L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
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Antonio Amurri è uno scrittore umorista satirico molto attivo negli anni ’70, conosciuto per aver dato alla luce una serie di libri molto divertenti dal titolo “Come ammazzare la moglie, e perché”, “Come ammazzare il marito senza tanti perché”, “Come ammazzare mamma e papà”, “Come ammazzare la suocera”. Amurri è stato anche soggettista radiofonico e televisivo e ha scritto opere teatrali.
Stasera viene riproposto un estratto ispirato a questo autore, attraverso un approccio profondamente comico ed irriverente. Ci si avvale di un “Telefono Amico”, che con una certa disinvolta eleganza, propone consigli per una rapida eliminazione del proprio fastidioso partner.
Sì parla di vizi, difetti, incomprensioni, egoismi, nevrosi e manie che trovano ispirazione, seppur ironicamente, da una realtà in cui si muovono coniugi asfissianti e petulanti che il partner “sano”, per vivere in pace, dovrebbe avere la possibilità di eliminare.
Una commedia dal gusto assai retrò che ricorda i film in bianco e nero in cui, peraltro, sono state proposte all’epoca alcune delle sue gag.
Lo spettacolo forse andrebbe riscritto o quanto meno rimodernato perché un po’ troppo datato; questa versione è a mio avviso più adatta ad un pubblico maturo over sessanta. Non manca comunque di comicità, grazie soprattutto all’approccio e all’improvvisazione degli attori che vi aggiungono una loro personale carica comica.
La scenografia ripropone degli ambienti interni disegnati su pannelli in bianco e nero, che rimandano inevitabilmente al periodo della scrittura al quale si ispirano. Il centralino del Telefono Amico non è un’ idea di Amurri, ma è stata aggiunta solo in seguito. Dietro al banco del telefono, a dare strampalati consigli ai coniugi in crisi troviamo un divertente Bruno Governale, raggiunto poi dalla fidanzata più scaltra, perspicace e alquanto pungente Alessandra Cavallari. Loro sono in procinto di sposarsi, ma le telefonate delle coppie sembrano minare la convinzione di questo passo…
Le coppie in scena, a cui il centralino dà consigli, sono proposte attraverso cambi repentini di abito (e capigliature) dal folle matador della risata Marco Cavallaro e dalla buffissima Maddalena Rizzi, che spesso deve impegnarsi per non ridere delle improvvise uscite fuori copione di Marco. I due danno vita ad una serie di personaggi divertenti e strampalati, si divertono e divertono.
C’è il marito che crede di avere una moglie di vedute aperte e di poter avere sia lei che l’amante, almeno finché questa non chiede consiglio al centralino… Poi c’è la donna impicciona che legge tutta la posta del marito che, indispettito per la mancanza di privacy, diventa sempre più intollerante… L’uomo che cerca di provocare inutilmente la gelosia della moglie, finché con l’intervento del centralino… Oppure la moglie petulante che non fa dormire lui perché teme sempre di aver lasciato aperto il gas o il rubinetto dell’acqua… E quella che per paura delle speculazioni, si dà all’acquisto compulsivo facendo inutili rifornimenti, provocando la disperazione economica del marito… Un’altra moglie petulante, eccentrica ed egoista pretende che il marito si accorga di ogni suo piccolo maniacale cambiamento, ma non vede quelli ben più importanti di lui… Poi l’uomo frustrato perché la moglie in casa è sempre super impegnata e distratta e non lo ascolta mai… O quella che critica il marito mammone e poi si rivela essere come lui…
Insomma, questi sono i divertenti quadretti che troverete al teatro per mano di quattro attori che strappano molti sorrisi grazie a trovate divertenti, e anche qualche sonora risata con gag irresistibili.
“Come ammazzare la moglie o il marito senza tanti perché “
Di Antonio Amurri
regia di Filippo D’Alessio
a cura di Francesco Fanuele
con Marco Cavallaro, Maddalena Rizzi, Bruno Governale, Alessandra Cavallari
musiche Francesco Fiumara
scene Tiziano Fario
produzione Seven Cults Srl
Sessantaseiesimo notiziario settimanale di lunedì 26 febbraio 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.
Gira un video in rete, che io ho tradotto per Visione TV, attribuito alla madre di Aleksej Naval’nyj, in cui lancia una serie di precise accuse alla vedova. Apriti cielo. I primi a parlare di fake sono stati il canale TV Dožd’ (Rain) ed il canale Telegram Meduza, sedicenti russi, ma che in realtà trasmettono rispettivamente dall’Olanda e dalla Lettonia. Dicono che sia frutto della propaganda del Cremlino, dunque falso per antonomasia.
Il 22 febbraio Repubblica ha pubblicato un articolo di Aleksej Paramonov, l’ambasciatore russo a Roma. Ve lo riassumo.
Sempre Paramonov, il 21 febbraio è stato convocato alla Farnesina, e gli è stato manifestato il desiderio, da parte italiana, di ricevere chiarimenti in merito alle cause della morte di Naval’nyj. Inoltre, all’Ambasciatore sono state manifestate alcune valutazioni politicamente faziose in merito alla situazione politica interna della Russia, in linea con quella lettura antirussa parziale dei fatti che è concordata a livello dei Paesi occidentali.
Il 21 febbraio 2014, con la garanzia dei Paesi occidentali, il Presidente ucraino in carica Viktor Janukovič e la leadership politica di Euromajdan, tra cui il leader del Partito “Bat’kovščina”, Arsenij Jacenjuk, il leader del partito “Udar”, Vladimir Kličko, e il leader del partito filonazista “Svoboda”, Oleg Tjagnibok, hanno firmato un accordo sulla risoluzione della crisi politica in Ucraina. I ministri degli Esteri di Germania e Polonia, Frank-Walter Steinmeier e Radosław Sikorski, e il capo del Dipartimento Europa Continentale del Ministero degli Esteri francese, Éric Fournier, sono intervenuti in qualità di garanti della sua implementazione. Tra le altre cose, l’opposizione si è impegnata a “normalizzare la vita nelle città e nei villaggi”, “liberando gli edifici amministrativi e pubblici e sbloccando strade, parchi e piazze”, consegnando le armi illegalmente detenute al Ministero degli Interni ucraino e “rinunciando a posizioni conflittuali con le autorità”.
