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Il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale ha recuperato un’importante opera del XVIII sec. di uno dei principali esponenti della pittura vedutista italiana, rubata nel 1994.
I Carabinieri del Reparto Operativo del Comando Patrimonio Culturale (TPC), a quasi 25 anni dal furto hanno recuperato un dipinto, olio su tela, raffigurante Capriccio Architettonico con astanti, la cui attribuzione è contesa ad oggi tra due dei massimi esponenti del periodo vedutista italiano, ovvero Giovanni Paolo Pannini (1691-1765) e Andrea Locatelli (1695-1741).
Nel novembre 2017, durante l’attività di monitoraggio del mercato delle opere d’arte, i militari della Sezione Antiquariato hanno individuato in una importante casa d’asta londinese l’opera raffigurante Capriccio Architettonico con astanti, in procinto di essere messa in vendita, con un prezzo di partenza di 40.000 sterline, pari a circa 50.000 euro.
Gli immediati approfondimenti investigativi, eseguiti anche attraverso la Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti, hanno confermato la corrispondenza dell’opera individuata con quella rubata e hanno consentito di accertare che il dipinto era stato consegnato, da un antiquario, alla filiale romana della casa d’aste di Londra che, a sua volta, ne aveva chiesto e ottenuto l’attestato di libera circolazione.
Il verosimile intento era di realizzare, all’estero, un maggiore guadagno, in forza dell’importante richiesta di opere d’arte di uno principali esponenti della pittura vedutista italiana del XVIII sec.
Il dipinto, che è stato rimpatriato in questi giorni, una volta esperite le formalità da parte della Procura della Repubblica di Roma, sarà restituito al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e nello specifico alle Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma – Palazzo Barberini e Galleria Corsini, alla quale era stata donata nel 1892 dalla famiglia nobiliare Torlonia. Il 1° gennaio 1925 è stato poi dato in deposito a Palazzo Venezia dopo essere stato in mostra a Castel Sant’Angelo nel 1911 e 1920. Il 20 febbraio 1958 è stato ceduto in deposito temporaneo all’istituto culturale “delegazione opere d’arte astalli” - Archivio Siviero - Delegazione per le Restituzioni del MAE (Ministero Affari Esteri). Il 1° gennaio 1994 è stato rubato.
Durante l’attività d’indagine è emersa nella monografia di Andrea Locatelli a cura di Andrea Busiri Vici del 1976, nella scheda n. 11, una attribuzione non a Panini ma a Locatelli.
E’ la prima volta che la Commissione per le adozioni internazionali viene condannata al risarcimento per omessa vigilanza. La condanna si riferisce allo scandalo che ha colpito l’ente autorizzato Airone onlus, i cui vertici sono stati rinviati a giudizio dal Tribunale penale di Savona per il reato di truffa. I fatti risalgono all’anno 2012 e vedono coinvolti 21 coppie italiane di aspiranti genitori che si erano rivolti all’ente per adottare un bambino nell’ex Repubblica sovietica del Kirghizistan. Le Adozioni si rivelarono, poi, irrealizzabili perché i bambini avevano una famiglia e non erano in stato di abbandono.
A condannare la Cai al risarcimento nei confronti di una delle coppie è stata la seconda sezione del Tribunale civile di Roma, nella persona del giudice Assunta Canonaco. Condannato anche l’Ente Airone Onlus, poi radiato dall’albo a seguito della denuncia.
E’ così stata fatta giustizia, per il momento, almeno nei confronti di una delle 21 coppie, la quale ha ottenuto il risarcimento da parte della Commissione per le adozioni Internazionali per la somma complessiva di 168.000 euro.
L’Avv. Giorgio Aldo Maccaroni, Presidente dell’Avvocatura Italiana per i Diritti delle Famiglie, commenta così l’importante sentenza del Tribunale di Roma: “Finalmente è arrivata una sentenza di condanna nei confronti della Commissione per le Adozioni Internazionali, dopo tutte le irregolarità che hanno visto protagonista negli anni precedenti la predetta Commissione. Non è possibile che un ente preposto alla vigilanza sulle adozioni non debba pagare se vengono commesse delle irregolarità o delle omissioni sul controllo che deve esercitare. Oltretutto il danno nei confronti degli aspiranti genitori è molto grave per la lesione di legittime aspettative che investono in particolar modo la sfera affettiva. A questa prima importante condanna della Commissione al risarcimento, segue anche un’importante riflessione e cioè che sarebbe il caso di introdurre regole nuove, stabilendo anche delle sanzioni disciplinari per il Presidente e per i componenti della Commissione per le Adozioni Internazionali, compresa la decadenza dalla carica che rivestono, quando si verificano gravi omissioni e irregolarità.
Il giornale ''The Moscow Komsomolets'' ha pubblicato un curioso e divertente articolo, quello sui matrimoni russo-cinesi. La carenza di uomini in Russia e' un dato di fatto, basta vedere in internet le numerose agenzie matrimoniali ricche di profili di donne russe e soprattutto per chi e' stato in questo grande paese non puo' non aver notato i molti europei in visita per incontrare donne russe conosciute soprattutto in chat o siti di incontri.
Ma la sopresa generale e' che anche i cinesi hanno perso la testa per le donne russe, un giornale cinese ha pubblicato un articolo su un' un'agenzia matrimoniale russa la cui proprietaria, di nome Elena, organizza incontri tra donne russe e uomini facoltosi cinesi, scopo matrimonio. Elena spiega che il suo progetto si basa sulla carenza di uomini in Russia, alla mancanza di donne in Cina e soprattutto il rispetto per una donna.
Il più giovane dei corteggiatori cinesi aveva 25 anni, il più vecchio 46 anni, gli sposi erano di Pechino, Shanghai, Shenzhen e Hong Kong. Elena ha pianificato per più di un anno questi incontri, i quali sono costati un occhio della testa ai pretendenti, non si conosce il ''quanto'', ma si sa' che puo' permetterselo solo chi ha molti soldi.
Elena racconta che e' riuscita a formare cinque coppie dopo che 6 uomini cinesi hanno incontrato 25 donne russe ! Naturalmente il requisito obbligatorio era quello finanziario e soprattutto un interprete per l'incontro. Oltre alle statistiche, continua Elena, ci sono altri motivi, le donne russe credono che si possa fare affidamento su un uomo cinese perche' rispetta una donna e crea una famiglia'', (personalmente ho gia' sentito questa ''canzone'' da molte donne russe, le quali ripetono la stessa storia per altri uomini, ma non cinesi).
Non sono mancate le critiche delle donne cinesi a questi matrimoni dei loro ''paesani'' in Russia, i commenti sono stati che tutto cio' e' strano e nello stesso tempo le donne cinesi nel loro paese non riescono a trovare uno sposo sicuro....Chi ha ragione ? Le donne russe o le donne cinesi ?
