L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
- Tra gli assolti in un processo a carico di sette persone con l'ipotesi di traffico di materiale 'dual use' in violazione dell'embargo, conclusosi ieri a Como, figura anche il corrispondente per l'Italia Hamid Masoumi Nejad dell'Irib, il network di stato della Repubblica islamica, nonché socio della Free Lance International Press.
Hamid è un giornalista della Stampa estera, molto noto in Iran per i suoi servizi dall'Italia. Su di lui è stato di recente scritto anche un libro per denunciare i lunghi anni passati senza una sentenza, e per il trattamento ricevuto - compreso il carcere in isolamento - per il sospetto di essere una spia. "E' la fine di un incubo” ci ha raccontato il nostro collega, vittima innocente di giochi di potere che passano sulle teste di tutti noi – Noi che conosciamo bene il collega e lo abbiamo sostenuto in tutti questi anni, consapevoli della sua estraneità ai fatti, non abbiamo mai avuto modo di dubitare della sua onestà intellettuale e grande professionalità. Nell'ordinanza c'era scritto che non era giornalista e l'associazione dei giornalisti lo sospese solo sulla base delle notizie dei giornali. Il collega in tutti questi anni ha solo chiesto una sentenza. Ora chiede una notizia, perché : ” quando mi hanno arrestato sono finito in prima pagina e ora che sono stato assolto spero in un trafiletto per la dignità della mia professione".
Dopo che il grande scandalo del tir di prosciutti scomparso e misteriosamente ritrovato vuoto sotto l’abitazione dell’onorevole Quattroganasce, fu aperta un’ interrogazione parlamentare nell’intento di chiarire la faccenda.
Il primo a parlare fu il Ministro dell’Interno Il quale, visibilmente imbarazzato, disse: “Onorevoli colleghi, quantunque le concomitanze suppositive portino incontrovertibilmente all’ anamorfosi congetturale, si presume, con assoluta certezza, che la sindrome del dubbio possa avocare la prodromica reiezione delle lutulenti azioni lubridiche del reo“.
“Che ha detto!?”chiese il Segretario della Lega. Ha detto che stanno indagando, rispose un compagno di partito.
Allora, presa la parola, il Ministro di Grazia e Giustizia disse: “I sofismi dell’anacoluto postulato inficiano l’ipocondria latente dell’elusivo solipsismo pragmatico mentre il paradigma della scrasia criptica obbliga a trascendere l’oggettivismo apologetico della sinapsi procedurale”.
L’onorevole Calogero Scalia mormorò al compagno che gli era accanto: “Ma ‘anacoluto’ parola offensiva è? Aah!?” Nooo! rispose sicuro e persuasivo il suo collega.
A questo punto intervenne il Ministro della Pubblica Istruzione che così si espresse: “Se la metonimia analogica edulcora il pregenetico antropofagismo tendenziale la catàbasi icastica della congettura avulsiva induce a confutare le inconsulte supposizioni obnubilate nel repente dileguarsi del tabulo bottino”.
Alcuni annuivano tra loro ostentando l’aria di chi ha capito tutto altri avevano in faccia l’espressione di chi è stato colto con le mani nel sacco.
“Ma l’hanno trovati i prosciutti?” chiese il senatore Pansagrossa. Pare di no, rispose sconsolato un suo collega.
S’era fatta ormai l’ora di cena quando qualcuno disse sottovoce che il pranzo a mensa era servito.
Non si sa come ma tutti capirono all’istante ed in un baleno si disperse l’assemblea.
Avola. Per scelta, Maurizio Inturri da due anni si occupa di cronaca e solo casualmente si è imbattuto in un'inchiesta sulla mafia di Avola. Chiariamo sin da subito che non esistono eroi giornalisti che scrivono di mafia, ma solo giornalisti che si occupano o intendono occuparsi di tutto ciò che riguarda la cronaca.
Il famoso caso del “Chiosco dei fiori“ posto di fronte all’ingresso del cimitero di Avola è frutto di una sua delicata e lunga inchiesta: testimonianze e registrazioni, come da deontologia giornalistica, sono passate dalle sue mani a quelle degli inquirenti, ma prima di questi ultimi a quelle del giornalista Paolo Borrometi, che le ha utilizzate per scrivere un articolo nella testata online "La Spia".
L’inchiesta sul Chiosco dei fiori, una rivendita quasi secolare già di proprietà della famiglia Cancemi e oggi finita nelle mani dei Crapula, è stata una minuziosa raccolta di informazioni grazie al racconto di un suo testimone. Erano sconvolgenti le informazioni che Inturri riceveva dalla sua fonte.
Un chiosco che in molti avevano visto per circa due settimane sotto la gestione di un impresario di pompe funebri. che lo stava rimettendo a posto ripulendolo dalle erbacce prima della nuova apertura, ma che tutto ad un tratto è passato all’impresa dei Crapula, che ne ha annunciato l'acquisizione con tanto di cartelloni recanti la scritta “Nuova gestione“.
Cosa sarà successo? La risposta si può riassumere in due parole: semplice mafiosità..
La signora Cancemi proprietaria del chiosco aveva richiamato il locatario a cui aveva concesso il locale dicendogli di riconsegnarle le chiavi perché era stata minacciata di morte da Desireè, Christian, Rosario Crapula e Francesco Giamblanco. "Se non fai quello che vogliamo ti faremo saltare in aria!", disse.
Purtroppo, come accade spesso, per questa sua denuncia agli inquirenti e sul suo blog (https://inturrimaurizio.wordpress.com/), Inturri è stato vittima di aggressioni, minacce e querele per diffamazione a mezzo stampa. Per queste ultime sono stati accusati lui, il Borrometi e il senatore Giarrusso. Tra l'altro, le denunce sono fioccate anche quando Inturri ha riferito dell’appoggio del clan Crapula ad un candidato al consiglio comunale nelle elezioni amministrative di Avola di giugno 2017.
Per molti sarà storia passata, ma sappiamo tutti che la “Mafia non dimentica“.
Oggi, a distanza di un anno, la DdA di Catania ha confermato quanto scritto da Inturri nel mese di agosto 2017: ad avere preso il testimone del comando del gruppo dal proprio padre è Desiré Crapula, e non il marito di quest'ultima, Francesco Giamblanco.
