L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
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D- Buongiorno Francesco, dopo un anno ricco di tante performance di successo in giro per numerosi teatri italiani sei di nuovo il pole position per nuovi spettacoli. Sarai presente come attore e come regista.
R-Sì sono stato molto fortunato quest'anno e saranno in scena addirittura sei spettacoli di cui ho curato la regia e in due sarò anche protagonista in scena e tutto questo mi riempie di orgoglio e gioia.
D- Ci saranno varie commedie e atti teatrali con nomi conosciuti del cinema e del teatro come Lorenzo Flaherty protagonista in “il visitatore” di Eric Emmanuel Schmitt. In questa precisa commedia tu sarai il regista.
Vuoi parlarmene?
R- IL VISITATORE di Erick Emanuel Smith è un testo straordinario che pone al centro della storia la figura di Sigmund Freud e ha come temi fondamentali il rapporto con Dio, la spiritualità, la scienza, la ragione e molti conflitti che attanagliano e che riguardano anche l'uomo moderno; un testo straordinario di grande tensione morale e mi auguro che abbia il successo che merita.
D-In quali teatri verrà ospitato?
R-IL VISITATORE debutterà il 19 e 20 ottobre all’ Auditorium Pierluigi di Palestrina e poi sarà in tournée nel Lazio, in Toscana e Lombardia e in molte altre regioni italiane.
D- Un altro spettacolo che prenderà il via sarà “l’onorevole, il poeta e la signora” di Aldo De Benedetti; una commedia esilarante dove tu, Isabella Giannone e Lorenzo Flaherty sarete i protagonisti e tu, anche qui sarai il regista oltre che un protagonista.
Vuoi anticiparci qualcosa?
R- "L'ONOREVOLE, IL POETA E LA SIGNORA" è un testo di Aldo De Benedetti straordinario e dalla irresistibile comicità ma che ha anche la capacità di portare in scena dei personaggi molto attuali e magnificamente descritti dalla penna magistrale dell'autore, è uno spettacolo di grande comunicabilità e il divertimento è assicurato e inoltre sono convinto che sarà molto apprezzato dal pubblico. Erano anni che volevo portare in scena un testo di Aldo De Benedetti e finalmente è capitata l'occasione ed inoltre sono entusiasta di dividere la scena con Lorenzo Flaherty e Isabella Giannone. Inoltre sono estremamente felice che lo spettacolo abbia una tournée veramente lunga e prestigiosa davvero in ogni parte della penisola.
D- Non è finita qui, altri eventi spettacoli faranno parte di un anno ricchissimo di performance teatrali;
uno molto promettente di successo sarà sicuramente “tre sul terrazzo “di Patrizio Pacioni scrittore di successo di romanzi, saggi, drammi e raccolte di racconti. In questo spettacolo ci sarà la bravissima Nadia Rinaldi e il preparatissimo Salvatore Buccafusca oltre che Andrea Zanacchi. Qui sarai regista e addetto alla scelta costumi,
Parlaci di questo spettacolo e di ai nostri lettori perché merita andarlo a vedere?
R- TRE SUL TERRAZZO con Nadia Rinaldi è uno spettacolo sul mondo della televisione molto divertente dalla comicità molto acuta e tagliente; i personaggi sono delineati in maniera straordinaria e sono estremamente divertenti ma ci fanno anche molto riflettere sul mondo dei rapporti e sul nostro presente così difficile.
D- Presente in teatro anche la commedia “Senza respiro” di David Norisco con Pamela Prati e Simone Lambertini che tu con la tua regia la renderà sicuramente magica e intensa. In quale teatro potremmo vedere questo spettacolo? Vuoi dirci qualcosa su questo spettacolo?
R- SENZA RESPIRO di David Norisco con Pamela Prati sarà uno spettacolo di grande fascino, unirà il giallo, il Thriller e ci sarà anche un pizzico di erotismo unito alla commedia; un mix che credo sarà davvero esplosivo. Lo spettacolo sarà in tournée in tutta Italia nei maggiori teatri.
D- Ho visto con piacere che torneranno di nuovo in visione nei teatri “Una come me” con Matilde Brandi, Salvatore Buccafusca e Andrea Zanacchi dove tu ne sei il regista. Verrà riproposto di nuovo anche lo spettacolo “Cose di ogni giorno” con la brillante Danny Mendez, un bravissimo Francesco Branchetti e la partecipazione di Isabella Giannone e José De La Paz . Anche in questo caso tu sarai attore e regista.
Un anno carico di grandi spettacoli per ogni gusto.
R- Si tornano in scena ancora un'altra stagione UNA COME ME con Matilde Brandi e Salvo Buccafusca e Cose di ogni giorno di David Norisco e sono estremamente felice quando gli spettacoli hanno la possibilità di continuare a vivere stagione dopo stagione nei teatri perché questo significa che negli anni precedenti sono stati graditi dal pubblico e questo è un grande riconoscimento per il mio lavoro.
D- Da sempre lascio uno spazio bianco a chi intervisto e qui vorrei che tu parlassi con i nostri lettori di queste novità che tu e le tue compagnie intraprenderete nei nostri teatri per farci trascorrere ore spensierate e ricche di emozioni.
R- Per concludere vorrei dire che sarà un anno di grandi emozioni e che finalmente sembra che un po' di ripresa ci sia per il teatro e mi auguro che finalmente possa tornare quella normalità che aspettiamo con ansia dai terribili anni del covid ed è un augurio che faccio a me ma anche a tutti i teatranti che con me hanno affrontato questi anni così difficili ed inoltre vi ringrazio per l'attenzione costante che dedicate sempre al mio lavoro.
D- Buongiorno Francesco, dopo un anno ricco di tante performance di successo in giro per numerosi teatri italiani sei di nuovo il pole position per nuovi spettacoli. Sarai presente come attore e come regista.
R-Sì sono stato molto fortunato quest'anno e saranno in scena addirittura sei spettacoli di cui ho curato la regia e in due sarò anche protagonista in scena e tutto questo mi riempie di orgoglio e gioia.
D- Ci saranno varie commedie e atti teatrali con nomi conosciuti del cinema e del teatro come Lorenzo Flaherty protagonista in “il visitatore” di Eric Emmanuel Schmitt. In questa precisa commedia tu sarai il regista.
Vuoi parlarmene?
R- IL VISITATORE di Erick Emanuel Smith è un testo straordinario che pone al centro della storia la figura di Sigmund Freud e ha come temi fondamentali il rapporto con Dio, la spiritualità, la scienza, la ragione e molti conflitti che attanagliano e che riguardano anche l'uomo moderno; un testo straordinario di grande tensione morale e mi auguro che abbia il successo che merita.
D-In quali teatri verrà ospitato?
R-IL VISITATORE debutterà il 19 e 20 ottobre all’ Auditorium Pierluigi di Palestrina e poi sarà in tournée nel Lazio, in Toscana e Lombardia e in molte altre regioni italiane.
D- Un altro spettacolo che prenderà il via sarà “l’onorevole, il poeta e la signora” di Aldo De Benedetti; una commedia esilarante dove tu, Isabella Giannone e Lorenzo Flaherty sarete i protagonisti e tu, anche qui sarai il regista oltre che un protagonista.
Vuoi anticiparci qualcosa?
R- "L'ONOREVOLE, IL POETA E LA SIGNORA" è un testo di Aldo De Benedetti straordinario e dalla irresistibile comicità ma che ha anche la capacità di portare in scena dei personaggi molto attuali e magnificamente descritti dalla penna magistrale dell'autore, è uno spettacolo di grande comunicabilità e il divertimento è assicurato e inoltre sono convinto che sarà molto apprezzato dal pubblico. Erano anni che volevo portare in scena un testo di Aldo De Benedetti e finalmente è capitata l'occasione ed inoltre sono entusiasta di dividere la scena con Lorenzo Flaherty e Isabella Giannone. Inoltre sono estremamente felice che lo spettacolo abbia una tournée veramente lunga e prestigiosa davvero in ogni parte della penisola.
D- Non è finita qui, altri eventi spettacoli faranno parte di un anno ricchissimo di performance teatrali;
uno molto promettente di successo sarà sicuramente “tre sul terrazzo “di Patrizio Pacioni scrittore di successo di romanzi, saggi, drammi e raccolte di racconti. In questo spettacolo ci sarà la bravissima Nadia Rinaldi e il preparatissimo Salvatore Buccafusca oltre che Andrea Zanacchi. Qui sarai regista e addetto alla scelta costumi,
Parlaci di questo spettacolo e di ai nostri lettori perché merita andarlo a vedere?