Sulla scia di inverni sempre più miti l'anno che sta lasciando la Russia sara' ricordato come il piu' ''bollente'' della storia. La media di questo dicembre 2017 e' stata la più calda degli ultimi anni, oggi 29 dicembre a Mosca, la temperatura era di +3,7 gradi, battendo tutti i record che resistevano da 138 anni nella storia metereologica della citta' in questo giorno. Gli ultimi record erano fermi nel 1975 e nel 1998 con +3,6 gradi, ma Il record della temperatura massima raggiunto durante il primo mese invernale risale al 15 dicembre 2006 con +9,2.
Sempre in questo dicembre 2017 va ricordato anche il giorno 17 con un +7 gradi, in alcune zone anche un +8 e secondo le previsioni nei prossimi giorni la temperatura si manterrà al di sopra della norma.
Va notato che in primavera e nella prima metà dell'estate del 2017, in diverse regioni della Russia c'e' stato un freddo anomalo, a Mosca in maggio e giugno e' caduta la neve e per la prima volta nella storia le stazioni sciistiche nella regione di Murmansk hanno prolungato la stagione fino a giugno, causa l'abbondanza della medesima.
I venti meridionali e sudorientali dell'Europa meridionale sono i responsabili dell'aumento della temperatura di questo primo mese invernale ed i metereologi non prevedono grossi cambiamenti nei prossimi giorni.
L’assurdità di una legge che da una parte condanna e punisce e dall’altra autorizza e giustifica la violenza agli animali: l’identico meccanismo tra gli schiavi e i padroni di un tempo. Che razza di logica è questa? Maltrattare un animale in un luogo pubblico è condannato dalla legge, ma la stessa legge legittima ogni violenza agli stessi animali nei mattatoi o negli istituti di sperimentazione.
La causa è da ricercare nella retrograda mentalità antropocentrica che usa differenziare gli esseri viventi in categorie in cui alcune devono essere tutelate, altre possono essere fatte a pezzi, che è come considerare un crimine torturare o uccidere un europeo ma ritenere un fatto del tutto normale se le stesse violenze vengono inflitte ad un asiatico.
E così con l’avallo della legge miliardi di animali subiscono la più brutale, crudele distruzione del corpo con la mattazione, la vivisezione, la caccia, la pesca ecc. violando non solo ogni loro diritto naturale ma giustificando il più disumano trattamento: quello della tortura e del’uccisione cruenta.
La società umana ha da poco iniziato a tutelare alcune specie animali della immensa folla dei viventi: estendere i medesimi diritti ai restanti è chiedere troppo, anche
se la differenza tra un vitellino ed un cane è solo nella forma del corpo ma la sofferenza percepita è identica. Perché allora si trattano in modo differente violenze analoghe? Perché l’agnellino può essere fatto a pezzi e arrostito e il cane tutelato?
Come è possibile considerare esecrabile alla medesima offesa inflitta al gatto e considerarla legittima se inflitta al coniglio? Come è possibile considerare un delitto la violenza su un cane ed essere consentita se la stessa viene inflitta nei laboratori di sperimentazione?
Il comma 2 dell’art. 1dei regolamenti comunali del Comune di Roma recita: Il Comune di Roma riconosce negli animali il diritto ad un’esistenza compatibile con le proprie caratteristiche biologiche... E non parla di animali d’affezione ma di animali. E dov’è il diritto ad un’esistenza compatibile con le proprie caratteristiche biologiche di un animale negli allevamenti intensivi?
E ancora. Il comma 1 dell’arti 5 recita: ...il presente regolamento si applica a tutte le specie animali vertebrati ed invertebrati, tenuti in qualsiasi modo e detenuti a
qualsiasi titolo, anche in stato di libertà o semilibertà.... o dimorano anche temporaneamente nel territorio del comune di Roma.
E il 4° comma dell’art. 7 ribadisce: A tutti gli animali di proprietà o tenuti a qualsiasi titolo, deve essere garantita costantemente la possibilità di soddisfare le proprie fondamentali esigenze, relative alle loro caratteristiche anatomiche, fisiologiche e comportamentali. Altra norma in stridente contrasto con la realtà cui sono vittime gli animali destinati all’alimentazione umana.
Così puntualizzano i successivi articoli dei regolamenti. Comma 1 art 8: è vietato mettere in atto qualsiasi maltrattamento o comportamento lesivo nei confronti degli
animali; comma 2: è vietato tenere gli animali in spazi angusti, privarli dell’acqua e del cibo necessario o sottoporli a temperature climatiche tali da nuocere alla loro salute; comma 4: è vietato tenere gli animali in isolamento, privarli dei necessari contatti sociali intraspecisti ed interspecifici tipici della loro specie; comma 7: è vietato detenere permanentemente animali in gabbia ad eccezione dei casi di trasporto e di ricovero per cure...; comma 12: è vietato trasportare in condizioni e con mezzi tali da procurare loro sofferenze ,ferite o danni fisici anche temporanei... Tutte norme vergognosamente disattese.
Legge 189/2004 Art. 544 recita: Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a
fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro. Una
vera e propria presa in giro a danno dei poveri innocenti e indifesi animali.
Infine. Come può essere giustificata la tradizione islamica e quella ebraica i cui testi chiedono ai propri fedeli di essere compassionevoli, clementi e caritatevoli verso tutte le creature viventi e che gli animali siano considerati portatori di anima? L’islam chiede ai musulmani di essere compassionevoli verso tutte le forme di vita. Qualsiasi crudeltà verso gli animali è vietata. Ma come conciliare la brutalità dei metodi Halal e Kosher?
Se la società é arrivata all'attuale livello di maturità, lo si deve essenzialmente all'opera di divulgazione degli operatori dell'informazione che hanno permesso all’uomo, alle volte donando anche la propria vita, di confrontarsi con la propria coscienza. Ecco così che, anche se la trasparenza nell’informazione è regina per l’obiettività dei fatti, lo stato di coscienza è re nel guidare l’uomo nel fine e nei valori in cui crede. Questo ha rivestito, riveste e rivestirà sempre un ruolo centrale, correlato alla storia dell’umanità.
Fornoni è uno di quei giornalisti che incarna a pieno titolo la coscienza dell’umanità; nel suo ultraventennale peregrinare per il Mondo con la sua arma, la cinepresa, ha permesso alla collettività di vedere tutto ciò che stride con la sacralità, la centralità del sentire umano. Non è facile fare giornalismo come lo ha fatto e continua a farlo. Il suo sentire lo ha portato e lo porta nelle estreme periferie del mondo, in quei posti dove solo agli eroi è possibile accedere. Nessuno mai dà un grande contributo all’umanità senza questo solenne senso di intenzionalità e questa ostinata decisione.
“Passione per la verità, passione per l’uomo” il titolo dell’incontro che si è tenuto lo scorso 4 novembre a Bergamo. Sul palco Milena Gabanelli, indiscussa protagonista dell’informazione nel nostro Paese, ha reso omaggio alla carriera del nostro Fornoni, il nostro grande Vicepresidente che ha preso il posto di un altro nostro grande Vicepresidente, Antonio Russo. Non c’è stato cosa migliore, per un vero giornalista, dell’omaggio di un’altra grande vera giornalista. La gente, quella che sa distinguere l’originale dal taroccato, è accorsa in massa al grande appuntamento: dopo appena due giorni dall’annuncio della manifestazione, non si trovava più un posto nella pur grande sala del teatro di piazza della Libertà, che ne poteva contenere 400.
