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Come funziona il sistema elettorale per gli italiani all’estero e i russi all’estero, più concretamente per gli italiani in Russia e per i russi in Italia? Si dice spesso che le elezioni in Russia sono una finzione, e tra l’altro sarebbe dovuto alla scarsa affluenza. A quanto ammonta concretamente? Alle ultime presidenziali, nel 2018, è stata del 68%. La più bassa fu nel 2012 col 65%, la più alta nel 2004 col 71%. Per le parlamentari, nel 2021 fu del 52%. La più bassa nel 2016 col 47%, la più alta nel 2007 col 64%. E in Italia? Alle ultime politiche, nel 2022, fu del 64%. La più alta nel 2006 con l’84%, e da allora continua incessantemente a calare. In altre parole, l’affluenza più bassa in assoluto è stata proprio quella delle ultime parlamentari nel 2022. E non parliamo delle amministrative: 52% in Sardegna pochi giorni fa. La Russia è un Paese presidenziale (come la Francia, o gli Stati Uniti), l’Italia parlamentare. Confrontando quindi le elezioni più importanti di entrambi i Paesi, abbiamo la Russia al 68% e l’Italia al 64%. Le elezioni italiane sono forse una finzione? Peggio che mai alle europee: alle ultime, nel 2019, al 51% (il 54% in Italia), la più bassa nel 2014 col 43% (59% in Italia). Le elezioni europee sono una finzione?
Veniamo agli italiani all’estero, partecipano anch’essi alle elezioni. Votano gli iscritti alla “Anagrafe degli italiani residenti all’estero”, più nota come AIRE. Fu istituita nel 1988, e gli iscritti sono cresciuti in continuazione: si è passati dai due milioni e tre del 2000 agli attuali sei milioni. In altre parole, quasi un decimo della popolazione italiana è residente all’estero. E dove si trovano? Nella sola Argentina sono quasi un milione, svariati milioni nei Paesi dell’Unione Europea.
In Russia siamo pochi, appena meno di cinquemila nella Federazione Russa, di questi più della metà a Mosca. Inutile qui riportare i risultati in Italia, sono già ben noti agli italiani. Pur trattandosi di un numero risibile, parliamo di una comunità che smuoveva capitali davvero impressionanti, nella bilancia commerciale dei nostri due Paesi. In secondo luogo, da quando esiste la legge sul voto per corrispondenza, possiamo votare per le politiche italiane, ma non per le europee. Si dice: se vivete fuori dall’UE, perché dovreste votare per il suo Parlamento? Ed io rispondo: se viviamo fuori dall’Italia, perché dovremmo poter votare per il Parlamento italiano? Perché, in entrambe le consultazioni, esse sono tra le poche cose per cui ci sentiamo ancora legati alla madrepatria.
L’affluenza è comunque desolante, il 42% nel 2013. In Russia non ci sono mai stati gli italiani con le valigie di cartone, non è mai stato un Paese di tradizionale emigrazione italiana, la stragrande maggioranza sono imprenditori.
Brogli. Si dice che il voto per corrispondenza sia particolarmente vulnerabile. Io ricordo, una quarantina di anni fa, lavoravo in un seggio elettorale a Roma. C’erano due sorelle, anche molto carine e curate, rappresentanti di lista del Movimento Sociale Italiano. Durante lo spoglio, le vedevo un po’ troppo interessate alle schede bianche. Fu così che scoprii che sotto alle unghie laccate avevano messo un pezzetto di grafite delle matite copiative che si usavano per votare, col quale mettevano una bella croce sul simbolo dell’MSI. Le feci portare via dai carabinieri. Racconto questo episodio per spiegare che non è una ragione sufficiente per invalidare tutte le elezioni sull’intero territorio italiano.
Come che sia, un modo per ovviare parzialmente al voto per corrispondenza sarebbe quello di istituire dei seggi presso i consolati italiani sparsi per il mondo. Mi si dice che sarebbe un lavoro enorme. In fondo, sono pagati anche per questo. E allora? I russi lo fanno da trent’anni, con seggi presso i consolati a Roma, Milano, Genova, Palermo. Certo, l’Italia è infinitamente più piccola della Russia. Però anche gli italiani in Russia non sono così tanti. Basterebbe istituire dei seggi elettorali nei due consolati plenipotenziari di Mosca e Pietroburgo e nei consolati onorari di Krasnodar, Lipeck, Ekaterinburg, Volgograd, Kaluga, Kaliningrad, Ufa e Samara, e lasciare il voto per corrispondenza per quelle poche decine di italiani che risiedano in luoghi davvero distanti.
