L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Kaleidoscope (1382)

Free Lance International Press

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 Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

La Riflessione!

La Toscana: una Regione dove investire

Assistiamo da alcuni anni ad un continuo investimento di denaro al fine di acquisire vigneti toscani. Chianti Classico, Chianti non classico, Maremma in lungo e largo, Montepulciano, Montalcino, Bolgheri: non si salva nessun territorio. L’industriale del nord che vende la propria industria e si da (si fa per dire) alla vanga, il grande Manager che ricevuta la liquidazione, si dedica anima e corpo al biologico e/o alla biodinamica (più filosofica), le Grandi Aziende vitivinicole che si espandono lungo l’italico stivale (preferendo la Toscana).Poi i più pericolosi: I Fondi d’Investimento, quelli dei quali non conosci niente, difficile capire chi veramente comanda e, se salvano “capra e cavoli”, ben accetti anche con gli “occhi a mandorla”. La globalizzazione del Vino che avanza.

 

 

Frammento n. 1

Tommasi nel Chianti Classico

È di questi giorni la notizia che l’Azienda Agricola Tommasi, quella dell’Amarone, ha acquisito la Fattoria La Massa di Panzano, Greve in Chianti. La più “francese” delle fattorie chiantigiane passa, con i suoi 45 ettari di vigneti, ai veronesi della Valpolicella. La Massa porta in eredità 140.000 bottiglie annue e un fatturato di € 1.300.000,00. L’espansione Tommasi. La Massa si aggiunge a Poggio al Tufo in Maremma e al Podere Casisano a Montalcino. “Verrà mantenuto inalterato il rispetto per le tradizioni, per il territorio e l’identità di marca”. Dicono tutti così, all’inizio!.

 

 

       

 

Frammento n. 2

VinNatur lascia Villa Favorita

La sedicesima edizione della manifestazione cult dei vini naturali e vegani cambia sede e nome. Da Villa Favorita, Monticello di Fara-Sarego (Vi) (identificativo nel tempo come nome dell’evento) a Gambellara, presso lo Show-Room Margraf (Vi). Il nuovo VinNatur si chiamerà: “VinNatur Tasting” programmato dal 6 all’8 aprile 2019 in concomitanza con il Vinitaly. Novità nelle novità: si potranno acquistare i vini dagli oltre 180 espositori. Quindi non semplice Manifestazione vinicola ma Mostra Mercato. Il nuovo slogan? “Prendersi il tempo per stare assieme, sia nel rapporto tra il contadino e l’uva, acquistare direttamente le bottiglie per proseguire la conoscenza a casa”.

 

 

Frammento n. 3

 
 Ritorno al Marsala

Marsala Magic Tour

Che sia l’inizio della sua “riscoperta”?. Evento organizzato dalla Wine and Food Academy di Parma. Ha collaborato anche un nostro caro amico e collega Rocco Lettieri. Il Marsala, emozione allo stato puro.

“Adesso spetta ai produttori riprendere questo Tour per far veramente rivivere una nuova storia a questo vino leggendario”.

 

 

Frammento n. 4

Una Birra Rosè: Biga ai cinque cereali

Debutto per la nuova Birra Biologica (Biga) lanciata dalla Cantina abruzzese Orsogna. Uva rossa montepulciano insieme a cinque cereali: matrimonio con la tipicità di un vitigno autoctono. Come definirla? Intrigante a cominciare dal suo colore rosé.

 

Frammento n. 5

Il sale italiano: fuorimoda.

Mancanza di una comunicazione ad esaltare i “nostri” Sali. Ridotto solo ad un prodotto primario necessario da tenere calmierato, senza anima. Intanto arrivano sulle nostre tavole i Sali himalayani, di gran moda, esaltati per la loro particolare composizione di…sale! Il color rosa? L’ossido di ferro a tracce. Salgemma da miniera. Eppure anche noi italiani vantiamo sale salgemma da miniera come quello di Volterra. Ma l’Himalaya fa chic! E gli Chef ci mettono del loro. Poi volete mettere acquistare un sale rosa orientale a € 50,00 al Kg contro il nostro migliore marino a € 3,00 al Kg?.

 

 

Frammento n. 6

Valhalla a Milano

Aperto a Milano il primo ristorante Vichingo: La brace degli Dei.

Selvaggina cotta alla brace insieme ad una approfondita ricerca sull’alimentazione delle antiche popolazioni nordiche. Il paradiso dei cacciatori guerrieri che richiamano la mitologia di Odino. L’idea è di due giovani milanesi appassionati dei nove mondi mitologici norren. L’atmosfera è quella dei palazzi dell’Ásgarõr, il Valhalla appunto, con pelli, elmi e scudi. Idromele, tartare di cervo, gli sfilacci di cavallo marinati, tagliata di capriolo, il burger di cervo, tutto alla griglia. E per i moderni vichinghi vegetariani? Carpaccio di rapa rossa con seitan affumicato o polpette di ceci in salsa di carciofi (vichinga?). A due passi dai Navigli milanesi il mondo vichingo. Se poi il menù non è nelle vostre scelte rimane comunque il bere una buona birra servita da una “vichinga” con tanto di treccine bionde. Chapeau!

 

 

Osservo, scruto, assaggio e…penso.

La comunità Narconon Gabbiano e l’Istituto Comprensivo Statale di Veglie uniti nella prevenzione alle tossicodipendenze.

 

Ieri, 4 Dicembre 2018 alle ore 9.00, presso la scuola Media Statale di Veglie “Don I. Negro” alla presenza di oltre 150 studenti dell’Istituto Comprensivo Statale Polo 1 e Polo 2 gli operatori della comunità Narconon Gabbiano di Torre dell’Orso hanno svolto una conferenza di prevenzione alle droghe suscitando enorme interesse da parte di tutti i presenti.

Con il patrocinio del Comune di Veglie, la conferenza dal titolo “La scuola senza droga” ha risposto esaurientemente alle diffuse domande come: cosa sono le droghe? Esistono droghe leggere? C’è dipendenza fisica e mentale?

La conferenza è stata aperta con il saluto del sindaco di Veglie, dott. Claudio Paladini ed è proseguita con le dettagliate spiegazioni dell’operatore della comunità Narconon sugli effetti che le varie sostanze psicotrope causano a livello fisico e mentale, soffermandosi sull’uso di marijuana e alcol fra i giovanissimi, vista la fascia d’età –13-14 anni – degli studenti presenti e confutando il falso mito che le droghe leggere non fanno male e non creino dipendenza. Ha spiegato inoltre che non c’è nessuna distinzione tra droghe leggere e pesanti, ma viceversa sono tutte dei veleni.

