L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
Cosa dicono Kyoto Club e Anev sul decreto Semplificazione del governo Conte
Delusione è dire poco. La carica green del Conte bis si spegne nel decreto semplificazione. Invece di imboccare spedito la strada della decarbonizzazione, il provvedimento è andato a sbattere contro le proteste del mondo verde. Un boomerang chissà quanto innocente. Il “Semplificazione” non solo ha deluso, ma rischia di bloccare tutte le buone iniziative che aiutano la transizione energetica italiana.
Ieri, il Ministro dell’Economia Gualtieri ha sostenuto la necessità di impegnare le risorse del Recovery Fund in ottica di sostenibilità. Il fatto è che sono ancora calde le proteste di aziende ed Associazioni contro le norme del decreto. E se non si hanno alleati i protagonisti industriali ed economici del cambiamento green, dove si pensa di andare?
Si è complicato tutto, dice il Kyoto Club. Perché? “Il testo mortifica la tanto annunciata svolta green. Non è stata accolta nessuna proposta a favore delle energie rinnovabili, ma sono state introdotte ulteriori facilitazioni a favore del comparto petrolifero”. Le energie fossili restano il punto debole di una strategia tanto declamata nei Palazzi, quanto poco realizzata. “Ma scarsa attenzione è stata data anche alla riqualificazione delle città”, ha detto Francesco Ferrante, vicepresidente di Kyoto Club.
Le associazioni delle aziende produttrici di energia pulita avevano presentato proposte per semplificare le procedure per rinnovare i parchi eolici, realizzare piccoli impianti idroelettrici e geotermici privi di impatti territoriali. Proposte che comportano investimenti diretti, innovativi che prevedono la conversione di impianti ormai obsoleti fino a mettere biometano nelle reti urbane. Al contrario di quello che dicono in pubblico il premier Conte, il Ministro Costa e tutti gli altri ministri verdi (?) “sono state introdotte, ulteriori facilitazioni a favore del comparto petrolifero: royalties più basse sulle trivellazioni a terra e in mare, meno vincoli autorizzativi per la costruzione di nuovi oleodotti”.
Le critiche del Kyoto club non sono rimaste isolate. Per l’eolico, per esempio, si è pronunciata l’Anev, associazione di categoria. Senza dimenticare che i Cinquestelle in passato hanno condotto campagne fortemente contrarie alle pale eoliche, ora – dicono gli industriali del vento – il testo del decreto Semplificazione semplicemente non è sufficiente a traguardare gli obiettivi settoriali che questo Governo ha indicato di voler raggiungere. Un altro autogol del governo: “spiace che le proposte specifiche avanzate dall’Associazione Nazionale Energia del Vento non siano state recepite” dice una nota. Poi sono arrivate le proteste del Coordinamento delle Fonti Rinnovabili-Free, che non vedono nulla di buono nelle decisioni del governo. In conclusione, si spiega, sono state approvate norme che fanno a pugni con le altisonanti dichiarazioni di svolta ecosostenibile di una coalizione sorda. Tutto accade nelle ore delle decisioni sui soldi del Recovery Fund che il buon ministro Gualtieri dice di spendere per la svolta verde. Crederci.
Critiche durissime dagli industriali elettrici verso le decisioni del governo su eolico e fotovoltaico. Contraddizione con le conclusioni di Colao.
Non si avanza verso la decarbonizzazione con posizioni ministeriali discordanti. Agli industriali dell’elettricità le conclusioni degli Stati generali sui problemi energetici non sono piaciute. La loro organizzazione Elettricità Futura di Confindustria ha voluto mettere in chiaro la posizione su quello che sta più a cuore al business: le autorizzazioni per gli impianti rinnovabili.
L’Italia è in progress sull’impiantistica elettrica verde dopo anni di incertezze e battaglie politiche viziate spesso da visioni ideologiche. La crisi climatica ,i movimenti giovanili, le scosse di grandi aziende , accusate di rovinare il pianeta, hanno stimolato una sorta di piano di recupero. Manca ,però, uno sforzo corale per realizzare la transizione energetica auspicata dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), accusano gli industriali. Nonostante quel Piano sia oggi il più importante strumento di crescita industriale per l’Italia e l’Europa, il governo non è conseguente alle sue stesse premesse. Parole pesanti verso chi cinque mesi fa aveva annunciato un grande new deal italiano
“Siamo molto preoccupati – dice una nota di Elettricità Futura- che, nonostante le reiterate dichiarazioni del Governo sulla necessità di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, i dicasteri competenti continuino a non adottare procedure di autorizzazione coordinate e condivise”. Una conferma sono recenti deliberazioni della Presidenza del Consiglio dei Ministri che hanno bloccato gli iter di alcuni impianti sia fotovoltaici che eolici. Sviluppo Economico, Ambiente e Beni Culturali in pratica non sono allineati. Un corto circuito burocratico , forse politico, rispetto anche alle conclusioni della task force di Colao che ha definito la transizione energetica l’opportunità “ più grande in termini di valore di investimenti sbloccabili nel breve termine, con un impatto significativo sul Pil”.
In definitiva giornate ansiose tra governo e aziende rinnovabili su sponde opposte. Affrontano un periodo delicato , ma ricco di occasioni di cambiamento in un comparto ad alta attrattività finanziaria. La recente approvazione del Parlamento europeo del Regolamento sulla tassonomia finanziaria darà una spinta ad indirizzare gli investimenti sulle iniziative industriali veramente sostenibili. Se il governo non saprà “ cogliere l’attimo “ tutto si complica.
Tra autorizzazioni regionali e proteste una battaglia che incrocia vecchie logiche di sviluppo.Nel programma della Regione c’è la tutela dell’ambiente e del paesaggio. Eppure….
Niente di preordinato, semplicemente due avvenimenti incrociati che proiettano il caso fuori dalla Regione. Quella diventata simbolo di riscatto e di emancipazione del Sud con Matera capitale della cultura nel 2019. Quando il WWF rilanciava il suo piano di sostenibilità ambientale, la Giunta regionale dava l’assenso definitivo alla coltivazione di una cava di quarzeriniti a Melfi. Il Una roccia utile in edilizia , da estrarre in maniera intensiva, mavicinissima al grande Parco naturale del Vulture.
I due avvenimenti in questi giorni sono entrambi alla ricerca di consenso popolare. Il primo per migliorare le condizioni generali di una Regione che ha un terzo del territorio protetto. Il secondo con forze politiche e sociali in attesa che il Tar blocchi la domanda estrattiva di un’impresa locale. La coltivazione del minerale può provocare ,infatti , danni alla stabilità dell’ambiente circostante e si giustifica anche poco dal punto di vista dell’investimento e dell’occupazione. La cavasul Monte Crugname è ritenuta uno scempio ambientale a pochi chilometri dal centro storico di Melfi, sede , peraltro, del grande stabilimento automobilistico del Gruppo FCA. Un caso simbolo per il Sud e vecchie idee di sviluppo economico.
Ciò che ha atto scattare proteste e ricorsi è stato il rilascio della valutazione di impatto ambientale da parte della Regione. Pd e Cinquestelle sono per il no ed accusano la giunta di centro destra di averepoca lungimiranza e scarsa conoscenza del territorio.Le scelte strategiche di sviluppoe le autorizzazioni contrastano ,infatti, con il programma politico dell’attuale giunta,tutto centrato sull’ambiente, sulla tutela del paesaggio sullo sfruttamento di suolo e sottosuolo. Non sarà l’autorizzazione per un nuova cava a rimettere in discussione la guida del governatore Viito Bardi , ma è indicativo di come ci si comporti nella tenaglia sviluppo e ambiente.Il WWF nel suo piano di sostenibilità della Basilicata denuncia un’ aggressione al territorio anche per i parchi eolici che deturpano valli e colline. Di fatto prima della decisione del Tar la Regione potrebbe rivalutare la richiesta della cava di Melfi. I benefici economici, dicono gli oppositori, non giustificano i danni ambientali e la politica ha sempre la possibilità di intervenire prima dei giudici.
23/11/2019 - In un momento come quello attuale, in cui il dibattito quotidiano – mai come in nessun altro momento storico – appare dominato dai temi dell’ecologismo, della lotta al cambiamento climatico e della riduzione delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera terrestre, ecco lo United States Army War College intervenire al riguardo con la pubblicazione di un’interessante analisi.
Commissionato dal Generale Mark Milley (attuale direttore del Joint Chiefs of Staff per la Presidenza Trump), lo studio, intitolato Implication of Climate Change for the U.S. Army, è stato redatto da alti ufficiali e analisti provenienti da differenti agenzie nazionali statunitensi, come la DIA (Defence Intelligence Agency), la National Aeronautics and Space Administration (NASA) e gli Stati maggiori dei diversi eserciti a stelle e strisce.
Fra le ipotesi più allarmanti (e verosimili) contenute nello studio, la possibilità che entro venti anni l’infrastruttura elettrica nazionale collassi e che si entri in una fase storica dominata dalla diffusione incontrollata di malattie epidemiche altamente contagiose.
Non solo, a complicare uno scenario reso già instabile sarà l’emersione di tutta una serie di conflitti locali e internazionali, figli diretti del complessivo aumento dei livelli del mare: ricordiamo, al riguardo, che nel mondo oltre 600 milioni di persone vivono a ridosso delle fasce costiere e non è certo difficile immaginare quali instabilità possano derivare dalla combinazione di simili fattori.
Collasso della rete elettrica
Lo studio redatto dallo United States Army War College sottolinea come l’infrastruttura elettrica statunitense sia de facto impreparata per affrontare (e tantomeno per gestire) un tale mutamento nell’assetto climatico mondiale: molte delle infrastrutture critiche già identificate dal Dipartimento di Sicurezza Nazionale, difatti, non sono state affatto progettate per affrontare simili condizioni.
Parallelamente, circa lʼ80% del comparto agricolo statunitense dipende oggi dal trasporto navale; improvvise alluvioni derivanti dal mutamento climatico avranno come conseguenza diretta non solo il rapido deterioramento dell’infrastruttura elettrica nazionale, quanto l’indebolimento del settore commerciale statunitense e la fine della stessa stabilità sociale americana, costituendosi così come una minaccia diretta alla sopravvivenza delle comunità urbane degli Stati Uniti.
Il rapporto, infine, chiarisce come l’infrastruttura elettrica nazionale, già “vecchia” di suo, continui a operare senza un vero e proprio investimento infrastrutturale condiviso, elemento – questo – che sancirà il tracollo energetico dell’intero Nord America.
I nuovi requisiti energetici derivanti dalle mutate condizioni climatiche potrebbero condurre al sovraccarico del sistema energetico stesso: fasi incontrollate di siccità e piovosità andranno ad aumentare in maniera esponenziale le richieste di energia elettrica, stressando una rete già appesantita, con conseguenti continue interruzioni di corrente e pericolosi scintillamenti sui cavi elettrici.
Quanto visto recentemente in California, insomma, con una vera e propria “esplosione” di incendi di enormi proporzioni, sembrerebbe non essere altro che l’inizio di una nuova epoca umana.
«Se la rete elettrica dovesse collassare definitivamente», continua il rapporto, «gli Stati Uniti si troveranno ad affrontare: scarsità nel reperimento di farmaci e acqua potabile, scarsità di cibi freschi, difficoltà nelle telecomunicazioni, fine del trasporto pubblico nazionale, crisi del comparto petrolifero, impossibilità di garantire il trasporto aereo».
