Intere famiglie vivono in strada, donne, uomini, bimbi con cui si cerca di instaurare un rapporto per poi portarli sotto un tetto.
È questa la testimonianza di chi ha scelto di vivere presso la Casa Famiglia “Oasi della Divina Provvidenza” a Pedara (CT), antico borgo alle falde dell’Etna, in Sicilia.
Riccardo Rossi, il giornalista chiamato il “mastino napoletano”, addetto stampa di politici noti, frequentava deputati e personaggi illustri e scriveva per loro ciò che loro pretendevano che venisse scritto andando anche contro la verità contingente.
Fu il monito di Giovanni Paolo II nella Sala Nervi, nell’incontro con gli addetti della stampa, della comunicazione in genere, a fargli cambiare missione: “I giornalisti non devono essere complici della cattiva informazione”
Quell’incontro fu illuminante per Riccardo, quelle parole taglienti gli rimasero impresse; quell’enciclica venne più volte riletta dal giovane giornalista che iniziava a soppesare il suo lavoro al soldo dei politici e le aspettative concrete della gente semplice. Perché dare aspettative infondate e non dire realmente agli onesti le cose come stanno.
La scoperta di avere un fratello soggiogato alla droga ed il ricordo di un bambino di dodici anni incontrato in Romania qualche anno prima, durante un pellegrinaggio, che viveva in strada in un cumulo di rifiuti, lo convinsero a dedicarsi totalmente agli altri, al prossimo, bisognoso d’aiuto. Oggi Riccardo aiuta i disabili e i malati terminali, la Carità e l’Amore di Dio per tutte le sue Creature lo fanno vivere nella tranquillità dell’anima, della sua coscienza. Riccardo scrive notizie e articoli ma solo quelle belle, positive, quelle notizie che solo ad ascoltarle danno gioia e felicità oltre ad infondere tranquillità profonda. “La Gioia” è un giornale di buone notizie che vuole ispirare gesti solidali. Nasce come braccio operativo dell’Associazione “La Gioia onlus” che vuole, tramite la comunicazione, ispirare percorsi di carità; è anche su Facebook. Il suo motto che ribadisce a chi lo avvicina è: “soltanto il Signore ti mette nel cuore la sostanza della vita”. Bisogna ascoltare la voce del Signore, bisogna entrare in sintonia armonica con l’essenza divina. Bisogna aprire il proprio cuore all’Amore di Dio che ci ascolta e ci aiuta. Con coraggio bisogna avere fede, speranza e professare la carità verso chi ha più bisogno di noi.
Riccardo, si è convertito alla causa del sociale e da allora dedica la sua vita a donare amore e gioia al prossimo. Un amore ed una gioia che gli derivano, non dalle cose materiali, ma dalle persone che lo circondano e che nonostante mille difficoltà hanno una sana voglia di vivere.
D – Cosa è una Casa Famiglia, chi ci lavora, come vivete e chi viene a bussare alla porta di questa casa?
R – La casa famiglia “Oasi della Divina Provvidenza”, è la mia casa, è lì che vive la mia nuova, numerosa famiglia, che ha bisogno d’aiuto. Siamo tutti volontari e viviamo di Provvidenza, come i fraticelli di San Francesco. Quando ti trovi ad avere a che fare con malati terminali, persone sofferenti, persone disabili in quei momenti “esce” il Riccardo migliore. Ognuno di noi ha un lato buono, io ho solo la fortuna di vivere in un contesto che mi educa all’amore. In casa famiglia arriva tanta gente, qui accogliamo le persone che nessuno vuole. Da noi ci sono persone che vivevano in strada, immigrati, ragazze madri, alcolisti, disabili sia mentali, sia fisici, famiglie. I motivi sono tanti, chi scappa da un paese in guerra o chi è semplicemente povero, chi ha una dipendenza, chi rimane senza lavoro e senza casa, una donna che veniva maltrattata, anziani soli, disabili rimasti senza famiglia. I motivi sono veramente tanti, credimi, ed ho fatto solo alcuni esempi.
D – Secondo te, chi sono i nuovi poveri?
R – I nuovi poveri; la nuova povertà avviene con l’incomprensione che è troppo spesso di carattere politico-amministrativo. Sicuramente abbiamo il polso delle situazioni sulle nuove povertà. Registriamo molte famiglie italiane in difficoltà, un aumento notevole di persone che perdono il lavoro, la casa. Ci sono sempre più persone che finiscono in psichiatria e tanti anziani che rimangono soli. Tanti gli immigrati che scappano dai loro paesi con la speranza di una vita migliore. Questi sbarchi continui che portano i nuovi poveri, i derelitti. In breve, rispetto a qualche anno fa ci sono molti nuovi poveri italiani, tante persone emarginate e un numero cospicuo di stranieri che speravano in una vita migliore e invece trovano tante difficoltà e chiedono aiuto.
D – Ma il tuo lavoro prevede anche un’assistenza sanitaria?
