L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Food & Wine (248)

 
 
 
 
Urano Cupisti
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 Ingresso alla masseria

“Tutti i salmi finiscono in gloria”. È accaduto di recente durante il tour organizzato in Campania da VinovagandoTour, parte integrante della community Vino una Passione che dirigo ormai da quindici anni.

Era prevista una cena presso l’Antica Masseria Venditti a Castelvenere provincia di Benevento.

Al mattino visita dell’azienda vinicola condotta da Nicola Venditti e la sera “assaggi dalla cucina” di Donna Lorenza Vessillo Venditti, cuoca pittrice.

Serata caldamente auspicata, sostenuta, necessitata da Nicola per dare un quadro il più completo possibile della realtà del Sannio. Cibo, vino, storia e accoglienza.

Devo dire che Nicola, Donna Lorenza, i figli e lo staff sono riusciti nell’intento di trasmetterci questi valori, beni, ricchezze.

Avendone avuto la possibilità sarebbe stato auspicabile una sosta di almeno una settimana in questa

 
 dipinto di Donna Lorenza

“masseria” posta alle porte di Castelvenere, borgo un po’ defilato rispetto ai circuiti più battuti. Una autentica pausa rilassante.

Dormire nell’agriturismo annesso, fare colazione nella struttura all’aperto con vigneti come sfondo a ricordare l’attività vitivinicola, attendere l’ora di pranzo e cena coccolati dalla cucina territoriale di Donna Lorenza.

E nelle ore libere da questi appuntamenti altamente “goduriosi” calpestare le vigne con Nicola, prendere parte alle sue “lezioni” nel vigneto didattico o seguire Donna Lorenza nella sua passione di pittrice.

 
 pasta alla genovese

Crescita intellettuale assicurata. Nicola aspettami, chissà che non possa accadere.

Ma torniamo alla cena. Un ambiente accogliente, rustico quanto basta per creare la calda atmosfera amichevole e familiare. Quest’ultima come valore aggiunto.

Ai fornelli Donna Lorenza coadiuvata dai figli e donne di casa a preparare i piatti gustosi basandosi su ingredienti di provata genuinità.

Cucina ispirata alla tradizione, prodotti del circondario e dal fornitissimo orto di casa. Percorso dei piatti stabiliti in accordo con il marito Nicola. Piatti ben fatti , dai sapori equilibrati che hanno soddisfatto tutti per presentazione e gusto.

E dei vini ne vogliamo parlare. Durante la serata, sono continuati gli assaggi del mattino. Bottiglie particolari, custodite per gli “eventi e amici speciali” (l’accoglienza sannita). Ed a concludere l’immancabile “nocino” fatto da loro.

Piatti e vini in abbinamento:

 
 brasato all'aglianico

- Broccoli selvatici e pane raffermo abbinato a Assenza Falanghina 2017 e Vient e Voria bianco 2017

- Antipasti misti di prodotti locali abbinati a Bacalát bianco

- Panzanella sannita con taralli abbinaa a Vandári bianco

- Pasta alla genovese abbinata a Bacalát

- Brasato all’Aglianico abbinato a Bosco Caldaia 2011

 
 vini in abbinamento

- Contorni di verdure dell’orto

- Formaggi sanniti dove abbiamo apprezzato sia il Bacalát che il Mari bianco

- Tortina con marmellata di uva fragola (dalla pergola della masseria) con Nocino

Donna Lorenza cuoca per arte. Nicola Venditti vinaiolo per amore.

 Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

 

 

La Riflessione!

Ma è lokdown o non lo è? “Chiudere tutto significherebbe dare un colpo duro all’economia. Negozi aperti, bar e ristoranti, se pur in orari limitati, pure. Però non uscite di casa”. C’è qualcosa che non torna o, per alcuni, torna, eccome. E il comparto del vino, cibo, enoturismo torna in sofferenza. I ristoranti reinvestono in pranzi e nel servizio a domicilio, le aziende vinicole propongono sconti su sconti, televendite e vendite a distanza. Gli agriturismo offrono fine settimana a prezzi stracciati mentre tutti stiamo davanti ai televisori ad aspettare cosa fare. In questo marasma comunque le notizie dal nostro mondo non mancano. Le riporto commentandole come se nulla stesse accadendo. Non molliamo.

 

 

Frammento n. 1

Vendemmia 2020 ottima nella qualità

Assoenologi, Ismea e Unione Italiana Vini ci confortano. La vendemmia 2020 ha mostrato il meglio di sé. Uve di altissima qualità a scapito della quantità. Personalmente il primato mondiale di produzione mi ha sempre lasciato indifferente ritenuto elemento non qualificante. L’ottima qualità sarà il valore aggiunto. Ora attendiamo “grandi vini”. La natura ci ha dato una grande mano. A noi non tradirla.

 

 

Frammento n. 2

Progetto vino a Pianosa.

 
 Pianosa

È stato battezzato Progetto Pianosa. Direi Ri-progetto Pianosa visti i precedenti tentativi sostanzialmente “naufragati”(termine consono ad un’isola). La motivazione: reinserimento sociale e rieducazione ad antichi mestieri. Coltivare uva e produrre vino è uno di questi. Firmato, in questi giorni, il protocollo d’intesa tra Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria (Dap) e Comune di Campo nell’Elba. Ricordo male o anche i Frescobaldi, dopo il loro progetto Isola della Gorgona, iniziarono nel 2016 un programma simile a Pianosa? Come è finito? Pianosa dopo secoli e secoli forse ri-tornerà ad essere un luogo vitivinicolo. La riflessione: serve formazione in aula e sul campo con la scelta mirata per la selezione dei vitigni consoni ad un terroir marino spazzato da tutti i venti (isola pianeggiante senza alcuna barriera difensiva). Immagino filari molto bassi, potature adeguate e disposizioni delle piante a seconda delle varie “vene” dei terreni disomogenei presenti. Se l’accordo è finalizzato ad ottenere il “vino del contadino”, questa rimane solo una notizia socialmente auspicabile. Se si vuole ottenere il ritorno alla produzione nel ricordo di quanto fatto nell’antica Roma, la notizia diviene doppiamente interessante e rimaniamo tutti fiduciosi di bere tra qualche anno, il vino di Pianosa. Però, visti i precedenti tentativi, mi sia permesso e concesso di essere scettico.

 

Frammento n. 3

È in uscita il Prosecco Rosé.

C'è il via libera dall'Unione europea: sì al Prosecco Rosé. Prime bottiglie a fine dicembre. Lo rende noto la Coldiretti nell'annunciarne l'avvenuta pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea C 362/26. L'obiettivo è il 10% della produzione, ovvero 50 milioni di bottiglie di prosecco rosé da immettere sul mercato. La Doc Prosecco, dunque, potrà esportare l’ultimo nato di famiglia, il Prosecco Doc Rosé. Si tratta di circa 20 milioni di bottiglie di color rosa tenue, in parte già distribuite entro i confini nazionali tra settore Horeca (ristorazione) e Gdo (grande distribuzione organizzata) che ora potranno raggiungere anche i principali mercati esteri, dai quali il Consorzio si attende le maggiori soddisfazioni. E poi c’è Prosekar (termine sloveno ad indicare le produzioni da vitigno glera nei dintorni della cittadina Prosecco alle porte di Trieste, che rivendica la paternità del nome). Ne vedremo delle belle e da parlarne.