Inutile soffermarsi sulla forza delle immagini degli spezzoni di video proposti dalla Gabanelli e firmati da Fornoni per Report, immagini che parlavano da sole, che non avevano bisogno di commenti, che scavavano direttamente sul nostro sentire interiore. Tutto ha un prezzo e parlando di se, il nostro ha commosso la sala scusandosi delicatamente con il figlio, ordinato sacerdote e presente in sala, per averlo trascurato alle volte a causa del suo lavoro.
Al sentir nostro la manifestazione è stata un po’ la festa dell’orgoglio e del riscatto del giornalismo freelance, del vero giornalismo, della constatazione che è possibile farlo, che nel buio è possibile accendere una luce nei nostri cuori. Che anche senza tessere di partito e senza raccomandazioni, con il tempo, la bravura e l'esperienza, si può diventare veri "professionisti" a lettere maiuscole. Che girando per il mondo un giornalista non si riconosce dall'iscrizione ad un albo o dalla tessera che esibisce, ma da come conosce e pratica il mestiere.
Grande successo a Roma del “Premio Italia diritti umani 2017”, giunto alla sua 16.ma edizione. La manifestazione della consegna dei premi si è svolta Domenica 15 ottobre 2017 a Roma, nell’Aula Magna della facoltà valdese di teologia. Il Premio organizzato dalla Free Lance International Press , con la collaborazione di Amnesty International (sezione italiana) e Cittanet, è nato per dar voce agli ultimi. Neria De Giovanni, Presidente dell’Associazione Internazionale dei Critici Letterari, è stata la moderatrice e presentatrice del premio. Gli interventi sono stati di Antonio Cilli, Cittanet founder, network di siti locali sparsi un po’ in tutta Italia, il quale ha svolto una relazione su gli” infomakers”; Dario Lo Scalzo, redattore dell’agenzia di stampa internazionale Pressenza, ha parlato del “Giornalismo militante e la lotta per il rispetto dei Diritti Umani “;di Giorgio Fornoni, vice presidente della Free Lance International Press e pilastro della trasmissione Report di Rai 3, dopo una breve proiezione di un video su Antonio Russo e alcune testimonianze prima del suo barbaro assassinio mentre indagava sulla tragedia cecena nel 2000, dallo stesso fornito, e aver parlato sulle tematiche della libera informazione, ha voluto leggere in pubblico le accuse rivoltegli dall’ordine dei giornalisti della Lombardia che gli imputava la colpa di promuovere la vendita del tesserino della la Free Lance International Press perché ritenevano avesse le caratteriche simili a quello dell’ordine e la conseguente sentenza assolutoria da parte del consiglio disciplinare di questo, accusa dalla quale era già stato assolto con formula piena lo stesso presidente dell’associazione Virgilio Violo, e quindi ha voluto rimarcare il “fumus persecutionis” da parte di quest’ultimo nei confronti dell’associazione, nonostante i dettami costituzionali. Ha concluso parlando fortemente dei valori umani citando la collega Anna Politkovskaja e Andrei Mironov, anche lui iscritto alla Flip, suoi amici, che hanno dato la vita per la ricerca della verità. A seguire si è avuto l’intervento del portavoce in Italia di Amnesty International, Riccardo Noury, che ha svolto una relazione sulla “Crisi nell’aria mediterranea”.
Dopo un generoso buffet, accompagnato dal vino gentilmente offerto dalle aziende “Tenuta Fontana” di Pietrelcina, di Benevento, “il Cancelliere” di Pizza Rita di Montemerano, di Avellino, “azienda agricola Monti Cecubi”, di Latina, e l’azienda Fontana Vecchia, di Benevento, l’associazione Artisti civili ha presentato un estratto dal “Concerto per voci solitarie” dal titolo “Una vacanza finita male. Un’inchiesta finita peggio”, dedicato al caso Ilaria Alpi. Superba e toccante l’interpretazione di Ferdinando Maddaloni e Katia Nani.
Il premio è nato dall’esigenza, da parte delle associazioni coinvolte, di volere dare un giusto riconoscimento a coloro che per la loro attività si sono distinti, con abnegazione, nel campo dei diritti umani. In un mondo in cui il profitto sembra essere lo scopo ultimo di ogni intento, occorre sostenere chi lotta veramente, sacrificando gran parte (o del tutto) la propria esistenza per aiutare il prossimo. I mass media spesso non prestano la dovuta attenzione al tema dei diritti umani, se non in maniera superficiale. E’ giunto quindi il momento, non solo di dare un giusto riconoscimento a chi lotta per la difesa dei più deboli, ma anche di parlare su come possano essere tutelati meglio questi diritti che, anche in paesi come l’Italia oltre che all’estero,sono sistematicamente violati, soprattutto nei confronti dei più deboli. Le motivazioni dei premiati sono:
Andrea Caschetto,
“Andrea Caschetto ha dichiarato guerra alla tristezza e alla rassegnazione che nascono dal sentirsi abbandonati, dal sentirsi senza importanza, privi di significato, soli e senza speranza. Il suo programma politico è far nascere sorrisi sui volti dei bimbi meno fortunati, quelli di cui il mondo spesso si occupa solo per rinchiuderli, allontanarli, dimenticarli.
Il suo obiettivo è far sbocciare il sorriso sui volti di tutti i bambini di tutti gli orfanatrofi del mondo, donando loro un sussulto di gioia, come il frangersi del sole, dopo una pioggia estiva, sui petali di un fiore. Le sue armi sono una inesauribile creatività e operatività ludica, un’immensa carica di affettività, uno sconfinato serbatoio di emotività autenticamente e travolgentemente empatica. La sua arma segreta e più potente è il sorriso.
L’hanno definito “l’ambasciatore del sorriso” e “moderno Peter Pan”, sempre in giro, di continente in continente, a sfidare malinconia e dolore. Per tutti i sorrisi donati, per tutti i piccoli cuori fatti palpitare di allegria, per tutta la fiducia nel cuore dell’uomo e nel destino del mondo che sa seminare in tutti noi,si conferisce ad Andrea Caschetto il Premio Italia Diritti Umani 2017”.
Legge la motivazione l’attrice Roberta Procida, dona una sua opera la pittrice Isabella Scucchia. Il suo quadro rappresenta delle ‘melagrane’.
