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Durissimo giudizio della Corte di giustizia europea sui livelli di PM10. Nelle zone inquinate, con il Covid 19 si muore di più.
Non poteva ricevere peggiore pagella. L’Italia è bocciata per la cattiva qualità dell’aria. Il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha provato a smarcarsi,ma il giudizio dell’altro giorno della Corte di giustizia europea sulle alte concentrazioni di particolato PM10 nell’aria, è implacabile. Nove anni,dal 2008 al 2017, in cui si è fatto poco o nulla per salvaguardare la salute degli italiani. Gli scarichi sono aumentati a dismisura, completamente fuori controllo. E proprio quando si faceva strada una maggiore sensibilità sulle tematiche ambientali.
“L’Italia ha violato in maniera sistematica e continuata i valori limite stabiliti dall’Unione europea sulle concentrazioni di PM10” hanno sentenziato i giudici. Un verdetto che è la triste conferma di quanto abbiamo letto negli anni nei report delle varie associazioni ambientaliste. Il nostro è un Paese malato cronico d’inquinamento atmosferico, spiega Legambiente. Ogni anno si contano circa 60 mila morti premature riconducibili proprio all’inquinamento dell’aria.
Il 28% delle città prese in esame ha superato, 10 volte su 10, i limiti giornalieri di Pm10. Con il Nord particolarmente martoriato dal killer invisibile: da Torino a Milano, Vicenza, Asti, Venezia,Piacenza. Chi da Roma doveva fornire giustificazioni all’Ue ha provato ad insistere “ sulla diversità delle fonti d'inquinamento dell'aria per sostenere che alcune di esse non potrebbero essere imputate” all’Italia in quanto singolo Paese. Per esempio gli inquinamenti influenzati “ dalle politiche europee di settore, o sulle particolarità topografiche e climatiche di talune zone interessate". Scuse intollerabili, discolpe scomposte, che richiedono ben altra voce e faccia per cercare di riparare.
Il Ministro Sergio Costa, dicevamo, nella sentenza ha visto uno “stimolo a fare di più e meglio” rispetto a quanto messo in cantiere dai due governi di cui lo stesso Costa ha fatto parte. È il caso di ricordare che rimandano alla sua responsabilità di Ministro in carica, ancora altre due infrazioni europee: quella sugli alti livelli di ossidi di azoto e quella sulle polveri ultrasottili PM2,5. Circostanze ambientali non meno gravi di quella sul particolato PM10.
Ha ragione Alessia Rotta, Presidente della commissione Ambiente della Camera quando dice che “ il ritardo accumulato in questi anni è davvero tanto, perché l'implementazione di una mobilità ecologica attraverso l'utilizzo di mezzi meno inquinanti e di sistemi di riscaldamento meno impattanti, è stata insufficiente.” Ma il suo partito Pd sia più incisivo su combustibili fossili, investimenti, azioni ministeriali. Il punto vero della discussione sta nel fatto che l’intero governo dovrebbe ammettere (per agire sul serio) che di inquinamento si continua a morire. In tempi di Covid 19 poi, per chi gestisce l’emergenza, è giunto il momento di fornire dettagli su queste interazioni. Dall’Università di Harvard, infatti, ci hanno appena detto che le persone che vivono in aree con alti livelli di inquinamento atmosferico vedono aumentare dell’11% il rischio di decesso in caso di infezione da Covid-19. Hanno studiato le morti della Johns Hopkins University, ma la ricerca vale per il mondo intero. In oltre 3 mila contee non ci sono state misure adeguate di contenimento del virus , ma neanche buone iniziative per ridurre l’inquinamento con i danni alla salute. Due disgrazie una sopra l’altra. In America come in Europa. E l’Italia non faccia finta di non sentire.