L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Economics (243)

Roberto

Roberto Casalena
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L'estradizione in Italia di Danilo Coppola, protagonista insieme a Stefano Ricucci e altri della stagione dei "furbetti del quartierino" ci porta dritti dritti a quella bancopoli che vede le tentate acquisizioni della Banca Nazionale del Lavoro da parte del Banco Bilbao Vizcaja y Argentaria e della banca Antonveneta da parte dell'olandese banca ING, due operazioni ostacolate in modo quasi spudorato dall'allora Governatore di Bankitalia Antonio Fazio e dal dirigente centrale addetto alle autorizzazioni di operazioni di simile natura.

Alla prima di tali operazioni si opposero Coppola, Ricucci e l'allora patron di Unipol, Giovanni Consorte, mentre per sbarrare la strada agli olandesi si mosse, facendo il possibile e l'impossibile, l'allora dominus della Banca Popolare di Lodi, Gianpiero Fiorani che non faceva mistero della amicizia con Antonio Fazio.

Successive e tempestive indagini di diverse procure portarono a bloccare l'acquisizione dell'Antonveneta da parte della Popolare di Lodi (nel frattempo ribattezzata Banca popolare Italiana) e all'arresto del suo presidente e allo scioglimento degli organi societari della banca nel frattempo acquisita, mentre per la BNL, ritiratosi il BBVA, vi fu l'acquisizione da parte del colosso creditizio francese Bnp Paribas.

Le indagini della magistratura investirono anche il Governatore Fazio e il suo dirigente centrale con l'accusa di aggiotaggio per la quale sarà successivamente condannato con sentenza confermata in cassazione, ma il caso sollevò tali e tante reazioni politiche trasversali da indurre il Governatore a rassegnare le sue dimissioni il 19 dicembre del 2005, dimissioni che portarono contestualmente ad una riforma che prevedeva che la carica non fosse più senza scadenza ma fosse limitata a sei anni rinnovabili una sola volta.

L'allora Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, fu quasi costretto dal clamore delle due vicende, in particolare di quella relativa a BNL (si ricordi la famosa telefonata nella quale Piero Fassino chiede all'uomo al vertice di Unipol: "Allora abbiamo una banca?") a chiamare Mario Draghi al vertice della Banca d'Italia, considerando l'economista allora in forza alla potente ma ancor più preveggente Goldman Sachs un altissimo tecnocrate non schierato politicamente.

Del pentimento di Francesco Cossiga abbiamo già parlato, ma certamente l'evoluzione futura della carriera di Draghi da Bankitalia al vertice della Banca Centrale Europea con annesso memorandum inviato al Governo italiano che costrinse Berlusconi a rassegnare le dimissioni verso la fine del 2011, aprendo la strada al Governo tecnico di Mario Monti, un personaggio che, seppur per strade diverse, presenta parecchie affinità con Mario Draghi.

Prima di Fazio, solo una volta Bankitalia aveva dovuto subire, ma allora si trattava di una manovra giudiziaria del tutto pretestuosa, che toccò l'allora Governatore Paolo Baffi e il Direttore Generale Mario Sarcinelli che ottennero entrambi giustizia, ma ben diverse erano le accuse mosse ad Antonio Fazio, accuse che, come detto, trovarono conferma in caso in via definitiva e nel secondo grazie alla prescrizione.

Anche Fazio, come dopo di lui, Draghi, aveva frequentato l'MIT con Franco Modigliani, ma la sua permanenza si limitò ad un solo anno contro i sei di Draghi e anche il suo corso di studi è stato ben diverso in quanto Fazio si è diplomato geometra e non ha certo frequentato il liceo Massimo. L'unico punto di contatto è la laurea in Economia presso la Sapienza di Roma.

Va, inoltre, ricordato che Draghi era un corpo estraneo a Bankitalia con la quale aveva solo un rapporto di consulenza e non aveva certo percorso tutti i gradini della carriera in Via Nazionale e ciò è ben dimostrato dal fatto che all'inizio i suoi progetti di riforma dell'istituto sia a livello centrale che periferico incontrarono un forte resistenza da parte degli agguerriti sindacati del personale, sindacati che godevano di una forte autonomia all'interno delle rispettive sigle di appartenenza, ma in questo, come in altri casi, Draghi dimostrò una rapidissima capacità di adattamento e una sagace scelta dei più stretti collaboratori.

Ma c'è un aspetto che non è stato, almeno a quanto mi risulta, molto sottolineato ed è rappresentato dal fatto che sin da neonominato Governatore assurge alla Presidenza del comitato istituito tra le banche centrali, comitato incaricato di sorvegliare il mercato finanziario globale e, in particolare dopo la crisi del 2007-2008 riscriverne, in modo anche radicale, le regole di funzionamento.