 

 

Frammento n. 4

L’evoluzione della specie. Vi.Te. e VinNatur insieme.

Avvicinamento, avvenuto questa estate, tra le due associazioni più importanti nell’aggregazione dei vignaioli “naturali” in Italia: VinNatur e Vi.Te – Vignaioli e Territori.

 
 i vignaioli "naturali"

Angiolino Maule e Gabriele Da Prato, presidenti delle due associazioni, con l'obiettivo di gettare le basi per un percorso condiviso. Quando si può parlare di vini autentici? Quando un vignaiolo può dirsi veramente tale, al di là di mode e progetti commerciali? La volontà di dare un primo segnale concreto e chiaro si è tradotta nell’idea di un evento congiunto (quando sarà possibile, Covid-19 permettendo), fuori dagli abituali e classici incontri vinicoli, che possa anche dare un messaggio di positività e speranza al settore. C'è chi lo definirà "ritorno", chi "evoluzione", e chi ancora "rivoluzione". L'attenzione sarà volutamente rivolta ai vignaioli naturali (!), prima che al vino (affermazione che ha il sapore di sfida). La decisione, da parte delle due associazioni, di percorrere una strada comune, mette in relazione oltre trecento vignaioli e le loro aziende, che con un'unica voce potranno finalmente affermare tutto questo con ancora più chiarezza e determinazione. La sentirete presto (dicono loro). Siamo impazienti per l’evoluzione di questa specie. I vignaioli naturali.

  Frammento n. 5

 
Carlo Cracco (a sin.) e Luca D’Attoma

Carlo Cracco sceglie Luca D’Attoma

Carlo Cracco affida l’Azienda Agricola Vistamare - nuovo progetto dello Chef Carlo Cracco e della moglie Rosa Fanti – all’enologo Luca D’Attoma. L’azienda sorge su una collina a Santarcangelo di Romagna (Rimini). Un piccolo gioiello con 5 ettari di vigneto. “Sono molto felice di aver l’occasione per potermi misurare con una persona di grande talento come Carlo Cracco”, racconta l’enologo Luca D’Attoma che conosce bene l’entroterra romagnolo - collaborando già con altre due realtà come San Valentino e San Patrignano - e sa che si tratta di un territorio ancora poco conosciuto ma con un potenziale enorme dal punto di vista agroalimentare ed enologico. Carlo Cracco afferma:”proprio per il vino, mi sono affidato a Luca D’Attoma, grande professionista e conoscitore di vino, per cui nutro da sempre una profonda stima”. Due vini saranno imbottigliati prima della prossima vendemmia. Un vino rosso che vede Sangiovese di Romagna in preponderanza, con piccole percentuali di Cabernet Sauvignon, Lambrusco e Trebbiano. Un Vino bianco composto invece da quattro vitigni: Rebola, Pagadebit, Albana di Romagna e Trebbiano della fiamma. Ambedue ad esaltare le caratteristiche del terroir, senza aromi fermentativi e con profumi decisi.

 

 

Frammento n. 6 (Il ristorante scelto).

Ristorante Pipero

                                       Pipero, stella di Roma.

Alessandro Pipero stella Michelin a Roma. Si definisce simpatico preferendo il contatto con le persone e le belle donne. Piaccia o non piaccia, sono così. Dopo diverse location è sicuro di aver trovato quella giusta. Sotto le mentite spoglie di un menestrello nasconde quelled’istrione, della buona tavola, con una personalità arguta e lungimirante, conoscendo bene il servizio, l'arte dell'accoglienza e dell'ospitalità. Camerieri si diventa non si nasce, servire è un'arte suprema. La sua forza? La compattezza e coesione con il suo team di sala. Unico obiettivo:lasciare un ricordo indelebile a tutti gli ospiti. Chef Ciro Scamardella “Tra i fornelli mi sento come un compositore. La genovese di polpo in raviolo è la mia portata di punta. Mi piace ricercare l’equilibrio abbinato all’emozione”.

Pipero Roma

corso Vittorio Emanuele II, 250 - Roma

T. 339 7565114 - 06 68139022

www.piperoroma.it

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Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)

 
 Un piatto

Quando si parla di cucina nella grande Roma il pensiero corre a quella “decisa, estrema”.

Basti pensare al fegato con i fichi o ai tagli di carne cosiddetti poveri , succulenti e cucinati magistralmente come la coda alla vaccinara o i rigatoni con la pajata, intestino di vitello con contenuto il chimo (latte).

Poi, allontanandoci dalla città, ecco apparire sulle tavole cacio e pepe, penne alla carbonara o i sempre ricordati bucatini all’amatriciana.

Tuttavia Roma offre anche altro, segue le mode, mostra il suo lato internazionale e negli ultimi tempi è divenuta anche il riferimento di una cucina dove ricercare, assaporare caratteristiche dominanti d’alto livello: la cucina dei grandi chef.

“Food is Love, il Cibo è Amore”. Una delle tante espressioni, citazioni dell’executive chef, Filippo Paoloni.

Con alle spalle una storia di emigrazione voluta e non obbligata, quella caratterizzata dal sempre omnipresente “bagaglio dei sogni, miraggi, aspirazioni”.

Viaggi nel mondo della ristorazione a fare esperienza nelle cucine dei grandi e lussuosi Hotel di prestigiose catene o ristoranti di fama internazionale.

<<Volevo viaggiare, scoprire nuovi luoghi, conoscere nuove culture. Ho pensato che studiare in ambito turistico mi avrebbe avvicinato al mio sogno>>. (Filippo Paoloni)

 
 Lo staff

E così lo ritroviamo ad Abu Dhabi, Dubai, New York, Singapore, Malesia, ritorno nella Grande Mela e, nuovamente dopo una parentesi di sei anni a Roma, l’avventura a Mosca.

Partito alla scoperta del mondo ad imparare l’arte del cucinare e prepararsi ad esprimersi in prima persona.

 
 Filippo Paoloni

Con in tasca, tra l’altro, una planimetria della terra con segnate in rosso i luoghi gastronomici più preziosi dove mettere piede ed assimilare, con serietà e passione, la suprema Arte della gastronomia.

Poi nel 2012 il rientro in Italia, a Roma zona Est vicino al raccordo anulare, finalmente nel “suo” locale: il Fil Restaurant.

<<Lontano dai riflettori, in una zona di periferia, ho scelto di ritirarmi qui con la mia dolce metà rendendolo un luogo accogliente e familiare>>. (Filippo Paoloni)

Ti accoglie con la sua aria simpatica, gentile, bonaria e, se sei curioso, ti racconta la sua storia con gli occhi che gli brillano.

In cucina non ci si annoia mai.

Passione e bravura messe a frutto per realizzare piatti in cui sapore e innovazione si sposano a meraviglia restando le caratteristiche dominanti della proposta culinaria, sempre di alto livello.