C’è da considerare anche il progresso tecnico-scientifico. Da qualche anno, nelle maggiori città russe, possiamo, se vogliamo, votare per via elettronica, che è quel che personalmente farò. D’accordo, per ora non si può fare dall’estero, ma è palese che sia solo una questione di tempo. E in Italia, quando?
Per le elezioni presidenziali russe, ho sentito in Italia che non sarebbero democratiche perché si sa già quale sarà il risultato. Beh, ma se il popolo, che è sovrano, vota convintamente in maggioranza assoluta per un candidato, questo non sarebbe democratico? E’ meglio farsi governare da qualcuno che ha preso un quarto della metà degli aventi diritto, cioè un ottavo in termini assoluti, come in Italia? E’ più democratico?
Non ho la sfera di cristallo né la bacchetta da rabdomante, faccio l’analista, non l’indovino, però mastico un po’ di politica russa, italiana e internazionale. Dunque, i dati interessanti da analizzare alle elezioni russe saranno non solo quelli dell’affluenza, che sarà comunque superiore al 50% e a quella italiana, ma soprattutto quelli relativi agli altri candidati. Sì, perché un’altra menzogna che vi dicono in Italia è che ci sia un candidato unico, e cioè Putin. Invece ce ne sono altri tre: Charitonov (comunista), Sluckij (liberaldemocratico, della buonanima di Žirinovskij) e Davankov (del Partito “Gente Nuova”, centrodestra). E’ scontato che verrà eletto Putin, è nell’aria, nei discorsi della gente al mercato. Sono convinto che Davankov arriverà ultimo, mentre vedremo chi prenderà di più, se i comunisti o i nazionalisti liberaldemocratici, sono sempre stati sul filo di lana: dal 12 al 18% i comunisti, dal 6 al 9% i liberaldemocratici. Da questo dipenderà una maggiore o minore attenzione del Partito al potere per i temi sociali piuttosto che imprenditoriali.
Trovate tutte le edizioni del notiziario (con il testo) in Blogspot.
Mi aspettavo una storia particolarmente drammatica e cupa, invece questa vicenda reale (forse ai più sconosciuta), è raccontata in maniera intensa e profonda ma in chiave leggera, ariosa e a tratti ironica, senza però perdere quella sua punta di drammaticità. La proposta così risulta fruibile e piacevole.
Conosciamo un uomo che sembra avere una doppia personalità e soffrire nel nasconderla, impelagato suo malgrado con il nazismo e a rischio di condanna per collaborazionismo; dovrà decidere se passare per un traditore o rivelare chi è veramente: un falsario di opere d’arte ma anche un grande artista che preferirebbe morire pur di non far disconoscere i suoi “originali”, ormai esposti in famosissimi musei.
Questa è la vera storia di Han Van Meegeren, accusato nel 1945 di collaborazionismo per aver venduto alcune opere d'arte di maestri olandesi del Seicento a Göring, il numero due del Terzo Reich. Si ritrovò all’improvviso ad essere osannato come un eroe nazionale per aver venduto dei falsi da lui stesso dipinti ed essere riuscito a frodare i tedeschi ottenendo, con un apparente scambio equo, la restituzione di altre opere d'arte precedentemente trafugate in Olanda dai nazisti per restituirle alla sua nazione.
Han è interpretato da un efficace e coinvolgente Mario Scaletta che lo propone come un uomo tenero, combattuto, un po’ svampito e confuso ma consapevole delle sue capacità di cui, a tratti, fa emergere il suo ego spavaldo. Rivive, attraverso una dinamica recitazione, la figura di questo valido falsario di opere d’arte che prediligeva emulare, tra i tanti, il pittori l’olandese Johannes Vermeer, tanto da arrivare a creare delle nuove opere mai esistite, gabbando famosi critici, esperti d’arte ed importanti musei.
Alla fine, per salvarsi la vita, Han deciderà di svelare il suo segreto grazie alla spinta dell’ex moglie, impersonata da una deliziosa e amorevole Tiziana Sensi, di un capitano medico militare olandese piuttosto convincente ed insistente, interpretato da un serioso ed amabile Felice Della Corte, e di una timida ma convinta giornalista a cui Caterina Gramaglia dona una serie di piacevoli sfumature. La giornalista segue con interesse e passione le vicende di quest’uomo dapprima come accusatrice, e in seguito, svelato il segreto, come aiutante.