Un incarico (mantenuto anche quando il comitato mutò denominazione) che lo portò a radunare, nella fase più calda della crisi finanziaria, a convocare una riunione a porte chiuse in un albergo di Manhattan i massimi esponenti delle banche più o meno globali per esporre le linee guida di quelle nuove regole rispetto ad un'operatività che ben conosceva dall'esperienza triennale in quella che forse è la più grande Investment Bank al mondo e il cui Chairman e CEO sedeva, dopo aver lasciato un incarico da 100 milioni di dollari, al vertice del Tesoro a stelle e strisce (un incarico che prevedeva un appannaggio di poche centinai di migliaia di dollari. (segue)

 

In un bel film, Sliding Door, l'attrice Cameron Diaz vive due vite parallele determinate dal fatto che riesca o meno a prendere la metro di Londra ad una certa ora.

Pensando al prolungato periodo formativo post laurea di Mario Draghi, non riesco a togliermi dalla mente le molteplici possibilità che si aprivano innanzi a lui al termine della frequentazione, dal 1971 al 1977, dell'MIT di Boston, Massachussets, un periodo addirittura superiore a quello necessario al conseguimento della laurea in medicina presso la prestigiosa facoltà di quella stessa città.

Il trentenne Draghi, conseguito "finalmente" il PhD, avrebbe potuto seguire, ad esempio le scelte del suo primo Maestro, Federico Caffè, e cioé quello di dedicarsi esclusivamente all'insegnamento (il docente di politica economica della sapienza di Roma che si fregiava del fatto di aver portato alla laurea oltre mille studenti e che ricoprì solo l'incarico di consulente della casa editrice Laterza, al punto che una delle cause della sua "scomparsa" venne, a torto, indicata proprio nelle sue condizioni finanziarie) o quello dei suoi prestigiosi mentori nella facoltà di Cambridge, Massachussets, Modigliani e Solow (Fischer in realtà lo anticipò diventando Governatore della Bank of Israel).

In effetti Draghi, prima e dopo il 1977 ricoprì incarichi di docenza presso diversi atenei, fino a diventare titolare di cattedra a Firenze nel 1981 a soli 34 anni, ma, già l'anno successivo, come già detto divenne consigliere del ministro del Tesoro Giovanni Goria e per sei anni, sempre nei ruggenti anni ottanta, svolse l'incarico di Direttore Esecutivo della Banca Mondiale per poi diventare, come più volte ricordato, Direttore Generale del ministero del Tesoro con delega all'importante capitolo delle privatizzazioni.

Pur detestando sinceramente le tesi dietrologiche, penso molto verosimile quanto suggeritomi da più parti e cioè che Draghi sia stato opportunamente preparato, per non dire addestrato, per mission molto più impegnative ed ambiziose, nonché propedeutiche alla necessaria modernizzazione dell'Italia, ma non solo, necessità che divenne ancora più urgente quando, con la caduta del Muro di Berlino e l'implosione del sistema sovietico e dei suoi satelliti nell'Europa dell'Est, diviene necessario e improcrastinabile smantellare l'immane apparato delle imprese pubbliche e letteralmente "spazzare" mediante le inchieste giudiziarie quel sistema dei partiti non più utile a garantire quella fedeltà atlantica che appariva non più un must in un nuovo assetto geopolitica che vedeva gli Stati Uniti assurgere al ruolo di unico polo strategico a livello globale.

Lo smantellamento del pentapartito e la ricostruzione di un polo progressista tra gli eredi del PCI e quello che rimane della sinistra democristiana, lo smantellamento, sempre per via giudiziaria, delle logge massoniche segrete e di strutture politiche militare quali Gladio, o per dirla con linguaggio più atlantico, Stay Behind, un mondo quest'ultimo che vede sfiorare anche un più volte ministro, per due volta Presidente del Consiglio e, last but non least, Presidente della Repubblica italiana, Francesco Cossiga, un uomo politico la cui strada si intreccerà più volte con quella di Mario Draghi, a proposito del quale il politico sardo ascriverà a sé un ruolo determinante nella nomina dell'economista romano alla carica di Governatore della Banca d'Italia nel 2005, fino alla "picconata" del 2008, quando intervistato dal giornalista Luca Giurato ad Unomattina, popolare trasmissione di Rai Uno dirà di Draghi cose terribili che sono fedelmente riportate da Wikipedia, un testo che riporterò integralmente quando giungerò a quel periodo, lo stesso periodo nel quale Draghi oltre ad essere Governatore di Bankitalia era anche alla guida dell'organismo deputato, a fronte delle devastazioni determinate da una crisi finanziaria seconda per profondità solo a quella del 1929, a riscrivere le regole del mercato finanziario globale, un incarico che gli era stato attribuito dai suoi colleghi anche in virtù del suo standing tecnico e della sua indiscussa reputazione, incarico che avrà un grande peso quando, nel 2011 si tratterà di individuare un successore a Claude Trichet alla guida della Banca Centrale Europea.