Il Gip di Catania, infatti, nell’ordinanza cautelare a carico di Francesco Giamblanco, Massimo Rubino e dell'onorevole Giuseppe Gennuso, tutti e tre accusati in concorso di voto di scambio politico mafioso, precisa che: “Il Crapula Michele aveva costituito all’interno del clan Trigila un gruppo proprio e benché arrestato manteneva e risulta mantenere ancora il controllo del gruppo attraverso la moglie Magro Venera e i figli Desireé, Aurelio (detto Cristian) e Rosario”.
Questa precisazione del Gip di Catania conferma quanto da denunciato da Inturri pubblicamente e agli inquirenti sempre nell’agosto del 2017. A seguire Inturri riporta quanto scrisse il 9 agosto 2017. Quello che sapeva di certo, perché lo aveva ascoltato con le sue orecchie era:
1. Che ogni quindici giorni circa, la moglie del boss Michele, Vera, si recava dal marito.
2. Che un giorno mentre Inturri si trovava in negozio è arrivata la stessa e con voce di comando rivolgendosi alla figlia Desiré gli ha detto: "...dobbiamo fare i biglietti aerei perché devi venire anche tu!"
3. Che Desirè era l’unica che si occupava dei rapporti con le banche e con la contabilità e che in più di una occasione, davanti ai dipendenti, non trovando il marito Ciccio, si è espressa dicendo “Iddu a stari ca’! Tal’è ca’ accuminciu a lassallu senza mangiari!“ ("Lui deve rimanere qui! Guardate che lo lascio morire di fame", frase che, avendo toni mafiosi, assume significati diversi, anche sinistri, a seconda delle circostanze, ndr). Espressione accompagnata con sguardo feroce e non come occasionalmente si mostrava ai clienti o davanti ad un pubblico non appartenente alla sua cerchia familiare.
Da questa inchiesta, sono stati tratti i video, inchiesta su Fanpage.it di Sandro Ruotolo e i vari articoli a livello nazionale, ma il nome di Inturri è stato sempre accantonato da illustri giornalisti e dalle testate giornalistiche locali e nazionali, così come è stato deliberatamente taciuto da chi doveva assicurare garanzie per la sua incolumità fisica e totale solidarietà, cioè a dire da
Paolo Borrometi. Ma così non è stato.
E’ proprio qui e per tali motivi che bisogna chiedersi come mai è calato un silenzio assordante su un aspirante giornalista che ha deciso di parlare e denunciare la mafia proprio nella provincia dei Crapula, dei Trigila, degli Aparo.
Perché e chi ha deciso di lasciare senza scorta mediatica Maurizio Inturri? Quale testimonianza scritta e\o oculare avrebbero avuto oggi inquirenti e Paolo Borrometi senza di lui?
A cura di Emiliano Federico Caruso
Fondazioni e comité stravolgono le regole del mercato dell’arte. Ecco perché. Cosa si cela, dunque, dietro il labirinto delle fondazioni preposte alla convalida degli artisti che ne fanno parte ?
Certamente non dovrebbero rappresentare il dogma della certezza, anche perché di esperti validi, al di fuori delle fondazioni, ne esistono, eccome.
E allora? C’è odore di bruciato. Infatti, il comune mortale che ritiene di possedere un’opera, firmata o non, di un artista del 1900 , se vuole provare a venderla deve rivolgersi alla fondazione preposta per l’autenticazione . Il che significa che un pugno di esperti possano dettar legge, facendo il bello e cattivo tempo. Tradotto alla romana, una “sola”.
Ecco perché:
E da noi? Fondazioni e case d’asta a braccetto stravolgono il mercato.
Aste deserte e amministratori solerti inducono il Comune di Portoferraio a vendere a ribasso, prima di fine mandato, i beni mobiliari più prestigiosi della città.
Significativi ed emblematici anche per episodi recentemente avvenuti in Italia e per le relative conseguenze, sono i casi di amministratori comunali, folgorati sulla strada di Damasco che hanno letteralmente svenduto patrimoni immobiliari pubblici di notevole rilevanza invocando ragioni che alla luce dei fatti, non stavano né in cielo né in terra.
È vero che ogni caso fa storia a sé, ma nell’analogia di quanto è avvenuto è interessante prendere atto che tutto il mondo è paese e che ciò che sembrava un eccesso di sconvenienza economica localizzata in alcune circostanze, ecco che si ripropone in altri luoghi.
A volte ritornano - Non è certo la prima volta che attraverso aste guarda caso, andate deserte, si vende a ribasso e a trattativa privata, beni immobiliari di ben altro valore, rispetto al ricavato.
Da tempo l’Amministrazione di Portoferraio che come moltissimi conoscono, è quella splendida cittadina dell’ Isola d’ Elba, si è adagiata sulla “rendita di posizione” dei beni che immediatamente producono alla gestione in carica il corrispettivo economico ricavato dall’ appalto, senza altro impegno. Esempio di una situazione di tal genere è quello delle attività portuali turistiche e commerciali; tutto ciò sembra in linea con la volontà di vendere l’ uva, si fa per dire, con l’intero vigneto, ossia non lasciando sfuggire nel tempo del mandato politico dell’Amministrazione comunale, l’ occasione irripetibile nella quale si vendono i beni di famiglia con la prospettiva di ottenere un immediato ristoro.
Si pensa però che non sia stata nell’intenzione dei cittadini che hanno votato per l’Amministrazione in carica quella di mettere alla prova appetiti di questo genere, in quanto una volta rimasti in brache di tela, come precisano i milanesi, i pantaloni per ricoprire non ci sono più.
A volte restano - Dall’astratto al concreto, si può purtroppo prendere atto che sono stati posti in vendita dal Comune di Portoferraio diversi e importanti beni immobili rappresentati da significative strutture in zone storiche e panoramiche della città. Si tratta di beni che hanno sicuramente un valore di mercato sostenuto. Ove il bando di gara per alienazione di questi immobili fosse stato opportunamente portato a conoscenza dei veri ambienti interessati, il valore d’asta milionario avrebbe rappresentato solo la base di rilancio.