Han sarà messo alle corde da un alacre pubblico ministero, severo ed incalzante impersonato da Paolo Gasparini, che renderà il suo personaggio provocatorio, antipatico ed odioso in maniera realistica nel suo impegno volto a smontare le tesi difensive del falsario.
Tiziana e Caterina efficacemente impersonano nei modi, negli atteggiamenti e nell’aspetto, due donne tipiche di quel periodo. Quasi si somigliano per l’approccio e l’abnegazione con cui cercano di aiutare Han. Acconciature, costumi, recitazione sono perfetti per l’epoca che ripropongono, ed insieme creano un quadretto idilliaco sul palco.
Han, secondo le testimonianze, era un bugiardo, un imbroglione, un grande bevitore, arrogante, donnaiolo dalle tasche bucate. Ma sapeva come apparire gentile ed affascinare con la sua passione per la pittura. Soprattutto per Vermeer. Mario fa trasparire questa indole, trasmette quella magica sintonia che unisce lui al famoso pittore fiammingo, presentandolo perlopiù con un carattere simpatico, amabile, un tenerone un po’ stralunato ed indeciso sul da farsi. Qualsiasi scelta faccia, autoaccusarsi di collaborazionismo o di falsificazione, ha davanti un processo ed una sicura condanna.
Ho molto apprezzato come il testo sviluppi e sottolinei l’umanità del trittico formato dal capitano e dalle due donne, e come loro si prodighino con scambi di vedute e confronti intesi ad ammorbidire la rigidità e la chiusura dell’uomo per indurlo a riflettere.
Avvincente il confronto tra Han e l’accusatore, dove il primo mostrerà tutta la sua forza d’animo nel tenere testa all’altro così pungente e sempre pronto a smontare le sue argomentazioni. Paradossale che nonostante si autoaccusi, non viene creduto, perché illustri critici riconoscono i suoi falsi come originali.
È qui che il testo approfondisce, con interessanti spiegazioni sia da parte del falsario che del procuratore, le tecniche in uso dei pittori del Seicento e quelle della contraffazione. Vengono spiegate con estrema semplicità e senza troppi tediosi tecnicismi, restituendo un quadro chiaro allo spettatore attraverso un linguaggio comprensibile.
Inoltre viene approfondita in maniera interessante la psicologia del protagonista, sempre in bilico tra verità e apparenze, in cui non manca un pizzico di ironia nel dramma che vede un uomo dalle grandi doti artistiche esprimersi come un falsario e costretto a vivere all’ombra dei grandi artisti che imita perfettamente senza però poterlo manifestare.
Alla fine il processo si rivelerà una liberazione da questo dualismo. Il bel testo di Letizia Compatangelo sottolinea questo conflitto interiore facendo spiccare il lato psicologico ed emotivo non solo di Han, ma anche dei personaggi coinvolti in questa particolare vicenda riproposta in una riuscita ed accattivante ricostruzione teatrale.
Teatro Marconi“
Il Grande inganno - La cena di Vermeer”
di Maria Letizia Compatangelo
Regia Felice Della Corte
Con Felice Della Corte, Mario Scaletta, Tiziana Sensi, Caterina Gramaglia, Paolo Gasparini
Costumi Lucia Mirabile, Tecnico luci e fonica Andrea Goracci
Grafica MDesign Studio
Foto di scena Valerio Faccini
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Champagne metodo solera |
Un certo Monsieur Roland de Calonne, ex direttore generale della Maison Ruinart, ebbe a dire: ” Lo champagne è la cultura della distinzione”.
Ci sono voluti ben 28 (ventotto) viaggi nella champagne per capire il vero significato di questa esclamazione.
Distinzione come nozione di raffinatezza e di una certa concezione della vita. Non banale privilegio né segno di snobbismo.
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Insieme a Charles Beaudoin-Latrompette |
Lo champagne, con il tempo, “diventa il compagno naturale e ideale di una vita con un senso diverso, imbevuta di una dimensione poetica, creatrice, un’opera d’arte” (Samuel Cogliati)
Perché scegliamo lo champagne? Perché beviamo champagne? Perché degustiamo champagne? Perché celebriamo lo champagne? Domande banali? Non ne sono sicuro.