Tornando al 2002, Draghi non può non rendersi conto che una fase, quella galoppante delle privatizzazioni, è fatalmente terminata, anche alla luce dell'estrema polarizzazione della politica italiana tra la parte progressista guidata dal Professor Romano Prodi e la destra francamente illiberale che si coagula intorno alla figura di Silvio Berlusconi.

Faccio solo un esempio ed è quello della mancata vendita di Alitala ad Air France KLM, una cessione di fatto finalizzata dal Governo Prodi e poi vanificata dal subentrante Governo Berlusconi che tirò allora fuori dal cilindro la trovata dei "capitani coraggiosi", cordata che in un breve volgere di tempo si squaglierà come neve al solo, lasciando Alitalia in mezzo ad un guado periglioso che costerà allo Stato svariati miliardi euro e che dovrebbe finalmente trovare la parola fine con il progressivo inserimento di Lufthansa.

Sulla potente ed ancor più preveggente Goldman Sachs ho pubblicato decine di puntate del Diario della crisi finanziaria, un blog di Google che, almeno stando ai dati forniti da Google Analytics, veniva seguito da migliaia di lettori in 92 paesi del globo, un blog avviato nei primi giorni di settembre del 2007 con cadenza quotidiana e nel quale avevo previsto con largo anticipo la non più perdurante attualità del principio del Too Big to Fail e, quindi, la possibilità fattuale di un default di Lehman Brothers con qualche mese di anticipo.

Non tornerò in questa sede sulle origini, la natura e il modus operandi di Goldman, se non per dire che si trattava e si tratta di un'eccellenza (nel bene e/o nel male) nel mondo dell'Investment Banking e in quello delle CIB (divisioni di Corporate&Investment Banking) delle banche più o meno globali con sede al di là e al di qua dell'Oceano Atlantico.

Quello che si può dire è che Goldman si caratterizza rispetto alle principali concorrenti per almeno due caratteristiche: la prima è la tendenza alla fidelizzazione spinta dei dipendenti a prescindere dall'inquadramento, fedeltà ed estrema riservatezza che sono ben compensate non solo da remunerazioni d'eccezione, ma anche da condizioni all'avanguardia in quasi tutte le previsioni possibili e immaginabili. la seconda è rappresentata da un sistema di porte girevoli che che vede l'ingressi, in generale a titolo consulenziale di personalità politiche ed accademiche di alto o altissimo livello a livello internazionale, ma anche l'uscita verso posizioni apicali neel Governo a stelle e strisce anche qui grazie ad una buona dose di preveggenza, quale quella che ha visto l'uscita del Chairman e CEO, Hank Paulson, con l'assunzione da parte dello stesso top manager della posizione di Segretario al Tesoro nel 2006, un momento in cui i vertici delle principali istituzioni finanziarie globali sono consapevoli del fatto che si stanno concretizzando i rischi della Tempesta Perfetta che pur avendo lanciato dei segnali nei mesi precedenti inizierà in modo eclatante quando il 7 agosto del 2007 si verifica per la prima volta nella Storia un blocco totale delle attività sul mercato dell'Euribor, circostanza che costringerà un oscuro dirigente della BCE, dopo un frenetico giro di telefonate con i membri del Board in vacanza ad inondare con centinaia di miliardi di euro il mercato, ma a quel punto è oramai chiaro che "il re è nudo".

Ma, tornando all'ingresso di Draghi nella sede di Londra di Goldman Sachs, vi è una profonda differenza tra il ruolo consulenziale e qualche volta per incarichi da "sinecura" e quello direttamente operativo che i vertici di Goldman assegno a Mario Draghi, un ruolo che l'economista romano svolge evidentemente talmente bene che, in un relativamente breve volgere di tempo, viene cooptato nel Comitato Esecutivo di Goldman.