Ma a quanto pare, i soliti noti si saranno sicuramente rallegrati per il fatto che le gare a prezzo d’asta sono state portate per ben due volte a conoscenza del pubblico interessato che in questi casi è indispensabile informare, per ottenere una risposta adeguata al valore in gioco.
Quando di fronte a beni di tal genere due gare vanno deserte, c’è qualcosa di poco chiaro nell’aria. Non si comprende infatti l’ostinazione dell’Amministrazione comunale che coglie l’occasione per proporre ancora l’alienazione immobiliare a trattativa privata con lo sconto di percentuali a due cifre.
Ma questa volta non salterà fuori dal cappello a cilindro del prestigiatore il solito coniglietto bianco, appariranno invece i noti personaggi di questo genere di cose; saranno cioè, il gatto e la volpe della circostanza che parteciperanno a trattativa privata, a questa sorta di invito a nozze, completando così, il gioco delle parti delle quali la perdente è sicuramente quella di Portoferraio.
Il gatto e la volpe - L’aggiudicazione sarà quindi assegnata a questi personaggi che non si erano presentati prima, come per non voler turbare l’asta con la loro presenza. Ma successivamente, visto e considerato che i beni in questione nessuno li voleva, bontà loro, potranno dare un contributo alle casse comunali. Ma di quale valore si tratta? Infatti, oltre il ribasso sul prezzo di base d’asta con percentuale a due cifre, deve essere considerato che la stessa base della prima delle due gare era già ovviamente appetibile rispetto al valore di mercato. Ecco perché i passi successivi della vendita immobiliare hanno portato i ribassi finali a valori che avrebbero dovuto sconsigliare ogni altra azione.
Passando dagli antefatti al caso concreto, un bene di rilevante valore architettonico in particolare per la storia di Portoferraio, è l’immobile in stile liberty che il famoso Arch. Coppedè all’inizio del 1900 aveva progettato, per la Direzione Generale di uno dei primissimi stabilimenti siderurgici italiani.
Si tratta di uno storico edificio lasciato decadere e spogliato dell’intonaco negli anni scorsi in luogo della necessaria manutenzione da parte dal Comune proprietario del bene in questione. L’immobile in virtù della sua stessa struttura e dei vari locali dislocati in quattro piani, si avvale della posizione privilegiata sulla banchina del porto commerciale e del notevole coefficiente di prospetto che lo caratterizza, per assumere un valore di mercato che non rispecchia certo quello offerto dallo stesso Comune.
Altri beni che dovrebbero essere alienati, sono tre appartamenti di un prestigioso palazzo in stile neoclassico con vista sul golfo, ubicato al centro del porto turistico di Portoferraio. Si tratta di appartamenti, questa volta immediatamente agibili per essere utilizzati, e che il Comune intende alienare allo scopo di introitare poche centinaia di migliaia di euro. Francamente non si comprende quale sia il vantaggio della cittadinanza per entrate di questo genere, quando il prezzo di mercato sceso ora a ribasso della base d’ asta, rappresenta più che un atto di reciproca convenienza, un’autentica svendita a prezzi non plausibili.
E ancora, un altro palazzo antistante allo stesso Comune, nel bel centro del centro storico di Portoferraio, con vista sulle due più importanti piazze della città. Anche in questo caso l’immobile in questione ha un valore commerciale che non risponde minimamente alle caratteristiche ricavate dal meccanismo del prezzo stabilito a trattativa privata come nei casi precedenti.
Ma non finisce qui - La questione analoga vale per una ulteriore edificio di un’ex scuola ubicata nella pianura del golfo di Portoferraio il cui valore persino in base d’asta, sembra che già sia stato ridotto senza ragione non tenendo conto di un estimo, che la Pubblica Amministrazione dovrebbe poter mostrare a scanso di equivoci, non solo per quest’immobile ma per tutti quanti gli altri, compreso tutto il secondo piano dell’ex Ospedale della città, inizialmente stimato 800 mila euro.
Tenendo conto ora delle riduzioni successive per le gare andate deserte malgrado la percentuale a ribasso, la trattativa privata prevista per la relativa alienazione, si prospetta quanto mai penalizzante per la P.A. Se poi oltre i ribassi calcolati non si sa come, sul prezzo d’asta, si tiene conto che il periodo più infelice per vendere immobili è proprio questo a causa della contrazione dei prezzi di mercato, allora il presupposto che qualcuna delle Autorità di controllo, come la Corte dei Conti, chieda spiegazioni documentali degli estimi di ribasso, dovrebbe essere abbastanza concreto.
Quando il guadagno non c’ è.. - Se il piano di vendita così organizzato dal Comune avrà esito, il danno arrecato al patrimonio della cittadinanza, sia per la perdita irreversibile di beni rappresentativi della storia di Portoferraio, sia per la inconsistente somma del relativo ricavo, non troverebbe riscontro nello stato di necessità del Comune.
Non si ritiene infatti, che l’Amministrazione di Portoferraio sia allo sbando economico, né che abbia destinato in fase avanzata del proprio mandato, il ricavato a specifici progetti di pubblica utilità meritevoli di una decisione di questo genere, come si dovrebbe fare in tali casi.
Resta da capire quale sia stato il reale motivo del Comune di non aver messo a frutto prima a vantaggio della stessa Amministrazione e quindi della cittadinanza, i beni che adesso intende alienare; così come quale sia la ragione di volere adesso concretizzare, nel momento di mercato meno favorevole per i ricavi, vendite immobiliari di una parte della storia architettonica di questa città.
Il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale ha recuperato un’importante opera del XVIII sec. di uno dei principali esponenti della pittura vedutista italiana, rubata nel 1994.
I Carabinieri del Reparto Operativo del Comando Patrimonio Culturale (TPC), a quasi 25 anni dal furto hanno recuperato un dipinto, olio su tela, raffigurante Capriccio Architettonico con astanti, la cui attribuzione è contesa ad oggi tra due dei massimi esponenti del periodo vedutista italiano, ovvero Giovanni Paolo Pannini (1691-1765) e Andrea Locatelli (1695-1741).
Nel novembre 2017, durante l’attività di monitoraggio del mercato delle opere d’arte, i militari della Sezione Antiquariato hanno individuato in una importante casa d’asta londinese l’opera raffigurante Capriccio Architettonico con astanti, in procinto di essere messa in vendita, con un prezzo di partenza di 40.000 sterline, pari a circa 50.000 euro.
