L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Kaleidoscope (1382)

Free Lance International Press

This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.

 

 Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

 

La Riflessione!

Anno nuovo, si ricomincia.

 

Da dove? Passata “la buriana” della diffusione di “numeri” trionfalistici sull’export vinicolo italiano, talmente camuffati che non ci crede più nessuno, si riparte con le manifestazioni delle Anteprime. Come vuole il calendario inizierà l’Anteprima Amarone vendemmia 2015 (Verona 2-3/02), la riscossa dopo l’annata problematica targata 2014. A seguire le “toscane”con Buy Wine (8 e 9 febbraio a Firenze, Fortezza da Basso) dove Buyer provenienti da tutto il mondo incontreranno le oltre 200 aziende selezionate da un Bando Regionale. Il calendario delle Anteprime toscane proseguirà con la PrimAnteprima, quella di dieci Consorzi (9/02), con Chianti Lover’s (10/02), Chianti Classico Collection (11-12/02), Anteprima Vernaccia di San Gimignano (10 e 13/02), Anteprima Vino Nobile di Montepulciano (10 e 14/02) e Benvenuto Brunello (dal 15 al 18/02). Chiuderà il mese di Febbraio l’Anteprima Sagrantino vendemmia 2015. E ricominceremo a parlare di vendemmie a due, tre, quattro e cinque stelle, a macchia di leopardo e così via. Quindi: ne riparleremo! (per date e programmi consultare i siti dei singoli Consorzi)

 

 

Frammento n. 1

Come sono belle le classifiche!

Per essere smentite all’istante o, al massimo, il giorno dopo. “Franciacorta Doc, il vino più venduto nel 2018 in Italia”. A seguire Amarone, Prosecco e Brunello. Indagine fatta in 15 punti vendita Signorvino, certificata da Nomisma come indagine “veritiera”, per poi giustificarsi dicendo che “non vuole essere uno studio statico ed astratto (boh!)”. L’andamento delle vendite di una catena di enoteche durante le Feste Natalizie programmate con sconti particolari. Per poi diffondere i risultati come classifica e tendenza nazionale. Come sono belle le classifiche!

 

       

Frammento n. 2

Vi.Te. si fa grande.

L’associazione Vi.Te. (Vignaioli e Territori), l’eccellenza enologica rappresentata da piccoli produttori che, nell’edizione 2018 del Vinitaly ha raccolto un grandissimo successo, ha sentito il bisogno di un ulteriore passo avanti. Ha firmato un contratto di collaborazione a lungo termine con Veronafiere S.p.A., organizzatrice del Vinitaly, che consentirà un “profondo rinnovamento e un’evoluzione nella promozione del mondo enologico legato alla produzione sostenibile e artigianale”. Il primo risultato dell’accordo? Al prossimo Vinitaly (dal 7 al 10 Aprile) l’Associazione composta da ben 150 vignaioli provenienti da tutta Italia, ma anche da Francia, Slovenia e Austria, si presenterà nel nuovo spazio “Vi.Te.” situato all’interno del neonato padiglione “Organic Hall”.

 

Frammento n. 3

Buy Wine 2019. Arriveranno a Firenze dai 5 continenti

“Secondo una indagine condotta durante e dopo Buy Wine 2018, nell’86% dei casi presi in considerazione, Buy Wine ha rappresentato l’apertura di una trattativa tra buyer e seller. Alla domanda relativa alla professionalità dei buyer incontrati, il 75% dei seller ha risposto di aver riscontrato un elevato livello di competenza. Confrontando i dati delle precedenti edizioni, Buy Wine conferma il successo del format, con percentuali ben oltre l’80% per quel che riguarda le trattative avviate durante la manifestazione e concluse in maniera positiva”. Un successo che porterà, nell’edizione 2019 (Firenze 8 e 9 febbraio), alla possibilità di conoscere dei profili dei possibili interlocutori con largo anticipo e di esprimere preferenze di incontro puntuali sugli operatori più adatti alle rispettive esigenze.

 

 

Frammento n. 4

L’Amarone svela i risultati della vendemmia 2019

Da 2 al 4 febbraio si terrà a Verona, Palazzo della Gran Guardia, Anteprima Amarone ’15 (numero a rappresentare la vendemmia 2015). Si tratta dell'evento di punta del Consorzio Tutela Valpolicella che svela il suo "Grande Rosso" veronese. “Assaggi di Storia ed Eleganza”. Insomma, dopo la problematica vendemmia targata 2014, l’attesa di quella predestinata a raggiungere “le 5 stelle” sussiste, vive in questi giorni, traspare dalle dichiarazioni dei produttori. Sarà una gran bella Anteprima.

 

Frammento n. 5

Chianti Classico Collection 2019. La novità

Il Gallo Nero, ben in mostra nella sua nuova veste disegnata per l’edizione 2019, attenderà i visitatori della rassegna d’eccellenza all’ingresso della Leopolda di Firenze nei giorni 11 e 12 febbraio. Attenderà tutti coloro che vorranno assaggiare i vini alla presenza dei produttori dell’area Chianti Classico. TUTTI. Quest’anno rappresenta la novità. Non solo giornalisti e addetti del settore ma anche i semplici appassionati, i cosiddetti wine lover’s. Per la prima volta la “Collection” aprirà le sue porte anche a quei tanti appassionati che per anni hanno potuto solo sognare un contesto esclusivo e altamente rappresentativo della denominazione quale è la Chianti Classico Collection. A loro è dedicato il pomeriggio del 12 febbraio, quando, dalle 14.30 alle 19.30 potranno accedere, con un biglietto di ingresso a pagamento, per poter degustare una delle più grandi e preziose collezioni enologiche del mondo a disposizione del pubblico. Serve la registrazione attraverso il sito con il rilascio del badge personalizzato. www.chianticlassicocollection.it

 

Frammento n. 6

Anteprima Sagrantino sarà anche Sagrantino nel piatto.