Da quando sono attratto da questo vino, nelle mie continue ricerche per dare risposte ai quesiti, ho sentito e letto molta retorica alimentata vuoi da interessi economici, vuoi per magica e irresistibile attrazione.
Leggende miste a storie, aneddoti legati a questo o quel personaggio nobile, che rendono alla fine questo vino, UNICO.
Il coinvolgimento dovuto alle domande poste è alla base delle mie continue ricerche. Qualcuno ha scritto: ”L’innamoramento si nutre di ideali”. L’amore però ha bisogno di realtà e mette criticamente in discussione la possibilità di giungere ad una definizione assoluta e definitiva. Ed io su e giù per colline e valli alla ricerca delle risposte.
La Champagne non è più “regione”. La Legge del 2016 ne ha sancito ufficialmente la fine conglobandola nella Regione Grand Est. Complessivamente l’intero territorio è diviso in cinque dipartimenti: La Marna, l’Aube, l’Haute-Marne, l’Ardenne e lo Yonne. La parte vitivinicola, circa un terzo dell’intera estensione territoriale, è divisa in quattro grandi settori eterogenei: La Montagne de Reims, la Vallée de la Marne, la Côte des Blancs, l’Aube. A sua volta i quattro grandi settori annoverano ben 17 (diciassette) settori omogenei. E la conoscenza di quest’ultimi è già una risposta.
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Insieme a Maxime Mansard |
Li conosco tutti? Li ho calpestati tutti? Credo proprio di no. Sono sulla buona strada.
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La Champagne |
In quest’ultimo viaggio ho scoperto il Monts de Berru (370 ha), piccolo settore isolato ad est di Reims. Le vigne sono adagiate su un declivio gessoso che culmina a 150 metri di altitudine, perso nel mezzo della pianura cerealicola. Pinot Noir, Pinot Meunier e Chardonnay i vitigni presenti ed allevati.
Qui ho visitato Beaudouin-Latrompette, a Nogent-L’Abbesse. Récoltant Coopérateur (RC), vignaiolo socio di una cooperativa cui ha conferito le uve e che ritira le bottiglie ad elaborazione conclusa. Prevede diversi interventi prima del dégorgemant. In tutto il territorio della champagne vitivinicola i RC sono circa 3.000.
Altra scoperta quella parte della Vallée de la Marne, rive gauche (2.450 ettari). Ho scelto quella zona che corre lungo il fiumiciattolo Le Flogot (affluente di sinistra de La Marne), limitatamente alla frazione Cersuil del Comune Mareuil-le-Port.
Qui ho visitato la Maison Mansard Gilles. Storia di famiglia iniziata nel 1901. Oggi sono i fratelli Maxime e Vincent a condurrla, gestendo la proprietà composta da 24 ettari di vigne in questo piccolo anfiteatro intorno al paese. RM, Récoltant Manipulant, ovvero vignaioli coltivatori dei propri vigneti nonché elaboratori e commercianti del proprio vino. Nella Champagne sono circa 2.200 e rappresentano il 40% degli operatori champenoise.
Nel mio tour non potevano mancare le consuete visite agli “amici” di sempre, alcuni dei quali lo sono dal mio primo tour.
- Diogène Tissier, Maison a Chavot-Courcourt, nel settore vinicolo della Côte-Sud d’Épernay, là dove la piccola Église Saint-Martin, spesso fotografata come simbolo della Champagne, risulta come “immersa nelle vigne” per la sua splendida posizione. NM, Négociant Manipulant ricordata anche come Maison de Négoce per l’opportunità di acquistare uve indispensabili per avviare il processo produttivo. Vincent, attuale proprietario insieme alla moglie Nathalie infatti raccolgono uve dal piccolo distretto della Côte de Sézanne. I négociant sono 262 e il 10% di loro controlla metà del mercato;
- Aspasie, Maison posta nella Vallée de l’Ardre, nel piccolo paesino di Brouillet scoperta alcuni anni fa a seguito della degustazione di una bottiglia particolare: Cépages d’Antan, elaborata a partire da tre vitigni a bacca bianca molto rari. Arbanne, Petit Meslier Pinot Blanc dette “uve fantasma” proprio per la loro rarità. Paul-Vincent Ariston (RM) ne rappresenta la quinta generazione ed amministra circa 15 ettari di vigneti;
- Delouvin-Nowack. Maison posta a Vandières nel distretto Vallée de La Marne, rive droite. Ben 10 generazioni tra conferitori e produttori di champagne nel primo anfiteatro posto sulla riva destra del grande fiume. Nei sette ettari intorno al villaggio domina il Pinot Meunier se pur si vinifica anche lo Chardonnay e Pinot Noir se pur ritenuti da Geoffrey, talentuoso conduttore della Maison, atipici per il terroir di
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I coniugi Tissier |
provenienza. Con lui ho parlato a lungo del metodo Solera, meglio dire l’Art de la Réserve Perpétuelle. Fu il padre di Geoffrey, nel 1992, a decidere di riunire l’insieme dei suoi vini di riserva, solo Pinot Meunier, nella sua nuova cantina. Un affinamento costante arricchito anno dopo anno. Oggi 25.000 bottiglie di Meunier Perpétuel sono prodotti con l’aggiunta dell’ultimo millesimo.
