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Economics (223)

Roberto

Roberto Casalena
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Si concluderà con la prossima riunione della Bank of England la tornata riunioni delle più importanti banche centrali del pianeta, tornata aperta in bellezza dalla Banca Centrale Europea di Mario Draghi che ha utilizzato l'artiglieria pesante contro la bassa crescita e la deflazione con una serie di misure volte a stanare le banche, incentivandole nel senso letterale del termine a fare il loro mestiere prestando soldi a imprese e famiglie e inondando di liquidità i mercati finanziari per ammontari mai visti in precedenza, un mix di mosse che ha scosso anche l'opinione finora ostile della Germania di Angela Merkel.

Uno dei protagonisti di questa storica riunione della BCE, il Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, nel corso di una lezione di economia agli studenti del liceo romano da lui frequentato da giovane, ha affermato che con queste misure senza precedenti l'istituto di Francoforte "ha comprato tempo per la politica", ha cioè creato le condizioni perché i governi procedano con le riforme e diano impulsi concreti alle imprese e alle famiglie perché possano tornare a fare il loro mestiere che è quello, rispettivamente, di investire e consumare, trappola della liquidità e propensione al risparmio permettendo.

Alla riunione della BCE, ha fatto seguito quella della Bank of Japan che, dopo la rivoluzione recente introducendo i tassi negativi per i rifinanziamenti delle banche nipponiche e l'immissione di liquidità per 80 mila miliardi di yen, ha deciso e reso noto che, almeno per ora, lascia le cose come stanno e adotta una politica di wait and see e francamente non le si può dare torto, avendo fatto tutto il possibile per far ripartire investimenti e consumi.
La Yellen e la sua Federal Reserve ha imitato la Bank of Japan e ha lasciato le cose come stanno, una mossa coraggiosa per una grande nazione che ha oramai raggiunto un tasso di disoccupazione di poco al di sopra del tasso frizionale del 4 per cento, un economia che viaggia a ritmi sostenuti per un'economia industriale avanzata, un livello di investimenti soddisfacente e il solito disastro nelle partite correnti che però continua a essere compensato a livello di bilancia dei pagamenti, insomma una situazione nella quale l'incremento di un quartino di punto dei tassi non avrebbe assolutamente guastato, una prospettiva che si è infranta sul taglio delle prospettive di crescita contenuto nel comunicato finale emesso ieri dalla Fed!

Chi ha avuto la pazienza di seguirmi nella mia cronaca della tempesta perfetta sin dal settembre del 2007 sa bene quale sia il mio debito nei confronti della chiave di lettura della crisi del 1929 effettuata in tempo reale dallo scomparso economista britannico John Maynard Keynes, un uomo il cui valore fu riconosciuto anche in vita e che fu insignito del titolo di Lord, ma, e forse soprattutto, uno studioso che distrusse letteralmente i teoremi dell'economia classica basata sulla teoria dell'equilibrio generale che postulava come di fronte a una crisi l'unica ricetta fosse quella di ridurre il costo dei mezzi di produzione, salari ovviamente in primo luogo, per tornare alla situazione precedente, ma anche il teorizzatore della trappola della liquidità, una situazione nella quale pur in presenza di tassi molto bassi latitasse la propensione ad investire.

Di fronte all'operato delle principali banche centrali del pianeta, con il loro inondare di liquidità i mercati e il loro porre l'asticella dei tassi da loro governati poco sopra, o poco sotto come nel caso della Bank of Japan, attorno all'asticella dello zero, assistiamo, in particolare in Europa e in Giappone ad un'inconsueta forma di sciopero degli investimenti che non riescono a tenere il passo delle altre componenti della domanda aggregata, visto che anche i consumi, ad esempio, stanno ritrovando una qualche forma di vivacità.