Epidemie
Le aree meridionali degli Stati Uniti vedranno aumentare la piovosità media, con un aumento nelle precipitazioni compreso fra i 5 e gli 8 millimetri giornalieri, oltre a un aumento della temperatura annuale media, entro il 2050, pari a 2 gradi Celsius.
Inverni più caldi e stagioni più umide, dunque, condurranno a una proliferazione incontrollabile delle colonie di zanzare, zecche e mosche, con la conseguente diffusione di nuovi ceppi malarici e malattie rare quali il virus del Nilo Occidentale, la malattia di Lyme e l’infezione Zika.
Per parte propria, l’esercito americano sarà dunque chiamato ad assistere le popolazioni locali, elemento questo che potrebbe indebolire il comparto militare nel suo insieme, dovendo questo operare – contemporaneamente – in scenari mutevoli in ogni angolo del Paese.
Corsa all’Artico e crisi idrica
Sarà lo scenario artico a costituire, per l’esercito americano, il principale teatro operativo futuro: è proprio l’Artico, secondo gli esperti, a conservare oltre un quarto delle riserve mondiali d’idrocarburi; oltre il 20% delle stesse, potrebbe essere celato proprio al di sotto del suolo statunitense, delineando così i contorni d’un conflitto su vasta scala contro il principale player dell’area: la Russia.
Potrebbe allora esser giunto il momento di abbandonare la produzione industriale basata sul carbon fossile e virare verso fonti d’approvvigionamento energetico alternative, ma ecco subentrare nel discorso un piccolo cortocircuito concettuale: è proprio l’esercito americano a costituire uno dei principali driver in materia di cambiamento climatico, in quanto il comparto militare americano si configura come il più grande consumatore istituzionale d’idrocarburi al mondo.
Lo scioglimento della calotta artica, infine, condurrà paradossalmente sì a un aumento del livello degli oceani, ma anche a un crollo nella disponibilità di acqua potabile, per causa – fra i molti fattori – di una cattiva gestione dei bacini idrici e il costante aumento della popolazione mondiale.
Entro il 2040, la domanda globale di acqua potabile supererà la disponibilità; entro i prossimi dieci anni, invece, oltre un terzo della popolazione mondiale si troverà ad abitare regioni aride come il Nord Africa, il Medio Oriente, la Cina … e alcune aree gli Stati Uniti.
Ma mancanza di acqua potabile può tradursi anche in degrado del suolo, inquinamento delle falde acquifere, crollo nelle produzioni alimentari, aumento della mortalità infantile.
L’avvio, insomma, di un nuovo tipo di conflitto: quello per il controllo dei bacini idrici.
Guerra infinita
Infine, continua lo studio, sarà l’avvio d’un’era nota come “guerra infinita”: non solo gli Stati Uniti si troveranno costretti a finanziare una struttura militare in perenne stato d’allerta, ma dovranno proiettare la propria potenza geopolitica nei principali teatri regionali dal Medio Oriente al sud-est Asiatico, così da evitare un incremento nell’instabilità globale.
Scarsità di risorse idriche si tramuterà in aumento dei flussi migratori, con conseguente inasprimento della tensione sociale; un po’ quanto visto recentemente in Siria: la ripresa delle ostilità nella regione è difatti combaciata con l’avvio d’una terribile siccità nell’area, cosa che ha spinto gli abitanti della Siria rurale a trovar rifugio nelle principali città del paese, anche a causa dell’arrivo di migliaia di profughi iracheni.
Prossima crisi internazionale sarà allora quella del Bangladesh, conclude il rapporto, un paese ormai messo in ginocchio da cicloni, erosione costiera e aumento della salinità dell’acqua destinata alle coltivazioni: negli ultimi due anni, le autorità di Dacca hanno dovuto provvedere alla costruzione di migliaia di rifugi d’emergenza ed è già pronto un piano nazionale per evacuare oltre due milioni di abitanti dalle aree più a rischio.
In media, ogni anno, il livello dei mari si innalza di 3,2 millimetri, in alcune aree del Bangladesh questo livello raggiunge gli 8 millimetri: ma come impatterà una crisi regionale come quella bangladese in un’area contenente oltre il 40% della popolazione mondiale e due superpotenze nucleari antagoniste?
*Stefano Ricci, lavora come data analyst, per un’importante società italiana di import – export e come freelance cyber-security analyst. E’, inoltre, autore del volume: Cyber Warfare: Verso Un Nuovo Paradigma Strategico, 2017 (Cyber-Warfare – Towards a New Strategic Paradigm)
1) Mentre, a livello scolastico e superficiale gli elementi che influiscono sul clima vengono indicati quali latitudine, longitudine, vicinanza col mare, presenza di vegetazione e di catene montuose, a livello paleo-climatico, cioè, con riferimento all'andamento e al mutamento del clima nei decenni, secoli, millenni ed ere, altri elementi sono chiamati in gioco.
Fra di essi conta, in primo luogo, il mutamento nel nucleo e nel mantello, sotto alla crosta terrestre; le variazioni di gravità nel sistema solare, indotte dagli altri pianeti ed esopianeti; l'influenza del sole, il cui andamento è monitorato istante per istante, non a caso, e che – in termini di campo elettromagnetico e di radiazioni elettromagnetiche verso il nostro pianeta – ha, come evidente, una potenza e una portata ineguagliabili, forse, rispetto a tutti gli altri fattori.
(A riprova di questo, si consideri l'estate 2003, come l'estate più calda mai registrata, da porre in assoluta, diretta relazione, con le emissioni di ripetuti flare solari di classe X, con il maggiore di essi, verificatosi il 4 novembre di quell'anno.)
E, per finire (ma non è questo un elenco esaustivo) le variazioni percentuali, anno per anno, nella precessione degli equinozi: anche qui, questo elemento, è stato ed è in perenne mutamento, e come sappiamo, proprio dai libri di storia, esso ha una influenza chiave sulle stagioni.
Ora, tutto questo, per fare capire al lettore ignaro, e sospinto dai media main-stream verso il tema del “mutamento climatico ad opera del co2”, che questo solo, unico elemento non è assolutamente in grado di spiegare ciò che sta accedendo oggigiorno.
Dunque, cosa sta accadendo, veramente?
La paleoclimatologia ha evidenziato, non solo come il clima sia cambiato nei secoli e nelle ere, attraverso mutamenti progressivi e costanti - che evidenziano come le stagioni non siano affatto stabili, come ci è stato invece insegnato a scuola – ma è anche mutato per via di cambiamenti radicali ed improvvisi, che hanno determinato l'estinzione di alcune specie animali e vegetali, per esempio i mammuth.
Ecco dunque il problema: ora, oggi, da alcuni decenni a questa parte, ci troviamo su un punto di picco, molto verticale, sulla curva del mutamento climatico.
Curva che, col passare degli anni, si verticalizza ulteriormente, per poi ridiscendere.
E' toccato alla nostra generazione questo stato di cose, e forse siamo anche fortunati, perchè, grazie alle tecnologie che abbiamo e che – come vedremo sono già state tutte
dispiegate ** – potremo calmierarne gli effetti.
Oppure no, saremo anche noi spazzati via da mostruosi eventi geoclimatici, il cui preavviso ci è stato stato vistosamente già consegnato più volte.
E magari lo meritiamo anche, penserà qualcuno, visto come trattiamo il pianeta che ci ospita, insieme ad altre migliaia di specie animali e vegetali.
In sintesi: credere che basti la seppur crescente immissione in atmosfera di co2, per spiegare fenomeni climatici distruttivi, improvvisi, della portata di quelli che ormai su tutti i paesi del globo si sono verificati e continuano a verificarsi, è semplice ignoranza ed ingenuità, nonché passiva accettazione di bias cognitivi instillati dai media main-stream, i quali, occorre ricordarlo, hanno dei loro precisi interessi a imporre e raccontare al grande pubblico la quotidiana “agenda-setting”.
La parola “setting” non è un caso che sia stata scelta: chi deve essere “settato”, infatti?
Ma è chiaro, a questo punto: la mente del pubblico.
2) Veniamo al perchè, effettivo, si vogliano controllare, in particolare, le emissioni di co2, e non invece altri parametri che pure influirebbero sul clima e sull'ambiente.
In alcune circostanze occorre essere piuttosto brutali, per mettere la verità al centro: cosa significa di fatto controllare le emissioni di co2?
Significa volere controllare i livelli di produzione delle fabbriche mondiali , infatti ad un certo quantitativo di immissione in atmosfera di co2, corrisponde nient'altro che una certa quantità di beni prodotti: ecco il vero (ed unico) motivo per cui il G7 vuole stabilire un protollo legislativo, internazionale, universalmente accettato, sulle emissioni di co2.
Il G7 vuole, in poche parole, limitare la concorrenza macroeconomica di alcuni paesi del pianeta, che di fatto, a livello macroeconomico, li stanno surclassando: vedesi la Cina, innanzitutto, i Brics, ecc
3)
Eccoci al terzo ed ultimo punto di questo, pur molto sintetico articolo: volutamente sintetico, per coinvolgere il lettore e spingerlo a riflettere e a capire i veri fatti, dietro alle fake news.
Questo terzo punto rimanda innanzitutto a ** quanto abbiamo accennato sopra, circa le tecnologie, già dispiegate, per operare sul controllo climatico.
Le ragioni di questa scelta strategica, militare e tecnologica, avvenuta decenni or sono - si pensi che i primi esperimenti sull'aumento della piovosità atmosferica, risalgono ai primi decenni del novecento, con un certo successo, peraltro, su base locale – sono principalmente due.
1) La conoscenza effettiva di quello che sta accadendo, in termini di mutamento climatico mondiale, ragion per cui studiare come controllare un clima impazzito riporterebbe le redini in mani umane.
2) Il solito fattore di controllo del nemico e del territorio: è chiaro che chi controlla il clima, controlla i territori su cui è ed agisce il nemico.
Ora però veniamo al dunque, e alle ragioni per cui è tanto difficile credere, per la media della gente - che non legge e non approfondisce di prima mano ciò che gli viene propinato dai media - perché è impossibile credere al fatto, ormai dimostrato e conclamato, che IL CLIMA VIENE MANIPOLATO DALL’UOMO?
Il fatto è che nessuno sa come funziona il clima sulla Terra.
A scuola questo non viene certo insegnato, per cui si pensa che esso sia opera di forze estranee ed esterne all’uomo.
Ecco quindi comparire il madornale errore, bias cognitivo o in altre parole l'accettazione di una credenza diffusa ma completamente sbagliata.
Il clima funziona in maniera elementare, gli elementi principali da capire sono soltanto due:
Punto uno) l’elementare principio di evaporazione-condensazione-precipitazione, cioè la formazione della pioggia, spiegato proprio a scuola.. per cui, è facile ora estendere l'informazione (occultata per bene) che ENORMI APPARATI INDUSTRIALI, per L’EVAPORAZIONE su larga scala, sono stati sistemati in siti specifici, sul pianeta, e immetteno vapore a richiesta, che poi si può circoscrivere ad aree specifiche, con l’ausilio di elementi chimici, rilasciati sempre in atmosfera.
Oltre agli apparati industriali già esistenti, per altri scopi, e che comunque immettono anch'essi vapore in atmosfera.
Un video esplicativo su questo punto:https://youtu.be/lnLn4J0nzLA?t=329
Punto due) Capire il funzionamento della IONOSFERA TERRESTRE: esso è l’elemento chiave, si tratta infatti di un’area carica energeticamente, dell'alta atmosfera terrestre, dove si formano tutti i fenomeni climatici terrestri.
