L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Economics (246)

Roberto

Roberto Casalena
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Mentre siamo tutti in attesa delle decisioni che la Banca Centrale Europea assumerà nella riunione del consiglio prevista per oggi, appaiono sulla stampa due notizie: la prima denuncia l'ostilità delle casse di risparmio tedesche, le famose sparkassen (cui si uniscono in spirito le landesbanken), entità recentemente salvate con utilizzo di fondi pubblici, contro la politica dei tassi sotto zero per le banche che parcheggiano depositi in quel di Francoforte e, the last but not the least, il fatto che, per motivi procedurali, il falco Weidmann presidente della Bundesbank e della Banca dei Regolamenti Internazionali non potrà partecipare al voto e al dibattito per il meccanismo di rotazione che la BCE mutua dalla Federal Reserve statunitense.

L'ira delle banche locali tedesche è motivata dal fatto che una delle decisioni che gli osservatori si aspettano dalla tanto attesa riunione di oggi del vertice della BCE è proprio l'ulteriore inasprimento della politica dei tassi negativi volta a scoraggiare l'abitudine delle banche europee, non solo quelle tedesche, di lasciare, giorno dopo giorno, parte rilevante della loro liquidità presso la banca centrale, abitudine che già oggi è penalizzata dall'applicazione di un tasso negativo dello 0,30 per cento che dovrebbe, il condizionale è assolutamente di obbligo, essere inasprito oggi allo 0,40 per cento, un'entità che colpirebbe e non poco le tesorerie delle banche e degli altri soggetti abilitati a compiere le operazioni overnight con la BCE.

Ma non minore ostilità incontrano le altre due misure allo studio: l'aumento da 60 a 70 miliardi di euro delle operazioni di riacquisto dei titoli pubblici dei paesi facenti parte dell'area dell'euro, con spostamento della data di conclusione delle operazioni per un periodo compreso tra tre e sei mesi, e l'ampliamento del tipo di titoli acquistabili dalle donne e dagli uomini operanti nella trading room di Francoforte, un dettaglio non da poco alla luce della montagna di titoli di tossici in pancia alle banche europee più o meno globali, anche perché questo è un dettaglio virtuoso che distingue l'approccio europeo da quello seguito, negli anni più caldi della tempesta perfetta dalla Federal Reserve allora a guida del non troppo compianto Benjamin Bernanke, in arte Bernspan!

Anche se sarà materia di un successivo articolo, mi preme affermare che, per l'ennesima volta, la Commissione europea ha inviato cinque lettere per squilibri macroeconomici eccessivi, ma ha dimenticato di mettere nero su bianco lo squilibrio palese rappresentato dall'avanzo commerciale eccessivo anche se lo stesso ha raggiunto l'8 per cento del PIL contro il tetto del 6 per cento previsto dalle regole stabilite nei trattati.

Il sensibile incremento delle visite del precedente articolo sullo stesso argomento sta a dimostrare che gli italiani sono sempre più consapevoli che con l'avvento della vigilanza europea affidata alla Banca Centrale Europea e l'arma di distruzione di massa rappresentata dal bail in con le sue conseguenze nefaste su azionisti, obbligazionisti e risparmiatori per la parte dei depositi eccedente la soglia dei 100 mila euro nulla sarà come prima, perché per la banca che dovesse non rispettare quanto previsto nelle missive provenienti da Francoforte si apre la strada dell'ingresso in un percorso che spesso si conclude con l'applicazione del bail in con le conseguenze che sono poi quelle illustrate sopra.

Come tutti, ho visto le immagini dell'assemblea degli azionisti della Banca Popolare di Vicenza, quella le cui quote sono passate da 63 a 6,3 euro che è poi il valore del diritto di recesso, diritto che la banca ha ovviamente sospeso, un'assemblea che vedeva migliaia di persone consce che il valore del loro investimento era praticamente andato in fumo, arrabbiate con i manager, ma che poi hanno approvato la trasformazione in società per azioni e l'aumento di capitale da 1,76 miliardi di euro, per dire solo i due punti più dolorosi per loro, nonché l'attivazione delle procedure per la quotazione in borsa con l'80 per cento dei voti, consapevoli che l'alternativa era perdere tutto e molti erano ex dipendenti che avevano investito nella "loro" banca risparmi e liquidazione.