Non che questo i banchieri centrali non lo sappiano, o meglio, sicuramente lo sa Mario Draghi che, nell'ultima versione della sua politica monetaria ha inserito azioni che prendono letteralmente a calci le banche, offrendo tassi negativi per chi presterà a imprese e famiglie e disincentivando con tassi negativi a carico loro la mala abitudine di tenere parcheggiati in quel di Francoforte centinaia di miliardi di euro overnight, che poi vengono rinnovati praticamente per sempre. abitudine comune a tutte le banche europee di qualsivoglia dimensione.
La parola ora passa ai Governi e agli imprenditori che a loro volta dovrebbero andare a scuola dal Leone di Omaha, al secolo Warren Buffett, uno che nel pieno della tempesta perfetta comprò tutto il comprabile, giungendo perfino a comprare una compagnia ferroviaria in difficoltà, un capitalista a tutto tondo, un multimiliardario che non lascia dormire i suoi soldi in investimenti sicuri che poi spesso tali non sono con le borse che perdono un venti per cento in media, le materie prime che si squagliano, i titoli più o meno tossici che è meglio starne alla larga e via discorrendo, come ricordavo nella puntata di ieri, considerazioni che fanno pensare che mai come ora nel mondo degli affari chi si ferma è perduto!

La tempesta perfetta non risparmia neanche i ricchi e il pessimo bimestre gennaio-febbraio di questo 2016, cifre esatte non ne sono disponibili, ha certamente eroso anche i patrimoni multimiliardari dei ricchi del pianeta, anche perché al declino brusco delle borse dopo un soddisfacente 2015 si è accompagnato il netto calo delle materie prime, petrolio e gas in primis, e qualche piccola soddisfazione l'ha data solo il metallo aureo, quello che John Maynard Keynes chiamava il relitto barbarico.

L'avversione al rischio che è derivata da queste repentine flessioni dei prezzi di azioni, obbligazioni e materie prime ha determinato una corsa dissennata verso i porti sicuri dei titoli di stato di paesi quali la Germania e altri paesi virtuosi portando i rendimenti interni di questi investimenti a livelli prossimi allo zero per le scadenze decennali e oramai a livelli negativi per le scadenze triennali, fenomeno che ora si è esteso anche ai titoli nostrani, ma, è questa la consolazione dei paperoni, almeno il capitale è al sicuro!

Per chi vive di salario e di pensione, o a volte neanche di quelli, queste possono sembrare preoccupazioni da poco, ma per quelli ossessionati dalla loro posizione relativa nella graduatoria di Forbes si tratta di patemi rilevanti e sicuramente i ben remunerati consulenti di cui si avvalgono stanno indicando loro alternative per recuperare il terreno perduto, strategie che spesso si rivelano peggiori del male.

Un ulteriore sintomo che le cose non vanno proprio come nel migliore dei mondi possibili è dato dal sensibile calo dei bonus sulla principale piazza finanziaria del pianeta, quella di New York, dove, secondo i dati analitici forniti dal New York State Comptroller, le elargizioni variabili sono calate nel 2015 del 9 per cento rispetto agli importi elargiti nel 2014, portandosi a poco più di 146 mila dollari in media.

Per la mia esperienza diretta nell'industria finanziaria, vi invito a non considerare quella cifra media, in quanto le differenze di importo tra le posizioni apicali o altamente specialistiche e quelle normali sono grandissime e si passa dai molti milioni di dollari per queste posizioni e le poche migliaia per i tanti che sono collocati alla base della piramide!

Come ho scritto in diverse puntate, erano molto alte le attese per le mosse della Banca Centrale Europea che Mario Draghi ha svelato nella conferenza stampa che si è svolta al termine della riunione del consiglio direttivo della BCE giovedì scorso, ma quello che Mario Draghi ha svelato ai mercati è stato sicuramente più di quanto gli osservatori si attendessero, talmente tanto di più che ho preferito prendere una pausa di riflessione prima di commentarle.
La prima decisione riguarda il Quantitative Easing, portato a partire da aprile da 60 a 80 miliardi di dollari al mese, ma con una novità che va al di là del pur sorprendente aspetto quantitativo perché oltre ai titoli sovrani la BCE potrà acquistare anche obbligazioni delle aziende non finanziarie, obbligazioni che saranno attentamente valutate da un apposito comitato ed è questa la seconda mossa, un'azione che può favorire direttamente le imprese senza passare per il tramite del sostegno bancario che spesso latita.

