
L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
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Derthona 2.0 Il colore del Timorasso |
Due.Zero
Perché si dice 2.0? Dicitura largamente diffusa ed utilizzata nella lingua italiana contemporanea ma sappiamo realmente cosa significa e perché si dice in particolare in riferimento a questo evento?
Il 2.0 non è altro che l'interazione tra l'utente e il sito. Ed allora cosa vuol dire Derthona Due.Zero?
Da leggere come aggettivo posposto, serve a caricare Derthona di una qualità, di quella caratteristica che la vede competente e aggiornata. Vogliamo allargarne il significato?
Essere 2.0 significa essere aggiornati, connessi, globali e veloci. Vuol dire essere un passo avanti rispetto agli altri, saper utilizzare le nuove tecnologie senza particolari problemi. Un fenomeno in continua evoluzione che sarà caricato di ulteriori significati.
Derthona
Derthona, antico nome latino (Derthona Julia) dell'attuale città Tortona in provincia di Alessandria. Dal punto di vista vitivinicolo riferimento per il vitigno a bacca bianca Timorasso dei Colli tortonesi divenuta una Doc nel 1996.
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Le aziende presenti |
Museo Orsi
intitolato alla memoria di "Roberto Giuseppe Orsi Carbone", pioniere nell'ambito della meccanica agricola. Esempio di archeologia industriale oggi è trasformato in locali pubblici con una estensione espositiva di 1.800 mq. Un'esposizione permanente di vecchi cimeli (trattrici, locomobile, pressaforaggi, trebbiatrici, mietitrebbia) fa da contorno ad eventi addirittura Due punto Zero.
Colli Tortonesi
Il comprensorio viticolo della denominazione Colli Tortonesi DOC è costituito da trenta comuni collocati nella parte sud est del Piemonte con predisposizione geologica e climatica ad ospitare una viticoltura di elevata qualità. Terreni argillo-marnosi che trasferiscono alle uve e di conseguenza al vino alcuni sali tra questi il litio, dandone caratteristiche uniche come la forte predisposizione all'invecchiamento.
Timorasso
Il Timorasso è un vitigno a bacca bianca presente nei Colli Tortonesi fin dall'antichità. Dimenticato negli anni, è stato recentemente recuperato dai produttori e la sua fama è cresciuta fino a farlo diventare la bandiera dei Colli Tortonesi . Le performance del vino ne determinano i numerosi successi sanciti con premi e primarie posizioni in concorsi enologici.
Il Timorasso diventa protagonista dell'evento. Dal 1987 ad oggi l'investimento in termini di coltivazioni è cresciuto: si è partiti da meno di un ettaro dedicato al Timorasso, per arrivare ad oggi dove se ne conta più di 270 ettari.
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Derthona 2.0 Macchina antica |
Due.Zero, Derthona, Museo Orsi, Colli Tortonesi, Timorasso , tutti elementi che anche quest'anno ,per due giorni , hanno dato vita ad un grande banco di assaggio, dove è stato possibile degustare in anteprima i vini dell'annata 2021 ed allo stesso tempo anche bottiglie con più anni di invecchiamento mettendo in evidenza il potenziale evolutivo di questo vitigno e dei suoi elementi che lo individuano: freschezza in gioventù; equilibrio, potenza, finezza ed intensità con l'invecchiamento.
Attraverso la degustazione di alcuni vini ho analizzato le diverse sfumature e interpretazioni che le principali aree della denominazione sono in grado di donare a questo vino contribuendo in modo determinante a creare un carattere. Seguiranno nei prossimi giorni, su questa testata, le mie specifiche degustazioni con “le mie impressioni” che preannuncio impreviste, sorprendenti, impensate .
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Derthona 2.0 Museo Orsi |
Un plauso anche al Consorzio Tutela Vini Colli Tortonesi vuoi nel titolare l'evento Derthona Due.Zero, proiettandolo nel futuro, vuoi per l'accoglienza e la disposizione semplicemente fruibile delle aziende. Senza dimenticare i produttori (53) che credono in questo Rinascimento del Timorasso . Capeau!
Urano Cupisti
Assaggi effettuati il 13 marzo 2023
L'autore dell'agile volume “l'Europa in guerra” ha ricoperto alti incarichi nell'ambito del ministero della difesa italiano e della Nato: Generale di corpo d'armata, capo di Stato maggiore del Comando NATO per il Sud Europa, comandante della missione Kfor. Il generale Fabio Mini possiede una vasta esperienza internazionale in materia di difesa e strategia. È un esperto delle cose per averle vissute e sperimentate. Cosa rara di questi tempi in cui ognuno si sente autorizzato a parlare di qualsiasi cosa gli venga in mente. Il generale Mini è anche un saggista e studioso che collabora con testate giornalistiche nazionali e riviste specializzate in materia di difesa e geopolitica.
È bene e dirlo subito il libro offre una prospettiva diversa rispetto al mainstream imperante ed assume qualche volta il tono di una provocazione, soprattutto per tutti coloro che sono abituati ad analisi preconfezionate.
L'autore colloca il conflitto russo ucraino nel contesto dei processi geopolitici globali e della lotta di potere con gli USA. Il conflitto, più che un'occasione di affermare la forza del diritto internazionale e delle democrazia contro l'imperialismo russo, è invece un modo per depotenziare militarmente la Russia ed economicamente l'Europa. L'autore sostiene che con una efficace quanto elementare guerra di propaganda, il cosiddetto Occidente è riuscito ad autoconvincersi di sostenere la guerra dell'Ucraina per aiutarla a difendersi dall'aggressione «illegale e immotivata» della Russia. Chi tira le fila di questo gioco di potenza sono gli USA, i quali sono riusciti ad ottenere un assenso alla propria politica estera da parte dell'Europa e degli alleati orientali Giappone e Corea del Sud.
Insomma, per gli Stati Uniti il conflitto è un'opportunità di indebolire la Russia, sostenendo con l'invio di armi e risorse finanziarie ingenti l'Ucraina e, nello stesso tempo, attraverso un sistema di sanzioni intese a suonare la Russia, mettere in seria difficoltà anche l'Europa che si deve privare di risorse energetiche fino a qualche tempo fa accessibili ed economiche. Il generale aggiunge niente di nuovo in tutto questo. Infatti, gli Usa non hanno mai cessato di ricercare lo scontro con la Russia.
La guerra in Ucraina non è scoppiata all'improvviso e non era inevitabile secondo l'autore. Anzi, giorni prima dell'invasione l'Ucraina stessa poteva evitare la guerra con i negoziati: assicurando alle province ribelli del Donbass quella sostanziale autonomia promessa da Kiev nel 2015, trattando sulla Crimea, entrando a far parte dell'Unione Europea, dichiarandosi militarmente neutrale
La guerra ha l'obiettivo di realizzare un nuovo ordine di potere in Europa come primo passo verso quello globale. Gli Stati Uniti, direttamente e tramite la Nato e l'Unione Europea, intendono stabilire la loro egemonia su tutto il continente fino agli Urali e possibilmente all'Asia Centrale Questo scopo è mascherato dietro l'idea che gli USA intervengono per difendere l'Ucraina dall'aggressione illegittima della Russia.