E poi ci sarà, come negli ultimi anni, il “Gran Premio del Sagrantino” riservato ai Sommeliers. Su il sipario di “Anteprima Sagrantino 2015” che si svolgerà a Montefalco (Perugia) dal 18 al 20 febbraio 2019. Tasting, visite in cantina, approfondimenti, iniziative e masterclass per un focus completo su Montefalco, le sue aziende ed i suoi produttori. Quest’anno l’obiettivo che si intende centrare con l'evento vino riguarderà gli abbinamenti gastronomici con il coinvolgimento diretto di chef provenienti da tutta Italia. Dalle ore 10.30 di lunedì 18 febbraio si svolgerà la finale del Concorso nazionale “Sagrantino nel piatto” dedicato agli chef di tutta Italia. Il Concorso ha l’obiettivo di selezionare e premiare il miglior piatto che abbia come ingrediente il Montefalco Sagrantino Docg e che abbia in abbinamento uno dei vini di Montefalco. Per informazioni su programma, aziende partecipanti, regolamenti e concorsi: www.consorziomontefalco.it

 

 

Osservo, scruto, assaggio e…penso. (Urano Cupisti)

Presso l’Azienda vinicola Marini Giuseppe a Pistoia da quindici anni a questa parte si svolge un evento che “sa di antico”, che svela la storia e leggenda di un vino che nasce, vive ed è pronto “dalla prigione del caratello” a scendere e “In te farò cadere la vegetale mia ambrosia, raro seme che il gran Seminatore sparge perché dal nostro amore poesia nasca e verso Dio salga come un prezioso fiore”(Charles Baudelaire, L’Anima del Vino).

Un evento che nel tempo riuniva tutta la famiglia in trepida attesa per “scoprire” se le aspettative del lungo periodo avrebbero trovato conforto, soddisfazione, felicità da trasformare in esultanza: l’Apertura dei Caratelli.

Di solito è il capo-famiglia che, munito di martello e scalpello, rimuove il tappo di cemento del caratello. Oggi, all’azienda Marini, Giuseppe lascia questo “scultoreo” momento al figlio Fabio ormai a tutti gli effetti capo-cantiniere. E l’applauso dei presenti accorsi al “rito della tradizione” ha accolto il “neonato” che ha ringraziato “chi sulla collina in fiamme, sotto il sole cocente ha fatto si che abbia un’anima, e la vita in me scorra” (sempre lui, Charles Baudelaire).

Ho parlato di applausi dei presenti accorsi perché è vero, eravamo in tanti a questo appuntamento, in un sabato di gennaio stiepidito da un sole invernale.

Un vero privilegio poter degustare direttamente all’apertura dei caratelli la produzione, in questo caso, della vendemmia 2015.

 

 

Ma partiamo dalle origini: cos’è il Vin Santo, la storia, il suo territorio,i vitigni, la tradizione.

Il territorio. tre distretti vitivinicoli producono il Vin Santo: Chianti, Chianti Classico e Montepulciano.

I vitigni. Due principalmente quelli usati: Trebbiano toscano e Malvasia bianca. Troviamo anche un po’ di Grechetto.

La tradizione. Le uve vengono appassite in locali appositi, ben areati, di solito ai piani superiori delle “cascine”, chiamati “vinsantaie”. Dopo la pigiatura e fermentazione il vino viene invecchiato in piccole botti (la tradizione vuole di castagno) chiamati “caratelli”, con il tappo cementato, dove l’invecchiamento ha una durata da tre anni a cinque, sette ed oltre.

Storia mista a leggenda. Ancor oggi sull’origine del nome di questo vino le leggende si intrecciano con la storia vera e “certificata” che, nei campanilismi toscani, trovano facile presa e ognuno di loro è sicuro di possedere il sigillo della verità.

Nel senese, da sempre, il nome Vin Santo è legato ad un frate francescano che curava gli appestati proprio con questo vino dalle doti miracolose. A mio avviso ubriacava i poveri malati cercando di alleviare il dolore. Ogni tanto qualcuno guariva per ben altri motivi e da lì Vin Santo, miracoloso..

Nel fiorentino, tanto per rimanere nel campanilismo dei guelfi e ghibellini, il nome è legato al metropolita greco Giovanni Bessarione che, nell’assaggiare il Vin Santo esclamò: "Questo è il vino di Xantos!" un vino passito delle sue parti.

Ma se fosse legato alle tradizioni dei “vini da messa”, come ultime ricerche storiche lo rendono più verosimile?

Una cosa è certa: è il vino delle feste toscane e non solo.

Da Marini Giuseppe le quattro degustazioni di altrettanti caratelli protagonisti dell’evento Vin Santo è si sono susseguite tra sensazioni “miracoliste”, “greche” e “celebrative”.

Caratello 1: legno di castagno con lieviti madre. Profumi di nocciole tostate, caramello, fichi secchi e decise sensazioni minerali. Morbido con freschezza adeguata. Ottimo, voto 88/100

Caratello 2: legno di castagno con lievito madre. Più ambrato del primo e più dolce al palato. Vellutato e ricco. Ottimo, voto 87/100

Caratello 3: legno di rovere senza lieviti madre. Ambrato con tonalità più chiare dei precedenti. Al naso sfilano le note classiche del Vin Santo. Caramello, frutta secca, miele ecc… Al palato dolcezza contenuta e buona freschezza che compensa, caldo con finale lunghissimo. Chapeau! Eccellente, voto 91/100 (per essere un campione, spillato da alcuni minuti è tanta roba)

Caratello 4: legno di castagno senza lievito madre. Si torna all’ambrato intenso. Ricchi sentori di uva passa, miele e datteri. Più dolce dei precedenti tre. Comunque ben controbilanciato dalla componente di freschezza. Ottimo, voto 89/100

Se questi sono i componenti dell’assemblaggio futuro vendemmia 2015, una volta affinati insieme in botte grande e un anno in bottiglia ci consegneranno un Vin Santo che scalerà le vette dell’Eccellenza così come ha fatto, con tanto di riconoscimenti importanti, la vendemmia 2012.

“Provo una grande gioia quando soave piombo nella gola d’un uomo sfibrato dal lavoro: perché il suo caldo petto è per me dolce tomba, meglio che in una fredda cantina là dimoro” (ancora lui, Charles Baudelaire).

E i cantucci toscani si tengano pronti a tuffarsi in tanta grazia e amabilità.

Lunga vita a Vin Santo è, l’evento dell’azienda pistoiese Marini Giuseppe.

