L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Kaleidoscope (1382)

Free Lance International Press

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Si ha l'impressione che l'umanità sia giunta ad un bivio, ad un punto  cruciale della sua storia; la sensazione che tutto sia fragile, precario,  incerto, di essere come sul filo del rasoio in cui da un momento all'altro  tutto potrebbe precipitare. I delitti si manifestano in modo sempre più  numerosi e agghiaccianti. La povertà dilaga, la fame e le malattie  imperversano, l'economia vacilla, la natura cade sotto la scure degli  interessi economici, l'inquinamento ci impedisce di respirare, i media, al  servizio di una cultura decadente improntata sul profitto, sull'apparenza e  sulla volgarità, destabilizza le nuove generazioni e genera incertezza,  paura, edonismo, povertà morale, ignoranza, maleducazione, volgarità,  isolamento.

La crisi che si sta vivendo non è politica, sociale, economica, o culturale:  è crisi di ideali, di valori e mette sotto accusa la coscienza umana, la  mancanza di punti di riferimento, di giustizia sociale, di onestà  individuale, di apertura alla collaborazione, della responsabilità personale  verso la collettività; valori che non si improvvisano.

Non basta dire giustizia, diritti, per avere giustizia e diritti. Non basta  elencare ciò di cui ha bisogno l'essere umano per uscire dalla crisi, dal  pantano: se non c'è una forte volontà politica a livello nazionale e  mondiale, di un progetto capillare di educazione delle masse ai valori  fondamentali della vita, della pace, della giustizia sociale, all'onestà  saremo condannati a permanere in questo stato di cose, con prospettive poco  rassicuranti.

Tutto questo è l'effetto di un'umanità malata, smarrita, stordita,  perché ha trascurato la componente fondamentale della sua natura: la sua  dimensione etico / spirituale. Che è come aver dimenticato di mettere il  carburante nell'automobile per poi chiedersi perché non cammina.

Dare valore allo spirito significa dare ascolto alla propria coscienza; significa credere nel bene collettivo che passa attraverso la vera maturità  di se stessi: un cambio di stile di vita e di scelte personali; significa  credere nella dimensione a venire in cui il bene avrà il sopravvento sulla  disarmonia, sul materialismo e sull'interesse di parte; significa credere  nello spirito cosmico che tutto vivifica, che tutto pervade e spinge tutti  gli esseri verso la loro evoluzione; significa dar valore alle cose che non  passano con la vita; significa identificarsi e incarnare in se stessi  quell'ideale che vorremmo si realizzasse in questo mondo. Il resto è  demagogia.

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“Quando un popolo, divorato dalla sete di libertà, si trova guidato da  coppieri che gliene versano quanti ne vuole fino ad ubriacarlo, accade  allora che se i governanti tentano di resistere alle sempre più esigenti  richieste dei sudditi sono definiti tiranni. Ed avviene puro che chi si  dimostra disciplinato nei confronti dei superiori è considerato un uomo  senza carattere, un servo; che i padri impauriti finiscono per trattare i  figli come pari e non sono più onorati; che i maestri non osano più  rimproverare gli scolari, che se ne beffano; e infine che i giovani  pretendono gli stessi diritti, la stessa considerazione dei vecchi e questi,  per non sembrare troppo severi, danno loro ragione. In un siffatto clima di  libertà, e nel nome della medesima, finisce che non vi è riguardo né  rispetto per nessuno. Allora, in mezzo a tanta licenza, nasce e si sviluppa  una mala pianta: la dittatura ”. (PLATONE da La Repubblica, libro VIII)

Essere coinvolto in un formato così diverso da strappare applausi. Bravi!

È accaduto Lunedì 29 marzo in un evento live streaming che ha coinvolto un centinaio di persone, collegate da tutta Italia. Esperti del settore, giornalisti di eno-gastronomia, sommelier dell'olio, olivicoltori, intellettuali del cibo, semplici amanti dell'extra vergine.

Per circa un'ora trascinati nel nuovo progetto creativo e in un unico, grande assaggio corale. Sotto la guida magistrale di Francesco Petacco, consulente agronomico, enologo e assaggiatore di olio e Andrea Di Marco , attore, comico, autore, chiamato a stupire come conduttore per guardare all'olio come non si è mai fatto.

Non una degustazione tecnica, una lezione didattica, un ripetere le “solite cose” a volte in un clima noioso e soporifero. Niente di tutto questo o meglio solo parte di questo (degustazione, didattica e conoscenza dell'attuale complessità legislativa sia nazionale che europea,) inserito in uno spettacolo ironico e allo stesso tempo competente che alla fine ha fatto esclamare a molti di noi: "come è già finito? ”.

Ho imparato di più in quell'oretta che ore ed ore a seguire corsi ufficiali decisamente noiosi. Bravo Francesco, bravo Andrea.

L'olio extra vergine è tra le bandiere del Made in Italy, l'alimento chiave della nostra tradizione gastronomica e culturale ma anche vittima delle contraffazioni che subisce nel mondo, dove la disinformazione ancora la detta da padrone.

“Un extra vergine è come l'anima gemella: va cercato con passione, coinvolgimento dei sensi e con la guida saggia dell'intelletto. Imparare a raccontarlo con competenza, oggi, è necessario. Perché giova alla salute dei consumatori e del Paese, per un futuro sostenibile e un'economia etica, ancorata al territorio ”. Così Francesco Petacco, sintetizzando pagine e pagine di testi scritti “barbosi”.

Cosa significa Extra Vergine? Lo sappiamo scegliere, davanti allo scaffale? Ne riconosciamo la cultura, le sfumature organolettiche, i criteri per utilizzarlo in cucina, i modi infiniti con cui le produzioni si esprimono del territorio nel territorio?

Domande che hanno avuto risposte degustando tre oli provenienti da regioni diverse: Liguria, Puglia, Sicilia .

Lezione corale di assaggio in simultanea con i cento assaggiatori in possesso del kit inviato dall'organizzazione direttamente ai nostri domicili.