R- TRE SUL TERRAZZO con Nadia Rinaldi è uno spettacolo sul mondo della televisione molto divertente dalla comicità molto acuta e tagliente; i personaggi sono delineati in maniera straordinaria e sono estremamente divertenti ma ci fanno anche molto riflettere sul mondo dei rapporti e sul nostro presente così difficile.
D- Presente in teatro anche la commedia “Senza respiro” di David Norisco con Pamela Prati e Simone Lambertini che tu con la tua regia la renderà sicuramente magica e intensa. In quale teatro potremmo vedere questo spettacolo? Vuoi dirci qualcosa su questo spettacolo?
R- SENZA RESPIRO di David Norisco con Pamela Prati sarà uno spettacolo di grande fascino, unirà il giallo, il Thriller e ci sarà anche un pizzico di erotismo unito alla commedia; un mix che credo sarà davvero esplosivo. Lo spettacolo sarà in tournée in tutta Italia nei maggiori teatri.
D- Ho visto con piacere che torneranno di nuovo in visione nei teatri “Una come me” con Matilde Brandi, Salvatore Buccafusca e Andrea Zanacchi dove tu ne sei il regista. Verrà riproposto di nuovo anche lo spettacolo “Cose di ogni giorno” con la brillante Danny Mendez, un bravissimo Francesco Branchetti e la partecipazione di Isabella Giannone e José De La Paz . Anche in questo caso tu sarai attore e regista.
Un anno carico di grandi spettacoli per ogni gusto.
R- Si tornano in scena ancora un'altra stagione UNA COME ME con Matilde Brandi e Salvo Buccafusca e Cose di ogni giorno di David Norisco e sono estremamente felice quando gli spettacoli hanno la possibilità di continuare a vivere stagione dopo stagione nei teatri perché questo significa che negli anni precedenti sono stati graditi dal pubblico e questo è un grande riconoscimento per il mio lavoro.
D- Da sempre lascio uno spazio bianco a chi intervisto e qui vorrei che tu parlassi con i nostri lettori di queste novità che tu e le tue compagnie intraprenderete nei nostri teatri per farci trascorrere ore spensierate e ricche di emozioni.
R- Per concludere vorrei dire che sarà un anno di grandi emozioni e che finalmente sembra che un po' di ripresa ci sia per il teatro e mi auguro che finalmente possa tornare quella normalità che aspettiamo con ansia dai terribili anni del covid ed è un augurio che faccio a me ma anche a tutti i teatranti che con me hanno affrontato questi anni così difficili ed inoltre vi ringrazio per l'attenzione costante che dedicate sempre al mio lavoro.
Chi come me è cresciuto a fumetti della Marvel e della DC, dovrà fare qualche sforzo per riuscire ad immaginare dei supereroi che si esprimono con un forte accento napoletano, tutti partoriti dalla prolifica fantasia di Alessandra Merico, che continua a sfornare a cadenza regolare fragranti pièce teatrali gradevoli e divertenti con cui intrattenere il suo pubblico facendosi accompagnare da un cast ormai più che rodato e dotato.
Questa proposta, mi diceva la stessa Alessandra, è una metafora sul mondo dello spettacolo e della vita. I personaggi sono ispirati a quegli artisti sulla via del tramonto; attori che dopo essere stati famosi ed acclamati, all'improvviso cadono nel dimenticatoio. Ma nella pièce si affrontano anche altri temi, come il trasformarsi delle abitudini e la fatica di adeguarsi, con l’età, ai nuovi trend. E poi la vecchiaia che porta con sé tutti i suoi acciacchi, a cui neanche un supereroe è indenne. Una commedia velatamente pungente che induce, almeno a fine spettacolo, ad una riflessione, un modo diverso e più umano di vedere in questi miti degli antieroi.
Avete presente gli “Incredibili”, quei buffissimi supereroi ideati dalla Pixar diventati un vero problema per la società per i danni perpetrati durante le loro azioni contro il crimine? Vengono messi al bando, costretti a nascondere le loro doti e a vivere vite banali sognando il grande ritorno.
Ecco, Alessandra sceglie di presentare il lato più umano dei supereroi: bonaccioni, sempliciotti, poveri diavoli frustrati che non sono riusciti a conservare la loro notorietà e che vivono solo di ricordi. Vecchie glorie squattrinate che palesano difetti tipicamente umani amplificati dai loro poteri. Per adattarsi sono costretti a sopravvivere in un covo che più che altro sembra uno scantinato, di cui non riescono neanche a pagare l'affitto. Mentre sognano di ritornare in auge, divengono preda dei loro difetti che non sanno più dominare; triste eredità della loro forzata inattività che li ha sprofondati nell’apatia.
Detto così sembra un dramma, ma come dicevo, Alessandra li presenta in una chiave edulcorata per farne delle macchiette assolutamente esilaranti. L’autrice, come il deus ex machina di una tragedia greca, arriva nei panni di una eroina neofita ed inesperta che presenta a tutti un'occasione di riscatto dallo stato di misera accettazione. Lei è Super Chic, una eroina partorita dai social; Alessandra la trasforma in una parodia che neanche troppo velatamente denuncia e schernisce il mondo del web, dove dei semplici “nessuno” con espedienti risibili si affermano sulla rete conquistando l’attenzione di migliaia di followers.
È proprio questa la chiave di Alessandra, che con la sua Super Chic tenta di aumentare la visibilità e notorietà, poi di far ritornare alla loro fama questi poveri dimenticati, formando con loro i “Super 5”, nome più adatto ad una band musicale dance degli anni ’70 che non a dei supereroi.
Divertendoci con questa spassosissima proposta, mette a nudo senza calcare troppo la mano, la dipendenza del mondo moderno nei confronti dei social. Tema estremamente contemporaneo e preoccupante, soprattutto quando regala notorietà in breve tempo e la toglie altrettanto velocemente.
Tra le tante risate, le battute, le gag divertenti, spiccano le buffe tutine in lycra, nascoste da pigiamoni e parannanze indossate da questi improbabili supereroi con fisici non propriamente statuari (donne a parte, Beatrice e Alessandra sono davvero deliziose, anche se buffe). Li troviamo impegnati in faccende domestiche e in puerili litigi tra una ripicca e l’altra che divertono molto, mentre vivono però una vita che ha poco di super e molto di mediocre. Sono ex-supereroi molto diversi sia per carattere che per poteri, e si impegnano alacremente in folli situazioni per divertire il pubblico, che ride molto. Paradossalmente, l’entrata in scena di Super Chic dimostra il rovesciamento dei valori del mondo di oggi, dove i supereroi sembrano essere gli influencer, persone senza formazione particolare che riescono a raggiungere la notorietà mentre tanti con notevoli competenze tecniche e artistiche rischiano ogni giorno l’oblio o fanno fatica ad affermarsi.
Due diverse generazioni si fronteggiano scatenando risate in una sequela di situazioni oltremodo esilaranti. Ma sta per accadere qualcosa di imprevisto che coinvolgerà questi malconci e improbabili eroi: la terra deve essere salvata da una terribile minaccia. Riusciranno Big Mind (Gianni Ferreri), Fast Man (Giuseppe Cantore), Strong Man (Enzo Casertano), Electric Girl (Beatrice Fazi) e Super Chic (Alessandra Merico) nella loro doppia impresa? Riusciranno a tornare eroici e a salvare la terra?
I nostri si muovono in una fantastica scenografia che ripropone il loro covo-abitazione futuristico ma piuttosto sgangherato ed impolverato come la loro fama, realizzata con attenzione meticolosa nei dettagli. Un monitor viene utilizzato sia come TV per i notiziari che tengono informati i nostri, sia come supporto per la storia. Qui il pubblico può seguire dei video con spezzoni di film famosi in tema con la storia, o delle animazioni con i nostri personaggi animati ben realizzati ed originali. Ingegnosi effetti scenici permettono ai protagonisti di sollevare oggetti molto pesanti, usare il teletrasporto, produrre scariche elettriche e tanto altro. Davvero esilarante. Qualcosa di veramente innovativo sia per le pièce a cui Alessandra ci ha abituato, che per il teatro. Luci, effetti scenici e musiche tratte da film su questo genere completano il resto.
Il cast, neanche a dirlo, è sempre padrone del palco, non vacilla neanche davanti a qualche piccolo problema tecnico; anzi, dimostra un grande spirito di adattamento che questi magnifici artisti, diretti dalla impeccabile regia di Luigi Russo, hanno.