<<Ho girato il mondo ma le ricette tradizionali italiane sono state le mie compagne di viaggio, il bagaglio più importante, il mio baricentro. Non ho mai modificato una ricetta perché in quel posto piaceva così. Sono uno chef italiano porto l'Italia sulla tavola del mondo>>. (Filippo Paoloni)

 
Il ristorante

La proposta di antipasti è la forza del locale, un viaggio nei sapori di terra e di mare che possono diventare un menù degustazione. Per scelta il menù cambia ogni 3-4 mesi così che i clienti possono assaggiare sempre nuove ricette e in cucina....non ci si annoia mai!

Un'esperienza di gusto e con gusto è quella che si vive al Fil Restaurant dove il pesce è il protagonista. Sempre fresco, preparato con ricette tradizionali o rivisitate, come la sorprendente amatriciana di polpo. Grazie anche allo sfizioso menù degustazione, fatto di una meravigliosa serie di antipasti che esplorano tutti gli angoli della cucina dello Chef Filippo Paoloni, l'esperienza al Fil Restaurant diventa unica.

Ed il locale? Arredato con cura, con sale confortevoli, con un servizio pronto a fronteggiare qualsiasi esigenza contingente. Ma soprattutto calore e sorrisi spontanei e sinceri che fanno sentire chiunque subito a proprio agio

Varcare la soglia del Fil Restaurant è sempre un’esperienza straordinaria vuoi per la grande cucina protagonista principale con idee golose e interessanti che cambiano ogni volta, vuoi per la cura maniacale in ogni dettaglio accompagnata dalla nota di eleganza che lo contraddistingue. Chapeau!

 

Urano Cupisti  

 

Fil Restaurant

Via Raffaele Costi, 11

00155 Roma

Tel. 06 2260877 - 339 2290072

www.filrestaurant.it

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 Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

 

 

La Riflessione!

- La pandemia continua e miete “vittime” nel mondo vitivinicolo. Dopo il lokdown si è tentato di riorganizzare Fiere e Manifestazioni per poi comunicare con urgenza che “non sanno da fare” (parafrasando Manzoni).Le ultime “vittime” dell’aggravarsi della situazione emergenziale legata al Covid-19 sono il Merano Wine Festival (al momento rinviato a Marzo 2021) e il Mercato della Fivi annullato per il 2020. Inimmaginabile il danno al comparto. Non si tratta di Feste del Santo Patrono ma di Incontri dove gli operatori programmano il futuro. E come non pensare all’indotto. Prenotazioni alberghiere “saltate”, ristoranti pronti a soddisfare le richieste degli operatori, dei visitatori e costretti a rinunciare ad un lavoro già programmato con acquisti deperibili. Senza pensare alle messe in sicurezza dei locali. La voglia di non arrendersi annullata dai crescenti numeri di contagiati.

- “La dicitura vino naturale in etichetta è ingannevole”. Vero, sono d’accordo. Finalmente l’Europa si muove per portare chiarezza. Vino naturale non significa Vino di qualità più alta. E poi sul “naturale” ne vogliamo parlare?

 

Frammento n. 1

Mercato dei Vini Fivi e Merano Wine Festival rinviati al 2021.

Il Mercato dei Vini Fivi che annualmente si svolge a novembre al Piacenza Expo, è stato rinviato a novembre 2021 con un comunicato congiunto Fivi-Expo.

Il Merano Wine Festival in programma dal 6 al 10 novembre è stato rinviato a partire da venerdì 26 fino al 30 di marzo 2021. La scelta di queste date porterà confusione nel calendario primaverile 2021. Infatti sia il Prowein di Dusseldorf, il Summa e il Vinitaly si svolgeranno (salvo ripensamenti) nello stesso periodo.

 

  

Frammento n. 2

La dicitura “Vino Naturale” è ingannevole.

Quante volte gli addetti ai lavori, compreso il sottoscritto, l’anno detto e ridetto. L’indicazione vino naturale in etichetta può suggerire l’idea di un vino di qualità superiore. Il termine usato dalla Commissione Europea non da adito a nessuna interpretazione: misleading ovvero ingannevole. Ora aspettiamo dalla stessa Commissione regole chiare e un nuovo termine appropriato nell’interesse dei produttori e dei consumatori. Avremo la sostituzione di vino naturale? Personalmente sono scettico e l’impropriamente definito naturale ho la sensazione che sia difficile cancellarlo.

 

 

Frammento n. 3

Arrivano in Italia i vini cinesi, quelli buoni.

A renderlo possibile, udite, udite, Meregalli, il distributore italiano dei vini stranieri d’eccellenza. All’interno del proprio catalogo ci sarà la linea dello Chateau Changyu Moser XV. Un nome composito; si tratta dello Chateau Changyu, azienda vitivinicola fondata nel 1892 (!) e l’enologo austriaco Lenz Maria Moser. Come siamo arrivati a questo accordo? Nel capitale dello Chateau cinese c’è un 20% di proprietà statale e una piccola parte detenuto dalla storica casa italiana dell’Amaretto di Saronno, l’Ilva. E l’Ilva è distribuita da Meregalli. Il cerchio a questo punto è chiuso. Wine lover italiani volete una chicca? “Operazione ambiziosa per vincere la diffidenza nei confronti della provenienza di un prodotto superiore marchiato in negativo dalle convinzioni nostrane. Parola di Corrado Malpelli (Gruppo Meregalli). Siete pronti all’assaggio? Helan Mountain White 2018 (cabernet sauvignon vinificato in bianco), Helan Mountain Red 2017 (ne producono solo 300.000 bottiglie/anno) ed infine The Icon 2016, un cru produzione limitata messo in vendita a solo € 220,00.

Dimenticavo: il Gruppo Meregalli distribuisce il Sassicaia.

 

Frammento n. 4

L’enologo Riccardo Cotarella firma i vini della Cantina Valle d’Isarco.

 
 Riccardo Cottarella

“L’Alto Adige è un territorio unico soprattutto per la sua biodiversità e l’habitat naturale, unico nel panorama italiano” Così si è espresso Riccardo Cotarella, l’enologo italiano più famoso, appena ha messo i piedi sui terreni dei vignaioli consociati della Eisackaler Kellerei (Cantina cooperativa della Valle Isarco). “A 72 anni bisogna avere motivazioni nuove interessanti e qui le ho trovate”. Certo è una sfida importante visto le tipologie dei vigneti da cui si ricavano uve uniche: Kerner, Sylvaner, Muller Thurgau, Gruner Veltliner, Gewurztraminer, Riesling, Schiava, Zweigelt, Pinot Noir, Lagrein. Saranno i vini firmati Riccardo Cotarella a confermarlo.

 

 

Frammento n. 5

Chi è il pizzaiolo più bravo d’Italia?

Lo ha stabilito la classifica 50 Top Pizza. Si chiama Francesco Martucci della Pizzeria I Masanielli di Caserta. Una promessa fatta allo zio Franco con cui ha mosso i primi passi e imparato l’arte:” Zio vedrai che non ti deluderò”. Il suo essere sempre presente e la sua regola ferrea:” La mia regola è che se io non ci sono la pizzeria rimane chiusa”. Persona concreta che accetta il lavoro degli altri pur sempre ricordando che la pizzeria è casa sua. Chapeau!

Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)

 Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

La Riflessione!

La pandemia continua. I virologi chiedono nuove chiusure, i governi tentennano e si arrendono solo di fronte a situazioni incontrollabili. Le economie sono al collasso. Noi in Italia ci difendiamo dicendo “siamo stati i più bravi ed insegniamo al resto del mondo come e cosa si deve fare”. Ma la pandemia corre anche da noi e qualche governatore è pronto con il “lanciafiamme”. E l’enogastronomia si trova di fronte a prossime, possibili, parziali, chiusure. Le manifestazioni, se pur in difficoltà organizzative, pianificano le date, gli appuntamenti, per dare ossigeno a questo comparto in agonia e i vaccini, quelli veri, testati, efficaci, sono sempre lontani a venire.

 

 

Frammento n. 1

Erbamat, chi è costui?

1 agosto 2017. Il nuovo disciplinare Franciacorta, prevede l’utilizzo del vitigno autoctono Erbamat, a bacca bianca, nella produzione dello spumante. Solo un 10% ma è solo l’inizio. Motivazione ufficiale: dare allo spumante Franciacorta una propria identità e gestire, nel contempo, le conseguenze del cambiamento climatico. Il tutto, garantiscono gli esperti, per non rischiare il crollo delle acidità.

Frammento n. 2

All’asta i vini di Pinchiorri.

Notizia che ha addolorato migliaia e migliaia di wine lovers. Tenuta, da Zachy’s, casa d’asta londinese specializzata in vini, la vendita di 2.500 bottiglie di pregio, tesoro della cantina più fornita d’Italia. La cantina del ristorante Enoteca Pinchiorri di Firenze. Alcune bottiglie vendute? Magnum Vosne-Romanée Cros-Parantoux reserve Henri Jayer 1999 (base asta 60 mila sterline), Romanée-Conti 1990 (partenza 24 mila sterline). Il motivo spiegato da Giorgio Pinchiorri e da sua moglie Annie Féolde: “Il covid-19 non c’entra visto che la preparazione di questa asta è cominciata nel 2019.Solo creare un grande evento che potesse rimanere nella storia e portare valore all’Enoteca”.Spetta a noi crederci!

 

 

Frammento n. 3

Toscana, caos al Consorzio di Pitigliano e Sovana.

Un Presidente eletto che resta in carica solo 6 mesi. Messo in minoranza e sostituito da altra figura rappresentante della potente Cantina Sociale di Pitigliano in virtù della rappresentanza di ben 80% dei produttori. Storie legate ai campanilismi radicati in questo territorio, lotta tra il bianco di Pitigliano e il Rosso di Sovana. Situazione attuale? I produttori autonomi seguono il Presidente precedentemente eletto e nel Consorzio rimane solo la Cooperativa Cantina Sociale. “Stiamo costituendo una nuova Associazione – spiega Edoardo Ventimiglia della cantina Sassotondo – per promuovere i vini di questo particolare territorio dandogli una specifica connotazione come Volcanic Wines (per la vicinanza del Monte Amiata)”. Siamo solo agli inizi; vedremo come finirà la rivolta.

Notizie flash

- Festival Nazionale Spumantitalia 2021. Dal 21 al 24 gennaio sul Lago di Garda. Una kermesse che vedrà la partecipazione, come invitati, di maison straniere. Da mettere in agenda.

- Piemonte, Albese. Nasce un nuovo Consorzio: Consorzio Albesia. Ne sono costituenti i produttori facenti parte dell’Associazione Produttori Albesia. Presidente: Marina Marcarino.

- Villa Crespia, l’arcinota Tenuta della Franciacorta comunica: Riccardo Cotarella e il suo Team alla guida dei vini Villa Crespia. A darne l’annuncio la famiglia Muratori e più precisamente la seconda generazione. Dal 2020 la firma di Cotarella sull’intera gamma.

- La notizia è ufficiale: Autochtona 2020 si fa. Nuova formula per il Forum dedicato ai vitigni autoctoni italiani. 19 e 20 ottobre le date. Fiera di Bolzano la location. Per notizie dettagliate: www.fierabolzano.it

Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)

 
 Panzano in Chianti

Analizziamo bene il successo di questa manifestazione.

Iniziamo dai promotori: Unione Viticoltori di Panzano in Chianti. Chi sono?

“Dall’esigenza di condividere un percorso comune pur nel rispetto delle identità che ogni azienda esprime con i propri prodotti, dando il proprio apporto personale per una esperienza collettiva” pur mantenendo, aggiungo, la comune posizione e appartenenza (non tutti ma quasi) al Consorzio Chianti Classico ( quello del Gallo Nero).

“Nata nel 1995, l’Unione Viticoltori di Panzano nel Chianti, è un’associazione che unisce 22 viticoltori con un’idea comune: produrre vini di altissimo livello nel rispetto della propria terra”.

Perché Unione e non Associazione o Accordo?

Unione come necessità di una stretta collaborazione e urgenza di un'azione comune.

 
 

La Manifestazione

Nata dalla necessità di degustare più vini per Azienda e di diverse annate, conoscere da vicino un territorio e una Associazione (appena nata) che propone al mercato enologico italiano ed internazionale vini biologici e di filiera corta.

Dare, durante la manifestazione, la possibile di acquistare i vini in all’interno di uno stand allestito ad hoc.

 
 il logo 2020

Niente di diverso da altri eventi sparsi su tutto il territorio nazionale.

Per l’edizione 2020 tutto è cambiato, complice il Covid-19.

Non organizzare e predisporre distanziamenti, ingabbiamenti (box plexi glass), evitando gli assemblamenti e i necessari controlli da parte della Polizia Locale, ma: “il visitatore, dopo aver acquistato il suo calice in piazza a Panzano in Chianti (una specie di iscrizione all’evento), potrà degustare i vini recandosi direttamente con il proprio mezzo nelle 22 aziende, in orario 10:00 – 18:00”

E ad attenderci in azienda il titolare o il direttore, i loro staff, capire con le loro descrizioni le varie location, ammirarando le vigne generatrici dei vari “campioni”, visitare le cantine vecchie e nuove, capire i futuri progetti ed ascoltare i racconti “di come nascono certi vini”.

Stringere la mano (non materialmente) alla Signora Maurizia, al direttore Stefano, ad un veterano di tante battaglie come il Sig. Renzo ed allora Vino al Vino, l’evento dell’ Unione Viticoltori di Panzano nel Chianti, raggiunge un’altra dimensione: far vivere in prima persona l’appartenenza a questo particolare territorio.

 
 il Gallo Nero simbolo del Chianti Classico

Ecco perché Vino al Vino è stato diverso, ecco perché tutti quanti, produttori, stampa, wine lovers, chiediamo di continuare in questa direzione rendendo la Manifestazione unica nel suo genere. Chapeau!

 

Urano Cupisti

 
L'insegna 

Non un vitigno ma un vino. “Un vino locale”, autoctono, fatto con uve da vitigni alloctoni che troviamo diffusi in altre zone. Croatina, Uva Rara (Bonarda) e Vespolina (Ughetta).