Gli immediati approfondimenti investigativi, eseguiti anche attraverso la Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti, hanno confermato la corrispondenza dell’opera individuata con quella rubata e hanno consentito di accertare che il dipinto era stato consegnato, da un antiquario, alla filiale romana della casa d’aste di Londra che, a sua volta, ne aveva chiesto e ottenuto l’attestato di libera circolazione.
Il verosimile intento era di realizzare, all’estero, un maggiore guadagno, in forza dell’importante richiesta di opere d’arte di uno principali esponenti della pittura vedutista italiana del XVIII sec.
Il dipinto, che è stato rimpatriato in questi giorni, una volta esperite le formalità da parte della Procura della Repubblica di Roma, sarà restituito al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e nello specifico alle Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma – Palazzo Barberini e Galleria Corsini, alla quale era stata donata nel 1892 dalla famiglia nobiliare Torlonia. Il 1° gennaio 1925 è stato poi dato in deposito a Palazzo Venezia dopo essere stato in mostra a Castel Sant’Angelo nel 1911 e 1920. Il 20 febbraio 1958 è stato ceduto in deposito temporaneo all’istituto culturale “delegazione opere d’arte astalli” - Archivio Siviero - Delegazione per le Restituzioni del MAE (Ministero Affari Esteri). Il 1° gennaio 1994 è stato rubato.
Durante l’attività d’indagine è emersa nella monografia di Andrea Locatelli a cura di Andrea Busiri Vici del 1976, nella scheda n. 11, una attribuzione non a Panini ma a Locatelli.
E’ la prima volta che la Commissione per le adozioni internazionali viene condannata al risarcimento per omessa vigilanza. La condanna si riferisce allo scandalo che ha colpito l’ente autorizzato Airone onlus, i cui vertici sono stati rinviati a giudizio dal Tribunale penale di Savona per il reato di truffa. I fatti risalgono all’anno 2012 e vedono coinvolti 21 coppie italiane di aspiranti genitori che si erano rivolti all’ente per adottare un bambino nell’ex Repubblica sovietica del Kirghizistan. Le Adozioni si rivelarono, poi, irrealizzabili perché i bambini avevano una famiglia e non erano in stato di abbandono.
A condannare la Cai al risarcimento nei confronti di una delle coppie è stata la seconda sezione del Tribunale civile di Roma, nella persona del giudice Assunta Canonaco. Condannato anche l’Ente Airone Onlus, poi radiato dall’albo a seguito della denuncia.
E’ così stata fatta giustizia, per il momento, almeno nei confronti di una delle 21 coppie, la quale ha ottenuto il risarcimento da parte della Commissione per le adozioni Internazionali per la somma complessiva di 168.000 euro.
L’Avv. Giorgio Aldo Maccaroni, Presidente dell’Avvocatura Italiana per i Diritti delle Famiglie, commenta così l’importante sentenza del Tribunale di Roma: “Finalmente è arrivata una sentenza di condanna nei confronti della Commissione per le Adozioni Internazionali, dopo tutte le irregolarità che hanno visto protagonista negli anni precedenti la predetta Commissione. Non è possibile che un ente preposto alla vigilanza sulle adozioni non debba pagare se vengono commesse delle irregolarità o delle omissioni sul controllo che deve esercitare. Oltretutto il danno nei confronti degli aspiranti genitori è molto grave per la lesione di legittime aspettative che investono in particolar modo la sfera affettiva. A questa prima importante condanna della Commissione al risarcimento, segue anche un’importante riflessione e cioè che sarebbe il caso di introdurre regole nuove, stabilendo anche delle sanzioni disciplinari per il Presidente e per i componenti della Commissione per le Adozioni Internazionali, compresa la decadenza dalla carica che rivestono, quando si verificano gravi omissioni e irregolarità.
Il giornale ''The Moscow Komsomolets'' ha pubblicato un curioso e divertente articolo, quello sui matrimoni russo-cinesi. La carenza di uomini in Russia e' un dato di fatto, basta vedere in internet le numerose agenzie matrimoniali ricche di profili di donne russe e soprattutto per chi e' stato in questo grande paese non puo' non aver notato i molti europei in visita per incontrare donne russe conosciute soprattutto in chat o siti di incontri.
Ma la sopresa generale e' che anche i cinesi hanno perso la testa per le donne russe, un giornale cinese ha pubblicato un articolo su un' un'agenzia matrimoniale russa la cui proprietaria, di nome Elena, organizza incontri tra donne russe e uomini facoltosi cinesi, scopo matrimonio. Elena spiega che il suo progetto si basa sulla carenza di uomini in Russia, alla mancanza di donne in Cina e soprattutto il rispetto per una donna.
Il più giovane dei corteggiatori cinesi aveva 25 anni, il più vecchio 46 anni, gli sposi erano di Pechino, Shanghai, Shenzhen e Hong Kong. Elena ha pianificato per più di un anno questi incontri, i quali sono costati un occhio della testa ai pretendenti, non si conosce il ''quanto'', ma si sa' che puo' permetterselo solo chi ha molti soldi.
Elena racconta che e' riuscita a formare cinque coppie dopo che 6 uomini cinesi hanno incontrato 25 donne russe ! Naturalmente il requisito obbligatorio era quello finanziario e soprattutto un interprete per l'incontro. Oltre alle statistiche, continua Elena, ci sono altri motivi, le donne russe credono che si possa fare affidamento su un uomo cinese perche' rispetta una donna e crea una famiglia'', (personalmente ho gia' sentito questa ''canzone'' da molte donne russe, le quali ripetono la stessa storia per altri uomini, ma non cinesi).
Non sono mancate le critiche delle donne cinesi a questi matrimoni dei loro ''paesani'' in Russia, i commenti sono stati che tutto cio' e' strano e nello stesso tempo le donne cinesi nel loro paese non riescono a trovare uno sposo sicuro....Chi ha ragione ? Le donne russe o le donne cinesi ?