Sono spassosissimi, la triade maschile che volutamente sottolinea la propria provenienza partenopea è qualcosa di travolgente. Insieme sono fantastici, esplosivi: battute azzeccate, trovate originali, tanta espressività e gestualità ispirata al teatro partenopeo. Quanto alla coppia femminile, Alessandra entra in scena con un vestitino delizioso che la fa sembrare una Winx, burrascosa ed eccentrica, buffa e divertente. Beatrice interpreta un doppio ruolo e ancora una volta dimostra tutta la sua versatilità artistica nei panni di due caratteri in antitesi tra loro seppur con dei punti in comune. Lei è Electric Girl, figlia d’arte di un altro noto eroe Marvel, ma ha una scarsa dimestichezza dei suoi poteri che perlopiù agiscono in maniera nefasta sugli impianti elettrici.
Insomma, un soggetto che fa riflettere nelle vesti di uno spettacolo brillante che alla fine raggiunge, attraverso una progressiva escalation, l’apice del divertimento. Brioso, ricco di idee, impetuoso, trascinante, irresistibile, comico. Avrete modo di divertirvi insieme agli attori, visibilmente entusiasti di interpretarne i protagonisti.
“Super” di Alessandria Merico, regia Luigi Russo
Con Alessandra Merico, Beatrice Fazi, Giuseppe Cantore, Enzo Casertano e Gianni Ferreri
VIDEO |
Da Mosca, Mark Bernardini. Novantasettesimo notiziario settimanale di lunedì 30 settembre 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.
- Togliere i manifesti “La Russia non è nostra nemica” appesi a Roma cinque giorni prima della scadenza del contratto sembrava insufficiente.
- Intervento Putin alla Settimana Russa dell’Energia
- Lavrov all’assemblea generale dell’ONU
- Putin in occasione della Giornata della riunificazione delle Repubbliche Popolari di Doneck e Lugansk e delle regioni di Zaporož’e e Cherson con la Russia
- «Жди меня, и я вернусь», “Aspettami e tornerò”, 1941.
Per questa settimana è tutto. A risentirci e rivederci, sui miei canali!
https://markbernardini.blogspot.com/2024/09/097-italiani-di-russia.html
Francesca Lopane |
E’ accaduto a Manduria lo scorso 19 settembre 2024, quando la casa di Elisa Springer è divenuta Museo Casa della Memoria Elisa Springer. Nella vita ci vengono dati tutta una serie di doni, ovviamente bisogna saperli riconoscere, valorizzarli e tutelarli. Alcuni sono più preziosi di altri, è questo il caso. Sono stata amica, infatti, di Elisa Springer nel suo periodo materano. Grazie all’Uomo che non vuole dimenticare, perché dimenticare significherebbe, per Noi, MORIRE ANCORA! E’ uno dei meravigliosi pensieri che Elisa Springer sciorinava -con quella grazia ed eleganza che Le erano proprie- nelle innumerevoli classi di alunni e studenti ove si recava per narrare degli uomini che, pur vivendo l’evoluzione, finiscono per ricadere nella barbarie di uomini che trucidano uomini.
E’ strano come il lessico possa sorprenderci, è spesso in uso dire: i Teatri di Guerra, teatro? Un Teatro tutt’altro che di civiltà letteraria e pedagogica! Un Teatro dove la morte non è finzione! Forse l’errore nasce perchè si preferisce guardare gli scenari delle guerre come finzione cinematografica, che poi, pure quella è oltremodo violenta. E allora…finchè siamo vivi non dobbiamo tacere, così Elisa nel suo “Il silenzio dei vivi” e laddove ci venga imposto il silenzio, ancora Elisa, L’eco del silenzio raggiungerà tutti. Ho amato e amo i suoi due libri, anche quelli mi hanno spinta a scrivere il monologo tenuto in casa e poi nella celebrazione pubblica ufficiale. Mi piace registrare che l’Amministrazione comunale di Manduria sia stata coraggiosa e gentile, come abbia saputo comporre una squadra di meravigliosi tecnici che hanno fatto di una casa un Museo, ma non nel senso tradizionale, piuttosto uno scenario vivo, m’è parso quasi che Elisa fosse lì, a voltare le pagine del piccolo ricettario di cucina manoscritto; i colori alle pareti sono studiatissimi da un grande della cinematografia, il direzionamento dei faretti segue un possibile sensibile sguardo umano verso i punti più significanti, le piccole teche per i cimeli più preziosi, a cominciare da quella che contiene frammenti di filo spinato di Auschwitz, sono situate non a colmare spazi ma a dare senso agli spazi, i riconoscimenti delle scuole di tutt’Italia fanno da sfondo allo scrittoio di Elisa sul quale ci sono i suoi libri e quello con la dedica al figlio, il ricettario di cucina sta lì, sul frigorifero, aperto alla pagina della minestra più amata da Elisa, l’ultima valigia è sul letto, sembra appena fatta eppure da quel momento in poi la tragedia si sarebbe abbattuta sull’umanità, in ispecie l’umanità di religione ebraica…e .c’è il pianoforte che non rinvia più le note viennesi, nè le prime semplici musiche suonate dai suoi allievi.
Un’Amministrazione gentile, dunque, ha portato avanti i lavori fino alla celebrazione di apertura del 19 settembre 2024; ci sono stati il Sindaco Gregorio Pecoraro insieme al Prefetto di Taranto Paola Dessì, al Presidente della Provincia di Taranto Rinaldo Melucci, a Vito Perrucci Consigliere Comunale e Relatore del Progetto, a Loredana Ingrosso referente del Museo Civico, alla giornalista documentarista Lucilla Rogai, a Claudia Blandamura nuora di Elisa Springer, al giornalista già Rai Salvatore Catapano e la Presidente della Fondazione Springer, Francesca Lopane che ha posto la cornice intensa e preziosa alla narrazione; tutti riuniti per trasmettere il testamento umanitario di Elisa al folto pubblico accorso al convegno prima e al successivo taglio del nastro, poi.
E ci sono stati i tecnici che ho voluto sentire personalmente per sapere quanto cuore hanno posto prima che la tecnica, quanto rispetto e pathos e amore e …hanno profuso! Quanto a me -consigliera della Fondazione- ma soprattutto antica amica che ebbe anche l’onore di condurre l’importante serata del 10 dicembre 2002 presso il Cine Teatro “E. R. Duni” di Matera per il conferimento della cittadinanza, che già in quel caso con il monologo e le luci soffuse ebbi modo di porgere alla cittadinanza la sintesi più accurata e accorata dei due libri-best sellers di Elisa che ne’ Il silenzio dei vivi scrive: affido questo libro a tutti i ragazzi…la loro ansia di non dimenticare, l’esigenza di libertà e rispetto per l’uomo, sono diventati punti fermi, irrinunciabili, su cui costruire un mondo, una società fatti di libertà e non di schiavitù, di giovani liberi e fratelli, giovani che sapranno trovare il modo e forse anche il tempo di spiegare agli altri e a noi se e dove abbiamo sbagliato. Loro saranno i veri giudici del nostro passato e del loro domani. Affido al loro verdetto la storia della mia vita. Nessuno può nascere solo per morire - anche in condizioni estreme, l’uomo merita sempre di rimanere lo scopo dell’uomo. Scriverà Frediano Sessi sul battente
Antonella Pagano |
del libro di Elisa L’eco del silenzio. Ed Elisa ancora: I Giovani in visita ai Campi sono i pellegrini di speranza, a loro ho raccontato il bene e il male, l’amore e l’intolleranza…un fiore, solo un fiore piantino per ogni lacrima che cadrà dai loro cuori. Saranno loro i fiori di quel deserto e, in quel silenzio, comprenderanno perché milioni di uomini, donne, bambini sono nati “solo” per morire. Ho taciuto e soffocato i miri ricordi vivendo nel silenzio molta parte della mia vita…non è giusto che muoia portando con me il mio silenzio. Ecco perché oggi noi tutti, insieme, bisogna che si dia ancora più voce perchè quel suo silenzio sia voce che raggiunga tutti, in tutte le parti del mondo poiché, qua e là, ancora s’annida la bruttura dell’uomo lupo dell’uomo. Credo che sarebbe molto piaciuta al Presidente Mattarella, tre giorni fa a Marzabotto per commemorare tutti i civili trucidati dai nazisti, diverse centinaia di civili, compresi neonati, essere con noi a Manduria; sarebbe piaciuto al nostro Presidente della Repubblica viaggiare dentro la casa di Elisa, la Donna, la musicista, l’insegnante anche di inglese Elisa e riconoscere che, quella bella signora viennese, di ottima cultura e di meravigliosa statura umana, non è passata invano su questo Pianeta di cui siamo solo ospiti.