Tra tutti gli studenti hanno poi suscitato profondo interesse le storie, di ex tossicodipendenti, di due giovani ragazzi che stanno terminando il loro percorso riabilitativo presso la comunità Narconon. Questi due ragazzi hanno raccontato la loro esperienza con le droghe, da quando hanno iniziato a quando hanno capito che stavano vivendo un problema pesante e come, quindi, si sono lasciati guidare dagli operatori della comunità fino a risolverlo. Hanno esposto quanto sia difficile accettare di avere un problema con le dipendenze e ammetterlo in primis a se stessi, ma soprattutto quanto sia stato veramente difficile uscirne, rispetto alla facilità, quasi banale, con cui sono cascati nel tunnel della droga.

Gli studenti sono stati per l’intera conferenza molto concentrati e coinvolti, ma soprattutto incuriositi da questi racconti di vita. Sono state molte le domande e gli apprezzamenti fatti e tra le varie domande le più gettonate sono state:

Quale è la parte più difficile dello smettere di fare uso di droghe?” “Perché somministrano farmaci o metadone per uscire dal problema con le droghe?”“Quando si fa uso di droghe si fanno atti di criminalità?”

Agli operatori sono state rivolte anche domande personali e richiesti consigli:“Perchè una mia amica ha smesso di uscire con me quando ha iniziato a fare uso di droghe?”“Come posso fare per aiutare un amica che ha appena iniziato ad utilizzare sostanze?”“I genitori, come devono fare per accorgersi che il figlio si droga?”

Alla fine dell’incontro sono stati distribuiti dei questionari da compilare in forma anonima con la richiesta di descrivere come avrebbero usato le informazioni apprese nella conferenza e le sorprendenti e profonde risposte da parte degli studenti hanno riempito di entusiasmo gli insegnanti e autorità presenti:

“Questa lezione mi ha permesso di capire che bisogna stare lontano dalle droghe!!!”.

“Innanzitutto posso prevenire evitando certi ambienti o persone e poi posso aiutare gli altri messi male con questo argomento, grazie a tutto ciò che mi avete spiegato!”.

“Con queste informazioni ho capito che la mia vita è un dono prezioso e va custodito”.

“Dopo questo incontro ho capito che non bisogna fare uso di queste determinate sostanze perché è meglio vivere la propria vita così come è”.

“Dopo queste due ore che sono state molto belle, ho capito che anche senza la droga ci può essere divertimento e se non riesci ad entrare a far parte di un gruppo, secondo me dovresti insistere, senza drogarti, e se gli amici non ti vogliono perché sei brutto, non sei snob o altro lasciali perdere perché sei meglio tu che loro che si credono forti ma in realtà sono molto deboli”.

“Non facendo uso di droghe e cose simili perché danneggerebbero la mia salute fisica e psicologica”.

“Questo incontro, mi ha fatto approfondire molte informazioni che già conoscevo in parte e mi ha fatto capire quanto sia pericolosa la droga e ringrazio persone come queste che ce ne hanno parlato”.

“Posso usare queste informazioni per parlarne ai miei amici e fargli capire di non fare sbagli”.

“In questa esperienza ho imparato molte cose sulla droga e ho capito anche le emozioni e stati d’animo che un tossicodipendente prova. Io non ho mai avuto la tentazione ma se in futuro l’avrò grazie a questo incontro avrò la forza di abbattere la tentazione ed essere forte contro la droga!”.

“Le informazioni mi hanno aiutata a capire meglio un argomento così vasto, NON FARO’ USO DI DROGHE”.

“Mi è stato molto utile perché ero curiosa di ascoltare le storie di chi ha provato le droghe e scoprire i vari effetti così da non esserne tentata a provare”.

“Posso usare le informazioni ottenute in questo incontro così da fare attenzione quando esco (visto che sono le prime volte che esco sola) scegliendo gli amici giusti, non accettando cose dagli sconosciuti e stare attenta!”.

“Facendo capire agli altri a cosa vanno incontro e facendo capire a me stessa che ho una ragione in più per odiare tutto ciò”.

“Sicuramente userò queste informazioni per capire quali sono i giri o i gruppi da evitare”.

“Pensando soprattutto a me stessa senza seguire la massa e quindi evitando di fare scelte sbagliate che potrebbero deviare i miei progetti di vita”.

“Sicuramente mi hanno reso responsabile e cosciente del mondo d’oggi e della società in cui vivo, mi è piaciuto tantissimo quest’incontro, soprattutto le testimonianze dei due ragazzi e mi piacerebbe avere un altro incontro”.

“Posso utilizzare queste informazioni per accrescere il mio senso critico su questi argomenti e non farmi influenzare dagli altri”.

I materiali utilizzati nelle conferenze sono tratti dal programma Narconon, una metodologia di successo per la riabilitazione e la prevenzione delle dipendenze, basata sulle ricerche dell’educatore statunitense L. Ron Hubbard.

Per coloro che desiderano ricevere maggiori informazioni o organizzare conferenze di prevenzione è possibile contattare la comunità Narconon Gabbiano di Torre dell’Orso allo 0832.841856 o a This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.

Da Champillon (Montagne de Reims) a Merano grazie alla Compagnia dei Caraibi, esclusivista per l’Italia.

Ma da dove è uscito questo Champagne Carbon?

Scaduto nel 2015 l’accordo con Mumm, sul podio i festeggiamenti si facevano con Chandon, perlage non prodotto nella Champagne ma bensì in Cina sotto “l’attenzione” del gruppo Louis Vuitton e precisamente dalla Môet&Chandon.

Scaduto anche quello con la Chandon, la F1, nella nuova versione Liberty Media che gestisce dal 2015 “il Circus automobilistico”, è tornata a celebrarsi con lo champagne, quello vero prodotto nella Champagne.

Ed il marchio scelto è stato CARBON, entrato in scena nel 2011 ad opera di una famiglia che da ben cinque generazioni produce champagne. Sede ufficiale a Reims ma

 
 Champagne

con l’operatività a Champillon, Montagne de Reims, lato Vallée de la Marne.

Dal 2011 questo prodotto ha bruciato le tappe entrando nel firmamento dei Grandi Champagne.

Il CEO Alexandre Mea ha deciso da subito di legare Carbon al mondo delle quattro ruote sponsorizzando anche team privati come Rebellion nella 24H di Le Mans.

CARBON = Carbonio.

Altro collegamento per il marketing. La scocca di un bolide monoposto della F1 è in fibra di carbonio. Perché non collegare nome e veste all’elemento chimico? Carbon ha riservato per la sua bottiglia un materiale particolare: la stessa fibra usata per le macchine di F.1.