La terza mossa, la più invisa alla Bundesbank e alle banche tedesca, è quella di penalizzare ulteriormente l'abitudine delle banche europee, segnatamente le banche locali tedesche, di parcheggiare buona parte della liquidità in quel di Francoforte, in questo caso il tasso negativo passa dallo 0,30 allo 0,40 per cento.

La quarta mossa è stata quella di portare il tasso di rifinanziamento a zero e, quinta mossa, quello sui prestiti marginali ad un risibile 0,25 per cento e qui Draghi, pur avendola apprezzata, non si è spinto fino all'adozione di tassi negativi adottata di recente dalla Bank of Japan, una mossa che avrebbe spinto ad una crisi di nervi Weidmann, presidente della Bundesbank e che non è matura in Europa.
Ma il vero bazooka della BCE è nella sesta mossa, quella di prevedere quattro operazioni illimitate di Tltro nelle quali il tasso applicato andrà dallo zero a -0,4 per cento a seconda di quanta parte della somma assegnata alla singola banca andrà in prestiti alle aziende e alle famiglia, circostanza nella quale sarà la BCE a pagare un interesse alle banche perché facciano il loro dovere.
Come me si sono presi una pausa di riflessione i mercati che dopo aver archiviato a caldo una seduta negativa si sono riscattate venerdì con forti rialzi spinti proprio dai titoli bancari, anche di quelli delle banche tedesche!

I giornali di ieri riportavano due notizie: la prima riguarda una maxi esportazione di capitale da 14 miliardi di euro organizzata dal colosso svizzero Credit Suisse, sì la stessa banca che tanti guai ha avuto negli Stati Uniti d'America per un'analoga orchestrazione da appena 10 miliardi di dollari, che ha favorito 14 mila clienti italiani con una chiara idiosincrasia al fisco, mentre la seconda notizia riguarda l'ex direttore generale del Monte dei Paschi di Siena, Antonio Vinci, condannato a pagare 245 milioni di euro per danno patrimoniale all'istituto senese, condanna avvenuta anche su istanza della stessa banca e della sventurata fondazione che per volere troppo restò con un pugno di mosche in mano.

In realtà, ci sarebbe anche una terza notizia che ci riguarda ed è quella delle sentenze pilotate nell'ambito dei processi tributari, un giro d'affari multimilionario anche perché riguarda somme contestate dal fisco per 50 miliardi di euro e un giro di malaffare che vede coinvolte più o meno tutte le realtà geografiche del paese e che vedeva gli avvocati dei ricorrenti come estensori delle relative sentenze in luogo dei giudici presunti corrotti (dico presunti anche se qualcuno di loro è stato beccato con la mazzetta in contanti nella giacca).

Venendo al giro d'affari miliardario orchestrato da Credit Suisse, va detto che la stessa insieme alla concorrente UBS "You and I" è usa a comportamenti disinvolti del genere, ma stavolta ha inventato un meccanismo originale che passa per finte polizze che non transitavano nei conti della banca e che prendevano invece la strada dei soliti paradisi fiscali, Liechtenstein e Bahamas in testa e c'è da giurarci che stavolta iil colosso svizzero fornirà una maggiore collaborazione rispetto alla inutile resistenza strenua che mise in campo ai tempi dello scandalo statunitense, anche alla luce dei vari trattati di collaborazione che la Svizzera ha siglato anche per non finire nella lista nera internazionale, al pari di uno stato canaglia.

Per quanto riguarda la vicenda che vede come vittima, si fa per dire, il Monte dei Paschi di Siena, muove quasi a tenerezza il povero Vinci chiamato a pagare per tutti per l'operazione Santorini, il derivato montato da Deutsche Bank, che era servito, insieme all'operazione Alexandria, a mascherare le perdite miliardarie legate all'acquisizione di Antonveneta, quel capolavoro del compianto Botin del Santander che comprò e vendette in 24 ore la banca veneta con una plusvalenza miliardaria!