Chiusa, si fa per dire, (vista l'apertura di un'istruttoria da parte dell'Antitrust che contesta alla Popolare di Vicenza l'applicazione di pratiche commerciali scorrette nei confronti dei clienti: ti do un finanziamenti se acquisti obbligazioni della banca) una partita, se ne aprono immediatamente altre due, sarebbe meglio dire tre, che sono poi la Carige alle prese con lo squagliamento dell'azione in borsa dopo la missiva letale della BCE e il Banco Popolare e la Banca Popolare di Milano che dovevano andare a nozze due settimane fa ma non lo faranno se da Francoforte non verrà un ok alla fusione, ma soprattutto alle tempistiche previste per affrontare lo spinoso argomento delle sofferenze e la pletorica governance disegnata per accontentare gli appetiti di una "fusione tra pari".

A differenza di molti, io non credo che il nostro presidente del Consiglio parli a caso e non sono trascorsi molti giorni da quando ha pronunciato la frase nella quale individuava i problemi del sistema bancario italiano anche nell'eccessivo numero di banche ed è certo che l'operato congiunto della BCE e della Banca d'Italia possono produrre effetti significativi in tale senso, anche se la dimensione, il Monte dei Paschi di Siena docet, non è una garanzia del fatto che le attenzioni degli uomini e delle donne di Mario Draghi si volgano altrove!

La Banca dei regolamenti internazionali con sede a Basilea in Svizzera è un organismo che ha come obiettivo quello di coordinare l'operato delle banche centrali che, a loro volta, sono azioniste della stessa in numero di 60 delle quali fanno parte le maggiori banche centrali del pianeta ed è attualmente presieduta dal presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, notoriamente non particolarmente amico di Mario Draghi che siede come semplice membro nell'augusto consesso.

Fondata nel 1930 su input di un piano statunitense, si macchiò di colpe accertate nel favorire la spoliazione dei paesi occupati dalla Germania nazista, colpe per le quali ne fu decretato lo scioglimento nel summit di Bretton Woods, scioglimento a cui si oppose strenuamente John Maynard Keynes che la spuntò ino a quando fu annullato il percorso di scioglimento e la BRI rinacque a nuova vita seppure con vincoli statutari molto stringenti e ha come missione quella della vigilanza bancaria e assicurativa.

Ebbene, in un recente rapporto, curato dall'italiano Carlo Borio, si afferma testualmente che la fiducia dei mercati nella capacità delle banche centrali dei paesi maggiormente sviluppati stanno venendo meno e, in effetti, c'è poco da dar torto agli uomini e le donne dell'importante istituzione finanziaria perché le banche centrali delle tre principali aree hanno veramente fatto tutto quanto era possibile, anzi nel caso della banca centrale giapponese sono andati oltre l'immaginabile con la recente adozione della politica dei tassi negativi nelle operazioni di rifinanziamento del sistema bancario del Sol levante, e nonostante questi sforzi le economie sono in deflazione e i rispettivi sistemi bancari vacillano per ragioni molto di verse, e con picchi nelle banche più o meno globali, basate al di qua e al di là dell'Atlantico e del Pacifico, ma comunque vacillano e le economie stentano a trovare la strada della ripresa, per non parlare della Cina che, ai problemi che abbiamo segnalato in precedenti articoli, segnala nell'ultimo trimestre dello scorso anno un deflusso di capitali per 175 miliardi di dollari.

Quella che appare francamente originale è la tempistica della sortita degli uomini di Weidmann, e cioè a tre giorni dall'infuocata riunione della Banca centrale europea, una riunione nella quale lo stesso Weidmann insieme ad un ristretto numero di alleati cercherà di spuntare le unghie di Super Mario che vuole vengano assolutamente approvate le misure non convenzionali che ha allo studio da tempo!


Forse, quando è nata la vigilanza europea sulle banche dell'area euro, molti hanno pensato che non sarebbe cambiato nulla e che l'istituto con base a Francoforte avrebbe agito come erano use fare le banche centrali dei paesi membri, quelle che, per capirci, arrivano quando orami le frittate, di grandi o medie dimensioni, sono già state fatte, come tanto per fare un esempio, si è giunti molto tardivamente al commissariamento delle quattro medie banche italiane già tecnicamente fallite e si è applicato il bail in, con il suo bagno di sangue per azionisti, obbligazionisti e depositanti, un'eventualità che due o tre anni prima sarebbe stata probabilmente evitabile.