Sarebbe piaciuto al nostro Presidente osservare con quale gentilezza una pubblica amministrazione ha operato perché un tale luogo insegni la Pace, insegni il Rispetto, parli concretamente di Diritti Umani, mostri come possa essere facile ricadere nei medesimi errori, nella terribile banalità del male e di quanto accade oggi di simile in molti territori di questo piccolo pianeta. E credo che sarebbe stato importante che un Emissario dell’Amministrazione Europea avesse percorso le stanze della casa di Elisa; se ciò non è stato bisogna che accada! PLOTINO ci suggerisce di: fare del BELLO e del BENE un identico principio, ma potremmo fare di più: è BELLO ciò che al contempo è anche BUONO e GIUSTO e personalmente penso ad alzare ancora l’asticella e parlare e agire in CANTIERI della BELLEZZA. Sento le mie piante ringraziarmi allorchè pongo un’assicella perché si raddrizzi il ramoscello storto, sento le vibrazioni del mio ficus quando spolvero le sue foglie e passo l’interno della buccia di banana per lucidarle e nutrirle, dunque lucidiamo ciò che è opaco, lucidiamo le nostre opacità perché si sia più che luminosi, brillanti e non stanchiamoci di scolpire noi stessi nella più bella delle forme…è una fatica bene-detta che ci farà incontrare il noi stessi più bello, il noi in quel saggio equilibrio che ci veste di lucentezza che è la NOSTRA originale significazione.
Questo stato luminescente non è extra-ordinario, niente affatto, questo stato, in verità, è la vera natura umana. La prova? Le prove? I tanti gesti di quotidiano eroismo di tanti uomini e donne, e anche di bambini, i gesti delle Pubbliche Amministrazioni illuminate. Addizionare a questa nostra essenza cose superflue, dannose, o succedanei che la opacizzano, la rendono grezza, avvizzita e appesantita, significa solo spegnerla, renderla brutta. Ecco: adesso sappiamo che a Manduria c’è la Casa della Memoria Elisa Springer, un museo vivo, un Cantiere di Bellezza che parla, che narra, che insegna e scuote le coscienze. Un Teatro di Pace e di Diritti veramente civili e umani.
Posso senza dubbi dire che è stato un Festival degno della migliore Venezia e del miglior cinema. Straordinari i film, gli interpreti, le storie e gli abiti che hanno scintillato lungo tutto il percorso. Do’ un voto altissimo a Peter Weir che sdrammatizza e fa leggerezza con l’eleganza strepitosa e l’impeccabile Borsalino.
Bellissimo ed elegante Seydou Sarr. Sconvolgente il rosso-napoletano di Cristina Donadio; sorprendente e ammaliante Stella Maxwell in un bianco sirena meraviglioso com’è meraviglioso il tailleur severamente femminile di Anna Foglietta. Buca lo schermo Kasia Smutniak e lascia senza fiato! Buca anche il rosa dell’abito di Almodovar e la colata d’oro fuso su Julianne Moore, oltre all’abito di polvere lieve di Tilda Swinton; affascina l’animalier Balenciaga luxury della Huppert che poi esploderà nel bianco luminosissimo, sarà il faro della serata celebrativa. Ma vengo ai Premi: il Leone d’oro dell’81º Festival del cinema di Venezia è andato a The room next door, di Pedro Almodóvar, protagoniste Julianne Moore e Tilda Swinton; adattamento cinematografico del romanzo Attraverso la vita di Sigrid Nunez, primo lungometraggio in inglese del regista spagnolo. Il Leone d’argento per la miglior regia per The Brutalist è andato al regista statunitense Brady Corbet. Vincent Lindon e Nicole Kidman hanno vinto i premi come migliore attore e migliore attrice; la Coppa Volpi è andata rispettivamente per Jouer avec le feu e Babygirl. Il Gran premio della giuria è andato a Maura Delpero per Vermiglio (una coproduzione italo-franco-belga), mentre quello per la miglior sceneggiatura lo hanno vinto Murilo Hauser e Heitor Lorega per Ainda estou aqui, con la regia di Walter Salles.
Il Premio speciale della giuria è andato ad April, di Dea Kulumbegashvili - coproduzione franco- georgiana. The new year that never came, di Bogdan Mureșanu, ha vinto il premio come miglior film della sezione Orizzonti, dedicata a film e corti rappresentativi di nuove tendenze estetiche, mentre il Premio Marcello Mastroianni, che viene assegnato a un attore o un’attrice emergente, è stato vinto da Paul Kircher per Leurs enfants après eux; il Premio Leone del futuro per la miglior opera prima è stato assegnato a Familiar Touch di Sarah Friedland, che ha anche vinto il Premio Orizzonti per la migliore regia. Isabelle Huppert ha presieduto la Giuria, l’attrice francese che per ben due volte è stata vincitrice della Coppa Volpi come miglior attrice, oltre che del Leone d’oro alla carriera.
Componenti la giuria: il regista italiano Giuseppe Tornatore, l’attrice cinese Zhang Ziyi e una serie di altri registi e sceneggiatori: il britannico Andrew Haigh (il suo ultimo film è Estranei, dell’anno scorso), la polacca Agnieszka Holland, il mauritano Abderrahmane Sissako e la tedesca Julia von Heinz. La Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica ha visto scintillare il Lido di Venezia; è organizzata dalla Biennale di Venezia, tra le più importanti istituzioni culturali europee. Il Festival (come la si chiama) è il più antico festival cinematografico del mondo – fu fondato un paio d’anni dopo gli Oscar, che sono però solamente premi, non prevedono, come per i festival, la proiezione dei film e il coinvolgimento allargato.
Il nostro è il più importante Festival, secondo solo a Cannes. Quanto al film di Almodovar: vede due antiche amiche, sempre estremamente franche, mai dette mezze verità: Ingrid è una scrittrice di successo il cui ultimo libro racconta la sua incapacità di capire e accettare la morte. Martha, una corrispondente di guerra affetta da un tumore alla cervice, forse curabile con una terapia sperimentale, ma, al momento intenta a prepararsi all’idea della morte, finanche di procedere con la pillola acquistata sul dark web. Infastidita dall’idea di morire da sola, chiederà ad Ingrid di accompagnarla quando deciderà di abbandonare la vita. In questo suo primo lungometraggio in inglese, il regista Almodovar sebbene affronti di petto lo scabroso tema, condisce poi il tutto con un grande pudore e una magistrale misura di ironia e leggerezza, Per quanto il tema della nostra impermanenza, la scelta di dire adesso basta siano difficilissimi, il regista spagnolo compone pagine nitide e rigorose riuscendo anche a mettere a confronto le due straordinarie attrici: Julianne Moore e Tilda Swinton, utilizzando finanche al meglio le loro differenze (l'una piccola e tenera, l'altra alta e algida).
Peculiare è il personaggio di Martha che è una donna che non ha mai aderito al modello di femminilità corrente, di fatto va in guerra come un uomo e non la vedremo fare ciò che ci si aspetta da una madre, insomma è una donna che non ha aderito ai canoni normalmente associati al suo genere. Le musiche di Alberto Igleasias, ricche di archi e di reiterazioni ossessive, caricano il pathos, la magnifica fotografia è di Eduard Grau. E’ un film denso di cultura letteraria, pittorica, musicale, cinematografica pur restando fedele ai volti e ai vissuti delle due protagoniste che pare non abbiano mai fatto uso di chirurgia estetica.
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Nela serata del 27 settembre scorso, presso al Grand Hotel Gianicolo di Roma, gli “Amici della Grande Russia” hanno rinnovato la memoria per il pensiero di Alexander Pushkin, importantissimo esponente della cultura russa.
L'evento ha avuto lo scopo di estendere ad un più vasto numero di romani la conoscenza delle attività dell'associazione culturale e apartitica dell’associazione fondata dalla D.ssa Yulia Bazarova e dal. Dott. Paolo Dragonetti De Torres Rutili. Maggiori informazioni sul sito istituzionale www.amicidellagranderussia.com. “Arte, bellezza e tradizioni” gli scopi. Un tuffo della cultura russa in quella italiana. I contenuti culturali, di tutto rispetto, sono stati equamente distribuiti fra canto e recitazione poetica. Il programma della manifestazione ha visto l’eccellente performance della soprano barocca Marianna Ivashchenko con i brani musicali: Rimskij-Korsakov. Elegia, Kjui. La statua di Tsarskoje Selo, Rachmaninov. Non cantare, o bella, davanti a me, Glinka. Ricordo il magico istante, Čajkovskij. La scena finale della lettera di Tatiana, e l’ omaggio finale all'Italia con l’aria "O mio babbino caro" tratta dall’opera “Gianni Schicchi” di Puccini, tutto all'insegna della interculturalità.