Andrea Spinelli Barrile,
“ nato nel 1985, da sempre appassionato della libertà e della scrittura, ha imparato a coniugare le due cose nel lavoro più bello del mondo: quello del giornalista. Studi umanistici, università lunga e mai terminata, mette tutto se stesso nel difficile ruolo di chi cerca di dare voce a chi non ce l'ha: vicino per sentimento agli ultimi ed agli invisibili, amante delle minoranze e della forza umana che le contraddistingue, ha trovato in America Latina e in Africa gli spaccati di civile umanità più caldi e sinceri che si possano trovare. Cinico pentito, ha trovato il senso delle cose nella prima visita in un carcere italiano, da dove è cominciato un lungo percorso che gli ha fatto comprendere l'importanza non di sperare ma di essere speranza. Si occupa principalmente di politica estera, con focus particolare sull'Africa e i diritti umani, si batte per lo stato di diritto e contro lo stato d'emergenza. Ha un libro all'attivo: "Esperanza - La Vera Storia Di Un Uomo Contro Una Dittatura Africana", e poi un progetto editoriale da sviluppare, "Slow News", e tante storie ancora da raccontare. Negli ultimi anni ha contribuito insieme ad Amnesty International a far conoscere due storie di italiani detenuti all'estero: Roberto Berardi in Guinea Equatoriale e Christian Provvisionato in Mali. Se ora sono in Italia e possono narrare le violazioni dei diritti umani subite è anche merito di Andrea Spinelli Barrile. Per questi motivi gli viene conferito il Premio Italia Diritti Umani 2017.”
Legge la motivazione l’attrice Katia Greco, dona una sua opera il pittore Sergio Quarra.
Enrico Malatesta Ripanti
“Il 24 agosto 1917, da poco scoccate le 20 e trenta, per tutta Roma una micidiale esplosione riecheggiò violenta. Si scoprirà che quell’esplosione riguardava la Caserma dell’Appia Nuova che, altro non era, che il Vecchio Forte dell’Acqua Santa, ovvero il deposito carburanti per Aerostati e Dirigibili. In estrema segretezza, e fuori del recinto murario del Forte, erano stati approntati due enormi capannoni attrezzati per la fabbricazione di bombe da lanciare proprio da mezzi d’aria come aerostati o palloni sulle trincee nemiche.
In seguito a ciò, dalle autorità militari ci fu una serie di “omissis” più utili a coprire “segreti” nostrani che la pericolosa azione di sabotaggio degli “007” degli imperi Germanico ed Austro-Ungarico. La lista dei caduti non comparve nella sentenza del Tribunale Militare ma, al contrario, fu resa pubblica da una sentenza del Tribunale civile, finalizzata alla “sola trascrizione” dei morti, dichiarati nel numero di 79, tutti Aerostieri e Dirigibilisti.
Malatesta incrociando i documenti militari con altri, altrettanto sconosciuti e segretati della Questura di Roma, scopre che i morti del Forte dell’Acqua Santa, alias Caserma Appia, sono più di 240 e tutti ragazzi tra i diciassette ed i vent’anni, analfabeti e soldati di bassa forza, senza la minima cognizione di competenze di artificieri, cui invece segretamente era ciò che facevano per armare bombe, granate ed altri proiettili, con polveri anche scadenti. Di questi, a tutt’oggi, non se ne conoscono ancora né nome, né cognome.
Per la passione e la costanza con cui racconta storie di diritti umani, privilegiando il punto di vista e l'esperienza umana, di sofferenza e di lotta, di chi non ha voce, di chi non ha potere e lotta quotidianamente per la riaffermazione dei propri diritti e della propria dignità, si conferisce a Enrico Malatesta Ripanti il Premio Italia Diritti Umani 2017.”
Legge la motivazione l’attore Ivan Castiglione, dona la sua opera la pittrice Elisabetta Piccirillo, il titolo del suo dipinto è:‘L’Armonia degli Opposti’.
La menzione speciale è andata a Michela Lipari
“Michela Lipari, nata a Novara, si trasferisce a Roma dal 1980, già Funzionario del Ministero del Tesoro e successivamente della Corte dei Conti.
Esperantista dal 1966 è attiva nel movimento giovanile italiano - membro del consiglio direttivo -ed internazionale – membro del comitato – sino al 1975.
Successivamente è nel Movimento esperantista internazionale come membro del comitato per due decenni, segretario generale dell’associazione mondiale per 12 anni.
E’ stata segretario dei concorsi letterari (poesia, prosa, saggistica, teatro, libri per l’infanzia) per successivi 12 anni.
Dal 2014 presidente della Federazione Esperantista Italiana recentemente riconfermata nel prestigioso incarico.
La Federazione Esperantista Italiana è stata fondata a Firenze nel 1910. Ente Morale dal 1956.
Partecipa regolarmente alle campagne organizzate dall’associazione mondiale per aiutare gli esperantisti vittime di disastri ambientali o di guerre nelle varie regioni del mondo.
Contribuisce alla campagna dell’UNESCO “serie oriente-occidente” per fa conoscere i capolavori letterari delle varie culture all’estero, con la traduzione dall’italiano in esperanto di opere quali
La Divina Commedia di Dante, Il principe di Machiavelli, I Malavoglia di Verga, I promessi sposi di Manzoni, Vita di un uomo di Ungaretti, I Canti di Leopardi, Myricae di Pascoli, ed altri ancora.
Vengono proposti anche al pubblico italiano alcuni capolavori del mondo esperantista, quali Robinson in Siberia e Ballo in maschera a Budapest, di Tivador Soros, La specie bambina di William Auld, La via Zamenhof di Roman Dobrzynski ed altri ancora.
Tra gli scopi statutari della FEI si legge: “ispirandosi agli ideali dell’esperanto, promuove iniziative solidaristiche tendenti a favorire una più profonda integrazione culturale tra uomini e popoli di lingue diverse”.
Principi e scopi condivisi dal Premio diritti Umani 2017 della Free Lance International Press che intende così riconoscerne il valore con una menzione speciale alla Presidente italiana della FEI, Michela Lipari.”
Legge la motivazione l’attrice Katia Nani, dona una sua opera Roberto Fantini
Al termine della manifestazione ci sono stati i saluti di tutta la dirigenza della Free Lance International Press unitamente, dato il successo della manifestazione, alla promessa di rinnovare il premio per il prossimo anno.
Andrea Spinelli Barrile |
Michela Lipari |
Andrea Caschetto |
Enrico Malatesta Ripanti |
01.10.2017 - Roma -Dopo Torino, Milano, Bologna e Napoli, la capitale ha ospitato venerdì 29 settembre, in un’accogliente sala dell’Università Popolare di Roma (Upter), la presentazione del libro “Diritti all’informazione”.
Francesco Florenzano |
L’incontro è stato aperto dal saluto di Francesco Florenzano, presidente dell’Università, che ha ricordato la sua lunga tradizione di apertura a eventi, incontri, corsi di formazione e persone che contribuiscono alla trentennale missione di apprendimento permanente e socializzazione portata avanti dall’Upter.
