L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Kaleidoscope (1376)

Free Lance International Press

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(foto Milady) Inaugurazione Padiglione Venezia 
con il Curatore alla presenza delle Autorità, 
tra le quali il Ministro della Cultura Sangiuliano
e il Sindaco di Venezia Brugnaro

La 60a biennale d'arte di Venezia, dal titolo "stranieri ovunque" a cura di Adriano Pedrosa, si è aperta sabato 20 aprile e chiuderà domenica 24 novembre 2024.

Orari di apertura dal 20 aprile al 30 settembre dalle 11 alle 19 e dal 1°

ottobre al 24 novembre dalle 10 alle 18, lunedì è la giornata prevista di

chiusura, salvo eccezioni. 

La 60ª biennale d'arte in numeri

   

Le sedi principali sono le consuete due, i Giardini che ospitano gli storici 30 padiglioni nazionali, nonché il padiglione centrale e il padiglione Venezia, inaugurato nel pomeriggio di venerdì 19 aprile alla presenza delle autorità cittadine e del Ministro della Cultura.

Nella sede dei Giardini c’è anche l’edificio Russia, chiuso, anche in questa edizione non è stata invitata a esporre, stessa sorte per il padiglione Israele, vuoto e chiuso, presidiato dall’esercito, all’esterno del quale si sono svolte diverse manifestazioni e proteste.

 

L’altra sede è l’Arsenale, che ospita 23 padiglioni nazionali lungo le Corderie, Artiglierie, Padiglione Arti applicate e Sale d’armi, Tesa delle Vergini dove ha sede anche il padiglione Italia.

36 Nazioni sono ospitate in sedi distaccate dalla Biennale, in vari luoghi nel centro di Venezia, nell'isola della Certosa e nella Giudecca.

30 gli eventi collaterali alla Biennale si snodano nei sestrieri veneziani e nell’isola di San Giorgio.

125 sono invece gli eventi denominati “non solo Biennale” che ampliano l’offerta di visite e incontri nel centro città, nelle isole di San Giorgio, Murano, San Giacomo in Paludo, San Clemente e fino alla vicina Mestre.  “Stranieri ovunque” è presente anche a Forte Marghera.

 

 Ingresso all’Arsenale    (foto Milady)

Nella prima giornata di apertura al pubblico si sono registrati quasi 9000 visitatori.

Rispetto alla scorsa edizione svoltasi nel 2022 gli accreditati nei giorni di pre-apertura al pubblico sono aumentati del 19% registrando poco meno di 27.000 persone; 4.315 giornalisti accreditati, 67% della stampa internazionale.

 

60a Biennale Arte Venezia
20 aprile - 24 novembre 2024
Giardini e Arsenale di Venezia
www.labiennale.org

 

 

 

 

 

 

 Prima di andare al Vinitaly ha visitato le cantine galluresi

 

Sassari Da quattro decenni Shigeru Hayashi è la voce del vino italiano in Giappone. Ambasciatore dei nettari tricolore, dagli anni Ottanta tesse culture e calici con antica gentilezza. Nel 1995 diventa il primo sommelier giapponese riconosciuto dall’associazione italiana sommelier. Presidente di Eataly Japan, dal 2005 con la sua azienda di consulenza “Solo Italia” fa da ponte tra i produttori italiani e il mercato del Sol levante. Ospite del Vinitaly, di cui è affezionato frequentatore da 27 anni, ha scelto il nord Sardegna per una indagine sui vini sardi. Base di studio per un libro in cui calici e cibo locale diventano sapori complementari. A supportare il tour del guru del vino tra le star enologiche di Gallura, la Sardinia Yacht service, da 20 anni attenta alla promozione del territorio e alla valorizzazione delle eccellenze locali.

È appena rientrato dal Vinitaly. Come le è sembrata questa edizione?

«Partecipo al Vinitaly ormai da 27 anni. Credo sia un importante punto di incontro per i produttori, ma anche per i giornalisti del settore. Per me che vengo dal Giappone un’occasione unica per visitare tante cantine in così poco tempo. In quattro giorni ho avuto contatti con almeno 40 produttori. Posso dire che il livello e la qualità del vino italiano è sicuramente molto alto. Rispetto al passato anche le nuove aziende riescono a fare un prodotto buono. Diciamo che oggi il vino lo può produrre anche un bambino. Ciò che è importante è comunicare bene il prodotto. Oggi il marketing fa davvero la differenza. Non dico che sia tutto perché non è così, ma ogni produttore deve avere ben chiaro l’obiettivo, il target di riferimento, il messaggio che vuole trasmettere e il canale attraverso cui distribuirlo. Non può funzionare il ragionamento: abbiamo della terra, facciamo del vino».

Qual è il rapporto tra il Giappone e il vino italiano?