Chiudo queste mie riflessioni dopo il ventottesimo tour nella Champagne con le parole di Roberto Bellini, (Champagne e Champagnes, Bibenda editore): ”Lo Champagne è autentica seduzione, è la purissima parte intellettuale del quotidiano dispensatore d’emozioni. È il simbolo mistico divenuto laico”. Chapeau!
Tour effettuato nel mese di Ottobre 2023
Sessantasettesimo notiziario settimanale di lunedì 4 marzo 2024 degli italiani di Russia. Vi anticipo che la prossima settimana vi parlerò anche del sistema elettorale per gli italiani all’estero e i russi all’estero, più concretamente per gli italiani in Russia e per i russi in Italia. Buon ascolto e buona visione.
Ci sono molti interventi sia di Marija Zacharova, che ho tradotto, sia dell’ambasciata russa a Roma, che hanno tradotto – e anche molto bene, altro che Google – risparmiandomi il tempo, per la qual cosa continuerò sempre a ringraziarli.
In merito alla dichiarazione congiunta dei leader del G7, ecco il commento della Zacharova
Con una tenacia che meriterebbe migliore impiego, le autorità ucraine hanno intrapreso un’ucrainizzazione dell’Italia. Si rilevano già i primi risultati: si considera la proposta di Zelenskij di preparare una lista dei cosiddetti “pro-Putin” per poi cacciarli dall’Italia; il Parlamento italiano ha spalancato ospitale le sue porte ai criminali ucraini, e intanto l’Ambasciata ucraina organizza proiezioni di film propagandistici.
Ho tradotto per Visione TV l’intervento di Putin al Parlamento russo in seduta congiunta per la parte che riguardava la politica estera. Eccovi alcuni estratti.
Per quanto riguarda le dichiarazioni di Emmanuel Macron sulla possibilità di inviare truppe NATO in Ucraina.
Il 24 febbraio sono arrivati a Kiev gli ennesimi visitatori occidentali. Questa volta vi hanno fatto visita i primi ministri di Belgio, Italia e Canada, accompagnati dalla presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen.
I Paesi dell’”Occidente collettivo”, e in primis gli Stati Uniti, stanno ricorrendo attivamente a strumenti finanziari, commerciali, di investimento e tecnologici per raggiungere i propri obiettivi di politica estera.
Nel marzo di quest’anno saranno trascorsi sei anni dal clamoroso incidente di Salisbury, quando la parte britannica presentò l’avvelenamento deliberato dell’ex ufficiale del GRU Sergej Skripal’ e di sua figlia Julija.
La guerra ibrida contro il popolo russo, scatenata dall’Occidente, è in pieno svolgimento.
Da una conversazione del 19 febbraio 2024 tra l’esercito tedesco, il capo del dipartimento delle operazioni e delle esercitazioni del comando dell’aeronautica militare della Bundeswehr Graefe, l’ispettore dell’aeronautica militare della Bundeswehr Gerhartz e i dipendenti del centro delle operazioni aeree del comando spaziale della Bundeswehr Fenske e Frostedt. Il frammento è dedicato all’attacco pianificato al ponte di Crimea.