 

 

Urano Cupisti

Assaggi eseguiti il 12 gennaio 2019

Marini Giuseppe

Via B.Sestini, 274

Pistoia

Tel: 0573 451162

This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.

www.marinifarm.it

 La stilista Zeynep Kartal ha molti ammiratori famosi infatti ha vestito molte celebrita' tra cui la regina della giungla Georgia Toffolo, Amanda Holden, Lady Gaga, Ceril Cole e Ellie Goulding. Zeynep veste le stelle con stile e crea capolavori che sono indossati in molti eventi importanti. La sua collezione primavera estate 2019 ha riscosso un sensazionale successo al Goldsmith Hall di Londra. Essa era ispirata allo Chelengk, una bellissima decorazione militare incastonata da trecento diamanti dell'impero Ottomano che fu data dal sultano Selin III al vice ammiraglio britannico Horazio Nelson. Lo Chelengk divenne sinonimo di alta moda nel 1700. Una sua replica consistente in 300 diamanti incastonati e' stata la parte più importante nello show, poiche' l'originale e' stato rubato nel 1851 e perso per sempre.

La collezione di Zeynep Kartal era in tono col gioiello, con brillanti sete blu e rosa ed iridescent pezzi in shiffon e comprendeva lunghi abiti, pantaloni, catsuits, abitini corti,giacche opulentemente ricamate che emulano la bellezza del brillante Chelengk ed i suoi 16 raggi. La firma con stile di Zeynep Kartal mostra una confidenza ed una sofisticata linea moderna e siluette molto eleganti. I lavori sono confezionati con sete naturali e pizzi fatti a mano ed organza, usando tecniche di alta moda con ricercata enfasi su tagli puliti. I ricami sono particolari e le applicazioni delicate. I suoi designs sono femminili e molto distinti. Zeynep ha lanciato il suo marchio nel 2013 avendo una lunga esperienza di circa 20 nell'industria della moda. La sua esperienza spazia in varie arie, è stata come il tessuto, designs, produzione e marketing, ma diventano una leader tra gli stilisti internazionali.

www.zeynepkartal.co.uk 

Di Kim Grahame

Dal classico tegamino alle ricette più sofisticate con al centro lui, l’Ovo.

Nel cuore della Firenze cinquecentesca a due passi dal Duomo, da Palazzo Vecchio, di fronte al Museo del Bargello. Arte, cultura e l’uovo. O meglio dire

Tagliolini uova e tartufo

l’Ovo, l’inizio.

Dire che Nu Ovo lovely eggsperience non sia un locale innovativo ce ne vuole. Lo è in tutti i sensi.

Dal momento che entri in questa sala dalle mura duecentesche dove pare, si mormora, si ricorda che Dante Alighieri s’innamorò perdutamente della sua Beatrice, con gli alti soffitti affrescati da Galileo Chini maestro italiano del Liberty, ti colpisce l’arredamento eseguito con il concept di ristorante minimale, quasi caffetteria elegante, non invasiva, che ti pone a proprio agio da subito.

Parte integrante del Grand Hotel Cavour con il suo charme voluto “semplice”, proprio adatto a mangiare du ova.

“Il nu Ovo nasce dal forte legame con la campagna toscana e dalla voglia di portare fin nel centro cittadino l’attenzione per la tradizione, per il cibo

 
 arancino ripieno di carbonara

semplice e genuino”. A dire il vero “tanto semplice” non direi a cominciare dalla ricetta classica du ova al tegamino.

“Uova di altissima qualità, prodotti biologici, pane e focacce fatti in casa con lievito madre e farine integrali, carne chianina, tartufo ed olio extravergine di oliva di provenienza toscana. Alla base di nu Ovo c’è l’idea di rivisitare e interpretare la cucina a base di uovo per esplorare tutte le sue potenzialità e valorizzare pienamente questo patrimonio gastronomico”.

A parlare e spiegare tanta bontà in mezzo ad altrettanta bellezza una amica collega, Roberta Perna, che è stata la promotrice di questo mezzodì con ova.

bocconcini d'uovo

L’uovo, la sua filosofia. È nato prima l’uovo della gallina? La domanda che, come risposta conclusiva e risolutiva, non ha mai trovato quella esaudita. L’uovo, dalla forma perfetta, dal fascino misterioso e nascosto che ha fatto impazzire i coetanei di Cristoforo Colombo con quel giochetto primordiale di tenerlo in equilibrio su di un piano. L’uovo dalla filosofia semplice; descrizione di “un modo incredibilmente banale di risolvere un problema che sembra senza soluzione”.

Seduto al centro del locale, con il mio personale cicerone Roberta, alla scoperta delle prelibatezze a base di ova.

Dai bocconi, serie di delizie tra le quali una cocotte mignon contenente una delizia dai forti profumi aromatici. Senza non ricordare l’arancino che nasconde una pasta alla carbonara perfetta.

Dalla ribollita con il tuorlo fritto, ai tagliolini 30 con uovo e tartufo.

Infine non potevano mancare du Ova di Parisi, in camicia cotte a 62° adagiate su letto di cime di rape, aglio, peperoncino e spolverata di bottarga,

La scritta che campeggia nel locale, lovely eggsperience, che all’istante ho tradotto “esperienza uova deliziose”, ha risposto appieno alla mia personale esperienza di degustare uova deliziose. È stato il ritornare bambino, il forte sapore di tradizione.

Urano Cupisti

           

 
 

          Karl Wilhelm Diefenbach   
 
Du sollst nicht töten (Non uccidere)

Ha senza dubbio ragione Roberto Saviano quando, a proposito dell’ultimo film di Mario Martone, Capri revolution, parla di un grande regalo. Soprattutto, credo, per il fatto di averci permesso di entrare in contatto con la splendida figura di un intellettuale scomparso all’inizio del XX secolo, il pittore Karl Wilhelm Diefenbach (Hadamar21 febbraio1851 – Capri15 dicembre1913). Figura splendida davvero, in quanto libero pensatore di chiaro orientamento teosofico, sostenitore di ideali agapici ed irenici, praticante uno stile di vita coerentemente antimaterialista e anticonsumista, ispirato ad una profonda sintonia con la natura, e, pertanto, convinto sostenitore del vegetarianesimo inteso come scelta autenticamente rivoluzionaria, capace di mettere radicalmente in discussione ogni ideologia antropocentrica e ogni strategia comportamentale basata sul credo dogmatico del dominio della forza e sulla negazione del principio dell’unità cosmica e del valore della compassione. Figura di artista filosofo dalla originale vena creativa impregnata di suggestioni romantico-decadenti, che vanno da Caspar David Friedrich ed Arnold Böcklin a Giovanni Segantini e a Gaetano Previati, e in cui si riverberano echi di altri grandi spiriti ribelli nonviolenti,

 
 

-          Karl Wilhelm Diefenbach  
      
Il Tramonto

disobbedienti e anticonformisti, da Henry David Thoreau a Lev Tolstoj.