L'autore è consapevole della violazione del diritto internazionale da parte della Federazione Russia, ma non si unisce alla visione imperante che scarica tutte le responsabilità su Mosca ed offre uno scenario in cui sono considerate anche le responsabilità occidentali, in particolare degli Stati Uniti ed Europa .
Questa consapevolezza lo porta ad affermare che senza gli aiuti e le garanzie di sostegno occidentali la guerra non sarebbe nemmeno cominciata.
Il conflitto scoppia – sostiene l'autore- anche di fronte al rifiuto occidentale di esaminare, discutere o trattare i termini di un nuovo accordo sulla sicurezza in Europa proposto dalla Russia fino al giorno prima dell'invasione. Invece si è scelta la strada della chiusura al dialogo.
Si è dimenticato che la Nato ha iniziato la propria espansione ad est incurante delle esigenze di sicurezza della Russia e violando le stesse regole del Trattato atlantico.
Sono stati cancellati dalla memoria dieci anni di destabilizzazione interna organizzata dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna in Ucraina, a partire dalla Rivoluzione arancione (2004) che mandò al governo vari candidati antirussi appoggiati da una sparuta minoranza di nazionalisti ucraini.
È stata occultata la ventilata intenzione di cedere all'Ucraina armi nucleari tattiche e gli accordi Usa-Ucraina siglati a novembre del 2021 per un attacco al Donbass e alla Crimea che non lasciavano alcuna alternativa.
La guerra è anche l'occasione per sfruttare il business della ricostruzione. Come sottolinea l'autore, è stato lo stesso capo della diplomazia americana Blinken a mettere in evidenza che la distruzione materiale delle infrastrutture energetiche europee era “una grande opportunità per le esportazioni statunitensi”. La guerra diventa in questo modo un'occasione unica per finanziare le proprie industrie e disfarsi dei surplus di materiali d'armamento calcolandone ovviamente il valore a prezzo pieno.
Questa opportunità è piuttosto interessante per gli USA – dice l'autore – la cui capacità produttiva è diminuita a causa dei processi di delocalizzazione ed ha urgente bisogno di essere rilanciata.
La guerra in Ucraina sta offrendo agli Stati Uniti l'opportunità di ripristinare una parte della capacità produttiva richiamando attività industriali e commerciali estere negli Usa, costringendo gli alleati a importare risorse energetiche a costi più alti, assicurando minori costi energetici e agevolazioni fiscali alle imprese che si trasferiscono negli Usa, da un lato, e rinnovando la capacità di produzione interna con sussidi di stato.
L'Unione Europea non è pienamente consapevole della portata e delle conseguenze del piano statunitense e comunque non le vuole capire per non rinunciare alla posizione d'intransigenza imposta dagli Usa in merito ai rapporti con la Russia e la Cina.
L'amministrazione federale americana spenderà somme enormi per sussidiare la manifattura high-tech . L'enorme programma di crediti d'imposta e incentivi previsti dall'ira (369 miliardi) si somma agli aiuti da 550 miliardi di Build Back Better previsti dal primo piano di Biden per riportare posti di lavoro industriali in America.
I grandi gruppi europei stanno cambiando i loro piani. Decine di miliardi in investimenti e decisioni di migliaia di posti di lavoro industriali italiani, francesi, tedeschi, spagnoli o scandinavi stanno per migrare dall'altra parte dell'Oceano.
A fine del libro Il generale Mini fa un appello al senso di responsabilità della classe politica europea che si è piegata al potere egemone affinché acquisisca consapevolezza delle dinamiche che hanno portato alla guerra. Ecco perché, non senza una vena polemica, auspica che al prossimo processo di Norimberga sul banco degli imputati per crimini di guerra e contro la pace ci siano coloro che l'hanno persa ma anche chi non ha fatto nulla per impedirla. È un atto di accusa contro chi con la propria acquiescenza nei confronti della guerra ne de facto anche il responsabile.
In conclusione, per l'autore le prospettive sono che la Russia può continuare la guerra a un ritmo costante per diversi anni a venire. Sta impiegando nel fuoco a distanza tutto il surplus bellico accumulato in mezzo secolo di armamenti e ha già avviato la produzione di armi e ordini più efficienti. La sua capacità economica è ridotta, ma sufficiente a sostenere una economia di guerra.
Sul piano militare, se l'Ucraina non riuscisse a garantire quella vittoria che promette e fosse necessario intervenire a suo sostegno o al suo posto, non avremmo come Europa forze e risorse necessarie per nessuna spallata decisiva. A meno che Nato, Gran Bretagna e Stati Uniti non decidessero di condurre le operazioni di controffensiva con le sole azioni strategiche, missilistiche e aeronautiche e, ovviamente, con il ricorso agli ordigni nucleari.
Il volume è corredato da diverse tabelle utili a capire con le cifre la dimensione non solo militare ma anche economica del conflitto. Come detto un libro che ci offre una prospettiva differente dalla quale guardare il conflitto russo-ucraino e che offre spunti per trovare una soluzione al conflitto, assumendo una posizione di responsabilità soprattutto da parte della classe politica europea.
L'Europa in guerra
Fabio Mini
Società Editoriale Il Fatto SPA. 2023
PaperFIRST – ISBN 978 88 31431 91 0
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Se pensiamo al Piemonte ci vengono in mente tantissimi ottimi prodotti per imbandire una tavola sontuosa. Possiamo scegliere tra tartufo bianco, formaggi eccellenti, riso, nocciole, cioccolato, grissini, gianduiotti, perfino un pesce: la tinca! Poi il Nebbiolo in tutte le sue versioni, dal Barolo, al Barbaresco, alla Barbera…! E il Roero? A chi viene in mente il Roero? Attenzione, non il Roero Arneis, un bianco ottenuto appunto dalla vinificazione del vitigno Arneis. La Docg Roero comprende i vini rossi ottenuti da vitigno Nebbiolo minimo al 95%; la Docg Roero Arneis è riservata al vino bianco ottenuto da vitigno Arneis, minimo al 95%.Il primo è coltivato prevalentemente sui versanti esposti a sud, mentre il secondo si coltiva anche nelle zone più fresche.
La masterclass dal titolo “Le Zone ei Terroirs del Roero” tenuta a “Nebbiolo nel Cuore” IX edizione, evento organizzato da Riserva Grande lo scorso gennaio 2023, è stata fortemente voluta dall'organizzazione per far conoscere questo territorio e di questa DOCG ricca di personalità e molto identitaria.