Cristiano Chiesa Bini di Mondo senza Guerre e senza Violenza ha poi introdotto i vari oratori, a cominciare da Stefania Catallo, fondatrice e responsabile del Centro anti-violenza Marie Anne Erize, che ha raccontato di aver conosciuto Pressenza proprio all’inaugurazione del centro. Da quel momento è nata una collaborazione basata su un valore fondamentale e condiviso: la tutela in assoluto dei diritti umani, tra cui va incluso il fondamentale diritto alla felicità. Stefania Catallo ha rievocato la vicenda della
Virgilio Violo e Stefania Catallo |
bellissima modella e attivista Marie Anne, scomparsa negli anni Settanta in Argentina. La difesa dei diritti umani può essere pericolosa, come dimostrato dai desaparecidos vittime della brutale dittatura militare di Videla & C e oggi dalle vicende di Milagro Sala e Santiago Maldonado, esempi di una dittatura mascherata da democrazia.
Dario Lo Scalzo della Redazione italiana di Pressenza ha poi introdotto il lavoro quotidiano svolto in otto lingue per dare spazio alla denuncia di violenze e
Dario Lo Scalzo |
ingiustizie, ma anche alle tante esperienze positive di solidarietà e auto-organizzazione spesso ignorate o distorte dai media mainstram. Pressenza è uno aggregatore di informazioni poco note, se non censurate (un esempio eclatante è il trattato per la messa al bando delle armi nucleari, approvato da oltre 120 paesi e passato sotto silenzio dall’informazione “ufficiale”), uno spazio aperto che mira a costruire reti, ad alimentare la speranza e a far convergere diversità. Tante realtà differenti, unite però da un progetto comune: la costruzione di quel nuovo mondo possibile basato sulla pace, la nonviolenza e i diritti umani, a cui tanti esseri umani aspirano. In questo senso il libro di Pressenza è un modo per andare oltre alla quotidiana realtà virtuale del sito per favorire incontri “fisici” come quelli realizzati per presentarlo.
L’importante ruolo di Pressenza nella difesa dei diritti umani è stato ribadito da Virgilio Violo, giornalista di Free Lance International Press, associazione che l’anno scorso le ha assegnato il premio conferito a chi si distingue nella difesa dei più deboli. Violo ha descritto il desolante panorama dell’informazione in Italia (non a caso siamo solo al 52° posto nella classifica della libertà d’informazione) usando il termine “filiera della disinformazione” , la difficoltà, se non l’impossibilità, per i giornalisti di scrivere liberamente a causa del dominio di interessi e gruppi di potere estranei alla società civile, che controllano i media grazie al sistema di finanziamento pubblico dell’editoria.
L’intervento video di Marica Di Pierri |
Marica di Pierri dell’associazione A Sud non ha potuto partecipare all’incontro per un impedimento, ma ha mandato un video che si può seguire qui sotto.
E’ intervenuto poi Marco Inglessis di Energia per i diritti umani, descrivendo l’impegno concreto dell’associazione per tradurre in attività concrete il grande ideale della nonviolenza e l’aspirazione alla Nazione Umana Universale, in particolare nei paesi in via di sviluppo. Qui sono state costruite scuole, avviate attività di micro-credito fondamentali per costruire l’autonomia soprattutto delle donne e realizzate campagne sanitarie come Stop Malaria. Gli attivisti però incontrano enormi ostacoli per far conoscere le loro iniziative ed è qui che un
Marco Inglessis |
giornalismo indipendente come quello di Pressenza ha dato e continua a dare un fondamentale contributo nel “fare rete”, rafforzarsi a vicenda e creare un campo di speranza che si opponga a un’informazione ormai ridotta a propaganda generatrice di odio e paure.
I numerosi interventi del pubblico hanno sottolineato l’importanza di un linguaggio positivo, che non metta più l’accento su tutto quello che non va, ma aiuti le persone a riconoscere le proprie virtù e le riabitui alla positività. Un cambiamento profondo, non solo sociale e personale, ma anche spirituale, deve partire dal quotidiano; solo così si potrà “depurare” la nube nera che esiste anche dentro di noi.
La fotogallery dell’evento a cura di Domenico Musella
Roma, 14 settembre 2017 - I militari del Nucleo Speciale Polizia Valutaria della Guardia di Finanza e gli agenti della Squadra Mobile della locale Questura hanno tratto in arresto il latitante Carlo ZIZZO, ricercato in quanto destinatario di un provvedimento definitivo di carcerazione, per il quale deve scontare 9 anni di carcere.
Era da poco entrato in un parrucchiere in zona Villa Glori allorquando gli agenti della Squadra Mobile ed i militari del Nucleo Speciale Polizia Valutaria della G.d.F. sono piombati all’interno sorprendendolo e non dandogli il tempo di organizzare una fuga.
Era arrivato in bicicletta e l’aveva posteggiata davanti all’attività. Con sé aveva uno zainetto, delle chiavi ed un cellulare.
Carlo ZIZZO, originario di Fondi (LT), è un pluripregiudicato per delitti contro il patrimonio nonché dedito a traffici di sostanze stupefacenti, che risulta aver presentato dichiarazioni ai fini fiscali fino al 2008, manifestando redditi di scarsa entità allorquando era titolare di una ditta individuale, con sede a Fondi, che svolgeva attività di intermediazione nel commercio di vari prodotti, anche di calzature ed accessori. Lo stesso era stato denunciato per reati tributari come da approfondimenti investigativi eseguiti dal Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, che stava indagando sulla situazione economico-patrimoniale del latitante, mentre la Squadra Mobile si stava occupando dell’attività d’indagine sulla sua cattura.
La sua storia criminale inizia negli anni ’80, periodo in cui risultano a suo carico diversi provvedimenti per delitti contro la persona, furto, rapina ed estorsione nonché per detenzione abusiva di armi.
Negli anni ’90, inizia la propria dedizione ai traffici di sostanze stupefacenti, in relazione ai quali viene colpito da provvedimenti cautelari e misure di prevenzione a carattere personale.
Nel 2002 viene colpito da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP di Firenze relativa a un sodalizio criminale costituito da individui di etnia albanese operante in Toscana e dedito al traffico internazionale di sostanze stupefacenti con collegamenti con un altro gruppo delinquenziale, anch’esso albanese, attivo nel basso Lazio e dedito principalmente al commercio illecito di droga dalla madrepatria e dall’Olanda: a Zizzo veniva contestato di avere acquistato, in concorso con soggetti albanesi, “plurimi quantitativi di cocaina variabili da kg. 1 a 4 per volta, occupandosi di organizzare il ricevimento della cocaina e provvedendo al pagamento del prezzo”.
Nel 2006, il pregiudicato viene segnalato nuovamente all’A.G. quale membro di un sodalizio criminale dedito a traffici di sostanze stupefacenti. Fa poi rientro in carcere nell’ottobre 2006 in esecuzione di un provvedimento di fermo emesso dalla Procura di Roma per il delitto di ricettazione. Scarcerato nel novembre 2006, lo stesso prosegue la propria dedizione ad attività criminali e viene segnalato all’A.G., come già evidenziato, per violazioni penali alla normativa tributaria e per un episodio di truffa.