E veramente dobbiamo ringraziare Martone per aver ripescato dagli oceani dell’oblìo un personaggio così potentemente capace di suscitare tante stimolanti riflessioni critiche non soltanto sul mondo del suo tempo (quello precipitato nella abissale mattanza della Grande guerra), ma anche su quello attuale, sempre più sprofondato nelle sabbie mobili dell’ipocrisia, dell’ingiustizia e della violenza contro i più deboli e l’intera vita planetaria.

Ed è un vero peccato non poter considerare la pur pregevole opera di Martone pienamente riuscita. Al contrario di quanto afferma Saviano, che ci parla di un film “talmente fluido che quasi ci si dimentica che è un film”, l’opera non risulta certo priva di difetti. Meglio sarebbe stato, infatti, evitare, prima di ogni altra cosa, la asfissiante quanto insensata sovrabbondanza di sottotitoli. E certamente meglio avrebbe fatto Martone a concedere più spazio all’estetica spiritualista di Diefenbach, sia nelle sue componenti teoretiche che in quelle poietiche, magari alleggerendo la narrazione filmica di qualche boschiva danza notturna. Incomprensibile, poi, il fatto di ignorare totalmente la reale (e meravigliosa) produzione pittorica di Diefenbach, con l’effetto (voluto?) di farlo apparire come un pittore informale e materico, più vicino a un Alberto Burri piuttosto che a simbolisti come Gustave Moreau e Giulio Aristide Sartorio. E molto discutibile (e anche piuttosto irritante) risulta poi il fatto che, tramite la figura del bel dottorino rivoluzionario, si finisca per individuare nel movimento socialista il più tenace e convinto teorizzatore e sostenitore dell’interventismo bellicista.

Al di là delle riserve qui espresse, comunque, il film risulta sicuramente apprezzabile, soprattutto, direi, per la forte passionalità lirica e ideologica che lo attraversa.

Menzione particolare, infine, merita senza alcuna esitazione Marianna Fortuna, vero fulcro della vicenda narrativa, ammirevole per intensità espressiva, oscillante fra slanci delicatamente poetici ed esuberanti grintosità.

January 06, 2019

Mentre gli USA si ritirano “gradualmente” dalla Siria, da metà dicembre diversi governi arabi si avviano verso il disgelo nelle relazioni con Damasco; Mosca conquista un ruolo chiave in Medio Oriente, Tehran cerca di uscire dall'isolamento internazionale con un espansionismo difensivo, Ankara punta all'egemonia

 

 

Nonostante l'annuncio del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di un ritiro graduale dalla Siria, dalla fine di dicembre l'aviazione statunitense ha intensificato i bombardamenti su alcune aree lungo il fiume Eufrate, vicino al confine con l'Iraq. Zone ancora parzialmente controllate dai cartelli del jihad del cosiddetto Stato Islamico (IS), dove i raid USA hanno ufficialmente funzione di supporto alle offensive di terra delle Forze democratiche siriane (SDF), guidate dai Gruppi di difesa popolare curdi (YPG). Tra tutti gli attori del conflitto siriano, sono le SDF, impegnate anche contro gruppi affiliati ad al-Qaeda in prossimità di Aleppo, a temere maggiormente le ripercussioni dell'uscita di scena di Washington. Sebbene i comandi militari USA stiano approntando una lista di precise indicazioni sul ritiro, tra le quali la garanzia che i combattenti delle SDF possano conservare le armi ricevute da Washington, il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha espresso l'intenzione di estirpare non solo l'IS ma anche il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) le formazioni ad esso legate in Siria. La “neutralizzazione” delle YPG, per Ankara, resta infatti un obiettivo primario, come dimostra l'imponente schieramento di truppe al confine turco-siriano. Per ora, sia il consigliere alla Sicurezza nazionale USA John Bolton (che ha annunciato un'imminente visita ufficiale in Turchia, alla testa di una delegazione), sia il segretario di Stato Mike Pompeo hanno assicurato che Washington si impegnerà per evitare che l'esercito turco e le YPG curde arrivino allo scontro militare. Dichiarazioni alle quali la Turchia ha immediatamente risposto per le rime. Anche per questo la linea isolazionista dell'amministrazione Trump suscita una certa diffidenza tra gli alleati degli USA che si trovano in contesti caldi, come appunto il Medio Oriente. Al punto che le YPG hanno chiesto protezione al governo di Damasco, pur se questo significherà la fine del progetto federale del Rojava. Neppure la Russia infatti sembra disposta ad arginare i progetti neo-ottomani di Ankara, come già dimostrato dal via libera di Mosca all'occupazione turca di Afrin.

 

 

Intanto, buona parte della stampa araba riflette sul brusco cambiamento (ufficiale) di rotta attuato dai governi di molti paesi arabi, in primis le petromonarchie del Golfo, nei confronti del presidente siriano Bashar al-Assad. Primo fra tutti il presidente sudanese Omar al-Bashir, primo rappresentante di un governo arabo a recarsi in visita ufficiale in Siria, lo scorso dicembre. Alla fine di dicembre, inoltre, gli Emirati Arabi Uniti (EAU) hanno riaperto la loro ambasciata a Damasco, seguiti immediatamente dal Bahrein. Diversi analisti arabi hanno sottolineato che, in realtà, al di là delle misure ufficiali, Abu Dhabi, Manama e gli altri membri del Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG) non hanno mai interrotto del tutto i loro rapporti con la Siria, da un lato sostenendo alcuni gruppi ribelli sunniti, dall'altro favorendo attività “controrivoluzionarie”, per il mantenimento delllo status quo ante. Peraltro, i primi segnali di disgelo tra Assad e i paesi vicini erano arrivati già a ottobre 2018, quando era stato riaperto il valico di Nasib, al confine tra Siria e Giordania, importante per l'economia siriana e, in generale, per gli scambi commerciali nella regione. Damasco ne aveva ripreso il controllo a luglio, a seguito di un accordo concluso con i ribelli grazie alla mediazione russa. Sempre a ottobre, inoltre, era stato riaperto sotto la supervisione militare di Mosca il valico di Quneitra, al confine tra la Siria e le alture del Golan, occupate da Israele dal 1967. Monitorato dagli osservatori delle Nazioni Unite (ONU) dal 1974, al fine di mantenere il cessate il fuoco, il valico era stato occupato da fazioni ribelli nel 2014. Mosca dunque non solo ha favorito il successo delle trattative tra Siria e Israele, garantendo a quest'ultima una zona cuscinetto libera da formazioni alleate di Tehran, ma ha anche riportato l'area sotto l'egida dei caschi blu. Un atteggiamento che le ha consentito di attrarre a sé la benevolenza dei paesi del Golfo e un'alleanza tattica con Israele. Tel Aviv, infatti, anche se pienamente in grado di colpire obiettivi iraniani in Siria con l'assenso di Washington, teme l'espansione in Siria di gruppi sciiti filo-iraniani vicini ad Assad, come Hezbollah.