Da qui, nella ionosfera, nasce il tornado, la bufera, una quota parte dei terremoti, i lampi, i tuoni, ecc ecc
Quando si crea uno squilibrio energetico nella ionosfera, si verifica un mutamento del clima su un’area sottostante del pianeta.
Questo è stato studiato, da decenni a questa parte, e con l’ausilio di enormi RISCALDATORI IONOSFERICI - apparati che operano sulle frequenze elettromagnetiche della ionosfera – si bombarda la ionosfera, da terra, per ottenere uno specifico risultato, su specifiche aree del pianeta.
Il sito in Alaska di H.a.a.r.p. (High Frequency Active Auroral Research Program) fa esattamente questo lavoro, anche se ci raccontano che faceva solo esperimenti e che ormai avrebbe chiuso i battenti.
Il video esplicativo di cui sopra, spiega anche come si influisce sulla ionosfera, bombardandola, se lo si guarda con attenzione più avanti.
La foto inserita invece è quella di un apparato di riscaldamento ionosferico mobile, trasportato su nave.
Sul pianeta ve ne sono numerosi, mobili ed in situ.
Terzo punto) Se ieri non si ritenevano possibili alcune attività, che oggi vengono svolte con estrema facilità – si pensi all’utilizzo dei cellulari, le guarigioni grazie alla penicillina, il volo aereo di linea – perché oggi si continua a fare l’errore di credere che quella del controllo del clima sia impossibile?
Per ignoranza diffusa, mancanza di curiosità, accettazione di bias cognitivi venduti un tanto al chilo dai mass-media generalisti, e perché non ci si sforza mai di immaginare oltre l'arcinoto.
Vi invito dunque a rileggere questo articolo, da cima a fondo, fare le vostre considerazioni, e cercare di capire, sopratutto, che chi vuole veramente il Bene dell'umanità, non ha alcuna agenda-setting da proporre.
Mentre gli effetti dello sconquasso climatico in atto risultano sempre più inquietantemente tangibili ed incontestabili, solo pochi e flebili appaiono ancora essere le iniziative politiche, economiche e culturali miranti a produrre significativi cambiamenti nel modus vivendi ed operandi delle nazioni più ricche (e colpevoli) del pianeta.
Tante e non sempre facili da individuare (e da combattere) le cause dirette e indirette di quanto si sta verificando, ma non c’è alcun dubbio, al di là delle vuote e pretestuose diatribe, che ad incidere pesantemente sulla devastazione del pianeta in corso sia da porre ai primissimi posti il fenomeno in continua espansione della deforestazione.
Secondo i dati fornitici dal Global Forest Watch e dagli analisti della University of Maryland, nel corso del 2018 abbiamo continuato a perdere foreste preziose a causa del disboscamento indiscriminato, legato soprattutto alla richiesta di sempre maggiori pascoli e di coltivazioni strettamente correlate al fabbisogno alimentare degli allevamenti di bestiame (soia, in particolar modo).
Oltre a costituire l’habitat di numerose specie animali e vegetali (alcune delle quali ancora sconosciute), le foreste rappresentano un argine indispensabile alla catastrofe del riscaldamento globale, essendo dei veri e propri serbatoi di carbonio (carbon sinks), utilissimi nell’assorbimento dell’anidride carbonica in eccesso nell’atmosfera.
Attraverso le immagini satellitari, è stato quindi possibile registrare la perdita di territori boschivi di circa 30 milioni di acri, di cui 880.000 costituiti da foreste primarie, foreste, cioè, non toccate dallo sviluppo antropico, veri scrigni di biodiversità di incommensurabile importanza.
La perdita di foresta ha colpito in particolar modo il Brasile, già ancor prima dell’ elezione di Bolsonaro, ma anche altri paesi, come la Colombia, dove si segnala un’impennata di deforestazione, nel corso del 2018, di oltre29.000 acri.*
Proprio qualche giorno fa, inoltre, Ricardo Osorio Galvao, direttore dell’Inpe (l’Istituto nazionale di ricerca spaziale del Brasile), recentemente definito dal presidente Bolsonaro un “bugiardo al servizio di qualche ong”, ha diffuso nuovi dati estremamente allarmanti che attesterebbero, nel corso della prima metà di luglio, un aumento delle aree distrutte del 68% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
Sempre secondo l’Inpe, nei sette mesi di presidenza Bolsonaro, la foresta amazzonica avrebbe perduto 3.444 chilometri quadrati di vegetazione: il 39% in più rispetto allo scorso anno.
Ma, oltre alla rovinosa espansione degli allevamenti intensivi (principale causa mondiale di disboscamento), è l’estrazione illegale di oro a costituire, per il territorio amazzonico, una piaga di particolare gravità , sia a causa del massiccio utilizzo di mercurio, metallo fortemente inquinante che finisce, inevitabilmente, per disperdersi nell’ambiente, sia a causa delle molto diffuse violenze esercitate nei confronti delle popolazioni indigene. Sono migliaia, infatti, i nativi appartenenti a vari gruppi etnici che rischiano la vita a causa del processo criminale di accaparramento delle terre, oggi palesemente incentivato e benedetto dalla politica dell’attuale governo brasiliano (e non solo).**
Il rischio di scontri violenti nella regione amazzonica del Brasile, infatti, è altissimo, a causa delle crescenti appropriazioni illegali e dei disboscamenti da parte di gruppi di invasori ben armati e privi di scrupoli. Amnesty International, che ha recentemente visitato tre territori nativi nel nord del Brasile, ha potuto constatare in maniera diretta come le popolazioni locali che cercano di difendere le loro terre tradizionali siano costrette a vivere in un costante e crescente stato di tensione. Tensione destinata purtroppo ad aumentare con l’avanzare della stagione secca (che si protrarrà fino a novembre), periodo in cui risulterà più facile penetrare nelle foreste, ricorrendo all’impiego delle fiamme.
Ai ricercatori di Amnesty International, i rappresentanti dei popoli indigeni hanno espresso tutta la loro frustrazione per il fatto che ben pochi invasori siano stati arrestati e che, fra questi, non risulti esserci nessuno di coloro che hanno sostenuto e finanziato le varie azioni illegali.
“I popoli nativi brasiliani e le loro terre sono sottoposti a minacce enormi e, con la stagione secca, la situazione diventerà insostenibile. Il governo deve proteggere i popoli nativi che stanno difendendo le loro terre, altrimenti scorrerà il sangue”, ha di conseguenza dichiarato Richard Pearshouse, alto consulente di Amnesty International su crisi e ambiente.
E mentre gli esponenti governativi occidentali fanno a gara per applaudire ed elogiare, struggentemente commossi ed estasiati, la fermezza e la determinazione della oramai celebre Greta Thunberg (continuando di fatto ad ignorarne totalmente gli appelli), coloro che, nei paesi più direttamente coinvolti dal disastro della deforestazione, cercano di difendere i diritti umani ed ambientali rischiano continuamente di essere oggetto di intimidazioni, vessazioni e violenze.
Caso esemplare, a questo proposito, è quello di Salomé Aranda, leader nativa del popolo Kichwa (nel comune di Moretecocha, provincia di Pastaza, Ecuador), impegnata per la difesa della foresta amazzonica e per il diritto delle donne della sua comunità a vivere in un ambiente sano e libero dal pericolo delle violenze sessuali. Per tutto il 2018, sono stati registrati continui attacchi contro di lei ed altre donne difensore dei diritti umani, come Patricia Gualinga, Nema Grefa e Margoth Escobar, tutte appartenenti al collettivo Donne amazzoniche.
Salomé, dopo aver avvertito il presidente Moreno dei rischi ambientali collegati alle attività estrattive petrolifere, e dopo aver denunciato numerosi casi di abusi sessuali nei confronti delle donne indigene, ha subìto minacce ed attacchi, estesi anche alla sua famiglia, senza che le autorità abbiano fatto nulla per garantirle giustizia e protezione.***
Ora, se c’è una cosa che la meravigliosa piccola Greta ci sta insegnando è che, se siamo davvero seriamente preoccupati per il destino del nostro pianeta, tutti noi - ma veramente tutti! - possiamo fare qualcosa (e forse anche molto), cessando pertanto di limitarci alle comodissime retoriche lamentazioni.
Come stanno facendo lei e tante altre donne ammirevolmente coraggiose come Salomé …
“Dobbiamo continuare a difenderla ovunque siamo nel mondo. Il contributo che apportiamo alla natura è la cosa più preziosa che possiamo fare per le generazioni future. Stiamo cercando il bene comune per tutti, perché questa è la migliore eredità che possiamo lasciare all’umanità“.
Margoth Escobar
**https://www.greenpeace.org/italy/storia/5903/amazzonia-deforestazione-violenza-popoli-indigeni/
***https://www.amnesty.it/appelli/salome-rischia-ogni-giorno-la-vita/
I cambiamenti climatici stanno piano piano distruggendo l’equilibrio della terra e se non saranno attuate azioni drastiche la situazione peggiorerà sempre di più. Le emissioni di gas serra stanno aumentando più rapidamente del previsto e gli effetti si palesano prima di quanto si potesse supporre solo pochi anni fa. Il riscaldamento globale avrà effetti catastrofici come l’innalzamento del livello del mare, l’incremento delle ondate di calore e dei periodi di intensa siccità, delle alluvioni, l’aumento per numero e intensità delle tempeste e degli uragani. Questi fenomeni avranno un impatto su milioni di persone, con effetti ancora maggiori su chi vive nelle zone più vulnerabili e povere del mondo,danneggeranno la produzione alimentare e minacciano specie di importanza vitale, gli habitat e gli ecosistemi.
Nonostante nella comunità scientifica ci sia un consenso pressoché unanime sul fatto che il cambiamento climatico sia in atto e che esso derivi particolarmente dalle emissioni di gas serra derivanti dalle attività antropiche, i governi e le aziende stanno rispondendo con colpevole lentezza, come se il cambiamento climatico non rischiasse di mandare a pezzi le fondamenta della civilizzazione umana e dell’economia.