«Con una esperienza di 42 anni come ristoratore, importatore e venditore oltre che come giornalista, conosco molto bene il business del vino tra i due paesi. In Giappone ancora oggi quasi il 50% dei vini importati è francese, quelli italiani si attestano tra il 19-20%. Questo è dovuto in parte a motivi storici. La Francia ha cominciato a esportare il vino più 200 anni fa, l’Italia è partita in ritardo, diciamo negli anni Ottanta. Ma soprattutto i francesi hanno una grande capacità di spiegare i loro prodotti, oltre che presentarsi con una immagine unitaria di vini e territori, che ne rendono più semplice la comprensione. Il mondo del vino in Italia è molto individualista. Ognuno fa qualcosa, ma non si riesce a costruire un unico brand italiano. Io credo che l’Italia debba imparare a promuovere il vino insieme alle sue eccellenze come il cibo, famoso in tutto il mondo, e la moda. Messaggi chiari, pubblico mirato, brand unico».

Deve quindi essere ancora più complicato parlare di vini sardi in Giappone.

«Esattamente. Come Giappone, paese fuori dall’Europa, non abbiamo emigrati italiani, quindi ancora oggi è molto difficile spiegare dove sia la Sardegna. Potrebbe essere in Spagna come in Francia, geograficamente non sanno localizzarla. Conoscono invece la Sicilia, famosa per la mafia. La Costa Smeralda. Ma dove sia la Sardegna, quali siano i suoi vini e i suoi formaggi non lo sa quasi nessuno».

 

Per questo ha deciso di colmare questo vuoto di conoscenza scrivendo un libro?

«Per adesso sto studiando le cantine sarde. Come ho fatto in passato con altri miei libri i vini saranno abbinati al cibo locale. In passato sono venuto in Sardegna, ho visitato grandi cantine come Capichera e Sella&Mosca, l’area di Cagliari. La scorsa settimana ho visitato nove cantine nel nord Sardegna. In autunno tornerò e andrò nel nuorese. Il libro che intendo scrivere sarà di itinerari di vino, cibo, storia, curiosità. Perché è importante incuriosire il popolo giapponese e creare interesse. Ma per farlo bisogna trovare dettagli che catturino l’attenzione. Ad esempio sulla bottarga. Abbiamo un prodotto simile in Giappone che chiamiamo karasumi. La lavorazione è stata importata dai portoghesi 500 anni fa».

Qual è la difficoltà nel vendere i vini sardi in Giappone?

«Oltre al non sapere dove viene prodotto, il vino sardo è difficile da spiegare al popolo giapponese, che ama le cose semplici. Se parliamo ad esempio di cannonau si deve scegliere quale si vuole proporre: superiore, riserva. Se diciamo barolo, quello è unico, si capisce facilmente. Il cannonau è invece complesso. Bisognerebbe puntare su due vini sardi, rappresentativi dei territori, un po’ come fanno i francesi. E spiegarne bene le qualità. Facendo i giusti abbinamenti con il cibo».

 

Per gentile concessione della testata La nuovasardegna.it

April 22, 2024

 

Settantaquattresimo notiziario settimanale di lunedì 22 aprile 2024 degli italiani di Russia. Buon 25 aprile, buon ascolto e buona visione.

Gli USA hanno approvato aiuti finanziari all’estero. Sono stati votati separatamente i tre pacchetti finanziari, più nuove sanzioni all’Iran.

Il 19 aprile 2024 sono stato invitato ad intervenire ad un dibattito a Torino di “Democrazia Sovrana e Popolare”, dopo la proiezione del film sul Donbass “Il testimone”. Facciamo un esempio italiano di un secolo fa. Il fascismo si affermò perché pochi vi si opposero, come non si opposero alle truppe naziste tedesche, finché restarono alleate di Mussolini. La Resistenza quella vera, di massa, iniziò quando, nel 1943, gli alleati si trasformarono in invasori. Vi ricordo tutto questo perché tale reazione tipica di qualunque popolo è quel che ora provano i russi, dopo trent’anni di avvicinamento della NATO ai confini russi, nonostante le reiterate promesse del contrario, “non un palmo verso est”, dopo il colpo di Stato in Ucraina, dopo che un popolo fratello, con cui assieme combatterono contro l’invasore nazista, si è trasformato esso stesso in un Paese nazista, e ricordare il 2 maggio 2014 a Odessa non è superfluo, con 48 antifascisti bruciati vivi al Palazzo dei Sindacati. E più l’Occidente collettivo insiste con le forniture di armi, soldi e sanzioni, più i russi serrano le file, si sentono coesi, senza se e senza ma.