La propaganda occidentale opera in modo che fatti ed eventi scomodi possano deliberatamente essere tenuti nascosti. La gente comune ha appreso della crisi in Ucraina soltanto due anni fa, quando la Russia ha dato inizio all’Operazione Militare Speciale.
Oggi una canzone del 1941: Давай закурим, più o meno “Fumiamoci una sigaretta”. Sempre in versione contemporanea, dalle repubbliche popolari del Donbass.
Grande serata al Golden! Una Prima con i fiocchi! Sala gremita, tanti nomi noti dello spettacolo per assistere allo spettacolo scritto e anche interpretato da Fabrizio Colica. Devo dire che ci troviamo davanti ad una bella proposta assolutamente riuscita e che ha riscontrato un meritato successo. Fabrizio ci offre un prodotto maturo e ben strutturato, che nasconde dietro la parvenza di una semplice commedia dinamica e divertente, un certo spessore e tanta profondità, sensibilità ed umanità intrinseca nei suoi personaggi.
Un viaggio introspettivo nelle paure di questi soggetti che rappresentano poi uno spaccato molto realistico della realtà delle persone comuni; quelle che fanno difficoltà ad accettare di mostrare se stesse per come sono, per timore del giudizio altrui, ma anche del proprio. La commedia è ben articolata, non ha cali di tono e alterna magnificamente comicità a riflessione, riuscendo a scandagliare efficacemente l’intimo di ognuno dei personaggi e a tirarne fuori l’essenza. I bello è che Fabrizio ha pensato di legare tutti con un unico cordone ombelicale, quello affettivo, forse per sottolineare quanto anche con l’amore e il rispetto reciproco, la barriera del giudizio lasci tutti restii e titubanti a mostrarsi per quello che sono. Una sorta di pirandelliana memoria si può scorgere tra i comportamenti con cui nascondono, a loro stessi e agli altri, la loro vera natura, imprigionati dalla retorica del senso comune della società.
Ma “Arancione”, vuole tagliare questo velo di ipocrisia e omertà. Già Il titolo è piuttosto emblematico, e gioca sull’ambiguità del “colore che si ottiene mescolando il giallo di chi siamo e il rosso di chi gli altri vorrebbero che fossimo”. Così cita la sinossi. In realtà questa parola è la distorsione di un’altra, che rivela tutta la difficoltà di un ragazzo di manifestare i suoi sentimenti, di vivere liberamente la propria omosessualità con il compagno. Capirete perché “arancione” in teatro…
La storia è ambientata in una bella e realistica scenografia che riproduce la casa di Fabrizio e Mauro (userò i nomi degli attori). Siamo all’ ora di cena, ma in realtà il pasto è un pretesto perché Fabrizio non ha preparato proprio nulla, con grande disappunto del fratello Leonardo, appena giunto, e più tardi dell'ex ragazza di Fabrizio, Paola, che sta arrivando per conoscere il nuovo ragazzo del suo ex fidanzato. Ma sta anche arrivando la madre, che crede che in quella casa ci sia lo studio di uno psicoanalista dal quale sta andando per fare terapia… non voglio togliervi la sorpresa di questa simpatica trovata…
Ogni cosa è in bilico in questa storia, ma tra una risata e l’altra, piano piano e con ponderata delicatezza si svelano i segreti più reconditi di ognuno. In modo dolce e senza troppi traumi, il testo ci fa conoscere i risvolti di tutti e il segreto che nascondono.
Ma Fabrizio sa dare ai suoi soggetti anche un lato toccante e profondo. Ognuno di loro, sotto pressione, istintivamente cambierà atteggiamento, rivelando di fondo molte similitudini con gli altri. Ognuno ha delle aspettative, delle speranze, dei desideri, e fondamentalmente tanta voglia di amare e di essere corrisposto, ma ancora più importante, di essere accettato per quello che è.
Nascondere se stesso è in fondo una sorta di prigione dove spegnersi sempre di più. Questo, credo, sia il messaggio di Fabrizio e di Riccardo. Per questo si dà l’opportunità a tutti di liberarsi con naturalezza magari perché no, affrontando qualche piccolo e naturale trauma.
Il legame affettivo che vincola tutti si rivela dapprincipio un freno, per poi diventare una forza di coesione che difende e protegge il gruppo permettendogli di spezzare le catene sociali.
Ma d’altronde chi è che non ha paura del giudizio altrui? Soprattutto di quello delle persone a cui si vuole bene?
Così, tra aspettative e delusioni, questa dolce commedia ricca di umorismo e romanticismo mette alla gogna i pregiudizi e gli stereotipi di oggi, finendo non solo per affrontarli elegantemente, ma anche sconfiggendoli.
Il cast è, neanche a dirlo, stupendo. Fabrizio è delizioso nella sua parte, ma lascia molto spazio agli altri; Mauro vi stupirà con la sua trasformazione, mostrandoci la parte più intima e arrivando a commuovere; Leonardo, nei panni del fratello burbero e scapolone, è assolutamente divertente, veste un personaggio perfetto per lui che lo rispecchia, almeno per come lo conosciamo sui video divertenti che ci propone spesso sul web, rivelandoci anche un segreto inaspettato; Paola è assolutamente spigliata, divertente e spumeggiante, un vero peperino, simpatica e verace. Anche lei sarà impegnata in una inaspettata rivelazione.
Patrizia, nei panni di una madre preoccupata per i suoi figli e per la sua nuova vita sentimentale e preoccupata dell’accettazione degli altri, ha una marcia in più: esuberante, divertente, toccante, sprintosa, poliedrica, camaleontica, sempre carica di energia da far arrossire una ventenne.
Insomma, il cast è perfetto per portare avanti una commedia intelligente e ricca di piccoli colpi di scena, di tante battute divertenti. Ottima prima prova di Fabrizio, superata a pieni voti.