Ogni bottiglia viene avvolta in un foglio di carbonio (ha bisogno di una lavorazione artigianale di una settimana). Ogni bottiglia, dedicata alla premiazione di un Gran Premio, ha l’etichetta di un colore

Rete in carbonio che avvolge la bottiglia

differente, oro-argento-bronzo, a seconda della posizione occupata dal pilota che dovrà stapparla.

In vendita c’è una versione con elegante astuccio in carbonio che costa ben € 2.100.

Ma il vino merita? O è solo uno champagne convenzionale simile a tanti altri? Fenomeno da baraccone?

La gamma di etichette prodotta da Carbon si compone di quattro tipologie:

- l’Ascension brut (qui sono presenti tutte e tre le uve classiche della champagne),

- l’Ascension millesimato (base Pinot Nero e dosaggio dopo la sboccatura abbastanza contenuto),

- l’Ascension rosé (in prevalenza Chardonnay cui si aggiunge circa un 8% di Pinot Nero vinificato in fermo)

- il Blanc de Blancs Grand Cru 100% chardonnay. Attualmente in commercio c’è la vendemmia 2009, la prima uscita.

La permanenza sui lieviti non dura mai meno di tre anni e, sempre in cantina, è previsto l’utilizzo di legno in prima fermentazione (vin clair) per dare complessità aromatica e gustativa

In futuro sono previsti millesimati con permanenze maggiori sui lieviti. Tempo al tempo.

Al banco di Catwalk Champagne, il martedì frizzante del Merano Wine Festival, ho assaggiato due tipologie: l’Ascension brut (qui sono presenti tutte e tre le uve classiche della champagne e Blanc de Blancs Grand Cru 100% chardonnay. Che dire? Sono grandi champagne!

Riporto la filosofia della Maison. Utile per un approccio senza condizionamenti al fenomeno Carbon.

UN'OSSERVAZIONE TEMPESTIVA

(Rivolto al lettore). “Sei senza dubbio un grande appassionato di Champagne e appassionato di occasioni festive. O forse ti piacciono le feste, con o senza un accompagnamento frizzante. Forse sei un conoscitore dello Champagne, che preferisce l' intensità delle degustazioni organizzate. O un esteta audace ma di mentalità aperta, la cui curiosità è stata stimolata.”

IL SUO MANTRA È UN'EQUAZIONE.

“Una sapiente cospirazione tra esperienza, competenza tecnica e innovazione.”

NUMERO 6, COME IL CARBONIO.

“Un'identità atomica senza mezze misure per creare il colore della sua fusoliera. Un nero profondo, un multiplo non-colore, l'intersezione tra il desiderio inaspettato e profondo. Creare uno Champagne che afferra e poi trattiene l'attenzione richiede rigore assoluto. Un'esperienza di degustazione che cattura il pubblico può emergere solo attraverso la perseveranza e la creatività.”

Urano Cupisti (a sin.) ed  Helmut Köcher

INCANTESIMO

“La ricerca di offrire qualcosa che faccia un incantesimo sui palati più esigenti richiede curiosità, umiltà e desiderio.”

ANDARE SEMPRE PIÙ LONTANO

“Cresciuto con un'infusione di conoscenza, competenza ed esperienza familiare. Carbon ha acquisito l'appetito di imparare sempre di più e andare sempre più lontano.”

PROSPETTIVE E DIMENSIONI.

“Creare un design di bottiglia in perfetta armonia con il prezioso elisir che contiene è una sfida costante. Accettare lo status quo sarebbe contrario alla nostra natura. Perché per Carbon, la degustazione di champagne è un'ascensione.”

VERSO IL TANGIBILE.

“La bottiglia deve invitarti ad esplorare altezze vertiginose, dove la degustazione diventa un'esperienza paradisiaca. Una sinfonia di note distinte e irresistibilmente incantevoli.”

PROLOGO

“Il prologo di Carbon inizia a nel villaggio di Champillon. La culla delle origini dello champagne come punto di partenza ha tutti gli attributi di una classica storia della Champagne: un vino nato nel cuore del terroir che porta il suo nome.”

L'ELISIR DI CARBONIO

Le mie considerazioni concordano con il pensiero della Maison. Non riesco a trovare parole diverse:

“Il suo colore non è tradizionale: un display cromatico. La sua effervescenza è piuttosto inusuale: una performance grafica e artistica. La sua gamma aromatica divide le opinioni: come una galleria d'arte moderna. Il suo gusto non è convenzionale: un'odissea cesellata che sfida il palato. Non c'è nulla di innocuo nel suo carattere: è un momento di verità il cui unico scopo è offrire un'esperienza che ti lascia vacillare di piacere”.

Ed Helmut Köcher, accanto a me al momento della stappatura, ha annuito. Chapeau!

Parlare di stile vegetariano in Russia e' molto difficile, perché la prima cosa che viene in mente è come sopravvivere alle condizioni climatiche di questo paese solo con prodotti vegetali. Eppure il movimento vegetariano in Russia in questi ultimi anni ha avuto un significativo aumento di interesse, e pensare che i primi aderenti a questo stile di vita in questo paese sono comparsi più di cento anni fa'.

Il rifiuto totale del cibo di origine animale e' giustificata dall'aspetto religioso durante I 40 giorni della Quaresima ortodossa, alcuni santi venerati della chiesa ortodossa sono vegetariani. La nascita del vegetarismo in Russia può risalire al 14esimo secolo.

Il digiuno durante la Quaresima consiste nell'escludere vino e alcolici, olio e proteine animali (carne, pesce, uova, burro, latticini) e nel consumare solo pane, pasta, riso, olive, ortaggi e verdure (cotte o crude), frutta fresca o conservata. Sono consentiti crostacei e molluschi che, come si dice, non sono considerati né carne e né pesce.

Le statistiche mostrano che il 55% dei russi e' favorevole al vegetarianismo, ma ancora non sono pronti a passare al cibo vegetale, mentre il 4% della popolazione e' vegetariana convinta. I giovani fino ai 24 anni sono i più convinti nell’ abbandonare i prodotti animali.

Naturalmente il conflitto tra chi è pro e chi è contro lo stile vegetariano esiste anche in Russia, sono molte le teorie addotte dalle due parti.

Abbandonando questa piccola prefazione sul vegetarismo in Russia, a Mosca dal 16 al 18 novembre si e' svolto il 5° anniversario della Fiera vegetariana: VEG-LIFE-EXPO.

Ogni anno circa 4.000 visitatori tra vegetariani e non affollano la fiera. Sono persone che cercano di tenere il passo con il tempo per uno stile di vita sano, per la salute, per la bellezza e per il cibo. Gli espositori sono produttori e fornitori di varie categorie di prodotti del settore.

Con 104 aziende in fiera sono stati esposti più di 2000 articoli: lo scopo ovviamente è stato quello di sviluppare sempre di più questo stile di vita e facilitarne l'acquisto dei prodotti: queste le sezioni della Fiera.