Anche se i paesi soddisfacessero tutti gli impegni finora assunti, il mondo continuerebbe a confrontarsi con una minaccia di aumento medio della temperatura globale di almeno 4°c rispetto alla temperatura media dell’epoca preindustriale. E’ evidente che gli impegni assunti finora non sono sufficienti. Mentre dobbiamo lavorare sodo per ridurre le emissioni, dobbiamo contemporaneamente cominciare ad adattarci agli impatti del cambiamento climatico ormai in atto e crescenti. Ma se l’aumento di temperatura raggiungesse e superasse la soglia di 2°C, le conseguenze sarebbero in ogni caso molto difficili da affrontare con i mezzi a disposizione. Oggi gran parte della comunità scientifica indica la soglia di rischio in 1,5°.
https://climate.nasa.gov/solutions/resources/
Il disegno raffigurato qui mostra una bambina col capo velato e accanto uno slogan: “From this moment despair ends and tactics begin” (Da questo momento la disperazione finisce e iniziano le tattiche). Anche il misterioso artista militante di Bristol Banksy ha lasciato traccia fra i partecipanti alle manifestazioni di Extinction Rebellion: il movimento ambientalista radicale che in questi giorni paralizza la capitale del Regno Unito per denunciare “l’emergenza dei cambiamenti climatici. A testimoniarlo è il murale, riconducibile alla sua mano, comparso di notte proprio in una strada a ridosso di Marble Arch: cuore della protesta di Extinction Rebellion. https://www.huffingtonpost.it/2019/04/27/banksy-firma-la-protesta-di-londra-contro-i-cambiamenti-climatici-con-un-nuovo-graffito_a_23718134/ Anche se può sembrare strano tutto ciò che sta accadendo oggi sulla Terra era già stato previsto in alcune delle 14 tavolette del Dio Einki (ex capo Annuaki del pianeta terra). https://fayesirio.files.wordpress.com/2015/08/zecharia-sitchin-il-libro-perduto-del-dio-enki.pdfCapitolo 1.1 – Questa tavoletta spiega ciò che sembra essere, per noi, una guerra atomica sulla Terra tra gli Anunnaki. Il vento malvagio di cui parlava sembra essere una nube radioattiva che uccide tutti sul suo cammino, gli dei e l’umanità. Una parte molto interessante è che è la cosa peggiore che si verifica dopo il diluvio (alluvione).La Bibbia racconta l’evento nei capitoli 6, 7, 8 del libro della Genesi. Tuttavia il più antico risulta essere comunque il testo sumerico conosciuto come La Genesi di Eridu o Diluvio sumerico (XXX sec. a.C.), poi ripreso nell’Epopea di Gilgamesh dove si narra dell’incontro tra questo semidio con Utnapishtim/Utanapishtim (il Noè della cultura babilonese). Dall’analisi dei pittogrammi originari della lingua ebraica pubblicati in “The Ancient Hebrew Language and Alphabet”, ricaviamo che il termine ebraico WJBY (mabùl) [rappresentato dai segni mbkj], significa “oceano celeste, inondazione, diluvio” .Tra Enki ed Enlil, i due figli di Anu signore dell’impero, c’era una continua rivalità e questa produceva conseguenze anche sulla nuova specie voluta e creata da Enki per aiutare gli Anunnaki suoi sottoposti. Enki amava la sua creatura e decise di darle la “conoscenza”, quella definitiva, quella che l’avrebbe affrancata dai suoi creatori grazie alla possibilità di riprodursi autonomamente: insomma, quella conoscenza/capacità che l’avrebbe resa simile agli “dèi”. Lo fece senza richiedere l’approvazione del fratello, che gli era gerarchicamente superiore. Riportiamo qui un elemento che immediatamente ci ricollega ai racconti biblici: Enki era raffigurato anche come serpente, la creatura che, vivendo in tane scavate nella terra, ne conosce i segreti profondi ed è proprio questa “divinità/serpente”, cioè Enki, che dona a Eva la capacità di riprodursi. La Genesi ricorda perfettamente questo evento nel racconto del serpente che tenta la femmina, la stimola ad accedere alla conoscenza, a compiere cioè quel passo che gli dèi non volevano perché sapevano che avrebbe condotto l’uomo (l’Adàm, il “terrestre”) sulla via dell’emancipazione definitiva e della libertà. Enlil, il fratello maggiore, venuto a conoscenza di questo, cacciò il maschio e la femmina da quel luogo protetto in cui vivevano (il cosiddetto Paradiso, termine che deriva dal greco paradeisos che a sua volta proviene dall’iranico pairidaesa, “luogo recintato e protetto” corrispondente al “gan eden” della Bibbia e al kharshag sumero-accadico) e li condannò a cercarsi il cibo per conto loro. Disse anche alla femmina che lei avrebbe procreato con dolore, e questo è comprensibile se si pensa che fino a quel momento la creazione di uomini era appannaggio delle femmine anunnaki: le femmine di uomo non partorivano e non conoscevano quindi la sofferenza fisica legata a quell’evento. Gli uomini dunque iniziarono a moltiplicarsi per conto loro e a popolare il territorio.Nella Bibbia ci racconta un’altro particolare: ci racconta dell’esistenza di dieci patriarchi antidiluviani e poi ci narra che i figli degli “dèi”, le cui femmine scarseggiavano, videro le figlie degli uomini (gli Adàm, i terrestri) e se ne invaghirono, si unirono a quelle e procrearono a loro volta (Gen 6,1-8), perché le due specie erano ovviamente compatibili.Questo fatto destò l’ira di Enlil, che non amava la nuova creatura e che condannava apertamente questa commistione razziale. Nelfrattempo era anche divenuto decisamente difficile gestire i problemi derivanti da una massa di popolazione che andava crescendo in modo incontrollato. In presenza di queste situazioni problematiche, Enlil decise di utilizzare un evento naturale che stava per verificarsi, al fine di eliminare gli Adàm e gli esseri nati dai rapporti instauratisi tra le due specie. Gli Anunnaki/Elohim sapevano che sulla Terra stava per abbattersi un’immane e inevitabile catastrofe provocata dalla forza gravitazionale esercitata dalla vicinanza di Nibiru: lo slittamento delle calotte polari le cui disastrose conseguenze avrebbero interessato l’intero pianeta. Il tutto sarebbe accaduto circa 13.000 anni fa, al termine dell’ultima grande glaciazione, e l’evento è conosciuto in tutti i miti del mondo come “il Diluvio universale”. https://unoeditori.com/il-diluvio-universale-dalla-genesi-allantica-storia-dei-sumeri-di-enki-ed-enlil-al-libro-dei-morti-del-dio-toth-2/
Arianna Bellagotti
Tutte le più gravi patologie sono in aumento specialmente le malattie infettive che tra il 1940 e il 2004 hanno ucciso quasi 60 milioni di esseri umani. Mille nuovi casi di tumore si aggiungono ogni giorno solo in Italia. Questo esponenziale incremento viene attribuito agli agenti patogeni (microrganismi che normalmente circolano tra gli animali e che finiscono col colpire anche gli esseri umani); all’alterazione degli ecosistemi, alle modificazioni ecologiche, al cambiamento climatico; ma nessuno punta il dito sulla causa principale che genera questo sistema di cose: gli allevamenti intensivi per la produzione di carne e l’incremento demografico che secondo le previsioni alla fine del 21° sec. gli abitanti della Terra saranno tra 10 e 23 miliardi con la conseguenza che raddoppierà o triplicherà il consumo di carne e questo porterà a situazioni catastrofiche per la salute umana e per l’ambiente ormai agli estremi.
Antiche scritture indù dicono che prima che la popolazione consumasse carne vi erano solo due malattie, dopo se ne svilupparono 78. Ippocrate a suo tempo ne annoverava 150. Oggi si calcola che siano almeno 40.000, ma questa allarmante situazione sembra non scuotere la coscienza di chi è deputato alla salute pubblica. Interpellati in tal senso gli esperti del settore giustificano candidamente, questo continuo proliferare di nuove malattie, con l’allungamento della vita media, anche se queste vanno manifestandosi in età sempre inferiore colpendo anche la fascia dei bambini: come se l’essere umano, superata una certa età, fosse condannato dalla natura alle più terribili malattie. Cosa che non si ravvisa nel mondo naturale dove un animale vive in ottima salute e giunta la sua ora si apparta e i spegne serenamente senza il calvario delle malattie cui sembra condannata la specie umana.
La rassegnata convinzione comune che la causa dello sviluppo della malattie moderne sia dovuto all’inquinamento dell’aria, ai pesticidi che avvelenano la terra e agli additivi chimici che finiscono nel cibo; nche se la ricerca ufficiale dice che l’inquinamento incide solo per il 2% sullo sviluppo della malattie tumorali. Ma di fronte a tale allarmante situazione che cosa fanno le istituzioni per abbattere l’inquinamento generale a cui attribuiscono le malattie umane prodotto principalmente dall’industria zootecnica alimentare che da sola inquina più di tutte le altre industrie del pianeta? Ma per noi l’insana quanto innaturale abitudine della specie umana di nutrirsi di cadaveri di animali è la causa di tutte le sventure che la condanna non solo a tutte le malattie che ne derivano, ma all’inquinamento generale, alla distruzione dell’ambiente e soprattutto all’atrofizzazione progressiva della coscienza resa sempre più indifferente verso il valore della vita e della sofferenza di miliardi di animali che sacrifica er mero piacere gastronomico. Ed è l’indifferenza verso la sofferenza altrui che ha fatto di questa terra un luogo di dolore.
“L’ALIMENTAZIONE VEGETALE INVECE DEL CIBO ANIMALE È LA CHIAVE DELLA RIGENERAZIONE UMANA”.
(Richard Wagner 1813-1883 musicista tedesco)
Ancora un articolo di merda che spara merda sul Biologico...
mentre il problema delle certificazioni biologiche sarebbe risolto già dal 2007 (e quello del sostegno agli agricoltori biologici dal 1992).
Commento all'articolo: “Che cosa vi siete mangiati?”: la truffa sugli alimenti bio - (www.cibusinprimis.it)
(Allegato articolo pubblicato su FQMillennium del mese di maggio)
https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=920833918086451&id=740012552835256
https://www.facebook.com/Giuseppe-Altieri-740012552835256/
Perdonatemi l'espressione colorita e profumata del titolo… ma non ci sono altri termini adeguati dinnanzi a tanta disinformazione e – temo – mala fede. Nell’articolo in questione si lamentano, da un lato, truffe e speculazioni in un mercato, quello del biologico, che negli ultimi anni sarebbe diventato un affare miliardario e, dall’altro, la mancanza di adeguati controlli: poca trasparenza su produzione e importazioni del bio, verifiche nei campi rare e superficiali, organi pagati dagli stessi produttori che dovrebbero essere controllati.
In effetti oggi le aziende agricole, in evidente conflitto di interesse con i certificatori, pagano loro in media meno di 800 euro annui per un controllo che si limita a 1-2 visite, per lo più burocratiche sui registri. Per poi spendere soldi per farsi rimborsare la spesa attraverso una pratica ridicola fatta (a pagamento) dai sindacati agricoli e centri di assistenza tecnica, incluso quello gestito dal sottoscritto…
Ma il problema delle certificazioni biologiche dovrebbe in realtà essere stato già risolto mediante un contributo comunitario di 3.000 euro annui ad azienda, stabilito dalle norme europee di sviluppo rurale nei Programmi di Sviluppo Rurale (PSR) Regionali. Ovvero, dal 2007 la certificazione biologica la pagano i cittadini consumatori con le loro tasse e non c'è bisogno di far anticipare soldi agli agricoltori biologici, tantomeno pagando chi li controlla.
Con i fondi pubblici disponibili, invece, dovrebbero essere le stesse regioni a pagare gli organismi di certificazione e non ci sarebbe bisogno di rotazioni (concordo in pieno con Carnemolla, Presidente Federbio), visto che è bene che gli ispettori di controllo indipendenti, pagati dall'ente pubblico e non dal "controllato", conoscano bene le aziende controllate e certificate. E si eviterebbe la pesante burocrazia per ottenere i rimborsi, che spesso gli agricoltori scoraggiati nemmeno chiedono. Avanzerebbero almeno 500 euro ad azienda per le pratiche burocratiche di certificazione da parte degli enti accreditati i quali, fra l’altro, ci guadagnerebbero molto di più rispetto alla situazione attuale e potrebbero così creare migliaia di posti di lavoro per tecnici ispettori.
Con 3.000 euro annui si possono pagare almeno 6 ispezioni e controlli sul campo, con relative analisi dei pesticidi chimici durante la fase di produzione e non solo sul raccolto. Garantendo l'assenza di residui e non già la loro presenza sotto un limite, visto che il cittadino europeo vuol mangiare biologico al fine di evitare che i pesticidi si bio-accumulino nel suo corpo (danneggiando particolarmente i bambini) e non già per ridurli. I danni da pesticidi si producono anche a presenze infinitesimali e in Italia sui prodotti biologici è prevista una tolleranza di 0,01 mg/kg, un livello molto superiore ai limiti di rilevazione della presenza dei principi attivi chimici.