 

L'obiettivo di Mosca, in Medio Oriente, è mantenere un equilibrio, sia pure delicato e parzialmente instabile, tra i vari attori regionali, impedendo a uno qualunque di essi (inclusi Iran e Turchia, suoi alleati nei negoziati di pace di Astana) di emergere come egemone. Contestualmente, il Cremlino si è da sempre schierato con Assad in quanto presidente “legittimo” e come baluardo contro l'ascesa di movimenti religiosi locali: un discorso valido sia per i gruppi sunniti radicali (molti dei quali hanno contatti nelle regioni caucasiche a forte presenza musulmana), sia per il progetto iraniano di un corridoio sciita, tra Siria, Iraq e Libano. Per questo motivo, alcuni analisti arabi intravedono la longa manus russa dietro la decisione di EAU e Bahrein di riaprire le ambasciate a Damasco, preparando il terreno per una reintegrazione della Siria nella Lega araba (su cui l'Unione Europea ha espresso parere contrario), dopo oltre sette anni di sospensione. Per questo, oltre al parere del CCG, sarà fondamentale la linea del presidente egiziano Abd al-Fattah al-Sissi, da sempre schierato contro l'islam politico dei Fratelli Musulmani e contro qualsiasi tentativo di sovvertire l'ordine stabilito dei regimi arabi. L'essenziale, per il Cairo, è affidare le redini di un paese a chi sia in grado di mantenere stabilità e sicurezza. Vale la pena ricordare che per tale ragione, in merito all'uccisione del giornalista saudita Jamal Khashoggi, al-Sissi, come il premier israeliano Benjamin Netanyahu, aveva consigliato a Trump di schierarsi con il principe ereditario saudita Mohamed bin Salman, anche in virtù delle sue posizioni ferocemente anti-iraniane. Stesso motivo per cui l'Egitto ha sempre sostenuto Assad e, alla fine di dicembre, ha ricevuto una storica visita del direttore dell'intelligence siriana, Ali Mamlouk, invitato dal suo omologo egiziano Abbas Kamel. Mamlouk, accusato da USA e Francia di complicità in atti di tortura, sparizioni forzate e crimini di guerra e contro l'umanità, si era già recato al Cairo nel 2016, segno che le relazioni tra i due paesi in materia di sicurezza non si sono mai interrotte.

 

 

I giornali arabi, inoltre, si sono chiesti se, in mancanza di una visione strategica araba comune, questa “corsa” a ripristinare le relazioni con Damasco non sia finalizzata solo ad assicurarsi preziosi investimenti nella ricostruzione della Siria dopo la vittoria definitiva di Assad, anche se il conflitto non è ancora del tutto finito. Nondimeno, l'ipotesi che l'unico obiettivo sia contrastare l'influenza iraniana nella regione reintegrando Damasco nella rete di relazioni arabe non appare verosimile, perché altrimenti ciò avrebbe indotto il CCG a togliere l'embargo al Qatar, imposto appunto per sospetti di cooperazione con Tehran. Più plausibile sembra invece un'altra ipotesi, secondo la quale i bersagli di tale strategia sarebbero tanto l'espansionismo difensivo dell'Iran, quanto quello, ben più aggressivo, della Turchia. Se infatti per Tehran la creazione di un corridoio sciita mediorientale ha come unico scopo l'uscita dall'isolamento internazionale e la deterrenza di qualsiasi piano di attacco al suo territorio, il progetto neo-ottomano di Ankara implica l'egemonia sul Medio Oriente e su parte dell'Asia centrale, esercitata in modo decrescente all'aumentare della distanza dai suoi confini: un controllo diretto sulle zone a maggioranza o a forte presenza curda e uno più indiretto, che si risolva in un'influenza religiosa e culturale sulle regioni dove prevale l'islam sunnita, dal Caucaso ai Balcani. Oltre al dispiegamento di truppe in Siria, la Turchia in passato ha bombardato episodicamente la catena montuosa del Qandil, in territorio iracheno, dove il PKK aveva stabilito le sue roccaforti. Tuttavia, negli ultimi anni, da quando ha concentrato le operazioni militari sulle regioni curde della Siria settentrionale, con l'Iraq ha optato per la linea della cooperazione in tema di sicurezza. Pertanto, mentre in Siria si propone come il gendarme che, dopo il ritiro USA, estirperà le organizzazioni terroristiche (l'IS ma anche le YPG), lo scorso 3 gennaio, durante la visita del presidente iracheno Barham Salih, Erdoğan ha manifestato l'intenzione di sviluppare le relazioni tra Iraq e Turchia in tutti i domini e di aiutare Baghdad a garantire forniture energetiche e sicurezza: “gruppi terroristici come l'IS, il PKK e FETÖ (l'organizzazione del suo ex alleato Fethullah Gülen, predicatore islamico turco in esilio negli USA dal 1999) minacciano sia la Turchia, sia l'Iraq”, ha commentato. Anticipando così la sua prossima mossa: ottenere dagli Stati Uniti l'estradizione di Gülen.