Alimentare: vari tipi di latte vegetale, colazioni salutari, frullati, superfoods, integratori, dolci, cioccolato, salsicce vegane, formaggi, oli, noci naturali e chi più ne ha più ne metta.

Salute: forza ed energia con i prodotti alimentari vegani: snack energetici, integratori alimentari, prodotti per lo yoga, fitness, pulizia del corpo e prodotti ayurvedici (la medicina ayurvedica mira ad allungare e migliorare la vita dell'essere umano in armonia con la natura).    

Bellezza: cosmetici naturali, cosmetica decorativa ( trucco gratuito offerto a tutti), detergenti disintossicanti, cliniche che curano con la medicina orientale, trattamenti antinvecchiamento e consulenze naturopatiche (consultazioni dettagliate per approfondire lo stato bioenergetico, emotivo, mentale e fisico della persona)

Abbigliamento e accessori: scelta di eco-pelliccie, abbigliamento per fitness e yoga, gioielli fatti a mano, scarpe, casa, eco-tessile.

Attività alimentari-vegetariane offerte dai migliori caffé e ristoranti di Mosca; selezioni di piatti gourmet di pura genuinità.

Molte le attività collaterali: dagli esperti di cosmetica naturale che, a richiesta, hanno fatto il make-up ai visitatori, aiutandoli a scegliere i cosmetici più appropriati, agli Insegnanti di yoga che hanno svolto lezioni, presentazioni e seminari in tema per tutti i gusti.

Una fiera per conoscere meglio un altro stile di vita, forse più consono ai nostri bisogni. Mai come questo anno s’era verificata una così massiccia affluenza di persone di tutte le età.

È venuto a mancare il 16 novembre scorso, a 81 anni, a New York, il produttore e autore statunitense Scott English, famoso in America e nel mondo per aver composto insieme a Richard Kerr, “Brandy”, poi modificato in “Mandy” – canzone che ebbe il suo apice nel 1974 interpretata da Barry Manilow. Scott English era un autore con un dono particolare,  persona incredibilmente calorosa con la quale tutti amavano lavorare, ‘Mandy’ è un classico pop senza tempo,  le sue prodigiose produzioni includono canzoni per artisti che vanno da Dionne Warwick a Thin Lizzy.
La sua terza moglie è stata italiana, la nostra Fiorella Bellagotti, l’abbiamo intervistata perché ci parlasse un po’ di lui.

 


Fiorella, come lo ricordi?


"Scott é sempre stato un gran burlone ed il suo slang tipicamente newyorkese, dedito a modi di dire e jokes (barzellette), ha sempre affascinato un vasto pubblico. Nato a Brooklin da mamma Ida, una ballerina che intratteneva le truppe durante la guerra con spettacoli di Cabaret e Te Concerto, le sue origini si estrapolavano dall'antica Russia, da dove i suoi predecessori erano immigrati verso la prima metà del novecento, inserendosi nella comunità

 
 Scott English e la moglie, Fiorella Bellagotti

ebraica della Grande Mela, allora Nuova Caledonia. Scott é venuto sù senza la presenza di un padre, incontrando nel suo percorso adolescenziale molti zii che si accompagnavano alla madre in susseguenza, a dire di lei, alquanto promiscua. Già da bambino frequentava la Sinagoga locale dove per le sue doti canore era entrato a far parte del coro e, crescendo, era sempre più ammirato per la sua voce celestiale e l' innata perspicacia nel parlare ed esprimersi in liriche non indifferenti, tanto da far si che, con l'aiuto dei rabbini, nei suoi primi vent'anni aveva già un ufficio discografico a Manatthan ed iniziava a registrare i suoi primi dischi. Di li a poco le sue nozze con Jackie, la rampolla di una famiglia ebraica benestante, dolce e tenera che gli dette un erede, Jonathan. Ha inoltre avuto una figlia, Roxana, da una groopiée di passaggio, Susie, che poi ha riconosciuto grazie alla mia insistenza.

Fallito il suo matrimonio per incompatibilità, dopo aver inciso il suo primo grande successo, "Brandy", da lui scritta su base musicale di Richard Kerr, si trasferì a Londra con un contratto redatto da Chapel International."

 

 

Da New York si trasferì a Londra, come vi siete incontrati?

 

"Con lui al suo arrivo nel Regno Unito nel 69' vi era anche Jimmy Hendrix che, non munito di passaporto, dovette ricorrere alla vidimazione della sua identità con una firma di garanzia apportata da Scott sul suo permesso di soggiorno. Qui' la storia del rock and Roll faceva il suo ingresso ufficiale. Sono di questi anni grandi successi quali "Hi Ho Silver Lining" cantata da Jeff Beck, che diventerà l'inno nazionale del football inglese e "Bend me Shape me", cantata dagli Outsiders e

Scott English

The American Breed, (musiche di Larry Weiss). Il suo sol Album "Scott English" prodotto dalla Wagner Bross, contiene liriche meravigliose che si cullano sulle basi musicali dei Bee Gees; inoltre "Brandy" riadattata con il nome di "Mandy" é stata rifatta cantare da Barry Manilow che la rese un successo intercontinentale, da li ad ora é stata rifatta in tutte le lingue e dagli artisti internazionali più famosi. BMI: Broad Cast Music Inc ne ha raccolto milioni di royalties in tutto il mondo...milioni e milioni di copie vendute. Questo successo fece si che Scott venisse avvicinato anche da gente poco raccomandabile che lo trascinava in abitudini alquanto deleterie per la sua salute, sia fisica che psichica. Verso la fine degli anni ‘70 si unisce in matrimonio con Pat ma il rapporto si sfascia quasi subito. Conosco Scott a Londra e divento sua cara amica e fan indiscreta, poiché allora ero abbastanza famosa come Showgirl e Disco Queen, accompagnando e ballando per molte rockstars in tournee ed esibendomi nei locali più esclusivi, lui non mancava mai alle mie esibizioni; poi ad un mio rientro nella Capitale Britannica dal Vagabond Tour di Carlos Santana e Bob Dylan, la stessa sera mi telefono' per chiedere come era andata e mi invitò a cena al Trumps, il locale più famoso della Città, aperto ai soli membri (molto selettivo, dove dovevi essere per forza qualcuno, da teste coronate al rock, dalla politica all'industria).
Quella notte Scott mi chiese di sposarlo e pochi giorni dopo eravamo nell'Ufficio del Registro di Marylebone, lo stesso dove si erano uniti in

 
 Scott English e la moglie, Fiorella Bellagotti alla firma
del matrimonio

matrimonio Paul Mc Cartney dei Beatles, con Linda. Tra orchidee ed urla di felicità tra i nostri amici più cari pronunziammo il fatidico Si."