Tanto più che l'azienda biologica ha diritto all'assenza di derive chimiche di pesticidi provenienti da eventuali confinanti (Tolleranza zero pesticidi: prima sentenza storica in Italia), i quali devono mantenere almeno 300 metri di fasce di sicurezza a coltivazione biologica, in assenza di vento (come da studi pubblicati).
E' necessario imporre in tutta Italia fasce di rispetto ai fini dell'azzeramento delle derive per uso di prodotti chimici non biologici. Distanza per ora stabilita in 50 metri dalle sentenze dei TAR (Trentino, Liguria, ecc.), ma che dovrebbe essere di almeno 200-300 metri dai confini, in assenza di vento. Modificando in tal senso il Piano d'Azione Nazionale (PAN) sull'uso sostenibile dei pesticidi. I trattamenti fito-sanitari possono essere effettuati nelle zone di confine e fasce di rispetto con mezzi autorizzati in agricoltura biologica, altrettanto efficaci (vedasi in tal senso, l'ordinanza del Sindaco di Petrosino:
http://www.comune.petrosino.tp.it/mc/mc_attachment.php?x=324fc7ac78a0a278fa3fae6a72a141d5&mc=18310&)
Si interromperebbe così la palese ingiustizia verso i produttori biologici, cui viene imposto di rinunciare al raccolto biologico nelle zone di confine con aziende chimiche con perdite spesso considerevoli, e verrebbe meno l’impossibilità di coltivazioni biologiche su piccole superfici, quali quelle destinate alla produzione di ortofrutticoli e a orti familiari.
E’ il confinante a inquinare chi coltiva biologico, commettendo reato, e non viceversa!! E’ bene pertanto che i produttori biologici scrivano agli Enti di Certificazione e ai confinanti chiedendo il rispetto della deriva zero sui prodotti fitosanitari. E si rivolgano, come hanno fatto in molti, ai tribunali competenti in caso di derive subite.
Si rammenta che attraverso i pagamenti agroambientali europei, obbligatori e prioritari,nell'ambito dei PSR regionali (misura 10) ci sono enormi risorse disponibili anche per la costituzione di fasce di rispetto a coltivazione biologica (o quantomeno con divieto di prodotti fitosanitari sintetici) al fine di evitare le derive chimiche.
Cosa aspettano Ministero e Regioni per risolvere la questione?
E' molto strano che l'Associazione degli enti di certificazione e del biologico non faccia propria questa convergenza di interessi, risolvendo in tal modo il drammatico conflitto di interessi sui sistemi di certificazione e controllo; e che le associazioni di consumatori stiano a guardare, in particolare nei "comitati di sorveglianza” dei PSR regionali, laddove si approvano le misure della politica agro-ambientale europea.
A meno che qualcuno non guadagni di più falsificando i registri di coltivazione e di produzione…come ha svelato Report, ad esempio sul riso biologico e sulle importazioni estere di falso biologico… fino ad arrivare alle zucchine siciliane, ricordando le migliaia di tonnellate di cereali falsi biologici sequestrate a suo tempo in Veneto o chissà dove
Pensiamo all’impegno delle forze dell'ordine per reprimere il falso biologico, che in ogni caso è perseguibile e viene perseguito!
Applichiamo le norme europee a dovere e creiamo un sistema di certificazione indipendente, così che gli sforzi delle forze dell'ordine siano alleviati e le stesse possano concentrarsi sulla repressione dell'uso e abuso di pesticidi nel resto dell'agricoltura.
Gli evidenti profili di incostituzionalità del massacro chimico dei terreni, della biodiversità, della salute e fertilità umana, dell'inquinamento delle acque e dei mari, del bio-accumulo drammatico lungo le catene alimentari, impongono di fermare immediatamente (dopo 70 anni !!!) l'uso di pesticidi, dichiarando i territori biologici. Come dovrebbero fare tutti i Sindaci in veste di tutori della salute dei cittadini residenti.
Oltretutto, come sempre accade, sebbene l'informazione nel campo della politica agro-ambientale sia obbligatoria per tutta la popolazione, l'articolo in questione dimentica che le coltivazioni biologiche (incluse le fasce di rispetto bio di chi coltiva con la chimica) sono sovvenzionate dai pagamenti agro-ambientali europei, con la copertura dei mancati ricavi (30-40% delle rese convenzionali) e maggiori costi, più un 20% a parità di prezzi di mercato E se un sindaco dichiara il comune biologico ottiene anche il 30% di maggiorazione per l'azione collettiva a grande beneficio della salute ambientale.
Coltivare in maniera biologica deve convenire a tutti gli agricoltori "per legge", ai fini della rimozione degli ostacoli alla realizzazione sociale dell'attività economica (art. 3 comma 2 Cost.).
L’uso di pesticidi purtroppo è ancora oggi prioritario, consueto e illegittimo, nonostante su tutto il territorio europeo sia obbligatoria l'agricoltura integrata, ovvero l'impiego di tutte le tecniche alternative alle sostanze chimiche pericolose per la salute. Invece un eventuale pesticida chimico può essere usato solo in casi eccezionali, previa autorizzazione tecnica da parte di un fitosanitario abilitato e solo al superamento delle cosiddette soglie di danno, dopo aver impiegato le tecniche alternative, oggi ampiamente disponibili.
Non dovrebbe essere consentito svolgere attività economica danneggiando la salute e l'ambiente (art. 32, 9, Cost.), la fertilità dei suoli (art. 44 Cost.) e la collettività (art. 41, Cost.).
In ultima analisi, il diritto dei cittadini e degli agricoltori alla coltivazione biologica, garantito dalle leggi costituzionali e dalla politica europea, pagato dalla collettività per un migliore reddito degli agricoltori, viene negato illegittimamente dalla miope e incompetente politica delle regioni e del governo italiano.
Fortunatamente ci sono le forze dell'ordine e i tribunali.
Ma ancora oggi, come ogni primavera, si parte con la chimica sterminando i campi coltivati e si finisce con la …"chemioterapia".
Mentre il Gip di Udine sequestra i campi trattati con neonicotinoidi il Ministro Martina con un decreto vorrebbe imporre l'uso degli stessi pesticidi in tutta l'area degli Ulivi in Puglia.
Neonicotinoidi letali per le api (e pericolosissimi per gli esseri umani) banditi dall'UE. Questi reati avvengono ogni giorno in tutta Italia e non solo in Friuli, cosa aspettiamo a fare una denuncia generalizzata sulla situazione drammatica dei Pesticidi in italia? E' necessaria un'azione obbligatoria di tutte le procure civili, amministrative e penali.
Xylella, da oggi l’obbligo di trattamenti chimici: si prepara la rivolta
http://www.trnews.it/2018/05/01/215258/215258
Il regalo di Martina alla Bayer: pesticidi neonicotinoidi a tappeto nel Salento
http://www.labottegadelbarbieri.org/il-regalo-di-martina-a…/
Sono dei criminali ! …Irrorazioni di neonicotinoidi sugli Ulivi in puglia contro la scienza... EFSA lancia l'allarme
Fermiamo questi criminali
siano i Sindaci ad emettere ordinanze sanitarie di divieto d'uso di pesticidi chimici e portiamo tutti i responsabili davanti ai tribunali di giustizia civile e penale
Il decreto Martina è illegittimo in quanto non tiene conto:
1 degli obblighi di agricoltura integrata in tutta europa, ovvero d'uso di tecniche alternative ai pesticidi chimici sintetici
2. le cure biologiche degli ulivi sono molto più efficienti della chimica e vengono sovvenzionate attraverso i pagamenti agroambientali dei PSR regionali, il che significa che gli agricoltori ci guadagnano. Tali fondi sono obbligatori e prioritari da 25 anni...
3. Dichiarando il territorio biologico il Sindaco consente di attivare un'azione collettiva sui pagamenti agroambientali per cui gli agricoltori ottengono una maggiorazione del 30% sui pagamenti stessi, ottenendo ulteriore guadagno… oltre a un prezzo di mercato migliore...
4. I pesticidi chimici pericolosi per le api sono vietati di fatto in quanto incompatibili con le norme fitosanitarie
5. Lo stesso decreto è stato già bocciato precedentemente dal TAR
6. La xilella non è più un patogeno da quarantena in quanto ormai diffuso e, pertanto, non bisogna fare distruzione chimica ne tagli degli ulivi, ma cura biologica… prioritaria e pertanto obbligatoria.
7. Le responsabilità dei danni sanitari per la popolazione e l'ambiente saranno enormi e dovranno essere citate in giudizio
…per ora…
organizziamo un comitato con le associazioni per le necessarie denunce
Giuseppe Altieri - Attuare la Costituzione
--------
Il regalo di Martina alla Bayer: pesticidi neonicotinoidi a tappeto nel Salento
http://www.labottegadelbarbieri.org/il-regalo-di-martina-a…/
di GIANLUCA RICCIATO
la cosa assurda e davvero sensazionale è che pochi giorni fa, il 27 aprile, “i paesi membri dell’Ue hanno approvato la richiesta della Commissione di porre fine all’utilizzo nei campi all’aperto dei tre neonicotinoidi nocivi a partire dalla fine del 2018, consentendone l’uso solo in serra.”
Denunciare un governo che in Europa vota a favore, insieme ad altri governi, per bandire una sostanza chimica, e negli stessi giorni impone su un suo territorio l’utilizzo della stessa sostanza non è complottismo ma è ovvietà
«Morìa di api per eccesso di pesticidi»: campi di mais sotto sequestro a Udine
Contestato il reato di disastro ambientale, avviso di garanzia a 38 persone, ordine di distruzione dei raccolti di mai e soia
corriere.it
L’umanità intera rischia attualmente l’esposizione ad agenti chimici tossici praticamente dappertutto, allo stesso modo del Cappellaio Matto del famoso Alice nel Paese delle Meraviglie. E magari, come risultato, perderà qualche rotella e diventerà orribilmente, terribilmente malata.
Dalla primavera del 2018 l’EPA (United States Environmental Protection Agency – Agenzia per la protezione dell’ambiente degli Stati Uniti) deciderà se rischiare il massacro degli uccelli, delle api e degli altri impollinatori, che hanno una funzione determinante in agricoltura, aumentando allo stesso tempo le probabilità di insorgenza di malattie croniche nella popolazione. Il problema che si nasconde dietro tutto questo flirtare con malattie, infermità, dolore e morte è la regolamentazione (o meglio la sua mancanza) dei pesticidi chimici.
Nel frattempo, su scala planetaria, dopo decenni di eccessi, il pianeta gorgoglia e affoga, sommerso da una marea di prodotti chimici, in lungo e in largo, in alto, fin sul Monte Everest (arsenico e cadmio) e in profondità, nei calamari intrisi di PCB della Fossa delle Marianne, luminescenti e tossici.
Questo articolo tratta solo di un numero piccolissimo delle follie chimiche che minacciano il mondo e che costituiscono l’argomento di migliaia di articoli scientifici sui potenziali pericoli per la salute, di cui il grande pubblico è però assolutamente all’oscuro.
Perciò, la tesi principale qui è: involontariamente la società si sta avvelenando da sola.