D'altra parte, questa esperienza triennale consentirà a Mario Draghi di vedere dall'interno l'operatività della regina indiscussa dell'Investment Banking, esperienza che gli sarà di fondamentale ausilio nella successiva esperienza di Governatore di Bankitalia ma, e certamente ancora di più, nella sua qualità di Presidente dell'organismo formato da rappresentanti delle banche centrali con il compito di sorvegliare il mercato finanziario globale e riscrivare in modo significativo, in piena Tempesta Perfetta, le regole di quello che con rara efficacia Nicolas Sarkozy ebbe a definire il grande casinò della finanza globale, ma di questo parlerò più diffusamente nella quarta puntata.

(segue)

 

L’allarme da me lanciato nel corso dell’estate 2023 riguardava criticità strutturali presenti nel settore bancario (in particolare a causa del peso nei bilanci di una quantità abnorme di bond governativi decennali acquisiti ai tempi in cui, al di qua e al di là dell’Oceano Atlantico, prevaleva la politica dei tassi ufficiali a zero), nella finanza pubblica e in quella privata statunitense nonché l’esistenza di vere e proprie bolle speculative riguardanti singole imprese o interi settori con rapporti tra utili e  valorizzazione di borsa caratterizzati da multipli francamente esagerati.

Eppure segnali che ve ne erano stati: repentina scomparsa del Credite Suisse, crack di quattro medie banche a stelle e strisce, scoppio della bolla immobiliare cinese con il default pressoché contemporaneo delle due maggiori società immobiliare cinesi che, sommate, avevano un’esposizione di 600 miliardi di dollari in buona parte nelle mani di investitori esteri.

Al riguardo ho scritto più di un articolo sul Nuovo Giornale Nazionale, rilasciato due lunghe interviste al canale YouTube della Freelance International Press.

A dispetto delle mie analisi, la crescita abnorme delle quotazioni di borsa delle Big Tech è continuata, lampante in questo è il caso dell’azione di NVidia che dal giugno del ‘23 al giugno di quest’anno è pressoché triplicata.

Ma nel frattempo, zitto zitto in mezzo al mercato, il novantaduenne Warren Buffet ha, come è solito fare da decenni, bagnato il naso a tanti più giovani competitor vendendo a man bassa, a partire dall’autunno dell’anno scorso buona parte degli investimenti del fondo Berkshire, accelerando nel trimestre che si è appena concluso nel corso del quale ha, per esempio, dimezzato la partecipazione in Apple.

Il risultato della sua lunga attività di dismissione è che ora, come è accaduto alla vigilia delle quattro ultime crisi finanziarie sta seduto su un mare di liquidità e può osservare in tutta tranquillità quello che ci aspetta nei prossimi mesi.

Ben scavato vecchia talpa!

 

 

Rileggendo quanto ho scritto nella prima parte, mi sono reso conto di non essermi soffermato a sufficienza sul significativo curriculum di studi di Mario Draghi. Ebbene, dopo essersi laureato presso la facoltà di economia della Sapienza di Roma, Draghi vola negli States per gli studi post larea presso il prestigioso MIT, un arrivo che si dice personalmente voluto dal Nobel per l'economia Franco Modigliani che sovrintederà ad un percorso alquanto lungo, durerà, infatti, quasi cinque anni e si concluderà con l'ottenimento del Phd in economia con relatori ben due premi Nobel, oltre al già citato Franco Modigliani, anche Robert Solow, ma importante nel suo ricco programma di studi sarà anche il Professor Stanley Fischer che diventerà presidente della Bank of Israel. Mi soffermo su tutto ciò perché in genere il percorso seguito da Draghi è proprio di chi ha ambizioni accademiche cosa che nel suo caso è confermata dal fatto che riceve il suo primo incarico nel 1975 quando è ancora impegnato negli studi americani, un incarico a cui ne seguiranno altri, fino a diventare titolare di cattedra a Firenze nel 1981 a soli 34 anni ma, come è evidente, il destino aveva in serbo ben altro per lui.

Infatti, solo un anno dopo, nel 1982, diviene consigliere del ministro dell'economia Giovanni Goria, una nomina fortemente voluta dal predecessore di Goria Beniamino Andreatta. E' così che inizia a prendere confidenza con il palazzone romano di via XX Settembre, ma subito con proiezione internazionale, sarà infatti Direttore Esecutivo della Banca Mondiale dal 1984 al 1990.

Nel 1991 viene nominato Direttore Generale del Tesoro e, dopo l'approvazione della legge in materia di privatizzazioni nel 1992, viene incaricato di seguire questo delicatissimo dossier che riguarda sia le proprietà direttamente in capo al Tesoro che quelle detenute dall'IRI o da altre holding intermedie.