Sorprese sensoriali accompagnate e guidate da Francesco ed Andrea per ritrovare un nuovo sguardo su un prodotto cardine dell'economia agricola italiana, che merita di essere raccontato e acquistato con intelligenza.

A seguire una breve quanto concisa tavola rotonda on line tra Michele Bungaro (capo dell'Osservatorio mondiale dell'olio di oliva del COI collegato da Madrid), Sabrina Diamanti (presidente del Consiglio dell'ordine nazionale dottori agronomi e forestali e consigliera dell'associazione di donne dell'olio “Pandolea”) e il giornalista Matteo Macor come moderatore.

L'importanza di offrire sguardi nuovi, aperti verso il consumatore, per innalzare la cultura dell'extra vergine e salvaguardare il valore come presidio fondamentale del tessuto economico, ambientale e culturale italiano, anche a livello istituzionale, i temi dibattuti.

Al termine non poteva mancare il commento di un imprenditore dell'olio, Marco Lucchi .

“Iniziativa mirabile per noi produttori, che rimaniamo spesso nell'ombra. Dobbiamo coinvolgere, appassionare il consumatore per svelare il mondo che c'è dietro. E questo intrapreso da Razione K - conosci il tuo cibo e Unaprol - Consorzio Olivicolo Italiano, è senza alcun dubbio l'approccio migliore ”.

Per vedere il video, approfondire gli argomenti e le riflessioni su https://razionek.net/

 

April 08, 2021

Manlio Dinucci analizza tutti i segnali che dimostrano l'intenzione della Nato di provocare la Russia fino al punto da generare una escalation dai risvolti imprevedibili: "Con l'arrivo di Biden alla Casa Bianca, in Siria e in Ucraina si sono subito riaccesi focolai di guerra. L'Italia non deve farsi trascinare in un conflitto senza senso contro la Russia, che non ha intenzione di minacciare nessuno "

 
 Stemma dell'azienda

Con lui cerchiamo di immaginare il futuro della vitivinocoltura italiana nella speranza di una ripresa veloce e immediata dopo questa terza ondata del coronavirus ed in presenza di una vaccinazione diffusa.

Chi è Marco Bacci?

Fiorentino di nascita, da sempre con solide e profonde radici nella sua terra. Entra nell'azienda di abbigliamento della famiglia e nello stesso periodo, avvia una società immobiliare. Nel 1984 compra l'azienda vinicola “Castello di Bossi”, come investimento immobiliare. Nel 1996, il vino e la tenuta diventano il suo obiettivo principale. Nel 1998 acquista l'azienda Renieri a Montalcino . Di seguito Terre di Talamo a Manciano (Gr).

Oggi il gruppo Bacci Wine è leader di qualità in tutto il mondo.

- Ci sarà la tanto agognata ripresa, veloce e immediata, dopo questa terza ondata del coronavirus?

- Sicuramente ci sarà; non solo una ripresa ma un'autentica euforia. Le persone sono state costrette e private della loro libertà per un anno. La pandemia, cosa mai successa prima, ci ha trovati un po 'tutti impreparati. Nessuno di noi ha mai visto niente di simile, a parte le persone più anziane che hanno passato la guerra. Dopo un anno, abbiamo preso le misure, le vaccinazioni stanno prendendo il verso giusto. Sono ottimista. Penso che nei prossimi 2mesi ci sarà una evoluzione positiva eclatante .

 
 Marco Bacci

- Penso che molti hanno i miei stessi sentimenti, riprendere un “calpestare le vigne”. Si aspetta un nuovo boom di visite dei wine lover e la ripresa del “turismo del vino”?

- Tutti hanno voglia di calpestare la terra delle vigne. Noi siamo in Toscana, siamo molto fortunati di poter godere delle bellezze dei luoghi che ci circondano. Quale miglior occasione per riscoprire luoghi dove si producono i migliori vini del mondo. Qui a Castello di Bossi abbiamo moltissime prenotazioni per la stagione dopo Pasqua in poi. Sembra ci sia la consapevolezza che finalmente questo incubo finirà.

- L'aria che tira non è delle migliori, molte venditedi aziende vinicole, alcune “imbarazzanti”. Però sento dire in giro di giovani che il coraggio, alla ripartenza, di investire. Ed altri già affermati pronti con nuove idee per affrontare le sfide future. I suoi futuri progetti?

- Il gruppo Bacci Wine con Castello di Bossi in Chianti classico, Renieri a Montalcino e Terre di Talamo nella denominazione Morellino di

 
 Castello di Bossi

Scansano, continua a crescere a dispetto di tutto quello che accade. Il mio prossimo progetto si sta materializzando con la tanto desiderata “cantina sommersa” all'Argentario. Il Vino rosso TALAMO, un assemblaggio di Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Sirah, sarà immerso a 35mt di profondità con un termoclima perfetto di 16 gradi tutto l'anno. Ci rimarrà per almeno 18 mesi. La posa delle bottiglie (10.000) avverrà a fine maggio.

- Sarà il green (biologico, biodinamico e naturale) a prevalere nella produzione e comunicazione?

- Il gruppo Bacci Wine è ormai da anni certificato Biologico. Non ci sono alternative a questa direzione. Siamo responsabili di quello che facciamo e che lasceremo ai nostri figli. La qualità ha solo da guadagnare. Le piante pure. È ormai certo che le viti godono nel non essere avvelenate . Vivono di più e danno frutti migliori.

- Molti credono che ci sarà un ritorno alla cucina tradizionale, a consumare i pasti tra le mura domestiche. Nelle strategie di venditadel gruppo Bacci Wine ci sarà una particolare attenzione verso le enoteche?

- Tutti hanno imparato o si sono affinati in cucina durante il primo vero lockdown. Tutti i miei amici hanno messo su peso. Comunque, la voglia di uscire è tanta. Penso che quando ci sarà la possibilità, in molti hanno voglia di risocializzare con le gambe sotto il tavolo di un buon ristorante. Verrà naturale "aiutare" la ripresa di una categoria che ha pagato un prezzo altissimo alla pandemia. Sicuramente la ricerca nelle enoteche, quando non si è potuto fare nella carta dei vini al ristorante, ha insegnato molto e questo sistema di distribuzione continuerà ad evolversi e da parte nostra a seguirlo con attenzione.