 

Come si svolgeva la  vostra vita familiare?

"Andavano spesso in America, a New York, risiedevamo a Manatthan tra la 56.ma e York, vicino alla residenza del sindaco, non lontano da Central Park e da Fifth Avenue, dove mi ingozzavo di shopping quotidiano da Sacks. Qui avevano molti parenti tra cui mia suocera, mamma Ida, che abitava a Long Iland, Long Beach, ed era un rituale che le dovevamo far visita ogni domenica per il Kosher brunch; l'appartamento era di fronte all'oceano e lo spettacolo di quelle onde maestre durante alcuni periodi dell'anno era stupefacente, ricordo che per raggiungerla dovevamo prendere un trenino da Penn Station ed attraversare parecchie zone periferiche e residenziali, tra cui i quartieri bassi di Jamaica e quelli più lussuosissi degli Hamptons; dopo circa un oretta eravamo arrivati. Proverbiali erano i raduni con i suoi zii e cugini nei migliori hotels e ristoranti della capitale, luculliani e scherzosi; inoltre ero quasi sempre costretta durante il giorno a frequentare le donne della sua famiglia che, a parte lo shopping, passavano tutto il resto della loro giornata nei Beauty Parlours, tra smalti e bigodini e mi ci tenevano sotto parecchio tempo intrattenendomi con serie infinite di gossip...era ok, intanto non potevo rifiutare, per loro ero un Icona europea...ma che dico....ITALIANA!!!

A New York Scott aveva molti meetings di lavoro con producers ed artisti e spesso eravamo assorti in Studi di registrazione a provare nuovi pezzi, avevamo stabilito infatti che avrei trascurato la mia carriera per seguirlo e collaborare con lui nella produzione di nuovo materiale discografico e cosi' fu.

A Los Angeles avevamo George Greif, il suo manager, che nella sua scuderia aveva nomi quali I Crusaders, Barry White e tanti altri. Con George passava molto tempo a trattare nuovi progetti discografici e trovare nuove voci per lanciare le canzoni. Scott, non essendo più giovane, preferiva affidarle a voci nuove ed attraenti in

 
 Scott English e la moglie, Fiorella Bellagotti

modo che riscuotessero maggior successo. Insomma tutta la nostra vita trascorreva fra musica e liriche. nella nostra grande casa di Londra, che si affacciava sul canale di Piccola Venezia, era un via vai dalla mattina alla sera di musicisti, cantanti, groopies e Take Away .....I parties si inoltravano fino a notte alta ed io non avevo mai tempo di riposare, dovendo fare gli onori di casa (la quale avevo denominato "Central Station") ai nostri ospiti. Purtroppo dopo più di 10 anni il nostro rapporto cominciò a vacillare per varie ragioni di incongruenti realtà le quali si opponevano ad un ménage tranquillo ed appagante, il divorzio era inevitabile."

 

Altri successi di Scott English: "I'm what I'm"-"Help me girl"-"Another goodbye"-"Funny girl"-"If ever I needed you"- e molte altre (interi albums scritti per Gee Bello, il cantante dei Platters, Frankie Miller e moltissimo altri artisti).

Fiorella Bellagotti sta per ultimare un libro sulla sua vita dettagliato e molto particolare che vi inviteremo a leggere non appena pubblicato.

Memorabilia di Scott English tipo albums, foto, liriche autografe ed altro, possono essere acquistate scrivendo a This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it. o chiamando il número 00393356217471

 Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

La Riflessione!

Guide e Classifiche

 

Ci siamo, anzi ci risiamo. Pubblicazione delle Guide enogastronomiche con stelle, forchette, cucchiai, tralci, grappoli e via di seguito. Ristoratori e produttori felici, altri un po’ meno. Detrattori e denigratori pronti ad “urlare” la loro rabbia e lo spettacolo continua. Dati alla mano le guide, soprattutto quelle online, vengono consultate prima di decidere dove andare a mangiare o di un acquisto di una bottiglia di vino. Detrattori e denigratori si mettano l’animo in pace. E poi ci sono le classifiche. Ristoranti e vini. Qui assistiamo all’avanspettacolo delle ipocrisie. Wine Spectator, la più autorevole rivista mondiale, criticata da chi non si ritrova tra i primi 100 e lodata da chi, al contrario, risulta inserito. Addirittura assistiamo al triste spettacolo, tutto italiano, del campanilismo più “sfegatato”, come tra il Nobile di Montepulciano e il Brunello di Montalcino. Mentre i “cugini francesi” se la ridono.

 

 

 

 

Frammento n. 1

È il Sassicaia 2015 il miglior vino del mondo secondo Wine Spectator.

Sul gradino più alto dei TOP 100 c’è il vino di Bolgheri. Icona non solo della Toscana ma dell’Italia intera. Questi i primi quattro secondo la prestigiosa rivista americana: 1) Sassicaia 2015, 2) Canon-la-Gaffelière 2015 St.Émilion (Bordeaux), 3) Castello di Volpaia Chianti Chianti Classico 2015, 4)Rioja 890 Gran Reserva (Spagna). Mentre nel mondo si acclamano questi quattro stupendi vini, in Italia si assiste alla solita denigrazione motivando che, il vino di Bolgheri è costruito, lontano dalla concezione di vino biologico e che dietro ci sarebbe una “manovra” tutta economica. Voci che si definiscono “ben informate” danno per prossima la cessione della Tenuta di San Guido (Sassicaia) agli americani. E Wine Spectator è americana. Che dire?

 

 

          

Frammento n. 2

Le “stelle” della Guida Michelin

Ancora la più autorevole Guida enogastronomica mondiale. Essere menzionato in quelle pagine significa successo nel tempo. Mauro Uliassi da Senigallia è il nuovo chef italiano “tristellato”. Si aggiunge ai nomi ormai celebri come Norbert Niederkofler (Alto Adige), Heinz Beck (Roma), Massimo Bottura (Modena) ed altri sei. 29 nuovi ristoranti entrano nel firmamento Michelin con una stella.

 

 

Frammento n. 3

Tuttowine a Milano dal 6 al 9 maggio 2019

Un titolo così potrebbe passare inosservato. O meglio l’indicazione di una nuova Manifestazione di Vino se dietro non ci fosse l’UIV (Unione Italiana Vini) e Angelo Gaja da sempre contrario al Vinitaly a Verona. Anche se UIV, a parole, vorrebbe spegnere sul nascere possibili pensieri “maligni” di concorrenza con Vinitaly e Veronafiere, noi del “mestiere”, che facciamo cronaca, abbiamo la sensazione (qualcosa di più) che Tuttowine sia concepita come il Vinitaly con la sola differenza di essere un evento dedicato ai solo addetti ai lavori, visitatori professionali e buyer. Ricordiamoci che il vino si deve vendere e gli “ubriachi di Verona” danno fastidio. Come non dargli torto.