Dopo quanto è stato reso noto venerdì, in relazione alla banca Carige, le banche italiane a prescindere dalle dimensioni devono stare in campana, perché la vigilanza bancaria europea ha richiamato l'istituto di credito basato in quel di Genova sulle linee strategiche che stava seguendo, linee che, secondo la BCE, non vanno assolutamente e ha ordinato che venisse predisposto un nuovo piano strategico, pena sanzioni non precisate ma che dovrebbero rivelarsi tutt'altro che indolori, prescrizioni alle quali, c'è da giurarci, gli attuali e i nuovi vertici che scaturiranno dalla prossima assemblea si precipiteranno ad adeguarsi, al di là dei mugugni che si sono avvertiti da parte dei vertici aziendali terrorizzati da quel draft ricevuto dagli uomini di Mario Draghi.


D'altra parte, la reazione della borsa non si è fatta attendere e sin dalle prime battute dell'ultima seduta della scorsa settimana l'azione di Carige ha iniziato un pericoloso scivolone nell'area dei 56 centesimi, lasciando sul terreno un secco 10 per cento del valore di un titolo che, negli ultimi sei mesi, ha già lasciato sul terreno il 68 per cento, incluso lo scivolone di venerdì, da 1,75 euro ai 56 centesimi di venerdì, appunto.
Ma la notizia dell'altolà della BCE a Carige ha esercitato una forte influenza anche sui titoli delle due banche che aspirano ad andare a nozze, il Banco Popolare e la Banca Popolare di Milano, due banche che aspettano il via libera proprio dalla BCE che pare non volerne sapere di dare il via libera se non vi sarà un aumento di capitale volto a fronteggiare i rischi legati agli 8 miliardi di euro di sofferenze che i due istituti si portano reciprocamente in dote, ma che ha influenzato anche i corsi di Unicredit, Intesa San Paolo e Monte dei Paschi di Siena che hanno interrotto bruscamente un serie positiva che andava avanti da alcune sedute.
Peccato che analoga severità di gli uomini di Mario Draghi non stiano dimostrando nei confronti delle banche dell'area euro più o meno globali con il loro carico di centinaia di migliaia di miliardi di euro in derivati e titoli tossici!

I finanziamenti agevolati consentono ad imprese operanti in particolari settori o zone geografiche e con determinate caratteristiche dimensionali, di accedere a tassi e condizioni vantaggiose. I fondi a disposizione e i requisiti di accesso sono definiti dal governo, dalle autorità locali, dall'Unione Europa o da altri enti , con l'obiettivo di promuovere lo sviluppo economico locale e nazionale.

Il Gruppo Carige è in grado di supportare la tua impresa nell'individuare, tra le tante a disposizione, la soluzione di finanziamento agevolato più idonea e di affiancarti lungo tutto l'iter di concessione, dalla richiesta all'erogazione.

La Banca Europea degli Investimenti, ad esempio, eroga finanziamenti (i cosiddetti Fondi B.E.I. ) a favore delle piccole e medie imprese con meno di 250 dipendenti .

Quali sono gli investimenti finanziabili coi Fondi B.E.I. :

- beni materiali diversi da terreni (immobili, macchinari, attrezzature, impianti, ...) da utilizzare per attività di produzione e/o commercializzazione di beni e servizi.
- beni immateriali (spese di ricerca e sviluppo, progettazione, realizzazione di reti distributive, ...)

Quanto puoi finanziare coi Fondi B.E.I. :

- investimenti complessivi inferiori a 25 milioni di euro
- fino al 100% dell'investimento con un importo massimo erogabile di 12,5 milioni di euro

Quanto possono durare i finanziamenti con Fondi B.E.I. :

- 10 anni (compresi max due anni di preammortamento)
- 12 anni (compresi max due anni di preammortamento)

Quali sono le agevolazioni fiscali:

- imposta sostitutiva: per i finanziamenti a valere sui fondi B.E.I. è
prevista l'esenzione dall'applicazione dell'imposta sostitutiva.