 
Renieri a Montalcino 

- Ricerche clonali verso i monovitigni o insistere su assemblaggi?

- Il vino è come musica. Quando mi chiedono: ma tu che vino preferisci? Quello buono, rispondo . Vieni la musica, quella bella. Che sia rock, Jazz, classica ecc. Non ci sono limiti. Che sia assemblaggio o monovitigno. Quello che importa è che sia buono. Che rappresenti il ​​meglio di quello che riusciamo ad avere dalla terra.

- Infine il valore delle “Guide”. Ancora bicchieri, tralci, stelline e stellette per giudicare un vino? Non pensa che forse serva un po 'di soggettività nel gusto?

- Il valore delle guide fa parte del gioco. Essere giudicati da terzi fa comunque piacere. L'anno passato siamo stati giudicati con il Brunello Renieri 2015 , 100 centesimi, secondo miglior vino del mondo (James Suckling). In una concorrenza quasi illimitata e pensando a quanti vini vengono prodotti nel mondo, la cosa non può che far piacere. Ma il godimento più grande è sicuramente quello di scoprire individualmente qualche bottiglia che ti emoziona . Che ti fa sentire più importante di qualsiasi giudizio.

Durante l'intervista Marco Bacci ha accennato al progetto TALAMO , “Il mio prossimo progetto che si sta materializzando con la tanto desiderata cantina sommersa all 'Argentario”.

Sul fondo del mare di Talamone dove maturare 10mila bottiglie di vino rosso a base di Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Sirah. Non è la prima volta; anche l'Azienda Arrighi di Porto Azzurro (Isola d'Elba) ha in corso un progetto simile assistito dal Prof. Attilio Scienza.

A differenza del tentativo di Antonio Arrighi questo della Bacci Wine è sicuramente su più vasta scala: vini che verranno posati tra fine aprile e inizio maggio a 35 metri di profondità, all'interno di 15 gabbie metalliche, a circa 500 metri di distanza dalla costa . Un ettaro di fondale dove il vino Talamo rimarrà per almeno un anno e non più di due. Il tempo necessario per completare la sua maturazione a una temperatura di circa 16 gradi che, a quella profondità, è rimasto praticamente per tutto l'anno.

Non vedo l'ora di assaggiarlo e parlarne. Grazie Sig. Bacci per la sua disponibilità. Chapeau!

 

 

Urano Cupisti

Intervista del 30 marzo 2021

Già nel lontanissimo marzo 2020 ci chiedevamo perplessi e preoccupati quanto quello che si stava verificando (e si potrebbe verificare) con l'allarme pandemico incombente avrebbe potuto incidere pericolosamente sull'intera tenuta dei diritti umani, nonché inquinare la nostra stessa sensibilità civile:

“In ogni caso: nell'oscuro avvenire che ci attende, che uso verrà fatto da parte delle autorità governative future di questo enorme potere che è stato riposto nelle loro mani (che certamente continueranno a tenersi ben stretto)?

Quanto sarà possibile riuscire a tutelare in maniera efficace e giusta il diritto al dissenso, il diritto alla diversità, il diritto ad essere ea voler continuare ad essere minoranza? Contro il pensare comune? Contro la tirannide gelosa della “salute pubblica”? Contro lo strapotere di uno Stato sempre più "provvidenzialmente" padre-padrone delle nostre esistenze, del nostro destino? "  

( https://www.flipnews.org/component/k2/il-sorriso-che-argina-la-paura.html )

 

A distanza di più di un anno, mentre il bombardamento mediatico prosegue massiccio, inneggiando ai cosiddetti vaccini introdotti con straordinaria (quanto inquietantemente sospetta) rapidità sul mercato, presentandoli come l'unica soluzione per uscire dalla pandemia (e poterci quindi riabbracciare, riandare al cinema , al ristorante, ecc…), ci troviamo di fronte ad un attacco durissimo nei confronti di chi lavora nell'ambito sanitario.

Ritengo urgentemente necessario, a questo punto, comprendere e far comprendere che la volontà politica di imporre l'obbligo della vaccinazione al personale ospedaliero, delle RSA e ai farmacisti non lede in modo grave esclusivamente i diritti di alcuni nostri concittadini, ma rappresenta un vero e proprio attacco ai valori fondativi della cultura dei diritti umani e della nostra Costituzione, mettendo in discussione, in particolar modo, la libertà di pensiero, il diritto all'autodeterminazione e il principio dell'uguaglianza.

Nel caso la nostra coscienza generale, attanagliata com'è dalla paura e mestamente rassegnata ad accettare qualsiasi imposizione nella prospettiva di riconquistare un barlume di normalità, non riuscisse a percepire la gravità di un tale disegno e le conseguenze allarmanti che, se attuato, potrebbero derivarne per la comune salute democratica, si verrebbe a produrre, nella storia della nostra Repubblica, una ferita di incalcolabile entità.

A tale disegno, quindi, indipendentemente dalle opinioni personali in merito a genesi e gestione dell'emergenza sanitaria, strategie dell'OMS, credibilità delle aziende farmaceutiche, attendibilità o meno dei tamponi, scuola in presenza o scuola a distanza, efficacia e nocività dei “ vaccini ”, ecc…, come semplici cittadini fedeli ai principi della Dichiarazione Universale dei diritti umani e della Costituzione Italiana, dovremmo TUTTI sentirci chiamati ad opporci con limpida fermezza.

Anche perché, qualora oggi coloro che sono oggetto di una chiara espropriazione di diritti venissero lasciati soli, in un domani non lontano potremmo tutti noi essere chiamati a subire una analoga esperienza dolorosa.

 

Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

La Riflessione!