Dal 22 Dicembre 2018 al 6 Gennaio 2019, nel quartiere di Roma di ''Casal Bertone'' in via Morozzo della Rocca n.5, e' in mostra il ''Presepe di Sabbia'', promosso e realizzato dall'Accademia della Sabbia sotto la direzione artistica di Paolo Fontecchia e Antonio Molin. Il Presepe è situato sotto un piccolo edificio in una grotta scavata nel tufo e coperta da una volta di mattoni, sicuramente usata da cantina. Il presepe e' stato costruito con 120 quintali di sabbia, prelevata da un sedimento depositato dal fiume Tevere nel pliocene alla fine dell'ultima era glaciale. Sabbia molto fine e pulita, ottima per la realizzione dell'opera.

Siamo andati ad intervistare Paolo Fontecchia dell'Accademia, il quale ci ha raccontato lo sviluppo della scultura e le sue caratteristiche.

 
 Les Fa'Bulleuses

Diversi movimenti femminili percorrono in lungo e largo l’Europa a testimoniare la loro presenza in tutti i settori. Il fenomeno, perché di fenomeno si tratta, oggi supera il concetto della posizione o atteggiamento di chi sostiene la parità. Si va oltre.

Anche il mondo del Vino è attraversato, da qualche tempo, da un diverso approccio al femminile che non rivendica alcuna parità ma dimostra con i fatti di averla raggiunta se non, in alcuni casi, superata.

“Le Donne del Vino sono la più grande e attiva associazione femminile mondiale del settore enologico e, in Italia, hanno aperto la strada ad altre associazioni di donne impegnate in diversi comparti economici con un format basato sull’inclusione dell’intera filiera, da chi produce uva a chi scrive, vende, serve le bottiglie (fonte U.I.V.)”.

Stesse posizioni le ritroviamo a giro per il mondo ed in particolare in Francia dove all’interno del movimento Femmes de Vin, da alcuni anni, si muovono Les Fa’ Bulleuses, le Donne della Champagne.

Esiste addirittura un tracciato di strade, La Route des Fa’Bulleuses de Champagne, percorribile ad anello, a indicare i “grandi terroir” all’interno della grande Regione Champagne, dove ognuna di loro ha la propria Maison e ne rappresenta le diversità:

Claire Blin, della Maison Mary Sessile a Treslon, nella piccola valle dell’Ardre;

Charlotte De Sousa, Champagne De Sousa ad Avize, Côte des Bancs;

Hélène Beaugrand, Champagne Beaugrand, Montgueux;

Delphine Brulez, Champagne Louise Brison, Noe-les-Mallets (Aube);

Mathilde Bonnevie, Champagne Rocet Bocart, Trepail, Montagne de Reims;

Sophie Milesi, Champagne Guy Mea, Lovois Montagne de Reims;

Laureen Baillette, champagne Baillet Prud’homme, Trois-Puits, Montagne de Reims.

Ho conosciuto questa realtà durante la visita alla Maison Beaugrand nel Montgueux.

Hélène ne è la presidentessa . I loro motti: l’unità è la forza ed insieme facciamo “brillare” lo champagne.

Fa’, come un’aria musicale che inizia con questa nota e Bulleuses, come un flûte di champagne ricco di perlage.

 
 Urano Cupisti con la Presidente e Mathilde Bonnevie

Conosciamo meglio le magnifiche sette Fa’ Bulleuses:

Claire Blin: dopo gli studi e il tirocinio nei vigneti del Bordeaux e Cognac, il ritorno alla maison di famiglia.

È una viticoltrice frizzante che ama la sua terra e sa condividere e comunicare questa passione agli altri.

Charlotte De Sousa: da sempre attratta dalla professione esercitata ogni giorno dai genitori. I tour mondiali fatti con i suoi hanno permesso di avere una visione più ampia, più internazionale. Come donna ha portato una certa meticolosità e base artistica, del tutto femminile, nei suoi champagne. La sua filosofia? "Vivi i tuoi sogni, ma non sognare la tua vita".

Hélène Beaugrand: la presidentessa. Enologa, cresciuta a Troyes. Ha passato diversi anni a produrre vino in Sud Africa, Australia, Messico, Nuova Zelanda e Stati Uniti. Essere una viticoltrice è soprattutto condividere la passione per il vino e trasmetterla alle generazioni future.

Delphine Brulez: Fin dall’adolescenza ha avuto un solo obiettivo, quello di essere una enologa! Questa formazione raggiunta a Digione ha dato la capacità di capire cosa stava succedendo nei vini. Oggi lavora in tandem con il padre, Francis Brulez. Essere una donna nel mondo del Vino: è tutta una questione di passione.

Mathilde Bonnevie: Molti stage in regioni viticole francesi hanno fatto capire a Mathilde che il marketing e la comunicazione sono elementi da non trascurare. Ha sempre pensato che il mondo dello champagne avesse bisogno di un tocco di femminilità per aggiungere creatività e sensibilità. La sua filosofia? Darsi i mezzi per raggiungere i propri obiettivi e sogni.

Sophie Milesi: Laurea in tasca via a scoprire altre cose. Imparare, incontrare, arricchire il proprio background formativo e conoscenze professionali attraverso vari stage e soggiorni all'estero. "Quando sarò grande, sarò "Champagneuse "! Non cercate questa parola nel dizionario, ha un significato e lo si capisce percorrendo le cantine con i loro odori di vino. "Quando vogliamo, possiamo"

Laurent Baillette: dopo gli studi, come ogni Fa'Bulleuse che si rispetti, ha effettuato diversi viaggi per completare la propria esperienza. Oggi si dedica interamente all'agricoltura familiare con la

 
 la Presidente Hélène Beaugrand

madre e la sorella. Ogni mattina, 2 scelte sono a sua disposizione: o tornare a perseguire i sogni o, al mattino, alzarsi per realizzarli".

La definizione di Fa'Bulleuses, alla fine cos’è?

Nell’analizzare i profili delle sette “Champagneuse” ne è uscito uno stereotipo esclusivo, originale, straordinario.

Lo Champagne è un vino magico nella misura in cui è condiviso.

Condivisione; questo è il design delle Fa'Bulleuses.

Condividere passioni, dubbi, successi, progetti in un'atmosfera dinamica per scoprire vini delicati elaborati da donne audaci.

Una Fa'Bulleuse deve rispondere a requisiti particolari: essere una donna dinamica, motivata e determinata.