Nel 2012, viene eseguita nei suoi confronti e di altri 33 soggetti un’ordinanza di custodia cautelare in carcere ed ai domiciliari emessa dal GIP di Roma a seguito di specifiche indagini condotte dalla locale DDA. Oltre a reati inerenti gli stupefacenti, viene contestata all’indagato anche l’ipotesi delittuosa di cui all’art. 12 quinquies del D.L. 306/1992.
Le indagini portarono alla scoperta di un’organizzazione criminale di trafficanti di droga acquistata in Spagna con base a Fondi e interessi, oltre che nella città del sud pontino, sull’asse Roma-Terracina.
Contestualmente, Carlo ZIZZO viene raggiunto da un ulteriore provvedimento cautelare emesso in data 26.10.2012 dal GIP di Latina, per i reati di estorsione, usura e porto abusivo di armi, per poi ricevere nel 2013 una prima condanna, con giudizio abbreviato, poi confermata dalla Corte d’Appello di Roma nel 2015, che ha inflitto una pena pari ad anni 14 di reclusione; contestualmente, la predetta Corte ha applicato al condannato la misura degli arresti domiciliari con applicazione di dispositivo di controllo elettronico.
Arrivando ai giorni nostri, nel 2017, ovvero poco prima della sentenza con cui la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso relativo alla condanna inflitta, rideterminando la pena in 13 anni e 10 mesi, si rendeva irreperibile evadendo dai domiciliari; il successivo 27 maggio 2017, l’Ufficio Esecuzioni Penali della Procura Generale presso la Corte di Appello di Roma ha emesso l’ordine di esecuzione per la carcerazione per l’espiazione della suddetta pena, rideterminata, in anni 9, mesi 3 e giorni 1 di reclusione.
Sono in corso approfondimenti sulla posizione dei gestori dell’esercizio commerciale in cui è stato rintracciato il ricercato.
NASCONDEVA IN CASA PISTOLE, GIUBBOTTI ANTIPROIETTILE, FUCILE A CANNE MOZZE E COCAINA. 2 ARRESTATI E 2 DENUNCIATI DALLA POLIZIA DI STATO.
Roma, 11 settembre 2017 -- Le indagini hanno preso il via nell’agosto scorso, a seguito di un furto portato a termine nell’appartamento di un professionista romano, abitante nei pressi del Pantheon, da dove erano stati asportati gioielli ed altri oggetti preziosi per un valore di oltre 150 mila euro, custoditi in una cassaforte.
La successiva attività investigativa degli agenti del commissariato Trevi Campo Marzio ha consentito di accertare che, nei giorni precedenti il furto, due persone sospette a bordo di una moto erano state notate in zona, tanto da far pensare che fossero stati impegnati in attività di “sopralluogo”.
Grazie alle indagini effettuate, i due erano stati identificati per T.M., romano di 40 anni ed un 47 enne, anch’egli romano, entrambi con precedenti di polizia mentre la proprietaria dello scooter era risultata essere T.S., romana di 49 anni, abitante a Torrespaccata, anch’ella con vari precedenti di polizia.
A quel punto gli investigatori del commissariato, dopo aver richiesto ed ottenuto dall’autorità giudiziaria i decreti di perquisizione, si sono recati a casa degli indagati.
Dopo aver suonato alla porta della T.S. senza ricevere risposta, si sono accorti che la donna, aperta una finestra, aveva gettato nel cortile una piccola cassaforte.
Una volta riusciti ad entrare, gli agenti hanno proceduto alla perquisizione dell’abitazione, rinvenendo un giubbotto antiproiettile, un fucile a canne mozze, due pistole semiautomatiche con matricola abrasa, numerosi proiettili nonché 70 grammi di cocaina e tutto il necessario per il confezionamento delle dosi.
Le ulteriori indagini hanno consentito di accertare che tutto il materiale sequestrato era di proprietà di T.M. e che la donna, sua complice, lo aiutava, nascondendolo in casa propria.
Nella cassaforte recuperata, invece, risultata essere di proprietà di un 24enne romano, è stata rinvenuta una pistola semiautomatica con matricola abrasa e silenziatore artigianale con relativo munizionamento, una placca delle forze dell’ordine ed un paio di manette.
Il giovane è stato denunciato all’autorità giudiziaria.
Durante la perquisizione a casa del T.M., gli agenti hanno sequestrato una cospicua somma di danaro contante.
L’uomo, insieme alla T.S., è stato accompagnato negli uffici di polizia dove sono stati poi arrestati e condotti in carcere.
A casa del 47enne romano invece, gli investigatori hanno rinvenuto alcune ricetrasmittenti sintonizzate sulle frequenze delle forze dell’ordine, motivo per il quale è stato denunciato all’autorità giudiziaria.
Le successive indagini cercheranno di stabilire la provenienza del materiale sequestrato ed il suo eventuale utilizzo in azioni delittuose.
Ecco come potrebbe essere il Paradiso, cani e gatti compresi. Fino ad ora sono state raccontate solo teorie fuorvianti, fin dai tempi in cui si è iniziato a parlare dell’aldilà, a partire dalle divinità del passato, per finire poi a Cristo, Dio, Spirito Santo e Papi di ogni genere, fino agli islamici tagliagole. Ma nessuno sa veramente cosa ci attende dopo la morte, ne come si possa giungere nell’aldilà, e per quali meriti. Tutto nasce dal fatto che l’uomo non accetta la morte. Intanto c’è da chiedersi che fine abbiano fatto tutti coloro che sono defunti prima di Cristo e prima di Allah, e che hanno adorato, a modo loro, una serie infinita di divinità.
Nessuno lo ha spiegato. Dunque, sgombrato il campo dalle varie false teorie religiose, cerchiamo di guardare, invece, la realtà che è ben rappresentata nella natura che ci circonda, che ha un suo ciclo vitale, che si rigenera puntualmente, dall’uomo , agli animali, alle piante. Il prosieguo della vita è nei figli. Detto ciò, ed alzando gli occhi al cielo, ci si rende conto che l’Universo non è nato da solo, ma che qualcuno, al di fuori della nostra portata mentale, lo ha creato. Per farci cosa? E l’uomo che c’entra? Forse un Padre che ha voluto dei figli in grado di amare? Amore per gli umanoidi e verso la natura creata, un fax simile di Paradiso terrestre? E l’unico comandamento di vita dovrebbe essere quello di non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te stesso. Ma le religioni hanno sempre manipolato tutto per condurre la gente, come pecore, sottomesse ai loro poteri. Ed in tutto il caos delle religioni, personalmente salverei solo i francescani, gli unici che predicano bene e non razzolano male.