Frammento n. 4

Export mondiale. Francia imprendibile.

Inutile sbandierare al Mondo che siamo il paese che produce più vino quando i francesi ne esportano il 41% su base europea e l’Italia solo il 27%. Non siamo capaci di fare gruppo, esportiamo con i vecchi sistemi di rappresentanza, siamo ancora fuori dalle piattaforme digitali che spopolano in paesi come la Cina. A proposito di Cina. Lo sapevate che il 70% della popolazione è all’oscuro dell’esistenza dell’Italia e che buona parte del 30% la conosce solo per il fenomeno “calcio”?

 

 

Frammento n. 5

Esploderà la bolla dell’enogastronomia?

“Dagli chef in tv ai corsi per sommelier il mondo che gira intorno all’enogastronomia sta vivendo un grande momento”. Riflessione di un mio caro amico e collega: Fabio Ciarla. Ma Fabio si spinge oltre: “ Quello che ci manca di capire è se parliamo di una bolla, come tale destinata a scoppiare, o di un effettivo incremento della cultura”. Come dire:”chi vivrà vedrà”. Speranzosi che la cultura vinca.

 

 

Frammento n. 6

Nasce la nuova Birra Agricola: Iga Boccale di Vino.

Mosto d’uva Sangiovese con malto d’orzo e luppolo. Ci troviamo in Toscana, provincia di Pisa. Azienda agricola Usiglian del Vescovo già nota per il suo Sangiovese. Boccale di Vino vuol essere l’espressione del territorio dove i componenti fanno la loro parte. Beva agile, fresca, mai eccessiva, grazie alle trame giustamente acidule apportate dal mosto. Adatta a rinfrescare il palato e per dissetarsi.

 

 

Osservo, scruto, assaggio e…penso.

November 20, 2018

Giovedì 22 novembre 2018 a Parigi, presso il cinema L'Arlequin, si terrà la presentazione speciale del film di Giovanni Brancale: “Le terre rosse”.

Dopo le proiezioni a Hollywood, Firenze, Napoli, Mumbai, Lussemburgo, ora tocca alla capitale francese, davanti a una platea di critici e spettatori, nell'ambito della presentazione della nuova associazione 'Les amis de la Basilicate en France'.

Il film, prodotto dalla Estravagofilm, è stato girato in Basilicata e alcune scene anche in Toscana, tra Firenze e Firenzuola. Finalista lo scorso anno al Jagran Film Festival di Mumbai (India), nonché al Napoli Film Festival, oltre alla menzione speciale al Taranto Film Festival e vincitore dell'Hollywood International Moving Pictures Film Festival, “Le terre rosse” è tratto dal romanzo “Il Rinnegato”, scritto dal padre del regista, Giuseppe Brancale, primo capitolo di una trilogia dedicata alla Basilicata, che racconta le vicende di Giuseppe Prestone (interpretato da Simone Càstano), dei suoi amici e del suo paese d’origine nel periodo post-unitario, prendendo in esame le reazioni di massa che li hanno visti come protagonisti durante il Brigantaggio. Ad unire le storie raccontate da Brancale attraverso la sua macchina da presa è il fil rouge della "terra".

"Le terre rosse" è il primo film di una trilogia che la casa cinematografica intende portare a produzione, e sarà seguito da una pellicola che approfondirà il periodo storico degli anni ’50 del secolo scorso, e di una successiva che racconterà l’Italia meridionale dagli anni ’70 fino ad oggi.

Intanto il profondo legame che unisce i lucani sparsi nel mondo alla terra di Basilicata, ha permesso la nascita, a Parigi, dell' Associazione 'Les Amis de la Basilicate en France'. L'Associazione è nata da un'idea di Giuseppe Scavetta, imprenditore lussemburghese di origini garagusane. Giuseppe Scavetta illustrerà la mission e le strategie d'azione, seguirà poi la proiezione del film “Le Terre Rosse” e la

 
 Simone Càstano ne 'Le terre rosse'

degustazione di prodotti tipici lucani.

“Il rinnegato” di Giuseppe Brancale, pubblicato da Polistampa, tra ironia e tragedie, presenta il periodo storico dell'Unità di Italia con tutte le sue contraddizioni e difficoltà, ma soprattutto il quadro sociale di quel Sud unito a un Nord totalmente differente da cui subisce più angherie che benefici. Con “Il rinnegato”, la casa editrice Polistampa di Firenze ha avviato la pubblicazione del progetto “Giuseppe Brancale. Opere complete” che prevede l’uscita, entro il 2010, di tutta l’opera dello scrittore. Quattro sono i romanzi scritti da Brancale, due editi ma ormai introvabili e due inediti, oltre ad alcuni racconti tutti ambientati in Basilicata nella Valle dell’Agri, e a un saggio sulla questione meridionale. Allo scrittore è stato dedicato recentemente un accurato lavoro di analisi, 'Ai confini del sole', di Ada Rita Cutrino (ed. Ladolfi).

La continuazione del dibattito – Per chi avesse letto l’articolo precedente sullo stesso incontro, si ripete qui la presentazione dei personaggi.

 

Coloro che prendono parte al dibattito sono il giornalista Adriano Panzironi, che non ha certo bisogno di ulteriori presentazioni, ritenuto reo di aver introdotto un’innovazione nel concetto dietetico tradizionale in Italia e che si confronta con due medici rappresentanti della medicina ufficiale.

Chi ha dato gradevolezza alla  trasmissione che si è svolta in modo pacato, chiaro e professionale è stato il direttore della stessa emittente Tele Universo, Alessio Porcu, nella funzione di interlocutore e moderatore della discussione. Questi ha cadenzato gli interventi con precisazioni su quanto veniva detto, improntando il colloquio in un sereno ascolto. Ciò che ha piacevolmente stupito nel corso della trasmissione, almeno per chi non conosceva la signorilità del dott. Pizzutelli, è stata appunto, la pacatezza con la quale i due medici hanno affrontato con Panzironi i vari argomenti trattati dal punto di vista obiettivo, cosi da aver più chiaro quale sia nel futuro, l’ oggetto dell’ attuale disaccordo.