R – In una famiglia c’è sempre chi è in grado di dare un’assistenza sanitaria. Io, per esempio, devo fare un’operazione particolare e delicata per fare andare in bagno un ragazzo tetraplegico, per fare questo ho dovuto fare un corso di specializzazione in ospedale poco tempo fa, uso il Peristeen, che è un sistema di irrigazione transanale per le persone che soffrono di incontinenza fecale o stipsi. Utilizzando il Peristeen si riduce al minimo la probabilità di perdite intestinali involontarie o le stipsi. Poi devo somministrare le insuline ai diabetici.
D – Il tuo impegno in questa Casa Famiglia inizia dal mattino?
R – È il mattino che ha l’oro in bocca, e così la mattina vado a fare vari servizi, vado a prendere il pane per sessanta persone e questo è l’attuale numero dei nostri famigliari, poi vado in farmacia, in vari uffici pubblici, spesso faccio la spesa al supermercato. A ora di pranzo mi occupo nuovamente delle insuline, poi servo a tavola e imbocco i disabili. Dopo mangiato vado a vedere i bidoni della spazzatura, se pieni li devo portare nel punto di raccolta che è sempre nel perimetro del giardino della casa famiglia. In genere nel pomeriggio non ho impegni fissi e scrivo le buone notizie: articoli, recensioni, foto notizie. Nel corso della giornata vado a parlare più volte con una nuova accolta disabile, che è spesso allettata.
D – E i tuoi impegni serali quali attività prevedono?
R – Diciamo che il mio unico impegno è stare qui giorno e notte con chi ci chiede aiuto. Tanti sono comunque gli imprevisti, donazioni di alimenti e bisogna andarli a prendere anche la sera sul tardi, recuperare ragazzini da attività sportive, andare a riprendere persone nuove che ancora non ricordano o non conoscono la strada di casa. La sera, c’è l’aiuto a cenare, sempre prima delle immancabili insuline. Nella serata leggo libri o scrivo, se arrivano chiamate, devo uscire per recuperare cibo che rimane nei ristoranti. Possono capitare anche emergenze notturne di persone che stanno male e spesso sono chiamato anch’io. Le giornate tipo variano a seconda degli accolti e se in quel momento c’è un malato terminale, possono essere necessarie anche sei ore al giorno, oltre tutti gli altri impegni.
D – Che importanza ha l’Amore in un posto come la Casa Famiglia?
R – L’Amore è fondamentale, l’empatia con l’altro da se, recuperare una persona è volergli bene ed essere disponibile. Nel momento che una persona accolta si sente amata e curata, accadono miglioramenti sorprendenti. I medici poi stabiliscono la cura, nel caso di patologie fisiche o mentali. L’Amore comunque è una delle più grandi armi per recuperare una persona e ciò dipende da come la persona è accolta. C’è chi recuperiamo dalla prostituzione ed ora è missionaria, c’è chi si è reintegrato nel tessuto lavorativo, c’è però anche chi è tornato in strada. Qui c’è la possibilità di ripartire, ma bisogna mettere la propria volontà!
Sono partito qualche anno fa da solo, ora ho tanti volontari che mi aiutano, che mi seguono ed insieme a loro riesco a raggiungere decine di migliaia di persone e sono sempre più i gesti solidali d’individui che ispirati dalle buone notizie compiono piccole opere solidali. C’è chi tramite “La Gioia” ha iniziato il giro notturno per incontrare i senza fissa dimora, chi ha fatto delle donazioni di alimenti alla casa famiglia dove vivo e tanti altri piccoli gesti. Un giovane da me interrogato dopo una mia testimonianza in una scuola mi disse: “ Tutte queste belle azioni mi stimolano a compierle”. Il motivo de “La Gioia” è appunto questo, far nascere percorsi solidali.
D – Tu da giornalista scrivi solo per il tuo giornale?
R – No, collaboro anche con “Golem informazione”, il giornale diretto da Roberto Ormanni, dove ho una rubrica molto letta di buone notizie, logicamente, e da poco ho anche uno spazio settimanale su “radio Kolbe” ogni mercoledì alle 22.00, dove scegliamo cinque buone notizie e si può ascoltare via web. Ti confido una mia scoperta Giuseppe, troppo spesso i nostri mezzi di comunicazione ci comunicano gli eventi negativi della nostra quotidianità, invece esistono tante cose positive. Più vado avanti nella ricerca di buone notizie e più ne scopro, c’è tutto un mondo di persone che aiuta il prossimo e di cui si sa poco e nulla ed io do notizia di questi bellissimi fatti, di questi meravigliosi eventi che arricchiscono l’anima dandoci la forza di andare avanti e di credere al nostro prossimo, di chi abbiamo vicino. Non bisogna disperare mai, c’è sempre una luce anche nel tunnel più nero. Non guardiamo sempre il bicchiere mezzo vuoto, ma impariamo a guardare il mezzo pieno. Ho conosciuto una persona con la Sla, immobile nel letto, che trasmetteva voglia di vivere e confortava chi era triste. Potrei portare tanti esempi di persone con vite difficili che erano gioiose e piene di vita. Il vero segreto per vivere bene è aprirsi all’amore, avere nel cuore la speranza e di essere noi il cambiamento che vorremmo nel mondo. Non dobbiamo più lamentarci di ciò che non abbiamo, gioiamo per il dono della vita che abbiamo. Hai una nuova vita a partire da adesso, forza dai, ricomincia tutto!