“Arancione”
Fabrizio Colica, Leonardo Bocci, Patrizia Loreti, Paola Michelini, Mauro Conte
scritto e diretto da Fabrizio Colica
con la collaborazione di Riccardo Sinibaldi
produzione Lea Production
19.02.2024: "C'è una architettura e c'è un artigianato del dialogo interconfessionale" ovvero i grandi temi alla base della relazione tra le religioni e la loro connessione con il vivere
quotidiano.
E' partendo da questo interessante spunto, nato dalla vivacità culturale del conduttore Paolo Bonini, che Sabato 17 febbraio, presso l'Auditorium della Chiesa di Scientology di Roma, si è svolto l'incontro intitolato LA DIMENSIONE DI UNIVERSALITA': UN CROCEVIA PER LA COMPRENSIONE, LA SOLIDARIETA' E LA MULTUCULTURALITA'.
Un evento in linea con gli intenti della risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2010 che ha proclamato la Settimana Mondiale dell'Armonia Interreligiosa.
Sul palco, sollecitati dalle domande e dalle riflessioni di Bonini, hanno interagito in dialogo: Maria Rosaria Fazio, docente di ebraico biblico; Assem Migahed, ricercatore intellettuale di spiritualità e scienza islamica; Giuseppe Cicogna, vicepresidente di Fedensieme ApS e portavoce della Chiesa di Scientology; Fabio Grementieri, creatore del parco tematico educativo di Santiago Estero (Argentina); Gustavo Guillerme', presidente del Congresso Mondiale del Dialogo Interculturale e Interreligioso e Massimo AbdAllah Cozzolino, della Confederazione Islamica Italiana.
Eterogenea anche la platea composta da religiosi e non, tra cui rappresentati buddhisti Theravada, cattolici, scientologist, buddhisti Soka Gakkai, Chiesa Anglicana d'Europa, UAAR (Unione Atei Agnostici Razionalisti), Comunità Afghana e mediatori culturali.
Gli intermezzi musicali a tema a cura di Maurizio De Simone (chitarra), Francesco Passarelli (voce) e Samuele Bonini (voce) hanno scandito il ritmo e la melodia di un crocevia culturale in cui i vertici del pensiero religioso e laico trovano armonia e costruiscono pace tangibile in loco, nonostante il contesto attuale in cui persino parlare di pace potrebbe apparire paradossale.
Se dai vari interventi e testimonianze si potesse trarne un sunto comune forse suonerebbe così: "Le guerre hanno propaganda, mezzi e interessi materiali apparentemente infiniti e difficilmente sormontabili. Ma la pace può e deve essere coltivata e fatta crescere dentro ognuno di noi; ed è proprio grazie a momenti come quello di oggi [Sabato scorso NdR] - che avvengono continuamente in diverse forme e in diversi luoghi del mondo - che possiamo e dobbiamo proseguire a costruire un presente e un futuro migliori".
Nelle parole del dottor Giovanni Rezza alla giornalista di Report della RAI (servizio televisivo andato in onda l'11 febbraio 2024), vi è un passaggio fondamentale a mio avviso: il professor e dottor G. Rezza - medico epidemiologo e già Direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute 2020-2023 - accenna al fatto che il CTS (Comitato Tecnico-Scientifico) di cui egli fece parte, era un mero organo consultivo del Governo e pertanto non governava e decideva la politica sanitaria, ma semplicemente dava pareri tecnici. Seppur la cosa sia corretta nella verità formale istituzionale (infatti i pareri del CTS non erano e non mai stati vincolanti giuridicamente, così come i pareri dell'INAIL ad esempio), nella verità sostanziale dei fatti non è così, in quanto i verbali del CTS con le raccomandazioni messe per iscritto e le successive decisioni adottate dalle Autorità nazionali e Regionali, dimostrano una correlazione importante e una influenza decisiva in quasi tutte le decisioni politiche prese di mese in mese nelle fasi più cruciali di questo periodo di emergenza, ove la classe dirigente e politica si è eclissata lasciando spazio all'indiretto Governo tecnocratico istituito nella fase emergenziale.
Questo punto è stato da me toccato nella lettera PEC inviata giorni fa alla Conferenza permanente Stato-Regioni e Province Autonome e al Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia, ove ho messo in rilievo che i mezzi tecnici individuati di volta in volta dal CTS, erano in realtà decisioni "valoriali" dal "contenuto politico", proprio perché la distinzione mezzi-fini era ed è labile e pertanto venuta meno nella fattispecie (cfr. studi di Herbert A. Simon).
Le soluzioni del CTS hanno scatenato nuovi problemi politici e sociali e anche di salute (con ossessivo appello al distanziamento sociale, al mascheramento di naso e bocca, la chiusura degli esercizi pubblici in orari serali o diurni o in entrambi, la chiusura delle attività sportive e didattiche o implementazione di didattica digitale a distanza, lockdown, inopportune profilassi vaccinali a coorti di giovani e giovanissimi, ecc ) dinanzi ai quali paradossalmente non avevano la sufficiente e necessaria competenza, perché sono andati ad impattare su altre caratteristiche della salute che concorrono al suo benessere (le relazioni sociali, il benessere psicologico, il riconoscimento dei volti e delle emozioni, la necessità degli anziani nelle RSA di poter conservare un contatto umano con i parenti ecc..), oltre che sul lavoro e sulla sopravvivenza e sulla dignità della persona (diritti fondamentali inalienabili).
L'obbligo di mascherina al banco scolastico che le scuole d'Italia hanno imposto a bambini e adolescenti anche seduti al banco scolastico - e non solo in condizione dinamica di assembramento - e in particolare in cosiddetta rima buccale di 1 metro da banco a banco - dal novembre 2020 al giugno 2022 ben oltre la fine dello stato di emergenza nazionale (31 marzo 2022) - è l'emblema di raccomandazioni consolidatesi oltre il buon senso e già di per sé una misura oltre ogni ragionevolezza, con tutti i problemi collaterali che una simile severa e inutile misura applicata nelle classi scolastiche, ha scatenato sul benessere psicofisico di bambini e adolescenti e nelle famiglie italiane.