In questo incarico, oltre che dal ministro Guido Carli che o ha voluto su indicazione dell'allora Governatore della Banca d'Italia Carlo Azeglio Ciampi, ma anche dai diversi titolari di quel dicastero nei governi Amato I, Ciampi, Berlusconi I, Dini, Prodi I, D'Alema I e II, Amato II e Berlusconi II.

Forte del sostegno politico dell'Esecutivo, Draghi, che ha avuto più di un anno per studiare i vari dossier, presenta agli esponenti della comunità finanziaria internazionale le linee guida del progetto, o sarebbe meglio dire, i progetti che intende seguire e lo fa sul panfilo Britannia gentilmente messogli a disposizione dalla Casa Reale britannica, scelta che semplifica molto e favorisce un approccio diretto con i possibili e spesso futuri acquirenti dei "pezzi" in vendita, ma anche una scelta che solleva un mare di critiche in Parlamento e non solo.

La campagna di privatizzazioni si traduce in un indubbio successo, ben rappresentato in un pregevole lavoro di Rita Martufi che quantifica gli introiti complessivi tra il 1992 e il 1999 in 178 mila miliardi di lire, mentre altre fonti le quantificano in182 mila miliardi, sempre delle vecchie lire.

Quello che è certo è che gli introiti derivanti dalle privatizzazioni e i minori esborsi legati alla liquidazione coatta amministrativa dell'Efim (dell'Egam no ho francamente memoria) e la riforma radicale della SACE portano il rapporto Debito/PIL dal 125 per cento del 1991 al 115 del 2001, un percorso virtuoso che, insieme alle mosse coraggiose del Governo Prodi e la determinazione granitica di Ciampi, permisero all'Italia, contro ogni aspettativa, di entrare nell'euro sin dall'inizio, con quella notte delle fissazioni delle parità fisse delle valute partecipanti con l'euro, notte che ricorderò sempre perchè dopo aver rilasciato un'intervista al TG3 nella mia qualità di economista della Direzione Finanza della Banca Nazionale del Lavoro lasciai quel palazzo per trasferirmi in quello di fronte per assumere l'incarico di responsabile dell'ufficio studi della Uil credito e assicurazioni, un osservatorio privilegiato per seguire quel processo di concentrazioni e ristrutturazioni che le privatizzazioni e la Legge Amato-Carli avevano messo in moto in modo irreversibile.

Personalità come quella dell'azionista in gioventù e nella fase resistenziale Carlo Azeglio Ciampi, del tragicamente scomparso Beniamino Andreatta, di Romano Prodi e last but not least Mario Draghi sono in effetti riusciti a tenere la barra dritta in un mondo politico, ma anche economico, spesso basato più sulla consorteria e sui patti più o meno segreti che sulla ricerca ostinata dell'efficienza e dell'efficacia nella gestione della cosa pubblica e nel rapporto tra mondo della politica e mondo degli affari!

Tutto questo sforzo venne poi vanificato dall'irruzione sulla scena politica di Silvio Berlusconi che, a parte i periodi salvici dei governi Dini e i due governi Prodi, portò l'Italia sull'orlo del default del debito pubblico con lo spread a 575 punti base sul Bund tedesco e una situazione dei conti del tutto insostenibile costringendo lo stesso Draghi, nel frattempo assurto alla presidenza della Banca Centrale Europea a redigere la famosa lettera che costrinse Berlusconi alle dimissioni e il Presidente Giorgio Napolitano a incaricare il Professor Mario Monti appena nominato Senatore a vita, di formare un nuovo governo, in larga misura tecnico, che fece il lavoro "sporco" e raddrizzò la barca dell'Italia.

Alle "Conseguenze economiche di Silvio Berlusconi" ho dedicato dieci lunghe puntate del Diario della crisi finanziaria, un blog di Google avviato nel settembre del 2007 e nel quale sostenevo mesi prima del fallimento di Lehman Brothers che le onde della Tempesta perfetta erano talmente alte da mandare in soffitta il principio del Too Big to Fail.

Tornando a Draghi e alla complessa fase delle privatizzazioni, credo che, a parte il fin troppo discusso episodio del Britannia, un punto sia indiscutibile in quegli anni, come accadrà poi con la Cassa Depositi e Prestiti che da sonnacchiosa custode del risparmio postale si è via via trasformata in un'arrembante merchant bank, anche la direzione generale guidata da Draghi e dai suoi valenti collaboratori ha subito un processo di trasformazione che l'ha resa molto più simile alle banche di affari con le quali trattava e che in questo stiano anche le basi del salto del 2002 che vede Draghi varcare le soglie della sede londinese della potente ma ancor più preveggente Goldman Sachs per assumerne di fatto la guida degli affari europei per entrare, poco tempo dopo, nel comitato esecutivo a livello globale. Ma di tutto questo parlerò più approfonditamente nella terza parte. (segue)

 

 

Nonostante i numerosi e sempre prestigiosi incarichi pubblici e privati ricoperti da Mario Draghi a partire dai primissimi Anni Novanta, le informazioni sul personaggio sono alquanto scarne e reperibili sulla Treccani o su Wikipedia.