Tra un pezzo musicale e l'altro si sono alternati amici amanti della cultura russa che hanno letto, sia in russo che nella traduzione italiana, diverse poesie e brevi brani di prosa composti da Pushkin.
Sul podio lettori e lettrici: Elena Litasova, Manlio Lo Presti – Strofe 4, 5 e 6 del poema “Eugenio Oneghin”, Marzia Sorbia - “Rinascita”, Franco Nicoletti che ha presentato la vita di A. Pushkin, l’avv. Maddalena C. del Re- “Terra e il Mare”, Anna Gentilini e Giuseppe Cerasari - “Autunno” tradotto da Annalisa Alleva.
La lettura dei brani dell’opera del grande poeta e scrittore nazionale russo è collaterale al Premio internazionale Pushkin, quest’anno giunto alla sua VI Edizione.
Da Mosca, Mark Bernardini. Novantacinquesimo notiziario settimanale di lunedì 16 settembre 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.
- Washington accusa RT di essere organica ai servizi segreti russi e di complottare per diffondere le “narrazioni putiniane” nei Paesi del Sud del mondo, che per questo non supportano Kiev.
- Il 7 settembre un’ennesima protesta ha riunito più di 300.000 francesi in tutto il Paese.
- Si è svolto a Mosca il X Forum Internazionale Antifascista, dedicato alla Giornata Internazionale della Memoria delle Vittime del Fascismo.
- Rapporto sulla competitività dell’Unione Europea, presentato da Mario Draghi il 9 settembre 2024.
- Il 13 settembre 2024, l’Ambasciatore della Federazione Russa in Italia Aleksej Paramonov è stato invitato presso il Ministero degli Esteri della Repubblica Italiana.
- “La Russia non è nostra nemica”, si legge in un manifesto con una stretta di mano: una con i colori della bandiera italiana, l’altra con quelli della Russia.
- Вставайте, люди русские, Alzati, popolo russo, scritta nel 1938 da, pensate un po’, Sergej Prokof’ev, per la regia di Sergej Ejzenštejn, con riferimento ad Aleksandr Nevskij, XIII secolo.
L’autorevole rivista russa a carattere internazionale “Geopolitica.ru” riporta l’appello che la nostra scrittrice Ornella Mariani Forni indirizza al presidente Putin affinché distingua i sentimenti degli italiani nei confronti della Russia dal comportamento dei politici asserviti alla Nato, la quale a sua volta è condizionata dagli interessi anglo-americani. L’intervista è a firma del giornalista freelance Costantino Ceoldo. Ne riportiamo in italiano il testo scritto in inglese.
Appello ad un Presidente
L'intervento russo in Ucraina è stato il risultato di una trappola tesa dall'Occidente per costringere il Cremlino a fare scelte che nei piani occidentali avrebbero dovuto portare alla sconfitta e alla sottomissione definitiva della Russia. Ma la realtà spesso differisce dalle nostre aspettative e la Russia ha invece mostrato una resistenza non comune ed eroica.
All'inizio dell'operazione militare speciale, i grandi dell'Occidente ( sic ) e i loro papponi si strofinavano le mani in previsione di una vittoria che era già improbabile all'epoca e ora sembra sempre più improbabile. Altri, d'altra parte, si sono alzati e continuano a farlo, denunciando a gran voce i pericoli della crisi sotto i nostri occhi e la minaccia esistenziale che ha spinto la Russia all'azione.
Anche l'Italia ha seguito l'isteria della NATO ed eletto eroe universale il presidente ucraino Volodymyr Zelens'kyj, l'ex comico che suonava il pianoforte con il pene e che sembra avere una spiccata preferenza per la cocaina. Infatti, il nostro paese continua a fornire armi e denaro a un governo straniero e corrotto, quello ucraino, che sta agendo contro gli interessi del suo stesso popolo e mandando letteralmente i suoi soldati al macello in operazioni assurde e mal pianificate come l'attacco al territorio russo a Kursk .
O Roma, come Kiev e il resto dell'Occidente, si ostina a credere in una realtà parallela e autoreferenziale che non corrisponde al mondo reale, oppure il nostro Paese si muove forzatamente su binari decisi dall'esterno, incapace di riscattarsi dalla sottomissione psichica e spirituale a Washington.
Durante il Covid, necessario per realizzare l'attuale situazione internazionale , la maggior parte degli italiani si è comportata come un gregge di pecore addomesticate, pronte a obbedire agli ordini più assurdi perché stordite dalla paura. All'indomani dell'inizio dell'Operazione Militare Speciale, lo stesso comportamento del gregge è rimasto, a parte qualche eccezione: italiani diversi, si potrebbe dire.
E tra questi pochi, l' altra italiana Ornella Mariani, che già si era rivolta al presidente Putin in un suo video all'inizio dello SMO ricordandogli come governo e popolo siano due cose diverse, torna a rivolgersi al presidente russo per ricordargli la necessità di distinguere tra governi e popoli avvelenati dalla propaganda:
“...Vi prego davvero, tenete l’Italia nel vostro cuore... Insisto rispettosamente: abbiamo paura di un conflitto che non è nostro e avremmo voluto che un establishment moralmente qualificato lo amministrasse affiancando la Storia, l’etica e il terreno della solidarietà...”
sono alcune delle parole che la signora Mariani rivolge oggi a Vladimir Putin, pur con tratti di candore e rettitudine spesso inusuali quando si tratta di relazioni tra nazioni.
Ho parlato con Ornella Mariani e propongo ai lettori una breve intervista con lei.
Dott.ssa Mariani, la ringrazio per il tempo che mi dedica. Vorrei chiederle cosa l'ha spinta a rendere pubbliche tutte le sue iniziative, i suoi video, le sue lezioni, che hanno attirato l'attenzione anche della magistratura italiana?
Sono stata motivato dagli orrori che abbiamo sofferto per mano di una classe politica corrotta e screditata. Ho quindi deciso di espormi contro un terribile esperimento di ingegneria sociale per proteggere, soprattutto, il futuro dei nostri figli vessati e provati dalle aberranti iniziative di sanità pubblica, contro le quali nessun Magistrato ha aperto le dovute inchieste.
Potreste riassumere per i nostri lettori l'attuale posizione italiana sulla Russia? È diversa dal passato?
Il governo fornisce soldi e armi mortali all'Ucraina e contro la Russia, che era un paese amico. Il conflitto con l'Ucraina, che comunque non riguarda l'Eurozona, non ci interessava e, per giunta, era vecchio di anni... Avervi preso parte era ed è strumentalmente funzionale al servilismo e agli interessi della NATO e dell'Anglosfera. Avevamo solidi legami e debiti storici con la Russia. Mi rassicura il fatto che il sentimento popolare verso quella realtà non coincide con il sentimento politico e istituzionale.
Non crede che l'attesa delle prossime elezioni americane di novembre condizioni pesantemente il nostro governo e determini il suo comportamento attuale?
Sono convinta che le elezioni americane avranno un impatto enorme sulla situazione attuale, ma permangono fondate apprensioni sul loro esito. Credo che Putin stia conducendo una guerra di logoramento in previsione degli eventi, ma non escludo un’escalation pericolosa e irreversibile. Credo anche che le azioni sconsiderate del governo italiano, incapace di svincolarsi dalle prescrizioni dell’UE e da quello che il generale Eisenhower definì “un affare sporco” concluso a Cassibile [1], produrranno una deriva epocale nel nostro Paese.
Temete per il futuro del nostro Paese e di noi italiani?
Naturalmente nutro dei timori per il futuro del nostro Paese e del nostro popolo: un conflitto che coinvolga l'Europa coinvolgerebbe il territorio italiano, sul quale insistono circa 120 basi americane.
Secondo lei, quali dovrebbero essere le scelte coraggiose da fare?
La scelta coraggiosa è quella di “denunciare” e desegretare l’accordo Stato/mafia stipulato a Cassibile e i successivi trattati, abbandonando le politiche della NATO e degli Stati Uniti che fanno guerre per procura e pretendono di esportare la democrazia, ma di fatto tergiversano e soffocano la volontà dei Popoli.
[1] L'armistizio di Cassibile , del 3 settembre 1943, segnò la resa incondizionata dell'Italia alle forze alleate. Il generale Eisenhower definì l'accordo "l'affare più sporco" che avesse mai concluso a causa delle clausole segrete che sancivano la sottomissione italiana per i decenni a venire.
Mappa albanese |
Sapevo di questo avvenimento da tempo ed attendevo l’invito da parte degli amici della Community Vino una Passione che non si è fatto attendere. Primo Banco d’Assaggio sui vini d’Albania dalle mie parti e non solo.