Il concetto di Fa'Bulleuses de Champagne è soprattutto l’insieme di storie di amicizia e rispetto reciproco.

Una Fa'Bulleuse è audace; assume, crea e fa vivere questi terroir attraverso vini di carattere.

Prendi una grande dose di passione, un pizzico di vita e un profondo rispetto reciproco, questo è ciò che le Fa'Bulleuses condividono!

Una "Bulleuse" è un amante dei vini della Champagne e della sua regione. È vivace e spumeggiante. È una donna audace e appassionata.

 

Urano Cupisti

 Credo che, con il suo discorso augurale prenatalizio, papa Francesco abbia fatto, a credenti e non credenti, un regalo di pregio veramente particolare.

Risalto centrale è stato conferito al fenomeno delle “tempeste e uragani” che hanno, nel corso del 2018, colpito duramente la navicella della Chiesa cattolica, con particolare riferimento alla tragedia della pedofilia, tragedia dalle dimensioni ancora impossibili da quantificare e di una gravità morale abissale che, più di ogni altra, ha prodotto e continua a produrre dilagante disorientamento e allarmante sfiducia nei confronti dell’istituzione ecclesiastica.

Di fronte a uno scandalo così vasto e ripugnante, spesso il mondo cattolico, in ben comprensibile imbarazzo, ha reagito cercando di contenerne l’incalcolabile portata esplosiva, ricorrendo a due complementari e collaudatissime strategie argomentative. La prima consistente nel sostenere che, per quanto ampio e grave, detto scandalo non andrebbe mai ritenuto tale da riuscire ad adombrare le innumerevoli e perlopiù trascurate azioni di carità e di generosità (spesso anche eroiche) che i membri della Chiesa portano avanti in tutto il mondo. La seconda consistente, invece, nell’accusare i mass media (in maniera più o meno esplicita) di essere faziosamente, esageratamente e morbosamente accaniti nei confronti di Santa Madre Chiesa, al fine di poterla ulteriormenteinfangare e screditare.

 

La prima linea strategica è stata rifiutata e affossata da Francesco, il quale, in maniera nitidissima, ha ritenuto necessario affermare che

                         "L’esempio eroico dei martiri e dei numerosissimi buoni samaritani, ossia dei giovani, delle famiglie, dei movimenti caritativi e di volontariato e di tanti fedeli e consacrati, non ci fa scordare la contro-testimonianza e gli scandali di alcuni figli e ministri della Chiesa".

         Ovvero, se la Chiesa intende davvero recuperare credibilità e ritrovare la propria salute spirituale, bisognerà smettere di fare ricorso a qualsiasi tatticismo edulcorante, minimizzante, autoconsolatorio e, almeno in parte, autoassolutorio. In particolar modo, non si dovrà più tendere ad esibire le tante azioni virtuose e le tante cristiane vite di santità, riducendole strumentalmente ad una sorta di contrappeso. Tutto il bene che è uscito, esce e potrà uscire dalle mani della Chiesa non dovrà mai più essere esibito, cioè, al fine di tentare di operare, seppur non dichiaratamente, una sorta di riequilibramento dei conti, all’insegna del “sì, avremo pur fatto questo e quello, ma immensamente più ricco e vasto è il tesoro del bene compiuto, ecc…

Per quanto concerne la seconda prassi, invece, il papa non soltanto ha operato la scelta di non ergersi a lamentoso o rampognante giudice dell’attività di inchiesta e di denuncia dei mass media, ma è arrivato addirittura a riconoscere la straordinaria importanza degli sforzi compiuti, ritenendo, di fatto, il loro contributo meritevole per essere riuscito a produrre importanti crepe all’interno del sistema blindato di occultamento della verità costruito e alimentato dalle istituzioni ecclesiastiche cattoliche a difesa dei propri ministri pedofili e, soprattutto, della propria immagine.

 

"Vorrei ringraziare vivamente - è arrivato infatti a dire Francesco - quegli operatori dei media che sono stati onesti e oggettivi e che hanno cercato di smascherare questi lupi e di dare voce alle vittime. Anche se si trattasse di un solo caso di abuso - che rappresenta già di per sé una mostruosità - la Chiesa chiede di non tacere e di portarlo oggettivamente alla luce, perché lo scandalo più grande in questa materia è quello di coprire la verità.”

 

                      Insomma, ancora una volta, papa Francesco ha dimostrato di essere molto più avanti della sua Chiesa. Ancora una volta ha dimostrato di essere seriamente intenzionato a purificarla dai suoi tanti mali di pensiero e di azione.

Ancora una volta, anteponendo verità, giustizia e rispetto per le vittime ad ogni altro calcolo e ad ogni altro interesse, ci ha offerto un encomiabile esempio di fermezza e di coerenza.

 

Roberto Fantini

L’ iniziativa di Allianzbank -   Certe volte la presenza in un luogo inconsueto di enti diversi che in genere non hanno occasione di incontro per la loro differente attività professionale, determina un proficuo risultato che diversamente non sarebbe stato raggiunto.

Quando ciò accade, naturalmente a ragion veduta, il fatto di trovarsi insieme dà luogo assai spesso a piacevoli sorprese. Questo succede in quanto gli uni e gli altri in occasione dell’incontro, esprimono un punto di comune interesse per il quale tutti si sentono coinvolti, soprattutto dal punto di vista emotivo.

Il riferimento in questione è quello di un grande gruppo finanziario/assicurativo, quale Allianzbank della sede romana di via Piemonte, che ha organizzato un incontro tra amici e conoscenti con un gruppo musicale della capitale, Soul Singers riuniti per un concerto nella dirimpettaia basilica di San Camillo de Lellis lo scorso 20 dicembre, in occasione dello scambio di auguri per le festività natalizie.

Il gruppo musicale in questione esprime per la preparazione dei propri orchestrali, coro, solisti e direttore d’orchestra un folklore culturale arricchito dalla valenza dei singoli artisti oltre che dalla scelta dei brani musicali molti dei quali di tradizione americana a cui tutti hanno dato una convincente rappresentazione dei ruoli interpretati.