Il Roero si estende dalla riva sinistra orografica del fiume Tanaro, in provincia di Cuneo, tra Langhe e Monferrato, nel centro del Piemonte. I vini della denominazione vengono prodotti in 19 comuni. La storia geologica di questa zona risale a circa 5 milioni di anni fa, iniziata con l'affioramento di colline coperte dal mare fino a due milioni e mezzo di anni fa, ricche di minerali e fossili marini. Nei suoli troviamo sabbie mescolate ad arenaria, roccia fragile sedimentaria di origine pelagica, calcare ed argilla, che creano terreni più soffici e drenanti, rispetto ai suoli delle Langhe. La presenza delle sabbie è determinante, poiché caratterizza i profumi e la struttura dei vini prodotti.
Questa zona è caratterizzata dalle “Rocche” nate dall'erosione delle parti sabbiose da parte di alluvioni che modificarono anche il corso del Tanaro circa 250.000 anni fa. Appaiono come canyon che aprono il terreno facendo affiorare ghiaie e argille fluviali e sabbia e arenarie di origine marina rendendo molto caratteristici i paesaggi.
Chi ha avuto la fortuna di viaggiare in questi luoghi, si è trovato in un mondo fiabesco attraversato da boschi, vigneti, frutteti, castelli e paesi ricchi di storia.
Dal Medioevo, questi territori sono appartenuti al nobile casato dei Conti di Roero dai quali prendono il nome. Dal 2014 sono iscritti dall'Unesco nella lista del Patrimonio mondiale dell'umanità, insieme a Langhe e Monferrato con la motivazione di essere “eccezionale testimonianza vivente della tradizione storica della coltivazione della vite, dei processi di vinificazione, di un contesto sociale, rurale e di un tessuto economico basato sulla cultura del vino”.
Riserva Grande e il Consorzio di Tutela del Roero hanno organizzato una intera Masterclass dedicata al Roero proprio per far apprezzare ad appassionati, sommelier e giornalisti le diverse sfaccettature di questa DOCG. Dieci produttori hanno raccontato le loro esperienze, le loro storie ei loro vini con passione e professionalità. Pur mantenendo un comune denominatore dato dal medesimo vitigno, sicuramente ogni vino rappresenta un unicum dato dalla varietà straordinaria di microclimi e suoli e dal diverso approccio in cantina dei produttori.
DOCG ROERO RISERVA COLLA 2016 – BATTAGLINO
Comune: Vezza D'Alba. 100% Nebbiolo. Affina 24 mesi in barrique.
Rosso rubino cupo, unghia granato, luminoso, consistente. Al naso espressivo, profondo: violetta mora, prugna tamarindo, agrumi, radice di liquirizia, lieve spezia. Sorso pieno, appagante, sapido, morbido, caldo e potente. Chiude lungo e coerente.
DOCG ROERO RISERVA KARMA 2016 – MONPISSAN
Comune: Canale. 100% Nebbiolo. Affina 30 mesi in tonneau.
Rosso rubino non troppo scuro, granato, leggermente trasparente, consistente. Intensi profumi floreali di viola, amarene sotto spirito, tabacco, un cenno mentolato. Un sorso leggiadro ed elegante, buona sapidità ed equilibrio. Persistente e pulito.
DOCG ROERO FIL 2020 – CARLO CASETTA
Comune: Montà. 100% Nebbiolo. Affina 12 mesi in barrique.
Rosso rubino più trasparente e brillante, consistente. Al naso tanta frutta dall'arancia sanguinella, frutti di bosco e visciole; arrivano anche i fiori di rosa e di viola, poi granatina e tabacco fresco, appena balsamico. Al palato grande pulizia, fine, dal tannino setoso. Sapido, persistente.
DOCG ROERO PANERA ALTA RISERVA 2016 – BRIC CASTELVEJ
Comune: Canale d'Alba. 100% Nebbiolo. Affina in botte grande e tonneau per 30 mesi.
Colore insolito, quasi porpora impenetrabile. Il naso conferma la sua particolarità e vira sul caramello, chiodi di garofano, caramella mou poi arrivano anche i frutti di bosco la ciliegia, tabacco e qualche nota boisè. Un sorso masticabile, materico, potente.
ROERO DOCG 2020 – CASCINA GOREGN
Comune: Castagnito. 100% Nebbiolo.
Rosso rubino trasparente, riflessi granato, abbastanza consistente. Al naso si svela più timidamente, regalando frutti di bosco freschi, tanti fiori rossi e viola, lievi note speziate, d'incenso, chiodo di garofano. Forse il più giovane tra i dieci degustati, che al palato gioca tanto su durezze ancora da smussare, tannini e freschezza su tutto, ma che non pecca per finezza e lunghezza. Dalle ottime potenzialità.
DOCG ROERO RISERVA SORANO 2015 – FILIPPO GALLINO
Comune: Canale. 100% Nebbiolo. Affina 24 mesi tra barriques e botti grandi.
Rosso rubino scuro, unghia granato, trasparente, consistente. Naso ricco di fascino, regala ampi spunti frutto a bacca rossa, fiori purpurei, sottobosco, chiodo di garofano, liquirizia, qualche nota ferrosa ed ematica. Armonioso ed equilibrato avvolge con un tannino fresco e integrato. Piacevolissimo.
DOCG ROERO RISERVA VALMAGGIORE 2017 – GIACOMO BARBERO
Comune: Canale. 100% Nebbiolo. Affina 30 mesi in botte grande.
Rosso granato scuro, abbastanza trasparente, consistente. Profumi allegri e appassionati come il giovane Giacomo Barbero, piuttosto eleganti. Mirto, violetta, spezie e tabacco. Un sorso potente ed equilibrato tra durezze e morbidezze. Memorabile.
DOCG ROERO RISERVA 2017 – CANTINA CAREGLIO
Comune: Baldissero D'Alba. 100% Nebbiolo. Affina 12 mesi in botticelle in legno di 10 hl, con rovere solo parzialmente tostato.
Rosso rubino scuro, unghia granato, consistente. Si apre piano in profumi di bosco, mirtillo, corteccia, ginepro ma anche violetta e mora con qualche erba aromatica. Al palato molto minerale e sapido, giovane, inaspettatamente. Lungo e coerente, lascia una bocca buona e pulita.
ROERO RISERVA MORINALDO DOCG 2017 – CANTINA MARIO COSTA
Comune: Canale. 100% Nebbiolo. Affina 32 mesi, tra legno e bottiglia.
Rosso granato, trasparente e consistente. Timidamente sprigiona profumi di rosa, viola appassita, qualche agrume e spezie. Equilibrato, fresco ed elegante leggermente sapido con note ematiche. Chiude con un'ottima lunghezza.