Nasce il 3 settembre del 1947 e studia al Liceo Massimiliano Massimo di Roma, istituto paritario gesuita che si ispira ai principi pedagogici di Ignazio di Loyola, fondatore dell’ordine dei gesuiti e a cui Draghi, secondo le fonti da me citate, sarebbe devoto.

Prosegue gli studi alla facoltà di Economia dell’Università La Sapienza di Roma e fa parte del ristretto gruppo degli studenti vicini al Professor Federico Caffè il docente di Politica Economica che è stato il primo relatore della mia tesi che invece ho poi discusso con il Professor Augusto Graziani ordinario della stessa cattedra alla Federico II di Napoli.

Aggiungo questo dettaglio personale perché Caffè, scomparso in modo che resta a tutt’oggi misterioso, fu mio punto di riferimento fornendomi preziosi consigli per alcuni numeri della rivista trimestrale “Segnalazioni dalla letteratura economica” da me curata per l’ufficio studi della Banca Nazionale del Lavoro e ho così avuto modo di avere una conoscenza di prima mano della disponibilità che lo caratterizzava nei confronti dei suoi studenti e di quanti chiedevano un suo consiglio o un suo parere.

Il suo curriculum post laurea si completa con un’esperienza presso il Massachusetts Institute of Technology. Vi è poi l’esperienza di insegnamento presso un’università nel Nord d’Italia, un’attività che lo impegnerà per tutti gli Anni Ottanta.

Ma è nel 1991 che da studioso si trasforma in Civil Servant diventando Direttore Generale presso il Ministero dell’economia con l’incarico di seguire la partita cruciale delle privatizzazioni, cruciale perché si tratta di mettere sul mercato, tra l’altro, le tre Bin, banche di interesse nazionale che, peraltro, erano anche proprietarie della maggioranza di Mediobanca anche se poi si scoprirà l’esistenza di un patto segreto con Lazard che limitava in modo sostanziale l’esercizio dei diritti derivanti dal possesso del 56 per cento in capo alle summenzionate BIN.

Sempre negli Anni Novanta intervengono provvedimenti legislativi volti alla trasformazione in società per azioni degli istituti di diritto pubblico e delle casse di risparmio, mentre solo successivamente ci si occuperà delle banche popolari.

Le previsioni della legge Amato-Carli e la nascita delle Fondazioni bancarie favoriscono rilevantissimi processi di aggregazione che favoriscono la nascita, benedette dal Tesoro, dalla Banca d’Italia e dai vari Governi che si sono succeduti negli anni novanta determinando la nascita di Intesa-San Paolo e di UniCredit, che con una semplificazione molto sommaria potrebbero essere individuate la prima come aggregazione della finanza cattolica e la seconda di quella laica, se non fosse che la prima racchiude le spoglie della storica Banca Commerciale Italiana e il secondo quelle della Banca di Roma erede diretta del Banco di Roma.

(segue)

 

Erika Damiani (a s.) e Cristiana Comelli 

Ergon StP, storica realtà di Trieste nell’ambito della consulenza del lavoro e della gestione delle risorse umane, ha festeggiato i vent’anni di attività con l’evento “Una Società fondata sul Lavoro. Ergon StP: consulenti da 20 anni e oltre”,   nella Sala Ernesto Illy del Magazzino 27 al Generali Convention Center Trieste.

L’appuntamento, condotto dal giornalista Marco Stabile è stato l’occasione per ripercorrere, insieme a diverse importanti realtà della città di Trieste e del territorio al fianco di Ergon in questi vent’anni, la storia della Società guidata dai soci Erika Damiani, Massimo Iesu, Martina Iesu e Cristiana Comelli.

Ospite della serata Bruzio Bisignano, consulente e formatore in materia di sicurezza, che ha portato sul palco il monologo “Lavoro, salute e passione”, tratto dallo spettacolo “Ocjo. La sicurezza è di scena”, di cui è autore e che dal 2005 sensibilizza aziende, enti, scuole e università sull’importanza di promuovere una cultura della prevenzione in materia di salute e lavoro. La cultura della prevenzione attraverso il teatro: uno spettacolo dal forte impatto emotivo che va ad operare proprio sull’intimo del lavoratore, consente di formarlo non solo a livello nozionistico ma anche e soprattutto a livello umano. Il protagonista trasforma i concetti in emozioni per arrivare a smuovere le coscienze. Durante il suo monologo scorrono numeri che fanno paura, volti e storie di persone che non ci sono più, sogni spezzati di chi sul lavoro ha lasciato la vita.