Ed i miracoli, sotto la stretta osservanza della Chiesa, come si giustificano? Con preghiere che ne Dio e Santi non sono in grado di ascoltare? I miracoli sono solo il frutto delle energie che vivono in noi, energie del Padre, le uniche in grado di poter interferire con la carne. Energie che viaggiano nel pensiero, che se inviato nell’aldilà, ritorna amplificato, pronto a generare interferenze sulle persone malate. Ma la storia non finisce qui, perché dato che il Padre ha in se anche il germe della giustizia, le energie possono essere usate anche per inviare qualcuno all’altro mondo. Il sottoscritto ha avuto esperienze di entrambi i casi, con tanto di testimonianze. Per quanto riguarda, poi, il post mortem, nessuno si chiede come saremo riconosciuti, ne come, eventualmente, potremo attraversare i confini dell’Universo. Se si dovesse viaggiare alla velocità della luce, non si arriverebbe mai. Ed inoltre, come saranno riconosciuti i buoni dai cattivi? Sicuramente esiste una luce, quella bianca descritta da chi è ritornato in vita, dopo attimi di stand bay, che circonda la Terra, una luce in grado di riconoscere i colori buoni dell’anima-pensiero.
E per coloro che non vengono riconosciuti si riapre nuovamente l’Inferno in Terra. E come potrebbe essere il Paradiso? Ogni anima-pensiero si porterà dietro il proprio bagaglio di vita, animali compresi, e potrà, come in un sogno ricreare tutte le belle emozioni vissute, sia con i propri cari ed amici che con i propri gatti e cani, per chi ne ha avuti. Probabilmente, un mondo in cui il pensiero potrà rigenerare all’infinito tutto ciò che di bello ha vissuto negli affetti, nell’amore, anche verso il prossimo, ed in grado anche di sconfinare ben oltre. L’armonia della natura ne è la dimostrazione cosmica. E per vedere le distorsioni umane c’è dal rilevare che l’uomo nasce nudo, mentre poi muore vestito. Come si andrà, eventualmente, nell’aldilà? Con giacca e cravatta? Si metteranno tutti a ridere sull’imbecillità dell’umano che non ha capito nulla dell’importanza della vita, che invece dovrebbe servire per cercare di comprendere il mistero della creazione, e non l’accumulo di ricchezze fine a se stesse o vestiti sfarzosi, gioielli compresi. E chi non riesce a mettere le ali all’anima, in Terra, è già defunto, ancor prima della morte corporale.
Leggo ogni giorno le auliche disamine politiche e sociali dei miei colleghi che scrivono su quotidiani e periodici online e cartacei. Queste pregevoli analisi hanno una pecca; non raccontano quello che al cittadino viene nascosto cercando di avvicinarsi il più possibile alla verità. Non rappresentano il mestiere che queste persone si sono scelti: raccontare dei fatti.
Leggo anche notizie di ogni giorno che arrivano da sole al cronista come lettere inviate con prioritaria al mittente: l’incidente, l’incendio , la rissa che uccide alla luce del sole e vedo la capacità di raccontare ma mi sfugge la facoltà del cronista di vedere oltre l’apparenza, di svelare ciò che si vuole nascondere all’opinione pubblica. Percepisco desolante l’assenza di domande che si pone il professionista , specialmente chi tratta di politica abituato ad eleganti e noiose conferenze stampa dove la notizia è preconfezionata e comoda. E questa mancanza di coraggio , di iniziativa di curiosità che si è tradotto in un continuo anelito al privilegio e alla sicurezza ha creato dei pezzi che altro non sono che uno sfoggio inutile di citazioni colte, parole straniere, motti latini una perenne gara, mi si perdoni la volgarità, “a chi ce l’ha più lungo” che non informa, non sveglia le coscienze e annoia il lettore che si allontana inesorabilmente dalla lettura dei quotidiani.
Capisco i disagi dei colleghi che hanno avuto la fortuna di avere una scrivania nella redazione di un grande quotidiano, sono loro nel cuore, massacrati dalla politica italiana onnipresente che ha imposto una linea all’editore e delle direttive al direttore, quest’ultimo impegnato a capire dove soffia il vento favorevole all’arrivo dei lettori quel vento che porti clienti , entrate e nuovi e obbedienti capiredattori piuttosto che tagli e lo stress di quelli rimasti. “Vendere un giornale è come vendere un dentifricio”, mi disse il direttore di un quotidiano della mia città che infatti chiuse due mesi dopo. Redazioni con figure professionali non allineate, senza nessuna empatia, spesso in contrasto. Comprendo la reticenza dei colleghi nel voler esprimere un proprio parere anche là dove sarebbe loro diritto per esempio sulla pagina fb luogo virutale deputato al libero pensiero, imbevuti di quell’omertà che si portano nelle tasche dalla redazione alla scrivania di casa, spacciandola per imparzialità richiesta dalla deontologia professionale e li apprezzo quasi per la loro pacatezza che non incrementa inutili polemiche e i loro buonismo che costa poco, lascia una scia dolciastra nell’aria e fa fare molta figura.
Lo so, la ricerca della merce avariata dietro la vetrina è scomoda, puzzolente, pericolosa è vero e capisco la loro scelta così come la loro indifferenza nei confronti delle richieste di aiuto di coloro che invece hanno scelto di raccontare dei fatti scomodi: appalti truccati, corruzione, infiltrazioni mafiose, ingerenza della politica, violenze su minori ad opera di insospettabili, insomma di scrivere quei pezzi dove le citazioni sarebbero fuori luogo e i latinismi ridicoli. Capisco, sono piena di umana comprensione perché anche io per lungo periodo mi sono messa in condizione di non scoperchiare nessun vaso di Pandora, io mi sono messa in un angolo però non ho mistificato con la pretesa di insegnare con i miei articoli la vita e la cultura. Una umana comprensione che viene meno quando vedo l’accanimento e l’accusa nei confronti di chi il suo lavoro lo fa davvero. Questo davvero mi fa arrabbiare. Io capisco ma voi no. Io sono clemente ma voi girate il coltello nella piaga, date l’ultima coltellata al collega che sta mettendo in gioco la sua vita per informare, quel colpo che fece esclamare all’ormai esanime Giulio Cesare “Tu quoque, Brute, fili mi?”.
Voglio chiudere anche io con una citazione latina per solidarietà con voi. Non vi odio, non vi disprezzo, non sono nessuno per farlo, mi limito a dare il consiglio che do ogni volta a me stessa: più coraggio, meno autocompiacimento letterario, più verità e meno cattiveria.
fonte http://www.francescalagatta.it
Enrico La Rosa, Ammiraglio in pensione, già rappresentante italiano in gruppi di lavoro NATO per il supporto logistico alle forze impegnate in operazioni multinazionali di peacekeeping, e in seguito (anni '90) addetto militare in Algeria e ufficiale di collegamento tra la Marina italiana e quella bulgara, oggi è presidente dell’associazione “OMeGA” (“Osservatorio Mediterraneo di Geopolitica e Antropologia”), centro studi che vuole ricoprire un ruolo di “Think tank” in tutto ciò che riguarda il “Mare Nostrum”.
Con lui facciamo un bilancio dell’iniziativa di OMeGA “Lungo le rotte del corallo”, un viaggio di pace e di ricerca del dialogo, dalla Sardegna alla Tunisia, svoltosi nella prima metà di luglio come parte essenziale del progetto “Rotte Mediterranee”, realizzato col supporto decisivo della Fondazione di Sardegna.