DOCG ROERO RISERVA CARLINOT 2016 – CASCINA LANZAROTTI
Zona: Monte Roero. 100% Nebbiolo. Affina 30 mesi, di cui 12/14 mesi in legno, 16/18 mesi in bottiglia.
Tra il rubino e il granato scuro, consistente. Profumi austeri, con note di prugna e mora, spiccano note terziarie di tabacco, tostatura e tante spezie non ultime anche le resine di conifera. Al palato viene avvolgente seta, dinamico e lunghezza gradevole.
PER ULTERIORI INFORMAZIONI:
Consorzio di Tutela del Roero
Di Marco Capretti, Valter Delle Donne, Federico Moccia
Regia Federico Moccia
Con Marco Capretti, Fabrizio Gaetani, Francesca Nunzi
Se avete dubbi sull'aspetto di Dio o sull'Arcangelo Gabriele, questo trittico attoriale di folli vi toglierà ogni dubbio! Con il loro continuo e crescente incedere di battute divertentissime, i nostri vi porteranno a conoscere la vera natura e fisionomia di Nostro Signore.
Francesca e Marco sono una classica coppia romana: lui romanista sfegatato, buono come il pane e un po' sempliciotto; lei vigorosa, apparentemente il maschio di casa, ma con qualche riserva. Entrambi, saranno loro malgrado coinvolti in una vicenda più grande di loro.
Dio infatti, non contento di ciò che accade sulla terra, decide di programmare un nuovo diluvio universale per porre fine all'umanità, ma prima dovrà selezionare due nuovi Adamo ed Eva per ripopolare la terra. Tra i papabili “prescelti” per motivi che non vi sto' a spiegare e che scoprirete al teatro, ci sono anche loro.
Per dimostrare di essere la coppia giusta per questo compito però, in lizza con altre, regolatori sostenere e superare alcune prove... Ma anche in cielo c'è una burocrazia da e rispettare come la nostra oltre a delle rigide regole ha degli intoppi. Mandato ad avvertirli della loro candidatura, arriva un esilarante Arcangelo Gabriele interpretato da un irresistibile Fabrizio. Dallo spiccato accento napoletano, che accompagna con movenze ed esuberanze tipiche di un personaggio di Gomorra, l'angelo si presenta con una visibile cicatrice sul volto ed una smorfia tronfia che ricorda l'attore spagnolo Javier Bardem. Le grandi ali che lo sovrastano lo rendono particolarmente buffo ed impacciato nei movimenti sul palco, mentre intanto semina in giro le sue piume come un pappagallo spennacchiato.
Dopo la sua “Annunciazione”, svestirà i panni dell'Arcangelo, per riapparire in quelli di Nostro Signore, stavolta con uno spiccato accento pugliese e vestito in una maniera che… No, dovete vedere da voi!
La nostra coppia dovrà superare sette prove, una per ogni peccato capitale, se ci riusciranno l'umanità sarà salva e il diluvio universale preannunciato sarà annullato. Le prove per essere al passo con i tempi, saranno addirittura trasmesse in streaming mondiale!
L'idea di questa proposta oltre a voler divertire, mira a far soffermare lo spettatore sul carattere dei due protagonisti, che si rivelano molto simili all'uomo comune. Presentati attraverso le loro fobie, incertezze, dubbi e gusti, rispecchiano un'ampia fetta dell'umanità, che così viene presentata in maniera più ironica che critica. Al contempo si vuole umanizzare la figura di Dio, presentata schietta, burlona, un po' rozza, ma verace; severa, ma solo a parole, perché fondamentalmente profondamente comprensiva nei confronti di un'umanità alquanto discutibile. Dio si cela dietro questa figura marcatamente umana e popolana. Non a caso si dice “A sua immagine e somiglianza”.Attraverso quest'interpretazione, gli sceneggiatori vogliono far emergere le nostre debolizze e mancanze in cui ognuno può riconoscersi. Per questo lo spettacolo funziona.
Il primo atto viaggia veloce in un turbinio di “apparizioni”, gag e un susseguirsi continuo di battute travolgenti. Il secondo atto invece rallenta un pochino, questo per dare una svolta riflessiva e profonda allo spettacolo, ma non preoccupatevi! Rimane sempre assai divertente e farcito di esilaranti battute.
Riusciremo a salvarci dal diluvio?
Una serata assolutamente divertente in compagnia di tre affiatati e dotati di artisti. Marco, Fabrizio e Francesca, che ho avuto il piacere di vedere già altre volte sul palco, confermano in questa loro nuova proposta la loro bravura e simpatia. Artisti preparati, ironici e capaci, che stasera riescono a divertire la sala divertendosi loro per primi, inserendo frequentemente momenti di pura e risuscita improvvisazione, che da ancora più risalto alla storia, già irresistibile di suo.
Se Francesca e Marco divertono con le loro piccole beghe familiari alla Vianello, il carico da novanta ce lo mette sicuramente Fabrizio, irresistibile con i suoi due ruoli “sacri”. Fabrizio tira fuori il meglio di se, un vulcano in eruzione, che, continuamente spalleggiato dagli altri, travolge il pubblico rompendo gli schemi della sceneggiatura e creando così nuove situazioni spassose ed irresistibili.
Insomma sarete travolti da questa “trinità” artistica e dalla loro brillante proposta adatta ad ogni età e palato. Vi unirete così ad un unico fragoroso ed impetuoso coro di risate insieme al pubblico presente.
Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa , attento studioso ed esperto di problematiche di difesa e più in generale di geopolitica, nel volume dal titolo “ L'ultima Guerra contro l'Europa ” , che in qualche modo prefigura il contenuto del libro, svelando al lettore la trama che sostiene tutta la narrazione, va subito al punto senza, come si dice, girarci intorno. Taglia la testa al toro e sin dalle prime pagine sostiene che nel conflitto tra Ucraina e Russia l'Europa è sicuramente da annoverare tra gli sconfitti. Il libro di Gaiani è una raccolta ragionata di articoli scritti come editoriali nella rivista on line Analisi Difesa che trattano del conflitto russo ucraino dal punto di vista militare, strategico ed economico.L'autore offre una prospettiva di analisi sicuramente “sfidante” mettendo in evidenza molte contraddizioni che i media mainstream preferiscono seppellire nel silenzio, oppure liquidare come marginali, in quanto non funzionale alla narrazione principale che viene somministrata all'opinione pubblica nazionale ed internazionale.
L'autore colloca il conflitto in una prospettiva storica e strategica precisa. Esso non inizia il 24 Febbraio del 2022 ma ha radici più lontane di carattere strategico geopolitico che si manifestano con forza in questi giorni. Infatti un rapporto commissionato nel 1957 dalla US Army al Georgetown University Research Project, desecretato dalla Cia nel 2014, svela come in Ucraina ci fossero tutte le condizioni per organizzare una rivolta antisovietica per allontanare il paese dall'influenza di Mosca.