 

L’importanza di una dieta bilanciata

L’incontro è proseguito affrontando direttamente l’importante fattore della dieta. Panzironi ritiene che lo stato di benessere delle persone dipenda soprattutto da ciò di cui ognuno si nutre, indipendentemente dalla propria costituzione; ragione per la quale non si può mangiare ciò che si vuole illudendoci che sia la costituzione a determinare le conseguenze, in quanto è un fatto oggettivo che i carboidrati in sé, contengono per la loro trasformazione all’interno dell’organismo, le sostanze zuccherine che nelle loro varie forme chimiche di trasformazione, comportano una alterazione metabolica, tale da indurre poi, in preoccupante aumento percentuale, le più importanti malattie che colpiscono la salute oggigiorno.

Secondo i medici invece, la realtà è un’altra in quanto essi sono dell’avviso che una dose moderata di alimenti a base di carboidrati costituisca il giusto compromesso di una dieta omnicomprensiva delle sostanze necessarie alla corretta funzionalità dell’organismo; ciò in quanto l’equilibrio che viene raggiunto dalle sostanze alimentari fra di loro calibrate secondo il bisogno organico, come i risultati di longevità lo dimostrano, è il miglior compromesso possibile per il raggiungimento della buona salute.

Sono invece gli zuccheri, ossia, i carboidrati secondo Panzironi, la causa della morte a seguito di malattia, di un numero impressionante di persone ogni giorno. Non è dunque vero che se siamo tutti diversi, si possa mangiare tanta pasta quanta se ne vuole, senza il pericolo di incorrere in patologie vascolari, tumori, malattie immunitarie ed altro ancora.

 

Maggiori approfondimenti - A questo punto della trasmissione, l’aspetto discorsivo tra gli interlocutori si fa più tecnico e le precisazioni che seguono in questo paragrafo riportano i concetti espressi dalle due parti.

I carboidrati, alla luce dell’esperienza e conoscenza dello stesso Panzironi, danneggiano l’organismo che non è abituato per sua natura primordiale, ad una dieta diversa nell’arco temporale di quest’ultimi secoli di storia. Non avviene infatti, senza danno per l’uomo moderno, l’abbandono di quella dieta atavica del suo antenato “raccoglitore e cacciatore” per la sopravvivenza, fin dalla sua origine. Tutto ciò secondo il giornalista, è un messaggio importantissimo in quanto le più gravi malattie in cui incorriamo sono generate soprattutto dallo zucchero dei carboidrati. Ecco che a questo punto subentra l’insulina per trasportare le sostanze zuccherine alle cellule interessate; ma quando l’insulina generata dall’organismo a questo scopo supera quantitativamente la soglia naturale di azione, ecco che inizia un “effetto domino”. Infatti è proprio l’insulina che innesca uno stato infiammatorio generale; questo a sua volta attiva l’intervento massiccio dei meccanismi immunitari di difesa che, eccedendo nella loro opera, raggiungono l’effetto contrario.

Panzironi insiste nel dire che il nostro organismo funziona alimentandosi con i grassi, mentre lo zucchero serve soltanto al cervello, ai leucociti del sangue e a qualche cellula del cuore.

Non sono invece di questo avviso i medici che intervengono con precisazioni differenti, ritenendo però, che il meccanismo essenziale che fornisce energia alle cellule che ne hanno bisogno è basato sul noto “ciclo di Krebs” attraverso il quale le sostanze energetiche vengono fornite soprattutto al tessuto muscolare. Si tratta di sostanze zuccherine e non di altre.

La discussione tra i medici e Panzironi si fa ancora più stretta sulla distinzione tra i vari tipi di cellule muscolari, rosse, rosa e bianche che si avvalgono di sostanze nutrienti diverse, che qui non è il caso di riportare.

Questo argomento però, appare essenziale per chiarire in altra sede, proprio attraverso esemplificazioni come questa, la differente necessità energetica di cui l’organismo ha bisogno, soprattutto nel progressivo grado di impegno muscolare, sport compreso.

 

 
 I medici sono il Dott. Francesco Carrano, dirigente della Asl di Frosinone e
il_Dott. Giancarlo Pizzutelli, responsabile del Dipartimento di Prevenzione della stessa Asl.

Alimentazione a base di riso - I medici obiettano a Panzironi che se è vero che i carboidrati e lo zucchero sono così deleteri alla salute, come lo zucchero contenuto all’80% nel riso, non si spiega perché cinesi o gli asiatici in generale, si nutrono da sempre quasi esclusivamente di riso, senza avere particolari problemi di salute.

Panzironi esita prima di rispondere, come se fosse in difficoltà e non trovasse le parole. Poi riprendendo la sua consueta sicurezza, ricorda che i cinesi mangiano riso da migliaia di anni così che il loro organismo si è progressivamente adattato a questo genere di alimentazione. Poi prosegue che non è così per il mondo occidentale, dove negli ultimissimi secoli, la nostra alimentazione si è trasformata troppo rapidamente in una dieta ricca di zuccheri e carboidrati in sostituzione delle tradizionali scarse risorse alimentari dei secoli precedenti basate soprattutto su caccia, pesca, pastorizia, verdure, frutta e poco altro ancora. Prima si moriva letteralmente di fame mentre ora si muore per eccesso di carboidrati, ossia, di zucchero.

 

Lo zucchero per attività muscolare - Altro argomento trattato è stato quello della necessità del mantenimento muscolare attraverso il movimento, in quanto la vita sedentaria anche per chi ha avuto un infarto, favorisce l’insorgenza di ulteriori patologie, soprattutto per la mancanza di stimoli muscolari.

Secondo i medici che concordano nel principio, il movimento che si ottiene attraverso una marcia con sforzo moderato nel corso della giornata è sufficiente a soddisfare questa necessità.

Secondo Panzironi questo non basta, perché l’attività muscolare per essere benefica nel tempo, necessita di un coinvolgimento totale del corpo fino all’affaticamento. Ed è proprio in questa fase che le strutture cellulari danneggiate vengono integrate nella parte muscolare compromessa, con nuove cellule più efficienti e più durature.

 

Una proposta difficilmente attuabile - La discussione tra i medici e Panzironi sul possibile riconoscimento benefico della dieta che lui propone in luogo di quella mediterranea, viene conclusa dagli stessi medici. Questi ritengono di poter concordare con il giornalista sui risultati ottenuti, solo dopo che la dieta ricca di proteine e grassi animali da lui indicata, sia stata sperimentata e comparata con la dieta mediterranea su migliaia di persone sottoposte per circa due anni alle due tipologie di alimentazione.

A questo punto però, appare poco verosimile una sperimentazione pluriennale in così vasta scala e così impegnativa 24 su 24 ore di ogni giornata, per essere certi di ottenere un risultato sicuro.

Tutto ciò potrebbe essere ottenuto con molto meno impegno dalle sperimentazioni del tipo che lo stesso giornalista sta effettuando attraverso il riscontro in tv, con i volontari che si rivolgono a lui per la necessaria verifica, attraverso analisi cliniche prima e dopo la dieta adottata per alcuni mesi.