La crisi Covid continua a tenere banco e nonostante tutti gli sforzi da parte della comunicazione ufficiale, la luce in fondo al tunnel non si scorge, neanche i primi barlumi. Registriamo sempre più dati allarmanti nel settore dell'agro-alimentare dove è collocata l'eno-gastronomia. 4.258 aziende fallite nel 2020 ei primi dati camerali del 2021 tenero al pessimismo. Le manifestazioni rinviate durante la pandemia atto I e II non si trovano spazio in quella atto III e già si parla, a settembre, di atto IV. Il Vinitaly, l'evento più importante in Italia, rinviato ufficialmente al 2022 con, forse, una mini-edizione rigorosamente b2b, business to business. A margine di questa devastante crisi c'è chi vedrebbe Milano capitale italiana del Vino (e non più Verona).Un vecchio ritornello che ogni tanto, qualcuno ben interessato, “rigorgheggia”. Ma qualche notizia buona, qualche frammento cosmico che ci faccia sognare, c'è? Le Donne della Birra in cattedra ad insegnare e formare nel mondo delle bionde. Ed infine le indicazioni dove trovare i migliori gelati secondo Gambero Rosso.

 

Frammento n. 1

La crisi Covid

Ne ho accennato in un frammento precedente. Nonostante l'agro alimentare nel 2020 sia stato il confronto che meglio è riuscito a reggere l'urto della crisi profonda dovuta alla pandemia, i dati ufficiali dell'Union Camere registrano ben 4.528 fallimenti di aziende agricole ei dati del primo bimestre 2021, in percentuale spalmabile su tutto l'anno, non sono affatto consolanti. Il Nord-Est il più colpito con 1.996 imprese che hanno chiuso definitivamente i battenti. Certo, considerando che il Made in Italy ha voce prioritaria proprio in questo comparto, non c'è da stare allegri. Per adesso, come soluzioni, solo buone intenzioni che vedranno i loro effetti nei programmi di investimento asseverati da Business Plan.“La qualità italiana ha bisogno di essere promossa e valorizzata su larga scala e l'aiuto dei Consorzi-Fidi può essere fondamentale nel determinare il successo di una visione imprenditoriale”. Parole, solo parole. Nel frattempo, dal 1 ° gennaio 2021 sono in vigore le nuove regole europee che modificano i criteri di classificazione dei debitori, la nuova definizione di default. E le banche ne tener conto!

Frammento n. 2

 

Annullato il Vinitaly.

Sul palazzo di Verona-Fiere sventola una “bandiera bianca”, quella della disperazione. Rinviato al 2022 la più grande manifestazione vinicola nazionale. Le nuove date: dal 10 al 13 aprile. “Tenteremo di fare Opera Wine il 19-20 giugno, Vinitaly International Academy (21-24 giugno), forse. Nella speranza che la campagna vaccinale, per quelle date, sia ad un buon punto. Sic et Non.

Frammento n. 3

Corre voce che si farà ad Ottobre.

Niente affatto !!! Voci fuorvianti che provengono da una lettura superficiale di una nota di Verona-Fiere. È in atto un tentativo organizzativo per un Vinitaly Special Edition 2021 riservato al “b2b”, business to business, in presenza dei buyer internazionali. Potranno partecipare o collegarsi in video-conferenza con i produttori per svolgere “gli affari”. Fondamentale potenziare l'azione di promozione sui buyer. Wine Lover dovete pazientare fino all'aprile 2022. Altrimenti, se avete le possibilità, volate in Cina, Brasile, Russia. Non si capisce il perché ma in quelle nazioni le Manifestazioni sono confermate.

 

 

Frammento n. 4

Ci risiamo: Milano vs Verona.

Iniziò Angelo Gaja ben quattro anni fa stanco di vedere al Vinitaly, turbe di ubriachi dare il meglio di loro. "Abbiamo bisogno di un appuntamento dedicato ai professionisti (come il Vinexpo di Bordeaux) senza l'assalto popolare come a Verona". Ora ne parlano diversi giornalisti, referenti di testate importanti, che cercano di dare voce alla necessità di rivedere la Manifestazione in vista di una ripresa e un nuovo necessario approccio alla stessa. Milano come città grande e meglio organizzata, dal punto logistico, di Verona ritenuta troppo provinciale ed inadatta al grande business.Daniele Cernilli, mitico Doctor Wine, ricorda che il pericolo è rappresentato dai tedeschi del ProWein tutto finalizzato al Trade (commercio) e che, in questo momento, sarebbe una guerra fratricida ingaggiare un braccio di ferro tra Milano e Verona. C'è chi ricorda che Verona è conosciuto all'estero come la capitale del vino italiano e chi insiste nel cambiamento sede per dare una svolta significativa. Personalmente sto con i produttori vinicoli. Del resto Milano ospita Wine Week. Vediamo come evolve, forse rappresenta la svolta.

 

Frammento n. 5

Le Donne della Birra a cattedra

L'Associazione Le Donne della Birra riunisce tutte quelle che lavorano nel settore o che amano la bevanda spumeggiante. Da fine aprile di quest'anno fino a gennaio 2022 daranno vita ad un loro progetto che la pandemia ha rimandato di un anno: corsi on-line a tema birraio con un target sia professionale che amatoriale. Partner sarà Formalimenti, una piattaforma di e-learning (tele apprendimento) a supporto dei corsi via web. Per saperne di più vale la pena sintonizzarsi con la diretta Facebook del 6 aprile, ore 18,30, che andrà in onda in simultanea su Donne del Cibo, Formalimenti e Donne della Birra. 

 

 

Frammento n. 6

Le migliori gelaterie secondo Gambero Rosso


L'estate si avvicina ed il consumo di gelato anche.
Gambero Rosso pubblica la guida delle gelaterie migliori d'Italia sulla base di quanto assaggiato dai loro esperti durante il 2020. Sulla base di cosa? Ingredienti insoliti e diversi, gusti golosi, tradizioni regionali. Ma anche la riscoperta di gusti antichi selezionando con pazienza protagonisti, valorizzando in particolare un gelato sì goloso ma anche sano e sostenibile. E gli esperti sono riusciti a scoprire anche il piacere, da parte dei maestri gelatieri, sconfinare nel mondo della pasticceria e della cioccolateria dando vita ad intriganti mix. Per saperne di più e scegliere i prodotti della gelateria premiata vicino casa: la guida online del Gambero Rosso.