Per info scrivere a: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.

Mondo Arabo, Co-mai-IASEM: “Informare e Formare i giovani nello spazio Euro-mediterraneo per combattere la fuga dei cervelli italiani e   stranieri”  Firmata a Roma la Partnership tra le Comunità del Mondo Arabo in Italia (Co-mai) e lASEM – Istituto di Alti Studi Euro Mediterranei; più di 300 richieste da parte di professionisti italiani per lavorare all’estero; 500 le richieste dei professionisti stranieri per lavorare in Italia.


Roma 29/02/2016 Nonostante l’instabilità politica del Medio Oriente terrorizzi entrambe le sponde del Mediterraneo, in Italia non si arresta il lavoro delle Comunità del Mondo Arabo (Co-mai), impegnate da anni nella promozione del dialogo interculturale ed inter-religioso, nella lotta al terrorismo e nel  contrasto dell’immigrazione irregolare, che studiano ora delle nuove strategie per intensificare il dialogo con i Paesi Arabi, assieme a quanti facciano dell’informazione e del networking collaborativo uno strumento attivo di formazione e di conoscenza, ma anche di cooperazione internazionale.


Così, nasce oggi a Roma la nuova partnership tra Co-mai, l’Associazione dei Medici di Origine Straniera in Italia (AMSI), il Movimento internazionale Uniti per Unire ed IASEM – Istituto Alti Studi Euro Mediterranei. Il documento firmato ufficialmente, da Foad Aodi, Presidente di Co-mai e da Giuseppe Papaleo, Presidente dello IASEM, verte sui tre punti focali: informazione; dialogo interculturale; formazione per i giovani per contrastare la “fuga dei cervelli” che si riscontra in Italia e nei Paesi euro-mediterranei in via di sviluppo.

Sin dalla sua istituzione, avvenuta nel 2011, lo IASEM ha organizzato con successo in Italia ed in Turchia delle classi di formazione sulla geopolitica mediterranea per giovani di diversi Paesi e di diversa estrazione sociale, per dare a tutti “i figli di una stessa grande civiltà euro-mediterranea” gli strumenti appropriati per comprendere ed analizzare la loro realtà sociale, politica, culturale ed economica, accrescendone la professionalità e  contribuendo al loro inserimento nel mercato del lavoro europeo. Il recente progetto “ MCH – Mediterranean Common House” ed il relativo “Manifesto della Civiltà Mediterranea” portato avanti da IASEM, mira a creare una grande rete di culture mediterranee: un luogo aperto allo scambio ed al confronto, dove il rispetto delle diversità è l’amalgama naturale per unire con “mutua collaborazione” le persone ed i popoli del Mediterraneo, con tutto quel sostrato di storie, di culture, di lingue e religioni che si portano con loro.


“Non dobbiamo perdere la speranza e restare paralizzati dinnanzi al terrore che cresce in Medio Oriente ed in Europa, con l’aggravarsi della situazione
in Libia e con il crescere del fenomeno-terrorismo ed il mercato degli esseri umani e dei bambini che il 10 per cento di loro dopo la partenza non arriva in occidente insieme ai loro genitori”: è quanto dichiara il Prof. Foad Aodi. “In virtù di questa partnership – aggiunge – vogliamo lavorare per dare ai giovani italiani, europei, arabi e stranieri una chance di vivere in un nuovo contesto euro-mediterraneo, dove venga soffocata qualsiasi manifestazione di  discriminazione razziale, culturale e religiosa. Ci auguriamo di strutturare una serie di attività congiunte che siano di duplice utilità, contribuendo proficuamente a frenare la fuga dei cervelli che avviene bilateralmente in Italia, per la disoccupazione, nel Mondo Arabo a causa delle povertà e delle guerre. Vorremmo che i nostri figli e nipoti possano studiare con armonia in classi miste e che i figli degli stranieri in Italia non si sentano denigrati per la loro origine o per il colore della loro pelle. Vogliamo che una volta cresciuti questi giovani possano decidere di rimanere nei loro Paesi di origine o che
possano scegliere di farvi ritorno con un bagaglio di conoscenza e di formazione che sia prezioso per il loro lavoro ma anche per la loro vita.