Sulla scia di inverni sempre più miti l'anno che sta lasciando la Russia sara' ricordato come il piu' ''bollente'' della storia. La media di questo dicembre 2017 e' stata la più calda degli ultimi anni, oggi 29 dicembre a Mosca, la temperatura era di +3,7 gradi, battendo tutti i record che resistevano da 138 anni nella storia metereologica della citta' in questo giorno. Gli ultimi record erano fermi nel 1975 e nel 1998 con +3,6 gradi, ma Il record della temperatura massima raggiunto durante il primo mese invernale risale al 15 dicembre 2006 con +9,2.
Sempre in questo dicembre 2017 va ricordato anche il giorno 17 con un +7 gradi, in alcune zone anche un +8 e secondo le previsioni nei prossimi giorni la temperatura si manterrà al di sopra della norma.
Va notato che in primavera e nella prima metà dell'estate del 2017, in diverse regioni della Russia c'e' stato un freddo anomalo, a Mosca in maggio e giugno e' caduta la neve e per la prima volta nella storia le stazioni sciistiche nella regione di Murmansk hanno prolungato la stagione fino a giugno, causa l'abbondanza della medesima.
I venti meridionali e sudorientali dell'Europa meridionale sono i responsabili dell'aumento della temperatura di questo primo mese invernale ed i metereologi non prevedono grossi cambiamenti nei prossimi giorni.
L’assurdità di una legge che da una parte condanna e punisce e dall’altra autorizza e giustifica la violenza agli animali: l’identico meccanismo tra gli schiavi e i padroni di un tempo. Che razza di logica è questa? Maltrattare un animale in un luogo pubblico è condannato dalla legge, ma la stessa legge legittima ogni violenza agli stessi animali nei mattatoi o negli istituti di sperimentazione.
La causa è da ricercare nella retrograda mentalità antropocentrica che usa differenziare gli esseri viventi in categorie in cui alcune devono essere tutelate, altre possono essere fatte a pezzi, che è come considerare un crimine torturare o uccidere un europeo ma ritenere un fatto del tutto normale se le stesse violenze vengono inflitte ad un asiatico.
E così con l’avallo della legge miliardi di animali subiscono la più brutale, crudele distruzione del corpo con la mattazione, la vivisezione, la caccia, la pesca ecc. violando non solo ogni loro diritto naturale ma giustificando il più disumano trattamento: quello della tortura e del’uccisione cruenta.
La società umana ha da poco iniziato a tutelare alcune specie animali della immensa folla dei viventi: estendere i medesimi diritti ai restanti è chiedere troppo, anche
se la differenza tra un vitellino ed un cane è solo nella forma del corpo ma la sofferenza percepita è identica. Perché allora si trattano in modo differente violenze analoghe? Perché l’agnellino può essere fatto a pezzi e arrostito e il cane tutelato?
Come è possibile considerare esecrabile alla medesima offesa inflitta al gatto e considerarla legittima se inflitta al coniglio? Come è possibile considerare un delitto la violenza su un cane ed essere consentita se la stessa viene inflitta nei laboratori di sperimentazione?
Il comma 2 dell’art. 1dei regolamenti comunali del Comune di Roma recita: Il Comune di Roma riconosce negli animali il diritto ad un’esistenza compatibile con le proprie caratteristiche biologiche... E non parla di animali d’affezione ma di animali. E dov’è il diritto ad un’esistenza compatibile con le proprie caratteristiche biologiche di un animale negli allevamenti intensivi?
E ancora. Il comma 1 dell’arti 5 recita: ...il presente regolamento si applica a tutte le specie animali vertebrati ed invertebrati, tenuti in qualsiasi modo e detenuti a
qualsiasi titolo, anche in stato di libertà o semilibertà.... o dimorano anche temporaneamente nel territorio del comune di Roma.
E il 4° comma dell’art. 7 ribadisce: A tutti gli animali di proprietà o tenuti a qualsiasi titolo, deve essere garantita costantemente la possibilità di soddisfare le proprie fondamentali esigenze, relative alle loro caratteristiche anatomiche, fisiologiche e comportamentali. Altra norma in stridente contrasto con la realtà cui sono vittime gli animali destinati all’alimentazione umana.
Così puntualizzano i successivi articoli dei regolamenti. Comma 1 art 8: è vietato mettere in atto qualsiasi maltrattamento o comportamento lesivo nei confronti degli
animali; comma 2: è vietato tenere gli animali in spazi angusti, privarli dell’acqua e del cibo necessario o sottoporli a temperature climatiche tali da nuocere alla loro salute; comma 4: è vietato tenere gli animali in isolamento, privarli dei necessari contatti sociali intraspecisti ed interspecifici tipici della loro specie; comma 7: è vietato detenere permanentemente animali in gabbia ad eccezione dei casi di trasporto e di ricovero per cure...; comma 12: è vietato trasportare in condizioni e con mezzi tali da procurare loro sofferenze ,ferite o danni fisici anche temporanei... Tutte norme vergognosamente disattese.
Legge 189/2004 Art. 544 recita: Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a
fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro. Una
vera e propria presa in giro a danno dei poveri innocenti e indifesi animali.
Infine. Come può essere giustificata la tradizione islamica e quella ebraica i cui testi chiedono ai propri fedeli di essere compassionevoli, clementi e caritatevoli verso tutte le creature viventi e che gli animali siano considerati portatori di anima? L’islam chiede ai musulmani di essere compassionevoli verso tutte le forme di vita. Qualsiasi crudeltà verso gli animali è vietata. Ma come conciliare la brutalità dei metodi Halal e Kosher?
Se la società é arrivata all'attuale livello di maturità, lo si deve essenzialmente all'opera di divulgazione degli operatori dell'informazione che hanno permesso all’uomo, alle volte donando anche la propria vita, di confrontarsi con la propria coscienza. Ecco così che, anche se la trasparenza nell’informazione è regina per l’obiettività dei fatti, lo stato di coscienza è re nel guidare l’uomo nel fine e nei valori in cui crede. Questo ha rivestito, riveste e rivestirà sempre un ruolo centrale, correlato alla storia dell’umanità.