“Nel Wine Corner all’interno del Ristorante Europa, lungomare Europa 106, Lido di Camaiore. Degustazione: Blind Wine Tasting ”. SEI campioni provenienti da una terra vinicola sconosciuta dove, da sempre, si fa vino.
Di fronte ad un invito di questo genere, dove poter poi parlare di vini albanesi provenienti da diverse zone, l’occasione fa parte di quell’eventi da condividere, istruttivi, didattici, formativi.
Rinfreschiamoci la memoria.
I vini assaggiati |
Negli ultimi trent'anni, il settore vitivinicolo albanese ha assistito a una crescita lenta ma costante. La superficie vitata è passata dai 2.776 ettari nel 2010 ai 7.442 nel 2021 e 11.339 nel 2022!!!.
In quanto membro dell’OIV, l’Albania può avvalersi delle informazioni, della cooperazione e dei servizi offerti da una rete di circa mille esperti. Tale rete le ha consentito di partecipare a decisioni fondamentali relative all’evoluzione del settore e di esprimere le proprie posizioni.
Come detto nel 2022 l’Albania vantava una superficie vitata di 11.339 ettari, collocandosi, in base alle statistiche dell’OIV, rispettivamente al 41° e al 55° posto per produzione e consumo su scala mondiale.
La pratica vinicola ebbe origine nel territorio oltre duemila anni fa. Esistono testimonianze
Pulez |
della coltivazione e della produzione risalenti all’epoca degli Illiri. Si tratta di una tradizione che non ha conosciuto interruzioni nel corso della storia, tenuta viva durante l’Impero romano e bizantino. Anche sotto la dominazione ottomana, dimostratasi lungimirante visto il credo musulmano, la viticoltura sopravvisse. In epoche più recenti, la Seconda guerra mondiale e il successivo regime comunista, allontanarono i contadini dai campi coinvolgendoli in attività industriali e collettivistiche. Infine il graduale risveglio e la situazione dei giorni nostri.
Alcuni piccoli produttori si sono trasformati in vere e proprie aziende capaci di rispondere alle esigenze attuali non solo in termini quantitativi, ma anche dal punto di vista della qualità. Delle settanta case vinicole registrate in Albania oggi, oltre venti, sono aziende di medie/grandi dimensioni.
È stato inoltre avviato un percorso nella direzione di un allineamento con le leggi e le disposizioni dell’Unione Europea, culminato con l’approvazione in seno al Parlamento della nuova legge n. 86/2022 nell’ambito della viticoltura e del vino. L’obiettivo ultimo è quello di regolamentare il settore in maniera più efficace ed espandere le opportunità di esportazione per i produttori nazionali.
Il Banco in sintesi:
- Tre distretti di provenienza: Lezhe, Durres, Berat.
- Sette i vitigni interessati: Shesh i Bardhë, Ceruja, Pulez, Carmenere, Kallmet, Cabernet Sauvignon, Merlot.
Udha |
La degustazione in pillole:
DUKA Shesh i Bardhë, 2021. 13,5%, Inox. Il vino Shesh i Bardhë è prodotto dal vitigno autoctono albanese del vitigno Shesh i Bardhë, Nel Distretto Durrës, villaggio di Lalëz. Il processo di vinificazione è effettuato a temperatura controllata e l'intero sistema produttivo è certificato con la norma di sicurezza alimentare ISO 22000. Percorso in Inox. Ottimo, voto 88/100;
CERUJA, Uka Wines. 2018, 12,5%. Inox Il Ceruja Bianco della giovane cantina Uka è un vino più unico che raro, prodotto a base di uve provenienti da viti cresciute spontaneamente arrampicandosi agli alberi nei pressi della tenuta, senza alcun intervento umano. Questo vino ci riporta agli albori della viticoltura. Un vino della memoria e della tradizione che il giovane enologo Flori Uka, fondatore di Uka Wines, ha voluto realizzare per dar voce alla storia della viticoltura albanese. Le uve provengono da viti ultracentenarie, coltivate ancora a piede franco, La vendemmia si svolge ovviamente a mano e i grappoli sono sottoposti ad una criomacerazione di 24 ore prima di essere pressati in modo delicato. La fermentazione avviene in serbatoi d’acciaio inox a temperatura controllata. Prima dell’imbottigliamento, il vino matura per circa un anno in vasche d’acciaio. Si è presentato con un colore giallo paglierino luminoso e seducente, con un bouquet caratterizzato da aromi agrumati, di lime, pompelmo, di mela verde, frutta a polpa bianca, sfumature floreali e di erbe officinali. Limpido e leggermente aromatico ha regalato un sorso intenso e persistente terminando su sensazioni di grande freschezza. Ottimo, voto 89/100;
PULËZ, Uka Wines, 2018. 12,5%. Inox. Vino bianco prodotto a Berat da vitigno Pulëz, vendemmiato nel villaggio di Roshnik, considerata la sua zona di origine più antica. Anche questa è una vite cresciuta naturalmente sugli alberi. Questo vino si è presentato con un colore dorato chiaro, con sentori di frutta bianca matura e una grande struttura da invecchiamento. La regione vinicola di Berat vanta un'altitudine ideale per i vigneti, compresa tra i 300 e i 400 metri. La consistenza del terroir è costituita principalmente da terra nera. Il clima del vigneto corrisponde alle caratteristiche del clima mediterraneo. Il processo di raccolta e vinificazione è eseguito con cura per garantire la produzione di vini ottimi. Raccolta a mano da vecchie viti che si arrampicano con grazia sugli alberi, preservando il loro carattere e il loro gusto unici Viene impiegata una crio-macerazione di 48 ore, seguita da una pressatura soffice per estrarre delicatamente il mosto che viene poi sottoposto a precipitazione naturale in serbatoi di acciaio inox. La fermentazione controllata a freddo avviene per un periodo di 12-15 giorni, consentendo lo sviluppo olfattivo delicato. Ottimo, voto 88/100;
BELLO Carmenere, 2021. 13,5%. Jorgli Bello, Sukth, Perlat, Durrës. 100% Carmenere (di cui 30% in appassimento). Un vino rosso porpora, dalla consistenza morbida e avvolgente, con un aroma che ricorda il velluto. Si sono percepiti profumi di rosa, violette e more selvatiche, insieme a delicate note floreali. Inoltre, il breve periodo di affinamento in botte di quercia francese, ha conferito al vino le delicate sfumature di vaniglia e marmellata di frutti di bosco. La prima bottiglia di vino prodotta dalla Cantina Bello risale al 1977 per poi, dopo vari decenni di esperienza, dar luogo alla fondazione vera e propria della Cantina stessa, avvenuta ufficialmente nel 1994. Situata in una frazione di Durazzo, Perlat, ubicata in una zona collinare a 2 km di distanza dal mare che funge da ponte tra il litorale e la zona montuosa. I vitigni della Cantina Bello sono tutti certificati dai Vivai Cooperativi Rauscedo (VCR), un’azienda viticola all’avanguardia e leader del settore. I vitigni sono selezionati e piantati dopo un’accurata analisi del terreno il quale, grazie alla posizione geografica e al vento favorito dal mare, necessita di una minima quantità di trattamento fitosanitario. La superficie vitata è di circa 8/10 ettari. Una particolarità molto rilevante della Cantina riguarda la fermentazione, in quanto tutte le fermentazioni avvengono utilizzando il “Metodo Ganimede”, un metodo importato dall’Italia ed unico nel suo genere, utilizzato in Albania solo dalla Cantina Bello. Ottimo, voto 88/100;
KALLMETI 2020, Dal Villaggio Kallmet, Regione Lezhë. 14%. Kallmet è una zona prevalentemente collinare dove il campo Zadrima è in relazione in armonia con il monte Vela. Situato a 11 km dalla città di Lezha, a 18 km dalla costa di Shengjin e 55 km da Tirana. È conosciuta come un'area con un'antica tradizione di coltivazione della vite. L'azienda vinicola Kallmeti nasce nel 2006 grazie alla passione per il vino dei fratelli Gjini e al loro amore per la terra in cui vivono, nel cuore del loro luogo natale: Kallmet, da cui prende il nome l'uva. Dietro ai Fratelli Gjini c’è SEA, Studio Enologico Associato italiano, che ne cura la consulenza. Questo vino matura 10 mesi in contenitori di acciaio inox, poi 6 mesi in botti di rovere francese e 4-6 mesi in bottiglia prima dell'immissione sul mercato. Si è presentato con un rosso sanguigno, espresso e diversificato, dominato da profumi freschi tipici del vitigno, abbastanza tannico, pieno di corpo ed abbastanza equilibrato. Eccellente, voto 90/100;
Vino Bello |
Vigneti sopra gli alberi |
UDHA. Uka Winery. 2018, 13,5%. Inox. Cabernet Sauvignon, Merlot, Kallmet e Shesh i Zi. “Udha” è l’antico termine di “cammino”, il percorso immaginario che unisce tutti i viticoltori in un unico prodotto. Un assemblaggio di Cabernet Sauvignon, Merlot, Kallmet e Shesh i Zi, che vengono raccolti in diversi vigneti dell’Albania e vinificati separatamente. È un viaggio attraverso tutti i distretti che producono uva. Un vino rosso di ottima struttura che si adatta perfettamente ai piatti di carni rosse. In cantina, le uve vengono sottoposte ad un meticoloso processo di vinificazione. Viene impiegata una crio-macerazione di 48 ore, seguita da una pressatura soffice per estrarre delicatamente i mosti che vengono poi sottoposti a precipitazione naturale in serbatoi di acciaio inox, separatamente. La fermentazione controllata a freddo avviene per un periodo di 12-15 giorni, consentendo lo sviluppo di sapori delicati. Terminata la prima fase si procede all’assemblaggio in tini inox dove il vino riposa per qualche mese prima dell’imbottigliamento. L’Albania che cambia. Eccellente, 91/100.