Le finestre moscovite restano accese tutta notte ed hanno da sempre un fascino particolare, al punto da essere decantate da almeno un secolo. Qui vengono descritte oggi in una canzone del 1960, dall’Armenia a Omsk, Lugansk, Kaluga, Kurgan, Krasnodar, Rostov sul Don, Tambov, Caterimburgo, Kostroma, Volgograd, Dimitrovgrad, Pskov, Belgorod, Rostov, Čeljabinsk, Tver’, Sebastopoli, Novgorod Inferiore, Vladimir, Sachalin e, ovviamente, Mosca stessa.
Un riepilogo delle principali motivazioni per chiedere l'annullamento delle sanzioni amministrative pecuniarie per mancato adempimento alla vaccinazione obbligatoria durante il periodo pandemico COVID-19.
La recente sentenza del Giudice di Pace (GdP) di Lecce del 19 febbraio 2024 è analoga a quella del GdP di Acireale del luglio 2023, sul rispetto dei diritti fondamentali nell'intreccio delle fonti (rispetto della dignità della persona ex art. 32 Cost ultimo comma, e correlata difesa di habeas corpus e del diritto a un consenso libero e informato in ambito medico e terapeutico)
Qui di seguito ho riepilogato quali sono le principali motivazioni per annullare le irragionevoli sanzioni amministrative pecuniarie irrogate agli over 50 anni di età per mancato adempimento vaccinale, emerse nelle sentenze dei giudici di pace chiamati a decidere nei ricorsi:
1) difetto di legittimazione attiva e di potere in capo ad AdER, statuito nella sentenza del GdP Velletri n. 721/2023, depositata in data 21/03/2023, R.G. 517/2023, e successive sentenze del GdP di Torino: sentenze gemelle n. 1637 /2023 e 1638/2023, e sentenza del GdP Parma n. 640/2023, R.G. 1415/2023;
2) violazione del diritto alla difesa perché l'atto è equiparabile ad un atto erariale, viziato strutturalmente perché non sufficientemente trasparente, difettando di tutta una serie di informazioni a tutela del cittadino, inclusa la possibilità di avanzare istanza in autotutela oltre che manchevole del numero preciso dei giorni entro cui fare ricorso: rif. sentenza GdP di Treviso n. 506/2023, R.G. 443/2023;
3) violazione del diritto all'equo processo e alla buona amministrazione, perché il procedimento di accertamento sanzionatorio ha ecceduto i 90 giorni, sentenza GdP di Rovigo n. 445/2023, depositata il 17 agosto 2023, R.G. 1293/2023; la sanzione e il correlato avviso di addebito ha violato l' art 14 L. 689 /1981 e - aggiungo a commento mio personale - qualora sia considerato in deroga alla legge 689 / 1981 - comunque in violazione dell'art 6 CEDU diritto all'equo processo, art 41 CDFUE sul diritto alla "buona amministrazione" e a procedimenti imparziali portati a termine entro un "termine ragionevole" di tempo (cfr anche Consiglio di Stato, Sentenza nr 1330, Sez III 13 marzo 2015);
4) violazione di plurimi diritti soggettivi tutelati costituzionalmente, sentenza del GdP di Acireale n. 320/2023, depositata il 21/07/2023, R.G. 77/2023, e sentenza del GdP di Lecce, n. 7894/2023 depositata il 19/02/2024, R.G. n. 3345/2023, che sottolineano nella fattispecie, sia il reale rischio della vaccinazione anti-COVID-19 a fronte di uno scarso o nullo fattore di arresto di infezione epidemica previsto solo in ipotesi, sia la libera autodeterminazione dell'individuo tutelata da plurimi diritti costituzionali e dal diritto internazionale, per cui il trattamento sanitario obbligatorio deve costituire una eccezione e non la regola, e sempre debba essere garantita e promossa una libera e consapevole adesione, nel rispetto di assenso e dissenso informati relativi agli atti sanitari invasivi e rischiosi.
Queste sopra ricordate - con citate soltanto le più significative delle numerose sentenze pronunciate dai giudici di pace a favore dei cittadini ricorrenti - sono le principali argomentazioni suddivise per tipologia, con cui una giurisprudenza oramai consolidata ha censurato la illegittima attività amministrativa sanzionatoria di AdER e del Ministero della Salute nei confronti di milioni di persone non vaccinate per libera e consapevole scelta.
Seppur esse siano valide inter partes - poiché il nostro sistema giuridico continentale è di Civil Law e non di Common Law - il loro strutturarsi e sedimentarsi potranno suggerire analoghe interpretazioni in tutti i ricorsi ancora pendenti e in attesa di udienza e decisione imparziale del giudice.