Le prove aneddotiche basterebbero già da sole ad allarmare, ma, cosa ben più grave, diversi studi scientifici dimostrano che esistono legami veri, effettivi e diretti fra i pesticidi e le malattie croniche umane. Sfortunatamente, le malattie croniche sono già a livelli epidemiologici molto alti, mai visti prima! Ma nessuno ha mai pubblicamente collegato i prodotti della chimica alle malattie croniche. La verità è seppellita in studi scientifici che nessuno, al di fuori dei ricercatori, legge o capisce.
Di conseguenza, si può solo sperare che l’articolo che state leggendo abbia assolutamente torto riguardo al collegamento fra prodotti chimici e malattie croniche. Ma chi può esserne certo? Ed è questo l’aspetto che va sottolineato: nessuno sa al 100% se l’umanità si sta avvelenando da sola o no, ma bisogna notare che le prove sono praticamente schiaccianti.
Inoltre, ci sono prove che le agenzie predisposte alla vigilanza hanno preferito guardare ai dati sbagliati, avvelenando inutilmente specie innocenti, non prese di mira direttamente, portando quasi all’estinzione di specie che sono fondamentali per la produzione agricola e l’alimentazione umana.
L’inutile esposizione agli agenti che sono causa di malattie croniche è una tragedia di proporzioni immani. Per esempio: un recente studio della Rand Corporation riferisce che il 60% degli Americani soffre di una patologia cronica e il 40% di due o più patologie. “Quasi 150 milioni di Americani soffrono di almeno una patologia cronica, circa 100 milioni ne hanno più di una.” (Fonte: Chronic Conditions in America: Price and Prevalence, Rand Review, July 2017).
Questa epidemia virtuale di malattie croniche che attraversa l’America porta con sé una serie di domande. Una vita normale può essere afflitta da malattie irreversibili, come artrite, asma, cancro, fibrosi cistica, diabete, patologie cardiache, obesità, osteoporosi, Alzheimer e Parkinson? E’ normale o c’è qualche maligna causa esterna all’opera?
Chiaramente, non sembra naturale che 150 milioni di persone, su una popolazione di 320 milioni, soffrano di una qualche forma di patologia cronica. Che cosa sta succedendo?
Malattie croniche come le patologie cardiovascolari ed il diabete di tipo 2 sono di solito considerate correlate allo stile di vita. Questo perché alcune caratteristiche del proprio modo di vivere, come l’inattività, la dieta ed il fumo influenzano significativamente il protoplasma umano. Ma, c’è qualcos’altro alle spalle di questa tragedia in atto? Le probabilità ci dicono che la risposta è un sonoro “si!”.
L’epidemia dei neonicotinoidi
In tutto e per tutto gli Americani dipendono, per la protezione dai composti chimici pericolosi, dall’Agenzia per la Protezione Ambientale (Environmental Protection Agency – EPA). A questo proposito, l’EPA sta attualmente prendendo in considerazione la possibilità di approvare il pesticida Thiamethoxam, consentendone l’irrorazione su 165 milioni di acri di frumento, orzo, mais, sorgo, erba medica, riso e patate.
l Thiamethoxam, un insetticida, è un neonicotinoide.
Secondo un importante studio: “I neonicotinoidi sono composti che agiscono sul sistema nervoso di insetti, esseri umani ed altri animali.” (Fonte: Jennifer Hopwood, et al, How Neoticotinoids Can Kill Bees, 2° Ed. The Xerses Society for Invertebrate Conservation, 2016).
“Ventinove (29) scienziati indipendenti, che avevano condotto una revisione globale di più di 1000 studi indipendenti sui neonicotinoidi, hanno trovato prove schiaccianti che correlano l’uso dei pesticidi al declino delle popolazioni di api, uccelli, vermi di terra, farfalle ed altre specie. (Fonte: EPA Considers Allowing Bee-Killing Pesticide To Be Sprayed on 165 Million Acres of U.S. Farmland, Center for Biological Diversity, EcoWatch, Dec. 19, 2017).
Quando si usano prodotti chimici per eliminare dei parassiti specifici, ha senso uccidere anche api, vermi, farfalle ed altre specie viventi che sono la struttura portante di ogni ecosistema essenziale all’alimentazione umana, alla salute ed al benessere?
O, se preferite vederlo in un altro modo, come ha potuto la popolazione mondiale coltivare la terra e sostenere l’aumento demografico negli ultimi 2000 anni senza pesticidi chimici? Di sicuro l’Impero Romano non irrorava i campi con prodotti chimici, non lo aveva fatto l’Impero Britannico nel 19° e all’inizio del 20° secolo, né lo aveva fatto l’America, quando aveva spostato la sua frontiera dalla Pennsylvania alla California.
Secondo un importante rapporto delle Nazioni Unite del 2017: “L’uso eccessivo dei pesticidi è assai dannoso per la salute umana, per l’ambiente, ed è fuorviante asserire che essi siano vitali per garantire la sicurezza alimentare… L’esposizione cronica ai pesticidi è stata correlata al cancro, alla malattia di Alzheimer ed al Parkinson, alle disfunzioni ormonali, ecc….” (Fonte: UN Human Rights Experts Call for Global Treaty to Regulate Dangerous Pesticides, UN News, March 7, 2017).
Prima dell’anno 2000 i prodotti a base di neonicotinoidi venivano usati ma erano scarsamente conosciuti. Da allora sono diventati l’insetticida agricolo più usato in tutto il pianeta. Nonostante l’universalità del loro utilizzo, le problematiche connesse alla tossicità sull’uomo attraverso l’ingestione di frutta e verdura irrorata con questi agenti chimici sono ancore in parte sconosciute. Tutto ciò è sconfortante.
Nel frattempo, le api e gli altri impollinatori stanno morendo come….. beh, come farfalle. Così, pesticidi progettati per eliminare i parassiti delle coltivazioni stanno, di fatto, uccidendo gli insetti che impollinano le coltivazioni. Pensateci: 1000 studi indipendenti hanno trovato “prove schiaccianti che correlano l’uso dei pesticidi al declino delle popolazioni di api, uccelli, vermi, farfalle, ed altri esseri viventi.”
Vergognosamente, sembrerebbe proprio che l’umanità stia uccidendo la base (stessa) della catena alimentare, così come viene riportato da diversi lavori sulla pressochè totale sparizione, a livello mondiale, di diverse specie di insetti impollinatori.
Bisognerebbe notare che l’EPA ha ampliato la sua posizione sui pesticidi e sulla protezione degli impollinatori, come viene riferito dal sito web dell’EPA alla voce: “Azioni dell’EPA per la protezione degli impollinatori.” Ma non ha proibito l’uso dei neonicotinoidi. L’EPA è attualmente in un “periodo di commenti aperti al pubblico” fino alla fine di aprile 2018, prima di esprimersi sull’approvazione del Thiametoxam.
L’Imidacloprid è un altro insetticida della classe dei neonicotinoidi, ma viene usato per gli insetti succhiatori, le termiti, gli insetti del terreno ed i parassiti degli animali domestici. Secondo un importante studio: “In molte aree di agricoltura intensiva l’acqua di superficie è contaminata da Imidacloprid. Come risultato, anche gli insetti non-bersaglio sono esposti per lunghi periodi ad una sostanza estremamente tossica, che può provocare una massiccia mortalità degli insetti stessi ed una rottura della catena alimentare… Il rischio dell’Imidacloprid è stato completamente sottostimato, con conseguenze catastrofiche…” (Fonte: Henk A. Tennekes, The Importance of Dose-Time-Response Relationships for Hazard Identification and Limitation of Animal Experiments, Journal of Toxicology, Vol. 1, Issue 5 – August 2017)
Lo studio di Tennekes parla di una “rottura della catena alimentare” causata da un insetticida. Questo è il primo esempio di molti studi che raramente appaiono sui media mainstream, anche se il loro messaggio è di importanza fondamentale, per la qualità della vita ed anche della morte.
Nell’analisi finale, (il pericolo di) flirtare con una concentrazione troppo elevata di agenti chimici non viene di sicuro percepito al 100%, ma in letteratura ci sono quintalate di studi su questa ossessione per la chimica, sul suo uso ed i suoi rischi. Per contro, c’è tutta una serie di piccole, furbesche regolamentazioni governative, che cercano di dare un colpo al cerchio ed uno alla botte, validando in modo particolare lavori scientifici interni, pubblicati direttamente dalle aziende produttrici.
Nel frattempo, la dispersione massiva di sostanze chimiche nell’ecosistema è un fenomeno relativamente nuovo, che riguarda sopratutto gli ultimi decenni e che non è ancora stato testato correttamente per eventuali effetti collaterali pericolosi. E qui sta il problema: allo stesso modo degli isotopi radioattivi, come quelli rilasciati dall’impianto nucleare di Fukushima, che si accumulano lentamente nel corpo umano, con un (tipico) effetto di latenza, le sostanze chimiche (disperse) nell’ambiente fanno la stessa cosa. Quando si manifesta il problema è però troppo tardi. Si è già perso il controllo.
Gli studi che abbiamo menzionato, sembrano in qualche modo, ma non con certezza assoluta, confermare i tremendi risultati dello studio Rand, dove si parla di 150 milioni di Americani sofferenti di almeno una patologia cronica.
Comunque, la questione di vita e di morte del secolo rimane sempre: l’eccessiva esposizione agli agenti chimici è la causa delle malattie croniche o c’è qualcos’altro che interferisce con l’organismo umano? Nessuno lo sa con certezza. Ma c’è una moltitudine di lavori scientifici che, sfortunatamente, raccolgono la polvere sugli scaffali o sono nascosti all’interno dei computer, lontani dalla vista del pubblico, che mostrano le prove di un legame diretto. Tuttavia, a livello di media mainstream, nessuno ha ancora collegato i vari puntini, in modo che anche il grande pubblico possa rendersene conto.
Postscritto: “Qundo Dio aveva creato il Giardino dell’Eden, non aveva usato fertilizzanti chimici, pesticidi, erbicidi e mele OGM.” Khang Kijarro Nguyen, artista multidisciplinare.
Fonte: www.counterpunch.org
Link: https://www.counterpunch.org/2018/04/23/chemical-madness/
L'Italia è il primo consumatore europeo con il 40% dei pesticidi chimici sintetici (50% degli insetticidi)
Da ormai 70 anni ci stanno/stiamo massacrando/suicidando di Pesticidi che sono:
- in primis inutili, in quanto abbiamo largamente disponibili tecniche alternative di tipo biologico, la cui efficienza e dimostrata dalla regolare registrazione al commercio, che segue alle relative prove di efficacia
- pesticidi che la legge stessa stabilisce come "pericolosi per la salute" (D.lgs. 150/2012 - Attuazione della Direttiva UE sull'Uso sostenibile dei pesticidi) e che si rivelano cancerogeni, sterilizzanti e teratogeni (con danni alla progenie per generazioni). Oltre che determinanti il drammatico incremento delle patologie degenerative e auto-immunizzanti (Diabete, Celiache, Sla, sclerosi multipla, Parkinson, Sensibilità chimica multipla, ecc,) verso le quali non c'è difesa, in quanto il nostro sistema immunitario che non ci riconosce più e ci "autodistrugge", in una "selezione innaturale" perfetta che Madre Natura attua nel suo "Giudizio Universale" in cui si prevede il futuro solo per chi rispetta le sue Regole.
Le stesse regole che sono alla base dei Diritti Inviolabili alla Salute e all'Ambiente (Art. 32, 9 Costituzione), Immodificabili e non derogabili ad alcun trattato economico internazionale, come sancito dalla Cassazione.