Solo la Community Vino una Passione poteva coinvolgermi in una serata che resterà viva nella memoria degli appassionati wine lover. Chapeau!
Degustazione resa possibile da ME ZEMËR, negozio online di eccellenze enogastronomiche Made in Albania.
Da Mosca, Mark Bernardini.
Novantaquattresimo notiziario settimanale di lunedì 9 settembre 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.
- Sono ormai decenni che il tema dell’allargamento della NATO a Est non cessa di essere all’ordine del giorno.
- Russofobia italiana in modalità ucraina.
- Lavrov: noi non trattiamo con nessuno dei nostri territori. E non svolgiamo negoziati per ciò che riguarda i nostri territori. Siamo pronti, invece, a discutere di come porre fine alle azioni criminali messe in atto dal regime di Kiev a seguito del colpo di Stato.
- Il 3 settembre in Russia è legato ai tragici eventi avvenuti a Beslan nel 2004, le cui vittime furono 334 persone, di cui 186 bambini.
- Svolta dell’intelligenza artificiale nelle relazioni internazionali: ambito di confronto o cooperazione
- La Russia ha confini a ovest, a sud, a est e a nord. Stiamo sviluppando naturalmente l’interazione con tutti i Paesi vicini, tra le altre cose, non solo con quelli confinanti.
- Per quasi due anni dall’attacco terroristico contro i gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2, la Russia ha costantemente e apertamente parlato del suo interesse a stabilire la verità su questo caso, della necessità di consegnare alla giustizia i responsabili di questo atto di bombardamento del terrorismo, la necessità di condurre un’indagine trasparente e aperta sotto gli auspici, come abbiamo proposto, dell’ONU e del suo Segretario generale personalmente (questa proposta è stata bloccata dagli occidentali, in primo luogo dagli Stati Uniti).
- Le ultime dichiarazioni di Pavel Durov sollevano logicamente il sospetto che egli abbia comunque “ceduto” ai goffi dettami occidentali e francesi. Tuttavia, non tutto è così semplice.
- Il governo degli Stati Uniti ha accusato il politologo Dmitrij Simes e sua moglie Anastasija di “violazione delle sanzioni americane”; ciascuno di loro rischia fino a 60 anni di prigione.
- “Žužžalka”, UVB-76 o Buzzer è una stazione radio che trasmette ad una frequenza di 4625 kHz.
- Robert Roždestvenskij, 1971.
Per questa settimana è tutto. A risentirci e rivederci, sui miei canali!
Weir |
E’ il Festival cinematografico che nello storico Palazzo del Cinema, sul Lungomare Marconi, si celebra al Lido e nella Laguna di Venezia. Manifestazione cinematografica più antica al mondo, vide la prima edizione tra il 6 e il 21 agosto del 1932. La Mostra del Cinema di Venezia va inquadrata nella più vasta attività della Biennale di Venezia, istituzione culturale fondata nel 1895 che, a far data da quell’anno, organizza l’Esposizione Internazionale d’Arte Contemporanea e dal 1930 il Festival Internazionale di Musica Contemporanea. E’ il Leone d’oro il Premio più importante che viene assegnato, onora il simbolo della città, ossia il Leone di San Marco. La critica internazionale lo classifica tra i più importanti Premi del mondo assieme alla Palma d’oro di Cannes e l’Orso d’Oro di Berlino. Ogni anno a Venezia si contano ben 140 Titoli proiettati tra lungometraggi, documentari e progetti speciali. In questo anno siamo all’81esima edizione dacchè la pensò il Conte Giuseppe Volpi insieme allo scultore Luciano De Feo (già fondatore dell’Unione Cinematografica Educativa-a quel tempo direttore dell’Istituto Internazionale per la cinematografia educativa, emanazione della Società delle Nazioni con sede in Roma) che sposò l’idea di svolgere al Lido di Venezia la rassegna e ne divenne il primo direttore-selezionatore. Quella 1^ edizione si tenne sulla terrazza dell’Hotel Excelsior; non vi fu competizione, solo la presentazione delle opere al pubblico e vantò titoli di grande importanza per la Storia del Cinema: “Proibito” del grande regista cinematografico Frank Capra, il primo Frankenstein di James Whale, Gli uomini, che mascalzoni di Mario Camerini, A me la libertà di Renè Clair e via ancora con tanti grandi registi del calibro di: Raoul Walsh, Ernst Lubitsch, Maurice Tourneur, Anatole Litvak e ancora. Le stars presenti: Grata Garbo, Clark Gable, James Cagney, Ioan Crawford, Jonh Barrymore, Leretta Young, i grandi Vittorio De Sica e Boris Karloff (passato alla storia per aver interpretato il mostro del
primo Frankenstein). Il primo film proiettato? Il dottor Jekill (Dr. Jekill and Mr. Hyde) di Rouben Mamoulian - nella sera del 6 agosto 1932. Alla proiezione seguì un grande ballo nei saloni dell’Hotel Hexcelsior. Il primo film italiano? Gli uomini, che mascalzoni di Camerini alla sera dell’11 agosto. Mi fermo alle luci
della prima edizione per fare un salto fino al 2024 in cui trionfa un glamour scintillante che mi fa pensare subito ed insistentemente ad una rinascita del Cinema nella forma e modi dei migliori tempi. Da quel lontano 1895, quando i fratelli Lumière inventarono la macchina magica, l’immaginazione del mondo è andata esplodendo grandemente e il cinema è diventato uno dei massimi miti dell’epoca contemporanea che neppure la soverchiante luce dei cellulari e dei tablet riesce a scalfirne la magnifica luminescenza. E’ il Cinema ad aver fotografato, da sempre, rivoluzioni e catastrofi, da sempre ha prestato volti e gesti agli eroi della storia e della letteratura incarnando ogni tipo di storia possibile.