Fornoni è uno di quei giornalisti che incarna a pieno titolo la coscienza dell’umanità; nel suo ultraventennale peregrinare per il Mondo con la sua arma, la cinepresa, ha permesso alla collettività di vedere tutto ciò che stride con la sacralità, la centralità del sentire umano. Non è facile fare giornalismo come lo ha fatto e continua a farlo. Il suo sentire lo ha portato e lo porta nelle estreme periferie del mondo, in quei posti dove solo agli eroi è possibile accedere. Nessuno mai dà un grande contributo all’umanità senza questo solenne senso di intenzionalità e questa ostinata decisione.
“Passione per la verità, passione per l’uomo” il titolo dell’incontro che si è tenuto lo scorso 4 novembre a Bergamo. Sul palco Milena Gabanelli, indiscussa protagonista dell’informazione nel nostro Paese, ha reso omaggio alla carriera del nostro Fornoni, il nostro grande Vicepresidente che ha preso il posto di un altro nostro grande Vicepresidente, Antonio Russo. Non c’è stato cosa migliore, per un vero giornalista, dell’omaggio di un’altra grande vera giornalista. La gente, quella che sa distinguere l’originale dal taroccato, è accorsa in massa al grande appuntamento: dopo appena due giorni dall’annuncio della manifestazione, non si trovava più un posto nella pur grande sala del teatro di piazza della Libertà, che ne poteva contenere 400.
Inutile soffermarsi sulla forza delle immagini degli spezzoni di video proposti dalla Gabanelli e firmati da Fornoni per Report, immagini che parlavano da sole, che non avevano bisogno di commenti, che scavavano direttamente sul nostro sentire interiore. Tutto ha un prezzo e parlando di se, il nostro ha commosso la sala scusandosi delicatamente con il figlio, ordinato sacerdote e presente in sala, per averlo trascurato alle volte a causa del suo lavoro.
Al sentir nostro la manifestazione è stata un po’ la festa dell’orgoglio e del riscatto del giornalismo freelance, del vero giornalismo, della constatazione che è possibile farlo, che nel buio è possibile accendere una luce nei nostri cuori. Che anche senza tessere di partito e senza raccomandazioni, con il tempo, la bravura e l'esperienza, si può diventare veri "professionisti" a lettere maiuscole. Che girando per il mondo un giornalista non si riconosce dall'iscrizione ad un albo o dalla tessera che esibisce, ma da come conosce e pratica il mestiere.
Grande successo a Roma del “Premio Italia diritti umani 2017”, giunto alla sua 16.ma edizione. La manifestazione della consegna dei premi si è svolta Domenica 15 ottobre 2017 a Roma, nell’Aula Magna della facoltà valdese di teologia. Il Premio organizzato dalla Free Lance International Press , con la collaborazione di Amnesty International (sezione italiana) e Cittanet, è nato per dar voce agli ultimi. Neria De Giovanni, Presidente dell’Associazione Internazionale dei Critici Letterari, è stata la moderatrice e presentatrice del premio. Gli interventi sono stati di Antonio Cilli, Cittanet founder, network di siti locali sparsi un po’ in tutta Italia, il quale ha svolto una relazione su gli” infomakers”; Dario Lo Scalzo, redattore dell’agenzia di stampa internazionale Pressenza, ha parlato del “Giornalismo militante e la lotta per il rispetto dei Diritti Umani “;di Giorgio Fornoni, vice presidente della Free Lance International Press e pilastro della trasmissione Report di Rai 3, dopo una breve proiezione di un video su Antonio Russo e alcune testimonianze prima del suo barbaro assassinio mentre indagava sulla tragedia cecena nel 2000, dallo stesso fornito, e aver parlato sulle tematiche della libera informazione, ha voluto leggere in pubblico le accuse rivoltegli dall’ordine dei giornalisti della Lombardia che gli imputava la colpa di promuovere la vendita del tesserino della la Free Lance International Press perché ritenevano avesse le caratteriche simili a quello dell’ordine e la conseguente sentenza assolutoria da parte del consiglio disciplinare di questo, accusa dalla quale era già stato assolto con formula piena lo stesso presidente dell’associazione Virgilio Violo, e quindi ha voluto rimarcare il “fumus persecutionis” da parte di quest’ultimo nei confronti dell’associazione, nonostante i dettami costituzionali. Ha concluso parlando fortemente dei valori umani citando la collega Anna Politkovskaja e Andrei Mironov, anche lui iscritto alla Flip, suoi amici, che hanno dato la vita per la ricerca della verità. A seguire si è avuto l’intervento del portavoce in Italia di Amnesty International, Riccardo Noury, che ha svolto una relazione sulla “Crisi nell’aria mediterranea”.
Dopo un generoso buffet, accompagnato dal vino gentilmente offerto dalle aziende “Tenuta Fontana” di Pietrelcina, di Benevento, “il Cancelliere” di Pizza Rita di Montemerano, di Avellino, “azienda agricola Monti Cecubi”, di Latina, e l’azienda Fontana Vecchia, di Benevento, l’associazione Artisti civili ha presentato un estratto dal “Concerto per voci solitarie” dal titolo “Una vacanza finita male. Un’inchiesta finita peggio”, dedicato al caso Ilaria Alpi. Superba e toccante l’interpretazione di Ferdinando Maddaloni e Katia Nani.
Il premio è nato dall’esigenza, da parte delle associazioni coinvolte, di volere dare un giusto riconoscimento a coloro che per la loro attività si sono distinti, con abnegazione, nel campo dei diritti umani. In un mondo in cui il profitto sembra essere lo scopo ultimo di ogni intento, occorre sostenere chi lotta veramente, sacrificando gran parte (o del tutto) la propria esistenza per aiutare il prossimo. I mass media spesso non prestano la dovuta attenzione al tema dei diritti umani, se non in maniera superficiale. E’ giunto quindi il momento, non solo di dare un giusto riconoscimento a chi lotta per la difesa dei più deboli, ma anche di parlare su come possano essere tutelati meglio questi diritti che, anche in paesi come l’Italia oltre che all’estero,sono sistematicamente violati, soprattutto nei confronti dei più deboli. Le motivazioni dei premiati sono:
Andrea Caschetto,
“Andrea Caschetto ha dichiarato guerra alla tristezza e alla rassegnazione che nascono dal sentirsi abbandonati, dal sentirsi senza importanza, privi di significato, soli e senza speranza. Il suo programma politico è far nascere sorrisi sui volti dei bimbi meno fortunati, quelli di cui il mondo spesso si occupa solo per rinchiuderli, allontanarli, dimenticarli.