Per una volta, niente politica o sociale. O forse sì. Perché è una canzone d’amore, e non importa se per i fidanzati, i coniugi, i genitori o i figli. D’amore e forse anche alla primavera incombente, perché qui le mezzestagioni esistono ancora. Anche questo è politica. La canzone è Вместе и навсегда, “Insieme e per sempre”. Non so nemmeno a quando risalga, ma sospetto ad appena una decina di anni fa.

Il benessere psicologico sul lavoro. Strategia per promuovere la salute mentale dei dipendenti.    Questo articolo affronta il costrutto di benessere psicologico a partire dall’analisi del contesto lavorativo. La Psicologia Positiva consente una visione diversa della realtà lavorativa, cercando di enfatizzare gli aspetti positivi del lavoro quotidiano e rafforzare le risorse a disposizione dei lavoratori per affrontare situazioni conflittuali.

 

A nessuno sembra strano sentire che il mondo del lavoro oggi attraversa una profonda crisi. Negli ultimi anni, e non solo nel nostro Paese, abbiamo acquisito familiarità con concetti come disoccupazione, condizioni di lavoro precarie, instabilità del lavoro, sottoccupazione, ecc., indicatori che ci portano a caratterizzare il mondo del lavoro come conflittuale. Questo nuovo scenario lavorativo, percepito e vissuto come stressante, ha un forte impatto sulla psicologia dei lavoratori. Alcuni riescono ad affrontare o affrontare queste situazioni conflittuali meglio di altri, il che dipende da alcune caratteristiche (sesso, età, livello di istruzione, anzianità, ecc.) ma anche da altri fattori psicosociali come lo stile di coping e le strategie sviluppate per affrontare i problemi. Nello studio della psicologia come scienza possiamo individuare due prospettive. La prima corrisponde alla linea tradizionale, il cui approccio si basa su un problema identificato, ad esempio, dal contesto lavorativo, potrebbe essere lo studio dello stress o del burnout , delle malattie psicosomatiche o dei disturbi mentali . Una seconda prospettiva si basa sulla psicologia positiva e mira alla ricerca del benessere dei soggetti. Ciò dirige l’attenzione sulle forze umane, su quegli aspetti che ci permettono di imparare, divertirci, essere felici, generosi, sereni, solidali e ottimisti. Una delle linee di ricerca della psicologia positiva è il “benessere psicologico”, il cui obiettivo è la ricerca della realizzazione personale.

 

Benessere sul posto di lavoro

Il benessere è più della salute fisica, trascende le responsabilità quotidiane, le aspettative, le relazioni, la gestione dei livelli di stress e della felicità generale e il modo in cui le persone si sentono riguardo a se stesse.

Secondo la psicologia positiva il benessere emotivo sul lavoro si divide in 5 livelli: Benessere psicologico: avere accesso a uno stipendio dignitoso e a un ambiente igienico in cui lavorare.

Sicurezza fisica e psicologica: che il lavoratore si senta sicuro nel potersi esprimere così come è.

Benessere sociale: ritrovare il senso di appartenenza all’organizzazione.

Stima: che il lavoratore si sente apprezzato dagli altri e ha la capacità di valorizzare gli altri allo stesso modo.

Realizzazione personale: avere la capacità di identificarsi con lo scopo del lavoro e dell’organizzazione. Il benessere emotivo negli affari non è vantaggioso solo per il dipendente e il datore di lavoro, ma è positivo anche per le comunità, la società e l’economia. Presenta molti vantaggi oltre all’interazione tra dipendente e datore di lavoro.

Promuovere un ambiente di lavoro accogliente e inclusivo aiuta i lavoratori a provare un senso di appartenenza e contribuisce a una sana cultura del lavoro.

Cosa posso fare per migliorare il benessere lavorativo dei collaboratori? 

1. Evitare giornate faticose e prevedere spazi per il riposo, è fondamentale saper delegare, porre limiti e stabilire orari e carichi di lavoro giusti. Fornisce inoltre spazi per la dispersione e il riposo. Molte volte prendersi due minuti per respirare, allungare i muscoli o riposare gli occhi è di grande aiuto per mantenere la concentrazione e il giusto umore.