Il Cinema è un rito che incanta ancora, è arte della luce e delle ombre che affascina e continua a segnare il costume e i comportamenti fino ai modi di pensare e a plasmare nuove forme sempre più sfaccettate del sentire, facendo tutto con più pregnanza che qualunque altro strumento espressivo. Il Cinema compone altre realtà, disegna fantasmi che entrano nelle nostre vite e fa diventare nostri familiari attori che non abbiamo mai conosciuto personalmente. Il cinema ci affranca dalla noia e fa battere più forte il cuore, accelera i battiti della vita in noi e tutt’attorno a noi. Nutre la nostra fantasia il Cinema e ci porta le storie dall’altro emisfero del pianeta, alla nostra umanità aggiunge l’umanità di altri, da noi lontanissimi, che piano piano vengono a comporre -incredibilmente- la nostra memoria e aggiungendo colori, arditezza e possibilità finanche ai sogni. Sa far passare davanti ai nostri occhi tutto il possibile e l’impensabile, nella tragedia e nella violenza, nel crudo e nel soave, il fantascientifico si fa profetico e lo storico rivela verità taciute. Insomma muove tutte le nostre emozioni, soprattutto quelle che non potremmo mai provare poiché quelle circostanze non accadranno mai nella nostra vita…allora il cinema aumenta il numero di vite vissute? In qualche modo, si. Espande il tempo, moltiplica la meraviglia, ci fa vivere la realtà d’un sogno. Vale la pensa, dunque, guardarlo anche nello scintillìo di questa edizione spettacolare e grandiosa, diretta da Alberto Barbera il quale ha dichiarato: Arte, spettacolo e industria in uno spirito di libertà e dialogo con una sezione dedicata alla valorizzazione di operazioni di restauro di film classici per contribuire a una migliore conoscenza della storia del cinema, in particolare a vantaggio del pubblico dei giovani. I film vengono proiettati nella lingua originale con i sottotitoli in italiano e inglese. I Premi saranno assegnati nella serata conclusiva del 7 settembre, intanto il Leone d’Oro alla carriera è andato a Peter Weir (1944, Sydney, Australia), regista e sceneggiatore australiano (L’attimo fuggente, The Truman Show, Master & Commander) che della Mostra di Venezia ha dichiarato: è nell’immaginario di coloro che fanno il mestiere del cinema. E Alberto Barbera di Lui: cinema audace, rigoroso e spettacolare in cui c’è la costante di una sensibilità che gli consente di affrontare tematiche eminentemente moderne, come il fascino per la natura e i suoi misteri, la crisi degli adulti nelle società consumiste, le difficoltà dell’educazione dei giovani alla vita, la tentazione dell’isolamento fisico e culturale, ma anche il richiamo degli slanci avventurosi e l’istinto della salutare ribellione…un percorso artistico che ha saputo conservare la sua integrità di fondo sin dentro il successo commerciale dei film realizzati…”. ll Premio Cartier Glory to the Filmaker - dedicato a una personalità che abbia segnato in modo particolarmente originale il cinema contemporaneo- va a Claude Lelouch (1937, Parigi, Francia) (Un uomo, una donna; Una donna e una canaglia; La belle histoire)- grande regista, sceneggiatore e produttore francese; il premio gli è stato consegnato ieri, 2 settembre, in Sala Grande-Palazzo del Cinema, prima della proiezione Fuori Concorso del suo nuovo film, Finalement. Lelouch è regista ambizioso i cui film illustrano le più grandi passioni dell'uomo: l'infanzia, gli incontri, l'amore, l'amicizia, i rischi, l'ingiustizia, la morte, la reincarnazione, il ritorno a casa, i viaggi...Il cinema è sempre stato per lui una storia d'amore, un elemento indissolubile dalla vita stessa.
Alberto Barbera, di Claude Lelouch ha detto: è uno dei maggiori autori del cinema francese, molto prolifico, avendo diretto oltre sessanta lungometraggi. Cinefilo precoce, autore di corti e video musicali, direttore della fotografia, sceneggiatore, attore e produttore, raggiunge il successo internazionale nel 1966 con il film Un uomo, una donna (Un homme et une femme) vincitore della Palma d'oro al Festival di Cannes e di due Premi Oscar nel 1967, come miglior film straniero e per la migliore sceneggiatura originale. La colonna sonora di Francis Lai diventa refrain leggendario di un'epoca- “Chabadabada” è stata canticchiata da un’intera generazione e fa parte del mito musicale del cinema. Lelouch segna in modo indelebile il cinema, soprattutto incontrando il gusto e il favore del pubblico. Autore anomalo e
Lelouch |
inclassificabile, predilige la contaminazione dei generi (drammi, commedie, polizieschi, film d’avventura e western, fantascienza e musical, film di guerra e d’ambientazione storica), le cui convenzioni non esita a scompaginare ricorrendo a strutture narrative e temporali irrituali. Restano indimenticabili alcuni suoi successi come L'avventura è l'avventura (L'aventure, c'est l'aventure, 1972), Una donna e una canaglia (La bonne année, 1973), Una vita non basta (Itinéraire d'un enfant gâté, 1988), La belle histoire (1991), modelli di un cinema stilisticamente sofisticato, sensibile ai temi melodrammatici e alla commedia corale, dalla proverbiale capacità affabulatoria.
E’ tecnicamente all'avanguardia il cortometraggio L'appuntamento (C'etait un rendez-vous, 1976), 9 minuti di piano sequenza in steadicam sfrecciando su una Mercedes per Parigi, resta un punto di riferimento per chiunque abbia con la macchina da presa un rapporto “fisico”. In oltre 60 anni di attività, Claude Lelouch ha saputo creare con attori e attrici di eccezionale talento – da Anouk Aimée a Jean-Louis Trintignant, da Françoise Fabian a Lino Ventura, da Belmondo a Fabrice Luchini – la geografia moderna di un cinema dei sentimenti…La sua filmografia si estende per oltre sessantaquattro anni, con molti film premiati, tra cui il mitico duo formato da Jean Louis Trintignant e Anouk Aimée, che incarnano -per l’eternità- la coppia romantica. I personaggi di Lelouch sono incredibilmente umani, le sue storie di vita rimangono impresse nella nostra mente, in particolare la sua incrollabile ossessione per le belle storie d’amore. Come farebbe l’Amore, senza Claude Lelouch, a esprimere la sua forza inarrestabile? Dal 2021, Cartier collabora con La Biennale di Venezia quale main sponsor della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, contribuendo allo stesso tempo a sostenere la produzione del cinema contemporaneo. L’arte e la cultura sono sempre state intimamente legate alla storia di Cartier. In questo caso la si basa sugli impegni duraturi della Maison, volti a preservare l’eredità culturale e a sostenere la produzione artistica contemporanea. Oggi che una moltitudine alluvionale di immagini ci arriva da piccoli schermi tra le nostre mani, lo schermo di una sala cinematografica ci restituisce la vera dimensione del Cinema e soprattutto delle storie che ci regala insieme all’atmosfera che si crea solo dinanzi-dentro a quel grande schermo. Ho tanta voglia di dire e lo dico: Evviva il Cinema!
Se la foto Reuters non è di repertorio ma attuale, in questi giorni nella striscia di Gaza, si sta impiegando il vaccino antipolio orale di tipo Sabin in una grande campagna di massa nei confronti della prima infanzia palestinese.
Purtroppo se le Autorità hanno scelto il vaccino orale di tipo Sabin (non ne sono certo ma questo pare dalle foto Reuters), bisogna ricordare che tale vaccino ad uso orale è stato già responsabile nel mondo di migliaia di casi di poliomielite vaccino-associata (paralisi flaccida causata dal vaccino stesso come reazione collaterale dovuta al riattivarsi del patogeno nell'organismo, perché esso è attenuato nel preparato Sabin ma non ucciso).
L'impiego del vaccino orale di tipo Sabin fu infatti non a caso abbandonato negli Stati Uniti d'America alla fine degli anni Novanta del secolo scorso, proprio per ragioni di sicurezza, ed evitare che molti bambini (e adulti a contatto con le loro feci) finissero in sedia a rotelle a causa del vaccino stesso.
Anche in Europa, qualche anno dopo, il vaccino fu abbandonato sostituendolo con l'antipoliomielite tipo Salk a virus ucciso, il quale non garantisce immunità di gregge ma non presenta i problemi di sicurezza manifestati dal vaccino Sabin.
Vaccinare centinaia di migliaia di bambini a Gaza, in quelle condizioni igieniche così disastrate, significa incrementare ancora di più il rischio di poliomielite vaccino-associata.
Mi unisco alla indignazione di Giorgio Bianchi che ha stigmatizzato l'Occidente il quale rimane impotente e timido nei confronti del massacro di oltre trentamila civili inermi (di cui un 70 % di donne e bambini) negli ultimi mesi a causa della sproporzionata e criminale forza e strategia di ingaggio militare scelta dallo IDF israeliano contro Hamas, ma trova il tempo di occuparsi di 1 caso di poliomielite dopo mesi di guerra e migliaia di mutilati e bambini orfani e a cui è stata rubata la infanzia, e perorare una campagna vaccinale di
massa che rischia di aggiungere sofferenza alla sofferenza.
Come non si capisca che condizioni igieniche buone, acqua potabile e alimentazione sana ed equilibrata riducono e azzerano il rischio di focolai di poliomielite?
Di fronte ai corpi smembrati di tanti bambini (ho visto foto e video raccapriccianti di innocenti fatti a pezzi dalle esplosioni degli attacchi dello IDF israeliano), la campagna vaccinale antipolio (con un farmaco di profilassi con gravi rischi di sicurezza) suona una beffa, un insulto alla vita e alla dignità umana.
I bambini di Gaza hanno bisogno di acqua potabile, un tetto sulla testa, e di una città al sicuro dagli ordigni di morte.
L'Occidente è naufragato nella dissonanza cognitiva ove i diritti della sessualità e l'ardire della provocazione intersessuale, in un caos totale, sono più importanti dei diritti di un bambino palestinese ad avere una infanzia serena.