Mentre siamo tutti in attesa delle decisioni che la Banca Centrale Europea assumerà nella riunione del consiglio prevista per oggi, appaiono sulla stampa due notizie: la prima denuncia l'ostilità delle casse di risparmio tedesche, le famose sparkassen (cui si uniscono in spirito le landesbanken), entità recentemente salvate con utilizzo di fondi pubblici, contro la politica dei tassi sotto zero per le banche che parcheggiano depositi in quel di Francoforte e, the last but not the least, il fatto che, per motivi procedurali, il falco Weidmann presidente della Bundesbank e della Banca dei Regolamenti Internazionali non potrà partecipare al voto e al dibattito per il meccanismo di rotazione che la BCE mutua dalla Federal Reserve statunitense.

L'ira delle banche locali tedesche è motivata dal fatto che una delle decisioni che gli osservatori si aspettano dalla tanto attesa riunione di oggi del vertice della BCE è proprio l'ulteriore inasprimento della politica dei tassi negativi volta a scoraggiare l'abitudine delle banche europee, non solo quelle tedesche, di lasciare, giorno dopo giorno, parte rilevante della loro liquidità presso la banca centrale, abitudine che già oggi è penalizzata dall'applicazione di un tasso negativo dello 0,30 per cento che dovrebbe, il condizionale è assolutamente di obbligo, essere inasprito oggi allo 0,40 per cento, un'entità che colpirebbe e non poco le tesorerie delle banche e degli altri soggetti abilitati a compiere le operazioni overnight con la BCE.

Ma non minore ostilità incontrano le altre due misure allo studio: l'aumento da 60 a 70 miliardi di euro delle operazioni di riacquisto dei titoli pubblici dei paesi facenti parte dell'area dell'euro, con spostamento della data di conclusione delle operazioni per un periodo compreso tra tre e sei mesi, e l'ampliamento del tipo di titoli acquistabili dalle donne e dagli uomini operanti nella trading room di Francoforte, un dettaglio non da poco alla luce della montagna di titoli di tossici in pancia alle banche europee più o meno globali, anche perché questo è un dettaglio virtuoso che distingue l'approccio europeo da quello seguito, negli anni più caldi della tempesta perfetta dalla Federal Reserve allora a guida del non troppo compianto Benjamin Bernanke, in arte Bernspan!

Anche se sarà materia di un successivo articolo, mi preme affermare che, per l'ennesima volta, la Commissione europea ha inviato cinque lettere per squilibri macroeconomici eccessivi, ma ha dimenticato di mettere nero su bianco lo squilibrio palese rappresentato dall'avanzo commerciale eccessivo anche se lo stesso ha raggiunto l'8 per cento del PIL contro il tetto del 6 per cento previsto dalle regole stabilite nei trattati.

Il sensibile incremento delle visite del precedente articolo sullo stesso argomento sta a dimostrare che gli italiani sono sempre più consapevoli che con l'avvento della vigilanza europea affidata alla Banca Centrale Europea e l'arma di distruzione di massa rappresentata dal bail in con le sue conseguenze nefaste su azionisti, obbligazionisti e risparmiatori per la parte dei depositi eccedente la soglia dei 100 mila euro nulla sarà come prima, perché per la banca che dovesse non rispettare quanto previsto nelle missive provenienti da Francoforte si apre la strada dell'ingresso in un percorso che spesso si conclude con l'applicazione del bail in con le conseguenze che sono poi quelle illustrate sopra.

Come tutti, ho visto le immagini dell'assemblea degli azionisti della Banca Popolare di Vicenza, quella le cui quote sono passate da 63 a 6,3 euro che è poi il valore del diritto di recesso, diritto che la banca ha ovviamente sospeso, un'assemblea che vedeva migliaia di persone consce che il valore del loro investimento era praticamente andato in fumo, arrabbiate con i manager, ma che poi hanno approvato la trasformazione in società per azioni e l'aumento di capitale da 1,76 miliardi di euro, per dire solo i due punti più dolorosi per loro, nonché l'attivazione delle procedure per la quotazione in borsa con l'80 per cento dei voti, consapevoli che l'alternativa era perdere tutto e molti erano ex dipendenti che avevano investito nella "loro" banca risparmi e liquidazione.