Ogni anno arrivano all’Amsi ed alle Co-mai circa 300 richieste all’anno da parte di medici e professionisti italiani di diversi settori per lavorare all’estero ed acquisire esperienza lavorativa, mentre sono più di 500 le richieste avanzate dai professionisti stranieri dei diversi settori per lavorare in Italia. Inoltre, sono in aumento le richieste da parte di Associazioni e Istituzioni dei Paesi di origine dei cittadini stranieri (Ecuador, Arabia Saudita, Qatar, Iraq, Yemen, Tunisia, Palestina, Libia, Moldavia, Romania, Albania,Nigeria, Cile e Perù) per farli tornare in patria ad esercitare le loro professioni.
“La sigla di questo accordo di partnership ha per lo IASEM un valore strategico, in quanto rafforza uno degli impegni prioritari dell’Istituto, cioè quello della formazione delle classi dirigenti nel Mediterraneo: siamo convinti infatti che i giovani leader rappresentino la vera risorsa per realizzare un   Mediterraneo libero da conflitti, con una prosperità condivisa e capace di gestire le grandi sfide della modernità. So che questa convinzione è condivisa dal Prof. Foad Aodi e l’accordo di oggi sancisce l’impegno comune sulla strada per la costruzione di quella comunità mediterranea che sogniamo e che costruiremo insieme”, dichiara Giuseppe Papaleo.

Fino a 130.000 euro ad azienda, questo l’incentivo massimo che può essere erogato alle imprese che investono sulla sicurezza nel lavoro Giunto alla sesta edizione il *Bando ISI*, lo strumento di incentivi agli investimenti previsto dall’INAIL. Dal 1° marzo è stato aperto lo sportello di presentazione delle domande. Lo stanziamento previsto per quest’anno è imponente <http://it.blastingnews.com/finanziamenti/2016/02/dal-1-marzo-partono-le-domande-per-i-finanziamenti-da-50-000-per-le-nuove-imprese-00807065.html>, infatti l’INAIL ha messo a disposizione oltre 276 milioni per le aziende che ne faranno richiesta. Le risorse sono divise tra le varie *Regioni*con importi differenti, per esempio, per la Lombardia sono destinati 45 milioni, per il Lazio 35 e così via. Vediamo come fare per presentare domanda e cosa si può fare.

 

Sportello attivo per le istanze

Dal *1° marzo* è possibile presentare domanda per ottenere il contributo a fondo perduto previsto dal *Bando ISI 2015*, quello che annualmente  predispone l’INAIL per la Aziende che investono sulla sicurezza dei propri dipendenti. Il contributo massimo erogabile è di *130.000 euro* ad Azienda

e deve coprire al massimo il 65% dell’investimento effettuato. Il termine ultimo per presentare istanza è fissato alle ore 18:00 del 5 maggio 2016.

Il Bando è aperto a tutte le imprese, anche individuali, iscritte alla Camera di commercio, industria, artigianato ed agricoltura. La struttura di

questi incentivi è fino ad esaurimento risorse <http://it.blastingnews.com/lavoro/2016/02/legge-delega-sulla-poverta-stanziati-un-miliardo-di-euro-ma-non-per-il-reddito-minimo-00790985.html> In base agli stanziamenti regionali, quindi le domande saranno valutate ed eventualmente accolte in ordine cronologico. Il bando è consultabile sul sito *inail.it <http://inail.it>*, cliccando sul tasto Bando Isi 2015. Lì ci sono tutte le informazioni dettagliate su quali investimenti ammissibili

e su come bisogna procedere per ottenere gli incentivi.

 

Come presentare le domande e cosa si può fare.

Le domande devono essere inoltrate telematicamente tramite il sito ufficiale dell’*INAIL* nella sezione servizi telematici. Sarà necessario prima di tutto registrare l’Azienda, o attraverso il canale telematico o presentandosi agli sportelli INAIL. Una volta ottenute le credenziali di accesso ai servizi on line dell’Istituto, si potrà iniziare a compilare la domanda. La procedura di inserimento della domanda è fatta in modo che l’Azienda possa inserire anche il progetto di investimento e permette più simulazioni in modo tale da valutare l’ammissibilità dell’investimento, se si rientra nelle soglie di ammissibilità e così via. Solo quando si è sicuri di aver presentato un progetto fattibile, si potrà continuare con gli step successivi, fino all’ultimo che è la registrazione delle domande.