Il rimedio si è rivelato peggiore del presunto male che si voleva combattere a causa della mancanza di proporzionalità e all'essersi concentrati sulla assenza di infezione (presunta), considerando milioni di persone sane e asintomatiche come dei potenziali infetti (tramite tamponi mai validati). Le decisioni sono state prese dai politici, ma le raccomandazioni del CTS hanno indirettamente eclissato la discrezionalità di potere dei decisori politici, a causa del loro ritirarsi e celarsi dietro i pareri tecnici.
Pubblicherò come lettera aperta questa mia lettera alla Conferenza Stato-Regioni e al Consiglio Regionale FVG ove metto in luce la governance pandemica e l'aspetto tecnocratico che ha eclissato la classe politica, colpevolmente ritiratasi dinanzi alle proprie responsabilità di decisori politici.
AA.VV, Verso la Terza Repubblica. La democrazia italiana tra crisi, innovazione e continuità, a cura di Mauro Tebaldi, Carocci Editore, .rif. Cap. 5, Chi governa? Il CTS e l'esecutivo durante il primo lockdown (febbraio-maggio 2020), di Giuseppe Ieraci, Roma, 2022.
SIMON, Herbert A., Il comportamento amministrativo, Società editrice il Mulino, Bologna, 2001. Prima edizione in lingua inglese: 1947.
Il mondo di adesso, a febbraio 2024, è davvero difficile da vivere e da raccontare.
Partiamo dalle prossime elezioni americane, il 5 novembre prossimo.
E partiamo da questa domanda. Il ruolo guida degli Usa nel mondo è destinato a terminare? Gli Usa hanno il 6% della popolazione mondiale ma come diceva JF. Kennedy “ non può esserci una soluzione americana per tutto e ad ogni costo”.
Il problema c’è, è vero, e si è aggravato da quando gli Usa hanno iniziato a confrontarsi solo con se stessi.
La dottrina Monroe, come sappiamo, predicava un isolazionismo attivo: “cooperiamo con tutti, ma non ci alleiamo con nessuno”.
E se pensiamo a Trump, lui sì che è un isolazionista! Biden è un internazionalista, pensa davvero che gli Usa abbiano il dovere di rivolgersi al resto del mondo.
Spesso gli americani, hanno promosso unioni con “il diavolo e l’acqua santa” ma in cui hanno dimostrato di non saper sempre risolvere i conflitti. E adesso che abbiamo quattro “focolai” sullo scenario internazionale, cosa accadrà ancora?
La crisi Ucraina- Federazione Russa; Hamas-Israele; il Mar rosso e Taiwan. Questo è l’esordio dell’anno 2024 che stiamo vivendo.
Gli Usa e l’Europa, il mondo Arabo, la Cina sono tutti protagonisti a vari livelli sullo scacchiere internazionale.
Partiamo dall’ultima crisi. Taiwan, è forse la prosecuzione della guerra in Vietnam? Gli Usa sono da un lato, partner commerciale della Cina, e la Cina detiene gran parte del debito americano. Ma la competizione tra Cina e Usa è di tipo commerciale, non ideologica come negli anni ‘ 70.
Nel mar Rosso, invece, gli Usa non hanno interesse a quel mare per la commercializzazione perché usano l’oceano Pacifico. Quella crisi- in Mar Rosso- riguarda tutta l’Europa, perché sono inglesi, spagnole, francesi e italiane le navi che passano da lì per entrare in Europa attraverso il mar Mediterraneo. La crisi con gli Houti quindi dovrebbe essere risolta dagli europei.
L’Europa dovrebbe parlare da sola e, da sola, difendere i propri interessi. Ma l’Europa non ha capacità produttiva e di difesa all’altezza del caos geopolitico del momento. Dopo la seconda guerra mondiale, infatti l’Europa, ha smantellato tutta l’industria bellica di difesa anche perché c’era lo “zio americano” in grado di risolvere per lei. E altrove, al suo posto.
Il fronte che si è aperto a Gaza, e intorno nell’area, poi è tutto molto complicato. Lo scenario iracheno, quello siriano, libanese: abbiamo un peggioramento di sicurezza in tutta l’area mediorientale.
Uno dei grossi temi che Israele dovrà affrontare è il tema della sicurezza che la sua popolazione chiede e che il governo di Netanyahu non sa affrontare.
C’è una grande sfiducia nei confronti del governo israeliano, sostenuto solo dal 15% della popolazione. La popolazione sostiene lo sforzo bellico ma non sostiene il governo. Questo è il punto.
Ma lo diciamo ancora una volta, questa non è un guerra tra Israele -che è uno stato e la Palestina- che non lo è. E’ una guerra tra due popoli che condividono la stessa terra.
E l’Ucraina? Ormai a due anni dall’inizio della guerra, un massacro senza fine, morti, bombardamenti, intere città rase al suolo, e di contro, appelli, aiuti da parte di tutti i paesi terzi sia per l’Ucraina che per la Russia, sanzioni fallite contro Putin, l’intervento della Nato, della diplomazia di tutto il mondo, siamo ancora qui a scrivere di guerra.
L’unica parola che vorremmo scrivere a proposito di questo conflitto è la parola PACE, Pace Umanitaria, fine delle ostilità, ripristino del rispetto reciproco e dei confini tra i due paesi.
Difficile prevedere, ancora oggi, quando questo sarà possibile.
Ma, davanti a tutto il caos geopolitico del momento, lo ribadiamo, mettiamo avanti ancora la parola Pace che non è mai divisiva.
Cantina Letrari |
Tutti conosciamo la storia, a volte distorta, comunque in gran parte rispondente a verità, del Trentino vitivinicolo, di quella parte geografica corrispondente alla Provincia Autonoma di Trento.
Ricordo che tutto ebbe inizio da quella via Claudia Augusta voluta da Cesare Augusto (nel 15 a.C.) e terminata dall’imperatore Claudio (nel 46 d.C.) per “romanizzare” i popoli dell’attuale Trentino-Alto Adige, Tirolo austriaco, Alta Baviera e Svevia. Una “via” consolare tutt’oggi preservata in parte che penetra in vigneti e, turisticamente, rappresenta un percorso storico-vinicolo molto apprezzato. E le legioni romane, nei loro spostamenti, portarono usi
e costumi dell’Urbe, tra cui l’esperienza viticola allora conosciuta.