La Società Ergon è nata nel 2004 a Trieste dall’unione degli studi professionali Fabricci e Rossi e vanta quindi una tradizione di assoluto rilievo proveniente da questi due studi di consulenza con più di 50 anni di esperienza. Oggi, in qualità di Società tra Professionisti, volge il proprio impegno nella produzione di soluzioni innovative per supportare la crescita dei propri clienti. Si avvale di professionisti specializzati in regola con la formazione continua imposta anche dalla legge, per fornire risposte che permettano di ottimizzare e semplificare la gestione e l’amministrazione delle risorse umane.

La Società si propone inoltre come punto di aggregazione di alto livello professionale in grado di assicurare un modello di outsourcing per le risorse umane completo, innovativo e flessibile, promuovendo quattro presupposti che rappresentano la filosofia aziendale nell’attività di consulenza del lavoro: competenza, qualità, capacità ed esperienza. Quattro capisaldi che pongono la Società sempre al fianco del cliente mettendo al centro le persone.

Oltre a Trieste, cuore della sua quotidiana attività, Ergon registra fra i suoi clienti anche aziende provenienti da fuori regione, da Milano e Bologna fino a Firenze. Segno di una professionalità apprezzata e ricercata anche fuori dal territorio.  

Un’impresa a tradizione femminile. Nel 2021 Ergon ha ricevuto il riconoscimento “Welfare Index PMI 2021”, preceduto dal “Women Value Company” dalla Fondazione Bellisario per la presenza rosa nelle figure apicali e per un’attenta politica mirata alla formazione e alla tutela degli impiegati. Oggi lo studio vanta 23 dipendenti donna su 24, dato che fa di Ergon un esempio di empowerment femminile.

Per saperne di più: www.ergonstp.it e le pagine social

Negli anni trascorsi dalla laurea all’ingresso nell’ufficio studi della Banca Nazionale del Lavoro, per un totale di ventidue mesi, ho svolto attività di collaborazione con il professor Orlando della Facoltà di Economia dell’Universita’ degli Studi di Roma (attività che ha portato alla stesura di un articolo sulla tecnica dello Zero Base Budgeting (pubblicato su Rassegna Economica dell’allora Banco di Napoli), ma soprattutto un discreto numero di mesi di supplenza presso istituti professionali per il commercio e per il turismo nei quali insegnavo prevalentemente materie tecniche.

È stato quindi non senza un moto di sorpresa che ho appreso della stravagante tesi del dottor Patuelli, Presidente tuttora in carica dell’ABI, il quale ha sostenuto coram populo che le banche italiane non possono alzare i tassi sui depositi a vista per il semplice motivo che sono, appunto a vista!

Scavando nella esperienza pregressa di insegnante, mi è sovvenuta alla mente una facile obiezione al ”profondo ragionamento” di Patuelli e che consiste in una possibilità offerta dalla più elementare tecnica bancaria e che consiste nel valutare “ex post” la giacenza media degli ultimi tre mesi, quindi non traibile per definizione in quanto è un dato statico riferito al passato e quindi caratterizzato da un elevato tasso di non modificabilità.

Questo significa che la giacenza media a livello di sistema, disaggregata a livello di singolo conto corrente, renderebbe pienamente fruttiferi e a tassi di mercato quegli oltre mille miliardi di euro di depositi mediamente mantenuti dai depositanti!

Ancora più risibile è il punto di caduta tra Governo e banche sulla spinosissima questione dei mutui “esistenti” a tasso variabile, che per bocca della stessa ABI, scopriamo solo oggi rappresentare poco meno del 40 per cento dello stock totale dei mutui (38 per cento per la precisione).

In questo caso l’ipotesi di allungamento o di passaggio al tasso fisso non meritano assolutamente nessuna considerazione tanto vanno contro qualsivoglia logica economica. Al proposito sarebbe meglio seguire la strada praticata in Gran Bretagna ai tempi della Tempesta Perfetta con la massiccia conversazione dei mutuatari in affittuari con una “liquidazione” proporzionata alla quantità di mutuo a quel tempo pagata.

Come ho avuto modo di sottolineare più e più volte, l’Italia è da almeno quarant’anni un Paese che al massimo vertice è radicalmente spaccata in due tra contendenti che grosso modo si equivalgono.