Ignoranza generale programmata e conflitti di interesse, come quello drammatico che vede spesso sindacati agricoli proprietari partecipi dei consorzi o cooperative che vendono pesticidi chimici e ritirano prodotti agroalimentari, sono alla base di questa situazione di sostanziale "illegalità diffusa".
Per il solo interesse BAYER-Monsanto-Syngenta-BASF-DOW, ecc… multinazionali che incassano centinaia di miliardi ogni anno dalla loro economia di morte. Come l'ha definita Papa Francesco nella sua enciclica "Laudato si'"
Il bioaccumulo di residui tossici nelle catene alimentari, nell'Uomo e nell'ambiente ha da tempo superato ogni capacità di sopportazione biologica; e se non ci fermiamo continuerà ad aumentare.
Così l'Italia ha raggiunto il triste record mondiale dei tumori dell'Infanzia, con un tasso d'incremento doppio per quelli neonatali rispetto alla media europea (OMS).
Abbiamo tolto il futuro ai nostri figli.
Che oggi nelle scuole hanno quasi più insegnati di sostegno per danni neuro-psico-fisiologici, che insegnanti delle discipline.
Mentre le patologie cronico-degenerative aumentano in modo drammatico, il nostro paese ha perso almeno 8 anni di aspettativa di vita sana, negli ultimi 15 anni (Eurostat), con un costo sociale di almeno 100 miliardi all'anno per le terapie a carico della cosiddetta Sanità.
A fronte di solo 1 miliardo d € di fatturato di Pesticidi chimici in Italia (Federchimica), che rappresentano le principali concause aggravanti di pericolo grave per la salute. Con un livello consentito negli alimenti che ancora oggi non prevede la sommatoria massima dei diversi residui chimici ammessi dalla legge, per cui gli agricoltori sono indotti ad usare diversi pesticidi durante le coltivazioni e nelle diverse coltivazioni, aumentando gli effetti sinergici negativi per la nostra salute. Con danni contemporanei sui diversi organi, moltiplicati dalla presenza simultanea che può arrivare, come dimostrano ricerche francesi, anche ad oltre 100 residui chimici diversi in una normale dieta quotidiana convenzionale. Con oltre 170 residui ritrovati nelle acque superficiali e profonde in Italia (ISPRA). E la Francia usa un terzo dei pesticidi consumati in Italia a fronte di una superficie agricola almeno doppia...
Mentre le norme di legge (D. lgs. 150/2012), che recepiscono la Direttiva Europea sull'Uso Sostenibile dei Pesticidi, prevedono la massima diffusione dell'agricoltura biologica e l'obbligo per tutti di Produzione Integrata, ovvero dell'uso prioritario di tutte le tecniche alternative ai Pesticidi Chimici, che dovrebbero essere autorizzati solo in casi accezioni da un Tecnico abilitato Fitosanitario.
Ciò in applicazione del Principio di Precauzione Costituzionale Europeo e Nazionale. Ricordando sempre che l'Europa può stabilire solo il livello minimo di tutela ambientale e santiaria, mentre il livello migliore di tutela può sempre essere stabilito dai singoli paesi membri, i quali con il criterio di Sussidiarietà, nel tempo impongono i miglioramenti su tutto il territorio dell'Unione Europea.
Le tecniche agroeco-biologiche tradizionali ed innovative, come gli insetti utili e i microrganismi del terreno, hanno dimostrato essere più che sufficienti a sfamare l'intera popolazione del pianeta, moltiplicata per 2, dimezzando nel contempo il consumo di risorse non rinnovabili.
Ma oggi il 70% dei terreni mondiali, sfruttati fino alla desertificazione, producono OGM e colture industriali per alimentare bestiame che consuma come oltre 20 miliardi di esseri umani e le cui carni "industriali" possono alimentare (avvelenandole lentamente) solo 3-4 miliardi di persone.
Devastando le foreste e producendo gas serra che stanno alterando irreversibilmente il clima, con tutte le conseguenze note ormai a tutti.
Bioplastiche e Biocombistibili fanno parte di questo sistema distruttivo della fertilità dei suoli, mentre il 30% dei terreni agricoli mondiali sono stati abbandonati, in quanto non più produttivi, mentre solo il 30% dei terreni mondiali coltivati dai piccoli contadini sfamano oggi il 70% della popolazione attuale mondiale. Fertilità che dovrebbe essere costituzionalmente tutelata (Art. 44), mentre la distruzione dell'Humus dei terreni provoca inoltre alluvioni per creazione di bombe idriche, causa la mancanza di trattenimento dell'acqua da parte dei terreni stessi, attraverso la "spugna biologica" rappresentata dall'Humus.
La politica agroambientale europea, distratta, falsificata e contraffatta
L'europa avrebbe risolto il problema da 25 anni, subito dopo il Referendum italiano contro i Pesticidi nel 1990, finanziando con molti miliardi di €, sufficienti per tutti gli agricoltori, il Pagamento dei Servizi Agro Ambientali "Volontari" nei Piani di Sviluppo Rurale Regionali, le ricchissime finanziarie agricole.
Agli Agricoltori Biologici sono dovuti pertanto i mancati ricavi (per il 30-40% di produzione), i maggiori costi anche per il maggior lavoro, più il 30% per le azioni collettive con alto beneficio sociale e il 20% per le burocrazie di transazione.
Altri pagamenti agro-climtico-ambientali sarebbero destinati a chi inserisce tecniche protettive della fertilità, come letamazioni, colture vegetali di copertura dei terreni per l'erosione e la fertilità, biodiversità funzionale, acquisto di insetti utili, ecc…
Con un'Azione regolatrice dell'attività economica ai fini della rimozione degli ostacoli alla sua realizzazione sociale, pagata dalla collettività a scopo sociale (Art. 3, comma 2). Gli Art. 44 (Sfruttamento razionale della fertilità dei suoli ai fini della conservazione della stessa) e 41 (Libera attività economica, orientata a scopo sociale), impongono inoltre l'uso agricolo di tecniche conservative e non pericolose per la salute, quali sono i Pesticidi.
Ma questi miliardi di euro, da 20 anni in Italia vengono regalati a chi compra Pesticidi chimici e disseccanti, falsificando le norme regionali agroambientali e i disciplinari di cosiddetta Agricoltura Integrata, che è oltretutto obbligatoria per tutti gli agricoltori e che prevede si usino prioritariamente le tecniche biologiche alternative, nel rispetto del Principio di precauzione,
Eppure i Piani delle regioni sono sottoposti alla Commissione europea a Bruxelles… la quale, purtroppo, approva l'inapprovabile. Mentre i servizi di controllo sulla "commistione" europea ci rispondono al Condizionale: ..."non ci dovrebbero essere irregolarità"...
Roba da Manicomio...
Il problema Agroecologico in Italia è tutto nel rispetto della Legge.
Ma quando l'illegittimità è così diffusa che diventa convenzione, non è possibile che essa assurga addirittura a norma bensì è necessario intensificare al massimo l'opera di repressione delle forze dell'Ordinee quella giudiziaria per redimere i colpevoli.
Fino ad ora abbiamo vinto molte cause… quelle poche purtroppo, che in Italia si fanno
- La Corte Costituzionale ha fermato la semina degli ogm su ricorso delle Regioni Marche e Puglia contro le cosiddette "Norme di Coesistenza" del governo Berlusconi… una contraddizione in termini, in quanto gli ogm contaminano le altre coltivazioni cine semi e polline e rendono impossibile la coesistenza con colture libere da ogm.
- il TAR ha fermato il taglio criminale degli ulivi secolari del Salento per una presunta malattia batteria, quando el cause dei disseccamenti sono soprattutto ben altre e collegate all'uso di disseccanti chimici e all'abbandono degli ulivi secolari per mancato finanziamento delle cure biologiche da parte della regione Puglia.
- I giudici civili condannano chiunque contamina con pesticidi i vicini che hanno diritto alla tolleranza zero a tutela dell'integrità della propria salute e di quella dei consumatori biologici, con fasce di sicurezza di almeno 300 metri di distanza da zone frequentate dalla popolazione, come risulta da ricerche pubblicate.
- Gli agricoltori biologici hanno denunciato le regioni Toscana e Umbria ai TAR (e alla corte dei conti) per evitare che i fondi destinati all'agricoltura biologica continuino a finire nelle tasche di chi acquista Disseccanti e Pesticidi ...coi soldi delle nostre tasse.
Il sottoscritto ha condotto un'audizione parlamentare di fronte a tutto l'arco politico "Prostituzionale", permettetemi la battuta… con un interrogatorio del sottoscritto agli atti dei Carabinieri Politiche Agricole, risalenti al 2002-2003.
Diversi servizi pubblici andati in onda sui mass media (Rai Report: "Come bio comanda" e "Ipocrisia di Stato", di Sabrina Giannini, 2002 e Ambiente Italia Rai 3: Servizio su Agricoltura Biologica e Parchi , 2001).
Ma la sentenza del TAR Toscana, entrato nel merito dal 2009 ancora non arriva… in quanto sospesa in attesa del parere del Consiglio di Stato su un precedente ricorso straordinario degli stessi agricoltori biologici al presidente della Repubblica.
Stiamo cercando di sbloccare la situazione per ottenere finalmente Giustizia.
Mentre le compagnie assicuratrici assicurano gli agricoltori per i danni da derive agro-tossiche verso terzi…
assicurando un reato… cosa non proprio legittima. Invece di assicurare gli agricoltori biologici per garantire la loro produzione a fronte di corrette cure naturali, come prevedono le norme europee che sostengono coi soldi delle nostre tasse il 70% de costi delle polizze sulla difesa fitosanitaria biologica in quanto a beneficio collettivo sulla salute ambientale.
Oggi invece le assicurazioni scommettono sul fatto che gli italiani, invece di rivolgersi ai giudici e chiedere i danni, sopportano l'insopportabile e non fanno denunce…
Come nel prosecco laddove il vino più velenoso del mondo costringe la gente a scappare o chiudersi dentro casa con l'aria pressurizzata… cosa che non serve a nulla,
…creando un inferno in terra. Laddove potrebbe esservi il Paradiso biologico.
Il ruolo dei Sindaci
I Sindaci attuino allora il diritto alla salute e all'ambiente in quanto tutori della salute dei propri cittadini, delegati dallo Stato, così come ha fatto quello di Petrosino (Trapani) che ha stabilito che ogni agricoltore deve predisporre almeno 200 metri di distanza di sicurezza al fine di evitare derive chimiche intollerabili, coltivandoli in modo biologico.
Attendiamo il primo Sindaco che dichiari il proprio territorio comunale Biologico, dal momento che come detto non abbiamo nemmeno ostacoli di natura economica alla tutela della salute, in ogni caso prioritaria sull'attività economica, grazie proprio ai Pagamenti Agroambientali per gli agricoltori biologici, i quali, oltre tutto godono di un prezzo di mercato maggiore.
Ed anzi, proprio grazie all'ordinanza sanitaria di un Sindaco che dichiari il territorio Biologico è possibile attivare un'azione collettiva sui pagamenti agroambientali, ottenendo la maggiorazione del 30% dei pagamenti previsti, ovvero un beneficio economico per tutti gli agricoltori, oltre che sociale e ambientale.
Cosa aspettiamo cari sindaci?
Forza e CORAGGIO
Gli agricoltori saranno i primi ben felici, essendo el prime vittime dei pesticidi.