Tutto il resto è sotto i nostri occhi: la Piana Rotaliana a nord, la Vallagarina al centro-sud.
Sebbene il Trentino produca tanti vini fermi sia bianchi che rossi, oggi rivive momenti di gloria grazie ad un Signore che 150 anni fa volle concretizzare un sogno: creare in Trentino un vino capace di confrontarsi con i migliori champagne francesi. E, visti i risultati, c’è riuscito. Quest’uomo si chiamava Giulio Ferrari.
Un pioniere: è lui che per primo intuisce la straordinaria vocazione della sua terra, lui che per primo diffonde lo Chardonnay in Italia fino ad allora confuso con il Pinot Bianco.
Iniziò a produrre poche selezionatissime bottiglie, con un culto ossessivo per la qualità.
Dorigati |
Oggi lo spumante trentino ha la sua denominazione chiamata Trento Doc, creata nel 1993 e registrata nel 2007. Metodo usato “la rifermentazione in bottiglia” ormai conosciuta e conclamata in Italia come Metodo Classico.
Nei primi giorni di settembre ho deciso di immergermi nella realtà spumantistica trentina visitando quattro aziende, ritenute dal sottoscritto, rappresentative di tutto il territorio.
AZIENDA DORIGANI: scelta perché posizionata all’estremo nord del territorio. La Piana Rotaliana, con Pinot Nero e Chardonnay muscolosi, veramente nordisti. Massima espressione l’etichetta METHIUS.
Le note aziendali: “Zona di origine: fascia collinare di Faedo e Pressano a 350 - 500 m di altitudine Vigneto: il sistema di allevamento è la tradizionale pergola trentina. Ma una potatura corta e povera ed un dirado dei grappoli dimezzano la produzione altrimenti abilitata Vitigno: 60 % Chardonnay, 40 % Pinot Nero Vinificazione: in bianco con fermentazione in barrique di parte dello Chardonnay Maturazione: preparazione della "cuvée" nella primavera successiva la vendemmia.Imbottigliamento e presa di spuma lenta alla temperatura di 11°C. In bottiglia matura circa cinque anni, con periodiche rimesse in sospensione dei lieviti. Si procede poi alla fase di "remuage" sulle "pupitres".Alla fine di tale ciclo si effettua la sboccatura con aggiunta di "liqueur d'expedition". Lo spumante così ottenuto matura per ulteriori 6 / 8 mesi prima di essere commercializzato”.
AZIENDA PEDROTTI: scelta per la sua posizione a Nord di Rovereto, nel Comune di Nomi e per la sua produzione Trento Doc di nicchia. Nove tipologie di spumanti a Metodo Classico presentate in tre linee dalla diversa complessità e struttura. GROTTA DELLO SPUMANTE BATTEZZATA DA LUIGI VERONELLI: “LA CATTEDRALE DELLO SPUMANTE”. Questa cantina è un ambiente roccioso naturale, contesto ideale per maturare gli spumanti ed esaltare ancor più il perlage di montagna.
Tra le numerose etichette ho scelto di riportare EXTRA BRUT RISERVA SPECIALE 1988 un prodotto raro, quasi unico, che deve la sue affascinanti caratteristiche non solo a se stesso e alla sua straordinaria longevità. Queste le note aziendali che riporto fedelmente: “ Alla sua eccezionalità hanno contribuito infatti protagonisti che ora ne fanno parte e dai quali non è possibile prescindere per capirlo e gustarlo. In primo luogo ci sono le uve, Chardonnay e Pinot Noir di eccellente qualità, provenienti da vigneti coltivati a metà montagna, con le caratteristiche di acidità e maturazione ideali per il Trentodoc. La grotta, che ha donato negli anni alle 17mila bottiglie prodotte nel 1988, e di cui ora rimane una piccolissima riserva, una temperatura costante di 13 gradi, un silenzio e un buio quasi irreali. Alla sua essenza hanno contribuito le mani di chi, con competenza e passione, ha movimentato dapprima ogni 6 mesi, e poi ogni 3 anni tutte le bottiglie, per riportare i lieviti in sospensione. E infine sopra tutti il tempo”.
Enantio |
AZIENDA LETRARI: scelta per la sua posizione nella piana Vallagarina e per la produzione che predilige dosaggi bassissimi. Azienda che affonda le radici nella storia del vino trentino. coltivando le uve nelle zone più altamente vocate della valle. Riporto dalle note aziendali di presentazione: “Noi elaboriamo con naturalezza, grazie ad un'esperienza maturata in oltre mezzo secolo di vendemmie. Papà Leonello è considerato un fondatore della spumantistica trentina, le sue prime bottiglie di risalgono infatti al 1961. Non è un vino della consuetudine: nasce dalla caparbietà e dall'autorevolezza del cantiniere abbinata alla sapienza del vignaiolo. Noi possiamo vantarle entrambe”.
Sulla base di queste affermazioni come non ricordare la Riserva del Fondatore. “E’ il vanto della nostra ‘maison’, una riserva che vuole essere decisamente esclusiva. Oro lucente, che alla vista onora subito la sua classe, con una gamma di fragranze di rara eleganza, note di nocciole mature a percepire l’essenza delle mele di montagna, pure della pesca, arachidi tostate e zenzero. Il sorso è cremoso, un mix di rotondo equilibrio tra sapori agrumati e l’incontenibile ampiezza della crema pasticcera, con il limone candito che mitiga e rilancia tutta la finale, interminabile complessità organolettiche”. AFFINAMENTO SUI LIEVITI 120 mesi. Vini base in barriques e conversione malolattica avvenuta.