Una sostanziale differenza: quelli usati per produrre il Barbacarlo sono diversi perché vengono allevati su di una collina dai suoli tufosi, con un microclima particolare. Ecco perché, Lino Maga, l’inventore del Barbacarlo, li ricorda sempre come vitigni locali, di quella parte del pavese esposta a sud-ovest e che permette di “ricevere il sole tutto il giorno”.

In un caldo giorno di questa torrida estate 2020 mi sono ritrovato a Broni nell’Oltrepò Pavese, alla ricerca di due miti. Mito lui, mito il suo

 
 Il tavolo degustazione

vino.

Sto parlando di Lino Maga, viticoltore, vignaiolo, filosofo alla sua maniera, contestatore, insomma “un personaggio” e del suo vino, Barbacarlo, assemblaggio di Croatina, Uva Rara, Vespolina, allevati nella vigna collinare posta a 300m s.l.m. con inclinazioni del 70% e un lavoro sfiancante da condurre solo a mano. Vigna Barbacarlo sulla collina di Porrei da sempre proprietà dei Maga. E proprio il nome della vigna e del suo vino a ricordo perenne di “zio Carlo” (zio nel dialetto locale si traduce con Barba), un antenato che ripartì la proprietà tra i suoi nipoti alla fine del XIX secolo.

Tutti elementi indispensabili per capire Lino Maga, il Barbacarlo e la filosofia di vita d’entrambi.

Varcato l’ingresso a volta mi sono trovato in una corte tipica pavese, di quelle divise con altre famiglie, osservato da occhi indiscreti, abituati poco da presenze estranee. Alle 10 in punto, orario certificato dal vicino campanile della Chiesa, ecco arrivare con passo “stanco” lui, ultraottantenne (classe 1931) Lino Maga, fisico asciutto, con l’inseparabile cappello, consumando come in un rito l’ennesima sigaretta del mattino. Mi osserva (non nascondo di essermi trovato in imbarazzo), mi scruta non distogliendo lo sguardo dal mio viso quasi a dire: “questo capirà di vino? Non sarà un perditempo?”

<<Mi segua>>. Precedendomi apre la porta che conduce in un passato remoto, fatto di cimeli, bottiglie da tutto il mondo avute in regalo e mai bevute, con al centro un tavolo per la degustazione.

Tutt’intorno diverse foto che lo ritraggono con personaggi importanti come presidenti della Repubblica, cardinali, filosofi, scrittori, attori, figure di grande credibilità e quelle più amate che lo ritraggono con l’inseparabile amico di bevute qual’era il giornalista sportivo Giovanni Brera.

 
 I vini assaggiati

Insieme alle foto, in bella evidenza, diversi “ammonimenti” scritti alla meglio che ricordano al visitatore i suoi pensieri filosofici come:

- Terra…Vite…Vino…La civiltà contadina in un bicchiere!

- Sono i terreni che fanno il Vino!

- La qualità del vino non nasce da una imposizione di legge, ma piuttosto da una vocazione del produttore.

- Il mio vino non esibisce diplomi né medaglie. L’unico autentico premio è il giudizio del consumatore!

- I francesi non sanno fare il vino, sono mediocri. Lo sanno vendere a peso d’Oro. Gli italiani sanno fare il vino. Non sanno venderlo e risulta per loro Piombo.

- Un consiglio per abbinare il mio Barbacarlo? Essere in due: la bottiglia e chi la beve!

 
 Lino Maga e il "suo" cavatappi

- Volete lo spumante? Il meglio: Barbacarlo naturale rosso!

Quest’ultima affermazione per la presenza nell’assemblaggio dell’uva rara, chiamata anche Bonarda, che con il suo trasporto di carbonica rende leggermente effervescente il vino.

Il tutto avvolto in una cappa di fumo di sigarette che rende tutto surreale. Anche la signora che lo aiuta nelle degustazioni fuma come una “turca” e collabora nel servizio dei vini con la sigaretta che pende dalle labbra.

Vi da noia il fumo? Evitate la visita da Lino Maga, dove le leggi antifumo si fermano all’ingresso.

E non parlate di papille gustative che assorbono nicotina e rendono gli assaggi “truccati”. Vi tiene seduti per ore dimostrando alla fine che il piacere del tabacco è interconnesso con il piacere di un “buon bicchiere di rosso”. Personaggio da accettare così, autentico, sanguigno e pertanto “favoloso”.

È lui a raccontare la storia di famiglia, le battaglie in difesa del nome Barbacarlo opponendosi a consorzi, produttori, denominazioni, politica e quello che lui chiama "il sistema". Solo contro tutti. E alla fine il Barbacarlo è solo suo!

Infine, visto il mio interessamento e il continuo assenso a tutte le sue innumerevoli espressioni filosofiche, ha iniziato a parlare dei “segreti”: conduzione in vigna e in cantina.

<<L’azienda Barbacarlo si estende su circa 8 ettari vitati. Nessun diserbante o prodotti chimici, solo lavoro di braccia. La raccolta è selettiva. In cantina arriva solo il meglio della produzione>>.

<< Fermentazioni con macerazioni in vecchie botti di rovere. Dopo la svinatura diversi travasi per la decantazione naturale. In primavera l’imbottigliamento, un primo affinamento orizzontale per poi passare alla posizione verticale per la vendita>>.

Berlo subito? Sconsigliato, l’affinamento in bottiglia deve essere nel tempo, fino anche a trent’anni. Il fondo che s’intravede è sinonimo di alta qualità. Evitare di agitare la

insieme a Lino Maga
bottiglia.

<<Il Barbacarlo va rispettato e lui riserverà magiche emozioni>>

Gli assaggi.

Personaggio inserito nel suo mondo di provocazioni cerca il suo cavatappi personale che altro non è che Il classico cavatappi casalingo, con le caratteristiche "ali" d'estrazione.

<<Si meraviglia per l’utilizzo di questo cavatappi evoluzione del tirabusciòn a vite?>> Rispondo ricordando che nelle tecniche di servizio stabilite dalle Associazioni delle Sommellerie è categoricamente vietato.

<<Perché? È il più comodo, semplice ed estrazione sicura. Deve sapere che Dominick Rosati che lo progettò in parte nel 1930, lo ritenne il sistema più semplice, maneggevole per l’uso al quale era chiamato. E la versione più moderna, da attribuire a Tullio Campagnolo realizzata nel 1966, che recepì la necessità di avere anche una possibilità di stappare i tappi a corona, lo ha reso ancor più funzionale>>. Il tutto accompagnato da una alzata di spalla, come dire “è stupido negarlo”.

Inutile insistere, avrei perso anche questa battaglia.

Gli assaggi non porteranno le mie considerazioni in voti. Una scelta dovuta vuoi al personaggio carismatico e un po’ permaloso vuoi ai vini stessi, diversi tra loro.

- Barbacarlo 2016. Naso che sprigiona un’incantevole complessità aromatica. Il palato che si snoda in una lunga e persistente sensazione di freschezza (acidità e sapidità).

- Barbacarlo 2017  Definito da Lino Maga “problematico”, da bere con amici che possono capire le varie evoluzioni.