 

Osservo, scruto, assaggio e… penso. (urano cupisti)


Guerra fredda infinita o guerra fredda 2.0? Contenimento senza fine o neo-contenimento? In quali termini dovrebbe essere descritto ed esplicato l'attuale clima di scontro tra  Russia  e  Occidente : il frutto e il legato di  Euromaidan , ergo un fenomeno contingente e destinato a evaporare nel tempo, o il risveglio dal dormiveglia di un'antica ostilità?

La  realpolitik  suggerisce che non esistano rivalità imperiture, perché l'interesse per natura è prevalere sull'ideologia, ma la storia sembra provare il contrario sin dall'età delle guerre egemoniche tra Atene e Sparta per il controllo del mondo ellenico. E che fra Russia e Occidente sia guerra fredda infinita lo dimostrano secoli di rapporti conflittuali, stereotipi duri a morire e scontri egemonici in ogni parte del mondo.

Guerra fredda infinita?

Un diplomatico a stretto contatto con la Russia viene a conoscenza di un piano per il dominio globale ordinato nelle stanze dei bottoni del Cremlino. Ha urgenza di mettere su carta quanto ha saputo e di trasmettere il messaggio con urgenza alle cancellerie delle grandi potenze europee. Il contenuto della lettera è altamente confidenziale e gli argomenti trattati dall'utilizzo di chiunque venga colto a diffonderli, perciò il diplomatico chiede di rimanere anonimo: in gioco, secondo quanto si scrive, v'è il destino dell'Europa, o meglio la preservazione della sua integrità territoriale e della sua sovranità.

Il diplomatico sostiene che Mosca voglia espandersi sull'intero Vecchio Continente, infettandolo con la propria ideologia e sottomettendone i popoli, perciò chiede a chi lo legge la massima serietà: il disegno egemonico va fermato a ogni costo e v'è una sola maniera di impedirne la messa in atto, ritenuta prossima e inevitabile, cioè un'azione in contropiede. I russi, in sintesi, vanno colpiti prima che attacchino e, soprattutto, urge un loro accerchiamento contenitivo. Il suggerimento del diplomatico sarebbe stato accolto, perché i suoi timori reputati fondati, ed è così che nel 1812 avrebbe avuto inizio la campagna napoleonica di Russia.

Sorpresi che non stessimo raccontando la genesi del celebre  Lungo Telegramma  di George Kennan del 1946? Non dovreste: la storia è ciclica e tende a riproporre gli stessi eventi a cadenza regolare e periodica, un'alternanza eterna di guerre, farse e tragedie che riesce sempre e comunque a ingannare le masse. Le vicende (vere) ivi raccontate riguardano " Aperçu sur la Russie " di  Michał Sokolnicki , inoltre noto come " La volontà di Pietro il Grande ", uno dei più celebri falsi storici dell'Ottocento, nonché uno dei principali strumenti che Napoleone avrebbe impiegato per legittimare la guerra alla Russia.

Alcuni anni più tardi, nel 1828, le elezioni presidenziali degli Stati Uniti sarebbero state infiammate dallo scoppio di un Russiagate  ante litteram . La prestazione elettorale e l'immagine del presidente uscente,  John Quincy Adams , sono state danneggiate irreparabilmente da accuse diffamanti (e infondate), provenienti dai Democratici e rilanciate dalla grande stampa, inerenti la sua presunta collusione con l'impero russo. Adams, ribattezzato “il magnaccia dello zar” (familiare?), Avrebbe perduto le elezioni in favore del rivale  Andrew Jackson , uomo di punta del Partito democratico.

A sette anni di distanza da quel tesissimo e quanto mai attuale appuntamento elettorale - impregnato di un'antesignana “paura rossa” e costellato da disordini strade nelle - il pensatore  Alexis de Tocqueville  diede alle stampe un'opera senza tempo, “ La democrazia in America “, Ivi preconizzando l'eluttabilità di un futuro scontro tra Russia e Stati Uniti; due stati-civiltà, secondo lui, condannati dal destino a rivaleggiare eternamente a causa delle loro dimensioni geografiche, delle loro ambizioni globali e, soprattutto, delle loro identità intrinsecamente antipodiche.

La storia avrebbe dato rapidamente ragione a Tocqueville: nel 1853 le grandi potenze del sistema-Europa misero da parte secoli di ostilità e antagonismi nazionali unendosi in una grande coalizione avente come obiettivo l'indebolimento dell'orma russa su Balcani orientali e Mar Nero. Quell'inusuale “ bellum omnium  contra unum “, al quale partecipò anche la Casa Savoia, sarebbe passato alla storia come “guerra di Crimea” ed è considerabile, a tutti gli effetti, the precursore e ispiratore della successiva dottrina del contenimento formulata dalla presidenza Truman su suggerimento di Kennan.

Nuova guerra fredda, quindi? Historia homines docet  che quello fra Occidente e Russia sembra essere un confronto egemonico eterno. Non si tratterebbe, dunque, di una guerra fredda 2.0, e neanche di un neo-contenimento, ma del risveglio di una rivalità diluviana che, entrata in dormiveglia con la dissoluzione dell'Unione Sovietica  e proseguita in maniera silente e morbida durante l'era Bush e la prima amministrazione Obama con l'allargamento a levante dell'Alleanza Atlantica e le rivoluzioni colorate nello spazio postsovietico, ha riaperto gli occhi e le fauci a partire da Euromaidan.

Il parere dell'esperto

Per capire se fra Stati Uniti e Russia è guerra fredda 2.0, o se come crediamo noi è una “guerra fredda infinita”, e per dare una spiegazione e fornire una contestualizzazione alle  recenti dichiarazioni di Joe Biden su Vladimir Putin , abbiamo raggiunto e intervistato  Tiberio Graziani , noto politologo e presidente del think tank  Vision and Global Trends .