Il documento dimostra l'attenzione degli USA per un paese chiave per gli equilibri euroasiatici e la fragilità della convivenza etnica che avrebbe potuto sfociare in un conflitto. Infatti,
qualche anno più tardi Zbigniew Brzezinski, politologo statunitense d'origine polacca che ricoprì l'incarico di Consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Jimmy Carter, nel libro The great Chessboard teorizzò che senza il controllo dell'Ucraina la Russia avrebbe perso il ruolo di potenza in Europa. Quindi se si voleva indebolire la Russia si doveva impegnarla e contrastarla in Ucraina. Inserito in questo quadro di competizione fra le due superpotenze il conflitto russo ucraino offre chiavi interpretative più efficaci della semplice teoria che attribuisce all'imperialismo russo la responsabilità principale.
In questo contesto tra gli sconfitti l'autore colloca l'Europa, costretta a fare i conti con la propria incapacità e irrilevanza geopolitica e con la pochezza della sua classe dirigente.
L'Europa ha irresponsabilmente ignorato la crisi in Ucraina esplosa nel 2014 e ne ha lasciato la gestione in mano agli Stati Uniti che avevano tutto l'interesse, insieme alla Gran Bretagna, a gettare benzina sul fuoco proprio per indebolire un'Europa che, oltre ad essere un competitor economico, puntava a raggiungere una maggiore autonomia strategica e militare.
L'Europa si è ridotta a una semplice comparsa e per questo paga un prezzo molto alto a causa della sua irrilevanza in termini di sicurezza energetica, deindustrializzazione, sicurezza, stabilità sociale e indebolimento militare anche per il trasferimento di armi e munizioni donate all'Ucraina .
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Insomma per Gaiani i vincitori indiscussi di questa guerra, indipendentemente dal suo esito, sono gli Stati Uniti perché riprendono a dominare l'Europa e creano per sé stessi dei vantaggi competitivi che nel lungo periodo peseranno sui destini del continente europeo. Quest'ultima, anche per effetto delle sanzioni imposte dagli USA e autoimposte, rischia di perdere la leadership economica mondiale e di abbandonare la dimensione strategica e militare di indipendenza da Washington.
Inoltre, la legislazione USA in primo luogo, i provvedimenti emanati dall'amministrazione Biden denominati IRA (Inflaction reduction act) sta creando un solco tra le due sponde dell'Atlantico, tanto che la Federazione degli industriali “Business Europe” valuta che «la sopravvivenza dell'industria europea è chiaramente a rischio: si intravedono segni di delocalizzazione della produzione e si teme che in futuro migliaia di imprese chiuderanno, soprattutto PMI».
Indubbiamente la situazione viene ben descritta l'autore non è favorevole all'Europa, ma bisogna anche dire che le più recenti iniziative europee rivolte a dare vigore alla politica industriale ea ripensare la politica degli aiuti di stato accendono qualche timida speranza che il continente possa essere in grado di smarcarsi dalla dipendenza esterna.
Un aspetto che maggiormente viene evidenziato è la dimensione della guerra tra Russia e Ucraina che probabilmente non si manifesta dalle martellanti informazioni giornalistiche di questi giorni. Gaiani da esperto del settore difesa presenta i dati che fanno capire la dimensione militare e la sua portata.
Nel conflitto sono schierati circa 250 mila militari russi più 300 mila riservisti e volontari affiancati da oltre 50 mila combattenti delle repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk e migliaia di appaltatori del Gruppo Wagner che si contrappongono ad almeno mezzo milione di ucraini tra le forze regolari, Guardia nazionale e milizie popolari arruolate per difendere i centri urbani.
Un numero di forze in campo senza precedenti in Europa dalla fine della Seconda Guerra Mondiale anche per il numero enorme di mezzi militari coinvolti: tank e cingolati da combattimento, centinaia di pezzi d’artiglieria, missili balistici, da crociera, anticarro e antiaerei e centinaia di aerei, elicotteri e droni.
Anche se i russi la considerino “un’operazione speciale”, la campagna in atto può essere considerata la prima guerra convenzionale combattuta su vasta scala in Europa dalle ultime offensive alleate contro la Germania nazista nei primi mesi del 1945.
Tutti gli altri conflitti avvenuti in precedenza, anche a livello mondiale, dice l’autore non hanno la dimensione del conflitto russo-ucraino attuale. E questo fatto spaventa l’Europa perché davanti a questa dimensione le capacità disponibili in termini di dotazioni militari non sono sufficienti per affrontare una eventuale estensione dello stesso
Vladimir Putin ha sorpreso tutti scatenando un conflitto “vecchio stile”, una guerra convenzionale per la quale gli eserciti dei paesi non sono preparati e neanche hanno i mezzi.
La guerra in Ucraina sostiene l’autore ha quindi messo in luce carenze nelle forze armate europee che non sono però certo nuove in termini di organici e dotazioni.
Tra le tante contraddizioni evidenziate anche l’ambiguo atteggiamento dei media occidentali verso le evidenti simbologie naziste presenti in diversi corpi militari ucraini che gettano un ombra sulle motivazioni reali che ispirano i combattenti.
Questa guerra conclude l’autore sta determinando la devastazione più completa dell’Ucraina e il rapido indebolimento energetico, economico e militare di un’Europa incapace ancora una volta di elaborare un’iniziativa politica autonoma dagli Stati Uniti e dalle pretese di Kiev. Insomma un libro che si legge rapidamente, – scritto con un linguaggio giornalistico ma – attento e preciso – che concede poco alle ideologie e cerca per quanto possibile di attenersi ai fatti.
per gentile concessione di Vision & Global Trens
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da sinistra a destra: Alessandro Benvenuti, Mirco Rufilli, Andrea Muzzi, Marzia Carocci e Mirko Dormentoni |
Nell'ambito della SETTIMANA DEL FIORENTINO mercoledì 22 marzo si è svolto alla Biblioteca Canova (Isolotto), l'evento Incontro con Alessandro Benvenuti .