2. Motiva le tecniche di respirazione, lo stress si nutre di soffocamento e meno ossigeniamo il corpo peggiori saranno le decisioni o maggiori saranno gli errori. Situazioni come il superlavoro, la mancata comprensione di un’istruzione, la sensazione di demotivazione, la rabbia con i colleghi, tra le altre sensazioni, fanno sì che non respiriamo come dovremmo, poiché siamo sconvolti. Quindi è molto utile incoraggiare gli esercizi di respirazione, si tratta di tecniche utilizzate nello yoga per respirare profondamente, sentire come circola l’aria attraverso il corpo e porsi in uno stato di meditazione. 3. Generare attività di integrazione, lo stress lavorativo diminuisce poiché si hanno ambienti di lavoro positivi, sarà utile per voi sviluppare attività di integrazione in cui colleghi o membri del team si conoscono e si sentono apprezzati dall’azienda. Queste attività possono svolgersi all’interno o all’esterno dell’azienda e spaziano dal pasto, ai giochi interattivi, alle dinamiche di team building, alla convivenza con la propria famiglia e altro ancora. Diventa creativo e prendi nota delle attività che potrebbero interessare a tutti. Ricorda che non è necessario essere in ufficio per creare esperienze gratificanti con i tuoi collaboratori; creare una community durante il telelavoro potrebbe sembrare molto più difficile, ma non dimenticare che esistono molteplici dinamiche di integrazione virtuale. Promuovere attività ricreative nei propri spazi lavorativi migliorerà la comunicazione interna, il senso di appartenenza e il benessere emotivo di chi ne fruisce. . Effettuare una diagnosi sanitaria, le malattie sono causa di stress, quindi è consigliabile effettuare una diagnosi sanitaria nel proprio personale, in modo da poter adottare misure, realizzare campagne sanitarie, programmi benessere e qualsiasi azione che serva a contribuire a avere lavoratori equilibrati. Non dimenticare che i tuoi collaboratori sono individui al di fuori del lavoro, quindi di tanto in tanto è bene consentire loro di occuparsi di questioni personali o di salute, nonché rimanere in costante comunicazione con loro per sapere come stanno andando in altri ambiti della loro vita che possono avere un impatto indiretto nelle situazioni lavorative. Lo apprezzeranno

3. Conduci sondaggi tra i tuoi collaboratori.I sondaggi ti consentono di misurare gli atteggiamenti, le percezioni, la soddisfazione o le prestazioni dei lavoratori. Tra le opzioni per catturare la loro attenzione c’è la gamification dei questionari e aumentare così la loro motivazione. Con narrazioni accattivanti, la motivazione dei lavoratori può essere aumentata in base ai loro progressi. . Riorganizzare il lavoro con obiettivi chiari, a volte si teme processi di ristrutturazione su cui si lavora da tempo, ma solo perché lo si fa da anni non significa che sia il più efficiente. Ecco perché è bene fare un’analisi dei processi e delle attività per ristrutturare come organizzarsi in termini di tempistiche, responsabilità, controlli, metodologie e altro ancora.

4. Comunicare, formare e motivare i propri collaboratori, avere canali di comunicazione per ascoltare e ricevere feedback è fondamentale, aiuterà molto anche formare il personale non solo sulle attività della posizione, ma anche sulle buone pratiche per la gestione dello stress lavorativo e altro problemi. Infine, motivare i dipendenti e riconoscere il loro lavoro è uno dei modi migliori per evitare questo tipo di fenomeni che incidono sui luoghi di lavoro. L’essere umano è un insieme composto da mente, corpo e anima. In tutti gli aspetti della nostra vita dobbiamo tenere conto di questi fattori. La salute mentale e il benessere emotivo sul lavoro sono direttamente collegati alla produttività, all’impegno e alle prestazioni dei dipendenti.

L’equilibrio e il benessere psicologico dei lavoratori influenza direttamente i risultati aziendali e il buon funzionamento dell’organizzazione. Per ottenere risultati di successo dobbiamo prestare attenzione alle emozioni.

 

 

April 15, 2024

 

Settantatreesimo notiziario settimanale di lunedì 15 aprile 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.

Oddio, non è proprio attuale, è una risposta di Marija Zacharova di un mese fa. Un mio estimatore (agente all’Avana, come suol dirsi), qui in Russia (piuttosto altolocato e perciò anonimo), mi ha segnalato questo suo intervento. Essendo del 6 marzo, non aveva senso pubblicarlo come una primizia, ma lo inserisco qui, nel mio notiziario settimanale. Godibilissimo, riguarda i diplomatici europei. Sono appena dieci minuti.

Il 12 aprile 1961 fu compiuto il primo volo dell’uomo nello spazio. Nel 2014 fu girato un documentario, “Quando tornerà Gagarin”, a cui l’ambasciata russa a Roma ha messo i sottotitoli in italiano. Per questo ve lo faccio vedere per intero, e mi scuso per la lunghezza, dura 24 minuti, ma la mia generazione è cresciuta con questa convinzione, che presto saremmo stati su Venere, su Marte. Eravamo degli incorreggibili romantici. Sapete che in genere non lo faccio, ma stavolta, concedetemelo. Personalmente, mi sono commosso.