Avremo come alleate anche le assicurazioni che non potranno pagare i danni da pesticidi
per azioni illegittime da parte di "ignoranti assicurati" sottoposti alla pressione dei venditori di chimica.
Se vi saranno denunce di milioni di cittadini contaminati da Pesticidi.
E ancora sul principio di uguaglianza e di Precauzione...
Quando un agricoltore spruzza pesticidi, i residui chimici che mangeremo dipenderanno dal vento, dalla velocità del trattore, dagli ostacoli e manovre, in sostanza dal caso… E vi saranno mele molto più avveleniate di altre.
Tutte avvelenate a norma di legge, in quanto la media dei residui tollerati non tutela affatto il Principio di precauzione, tanto più che non prevede nemmeno la sommatorie dei diversi residui contemporaneamente presenti negli alimenti, che rappresentano "concause aggravati di pericolo grave e attuale per la salute Umana" (vedasi le sentenze passate in giudicato su danni da Fumo, Amianto, Telefoni cellulari, ecc).
Di conseguenza avremo vittime semplicemente più sfortunate perché vengono contatto con maggiori residui a causa di un seme, farina, mela, verdure, una pizza al Glifosate… più contaminati …
o semplicemente perché più sensibili a causa del loro sistema immunitario più debole, o perché anziani, o malati o perché bambini o in via di sviluppo nel grembo materno, con un metabolismo altamente sensibile.
COME PUO' ESISTERE UNA LEGGE DELLO STATO CHE REGOLI LA ROULETTE RUSSA DEI PESTICIDI ?
Alla faccia del principio di Uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e del principio di Precauzione, che dovrebbe tutelare i più deboli
Dai calcoli inviati al Ministero agricoltura, bastano 7 miliardi di € per compensare tutti gli agricoltori biologici dei mancati ricavi, maggiori costi e riconvertire tutta l'Italia alla Coltivazione Biologica. Con un risparmio potenziale del 30% sulla spesa sanitaria Nazionale, come dimostrano ricerche danesi in materia, per la riduzione progressiva delle patologie croniche e acute.
Corrispndenti ad almeno 30 miliardi di € annui per l'Italia, con un guadagno netto di 23 miliardi all'anno !!!
Europa che ci mette a disposizione da qui al 2020 almeno 12 miliardi di € all'anno.
Ciò consente di passare dal conflitto alla convergenza di interessi, in quanto anche i venditori di pesticidi possono guadagnare di più vendendo prodotti per l'agricoltura biologica, multinazionali incluse, che hanno sicuramente maggiori margini sui mezzi tecnici biologici, sostenuti da fondi pubblici.
Per un'economia della Salute e della Vita, che si contrapponga a quella della morte e malattie, come definita da Papa Francesco che ci ha ammonito con la sua Enciclica "Laudato Sì"
Ora o Mai Più
Tutti insieme Cari Giuristi, amministratori e politici onesti e consapevoli
Viva L'Italia e il suo Popolo Sovrano
Vivano i nostri figli !!!
I DIECI ARTICOLI DELLA COSTITUZIONE VIOLATI PER L’UTILIZZO E LA DERIVA TOSSICO-NOCIVA DEI PESTICIDI DI SINTESI
Art. 32 Costituzione - La Repubblica tutela la SALUTE come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività … Nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.
Art.14 Costituzione - Il domicilio è inviolabile
Art.13 Costituzione - La libertà personale è inviolabile.
È punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà.
Art.16 Costituzione - Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni di legge in via generale per motivi di sanità o di sicurezza.
Art.41 Costituzione - L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
Art.44 Costituzione –Al fine di conseguire il razionale sfruttamento del suolo e di stabilire equi rapporti sociali, la legge impone obblighi e vincoli alla proprietà terriera privata,….aiuta la media e piccola proprietà.
Art.42 Costituzione - (comma 2) La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti.
Art.28 Costituzione- I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti. In tali casi la responsabilità civile si estende allo Stato e agli enti pubblici. (IL SINDACO E’ LA MASSIMA AUTORITA’ SANITARIA NEL TUO COMUNE (Legge 23 dicembre 1978 n. 833 articolo 13))
Art.54 Costituzione - I Cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore , prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.
Art .9 Costituzione – La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
La responsabilità sociale comporta oggi un impegno per un’agricoltura biologica ed eco-solidale, perché la difesa della persona umana, della sua salute e della sua dignità, è imprescindibile dalla difesa della natura e dell’ambiente e di una sana alimentazione. L’agroecologo Giuseppe Altieri, da scienziato, ne è convinto, in linea con quanto affermato da Papa Francesco nella Lettera Enciclica “Laudato Si’”. Ed è per questo motivo, “per il profilo altamente sociale, culturale e professionale del suo impegno nel settore dell’agroecologia”, che gli è stato assegnato il Premio internazionale “Padre Pio da Pietrelcina” 2016. La cerimonia di consegna, sabato 12 novembre, nel paese di Padre Pio.
Il riconoscimento degli “Amici di Padre Pio – Volontari del Sollievo” Onlus è attribuito ogni anno a “persone che hanno saputo donare, attraverso la missione della loro professione e del loro lavoro, quei segni concreti di testimonianza umana, culturale e cristiana”. Tra i premiati nelle edizioni precedenti, anche il regista Franco Zeffirelli, il sociologo Francesco Alberoni, il cantante Albano Carrisi. Quest’anno, il premiato è Altieri, un nome poco noto al grande pubblico, finora, ma ben conosciuto nell’ambiente scientifico, come in quello istituzionale, per il suo coraggio e la determinazione nel trentennale impegno nell’agroecologia – la scienza che studia e utilizza le tecniche tradizionali e innovative per lo sfruttamento naturale delle risorse agricole, nel rispetto dell’ambiente e dei cicli naturali e per la difesa e promozione della biodiversità – e nel contrasto all’utilizzo di pesticidi, gravemente dannosi per la salute dell’uomo e della natura, e anche – dice – per l’economia.
Altieri, docente di biotecnologie, fitopatologia, entomologia, agricoltura biologica e agroecologia applicata all’Istituto agrario di Todi, responsabile di Agernova, Agenzia di Servizi avanzati per l’agroecologia e la ricerca, era stato intervistato da In Terris un anno fa – “Ecco come gli Ogm affamano il mondo” http://www.interris.it/2015/11/11/77732/senza-categoria/ecco-come-logm-affama-il-mondo.html –, in occasione di un convegno organizzato a Roma, nella Basilica di S. Lorenzo fuori le mura, da Agernova insieme all’associazione EcoFoodfertility e al Movimento Eudonna – Donne per l’Europa. E aveva dato testimonianza, nell’occasione, di un modo di fare “scienza con coscienza”, meritevole di apprezzamento per la qualità della ricerca come anche sul piano del servizio di fede e di promozione dell’antropologia cristiana, nel rispetto del progetto di Dio nel Creato.
Da anni, si batte per l’applicazione del “principio di precauzione” in agricoltura e nella sanità. Un principio giuridico e scientifico che rispecchia quello morale di prudenza. Disciplinato nell’articolo 191 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea e nella carte costituzionali, stabilisce che, ove vi sia il dubbio che un prodotto, un elemento, un evento, possa costituire un pericolo e ove il rischio non possa essere valutato con sufficiente certezza, debba essere evitato. Ma – afferma Altieri – questa regola resta inapplicata nella sicurezza agricola e alimentare. Uno schiaffo ai diritti, della persona umana e della natura. Per esempio, per quanto riguarda l’uso del glifosato, un pesticida che è stato dimostrato essere gravemente dannoso per la salute dell’uomo, ma che continua ad essere utilizzato in grande quantità. “ll glifosato si sostituisce agli amminoacidi del nostro corpo, provocando un caos biologico e danni più gravi della stessa modificazione genetica”, spiega Altieri. “Dal 2008, per legge sono vietati i prodotti chimici che interferiscono con il sistema endocrino, eppure continuano ad essere utilizzati”. E poi, afferma: “Spendiamo un miliardo di euro per i pesticidi e oltre 200miliardi per curare le malattie degenerative, che in gran parte sono provocate dall’uso dei pesticidi. Se spendessimo 12miliardi di euro per le coltivazioni biologiche risparmieremmo miliardi nella sanità e saremmo tutti più sani e più ricchi. Ci sono le leggi e ci sono i finanziamenti, bisogna cambiare le cattive abitudini”. Ecologia significa, infatti, anche “buona economia”.
“L’agricoltura biologica è competitiva sul mercato”, continua Altieri. “Bisognerebbe passare dal conflitto alla convergenza di interessi, nella buona pratica dell’agricoltura biologica, che dimostra come economia ed ecologia hanno entrambe come finalità una buona gestione della ‘casa comune’. Infatti, si comincia a parlare di ‘econologia’”. Quindi, il vincitore del Premio Padre Pio da Pietrelcina in questa XVIma edizione parla del suo progetto “Mangia come parli”, finanziato dal ministero dell’Agricoltura: coltivazioni 100% italiane, biologiche, senza Ogm. E cita un esempio da imitare di buona amministrazione: “Il sindaco di Petrosino, in provincia di Trapani, ha emesso un’ordinanza per il divieto di pesticidi, su ricorso di una cittadina malata di sensibilità multipla ai diserbanti chimici, anche grazie all’intervento del Vescovo”. L’ecologia, infatti, la difesa dell’ambiente e del Creato, è un dovere del credente e, in modo particolare, del cristiano.
“Questo premio è un dono, per me. Il riconoscimento per trent’anni di impegno e una scintilla per riprendere con energia un cammino in difesa della salute dell’uomo e del pianeta. Proprio come l’Enciclica ecologica di Papa Francesco è stata un dono per tutti coloro sono al servizio della Vita, contro una cultura di morte”, dichiara Altieri. “Abitiamo tutti nel mondo come una sola casa comune. Abbiamo il dovere di trattarlo con cura. Al Polo Nord si raccolgono i residui tossici del pianeta. Gli orsi polari non riconoscono più le femmine. La sana agricoltura e alimentazione sono un dovere di responsabilità, verso noi stessi, verso le generazioni future, verso i nostri figli, reali e potenziali”.
Da IN TERRIS, quotidiano on line internazionale
DOMENICA 27 NOVEMBRE 2016
Guardate il video sottostante di un tecnico del veronese che pubblicizza un prodotto della BASF. E' pubblicità illegittima in quanto devono essere prescritti prioritariamente mezzi tecnici biologici visto l'obbligo di produzione agricola integrata atta a sostituire i mezzi chimici con integrazione delle tecniche alternative…
…vedasi circolare sull'Atto fitoiatrico del'Albo degli Agronomi.
Come Agroecologo e fitopatologo affermo che contro la ticchiolatura del melo è sufficiente usare 100 grammi di rame metallico per ettaro e del polisolfuro che agisce anche contro l'Oidio. Esistono anche dei rameici a bassi dosaggi che si assorbono proteggendo al meglio le piante anche per 5-6 giorni in caso di forti piogge dilavanti i prodotti rameici di copertura.
In questo modo si rimane tranquillamente sotto i limiti di rame/ha consentiti dalle norme.
Per cui pubblicizzare o, peggio, prescrivere un prodotto chimico sistemico, magari mischiato a ditiocarbammati come mancozeb di semplice copertura ma altamente tossici per l'uomo, i cui residui rimangono nei frutti, è poco scientifico e soprattutto pericoloso per l salute.
Violando la costituzione negli articoli, 32, 9, 41, 44, 3, comma 2, et altri...