A intervistare l'attore è stato l'attore Andrea Muzzi suo amico da molti anni presente ai numerosi spettacoli di cinema e teatro del Benvenuti. Partecipanti alla serata il Consigliere Comunale Mirco Rufilli e il Presidente del quartiere 4 dell'Isolotto Mirko Dormentoni che hanno portato i saluti istituzionali restando per il resto dell'incontro. Presente anche Enrico Zoi coautore con Philippe Chellini dei libri dai quali sono state tratte le storie dei film del Benvenuti: -Zitti e mosca- e -Ivo il tardivo-
Una giornata interessante dove si è parlato dei monologhi di -Benvenuti in casa Gori-, dell'attuale rimessa in scena di questo geniale film riproposto al Teatro della Pergola di Firenze,è stato ricordato -A ovest di Paperino- scritto e diretto dal Benvenuti uscito nel 1981 con il famoso trio cabarettistico dei Giancattivi formato dallo stesso Benvenuti, Athina Cenci e Francesco Nuti-
Non poteva mancare la menzione dei -I delitti del Barlume- una serie seguitissima di 10 stagioni girata all'Isola d'Elba tratta dai romanzi di Marco Vivaldi così come il nominare -Panico ma rosa -lavoro elaborato durante il periodo pandemico, ha inoltre ricordato -Ivo il tardivo- da lui diretto e interpretato accanto a Francesca Neri tratto dal libro scritto a più mani: Enrico Zoi,(presente alla serata) Philippe Chellini e lo stesso Benvenuti
Alessandro Benvenuti non si è mai sottratto alle domante intelligenti, coerenti e messe a segno dal simpatico e professionale Andrea Muzzi, anzi, ha ampliato generosamente le risposte che evidenziano quanto il Benvenuti sia grande per intelligenza, umiltà, onestà e concretezza. L'attore ha generosamente ricordato tutti i compagni di -viaggio- come il Nuti, la Cenci, il Monni, Picchianti, Ceccherini, Occhini, Novello Novelli ecc... ci ha svelato alcune gag nei vari teatri italiani, ha parlato del periodo pandemico trascorso a Roma, ha spaziato in molti fronti e lo ha fatto con generosità intellettuale creando come sempre una grande empatia con il pubblico presente alla serata. La sua verve toscana lo ha reso -attore- anche nella normalità dell'intervista, battute e risposte che hanno ricevuto consensi tra la gente presente catturata dal forbito eloquio ricco di particolari resi visibili grazie alla modalità espositiva dell'attore che si potrebbe ascoltare per ore.
Alessandro Benvenuti è l'esempio di un regista, attore e sceneggiatore che attraverso la naturalezza, la spontaneità, la semplicità e l'indubbia professionalità ha saputo interpretare la realtà di uomini e donne facendo ridere con intelligenza e non solo come riflesso a un dire scontato. E' più facile per un uomo diventare attore che per un attore -restare- uomo con la propria forza, fragilità, poesia e ilarità. Alessandro Benvenuti è a tutti gli effetti il cantore ilare e ironico ma anche la coscienza di ognuno di noi. I suoi personaggi lo raccontano; chi non si è mai sentito parte di loro?
Un evento che sicuramente ha appagato il pubblico presente, la generosità della condivisione emotiva e della simpatia del Benvenuti sono stati il bagaglio che felicemente la gente si è portato a casa.
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QOCOESSENZA - Spaghettone, pane, olio evo, aglio, peperoncino, seppia alla brace |
il contest gastronomico glocal e tanti eventi collaterali
ANDRIA CASTEL DEL MONTE - 24-25-26 marzo 2023
Se pensiamo all'olio d'oliva sicuramente lo associamo alla Puglia. Se pensiamo a Federico II di Svevia, la mente arriva quasi subito al suo amato Castel del Monte, luogo magico e fusione tra elementi culturali venuti dal Nord Europa, dal mondo muscolare e dall'antichità classica. Forse non tutti sanno che oltre ad essere un grande appassionato di caccia, Federico II era anche autore di un trattato gastronomico con ricette dal mondo, amava infatti una cucina “fusion” con sovrapposizioni di culture, influssi, e diverse suggestioni.
Quale luogo più adatto, allora, per QOCO? il Concorso Internazionale per Giovani Cuochi del Euromediterraneo, nato nel 1999 e che dopo 10 anni di stop rinasce quest'anno per forte volontà del Comune di Andria, l'organizzazione dell'Associazione
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Gli chef |
Nazionale Città dell'Olio e la collaborazione di Slow Food Puglia e Strada dell'Olio di Castel del Monte.
Dieci gli chef in concorso, per gran parte "Generazione Y": quasi tutti al di sotto dei 30 anni! Paesi di provenienza: Belgio, Francia, Germania, Italia (Paese con 2 chef in concorso), Paesi Bassi, Slovenia (Paese con 2 chef in concorso), Spagna, Turchia. Tutti i cuochi, selezionati da JRE- Jeunes Restaurateurs d'Europe, saranno affiancati da cuochi tutor del territorio con i quali lavoreranno insieme così da rendere ancora più stretti i legami e lo scambio. Andria si pone così come snodo e crocevia di culture gastronomiche tra Castel del Monte e il mare.
Come si svolge la gara
Il 24 marzo, dopo un briefing mattutino, i 10 chef si suddivideranno in altrettanti ristoranti del territorio della provincia di Andria/Barletta/Trani per improntare un menù ricco di suggestive contaminazioni gastronomiche forti di una visione contemporanea, che avranno come filo conduttore l'olio extravergine pugliese, testimone di una mediterraneità profonda. Una sorta di "gemellaggi" gastronomici che prendono il nome di "QOCO Fusion".
La giuria sarà composta da Alfonso ed Ernesto Iaccarino Chef di Villa Carafa dal tristellato Don Alfonso 1890 di Sant'Agata sui Due Golfi e nella quale tra gli altri siederà anche Nino Di Costanzo, Chef Patron bistellato di Danì Maison di Ischia, Giuseppe Iannotti, Chef Patron bistellato del ristorante
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La Murgia |
Krèsios di Telese e Felice Sgarra Chef Patron stellato di Casa Sgarra di Trani.
I giurati avranno come quartier generale e palcoscenico principale dell'evento Villa Carafa, un'antica masseria rivisitata nel segno dell'ospitalità, nel cuore della Murgia andriese a pochi chilometri proprio da Castel del Monte.
I parametri con cui saranno giudicate le proposte gastronomiche saranno il gusto, l'originalità, la presentazione e l'equilibrio generale. Dirimente sarà la valorizzazione ed esaltazione dell'Olio Evo.
Nella serata di sabato 25 marzo, durante la Cena di Gola (non è un refuso!) aperta al pubblico, i primi tre classificati si presenteranno al pubblico raccontando il loro piatto in un appassionante percorso da nord a sud del Mediterraneo e viceversa. L'atmosfera si rivelerà contemporanea, giovane, frizzante, il mood cosmopolita.
La Murgia sarà vista e vissuta attraverso i lavori di questi giovani chef provenienti da 10 paesi diversi, riprendendo il pensiero della corte di Federico II, lo Stupor Mundi , l'imperatore gourmet che era anche un “salutista” assai attento alla cucina.
Andria sarà in questi giorni un laboratorio del gusto, anello di congiunzione tra passato e futuro, tra culture diverse con un filo d'olio che unisce idealmente tanti popoli.