Ebbene, in questi ultimi due mesi c’è una grande novità: sulle ultime suicide mosse della BCE a trazione franco-tedesca, tutti, almeno quelli che in contano e che rappresentano “interessi vestiti”, in Italia si stanno muovendo come un sol uomo, dall’attuale al futuro Governatore di Bankitalia, dalle organizzazioni imprenditoriali ai sindacati di ogni ordine e grado, dal Centrodestra, al Centro, alla Sinistra e alla Sinistra più estrema, ebbene tutti e dico tutti stanno chiedendo alla Banca Centrale Europea e alla sua Presidentessa francese di fermarsi e di non continuare a stringere il cappio al collo di un’economia europea che è oramai in piena fase di frenata, con importanti Paesi come la Germania da due trimestri in una fase di recessione che da tecnica sta diventando, ogni mese che passa, sempre più effettiva.

Eppure vi sono due elementi che dovrebbero far riflettere la tecnocrate per eccellenza Christine: il primo rappresentato dalla sua stessa ammissione, e cioè, che l’inflazione attuale è per due terzi derivante dal lato dei profitti (derivante dalla cosiddetta Greed Economics, cioè economia della avidità) e quindi insensibile in tutto o in parte ai rialzi dei tassi che ribaltano pari pari sui listini come hanno fatto in precedenza con l’aumento in parte effettivo, in parte drogato dalle compagnie oligopolistiche dell’energia e delle materie prime!

Eppure la Lagarde ha un curriculum di tutto rispetto, con attività di primo piano svolte al di qua e al di là dell’Oceano Atlantico; è stata ministro dell’economia e membro del Board del colosso creditizio globale BNP Paribas, ma purtroppo non risponde al principio della responsabilità per le azioni che commette in virtù della, a volte, malintesa indipendenza e autonomia dell’Istituto da lei presieduto!

 

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Il sistema energetico alimentato esclusivamente da fonti rinnovabili e ad emissioni 0, renderà Sindalah l'emblema delle vacanze di lusso in stile New Age.

THE LINE, la prima città verticale a gravità zero nel mondo. Una nuova Smart City, costruita in linea retta.
Una estensione lungo la linea di 170 chilometri, una estensione in larghezza di 200 metri, mentre si estende in altezza di 500 metri sopra il livello del mare. Ospiterà nove milioni di persone che vivranno in società interconnesse, gestite da intelligenza artificiale e progettate per coesistere con la natura.
Il Design progressivo e le facciate a specchio, le consentiranno di fondersi con l'ambiente naturale circostante.
La Mirror Line nasce con l'ambizione di delineare nuovi canoni di sviluppo urbano e consente di preservare il 95% dell'ambiente naturale intorno al sito, grazie ad una impronta infrastrutturale ridotta.

TROJENA - prima stazione sciistica outdoor all'aperto del Medio Oriente.
Un paesaggio suggestivo con altitudini che vanno dai 1.500 metri ai 2.600 metri. Includerà sei distinti distretti tematici, ospiterà importanti eventi Internazionali.
Non sarà solo una meta affascinante da visitare ma anche un luogo magico in cui vivere e lavorare.

OXAGON - primo HUB logistico integrato al mondo. Dotato di un Porto completamente automatizzato, un Terminal Crociere, un Centro di Ricerca Oceanografico.
Le Tecnologie di Solar Water rivoluzioneranno il processo di desalinizzazione dell'acqua, attraverso energie rinnovabili tra le quali eolico, solare ed a idrogeno.

La piena attenzione del Regno è volta anche ad apportare riforme senza precedenti, dal modello operativo del settore pubblico, all'economia e alla Società nel suo insieme ed ad aprire l'Arabia Saudita al mondo attraverso obiettivi strategici.

Gli Emirati Arabi Uniti, dopo le sfide poste, dalla crisi economico finanziaria globale, confermano nel VISION STATEMENT 2030, il documento di programmazione economica, l'impegno ad essere parte integrante del progetto di espansione economica del GCC. GULF COOPERATION COUNCIL, Consiglio di Cooperazione del Golfo al quale hanno aderito: Arabia Sauduta, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Oman, Bahrain e Kuwait. Proiezioni di mercato e condizioni macro economiche suggeriscono, che questo trend di crescita proseguira nel futuro. Nel 2024, sara inaugurata la ETIHAD RAIL, prima linea ferroviaria della penisola arabica. 1200 km di linea collegheranno i sette Paesi del GCC. Railway Network verrà costruita secondo i piu elevati standard internazionali.

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