In un’epoca in cui in Occidente vige la cancellazione della cultura e la cultura della cancellazione, eccovi un brano di musica classica, senza parole. Chi l’ha detto che la classica sia una roba per parrucconi? Molti la conoscono come musica natalizia, pochi sanno che si tratta della “Danza della Fata Confetto” dal balletto “Schiaccianoci”, orchestrato da Pëtr Čajkovskij nel 1892, che soleva dire che “la musica è quel sacrario, quella fonte, quel patrimonio a cui ogni nazionalità, ogni etnia ci mette del suo per il bene comune”.

April 08, 2024

 

Settantaduesimo notiziario settimanale di lunedì 8 aprile 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.
La settimana appena trascorsa cadeva il 75° anniversario dalla fondazione della NATO. Ecco una sintesi del commento di Marija Zacharova, rappresentante ufficiale del Ministero degli Esteri russo.
Alle elezioni presidenziali in Slovacchia ha vinto Peter Pellegrini, classe 1975. La Slovacchia è una repubblica parlamentare, come l’Italia, dove quindi ha più poteri il capo del governo, che è Robert Fico, classe 1964. I media italiani mainstream si sono subito sbracciati a pubblicare veline fotocopia, secondo le quali l’elezione di Pellegrini sarebbe la conferma della deriva nazionalista e populista di quel Paese, semplicemente perché è contrario all’invio di armi in Ucraina, dunque putiniano per antonomasia. Se non sei atlantista, cioè seguace di Biden e Von Der Leyen, sei automaticamente nazionalista e populista.
Sabato scorso sono stato invitato ad intervenire ad una conferenza di “Democrazia Sovrana e Popolare” del Veneto, il titolo era “La pace tra i popoli, i pericoli di una guerra nucleare”. E’ durata tre ore, ed anche il mio intervento si è protratto per mezzora, senza contare poi le domande e le risposte. Ecco perché vi riporto solo un sunto.
Davvero un’ultima chiosa. Lungi da me paragonarmi a Togliatti, però spesso, quando vengo intervistato dai media russi, ricordo che proprio Togliatti, dalle onde corte clandestine di Radio Mosca, dava indicazione ai partigiani italiani. Spero, più modestamente, di avere imparato qualcosa da lui.


Una canzone della fine degli anni ‘80, dell’ultimo periodo sovietico: Родина моя, “La mia patria”. Sapete cos’è la patria? E’ la vostra terra natale, non necessariamente dove siete nati, ma dove siete cresciuti, vi siete formati.
Io, tu, lui, lei, insieme siamo un Paese intero,
Insieme: una famiglia amichevole, Nella parola “noi” ci sono centomila “io”.
http://markbernardini.blogspot.com/2024/04/072-italiani-di-russia.html

   Gomma arabica

“La gomma arabica è un ottimo stabilizzante e aiuta ad evitare nei vini: precipitazione di sostanze coloranti, di microcristalli di scaglie. Apporta anche rotondità e riduce l'astringenza nei vini rossi”.

Così mi fu detto durante una delle lezioni di quel Corso frequentato qualche lustro fa.

Ed ancora:  “La gomma arabica è un colloide protettivo che si oppone alla precipitazione delle particelle in sospensione. Un vino torbido addizionato di gomma arabica difficilmente può essere chiarificato perché rende molto difficile la filtrazione. La gomma arabica va quindi utilizzata su vini appassiti: stabilizzati, affinati e limpidi”. Insegnamenti da far rabbrividire i seguaci dei vini naturali e vegani.

Facciamo un po’ di chiarezza e ricordiamo che la gomma arabica è una delle sostanze  responsabili della struttura del vino avendo la capacità di arrotondarne il sapore impartendogli una sensazione di morbidezza.

Quando mettere la gomma arabica nel vino?

      Morbidezza nel vino

La scelta del prodotto deve essere fatta in base alle esigenze dell'enologo. L'aggiunta di gomma arabica in un vino va fatta prima dell'imbottigliamento,

Gli stabilizzanti consentono di preservare al meglio le caratteristiche chimico-fisiche e organolettiche dei vini. Per questo il loro utilizzo è fondamentale, specie nella fase di pre-imbottigliamento.

“La morbidezza del vino è una sensazione vellutata che ci fa percepire il vino come morbido al palato”.

Aggiungo che la morbidezza in un vino viene normalmente accompagnata dalla struttura, ossia da una corposità dovuta alla ricchezza in sostanze ed estratti e all’alcolicità, che determina una sensazione di calore che sappiamo manifestarsi nel cavo orale.

La morbidezza è dunque una componente sensoriale molto importante nel vino, fondamentale per il suo equilibrio

“ A parte il glicerolo, le sensazioni “rotonde” possono essere facilmente ottenute in cantina mediante l’aggiunta di additivi, tra i quali il più celebre è certamente la gomma arabica. Inoltre non dimentichiamo  la cosiddetta fermentazione malolattica”.