Domanda: Ammiraglio, quest’iniziativa si articolava in una serie di convegni preparatori (tra Roma, quest’ inverno, e Cagliari, ai primi di luglio). Che riscontro avete trovato, anzitutto, nella società sarda?
Risposta: Al convegno di Cagliari c’è stato un buon riscontro da parte del pubblico, specialmente di nicchia, interessato alle vicende mediterranee, e di piccole e medie imprese agroalimentari. Da alcune delle quali abbiamo raccolto adesioni alla prossima edizione di “Rotte Mediterranee”: che vogliamo organizzare nella primavera-estate 2018.
D: Come sarà articolata?
R: Mantenendo la formula della centralità del Mediterraneo, sia come mezzo da solcare e domare, sia per il suo grande potenziale evocativo e rievocativo (da Ulisse ed Enea ai navigatori arabi, ecc…) e come palcoscenico di futuri incontri. Con interlocutori al di fuori delle ottiche politiche, scelti nella comunità intellettuale, delle professioni, ecc... Per l’appuntamento del prossimo anno punteremo sull’adesione di persone singole o in coppia, disposte a noleggiare singoli posti barca su imbarcazioni modernissime e sicure, complete di ogni confort, a prezzi accessibili. Sarà una vera e propria regata per la pace.
D: E a Tunisi, poi, che situazione avete trovato?
R: Un clima tutto sommato sereno e pacifico, ospitale nei confronti degli occidentali, specialmente degli italiani: solo andando nei vecchi quartieri residenziali europei, oggi in gran parte abbandonati o comunque trascurati, percepisci chiaramente, nella stessa laica Tunisia, un certo vento di rifiuto del mondo occidentale. Ci è dispiaciuto, poi, il 5 luglio, visitare lo stupendo Museo del Bardo con la desolazione delle sale pressoché vuote; purtroppo è un luogo rimasto tabù, dopo l’attentato sanguinoso del 2015.
D: E che mi dice del convegno tunisino del 6 luglio?
R: Il 6, presso la sede dell’Istituto Italiano di cultura della nostra Ambasciata a Tunisi (che ringraziamo ambedue calorosamente, per la perfetta organizzazione della cosa e il supporto logistico che ci hanno dato in tutti i modi), il convegno è ottimamente riuscito. Abbiamo cercato di capire le ragioni dello stallo del dialogo nel Mediterraneo e proporre soluzioni per avviarne il superamento: han partecipato al dibattito esperti di prim’ordine, come Mohammed Hassine Fantar, docente all’ Università di Tunisi e incaricato del Governo per il dialogo con le religioni, Germano Dottori, dalla LUISS e analista per “Limes”, Marco Lombardi, docente all’ Università Cattolica di Milano, Mohamed Menzli, giornalista della radio tunisina, e altri.
D: Cosa è emerso, in particolare, dell’ attuale situazione del Mediterraneo?
R: Tutto lo scacchiere, oggi, è gravemente instabile: da un lato per le mire delle grandi potenze (acuitesi dal 2011, con le Primavere arabe, in cui si sono fortemente inserite, e le gravi crisi in Libia, Egitto e Siria), dall’altro per l’acuirsi dei contrasti su base religiosa. Nonostante tante Costituzioni d’impronta liberale, in tutti questi Paesi l’Islam resta, in sostanza, la religione di Stato, con conseguente emarginazione di tutti gli altri credenti. Però a Tunisi, a parte pochi interventi improntati al malumore verso l’Occidente e l’attuale dirigenza tunisina, dal convegno è emersa, nel complesso, una gran voglia di dialogo, soprattutto con Francia e Italia, che restano essenziali punti di riferimento.
D: E che progetti ha OMeGa per il futuro?
R: Anzitutto, promesse di iniziative comuni con i Paesi dell’area mediterranea. Cercheremo altri partner, iniziando da coloro che ci hanno aiutato all’esordio di quest’anno, e con essi organizzeremo altri momenti di confronto per rilanciare dialogo e cooperazione, stavolta su aspetti più immediatamente pratici. Nell’immediato, in autunno, organizzeremo a Roma un incontro, al quale inviteremo i relatori di Tunisi, un confronto di bilancio e di riflessione.
Ringrazio fortemente, in chiusura, tutti gli altri enti che ci hanno patrocinato e variamente sostenuto: Ansamed, le Ambasciate tunisina e algerina in Italia, la rete maghrebina del Ministero degli Esteri, l’Istituto per il Commercio Estero, ora Italian Trade Agency, l’Unione delle Università del Mediterraneo, l’Associazione Medici d’ Origine Straniera in Italia (AMSI), l’ Unione Medica Euromediterranea (UMEM), le Comunità del mondo Arabo in Italia (Co-mai), il movimento Uniti per Unire, e tutti gli altri.
La cosiddetta Zakhat, pagata da due milioni di musulmani in Italia, viene gestita completamente in nero
Milioni di euro che finiscono nelle casse delle moschee italiane, completamente non rintracciabili, in nero, come se nemmeno esistessero. Sono i soldi donati dalle varie elemosine rituali rispettate dai musulmani ogni anno, tra obbligatorie e facoltative, che generano un giro di di circa 10 milioni di euro all'anno che si uniscono alle decine di milioni già donati da Stati come il Qatar, la Turchia, l'Arabia Saudita, il Marocco e varie piccole e grandi associazioni italiane e straniere. Senza contare la proposta di destinare l'8 per mille alla costruzione delle moschee in Italia, una mossa che, come ha sottolineato più volte Massimo D'Alema, permetterebbe un maggior controllo da parte dello Stato italiano dei finanziamenti destinati ai luoghi di culto islamici.
La zakhat è una sorta di elemosina rituale obbligatoria per tutti i fedeli musulmani, uno dei cinque pilastri dell'islam insieme al digiuno del ramadan, alle preghiere quotidiane, alla dichiarazione di fede e al pellegrinaggio alla Mecca. Solo in Italia ci sono due milioni di fedeli musulmani, e considerando che la zakhat è di 7 euro a testa, ecco che si crea un fiume di svariati milioni di euro completamente in nero, dal momento che il versamento non prevede il rilascio di alcuna ricevuta. La quasi totalità dei fedeli musulmani, inoltre, la versa direttamente di persona, in contanti, in modo completamente non rintracciabile, senza contare le numerose elemosine volontarie, da quelle per una grazia ricevuta a quelle per la nascita di un bambino fino alle elemosine di espiazione collegate alla mancata osservanza di qualche precetto minore dell'islam. Oltre a queste esiste anche un'altra forma di donazione chiamata zakhat al-fitr, legata al digiuno del ramadàn, al termine del quale il musulmano versa un'ulteriore somma, sempre di 7 euro circa e sempre in nero. Un altro giro di denaro, parallelo a quello della zakhat normale, che solo in Italia genera un ulteriore flusso di denaro completamente in nero e dal quale la sola Moschea di Roma ricava ulteriori 20 mila euro all'anno.