 

Il gruppo musicale Soul Singers - I molti giovani che costituivano il gruppo musicale, hanno saputo improntare un incontro di voci e toni diversi nella ottima sonorità acustica della Basilica di San Camillo. Il canto e la musica ha magistralmente accompagnato il ritmo dei brani interpretati anche con elementi di jazz e swing; mentre il coro ha amalgamato le varietà dei propri componenti: da adulti maschi e femmine, fino ad un piccolo gruppo di voci bianche. In altri termini, l’intero contesto musicale, compreso i giovanissimi artisti, ha destato l’ apprezzamento dei presenti.

Si tratta di canti corali soprattutto natalizi estratti un po’ ovunque nel mondo dalle varie regioni in tempi attuali e lontani, che hanno lasciato una traccia musicale indelebile.

I Soul Singers hanno formato i punti focali del loro show con queste piccole grandi opere tradizionali, che hanno adattato alla loro espressione musicale di virtuosismi e variazioni sul tema.

I brani infatti, sono stati validamente riproposti nella sonorità acustica della basilica che ha fatto da cassa di risonanza agli strumenti e alla voce dei protagonisti creando maggiori sfumature. I brani musicali che si sono avvicendati hanno ricalcato il carattere natalizio, così come era nell’aria e come tutti quanti potevano attendersi, ma quanto all’esposizione, all’arrangiamento e all’impostazione canora che il gruppo Soul Singers ha saputo dare, questo è stato una gradevole sorpresa.

 

I virtuosimi musicali - Vale quanto detto, per l’orchestra che sotto la efficace direzione femminile ha saputo ritmare con particolare sensibilità i canti corali e dei vari artisti che alternativamente scambiavano i loro interventi musicali; ciò vale per gli stessi protagonisti che con la loro voce hanno ripresentato i vecchi motivi natalizi in un susseguirsi di brani di qualche minuto ciascuno, tanto che è stato possibile gustare proprio per la limitatezza della loro singola esposizione, i virtuosismi musicali che sono state presentati.

Si tratta di noti brani natalizi con i quali i Soul Singers hanno iniziato per rompere il ghiaccio si fa per dire, con ritmi abbastanza sostenuti, tanto da pensare a un particolare accordo musicale tipico delle rappresentazioni diciamo… elettrizzanti, ma ciò invece era dovuto soltanto all’intensità partecipativa dei cantanti e del gruppo con coro che si è avvicendato nella prima parte dei canti di Natale.

 

I nuovi talenti - Sarebbe troppo lungo elencare quasi venti esecuzioni nelle quali si è avvicendato persino un piccolo gruppo di bambini che hanno interpretato la loro parte con le voci bianche. Anche questi piccoli artisti sono stati proficuamente incastonati nel contesto musicale delle voci adulte e che proprio per questa variazioni di toni, hanno espresso una gamma di coralità molto estesa e molto piacevole, tanto da prevedere per loro un prossimo alzo artistico della asticella.

Vi era tra il coro delle voci bianche un bambinello dai capelli neri, disinvolto nei modi, con una voce squillante e intonata. È stato gradevole osservare, il suo coinvolgimento spontaneo da piccolo artista, anche quando non cantava nel coro dei bambini. Si poteva infatti osservare in lui quell’impercettibile movimento del ginocchio al ritmo dell’orchestra, che alludeva alla sua naturale predisposizione musicale.

“Mary ha a baby” - Tra i vari testi eseguiti ve ne è uno, tra una ventina dell’intera rappresentazione, che vorremmo commentare per la sua tipicità poiché rende bene l’idea della gradevolezza del concerto.

Si tratta di una ninna nanna simbolica che Maria canterebbe al suo neonato con il coro dei visitatori presenti a questo grande prodigio, che intonano “ Mary had a baby”.

La sorta di dialogo canoro che si svolgeva tra l’interprete maschile e quello femminile imprimeva con toni alti e bassi un intreccio risonante che in alcuni tratti rapiva emozione nell’ascolto. Vi sono infatti, alcuni brani che a causa del battimento di due risonanze simultanee discoste di circa un ottava danno la sensazione di una doppia armonia. È vero che questo stato emotivo dipende dalla sensibilità di ciascuno, ma è altrettanto vero che se non vi è alcuna base nell’esecuzione musicale, nulla di questo genere potrebbe avvenire.

Ci sono infatti, dei brani musicali che se ben interpretati arrivano ad esprimere attraverso una cascata di note della voce soprattutto alle frequenze più alte, delle interazioni sonore, formando delle armoniche che si aggiungono ad una melodia già di per sé di base. Talvolta in questi casi, quando le note per qualche motivo si sovrappongono nella giusta espressione dei toni e delle altezze musicali, si forma una sorta di ulteriore doppia armonia.

 

Per analogia musicale - Un esempio molto vicino a quanto detto si avverte in un brano del quintetto musicale” N Sync “ che andava per la maggiore qualche anno fa in una canzone del proprio repertorio:  “Bye bye bye”. In questo brano verso la fine, il solista si staccava dal coro ritmico intervenendo con una nota di un’ottava più alta; nota che prolungava nel tempo per poi discendere verso toni più bassi. Era in questo modo che il coro esprimeva attraverso il solista un accordo musicale che coinvolgeva emotivamente gli ascoltatori con la creazione molto coinvolgente di una doppia armonia. Questa si manifestava con un abbandono a nuove emozioni di chi sapeva ascoltare, ma che lasciava poi anche il segno del plauso per il consenso collettivo che il pubblico attribuiva all’intero quintetto.

Ecco che qualcosa del genere stava avvenendo con “ Mary had a baby” anche se l’ ottava superiore non era presente. I due interpreti, ossia, la voce maschile e quella femminile avevano creato fra loro una sorta di linea musicale continuata. Si trattava di un coinvolgimento tra l’uno e l’altra, senza interruzione di continuità e cioè in un duetto di note più che di parole che creavano con questa sorta di accordo, l’emotività e la piacevolezza dell’ascolto.

 

L’ incontro - E’ stata una serata molto interessante; difficilmente qualcuno si è pentito di essere stato presente; tutti o quasi si sono abbandonati ad applausi spontanei in quanto si percepiva il senso della partecipazione e dell’emozione. In queste circostanze importanti come il Natale, era palpabile il senso della coesione tra persone che neanche si conoscevano ma che così come nella vita, se si ha la capacità di creare interesse comune insieme, si stringe emotivamente un rapporto di partecipazione piacevole quanto proficua per tutti.

 

Alberto Zei

© 2022 FlipNews All Rights Reserved