Grazie caro amico enologo di questo tuo apporto per fare chiarezza.

  Soluzione di gomma arabica

A proposito: quando i cosiddetti docenti smetteranno d’insegnare che la malolattica nel vino rappresenta la seconda fermentazione? Forse non sarebbe meglio educare le masse di futuri sommeliers che trattasi di “conversione batterica”?

Ritorniamo al Vin Gommée.

“L’effetto della morbidezza dei vini continua anche con  l’affinamento in piccole botti di legno, le barriques. Infatti, durante questo passaggio, come conseguenza della lenta ossidazione provocata dall’ingresso dell’aria attraverso i pori delle doghe e del tempo trascorso nelle botti, il carattere aggressivo e astringente delle sostanze polifenoliche si “arrotonda” con la polimerizzazione dei tannini e il vino acquista un carattere più “morbido“. (fonte Quattrocalici)

Se poi otteniamo dei capolavori enoici che delizieranno i nostri palati alla beva, qualche domanda su come siano stati ottenuti ce la dobbiamo fare.

Urano Cupisti

 

 

 

 

 

 

              

 

 

 

 

 

Storie e figure che rimangono nell’immaginario collettivo del mondo orientale.

Palazzo Braschi a Roma ospita una grande mostra: un viaggio nelle abitudini di una società prospera e pacifica fissato nelle centinaia di stampe che raccontano con lucida precisione la vita vissuta. Un occasione per immergersi in un Giappone prospero e borghese, a volte ironico e disincantato.

L’ eleganza dello stile dei vari artisti è coniugata con la modernità di un linguaggio che è diventato modello e archetipo di un periodo storico e di un rinnovamento sociale.  Figure di dame e di gheishe di gentiluomini e di contadini, tutti colti con una grande dignità rappresentativa. Del tutto indipendente dalle funzioni che svolgono.

Molti di questi disegni sono simboli e tramite di un rinnovamento di alcune tematiche, che saranno modello anche per molte creazioni occidentali.

La mostra riguarda il periodo di pace creato dal governo militare dei Tokugawa. Un periodo legato a grandi cambiamenti sociali, economici ed artistici che portò alla riapertura del paese agli scambi con le potenze occidentali a partire dalla metà dell’Ottocento.

In mostra oltre trenta artisti, a partire dalle prime scuole Seicentesche come la Torii fino ai nomi più noti di Kitagawa Utamaro, Katsushika Hokusai, Tōshusai Sharaku, Keisai Eisen e alla grande scuola Utagawa con Toyokuni, Toyoharu, Hiroshige, Kuniyoshi, Kunisada.

La tecnica dell’ukiyoe, importata dalla Cina, implementò la diffusione di immagini e libri permettendo una produzione in serie grazie anche al talento degli artisti ingaggiati. La produzione di stampe, infatti, rappresentò un vero e proprio mercato, tantissimi furono gli artisti e i professionisti, tra pittori, intagliatori, stampatori, calligrafi, che lavoravano in atelier sotto la direzione di un editore il quale sosteneva economicamente il progetto, sceglieva artisti e soggetti, e immetteva le opere sul mercato.

 La classe cittadina emergente di Edo, composta da borghesi e mercanti, non avendo potere politico, scelse di vivere nel lusso. Ukiyo, che fino ad allora era stato inteso nel senso di attaccamento all’ illusorio mondo terreno da cui rifuggire, secondo l’ insegnamento buddhista, ora prendeva un senso opposto di godimento di tutto quello che era nell’attimo  e nella moda.

La grande novità di queste immagini erano quindi  anche i soggetti, completamente diversi dalla grande pittura  aristocratica di Kyoto.

La grande mostra, dal titolo :“Il mondo fluttuante. Ukiyoe. Visioni dal Giappone”, sarà visibile fino al 23 giugno 2024 al Museo di Roma a Palazzo Braschi. Dal martedì al venerdì, l’orario di apertura sarà dalle 10.00 alle 19.00,  con ultimo ingresso alle 18.00. 

È promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, coprodotta e organizzata dalla Sovrintendenza Capitolina e da MondoMostre, con il supporto di Zètema Progetto Cultura, curata da Rossella Menegazzo, presenta centocinquanta capolavori dell’arte giapponese di epoca Edo, tra il Seicento e l’Ottocento.  L’Ukiyoe,  vuol dire :“immagini del mondo fluttuante”, si tratta di un genere pittorico nato in epoca Edo (1603-1868) che include  dipinti, rotoli da appendere e da srotolare tra le mani, ma anche paraventi e stampe realizzate in policromia con matrice in legno su carta.