Dottor Graziani, che cosa ne pensa delle dichiarazioni di Biden? Siamo davanti ad una gaffe o ad una minaccia pianificata e congeniata?

Le dichiarazioni di Biden possono sembrare strane, estemporanee, persino goffe. Ma non è questo il caso. Esse esprimono da un lato la difficoltà dell'establishment statunitense che, alle prese con gravi problemi interni d'ordine sociale, economico e politico - si pensi alla questione degli scontri interetnici, alla persistenza della criminalità nelle grandi città, all'impoverimento della classe media accentuato dalla pandemia, allo sfaldamento del sistema di potere operato da Trump - reagisce distraendo l'opinione pubblica con il timore di un pericolo esterno, identificato, nel caso specifico, nella Federazione russa.La creazione del nemico esterno è un modello classico di "distrazione di massa", adottato dal potere per consolidare ed ampliare - attorno al proprio ceto dirigente - il consenso nei momenti di crisi nazionale. La scelta del pericolo russo, incarnato attualmente da Putin, risulta essere quella più facile, dopo anni di continua demonizzazione del presidente russo, attuata dai principali mezzi di comunicazione statunitensi e dei Paesi del cosiddetto “campo occidentale”. La Russia, nell'immaginario statunitense, sembra rappresentare un vero e proprio incubo che viene ciclicamente riproposto all'opinione pubblica americana: il maccartismo, l'impero del maschio di Reagan, ed ora il killer russo, tanto per fare pochi esempi.

Per un altro verso, le dichiarazioni del presidente Biden esplicitano nervosamente la profonda crisi che Washington sta attraversando, ormai da alcuni anni, riguardo al proprio ruolo nell'ambito internazionale. Si tratta di una vera e propria crisi d'identità che potrebbe sfociare in esiti disastrosi per la sicurezza mondiale. Gli Usa, abituati ad esercitare un ruolo egemone su scala mondiale da circa ottanta anni, peraltro in parte condiviso, tra alti e bassi, proprio con la Russia quando questa era sovietica, mal digeriscono la presenza di nuovi attori globali come la  Cina , la resilienza della Russia e, soprattutto, la sua riconquista di un ruolo di grande potenza dopo il collasso sovietico;una riconquista, va sottolineato, dovuta proprio alla guida di Putin e del suo gruppo di potere.

L'accusa Personale Rivolta a Putin, oltre a rientrare Nello schema classico della criminalizzazione dell'avversario politico al punto di renderlo disumano ( “ l'ho  visto negli occhi, non ha un'anima ”), sottintende almeno tre Obiettivi pratici: additare il pericolo pubblico numero uno all'attenzione dei propri connazionali e del sistema occidentale; creare fratture all'interno dei centri di potere russi tentando di isolare Putin mediante l'implementazione di sanzioni  ad hoc  contro personalità a lui vicine; strizzare l'occhio alla opposizione interna russa (è Putin il pericolo, non la Russia).

Definendo Putin un assassino e preannunciando gravi conseguenze per il presunto tentativo di interferire sull'esito elettorale delle ultime presidenziali, è possibile che Biden abbia voluto lanciare anche un messaggio agli alleati europei. Lei crede che, a parte la volontà di distrarre Valuta pubblica dai problemi domestici e di inviare un segnale premonitore su quella che sarà la politica estera dell'attuale amministrazione, dietro le accuse si celi anche una chiamata alle armi?

Quando un presidente degli Stati Uniti identifica un nemico, chiama sempre alle armi i suoi alleati. È ad un tempo una chiamata, un monito ed una sorta di test: chi non è con me è contro di me. Occorre però fare delle precisazioni. Washington, nonostante, le dichiarazioni ufficiali che si sono susseguite sin dalla fine del secondo conflitto mondiale, non ha mai tuttavia, nella pratica, considerato alleati alla pari gli europei. Il caso più esemplare è dimostrato proprio dalla Nato, l'Organizzazione del trattato dell'Atlantico del Nord, che è di fatto un'alleanza militare egemonica, il cui principale ed indiscusso azionista - gli Usa - detta le regole, ovviamente a proprio ed esclusivo beneficio geostrategico, anche contro gli interessi dei propri partner.

Inoltre, l'ancora consistente interdipendenza economica euroamericana, costringe gli europei a seguire gli Usa nelle loro politiche economiche finanziarie, incluse le pratiche sanzionatorie e le guerre commerciali degli ultimi anni, anche contro i propri specifici interessi di medio e lungo periodo. Tuttavia, negli ultimi anni, alcuni Paesi europei - tra cui la  Francia  e la  Germania  - hanno, nei fatti, perseguito agende nazionali in materia di commercio ed energia molto dissonanti rispetto alle aspettative statunitensi. Il caso del progetto Nord Stream 2 , che nonostante tutto ancora procede, è un esempio di questi tentativi di autonomia dai diktat d'Oltreoceano.

Ritornando agli alleati degli Usa, ricordo che  Recep Tayyip Erdogan , presidente della  Turchia , membro della Nato, ha definito "inaccettabili" le parole di Biden rivolte contro Putin: non sempre le chiamate alle armi hanno pieno successo.

Stiamo realmente assistendo ad un ritorno della guerra fredda, come scrivono alcuni, oppure la guerra fredda non è mai terminata?

Di ritorno della Guerra Fredda se ne riparla con insistenza a partire dal 2014, cioè dall'annessione della Crimea da parte della Federazione russa. La Guerra Fredda 2.0, oltre ad essere un caso di studio, è un argomento tipico dei centri di analisi internazionali che si occupano delle relazioni russo-americane ed esprime il punto di vista di quei gruppi politici statunitensi ed europei (principalmente est-europei) che, per motivi diversi, tendono ad isolare la Federazione russa.