Questa è solo una prima fase della procedura, perché seve solo per essere ammessi al *beneficio*. Infatti l’iter valutativo da parte dell’INAIL

inizierà il 12 maggio 2016. Da quel giorno, le imprese che hanno ottenuto l’ok al progetto potranno ricollegarsi al sito e presentare la domanda di  contributo vero e proprio. Ricordiamo che le spese ammissibili per poter ottenere il contributo a fondo perduto sono molteplici. Gli investimenti oggetto di richiesta infatti possono essere quelli relativi all’acquisto di macchinari, impianti e attrezzature nuovi, oppure alle opere di ristrutturazione degli edifici sede dell’Azienda, agli interventi di bonifica amianto ed a tutti le spese sostenute per l’adozione di ogni sistema di *sicurezza sul lavoro*.

Sta facendo molto discutere il disegno di legge delega con il quale il Governo sta cercando di dare applicazione ad una Direttiva dell'Unione Europea volta a dare certezza e mafiose celerità alla banca che ha concesso un mutuo per l'acquisto di una casa ad un mutuatario che per sette volte, anche non consecutive, non ha onorato l'impegno a pagare la rata. Attenzione, perché la previsione delle rate non pagate non fa riferimento alla cadenza delle stesse e quindi si può riferire a 7 mesi se la rata pattuita è su base mensile o a tre anni e mezzo se l'impegno del debitore è a cadenza semestrale, e via discorrendo.


Il problema è che nel testo unico bancario sono già presenti norme che prevedono che, in presenza di sette pagamenti anche non consecutivi, la banca può chiedere di rivalersi sul bene ipotecato, anche se c'è la differenza, e non di poco conto, che deve rivolgersi a un giudice e che lo stesso deve autorizzarla a procedere all'esproprio e alla successiva vendita dell'immobile, vendita che non deve necessariamente avvenire mediante vendita all'asta.
Ma tra le due procedure vi è un'altra differenza, e in questo la Direttiva UE va decisamente a vantaggio del debitore, in quanto la normativa attuale prevede che la banca si soddisfi con il bene pignorato e non ristori al mutuatario l'eventuale differenza, mentre la normativa in corso di introduzione prevede esplicitamente due cose: l'affidamento ad un perito terzo del compito di stimare il reale valore dell'immobile e la restituzione, dopo la vendita, dell'eccedenza di valore rispetto al debito al proprietario di casa espropriato, ed è una differenza di non poco conto rispetto alla prassi attuale.
Avendo seguito per anni quanto è successo negli Stati Uniti d'America in materia di propri di case nella fase più calda della crisi finanziaria, mi trovo a suggerire sommessamente ai decision makers di non gettare via il bambino con l'acqua sporca e cioè di mantenere il patto marciano che ispira il testo della Direttiva e di allungare semmai il numero delle rate che danno luogo alla nuova procedura.


Il fatto che la nuova normativa non si applichi ai mutui in essere può essere, infatti, un danno per questi proprietari che, in base alle norme vigenti, possono vedersi espropriare un bene di 200-300 mila euro a fronte di un mutuo residuo non superiore a 100 mila euro e non vedersi restituire la differenza!