Il suo obiettivo è far sbocciare il sorriso sui volti di tutti i bambini di tutti gli orfanatrofi del mondo, donando loro un sussulto di gioia, come il frangersi del sole, dopo una pioggia estiva, sui petali di un fiore. Le sue armi sono una inesauribile creatività e operatività ludica, un’immensa carica di affettività, uno sconfinato serbatoio di emotività autenticamente e travolgentemente empatica. La sua arma segreta e più potente è il sorriso.
L’hanno definito “l’ambasciatore del sorriso” e “moderno Peter Pan”, sempre in giro, di continente in continente, a sfidare malinconia e dolore. Per tutti i sorrisi donati, per tutti i piccoli cuori fatti palpitare di allegria, per tutta la fiducia nel cuore dell’uomo e nel destino del mondo che sa seminare in tutti noi,si conferisce ad Andrea Caschetto il Premio Italia Diritti Umani 2017”.
Legge la motivazione l’attrice Roberta Procida, dona una sua opera la pittrice Isabella Scucchia. Il suo quadro rappresenta delle ‘melagrane’.
Andrea Spinelli Barrile,
“ nato nel 1985, da sempre appassionato della libertà e della scrittura, ha imparato a coniugare le due cose nel lavoro più bello del mondo: quello del giornalista. Studi umanistici, università lunga e mai terminata, mette tutto se stesso nel difficile ruolo di chi cerca di dare voce a chi non ce l'ha: vicino per sentimento agli ultimi ed agli invisibili, amante delle minoranze e della forza umana che le contraddistingue, ha trovato in America Latina e in Africa gli spaccati di civile umanità più caldi e sinceri che si possano trovare. Cinico pentito, ha trovato il senso delle cose nella prima visita in un carcere italiano, da dove è cominciato un lungo percorso che gli ha fatto comprendere l'importanza non di sperare ma di essere speranza. Si occupa principalmente di politica estera, con focus particolare sull'Africa e i diritti umani, si batte per lo stato di diritto e contro lo stato d'emergenza. Ha un libro all'attivo: "Esperanza - La Vera Storia Di Un Uomo Contro Una Dittatura Africana", e poi un progetto editoriale da sviluppare, "Slow News", e tante storie ancora da raccontare. Negli ultimi anni ha contribuito insieme ad Amnesty International a far conoscere due storie di italiani detenuti all'estero: Roberto Berardi in Guinea Equatoriale e Christian Provvisionato in Mali. Se ora sono in Italia e possono narrare le violazioni dei diritti umani subite è anche merito di Andrea Spinelli Barrile. Per questi motivi gli viene conferito il Premio Italia Diritti Umani 2017.”
Legge la motivazione l’attrice Katia Greco, dona una sua opera il pittore Sergio Quarra.
Enrico Malatesta Ripanti
“Il 24 agosto 1917, da poco scoccate le 20 e trenta, per tutta Roma una micidiale esplosione riecheggiò violenta. Si scoprirà che quell’esplosione riguardava la Caserma dell’Appia Nuova che, altro non era, che il Vecchio Forte dell’Acqua Santa, ovvero il deposito carburanti per Aerostati e Dirigibili. In estrema segretezza, e fuori del recinto murario del Forte, erano stati approntati due enormi capannoni attrezzati per la fabbricazione di bombe da lanciare proprio da mezzi d’aria come aerostati o palloni sulle trincee nemiche.
In seguito a ciò, dalle autorità militari ci fu una serie di “omissis” più utili a coprire “segreti” nostrani che la pericolosa azione di sabotaggio degli “007” degli imperi Germanico ed Austro-Ungarico. La lista dei caduti non comparve nella sentenza del Tribunale Militare ma, al contrario, fu resa pubblica da una sentenza del Tribunale civile, finalizzata alla “sola trascrizione” dei morti, dichiarati nel numero di 79, tutti Aerostieri e Dirigibilisti.
Malatesta incrociando i documenti militari con altri, altrettanto sconosciuti e segretati della Questura di Roma, scopre che i morti del Forte dell’Acqua Santa, alias Caserma Appia, sono più di 240 e tutti ragazzi tra i diciassette ed i vent’anni, analfabeti e soldati di bassa forza, senza la minima cognizione di competenze di artificieri, cui invece segretamente era ciò che facevano per armare bombe, granate ed altri proiettili, con polveri anche scadenti. Di questi, a tutt’oggi, non se ne conoscono ancora né nome, né cognome.
Per la passione e la costanza con cui racconta storie di diritti umani, privilegiando il punto di vista e l'esperienza umana, di sofferenza e di lotta, di chi non ha voce, di chi non ha potere e lotta quotidianamente per la riaffermazione dei propri diritti e della propria dignità, si conferisce a Enrico Malatesta Ripanti il Premio Italia Diritti Umani 2017.”
Legge la motivazione l’attore Ivan Castiglione, dona la sua opera la pittrice Elisabetta Piccirillo, il titolo del suo dipinto è:‘L’Armonia degli Opposti’.
La menzione speciale è andata a Michela Lipari
“Michela Lipari, nata a Novara, si trasferisce a Roma dal 1980, già Funzionario del Ministero del Tesoro e successivamente della Corte dei Conti.
Esperantista dal 1966 è attiva nel movimento giovanile italiano - membro del consiglio direttivo -ed internazionale – membro del comitato – sino al 1975.
Successivamente è nel Movimento esperantista internazionale come membro del comitato per due decenni, segretario generale dell’associazione mondiale per 12 anni.
E’ stata segretario dei concorsi letterari (poesia, prosa, saggistica, teatro, libri per l’infanzia) per successivi 12 anni.
Dal 2014 presidente della Federazione Esperantista Italiana recentemente riconfermata nel prestigioso incarico.
La Federazione Esperantista Italiana è stata fondata a Firenze nel 1910. Ente Morale dal 1956.
Partecipa regolarmente alle campagne organizzate dall’associazione mondiale per aiutare gli esperantisti vittime di disastri ambientali o di guerre nelle varie regioni del mondo.