La corte

- Barbacarlo 2018  Merita la menzione ed un augurio: invecchiare con queste sensazioni olfattive e gustative.

- Montebuono 2017         Infine abbiamo parlato di un secondo vino dove il tocco di barbera unisce all’eleganza gustativa quella caratteristica di fruttato che non guasta. <<Ogni anno la natura gli dà la propria impronta madre per cui ogni annata porta un particolare carisma>>.

<< Deve sapere che mangio presto e i rintocchi del campanile della chiesa sono stati 12, li ho contati>>. Come dire che il tempo a disposizione era scaduto. Ho aggiunto: “anche il pacchetto delle sigarette è finito”.

Un arrivederci diverso da inserire nella descrizione del personaggio. Lino Maga e il suo vino eterno. Chapeau!

Urano Cupisti

Visita effettuata il 4 agosto 2020

Azienda Barbacarlo

Strada Statale Bronese, 3

Broni (PV)

Tel:   0385 53890

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"La qualità del vino non nasce da una imposizione di legge, ma piuttosto da una vocazione del produttore".

 
 La nuova cantina

È stata una visita aziendale diversa, insolita e alla stesso tempo straordinaria. Subito immerso nella Storia della ultra centenaria tradizione vitivinicola, preso per mano da Silvia Mellini, agronoma, e David Landini, Direttore e capo enologo.

“La nostra è una tenuta storica nel cuore della Toscana, con un ricco patrimonio agricolo e una moderna “cantina boutique” che produce una serie di vini pluripremiati”. Così Silvia al momento dell’accoglienza.

“Villa Saletta ha una storia ricca di fascino, tanto per il suo passato quanto per il suo potenziale. Le sinuose colline toscane, il borgo medievale e le antiche fattorie sono testimoni delle trasformazioni avvenute nei secoli”. Il racconto continua durante un sali-scendi di una strada tortuosa che porta verso i vigneti collinari di Palaia e al Borgo Antico,

 
 insieme a Silvia e David

imponente quanto misterioso.

Una storia in continuo divenire.

La tenuta è appartenuta a quattro sole famiglie. I Gambacorta che consolidarono la proprietà delle terre nel 1300, prima che ne entrassero in possesso i Riccardi, abbiente famiglia fiorentina di banchieri della potente casa dei Medici. I Riccardi trasformarono Villa Saletta in una vera e propria azienda rurale nel corso del 16° e 17° secolo, quando fu ceduta alla famiglia Castelli. Infine gli Hands.

Siamo nel 2000 quando Julia e GuyHands acquistarono la tenuta e iniziarono da subito a recuperarne la vitalità produttiva attraverso il re-impianto di 22 ettari di vigneti mettendo a dimora Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot e Sangiovese, quello pisano.

La riscoperta della tradizione

“Gli interventi di restauro sono stati rivolti primariamente alla produzione di vino, che ha comportato ingenti investimenti nel recupero degli antichi vigneti e nell’impianto di nuovi, in base una comprensione accurata del terroir. Grazie all’uso congiunto di tecniche e approcci tradizionali e degli strumenti dell’agronomia moderna, il sistema di viticoltura di Villa Saletta ora è tra i più avanzati in Italia”. È sempre Silvia che dall’alto

 
 Alcuni vigneti

di uno dei vigneti, racconta e rende il dialogo sempre più affascinante ed ermetico.

 

Un’autentica fattoria

“Non ci occupiamo solo di vino, ma ci impegniamo con determinazione per sostenere la biodiversità in tutta la tenuta. Gran parte del territorio è destinato a produzioni agricole varie. Lo facciamo per due motivi: vuoi perché siamo consapevoli che quanto più riusciamo a favorire la biodiversità e l’equilibrio nel nostro ambiente tanto maggiore sarà l’impatto sulla viticoltura, vuoi perché questo approccio riporta in vita la tradizione straordinaria di una fattoria intesa come azienda agricola, in grado di produrre le migliori materie prime che il

 
 gli assaggi

territorio offre”. Esce lo stato d’animo dell’agronomo Silvia.

L’incontro con il Direttore nonché enologo David Landini è avvenuto da lì a poco, al Borgo Antico.

Era all’ingresso ovest del borgo ad aspettarmi. E da subito è stata l’anima del Direttore ad imporsi iniziando così: “stiamo scrivendo una nuova pagina riappropriandoci delle rovine”.

Il borgo è attraversato da un unica strada lastricata che segue l’andatura di un dosso. Sulla piazza principale si affaccia la bella villa padronale seicentesca, sulla sinistra altre costruzioni con lo scudo, una chiave della famiglia dei Ricciardi. La piazza è impreziosita dalla bella torre con l’orologio che la domina. Senza dimenticare, in una veduta a 360° della chiesa di SS. Pietro e Michele con altre abitazioni, scuderie e magazzini. David mi ricorda che il Borgo è stato spesso scelto come location per diversi set cinematografici come Io e Napoleone di Virzì e La notte di San Lorenzo dei fratelli Taviani.

Strano ma vero: nel Borgo Villa Saletta ci abita ancora una persona, in una casetta che parla di Storia, con le piccole finestre invase da fiori e illuminate da raggi del sole, creando un effetto amarcord prodigioso e allo stesso tempo inverosimile.

 
 Il Cru 980 ad

“La nostra tenuta è in continua trasformazione. Abbiamo intrapreso un percorso di restauro completo di questa fattoria storica per riportarla alla biodiversità e alla produttività del passato. Il nostro scopo è la sperimentazione continua con la frutta, gli ortaggi, le erbe e i fiori, ed essere al tempo stesso custodi responsabili della terra. Abbiamo in mente anche di trasformare questo edificio storico del borgo in un’esperienza di ospitalità di lusso, fondata sull’autenticità e sulla storia”. Adesso è David che ci parla dei progetti della famiglia inglese Hands mentre ci avviciniamo alla nuova cantina che presto non sarà più nuova nei disegni di più ampio respiro e progettualità d’interventi previsti.

“Viviamo in un’epoca in cui i processi, l’efficienza, la pianificazione, i dati e i procedimenti meccanici determinano il nostro vivere: noi preferiamo ancora ascoltare la terra, comprendere quali frutti può offrire, ma senza mai forzare il terreno affinché fornisca ciò che non dovrebbe. Lavoriamo la terra e la nutriamo affidandoci alle giuste tecnologie perché abbia tutto ciò che le serve per essere fertile”. Giunti al dunque: parlare di vino, di tutto quello che gira intorno e assaggiarlo.

La degustazione

“Nella tenuta si producono una serie di vini eccellenti: alcuni sono tipici esempi dello stile toscano e altri, grazie alle tecniche adottate, evocano i migliori cru di Bordeaux, ma con un tocco italiano inconfondibile”.

Così l’enologo David Landini al momento degli assaggi dei vini della Fattoria Villa Saletta nella modernissima sala-wineshop.

 
 Il borgo antico

Presente anche l’agronoma Silvia Mellini, conosciuta prima, attenta descrittrice dei terreni, vitigni, tecniche di allevamento.