Nel profluvio di statistiche con le quali passiamo il tempo prima dell'arrivo sulla scena nel primo pomeriggio di Super Mario, al secolo Mario Draghi, presidente della Banca Centrale Europea, vi è il dato sui prezzi al consumo in Italia che segnala una flessione dello 0,2 per cento su base mensile e una variazione negativa dell'indice dei prezzi al consumo italiano dello 0,3 per cento ove rapportato allo stesso mese dell'anno precedente.
Non darei molta importanza a questo dato, perché la componente petrolifera in forte calo è destinata a far registrare sensibili incrementi dopo che il prezzo al barile del WTI, dopo essersi spinto nella parte alta dell'area dei venti dollari, ha bruscamente invertito la rotta e si è portato in vista dei 35 dollari al barile, segnando un incremento del 30 per cento circa rispetto ai minimi e anche altre componenti del paniere sono destinate a segnare rialzi nei prossimi mesi per cui il CPI italiano dovrebbe uscire dall'attuale stato di letargo.
Ma cosa è in realtà la deflazione? Non è altro che la variazione negativa dell'indice dei prezzi al consumo, un'eventualità, quella che stiamo vivendo negli ultimi mesi (non tutti in verità), che dovrebbe solo fare felici i consumatori in quanto il pieno costa meno, non quanto dovrebbe ma certamente meno, la spesa al supermercato, complici anche le offerte più o meno strepitose, se non costa meno almeno non aumenta a parità di prodotti acquistati e, anche nel settore dei servizi, si nota se non una variazione negativa delle tariffe quasi raddoppiate al momento della conversione tra la lira e l'euro, quantomeno una staticità o minori variazioni dei prezzi; ma allora perché dovremmo preoccuparci di un fenomeno che, come dicevo all'inizio, rischia anche di mostrarsi alquanto effimero?
Ebbene, un problema c'è in quanto si tratta di una spia evidente di uno stato alquanto depresso sia della domanda di beni di consumo che dei prezzi all'ingrosso, che anticipano le variazioni di quelli al consumo, ma, e forse soprattutto, della tendenza dei consumatori, in presenza di flessioni dei prezzi, a rinviare i consumi in attesa, non sempre premiata, di ulteriori variazioni al ribasso, ma gli effetti più rilevanti riguardano il settore finanziario e in particolare modo le banche che lamentano di fare scarsi profitti in uno scenario che vede contemporaneamente tassi bassi e variazioni negative dell'indice dei prezzi al consumo. Un discorso a parte riguarda la situazione dei debitori che non vedono ridursi, come solitamente accade, il carico del loro debito espresso in termini reali!

Decidere di aprire un’azienda agricola rappresenta un passo molto importante nella vita di ogni giovane imprenditore. Si tratta infatti di una scelta che  richiede impegno e dedizione, ma soprattutto tanta curiosità e voglia di entrare in una realtà imprenditoriale molto differente dalle altre.
Chi decide di intraprendere questo percorso, quindi, oltre a rispettare una serie di adempimenti burocratici, deve conoscere eventuali criticità e disporre delle strategie migliori per trasformare l’idea in un progetto di successo.
In particolare, se volessimo sintetizzare l’intero processo in pochi semplici passi, è possibile individuare dieci mosse fondamentali per aprire un’azienda agricola.

1. Avere un’idea d‘impresa intorno alla quale costruire un progetto di sviluppo.
Ciò vuol dire che ancora prima di cominciare è utile avere le idee ben chiare sulla tipologia di imprenditore che si intende diventare. Che si scelga la  strada dell’imprenditore agricolo “tradizionale”, specializzato nella produzione in uno specifico comparto, o quella dell’imprenditore agricolo   “multifunzionale e pluriattivo”, si andrà incontro a opportunità e scenari normativi piuttosto differenti. Inoltre, avendo un’idea d’impresa ben precisa, è possibile valutare in maniera preventiva tutte le eventuali leve strategiche da attivare: innovazione, vendita diretta, reti, territorio, qualità, agroenergie, agriturismo, fattoria didattica, ecc.

2. Analisi delle caratteristiche e delle potenzialità aziendali tramite l’osservazione del territorio, del mercato, dei concorrenti e delle normative vigenti.
L’intuizione da sola non è sufficiente a decretare il successo di un’attività. Un’idea d’impresa, se pur apparentemente vincente, va sempre accompagnata, prima, dopo o durante l’elaborazione, da un’analisi del mercato e della concorrenza.


Con il supporto di appositi consulenti è quindi consigliabile analizzare:
– Capitale umano (competenze professionali, quale modello gestionale, quale forma giuridica).
– Capitale fisico (dimensioni aziendali, immobili disponibili e da acquisire, macchine e attrezzi).
– Offerta (massa critica, differenziazione prodotti e attività, qualità, diversificazione).
– Mercati (canali di vendita possibili, attività promozionali)
– Performance economica (redditività e costi)


E’ inoltre altrettanto opportuno valutare componenti esterne all’azienda
sul piano:
– Istituzionale (normativa di riferimento, esistenza di reti formalizzate come consorzi, cooperative, strade del vino,ecc).
– Territoriale (dotazione infrastrutturale materiale e immateriale, disponibilità di servizi alle imprese agricole).
– Commerciale (canali distributivi locali, caratteristiche della domanda e dell’offerta).
– Competitivo: struttura della concorrenza e grado di concentrazione dell’offerta.