Pedrotti |
AZIENDA ROENO: perché la sua scelta. Ci troviamo sul confine con la Regione Veneto. L’azienda e la cantina si trovano oltre il confine (Veneto), mentre i vigneti “spumantistici” in Trentino, zona Trento. Terroir diverso e maturazioni posticipate. Leggo e faccio proprio: “La famiglia Fugatti rappresenta una somma di sentimenti che la memoria ha tramandato, oltre il legame del sangue. Un albero i cui tanti rami hanno indicato la strada da seguire, in cui rispetto e umiltà rappresentano i valori da non dimenticare. Più a Nord invece, raggiungono la provincia di Trento, rientrando quindi nel disciplinare del Trentino Doc”.
Interessanti i due aspetti: la scoperta di “certi” vini fermi unici (Enantio in particolare) e gli spumanti dalla veste interiore unica. E di questi spumanti ricordo DÈKATOS, metodo classico millesimato 2012, 100% chardonnay. Spumante di sostanza e ispirazione, trasformato in identità di territorio. Lunga permanenza sui lieviti (100 mesi) per connotare e cesellare uno stile unico. “Dekatos respira l’arte e il vento delle latitudini trentine, dove la vocazione per i grandi Metodi Classici ha permesso di scrivere pagine importanti all’interno della storia enologica italiana”.
Prendo a prestito quest’ultimo pensiero trasmessomi da Cristina Fugatti, titolare dell’azienda Roero, per chiudere questo mio viaggio in Trentino, terra di spumanti.
Ops, dimenticavo: delle quattro visite ben tre sono gestite da imprenditrici femminili (Pedrotti, Letrari, Roero). Forse il Trento Doc è diverso anche per questo? Chapeau!!!
Come ho avuto modo di discutere giorni fa, non è strategicamente opportuno perorare una modifica della Costituzione in tema di denaro e autoproduzione, se poi ogni 4/5 mesi il Parlamento UE e il Consiglio e la Commissione Europea - che sono colegislatori - emanano continuamente Regolamenti UE direttamente applicabili contro agricoltori, allevatori, e famiglie, spingendo poi alla dematerializzazione di tutto in nome della digitalizzazione della educazione e non solo di essa.
Dunque la soluzione radicale - il recesso dalla UE ai sensi dell'art 50 TUE - appare l'unica mossa che in un sol colpo risolverebbe la questione della perduta sovranità monetaria e frenerebbe ulteriori provvedimenti legislativi che stanno per impoverire campi e nazione, agricoltori e allevatori e pescatori, oltre che rivedere tutta la normativa che NON sarebbe più soggetta ai diktat della UE.
E' chiaro che il progetto della UE come unione di popoli e patrie si e' corrotto negli ultimi due decenni.
Il suo momento più alto e' stato equiparare la Carta di Nizza a Trattato, nel 2009, con l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona.
Non a caso il compianto professore e insigne giurista Stefano Rodotà contribuì a scriverla con altri giuristi europei, difendendo poi in alcuni suoi scritti e saggi i principi di habeas corpus e del consenso libero e informato in ambito medico e terapeutico.
Ma da allora ad oggi, e' stato un crescendo di deriva autoritaria contro i diritti dei popoli, contro i diritti, mancando o arrecando offesa soprattutto alla tutela dei diritti fondamentali
(vedi il caso della CGUE di Lussemburgo che - interpellata anni fa durante la emergenza sanitaria COVID-19 -
non si è pronunciata sul caso sollevato dal giudice del lavoro di Padova, in merito all'obbligo vaccinale anti Covid 19, discriminatorio in caso di mancato adempimento di certe categorie professionali, quali quelle mediche e infermieristiche)
A malincuore, devo allora riconoscere che non vi è altra via se vogliamo riconquistare la nostra libertà e indipendenza da certi poteri influenzati da lobby potentissime, se non quella della uscita dalla UE, esercitando il diritto volontario di recesso.
A malincuore perché la Carta di Nizza (CDFUE) è stato un grande risultato, ma i giudici di Lussemburgo hanno dimostrato con la loro posizione pilatesca, negli ultimi mesi, che la tutela di questa carta in certi frangenti è solo formale e non sostanziale.
Fortunatamente alcuni giudici di pace nelle loro recenti sentenze si sono ricordati della Carta di Nizza e del suo carattere vincolante giuridicamente come legge.
Fortunatamente, l'art 2 Cost. tutela già i diritti inalienabili della persona umana (non sono elencati, ma fra di essi il consenso libero e informato e l'habeas corpus rientrano fra di essi, (così come la dignità cioè il rispetto della umana, il diritto al lavoro e ad una educazione e assistenza sanitaria).
Arriva la Befana del 2018. Marisa (Milena), Mirella (Giulia) ed Elvira (Beatrice), le tre Stremate amiche inseparabili e storiche, si trovano in vacanza in un albergo quasi di lusso a Vico Equense, dove ha inizio il loro dramma.
Si tratta del terzo episodio della divertente e riuscita serie, ma qui c’è un finale aperto che ci lascerà con il fiato sospeso fino al nuovo appuntamento di marzo con “Tre Stremate ed un maggiordomo”.
Se avete perso gli episodi precedenti, potete vedere i prossimi, perché il sottile filo conduttore che li lega tutti non è così incisivo da impedirvi di godere delle singole proposte. Fossi in voi, non li perderei.
Ogni nuova vicenda si allontana sempre di più dalla classica commedia teatrale, in un’evoluzione costante. Grazie a idee sempre più geniali e a trovate tecnologiche che prepotentemente entrano sempre di più in ogni storia, ogni vicenda acquista un taglio del tutto innovativo ed originale. Suoni ambientali, colonna sonora, video con ospiti illustri dello spettacolo ed effetti speciali, che difficilmente troviamo inseriti in teatro, vengono usati magistralmente.
Marisa ha aggredito, pare colpendolo a morte, un cameriere dell’albergo, pensando che si trattasse di un terrorista; così, questo episodio di Stremate si tinge di giallo e di suspense, pur non perdendo la forte connotazione comica dai tempi velocissimi. Scopriremo che il “terrorista” ha una stretta relazione con una di loro, o forse con tutte e tre, visto che ognuna a modo suo avrà, suo malgrado, un incontro con lui…
Lo spettacolo è sempre più travolgente. Giulia, Beatrice e Milena ormai non sono più colleghe, ma vere e proprie sorelle sul palco. Sono tangibili la loro complicità e il loro affiatamento. Si muovono, si accapigliano, si beffeggiano con una tale naturalezza da far dimenticare allo spettatore di assistere ad una commedia.