Cosa può volere di più un assaggiatore se non essere guidato nei molteplici volteggi dei vini nei calici, nelle effusioni olfattive che si sprigionano ad ogni svolazzo e dalle analisi gustative e tattili?

“In Villa Saletta, l’innovazione serve a valorizzare una particolare tradizione. Ogni dettaglio ha un ruolo essenziale. Crediamo fondamentalmente che solo la cura empatica e olistica dell’ambiente possa produrre dei vini davvero eccezionali e così è sempre stato per noi”.

David mi parla di filosofia di produzione mentre versa sette vini, l’attuale produzione.

Con la mano, con gli occhi, con l’assaggio

- Spumante Rosé Villa Saletta Sangiovese 100%. 48 mesi sui lieviti. Vendemmia 2014, sboccatura 2020. È sceso nel calice carico di spuma liberando un perlage fine. Naso originale come abituati dal sangiovese. Uno sfacciato timbro di vino rosso che disorienta al palato. Molto diverso dai tradizionali spumanti.

- Villa Saletta Rosé 2018 Sangiovese, Merlot, Cabernet Sauvignon e Franc in parti uguali. Affinamento 8 mesi di cui il 75% in inox e 25% in bottiglia. Iniziato come esperimento nel 2013 senza Cabernet Franc e Sangiovese al 50%. L’assemblaggio ultimo ci ha guadagnato. Aleggiano sentori di ribes, frutti rossi. Al palato, acidità e sapidità lo rendono fresco, immediato, vivace pur nella sua semplicità.

- Villa Saletta Chianti 2015 92% Sangiovese, 4% Cabernet Sauvignon, 4% Cabernet Franc. Affinamento 12 mesi di cui 50% in barriques secondo passaggio, 50% in botti da 30hl. Rosso rubino luminoso caratteristico del Sangiovese.Naso che ricorda sensazioni solari di frutta matura. Al palato una buona tannicità con prezioso contorno minerale. Finale balsamico. Un bel Chianti delle colline pisane.

- Chiave di Saletta 2015 Sangiovese 50%, Cabernet Sauvignon 20%, Cabernet Franc 20%, Merlot 10%. Affinamento 14 mesi di cui 40% in barriques nuove, 30% in barriques di un anno e 30% in barriques di due anni. Rosso intenso, quasi impenetrabile. Profumi orientati verso tonalità balsamiche, erbe aromatiche, marasca e macchia mediterranea. Al palato tannicità vellutata, decisa mineralità. Lunghissimo.

- Saletta Riccardi 2015 Sangiovese 100%. L’espressione più vera della tenuta. Affinamento di circa 24 mesi di cui 50% in botti nuove e il resto in barriques di primo, secondo e terzo passaggio. Regala da subito intensi profumi fruttati con sfumature floreali macerate. Speziato su note di caffè, pepe rosa e liquirizia. Al palato solenne e sontuoso. Finale quasi infinito. Un bel futuro davanti a se.

 
 la bottaia

- Saletta Giulia 2015 55% Cabernet Frabc, 45% Cabernet Sauvignon. Affinamento in barriques di primo e secondo passaggio. Bendato sarebbe posizionato nel Bordeaux, Rive Gauche. Rubino scuro. Danza nel bevante con insistenza lasciando copiose tracce di se stesso. Al naso offre un ventaglio di note suadenti. Al palato caldo e morbidissimo ben sorretto da acidità e sapidità. Strutturato, armonico.

- 980AD 2016 Cabernet Franc 100%. Fermentazione e affinamento tutto in barriques in parte francesi e in parte ungheresi. Imbottigliato solo in Magnum. Che dire, un Franc così è difficile trovarlo. Un vino da meditazione e per pochi eletti. Chapeau!!!

“A Villa Saletta facciamo parte di una tradizione straordinaria: è una tradizione vivente, una storia che ci porta verso l’innovazione invece di limitare il cambiamento”.

Urano Cupisti

Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

La Riflessione!

Dopo la pausa agostana riprendiamo la ricerca dei frammenti cosmici che nel frattempo sono stati oggetto di attenzione da parte dei “media”. Un agosto con notizie altalenanti: il Chianti è pronto per una buona vendemmia, i fallimenti hanno portato alle aste numerosi poderi, i vignaioli portano il loro vino in banca per avere anticipi,in Danimarca l’ostrica safari, il miglior giovane enologo d’Italia e ahimé il recente nubifragio che ha distrutto i vigneti in Valpolicella (come dire piove sul bagnato). Spunti, critiche e autocritiche sul mondo del vino italiano. Non ci resta che sperare in una ottima vendemmia. I presupposti ci sono tutti!

 

 

Frammento n. 1

Nubifragio a Verona. L’acqua trascina via 400 ettari di vigneti in Valpolicella. Il Governatore del Veneto firma lo stato di crisi.

Il nubifragio ha colpito il 5% della superficie vitata della Valpolicella. Un numero che sembrerebbe ridurre il danno se non fosse che quel 5% rappresenta l’eccellenza di tutta la valle. San Pietro a Cariano e i vignaioli di quel comune simbolo dei migliori amaroni è completamente distrutto. “Una tragedia” il commento del Governatore del Veneto in visita tra quello che resta dei vigneti. “Ora serve rimboccarsi le maniche e fare quello che appare più urgente: risistemare i vigneti e ripartire”.

 

 

Frammento n. 2

Annata ottima nel Chianti ma “siamo senza soldi”.

Così Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti, quello ormai conosciuto come Chianti Lovers. Annata felice, ottima vendemmia ma:” le aziende vitivinicole sono

 
 Giovanni Busi

senza soldi e i fallimenti sono all’ordine del giorno. Andiamo avanti solo con le nostre forze”. C’è battaglia sulle rese e i finanziamenti governativi risultano bloccati. Il vino toscano nella bufera burocratica. Cose che non dovrebbero accadere in situazioni di crisi come questa. Mentre l’uva rigogliosa, che non conosce covid, è pronta per il rito annuale della vendemmia.

 

 

 

Frammento n. 3

Toscana, Puglia e Sicilia: record di fallimenti e aste di vigneti.

Nell’immaginario collettivo si pensa che il mondo del vino sia esente dalle conseguenze della crisi dovuta dalla pandemia e dai mancati “soccorsi”. Di recente sono finiti all’asta il controvalore di 250 milioni di euro di vigneti. In testa a questa classifica la Toscana (100 milioni), seguita dalla Puglia (18 milioni) e Sicilia (17,5 milioni). Il restante diviso tra le rimanenti regioni. In Toscana non si sono salvate zone come Montalcino e Scansano, in Puglia territori con i vigneti di Negroamaro, Primitivo e in Sicilia le perle vinicole che rispondono ai nomi di Pantelleria, Lipari e terre del Marsala. Allarmante!

 

Frammento n. 4

In banca ad ipotecare il vino.