La retorica sulla Guerra Fredda 2.0 è un valido espediente mediatico che accompagna le attività di sensibilizzazione di centri decisionali e di vasti strati dell'opinione pubblica ai fini dell'incremento del potenziale bellico degli Usa e del posizionamento strategico di dispositivi militari occidentali, ovviamente in funzione antirussa.

In riferimento al fatto se uno stato di "guerra fredda" tra Usa e Russia perduri o meno a partire dalla fine del secondo conflitto mondiale, forse è meglio parlare di un confronto geopolitico di lunga durata tra una potenza terrestre ed una marittima, o talassocratica, nel nostro caso rispettivamente la Russia e gli Usa. Nella prospettiva geopolitica, il confronto tra questi due tipi di potenze è continuo.

Secondo numerosi esperti, anche statunitensi, la minaccia numero uno di Washington è rappresentata dalla Cina. Ma Biden cosa farà: si concentrerà su Pechino oppure su Mosca?

Molto probabilmente Biden sarà costretto ad adottare una strategia che alternerà momenti di contrasto alle politiche cinesi (in particolare a quelle concernenti l'espansione economica e il potenziamento dell'innovazione tecnologica) con azioni di provocazione verso la Russia, secondo una prassi ormai collaudata dal tempo delle rivoluzioni colorate.

Da   https://it.insideover.com/

 
 Pasta alla Norma

A volte capita di mangiare un piatto molto conosciuto senza sapere la sua storia. Aggiungo: un piatto semplice fatto con prodotti dell'orto.

Pomodoro, sedani, basilico, melanzane, ricotta salata, condimenti tradizionali (aglio, olio, sale): Pasta alla Norma.

Dove è nata, il perché di questo nome?

 
 Vincenzo Bellini

È un piatto siciliano, precisamente catanese, che risale ad alcuni secoli fa. Una data precisa è difficile ipotizzarla anche perché da quando se ne parla era già presente nei piatti domenicali isolani. Il nome?

Sul nome esistono storie miste a leggende. Due su tutte. Una senza anima, l'altra più romantica , sentimentale, legata ad un'Opera Lirica: Norma di Vincenzo Bellini.

Francamente dalla trama dell'Opera con la sacerdotessa Norma, figlia del capo abbiamo dei druidi, non alcun nesso with un piatto di pasta. Allora?

La storia che definisco senz'anima è da attribuire ad un commediografo catanese, tal  Nino Martoglio che davanti ad un piatto di pasta così

 
 Nino Martoglio

condito e dietro richiesta di un suo giudizio, avrebbe esclamato "È nella Norma!" . Come dire "senza infamia ne lode".

L'altra, più sentimentale, sulla base di una ricetta reinterpretata e messa a punto da uno chef siciliano in occasione delle serate “meneghine” seguite alle prove, al Teatro La Scala di Milano, per la nuova opera lirica del grande compositore catanese Vincenzo Bellini . 

Arie, libagioni e pasta siciliana con le melanzane chiamata per l'occasione “Pasta alla Norma”.

C'è chi è pronto a giurare che il musicista, dopo il "fiasco" della prima alla Scala, ha trovato ispirazione nel comporre la cavatina Casta Diva , aggiunta in un secondo momento per rimediare al fiasco stesso, proprio mangiando un piatto di Pasta alla Norma.

 
 La cavatina Casta Diva

È notizia di questi giorni, che la “pasta alla norma” e la candida come patrimonio culturale gastronomico dell'Unesco. Chapeau!

Urano Cupisti

 
 

Un progetto accarezzato da tempo grazie all'interesse sempre più diffuso per questo piatto simbolo delle tradizioni culturali e gastronomiche tramandate da generazioni in Sicilia diventando, anno dopo anno, un piatto nazionale. Buon appetito e Chapeau!

Urano Cupisti, l'Eretico del Vino e non solo!

March 19, 2021

Due tendenze cui si assiste nelle società dell'era delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione sono la polarizzazione e la deresponsabilizzazione nei riguardi della collettività, percepita come fonte non più di diritti, ma di vuote imposizioni; con l'aggravarsi delle diseguaglianze sociali, il culto della libertà di iniziativa individuale, diffuso dall'edonismo reaganiano, si infrange sulla realtà fisica per sublimarsi in quella virtuale / aumentata ; ma fino a che punto, e fino a quando, le due dimensioni si possono considerare distinte?

 

 

« Si sono radicalizzati in carcere! »La parola radicalizzazione , che si è spesso letta e sentita a proposito degli esecutori di attacchi rivendicati ex post dai cartelli del jihad del sedicente Stato islamico, viene usata ultimamente per identificare un qualsiasi fenomeno di polarizzazione ideologica o religiosa, come nella puntata di Presa Diretta dello scorso 4 marzo in riferimento ai seguaci italiani del movimento QAnon . Una connessione, d'altronde, da sempre istituita tra il disagio sociale, non necessariamente legato soltanto a fattori economici, e diverse forme di estremismo ideologico, di radicalismo religioso, o di condotta criminale. In altri termini, l'emarginazione, per un qualche motivo, dal corpo sociale costituisce un terreno fertile per il seme delle multiformi manifestazioni del separatismo , inteso come tendenza a considerare se stesso come parte di un gruppo separato dalla collettività, vittima di discriminazioni e bersaglio della propaganda e delle mistificazioni orchestrate da ciò che si definisce (fluidamente) come la casta al potere. Infatti, uno degli elementi comuni ai radicalismi ideologici e religiosi è la tendenza a semplificare la rappresentazione (quindi la percezione) dei rapporti tra le componenti sociali, da un lato ridotti all'antinomia tra bene e male, dall'altro ricondotti ai fondamenti metafisici dell 'identità, di natura religiosa (il divino), mistico-politica (la setta di pedofili satanisti al potere di cui parla il movimento QAnon ), o etnica (settori come quello di razza e affini).