Il FUORI QOCO - programma
Iniziative organizzate in collaborazione con Strada dell'Olio Castel del Monte
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Castel del Monte |
QOCÒ DI STELLE
giovedì 23 marzo
PRIMA DELLA PRIMA Donato De Leonardis, Chef del Don Alfonso 1890 al San Barbato Resort di Lavello (PZ) è ospite di Felice Sgarra, Chef di Casa Sgarra di Trani, entrambi stellati, per una serata d'apertura nel segno di una mediterraneità profonda, in terre "dove all'ulivo si abbraccia la vite".
venerdì 24 marzo
Lancio di tre nuovi piatti inerenti Qoco che rimarranno in menu fino al 1 maggio:
QOCOINHOUSE - Pane e Olio , presso il ristorante Casa Sgarra , Trani
QOCOESSENZA - Spaghettone, pane, olio evo, aglio, peperoncino, seppia alla brace , presso il ristorante Quintessenza, Trani.
QOCOBEACH - Ostrica, favetta e sivoni presso il ristorante Canneto Beach2 , Margherita di Savoia.
venerdì 24 marzo
QOCO FUSION Cene a 4 mani in 10 ristoranti ad Andria, Barletta, Bisceglie, Margherita di Savoia e Trani . Dieci cene aperte al pubblico con menu realizzati dagli chef locali insieme ai 10 chef ospiti (1 per ogni locale) dando vita ad una vera e propria girandola di stili e sapori mediterranei. Il piatto presentato in ogni ristorante rimarrà in carta fino al 1 maggio.
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Pane e olio - Eleonora Corvasce |
Qoco Fusion Award : gli ospiti a cena voteranno i piatti presentati con assegnazione del Premio consumatori al primo classificato. Sorteggio di coupon omaggio per cene e olio Evo.
sabato 25 marzo
VERDE SPONTANEO Tour sulla Murgia alla scoperta di erbe spontanee e della flora arborea accompagnate da una guida ambientale . Sosta a Castel del Monte .
SPIRITI e SOSPIRI Tradizione e spiritualità si fondono al Museo Diocesano in una degustazione che unisce in abbinamento i dolci tipici delle monache , preparati antichi secondo ricette nei conventi del territorio, a vini da dessert , tra cui in particolare il Moscato di Trani.
sabato 25 marzo e domenica 26
MERCATO DELLA TERRA E DEI PRESÌDI DEL GUSTO , Andria, Chiostro di San Francesco a cura di Slow Food Puglia.
TUTTE LE INIZIATIVE DI QOCO e FUORI di QOCO sono APERTE AL PUBBLICO
Ostrica, Favetta e Sivoni
Include per 4 persone
8 struzzo Kristal
100g di Sivoni
Per la favetta:
500 g di fave secche di carpino sgusciate
200 g di olio extravergine di oliva peranzana
1 patata
1 cipolla
1 spicchio d'aglio
1 costa di Sedano
1 carota
1 foglia di alloro
1 cucchiaino di miele
Procedimento
Lasciare a mollo le fave per tutta la notte
Lavare bene e cuocerle con abbondante acqua, appena bolle togliere la schiuma e poi aggiungere tutti gli ingredienti a pezzi grandi, anche una foglia di alloro e olio extravergine d'oliva,
Appena la patata è cotta la favetta è cotta, mescolare e controllare il sale e aggiungere 1 cucchiaino di miele
Aprite le ostriche senza far perdere la sua acqua, staccatela dalla valvola e aggiungete un filo d'olio extravergine d'oliva peranzana, pane soffritto e sivoni dei monti dauni.
Chef: Salvatore Riontino
di Gianni Clementi
Con Andrea Perrozzi, Alessandro Salvatori, Elisabetta Tulli.
Regia di Vanessa Gasbarri, aiuto regia di Claudia Ferri.
Ho assistito con molto piacere alla gestazione di questo spettacolo seguendo le prove, perciò ho avuto modo di vedere le varie fasi della sua costruzione. È stato un po’ come essere nella cucina di un famoso ristorante a seguire passo dopo passo la lavorazione di un piatto prelibato da gustare, poi, seduto a tavola. Stasera sono qui, alla prima, per assaporare quel piatto. Sono consapevole che sarà un successo. Queste le mie impressioni e l’intervista al cast già pubblicata:
https://www.viviroma.tv/attualita/interview/alle-prove-con-ben-hur-una-storia-di-ordinaria-periferia-di-gianni-clementi/
Interpretato in passato da Nicola Pistoia, Paolo Triestino ed Elisabetta De Vito, ecco una nuova versione.
Siamo a Roma, dove troviamo Sergio, Maria e Milan, disgraziati che si arrangiano per arrivare a fine mese.
Sergio, (Andrea Perrozzi), separato con figli, ormai è disoccupato a causa di un incidente che lo ha reso semi invalido mentre compiva acrobazie sul set di un noto film nel ruolo di stuntman; aspetta e spera (sembra il detto) in un congruo risarcimento che probabilmente non avrà mai. Così, attira i turisti davanti al Colosseo offrendo scatti insieme a lui, vestito da centurione romano.
La realtà è che è pigro e svogliato, e che sfugge a qualsiasi impegno lavorativo, dimostrando di essere in realtà un lestofante approfittatore che si appoggia alla buona volontà della sorella Maria (Elisabetta Tulli). Divorziata, per guadagnare qualcosa e aiutare il fratello perdigiorno e finto malato, la donna lavora in una chat erotica, creando situazioni assai divertenti per noi in sala, mentre si aggira triste e melanconica in una catapecchia che ha come casa, gemendo poco credibilmente e intrattenendo i clienti al telefono. Poi arriva Milan, un ingegnere bielorusso (Alessandro Salvatori), che per mantenere la famiglia lontana si arrangia a fare di tutto grazie alle sue capacità. Ovviamente viene sfruttato da Sergio per svolgere i lavori al posto suo, compreso quello di centurione al Colosseo.
La commedia che si ispira a quella all’italiana, racchiude una forte dose comicità assieme a note drammatiche che creano un forte retrogusto amaro.
Due reietti sfortunati della periferia romana che uniscono le forze ad un povero emigrato per sopravvivere, appoggiandosi vergognosamente sulle spalle di questo extracomunitario in serie difficoltà. Alla fine, i nostri formeranno una sorta di maldestra società che, grazie alle idee di Milan, migliorerà la loro situazione economica e gli permetterà di scoprire un’ apparente profondità d’animo. La commedia si rivela interessante, perché vi giocano intelligentemente temi importanti come l'immigrazione, il razzismo, la solitudine, la prevaricazione e l’infinita ed inutile guerra tra poveri, tutto ammorbidito da una sana ed efficace comicità.
Alessandro e Andrea lavorano spesso insieme sul palco, sempre con ottimi risultati, sanno dunque come divertire e toccare il cuore dello spettatore. Si unisce un’altra artista di indubbio valore come Elisabetta, che ha per altro già collaborato con loro in altri spettacoli.