 

April 01, 2024

 

Da ieri in Italia è scattata l’ora legale, a Mosca no, quindi per sei mesi noi qui avremo una sola ora in più rispetto a voi. Inoltre, state celebrando la festività della Pasqua, che in Russia invece quest’anno cade il 5 di maggio, poiché tutte le festività religiose seguono il calendario giuliano anziché quello gregoriano, e la Pasqua viene calcolata dalle fasi lunari. Buon ascolto e buona visione. Il 22 marzo 2024, un barbaro attacco terroristico avvenuto nella sala concerti del “Crocus City Hall” di Mosca ha sconvolto la Russia e il mondo intero. Diciamo Spasibo a ciascuna delle oltre 15.000 persone che ci hanno inviato messaggi e ci hanno telefonato, a quelle che sono venute all’Ambasciata russa e hanno lasciato fiori, biglietti, candele, giocattoli e che hanno espresso personalmente parole di vicinanza e solidarietà, spesso senza riuscire a trattenere la propria commozione. In questi giorni ricorre il 210° anniversario della vittoriosa conclusione della campagna estera dell’esercito russo del 1813-1814. Dopo aver sconfitto la Grande Armata di Napoleone durante la Guerra Patriottica del 1812, le truppe russe dalle mura di Mosca bruciata, portando sulle loro bandiere la libertà per i Paesi e i popoli d’Europa dall’oppressione napoleonica, marciarono per migliaia di chilometri con pesanti combattimenti verso la capitale francese, che si arrese alla mercé dei vincitori il 31 marzo 1814. Il portavoce del Pentagono John Kirby: “Mio zio diceva che i migliori venditori di letame spesso portano dei campioni in bocca. I funzionari russi sembrano essere degli ottimi venditori di letame”. Questa settimana, in un media che non nomino, sono stato censurato per avere ricordato la tossicodipendenza di Zelenskij. Da due anni, Biden da del macellaio a Putin. Non è tanto originale, prima di lui lo fece quel gran genio dell’allora ministro degli esteri italiano Luigi Di Maio. Questo, secondo i media italiani, è lecito, mentre parlare della propensione alla cocaina di Zelenskij è lesa maestà. In ben altra epoca, in un mondo parallelo, ci fu un giovane cantante statunitense di origine italiana che in un film, It Happened in Brooklyn, del 1947, si esibì cantando dei brani russi, in una sorta di pot-pourri. Sono proprio curioso di vedere se lo riconoscete. Trovate tutte le edizioni del notiziario (con il testo) in Blogspot. Tutti i video (senza testo) si trovano in: Rutube, Youtube e Flip News. Ci trovate anche in Telegram (in italiano) e Телеграм (in russo). Per donazioni (anonime) e sponsorizzazioni (pubbliche) in rubli: 4211 7045 8356 7049 (Banca Intesa Russia) 2202 2023 9503 8031 (Sberbank) Per donazioni (anonime) e sponsorizzazioni (pubbliche) in euro: Correspondent bank: INTESA SANPAOLO SPA, MILAN Swift: BCITITMM Beneficiary Bank: 100100004730 BANCA INTESA 101000 MOSCOW RUSSIAN FEDERATION SWIFT: KMBBRUMM Beneficiary’s account number: 40817978800004524011 Beneficiary’s name: Bernardini Mark

March 28, 2024

Ebbene sì, siamo arrivati al quarto episodio di questa divertentissima sagra, che ad ogni episodio si arricchisce inesorabilmente in un crescendo di idee sempre più geniali e divertenti. In questo capitolo, in realtà più sobrio e ponderato del solito, oltre i video con Massimiliano Bruno, Pasquale Petroli e Claudio Gregori nei panni dei mariti delle Stremate, si inserisce per la prima volta nel cast tutto al femminile, una vera e propria novità: un maschietto, che risponde al nome di Vito Buchicchio. L’attore veste u panni di un buffo, ma anche ambiguo maggiordomo. Dopo la classica apertura di Stremate a base di rimproveri reciproci e lamentele personali, è Vito che si inserito come ciliegina sulla torta nella storia da quel tocco di originalità alla storia e un po’ di pepe.

Devo dire però, che ho assistito a questo nuovo episodio con una certa amarezza di fondo, questo perché alla fine della programmazione di “Tre stremate e un maggiordomo”, la serie verrà interrotta. Peccato, perché oltre ad essere molto divertente, ben fatta e ben recitata, la proposta è un unicum. È infatti al momento, una vera e propria novità nell’ambito teatrale, cioè la prima e unica serie ad episodi mai proposta in teatro e che ha riscosso anche un bel successo di pubblico… peccato davvero.