Contribuisce alla campagna dell’UNESCO “serie oriente-occidente” per fa conoscere i capolavori letterari delle varie culture all’estero, con la traduzione dall’italiano in esperanto di opere quali
La Divina Commedia di Dante, Il principe di Machiavelli, I Malavoglia di Verga, I promessi sposi di Manzoni, Vita di un uomo di Ungaretti, I Canti di Leopardi, Myricae di Pascoli, ed altri ancora.
Vengono proposti anche al pubblico italiano alcuni capolavori del mondo esperantista, quali Robinson in Siberia e Ballo in maschera a Budapest, di Tivador Soros, La specie bambina di William Auld, La via Zamenhof di Roman Dobrzynski ed altri ancora.
Tra gli scopi statutari della FEI si legge: “ispirandosi agli ideali dell’esperanto, promuove iniziative solidaristiche tendenti a favorire una più profonda integrazione culturale tra uomini e popoli di lingue diverse”.
Principi e scopi condivisi dal Premio diritti Umani 2017 della Free Lance International Press che intende così riconoscerne il valore con una menzione speciale alla Presidente italiana della FEI, Michela Lipari.”
Legge la motivazione l’attrice Katia Nani, dona una sua opera Roberto Fantini
Al termine della manifestazione ci sono stati i saluti di tutta la dirigenza della Free Lance International Press unitamente, dato il successo della manifestazione, alla promessa di rinnovare il premio per il prossimo anno.
Andrea Spinelli Barrile |
Michela Lipari |
Andrea Caschetto |
Enrico Malatesta Ripanti |
01.10.2017 - Roma -Dopo Torino, Milano, Bologna e Napoli, la capitale ha ospitato venerdì 29 settembre, in un’accogliente sala dell’Università Popolare di Roma (Upter), la presentazione del libro “Diritti all’informazione”.
Francesco Florenzano |
L’incontro è stato aperto dal saluto di Francesco Florenzano, presidente dell’Università, che ha ricordato la sua lunga tradizione di apertura a eventi, incontri, corsi di formazione e persone che contribuiscono alla trentennale missione di apprendimento permanente e socializzazione portata avanti dall’Upter.
Cristiano Chiesa Bini di Mondo senza Guerre e senza Violenza ha poi introdotto i vari oratori, a cominciare da Stefania Catallo, fondatrice e responsabile del Centro anti-violenza Marie Anne Erize, che ha raccontato di aver conosciuto Pressenza proprio all’inaugurazione del centro. Da quel momento è nata una collaborazione basata su un valore fondamentale e condiviso: la tutela in assoluto dei diritti umani, tra cui va incluso il fondamentale diritto alla felicità. Stefania Catallo ha rievocato la vicenda della
Virgilio Violo e Stefania Catallo |
bellissima modella e attivista Marie Anne, scomparsa negli anni Settanta in Argentina. La difesa dei diritti umani può essere pericolosa, come dimostrato dai desaparecidos vittime della brutale dittatura militare di Videla & C e oggi dalle vicende di Milagro Sala e Santiago Maldonado, esempi di una dittatura mascherata da democrazia.
Dario Lo Scalzo della Redazione italiana di Pressenza ha poi introdotto il lavoro quotidiano svolto in otto lingue per dare spazio alla denuncia di violenze e
Dario Lo Scalzo |
ingiustizie, ma anche alle tante esperienze positive di solidarietà e auto-organizzazione spesso ignorate o distorte dai media mainstram. Pressenza è uno aggregatore di informazioni poco note, se non censurate (un esempio eclatante è il trattato per la messa al bando delle armi nucleari, approvato da oltre 120 paesi e passato sotto silenzio dall’informazione “ufficiale”), uno spazio aperto che mira a costruire reti, ad alimentare la speranza e a far convergere diversità. Tante realtà differenti, unite però da un progetto comune: la costruzione di quel nuovo mondo possibile basato sulla pace, la nonviolenza e i diritti umani, a cui tanti esseri umani aspirano. In questo senso il libro di Pressenza è un modo per andare oltre alla quotidiana realtà virtuale del sito per favorire incontri “fisici” come quelli realizzati per presentarlo.
L’importante ruolo di Pressenza nella difesa dei diritti umani è stato ribadito da Virgilio Violo, giornalista di Free Lance International Press, associazione che l’anno scorso le ha assegnato il premio conferito a chi si distingue nella difesa dei più deboli. Violo ha descritto il desolante panorama dell’informazione in Italia (non a caso siamo solo al 52° posto nella classifica della libertà d’informazione) usando il termine “filiera della disinformazione” , la difficoltà, se non l’impossibilità, per i giornalisti di scrivere liberamente a causa del dominio di interessi e gruppi di potere estranei alla società civile, che controllano i media grazie al sistema di finanziamento pubblico dell’editoria.
L’intervento video di Marica Di Pierri |
Marica di Pierri dell’associazione A Sud non ha potuto partecipare all’incontro per un impedimento, ma ha mandato un video che si può seguire qui sotto.
E’ intervenuto poi Marco Inglessis di Energia per i diritti umani, descrivendo l’impegno concreto dell’associazione per tradurre in attività concrete il grande ideale della nonviolenza e l’aspirazione alla Nazione Umana Universale, in particolare nei paesi in via di sviluppo. Qui sono state costruite scuole, avviate attività di micro-credito fondamentali per costruire l’autonomia soprattutto delle donne e realizzate campagne sanitarie come Stop Malaria. Gli attivisti però incontrano enormi ostacoli per far conoscere le loro iniziative ed è qui che un
Marco Inglessis |
giornalismo indipendente come quello di Pressenza ha dato e continua a dare un fondamentale contributo nel “fare rete”, rafforzarsi a vicenda e creare un campo di speranza che si opponga a un’informazione ormai ridotta a propaganda generatrice di odio e paure.
I numerosi interventi del pubblico hanno sottolineato l’importanza di un linguaggio positivo, che non metta più l’accento su tutto quello che non va, ma aiuti le persone a riconoscere le proprie virtù e le riabitui alla positività. Un cambiamento profondo, non solo sociale e personale, ma anche spirituale, deve partire dal quotidiano; solo così si potrà “depurare” la nube nera che esiste anche dentro di noi.
La fotogallery dell’evento a cura di Domenico Musella