Chiusa, si fa per dire, (vista l'apertura di un'istruttoria da parte dell'Antitrust che contesta alla Popolare di Vicenza l'applicazione di pratiche commerciali scorrette nei confronti dei clienti: ti do un finanziamenti se acquisti obbligazioni della banca) una partita, se ne aprono immediatamente altre due, sarebbe meglio dire tre, che sono poi la Carige alle prese con lo squagliamento dell'azione in borsa dopo la missiva letale della BCE e il Banco Popolare e la Banca Popolare di Milano che dovevano andare a nozze due settimane fa ma non lo faranno se da Francoforte non verrà un ok alla fusione, ma soprattutto alle tempistiche previste per affrontare lo spinoso argomento delle sofferenze e la pletorica governance disegnata per accontentare gli appetiti di una "fusione tra pari".

A differenza di molti, io non credo che il nostro presidente del Consiglio parli a caso e non sono trascorsi molti giorni da quando ha pronunciato la frase nella quale individuava i problemi del sistema bancario italiano anche nell'eccessivo numero di banche ed è certo che l'operato congiunto della BCE e della Banca d'Italia possono produrre effetti significativi in tale senso, anche se la dimensione, il Monte dei Paschi di Siena docet, non è una garanzia del fatto che le attenzioni degli uomini e delle donne di Mario Draghi si volgano altrove!

La Banca dei regolamenti internazionali con sede a Basilea in Svizzera è un organismo che ha come obiettivo quello di coordinare l'operato delle banche centrali che, a loro volta, sono azioniste della stessa in numero di 60 delle quali fanno parte le maggiori banche centrali del pianeta ed è attualmente presieduta dal presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, notoriamente non particolarmente amico di Mario Draghi che siede come semplice membro nell'augusto consesso.

Fondata nel 1930 su input di un piano statunitense, si macchiò di colpe accertate nel favorire la spoliazione dei paesi occupati dalla Germania nazista, colpe per le quali ne fu decretato lo scioglimento nel summit di Bretton Woods, scioglimento a cui si oppose strenuamente John Maynard Keynes che la spuntò ino a quando fu annullato il percorso di scioglimento e la BRI rinacque a nuova vita seppure con vincoli statutari molto stringenti e ha come missione quella della vigilanza bancaria e assicurativa.

Ebbene, in un recente rapporto, curato dall'italiano Carlo Borio, si afferma testualmente che la fiducia dei mercati nella capacità delle banche centrali dei paesi maggiormente sviluppati stanno venendo meno e, in effetti, c'è poco da dar torto agli uomini e le donne dell'importante istituzione finanziaria perché le banche centrali delle tre principali aree hanno veramente fatto tutto quanto era possibile, anzi nel caso della banca centrale giapponese sono andati oltre l'immaginabile con la recente adozione della politica dei tassi negativi nelle operazioni di rifinanziamento del sistema bancario del Sol levante, e nonostante questi sforzi le economie sono in deflazione e i rispettivi sistemi bancari vacillano per ragioni molto di verse, e con picchi nelle banche più o meno globali, basate al di qua e al di là dell'Atlantico e del Pacifico, ma comunque vacillano e le economie stentano a trovare la strada della ripresa, per non parlare della Cina che, ai problemi che abbiamo segnalato in precedenti articoli, segnala nell'ultimo trimestre dello scorso anno un deflusso di capitali per 175 miliardi di dollari.

Quella che appare francamente originale è la tempistica della sortita degli uomini di Weidmann, e cioè a tre giorni dall'infuocata riunione della Banca centrale europea, una riunione nella quale lo stesso Weidmann insieme ad un ristretto numero di alleati cercherà di spuntare le unghie di Super Mario che vuole vengano assolutamente approvate le misure non convenzionali che ha allo studio da tempo!


Forse, quando è nata la vigilanza europea sulle banche dell'area euro, molti hanno pensato che non sarebbe cambiato nulla e che l'istituto con base a Francoforte avrebbe agito come erano use fare le banche centrali dei paesi membri, quelle che, per capirci, arrivano quando orami le frittate, di grandi o medie dimensioni, sono già state fatte, come tanto per fare un esempio, si è giunti molto tardivamente al commissariamento delle quattro medie banche italiane già tecnicamente fallite e si è applicato il bail in, con il suo bagno di sangue per azionisti, obbligazionisti e depositanti, un'eventualità che due o tre anni prima sarebbe stata probabilmente evitabile.


