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Le perforazioni di petrolio e gas sono tornate di attualità e spuntano anche nella crisi del Conte 2.
La Puglia intanto dice no.
Chi si ricorda del referendum? Le trivelle hanno lavorato per anni sulla terra e in mare, ma il governo giallorosso di Conte non ha le idee chiare. Magari in questi giorni di crisi strisciante bisogna ringraziare Matteo Renzi e Italia Viva se le trivelle per gas e petrolio non si fermeranno. La memoria politica si rivela corta, ancora una volta. Con la pandemia che ha messo in ginocchio l'economia, fino a che punto gli italiani, l'economia nazionale, potrà fare meno di petrolio e gas nazionali, nonostante le giuste ambizioni green?
Le fonti rinnovabili sono il futuro e nessuno lo nega. Ma quali sono i tempi della rivoluzione green che Conte ei suoi divulgano tutti i giorni? Cessata la moratoria in vigore fino ad agosto prossimo, prenderemo dall'estero gas e petrolio di cui abbiamo bisogno per vivere e lavorare senza scavare sul nostro territorio?
Il governatore pugliese Michele Emiliano è ritornato sul fronte del NO. Sarà il clima di antagonismo tra Regioni e governo per il Covid, le particolari battaglie ambientaliste da lui condotte, ma Emiliano ha deciso di dare una mano al governo sul blocco alle perforazioni. Di sicuro è amareggiato per la disfatta subita con il gasdotto TAP appena entrato in funzione nella sua Puglia. Pochi giorni fa il governatore ha scritto a Conte difendendo il mare contro le piattaforme. Siamo contro le trivellazioni, siamo per la decarbonizzazione, per il coinvolgimento delle persone nelle scelte che impattano sul territorio, ha scritto a Roma. "La strategia energetica del nostro Paese è uno dei nodi principali da affrontare e che non può avere incertezze o ritardi.Fondamentale è stabilire un indirizzo politico chiaro e univoco rispetto alle scelte da adottare anche in considerazione degli impegni internazionali e nazionali finalizzati al contrasto ai cambiamenti climatici ”.
È evidente che la Regione si augura che la posizione di Emiliano trovi spazio nelle polemiche intorno ai soldi del Fondo di recupero per la svolta sostenibile del Paese. In buona sostanza la proiezione di una battaglia regionale sulla scena nazionale. Peccato che il governo non abbia idee chiare su asset strategici come quello energetico. E non è un mistero se i Cinquestelle mentre mordono il freno su alcuni NO ad infrastrutture essenziali, devono anche salvare Conte.Basta chiedersi dove sono finite le famose schede del Piano Colao per la ripresa post Covid su sostenibilità, economia circolare, rinascita green per rispondere che l'Italia su questi temi è bloccata.
La politica non esprime la visione di un futuro sostenibile, capace di garantire progresso e sviluppo. Finora ha fatto fughe in avanti. Sostiene tendenze agitatorie inconcludenti, piuttosto che mettere i piedi per terra in settori così decisivi per la collettività. Una cosa è certa in tanta confusione: il blocco delle trivelle è una grande opportunità per i Paesi esportatori di greggio e gas. Osservano l'Italia e sono ben contenti di continuare a venderci le energie fossili necessarie a far andare il Paese. Per molti anni ancora.