Ma una risposta che possa privilegiare la dieta proposta da Panzironi alla luce della contestazione in atto, potrebbe trovare in disaccordo coloro ai quali, almeno per ora, un eventuale risultato a suo favore, non sarebbe affatto gradito.

Questo è il punto fondamentale dell’intera questione in quanto gli interessi in gioco nel mantenimento dell’attuale contesto sanitario, politico e industriale, complicano ogni possibilità di soluzione.

Finisce così l’incontro tra i medici e il giornalista; incontro in qualche modo chiarificatore che gli interessi in gioco sono molti. Ce n’è però uno che prevale su tutti e sul quale i medici e Panzironi si dichiarano d’ accordo: la salute dei cittadini. Per quanto però riguarda il modo…………qui sta il problema.

All'avanguardia con i tempi e con una pseudomodernita' tangibile Alessandro Passaro ha oggi inaugurato la sua mostra personale a Maglie, dove un

 
Alessandro Passaro

pubblico variopinto tra le sue incredibili opere ha squisitamente esposto i suoi punti di vista sull’Arte davanti ai suoi dipinti pseudoreali, dove il soggetto espresso in tutte le sue sfaccettature, ti parla e ti conquista con enfasi e con la sua immediatezza visiva. E ‘ proprio questa sensazione di soddisfazione che caratterizza i suoi lavori e ti porta a viverli ed immedesimarsi nei suoi personaggi e rendertene partecipe... Cosa si può dire oltre quello che non si è già detto sul suo talento... Alessandro ci fa vivere momenti ineguagliabili in uno scenario tipicamente ed eticamente salentino avvolgendoci in uno mondo di colori vivaci e vitali, ricchi di mera passione. 

 Sì, perché Merano è sempre Merano

 

 

Si è conclusa la 27esima edizione di questa straordinaria manifestazione. Straordinaria perchè?

Perché tutti gli anni è sorprendente, sbalorditiva, fuori dal consueto, con un carattere speciale.

Alcuni produttori, vuoi perchè estremi fautori del vino buono solo se ottenuto con conduzione cosiddetta naturale, vegana, biologica e biodinamica estrema, vuoi perchè non ammessi a partecipare, vuoi perchè l’uva è acerba di volpina memoria, vuoi perchè da sempre contrari a tutto, quest’anno si pongono e pongono agli altri come discussione se il Merano Wine Festival serve a qualcosa.

La mia risposta? Non isolatevi, andate a Merano, liberi da preconcetti e cercate di cogliere il carattere speciale di questo evento fuori dal consueto.

Festival dei vini convenzionali? Industriali? Allora vuol dire che non siete mai stati a Merano.

Il Merano Wine Festival è l’appuntamento che celebra l’eccellenza dei vini, anche artigianali e da diversi anni è il momento dell’eccellenza degli artigiani del gusto nel contesto elegante ed elitario del Kurhaus.

 
 Si parla di business

È simbolo di cultura, degustazione, libertà di pensiero e condivisione di emozioni.

 

Simbolo di cultura.

Non è il Festival dei cosiddetti vini inarrivabili, per alcuni costruiti.

Nell’edizione appena conclusa si è parlato diffusamente dei concetti di naturalità e purezza con la presentazione di vini biologici, biodinamici e PIWI (acronimo di Pilzwiderstandfähig vale a dire tutto ciò che concerne le varietá di vite resistenti alle crittogame).

Naturae et Purae che si è conclusa con gli assaggi di vini di ben 136 aziende presenti su tutto il territorio nazionale.

 

Libertà di pensiero

The Circle, people i lands i experiences. Se tutto è esclusivo, niente è più esclusivo!” Semplicemente Gusto, Approfondimento, Condivisione.

Il fuori Salone del Merano Wine Festival. Un vero e proprio palcoscenico di circa 450 mq, allestito in Piazza della Rena, vicinissimo al Kurhaus, dedicato alle esperienze e alle storie di successo.

Non solo riferite ai produttori ma anche ai territori delle diverse regioni italiane.

 

 
 Champagne Carbon quello della F1

Condivisione di emozioni

Non solo per e con il vino. Novità dell’edizione 2018 è stato lo spazio dedicato ai distillati, ai liquori, agli amari e al vermouth con tasting, cocktail bar e seminari tematici per approfondire la conoscenza dell’universo della mixology.

È nata così Spirits Experience, dove gli appassionati e i curiosi come me hanno potuto incontrare produttori e bartender di altissimo livello.

Protagonisti principali whiskey, rum, liquori italiani e il vermuth.

Quest’ultimo con un’area apposita esterna per celebrare il vino liquoroso a base essenzialmente di assenzio maggiore (vermouth è la traduzione dal tedesco di artemisia-assenzio maggiore), prodotto per la prima volta a Torino nel 1786 dall’azienda Carpano.

 

Culinaria e Beer Passion

Ogni anno sempre più spazio alla Culinaria e Area Gourmet. Possiamo affermare che oggi il Merano Wine Festival è l’evento anche per gli appassionati del food.

Più di 100 espositori artigiani dell’eccellenza hanno esposto prodotti della terra. Accompagnati in questo percorso da mastro birrai selezionati da tutt’italia.

Infine i ricercati showcooking. In questa edizione Pasta&Pomodoro e Pizza in Territorium Campania.

 

Traditional Selection

L’anima del Merano Wine Festival. L’inizio e il proseguo.

Circa 900 espositori provenienti principalmente dall’Italia con presenze da Spagna, Germania, Slovenia, Sud America, Romania, Georgia, Croazia e dalla Francia rappresentata da diverse zone vinicole ma soprattutto con la selezione di aziende dell’associazione dei Grands Crus de Bordeaux compresi i Sauternes.

  il "ritorno" del Vermouth

E nella giornata di Lunedì i tradizionali assaggi delle vecchie annate; bottiglie uniche, di pregio, vere proprie chicche.

 

Catwalk Champagne

L’appuntamento conclusivo, da qualche anno a questa parte, del Merano Wine Festival.

Salmone selvaggio, formaggi, trota affumicata, filetti d’acciughe ed ostriche del Mare di Wadden (Olanda-Germania).

Urano Cupisti insieme a Helmuth Köcher,
fondatore e patron del MWF

Quest’ultime con la loro caratteristica di essere selvatiche, da cogliere con la bassa marea.

Il tutto preparato per accompagnare gli oltre 110 champagne presentati da 35 Maison tra le quali la new entry Carbon.

 

Vale la pena andare a Merano per il Merano Wine Festival? Serve a qualcosa?

Se siete riusciti a leggere tutto, siete in grado di darvi liberamente una risposta. Per me vale la pena, serve! Chapeau!


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