Dopo quanto è stato reso noto venerdì, in relazione alla banca Carige, le banche italiane a prescindere dalle dimensioni devono stare in campana, perché la vigilanza bancaria europea ha richiamato l'istituto di credito basato in quel di Genova sulle linee strategiche che stava seguendo, linee che, secondo la BCE, non vanno assolutamente e ha ordinato che venisse predisposto un nuovo piano strategico, pena sanzioni non precisate ma che dovrebbero rivelarsi tutt'altro che indolori, prescrizioni alle quali, c'è da giurarci, gli attuali e i nuovi vertici che scaturiranno dalla prossima assemblea si precipiteranno ad adeguarsi, al di là dei mugugni che si sono avvertiti da parte dei vertici aziendali terrorizzati da quel draft ricevuto dagli uomini di Mario Draghi.


D'altra parte, la reazione della borsa non si è fatta attendere e sin dalle prime battute dell'ultima seduta della scorsa settimana l'azione di Carige ha iniziato un pericoloso scivolone nell'area dei 56 centesimi, lasciando sul terreno un secco 10 per cento del valore di un titolo che, negli ultimi sei mesi, ha già lasciato sul terreno il 68 per cento, incluso lo scivolone di venerdì, da 1,75 euro ai 56 centesimi di venerdì, appunto.
Ma la notizia dell'altolà della BCE a Carige ha esercitato una forte influenza anche sui titoli delle due banche che aspirano ad andare a nozze, il Banco Popolare e la Banca Popolare di Milano, due banche che aspettano il via libera proprio dalla BCE che pare non volerne sapere di dare il via libera se non vi sarà un aumento di capitale volto a fronteggiare i rischi legati agli 8 miliardi di euro di sofferenze che i due istituti si portano reciprocamente in dote, ma che ha influenzato anche i corsi di Unicredit, Intesa San Paolo e Monte dei Paschi di Siena che hanno interrotto bruscamente un serie positiva che andava avanti da alcune sedute.
Peccato che analoga severità di gli uomini di Mario Draghi non stiano dimostrando nei confronti delle banche dell'area euro più o meno globali con il loro carico di centinaia di migliaia di miliardi di euro in derivati e titoli tossici!

I finanziamenti agevolati consentono ad imprese operanti in particolari settori o zone geografiche e con determinate caratteristiche dimensionali, di accedere a tassi e condizioni vantaggiose. I fondi a disposizione e i requisiti di accesso sono definiti dal governo, dalle autorità locali, dall'Unione Europa o da altri enti , con l'obiettivo di promuovere lo sviluppo economico locale e nazionale.

Il Gruppo Carige è in grado di supportare la tua impresa nell'individuare, tra le tante a disposizione, la soluzione di finanziamento agevolato più idonea e di affiancarti lungo tutto l'iter di concessione, dalla richiesta all'erogazione.

La Banca Europea degli Investimenti, ad esempio, eroga finanziamenti (i cosiddetti Fondi B.E.I. ) a favore delle piccole e medie imprese con meno di 250 dipendenti .

Quali sono gli investimenti finanziabili coi Fondi B.E.I. :

- beni materiali diversi da terreni (immobili, macchinari, attrezzature, impianti, ...) da utilizzare per attività di produzione e/o commercializzazione di beni e servizi.
- beni immateriali (spese di ricerca e sviluppo, progettazione, realizzazione di reti distributive, ...)

Quanto puoi finanziare coi Fondi B.E.I. :

- investimenti complessivi inferiori a 25 milioni di euro
- fino al 100% dell'investimento con un importo massimo erogabile di 12,5 milioni di euro

Quanto possono durare i finanziamenti con Fondi B.E.I. :

- 10 anni (compresi max due anni di preammortamento)
- 12 anni (compresi max due anni di preammortamento)

Quali sono le agevolazioni fiscali:

- imposta sostitutiva: per i finanziamenti a valere sui fondi B.E.I. è
prevista l'esenzione dall'applicazione dell'imposta sostitutiva.

Per info scrivere a: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.

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