Se da una parte significa chiedere “anticipi” sulla produzione di vino che verrà, dall’altra la notizia si presta a facili ilarità. S’immagina i vignaioli con i motocarri d’uva pronta per la vinificazione, nell’ufficio di un qualsiasi direttore del Monte dei Paschi di Siena, ad impegnare il vino che verrà per avere liquidità. Questo in buona sostanza l’accordo raggiunto dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano con il Monte dei Paschi di Siena, Istituto bancario da sempre presente sul territorio “poliziano”. Non è una novità ma la conseguenza “prevista” dal Decreto Cura Italia quando i decreti attuativi vedranno la luce. Un pegno rotativo dove la proprietà del bene non viene ceduta (non avremo caveau delle banche piene di bottiglie d’uva). In attesa di quanto previsto dal Governo, MPS e Consorzio del Nobile hanno raggiunto un accordo , formula di credito agrario, come pronto-intervento in un settore particolarmente colpito dalla crisi. Il vino in banca, chapeau!

 

Frammento n. 5

Ostrica safari

In Danimarca a caccia delle bivalve seguendo il ritmo delle maree.

Le maree, in una parte del mare di Wadden (ci troviamo nel profondo Mare del Nord), ogni giorno rendono fangosi i litorali e liberano banchi di ostriche. Pensate, sono considerate da quelle parti alla stregua delle cavallette perché distruggerebbero l’eco-sistema. Quindi il via alla “caccia delle ostriche”. Senza limiti di numeri. Fino alla loro estinzione di presenza a quelle latitudini. “Valore aggiunto della consapevolezza di fare del bene all’ambiente”. Organizzati veri e propri “safari”, con tanto di guida conoscitrice delle maree. È permesso portare dietro bottiglie di spumante per gustare sul luogo questi particolari molluschi. Si tengono anche lezione per bambini. Roba da danesi!

 

 

Frammento n. 6

Vinoway ha proclamato il “Miglior giovane enologo d’Italia 2020.

 
 Nicola Biasi

È Nicola Biasi. Dopo anni di esperienza in affermate cantine italiane ed estere, nel 2015 fonda la Nicola Biasi Consulting che, avvalendosi di noti professionisti del settore, riesce a dare alle aziende una assistenza e consulenza a 360°. Ha partecipato e partecipa tutt’ora a sperimentazioni ed innovazioni nel settore enologico. Da ricordare la realizzazione di vigneti di Johanniter, varietà locale della Val di Non (incrocio tra Riesling e Pinot Gris), resistente alle malattie fungine della vite. Il 10 ottobre a Bari la premiazione ufficiale!

 

Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)

 Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

 

 

La Riflessione!

La vendemmia 2020, salvo ulteriori grandinate e affini, sembrerebbe “buona” ma…

le aziende sono piene del vino 2019 e senza soldi. Non demordono, annunciano sconti a non finire, attenzioni alla clientela “da ricordare”, ricerca continua dell’idea brillante per sbloccare i consumi. In particolare un’attenzione verso il mercato interno, il primo a ripartire. Si festeggia alla fine del lockdown con spumanti a go-go raggiungendo un buon 20% in più ma contemporaneamente registriamo divisioni “in casa” come quella della Valpolicella che non aiuta a superare questo particolare momento di ripartenza. Serve unità!

 

 

Frammento n. 1

Festeggiamo la ritrovata libertà

La Coldiretti, in una accurata analisi dopo il lockdown, sciorina numeri incoraggianti. Rispetto al maggio 2019 i consumi di spumanti, in grande maggioranza quelli italiani, sono cresciuti del 20%. In base ai dati pubblicati da Ismea gli acquisti si sono registrati nella spesa casalinga. Voglia di festeggiare tra le mura domestiche ancorché nelle movide.

 

 

Frammento n. 2

Avviso ai poeti, filosofi, sognatori. Anche questo è vino!

La Caviro, la cooperativa romagnola “la più grande d’Italia” (quella del Tavernello), investe 9 miliardi di euro nel mega stabilimento di Forlì. I numeri? 36.000 ettari, 12.400 soci viticoltori di sette regioni italiane, 183 milioni di litri venduti e quello che conta adesso 12 nuove assunzioni. "Caviro intende precorrere i tempi in un settore che vive una fase di grande evoluzione sia sul fronte packaging che per quanto riguarda la richiesta di qualità e servizio – ha evidenziato Simon Pietro Felice, Direttore Generale del gruppo Caviro - Si tratta di un'operazione che riteniamo fondamentale per accrescere la solidità della nostra filiera, migliorare il posizionamento sul mercato dei nostri prodotti, consolidare e sviluppare mercati esteri, ridurre l'incidenza dei costi di gestione e, auspichiamo, incrementare il livello di remunerazione dei nostri soci". Anche questo è Vino!

 

 

Frammento n. 3

Il Concorso del Pinot Nero d’Italia alla fine c’è stato!

Pochi giorni prima della totale chiusura. A Montagna in Alto Adige. I risultati pubblicati in questi giorni. Ha vinto Ludwig, il Pinot Nero di Elena Walch e giù giù nella classifica altri 9 altoatesini. Non sono mancate le polemiche alla pubblicazione. “Perché non togliere “d’Italia” e mettere “dell’Alto Adige”? hanno commentato in molti”. Chissà. Un caro amico altoatesino ebbe a dire “cosa sana e giusta”. I viticoltori di altre regioni:”Non c’è confronto possibile. I nostri sono diversi”.

 

 

Frammento n. 4

E quest’anno saranno 10. La FIVI festeggia

I vignaioli indipendenti aderenti alla FIVI (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti) durante la Manifestazione che si terrà, come consuetudine, alla Fiera di Piacenza dal 28 al 30 novembre, festeggeranno il 10° anniversario della loro “unione”.   “Con la conferma del Mercato, i Vignaioli Indipendenti vogliono ritrovare il piacere dello stare insieme ma anche mandare un messaggio forte per la ripartenza del settore vitivinicolo e non solo - dichiara Matilde Poggi, presidente Fivi- Per la Fiera di Piacenza, nostro partner in questo progetto da anni, questa sarà la prima esposizione organizzata direttamente dopo il lockdown e le restrizioni dovute al Covid-19”. Noi di FlipNews ci saremo.

 

 

Frammento n. 5

Divisi alla meta

“Le Famiglie Storiche, ovvero le aziende Allegrini, Begali, Brigaldara, Guerrieri Rizzardi, Masi, Musella, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant'Antonio, Tommasi, Torre d'Orti, Venturini e Zenato, nel commentare le recenti misure emergenziali che il Consorzio Tutela Vini della Valpolicella intende proporre, ribadiscono l'importanza di salvaguardare la reputazione e la riconoscibilità di uno dei vini simbolo del made in Italy nel mondo”.La polemica è sottile e sa di linguaggio politichese. Come dire:” Va bene tutto ma vi siete dimenticati…”. "Riteniamo che sia fondamentale riunire intorno a un tavolo tutti gli attori del mondo vitivinicolo del territorio e aggiornare il disciplinare, Abbiamo dato vita a questa Associazione proprio per contribuire a diffondere questo patrimonio con impegno, in Italia e nel mondo, e strenuamente intendiamo difenderlo". Visto da un esterno cosa semplice sarebbe, nell’intento di difendere la Valpolicella, incontrarsi e chiarirsi e non cambattere uno contro l’altro armato di soli archi e frecce. È l’Amarone che lo chiede.

Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)

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