Elvira rivelerà alle amiche di essere rimasta incinta con l’aiuto dell’inseminazione artificiale, che però le è sfuggita di mano e che le causerà una serie di circostanze paradossali che coinvolgeranno anche loro. Un riuscito espediente per creare nuove e riuscite vicende comiche e assurde in cui sarà coinvolto telefonicamente anche lo strampalato avvocato di Elvira, che manifesta un serio problema di balbuzie, si direbbe infettiva…
Ascolteremo telefonate esilaranti e avremo a che fare anche con un “cadavere” nascosto nel bagno dell’albergo!
Preparatevi allora a ridere di cuore con i continui ed aspri pettegolezzi, gli acidi battibecchi, le intime confessioni e tutte le acute battute accompagnate da trovate imprevedibili.
Giulia ha un modo di scrivere inconfondibile, una penna preziosa e di valore per il teatro. In scena porta con sé attrici competenti, esuberanti, trascinanti, vulcaniche. Lo spettacolo è diretto superbamente da Patrizio Cigliano, che aggiunge come sempre il suo inconfondibile stile, trasmettendo alle attrici la sua energia che, sommata alla loro, crea una miscela esplosiva.
Una commedia originale, creata e presentata con grande passione, la stessa che ritroviamo in ogni proposta. Stasera le Stremate hanno fatto tremare il teatro con la loro carica e passione e con la spiccata personalità ed espressività con cui hanno scatenato risate ed applausi continui.
Mi ha colpito particolarmente la trovata delle “comari”, quando a turno, in coppia, le donne sparlano dell’amica fuori scena e spettegolano sui suoi difetti fisici e caratteriali mentre lavorano con i ferri della calza.
Divertentissimo anche lo sketch con il centralino della polizia… fantastico!
E non dimentichiamoci della divertente apparizione in videochiamata con Barbara Begala nei panni di una divertente signora francese!
Le nostre artiste hanno una padronanza del palco impressionante, si muovono elegantemente nei loro splendidi abiti messi a disposizione dalla RS Boutique che ne esalta la femminilità in una scenografia essenziale, ma con uno sfondo molto suggestivo che cambia in continuazione.
Aspetto con ansia il quarto episodio!
Teatro Golden
“LE bisbetiche Stremate” (terzo episodio)
Di Giulia Ricciardi
Con Giulia Ricciardi, Beatrice Fazi e Milena Miconi
con la partecipazione in voce di Giancarlo Ratti
regia Patrizio Cigliano
Sessantatreesimo notiziario settimanale di lunedì 5 febbraio 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.
Negli ultimi tempi, sarebbe stato difficile non notare le pubblicazioni dei media italiani sui presunti piani della Russia di attaccare la NATO. Già da varie settimane i quotidiani stanno gonfiando l’argomento, cosa che fa pensare a un chiaro e pianificato attacco mediatico contro la Russia.
Il 29 gennaio un rappresentante dell’Ufficio OSCE per le istituzioni democratiche e i diritti umani (ODIHR) ha annunciato che l’organizzazione non prenderà parte all’osservazione internazionale delle elezioni presidenziali nella Federazione Russa dal 15 al 17 marzo 2024, citando la mancanza di un invito da parte russa.
Il regime di Kiev continua a commettere crimini sanguinosi contro i civili nelle città russe, utilizzando armi fornite dai Paesi occidentali.
Il 2 febbraio, la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia ha emesso una sentenza sul caso “Ucraina contro Russia: interpretazione e applicazione della Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio”. Al momento, la decisione si limita alla questione procedurale relativa alle competenze della Corte.
Il velivolo da trasporto militare IL-76, con a bordo prigionieri di guerra ucraini, è stato abbattuto per mezzo di un sistema missilistico americano “Patriot”.
Secondo l’ufficio del comandante militare della Repubblica Popolare di Lugansk della Federazione Russa, sabato 3 febbraio il regime di Kiev ha bombardato le aree pacifiche della città di Lisičansk e le infrastrutture civili sono state sottoposte ad un brutale attacco. A causa delle azioni terroristiche dei neonazisti ucraini, un forno del pane è stato distrutto.
Il Washington Post ha scritto che “Il comandante in capo delle forze armate ucraine Valerij Zalužnyj, in una conversazione con Vladimir Zelenskij, ha chiarito che un rapido miglioramento della situazione sul campo di battaglia dopo le sue dimissioni è improbabile.
Il 7 febbraio 2024 ricorre il centesimo anniversario dell’instaurazione delle relazioni diplomatiche tra l’Unione Sovietica e il Regno d’Italia.
Le relazioni russo-italiane tradizionalmente sono state caratterizzate (ahimè, purtroppo, dobbiamo parlare al passato) da una storia secolare, da un patrimonio culturale e spirituale comune di straordinaria ricchezza, da un’esperienza di cooperazione di successo in vari ambiti e da un capitale di fiducia reciproca costruito nel corso dei decenni.
L’uscita della Germania dall’Unione Europea priverebbe l’Unione stessa di un quinto del bilancio totale e influenzerebbe negativamente anche l’economia della stessa Germania: le perdite dirette del PIL potrebbero ammontare ad almeno 227 miliardi di euro e l’uscita di risorse lavorative – fino all’8%.
All’inizio di gennaio, la leader di uno dei Partiti più popolari tedeschi, Alternativa per la Germania, Alice Weidel, aveva affermato che il Partito avrebbe insistito per indire un referendum in stile Brexit sull’adesione all’UE se fosse salito al potere, definendo l’uscita della Gran Bretagna dal blocco “assolutamente corretto”.
Cent’anni fa, il 30 gennaio 1924, veniva fondato lo Studio Cinematografico Mosfilm.