La sceneggiatura funziona, non a caso sono anni che questa commedia viene proposta con successo, tanto che ne è anche stato tratto un film. La sinergia di questi attori fa il resto.
Elisabetta è fantastica nella sua parte di povera disgraziata che arranca per la casa in abiti svilenti e sciatti, con la sua andatura trascinata che sottolinea il suo pietoso stato emotivo. La deliziosa attrice si trasforma e si cala in un personaggio scialbo e avvilente; esteticamente si rende inguardabile e questo aggiunge punti al suo aspetto perfettamente realistico. Fa tenerezza al solo guardarla, mentre naviga in una profonda autocommiserazione.
Andrea si trasforma in un antipatico e cinico calcolatore, sfruttatore, disgraziato e scansafatiche; ma è il risultato della società emarginata in cui vive, in cerca di riscatto per sfuggire all’amara realtà della periferia; è soggiogato dai luoghi comuni che gli fanno adottare ogni espediente per emergere, approfittandosi degli altri ne più e né meno di come la vita ha fatto con lui. È solo grazie ad Andrea che questo personaggio riesce a staccarsi da questa immagine degradata e spaiavevole e a farci sorridere.
Alessandro, mite e sottomesso, è un grande lavoratore, anche lui sfugge da una realtà di povertà e insegue il miraggio dell’emigrazione. Strappa amari sorrisi, diverte perché buffo, impacciato, timido, introverso e molto dolce. Attraverso le sue capacità intellettive e pratiche mette continuamente in soggezione il suo sfruttatore, quasi come il destino attraverso la sceneggiatura, gli permetta di attuare una sorta di rivalsa contro lo sfruttatore, ridicolizzandolo ed inscenando così gag divertentissime ma al contempo amare.
I nostri tre sanno come far crescere lo spettacolo. Suddiviso in due atti, ogni scena è ben pensata e si conclude ogni volta con un finale che regolarmente strappa applausi. Bello il crescendo della storia, che evidenzia il mutare del rapporto tra i tre. I costumi efficacemente caratterizzano ogni passaggio ed evoluzione del racconto e la raggiunta stabilità economica. Insomma, un' ottima sceneggiatura data in mano a tre cavalli vincenti che sanno farla funzionare in maniera indiscutibile. Nonostante abbia visto le prove, lo spettacolo si rivela ancora di più pieno di sfumature che i nostri hanno saputo aggiungere man mano sotto la mano di Vanessa, che ha plasmato lo spettacolo sfruttando tutte le capacità attoriali di questi ragazzi, e lasciando spazio al loro estro e classe. Così, ogni piccolo movimento, espressione battuta, accigliamento, sorriso sotto i baffi, hanno spiccato in maniera efficace sottolineando ogni sfumatura della storia e arrivando diretti al pubblico, come gli inevitabili pugni allo stomaco dei momenti più toccanti.
Lo spettacolo di stasera ha confermato ogni mia aspettativa e divertito il pubblico del Teatro 7 Off. In sala anche numerosi colleghi degli artisti, che hanno atteso il cast a fine serata insieme agli altri spettatori per salutare e congratularsi con questi tre grandiosi attori.
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Il manifesto 2022 |
Per questa edizione 2022 è stata scelta la cittadina di Barga, nella Mediavalle di Lucca, meglio identificarla come Mediavalle del fiume Serchio. Importante è non individuarla come Garfagnana. Da quelle parti ci tengono alla loro identità.
Interessante la scelta del Tema annuale che ha voluto focalizzare i micro-terroir appenninici toscani e il mestiere artigiano di fare vino.
In particolare allevare lo scorbutico Pinot Noir in quelle località di montagna da parte di 16 Aziende tante sono quelle appartenenti all’Associazione dei Vignaioli di Pinot Nero dell’Appennino Toscano, Associazione promotrice dell’Evento.
Evento che ha voluto presentare ufficialmente i nuovi affiliati partecipanti agli obbiettivi prefissati dallo Statuto associativo.
Ne è stata testimonianza l’affermazione di Cipriano Barsanti, vignaiolo (Azienda Macea di Borgo a Mozzano) nel suo ruolo di Presidente dell’Associazione: “Oggi in questa sala ospitiamo nuovi vignaioli che nelle nostre valli hanno piantato o stanno piantando Pinot anche grazie a noi. O giovani enologi, agronomi o semplici appassionati ai quali i nostri esperimenti hanno aperto strade professionali e di reddito che fino a poco tempo fa in questi luoghi non erano prese in considerazione. Per noi è un gran risultato”.
“Un’utile bellezza, dove il lavoro fatto bene del vignaiolo è garante del buon raccolto. Ed è questa dinamica che aiuta a mantenere vivo l’Appennino, visto non solo in funzione turistica ma come un luogo di umanità”. Parole pronunciate dallo scrittore Maurizio Maggiani durante il proprio intervento che ha riportato tutti i presenti alla realtà quotidiana del duro mestiere di chi, artigianalmente, produce vino.
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Alcuni vini assaggiati |
Infine la testimonianza di Paolo Cerrini, vignaiolo nel Mugello, antesignano del Progetto Pinot Nero della montagna toscana, che ha centrato il proprio intervento sulla manualità del lavoro, ricordando parte della propria vita in relazione a scelte che l’hanno portato da modellista orafo fiorentino a vignaiolo in quel di Vicchio di Mugello quando scommise sulle caratteristiche pedoclimatiche di una zona considerata da sempre scarsamente vocata alla viticoltura.
Al di là di tutto sono stati gli assaggi che hanno decretato il successo dell’Evento. Queste le Aziende che hanno presentato Pinot Nero vendemmie 2018-2019-2020 e uno spumante metodo classico nella tipologia Blanc de Noirs (Primum della Fattoria di Cortevecchia):
Aliotti (Val Tiberina)
Bacco del Monte (Mugello)
Borgo Macereto (Mugello)
Cantina Bravi (Garfagnana)
Castel del Piano (Lunigiana)
Fattoria Brena (Val Tiberina)
Fattoria di Cortevecchia (Mugello)
Fattoria Il Lago (Mugello)
Frascole (Mugello)
Macea (Garfagnana)
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grappolo di pinot nero di montagna |
Ornina (Casentino)
Podere della Civettaja (Casentino)
Il Rio (Mugello)
Tenuta Baccanella (Mugello)
Terre di Giotto (Mugello)
Per quanti non abbiano ancora avuto la fortuna di una diretta esperienza e scoperta di assaggi dei Pinot Neri di Montagna dell’Appennino Toscano non resta che attendere il 2023, partecipare al nuovo Evento e recepire i profili delle diverse territorialità e manualità. Chapeau!
Urano Cupisti
Per saperne di più: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.
Apr 08, 2022 Rate: 5.00