pericoli del disimpegno da certe contese internazionali e la necessità di vigilanza, anche nel contesto attuale. Nel grande capolavoro di Jamie Ford Il gusto proibito dello zenzero, giunto alla ventisettesima edizione, un’accorata meditazione sulla grandezza e la miseria dell’uomo. Una narrazione epica affermatasi grazie al passaparola dei lettori. questo romanzo ha  ottenuto un grande successo di pubblico e di critica con oltre due milioni di copie vendute nel mondo, merito di una narrazione che ha il pregio di sottrarre all’oblio un momento poco noto della storia americana e di una delicata vicenda d’amore capace di superare le barriere della guerra e del tempo. E’ un’ amore che sboccia come una rosa quello tra Keiko e Henry Lee, adolescenti si incontrano in una delle epoche più difficili della storia americana. Un amore puro e vero fatto di incontri clandestini sorseggiando bibite analcoliche con zenzero spesso con musica jazz di sottofondo. A Seattle, un anno dopo l’attacco di Pearl Harbour, vige un clima di odio e razzismo nei confronti dei giapponesi, considerati pericolose spie del nemico e per questo segregati in campi di internamento. Così accade a Keiko.  Henry non si arrende: si mette sulle sue tracce e le scrive numerose lettere d’amore per esprimere e rafforzare i propri sentimenti, creando e assicurando un legame più profondo. Il gusto proibito dello zenzero di Jamie Ford mescola suspense e analisi psicologica anche per narrare di come certe ferite si rimarginano con incredibile lentezza. Un romanzo d’esordio  lucido e toccante, una storia che indaga sia i sentimenti e i legami più profondi sia quelle pagine che ci riportano la guerra, la sua tragicità,  e la sua assurdità.

 

Jamie Ford  

E’ cresciuto nella zona della Chinatown di Seattle e ora vive nel Montana con la moglie e i figli. Discende da un pioniere delle miniere del Nevada, Min Chung, emigrato nel 1865 dalla Cina a San Francisco, dove adottò il nome occidentale Ford.

 

Il gusto proibito dello zenzero
Jamie Ford
Edizioni Garzanti
Pagine 372

August 21, 2025

 

Un' avvincente analisi che mette al centro dell’attenzione il sapere alpino proponendo una riflessione sulla natura umana e ciò che siamo. Attraverso una lunga e stimolante chiacchierata con il lettore, rigorosa ma divulgativa nello stesso tempo il saggio Memorie di vita vissuta, antichi saperi, tradizioni e credenze nell’alta valle dell’Evançon dello studioso Saverio Favre  - dialettologo e cultore della storia delle tradizioni valdostane -  ci invita a meditare sull’importanza che riveste l’insita e spasmodica aspirazione al sapere del passato.  Un bagaglio formato dall’insieme di mille esperienze e nozioni, accumulate nell’arco della vita, che ci offre di continuo l’opportunità di migliorare la nostra condizione generale e affinare le capacità già acquisite. La cultura alpina nelle sue evoluzioni, quella più razionale e metodica e quella più immaginifica e poetica si fondono perfettamente garantendo in questo modo lo sviluppo della civiltà, che non si trasmette geneticamente ma solo culturalmente. Un saggio logico e deduttivo, ma anche stimolante e coinvolgente, che riesce a trasformare argomenti di antropologia e etnografia culturale delle comunità alpine in trampolini di lancio per riflettere su noi stessi e sul nostro rapporto con la crescita interiore; un saggio che aiuta a comprendere quanto sia conveniente e propriamente naturale per ognuno di noi predisporsi alla conoscenza della cultura alpina. Un’avvincente storia di introspezione, intensa e ricca di riferimenti storici accurati. Una trattazione di ampio respiro, che curiosa nel mondo della storia, della filosofia, della psicologia e dell’artigianato dell’ alta valle dell’Evançon, conosciuta anche come Valle di Ayas (una valle laterale della Valle d'Aosta, situata tra Brusson e Champoluc)  si tratta di  tematiche che ruotano intorno a quel perno vitale  che è la più straordinaria delle avventure: quella che racconta l’uomo e la sua saggezza, in merito a questo, l’introduzione dell’autore Saverio Favre  si apre con un proverbio africano che dice: «Quando muore un anziano è come se bruciasse una biblioteca». Straordinaria metafora nella sua essenzialità. E’ stato coniato da un celebre scrittore del Mali vissuto nel secolo scorso di nome Amadou Hampate Ba, uno storico, un poeta, un traduttore, nonché uno strenuo difensore delle antiche culture orali dei popoli.

 

Saverio Favre

Nasce ad Ayas il 12 gennaio 1954 da una famiglia contadina di antico ceppo locale. Si è laureato in Lettere all’Università degli Studi di Torino con una tesi in Dialettologia italiana incentrata sulla parlata francoprovenzale di Ayas. Dopo alcuni anni di insegnamento, è stato distaccato al Bureau régional ethnologie et linguistique (BREL) della Regione autonoma Valle d’Aosta, in qualità di ricercatore, per occuparsi in primis dell’Atlas des Patois Valdôtains (APV) e dell’Enquête toponymique en Vallée d’Aoste e, dal 1998 al 2018, è stato dirigente di questa stessa struttura. Dal 1998 al 2001 e dal 2005 al 2011 è stato docente a contratto di Dialettologia, poi di Linguistica italiana, Etnolinguistica, Geografia linguistica, presso l’Università della Valle d’Aosta. È stato membro di vari comitati scientifici, tra cui quello dell’Atlante Linguistico Italiano (ALI) e quello del Glossaire des Patois de la Suisse Romande-Université de Neuchâtel, nonché rappresentante della  Conferenza delle Regioni e Province autonome nell’ambito del Comitato tecnico consultivo per l’applicazione della legislazione in materia di minoranze linguistiche.
Dal 1995 è membro dell’Académie Saint-Anselme, Società accademica dell’antico Ducato di Aosta.
È autore di numerosi testi riguardanti in particolare la dialettologia francoprovenzale e la toponomastica alpina. È coautore, con Luigi Capra e Giuseppe Saglio, del volume I sabotier d’Ayas. Mestiere tradizionale di una comunità valdostana (Priuli & Verlucca, 1995). Ha curato anche l’edizione di alcune opere manoscritte, quali Mémoire de la Paroisse d’Ayas (1889), di Auguste Clos (Duc, Aosta 1997) e Grammaire du patois d’Ayas di Pierre-Joseph Alliod (Duc, Aosta 1998).

 

MEMORIE
di vita vissuta, antichi saperi, tradizioni e credenze nell’alta valle dell’Evançon
Saverio Favre
Edizioni Priuli & Verlucca
Pagine 347

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