Dal 15 al 29 settembre 2024, Mosca ed Ekaterinburg ospiteranno i Giochi Mondiali dell’Amicizia, una nuova competizione multisportiva priva di qualsiasi forma di discriminazione.
Quanto mi piacciono i flash mob! La canzone che vi propongo oggi è del 1940, parla dei partigiani dei tempi della guerra civile del 1919-1922, ma tutti la recepiscono invece come dei partigiani durante la Grande Guerra Patriottica, la Seconda Guerra Mondiale, grazie ad un famosissimo film del 1973, В бой идут одни старики, letteralmente “In battaglia vanno solo i vecchi”, sul rapporto protettivo che si instaura tra i piloti aerei d’esperienza e le giovani leve, le cui vite si cerca di salvare procrastinandone, finché possibile, l’ingresso in battaglia.
https://markbernardini.blogspot.com/2024/02/063-italiani-di-russia.html
Sapete chi è Hakaru Hashimoto? No, non è un saggio giapponese, né un eremita illuminato, tantomeno un ninja o un samurai. Si tratta invece di uno scienziato giapponese che ha legato al suo nome lo Struma Limphomatosa, una patologia della tiroide che conosciamo col nome di Tiroidite di Haschimoto. Stasera Giulia dedicherà parte del suo brillante monologo proprio a questo…
A sorpresa, apre la serata una simpatica comica napoletana con dieci focosi minuti di ironia partenopea in cui parla della sua famiglia, dell’ansia, della sua provenienza e di altri aneddoti personali. Lei è Rosa Di Sciuva, che rompe il ghiaccio con la sala gremita e riesce subito a mostrare tutta la sua simpatia per poi lasciare la serata in mano alla briosa ed esuberante Giulia.
Tra i temi toccati, la preparazione teatrale, le sue serate spettacolo e l’immancabile digressione sulle melanzane alla parmigiana di cui si definisce regina incontrastata, accusando imbufalita chi utilizza le melanzane arrosto anziché fritte. Il paragone è come quello fatto con la nostra amatriciana e con chi usa la pancetta al posto del guanciale e aggiungendo per di più la panna...
Giulia ci racconta che il suo sogno è sempre stato quello di fare la stand up comedy e spiega come ha imparato a proporla staccandosi dai soliti cliché americani. Poi si arriva al tema caldo della serata: riuscire a trovare la propria strade nella vita accompagnata dalla tiroidite di Hashimoto. Si tratta di un disturbo cronico ed incurabile con cui lei convive ogni giorno e che le porta una serie di fastidiosi disturbi. Giulia ha imparato ad accettarli come compagni di vita che non la fanno mai sentire sola.
Nonostante tutto, ha deciso di reagire alla malattia con il sorriso, l’ironia e tanta voglia di vivere, sicuramente facendo tanti sacrifici e rinunce, ma affrontando tutto con coraggio e forza. Il suo è un vero e proprio insegnamento per chi è in platea. Per chi non conosce Giulia, può sembrare una ragazza esile e delicata, e invece in lei ci sono una tempra invidiabile e una forza d’animo incredibile.
È una ragazza brillante, attrice, cantante, ukulelista e stand-up comedian che sprizza energia da ogni poro. La seguo da qualche anno e posso dire di averla vista crescere come artista, migliorarsi e sviluppare una sua personalità artistica. Continue apparizioni nei locali romani e non solo le hanno permesso di avere una ricca esperienza che inevitabilmente sfrutta e che si nota immediatamente quando calca i palchi. Che sia sola o accompagnata da suoi colleghi artisti, spicca sempre.
Teatro De Servi
“Hashimoto ha fatto anche cose buone”
di e con Giulia Nervi
scatti di Elena Tomei, che ringrazio
Masterclass 2023 |
Una volta c’era il Vinexpo di Bordeaux a confrontarsi con il Vinitaly e ProWein se pur penalizzato dalle date di effettuazione. Mese di giugno, troppo lontano dal ProWein (fine marzo) e Vinitaly (fine aprile).
Oggi, unite le forze (Vinexpo Paris e Vinexpo Bordeaux) e anticipate le date di effettuazione alla prima quindicina di febbraio, giocando d’anticipo, la manifestazione francese naviga in acque da primati. Non solo.
Padiglione Union Grand Crus Bordeaux |
La programmazione centrata su temi attuali tendenti a fornire risposte a tutto il mondo del vino e non limitarsi alle consuete discussioni e presentazioni legate al solo marketing ed “affari”.
Al centro del progetto 2024 le nuove sfide da affrontare.
Cambiamento climatico, le nuove richieste dei consumatori, i conflitti geopolitici, le questioni economiche e commerciali. Tanto per indicarne alcune.
L'intero settore del vino e degli alcolici deve necessariamente trovarsi pronto ad esplorare soluzioni innovative per contribuire alla sua necessaria evoluzione.
Ed ecco Wine Paris & Vinexpo Paris pronto a dibattere temi come
Wine Paris e Vinexpo Paris 2024 in cifre:
Scrissi l’anno scorso prima dell’edizione 2023: ” Wine Paris & Vinexpo Paris è una realtà ancora emergente e con questa organizzazione non avrà certo difficoltà a decollare, creando una concorrenza ad altre importanti realtà come ProWein e Vinitaly”.
Panoramica edizione 2023 |
Concluso l’evento ed analizzando i risultati ottenuti, quella che poteva sembrare una affermazione di comodo, una specie di profezia, si è dimostrata una realtà con alla base un processo empirico e logico, non chiaroveggenza.
Tra gli elementi a favore, oltre alla location di grande attrattiva come Parigi con tutti i servizi a disposizione, c’è un elemento fondamentale: Un’organizzazione straordinaria curata dalla società Vinexposium. Assistenza, comunicazione molto efficiente ed efficace, costante aggiornamento sui servizi a disposizione, proposte mirate alla miglior pianificazione delle attività e tanto altro.
WINE PARIS & VINEXPO PARIS 2024. Le nuove sfide da affrontare.
12-13-14 febbraio 2024 presso Paris Expo, Porte de Versailles. Parigi. Chapeau!!!