Sinceramente mi auguro ci sia un ripensamento, perché questo prodotto artistico merita veramente molto. Giulia Ricciardi come Patrizio Cigliano, ma come anche tutto il resto del cast, hanno messo il cuore in questa proposta, che merita di raggiungere platee sempre più numerose e non certo di rimanere congelata…

Marisa, per il suo compleanno, stanca della vita coniugale, ha lasciato suo marito ed ora vive in un mini appartamento da sola. Come al solito le due eterne ed immancabili amiche per starle vicino la vanno a trovare, per sondare il suo stato d’animo e per vedere la sua nuova sistemazione. Si tratta di una casa un po’ arrangiata e raffazzonata, che strapperà da subito i sorrisi del pubblico, che si troverà immerso in una semplice scenografia formata da scatoloni che testimoniano il recente trasloco e da una essenziale e misera mobilia.

Le amiche ascoltano il suo sfogo, in cui la donna accusa il marito di essere pigro ed indolente nella gestione familiare che è sempre ricaduta sulle sue spalle. Dunque si è  trovata costretta sotto la costante pressione del marito, a lasciare il suo lavoro di arredatrice di interni per dedicarsi alla casa. 

Ovviamente, per non smentire la serie, si gioca subito sul provocatorio ed ironicamente indolente carattere delle donne, ormai ben conosciuto dai fedelissimi di questa serie. Si parte con un iniziale sfogo di Maria a cui uniscono quelli di Elvira e Mirella in cui le donne liberano le loro frustrazioni e delusioni nei confronti dei rispettivi mariti. Uomini che pretendono che la propria moglie sia sempre efficiente, determinata e presente, ma soprattutto relegata ad un ruolo subordinato e dipendente dal maschio. In questo si evidenzia ironicamente l’inefficienza dei tre uomini che avremo modo di conoscere attraverso le video chiamate dirette alle rispettive mogli e in cui ascolteremo le loro puerili lamentele.

Questi simpatici video vengono inseriti dalla pièce e dalla regia nella storia in maniera molto efficace, non solo per spezzare le scene, ma anche per dare modo alle tre protagoniste di spostare gli oggetti in scena per nuove situazioni e per cambiarsi gli abiti, peraltro davvero belli ed eleganti che ne esaltano la femminilità. I costumi sono stati forniti dall’elegante e raffinata RS Boutique dell’estroso Raffaele Marchese, che oltre stilista si rivela inaspettatamente anche un valido costumista.

La nuova location di Marisa (Milena Miconi), si rivelerà un ottimo escamotage per le altre due donne (Beatrice Fazi e Giulia Ricciardi). Permetterà loro di dare vita ad una sorta rivincita sui loro mariti, allontanandosi dalle loro famiglie per trasferisi nell’appartamento di Marisa, li obbligheranno ad autogestirsi e potranno respirare e disintossicarsi dall’ombra prevaricatrice e nefasta degli strampalati ed inetti mariti.

Neanche a dirlo Lillo, Greg e Massimiliano ci appariranno sempre più smarriti, esauriti ed incapaci di autogestirsi e con le loro gag ci faranno sbellicare dalle risate.

Ma non è tutto, Marisa decide per sfizio, di assumere un maggiordomo, ovviamente uomo, forse per  cercare di prevalere almeno figurativamente sulla figura maschile e godersi quello che almeno all’inizio sembra una rivalsa sul sesso forte. Intanto ogni marito dovrà impegnarsi e dimostrare di sapersela cavare da solo e accettare poi di essere disposto a servire con attenzione e cura la propria consorte.

Le Stremate daranno vita come di consueto a tutta una serie di divertenti battibecchi, dispetti reciproci e toccanti confessioni, tutto  con ritmi veloci ma anche molto realistici, arricchiti di simpatiche trovate partorite dalla prolifica mente di Giulia, coadiuvata dall’inconfondibile regia di Patrizio Cigliano che esalta ogni scena.

Ormai le tre veterane attrici del mondo spettacolo, sono più che affiatate, si direbbero una cosa sola. Ognuna di loro porta avanti il suo personaggio esaltandone pregi e difetti evidenziando una palpabile passione e indiscutibile professionalità e capacità personali, frutto di un profondo lavoro artistico e una evidente maturazione artistica, di cui giova sia il gruppo che lo spettacolo.

Non vanno però dimenticati anche tutti coloro che hanno collaborato alla riuscita di questa proposta, come la regia, l’ aiuto regia, la fonia e le luci, che hanno creato questa magica e professionale sinergia.

Speriamo che la serie venga ripresa, me lo auguro profondamente.

 

 

Teatro Golden
“Tre Stremate e un maggiordomo”
di Giulia Ricciardi
Con Giulia Ricciardi, Milena Miconi, Beatrice Fazi e Vito Buchicchio
regia Patrizio Cigliano
aiuto regia Claudia Genolini
special video guest Massimiliano Bruno, Greg, Lillloscene Fabiana Di Marco
luci e fonica Elisa Martini

 

 

 

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