Queste polarizzazioni di ispirazione irrazionalistica si innestano, peraltro, in un tessuto sociale dissestato da decenni di logoramento del senso di responsabilità collettiva, del quale i partiti e le organizzazioni civili della società di massa si ponevano come baluardi e propalatori. Senonché, il carattere disfunzionale dei modelli sociali imperniati sul sistema di produzione capitalista ha prodotto, e nel tempo ha esacerbato, non solo le disparità sociali legate alla proprietà privata di capitali e mezzi di produzione in assenza di reali tutele pubbliche , ma anche le dinamiche tipiche della società dei consumi. In pratica, dopo la seconda rivoluzione industriale, come il sistema della fabbrica inquadrava le classi lavoratrici delle società, così organizzazioni politiche inquadravano la società civile, mentre i mezzi di comunicazione di massa orientavano costumi e consumi. Ciò avveniva all'interno di un contesto di progressiva mercantilizzazione delle relazioni sociali, nel quale le stesse istituzioni statali hanno promosso la figura del self made mancome paradigma di emancipazione sociale, invece di favorire la costituzione di un corpo sociale solidale. Il che induce lo spirito di concorrenza dilagante nel mondo degli affari a riflettersi in una visione agonistica dei rapporti tra persone, che pone l'accento sulla competizione anziché sulla cooperazione. Analogamente, nella società di massa digitale, scaturita dalla capillare diffusione delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC) e, a partire dagli anni Duemila, dall'introduzione del web 2.0 e 3.0 , a inquadrare le collettività sono soprattutto le reti sociali virtuali , che hanno sostituito la televisione come principale mezzo sia per diffondere mode e modelli, sia per orientare i consumi.

Tale educazione al conformismo da un lato, all'ossessione del successo materiale personale dall'altro, ha prodotto così due conseguenze nefaste per il tessuto sociale. Anzitutto, la tendenza all'omologazione e all'adeguamento agli stereotipi calati ex machina prima dal pensiero unico televisivo, poi dai molti pensieri dominanti, tanto fluidi quanto dogmatici, che si fanno spazio sulle reti sociali, agevolando la capacità dei modelli trasmessidi incidere sulla dimensione relazionale concreta dell'uomo, persino sulla percezione della propria corporeità. In secondo luogo, nelle fasi di crisi economico-finanziaria, il mito dell'uomo nuovo che si arricchisce di materiale grazie alle proprie capacità e al libero mercato si è sgretolato di fronte all'impoverimento delle classi medie e alla possibilità di scalata sociale . Inoltre, mentre i modelli trasmessi dallo schermo televisivo si adattano sempre ricondurre a riferimenti concreti precisi e pressoché univoci, dai molteplici schermi e dispositivi che consentono l'accesso al webspesso non è possibile neppure, è mediocre, rintracciare le fonti. Un aspetto, quest'ultimo, che ha spianato la via alla perdita pressoché totale del senso della collettività in individui ormai privati ​​della capacità di elaborare il proprio dissenso in una prospettiva di successo a breve termine o in un progetto politico-sociale alternativo. Di conseguenza, alla frustrazione che questa privazione implica si tende a cercare uno sfogo, o meglio una sublimazione, nelle interazioni sulla Rete , dove la ricerca di visibilità è troppo spesso l'unico obiettivo della diffusione di contenuti.

L'era digitale ha dunque indotto una sovrapposizione totale tra realtà fisica e realtà virtuale, come avviene, in atto, nella realtà aumentata. Con il trasferimento di parti sempre maggiori dell'attività lavorativa e del tempo libero privato su dispositivi elettronici connessi alla Rete , dove si svolge anche la quasi totalità del dibattito politico pubblico, ognuno è la fonte di azione politica. Quest'ultima, infatti, non richiede più la gestione dello spazio fisico della piazza, ma l'abilità di manipolare lo spazio virtuale della Rete catturando l'attenzione degli utenti , suscitando l'interesse dei consumatori e istigando i componenti irrazionali della coscienza. Le possibilità sempre maggiori di pubblicare contenuti sul web e di intervenire su argomenti più disparati, a prescindere da quanto e come si è acquisito il grado di conoscenza sufficiente a con cognizione di causa, hanno dato all'individuo comune un senso di onnipotenza che ne il sogno americano aveva saputo dare. Perché sogni e illusioni, che possono infrangersi sulla realtà fisica, in quella virtuale sembrano sempre a portata di clic.

Non è vero amore quando si ama soltanto la nostra famiglia, i nostri amici,  chi ci è vicino; non è vero amore quando si ama solo una parte del tutto e  si è indifferenti alla condizione di chi è fisicamente lontano o diverso. Il  vero amore valica i confini del gruppo di appartenenza, di nazionalità, di  etnia, di cultura, di religione, di specie, e si espande sfericamente sino  ad inglobare nel suo sentire ogni cosa che ha vita. Ama veramente colui che  sa far sue non solo le sofferenze degli uomini ma chi sa sacrificarsi per il  bene anche dell'essere più umile senza aspettarsi lodi o ricompense.

Il vero amore è condivisione delle necessità del nostro prossimo universale  e non tollera distinzioni di forma o di contenuto; non si dona a seconda  della specie, del colore della pelle; non aspetta il manifestarsi della  necessità, ma accoglie, conforta, soccorre; non sopporta l'inerzia,  l'inettitudine, ma ama l'ultimo essere del mondo come fosse il figlio, il  fratello, il genitore.

Ama veramente colui che sa far sua la responsabilità del destino collettivo; colui che sa trattare con gentilezza e amore l'essere più umile della terra  come se da questo dipendesse il suo destino.

Il vero amore è cascata che frange gli steccati ideologici: scende  atterrando tutto quanto non è amore. Noi amiamo la Vita, di un amore  struggente ed inestinguibile, condividiamo il dolore e il dramma di ogni  vittima innocente che muore per malattia, ignoranza, fame o sotto la mano  violenta dell'uomo che spegne l'anelante desiderio di esistere di un essere  umano come di un vitello, un agnello, un coniglio. Per questo non è nella  nostra natura essere tiepidi, tacere, assolvere coloro che uccidono la  compassione, la civiltà, l'amore.

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