3. Trasformazione dell’ “idea” in un progetto di sviluppo imprenditoriale.
Dopo la fase di analisi e l’elaborazione dell’idea d’impresa, comincia la progettazione vera e propria. Una volta definiti gli obiettivi da raggiungere e i risultati attesi, occorrerà individuare le risorse da utilizzare e le strategie da implementare.

4. Verifica della fattibilità/realizzabilità del progetto.
Si tratta quindi di redigere, con l’aiuto di adeguati specialisti e professionisti, un Business Plan, in grado di conferire credibilità al progetto e consentire la richiesta di finanziamento pubblico o privato. Nel piano dovrà essere analizzata la situazione di partenza, il progetto di sviluppo e la situazione post investimento.

5. Ricerca della fonte di finanziamento
Una volta redatto il piano economico e finanziario si potrà procedere alla ricerca delle fonti di finanziamento. Nel caso dei giovani imprenditori agricoli vi sono diverse misure e strumenti per favorirne l’insediamento, fra cui ad esempio il “subentro”, il premio di “primo insediamento”, piuttosto che i fondi stanziati dal Piano di Sviluppo Rurale. Per l’acquisto di un terreno è invece opportuno verificare la possibilità di richiedere un mutuo tramite ISMEA.

6. Verifica se il progetto ha le caratteristiche necessarie per accedere ad un finanziamento pubblico.
Dopo aver individuato le fonti di finanziamento più idonee, è necessario leggere accuratamente il bando in questione per verificare l’effettiva esistenza dei requisiti soggettivi (rispetto al soggetto che si candida) e oggettivi (rispetto al progetto di investimento che si intende proporre).

7. Presentazione del progetto per il finanziamento pubblico.
Una volta eseguite le analisi e i controlli necessari si può procedere alla presentazione del progetto attraverso apposita domanda corredata di Business Plan. In questa fase, in particolare, è consigliabile l’assistenza da parte di un CAA (Centro Autorizzato di Assistenza Agricola) e la consulenza di un  professionista per la parte tecnica. La presentazione della domanda, tuttavia, pur avvenendo in maniera corretta, può non essere sufficiente a garantire il raggiungimento dell’obiettivo (finanziamento) in tempi brevi. Una delle criticità maggiori insite in questo passaggio è infatti rappresentata proprio dall’eccessiva lentezza delle pratiche burocratiche. Le procedure per accedere alle risorse dei Psr specificatamente dedicate ai giovani prevedono in media 275 giorni fra l’approvazione del programma e l’uscita del bando, 248 giorni tra la fine della raccolta delle domande e il decreto di concessione del contributo (istruttoria), tra i 18 e i 24 mesi per l’erogazione del contributo.

8. Presentazione del progetto per il finanziamento privato.
Qualora si decida di fare richiesta di finanziamento privato, è possibile valutare i pacchetti e le agevolazioni messe a disposizione di CreditAgri.
È quindi opportuno richiedere la consulenza dell’istituto per conoscere i prodotti finanziari più adatti e le migliori condizioni di accesso al credito.

9. Ricerca delle garanzie per accedere al credito.
Tuttavia ogni richiesta di finanziamento che si rispetti prevede la sussistenza di determinate garanzie, che andranno presentate alla banca di
turno. Anche in questa fase, quindi, è consigliabile affidarsi alla consulenza di CreditAgri, in modo tale da poter individuare eventuali criticità e possibili soluzioni.

10. Realizzazione del progetto.
Una volta accertata la sussistenza delle garanzie ed effettuata la richiesta di finanziamento, si passerà alla fase di concretizzazione del progetto. Delicato e cruciale questo passaggio risentirà inevitabilmente della preparazione, della capacità imprenditoriale, della creatività che il singolo riuscirà ad esprimere.

 

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