Antonio Amurri è uno scrittore umorista satirico molto attivo negli anni ’70, conosciuto per aver dato alla luce una serie di libri molto divertenti dal titolo
“Come ammazzare la moglie, e perché”, “Come ammazzare il marito senza tanti perché”, “Come ammazzare mamma e papà”, “Come ammazzare la suocera”. Amurri è stato anche soggettista radiofonico e televisivo e ha scritto opere teatrali.
Stasera viene riproposto un estratto ispirato a questo autore, attraverso un approccio profondamente comico ed irriverente. Ci si avvale di un “Telefono Amico”, che con una certa disinvolta eleganza, propone consigli per una rapida eliminazione del proprio fastidioso partner.
Sì parla di vizi, difetti, incomprensioni, egoismi, nevrosi e manie che trovano ispirazione, seppur ironicamente, da una realtà in cui si muovono coniugi asfissianti e petulanti che il partner “sano”, per vivere in pace, dovrebbe avere la possibilità di eliminare.
Una commedia dal gusto assai retrò che ricorda i film in bianco e nero in cui, peraltro, sono state proposte all’epoca alcune delle sue gag.
Lo spettacolo forse andrebbe riscritto o quanto meno rimodernato perché un po’ troppo datato; questa versione è a mio avviso più adatta ad un pubblico maturo over sessanta. Non manca comunque di comicità, grazie soprattutto all’approccio e all’improvvisazione degli attori che vi aggiungono una loro personale carica comica.
La scenografia ripropone degli ambienti interni disegnati su pannelli in bianco e nero, che rimandano inevitabilmente al periodo della scrittura al quale si ispirano. Il centralino del Telefono Amico non è un’ idea di Amurri, ma è stata aggiunta solo in seguito. Dietro al banco del telefono, a dare strampalati consigli ai coniugi in crisi troviamo un divertente Bruno Governale, raggiunto poi dalla fidanzata più scaltra, perspicace e alquanto pungente Alessandra Cavallari. Loro sono in procinto di sposarsi, ma le telefonate delle coppie sembrano minare la convinzione di questo passo…
Le coppie in scena, a cui il centralino dà consigli, sono proposte attraverso cambi repentini di abito (e capigliature) dal folle matador della risata Marco Cavallaro e dalla buffissima Maddalena Rizzi, che spesso deve impegnarsi per non ridere delle improvvise uscite fuori copione di Marco. I due danno vita ad una serie di personaggi divertenti e strampalati, si divertono e divertono.
C’è il marito che crede di avere una moglie di vedute aperte e di poter avere sia lei che l’amante, almeno finché questa non chiede consiglio al centralino… Poi c’è la donna impicciona che legge tutta la posta del marito che, indispettito per la mancanza di privacy, diventa sempre più intollerante… L’uomo che cerca di provocare inutilmente la gelosia della moglie, finché con l’intervento del centralino… Oppure la moglie petulante che non fa dormire lui perché teme sempre di aver lasciato aperto il gas o il rubinetto dell’acqua… E quella che per paura delle speculazioni, si dà all’acquisto compulsivo facendo inutili rifornimenti, provocando la disperazione economica del marito… Un’altra moglie petulante, eccentrica ed egoista pretende che il marito si accorga di ogni suo piccolo maniacale cambiamento, ma non vede quelli ben più importanti di lui… Poi l’uomo frustrato perché la moglie in casa è sempre super impegnata e distratta e non lo ascolta mai… O quella che critica il marito mammone e poi si rivela essere come lui…
Insomma, questi sono i divertenti quadretti che troverete al teatro per mano di quattro attori che strappano molti sorrisi grazie a trovate divertenti, e anche qualche sonora risata con gag irresistibili.
“Come ammazzare la moglie o il marito senza tanti perché “
Di Antonio Amurri
regia di Filippo D’Alessio
a cura di Francesco Fanuele
con Marco Cavallaro, Maddalena Rizzi, Bruno Governale, Alessandra Cavallari
musiche Francesco Fiumara
scene Tiziano Fario
produzione Seven Cults Srl
Sessantaseiesimo notiziario settimanale di lunedì 26 febbraio 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.
Gira un video in rete, che io ho tradotto per Visione TV, attribuito alla madre di Aleksej Naval’nyj, in cui lancia una serie di precise accuse alla vedova. Apriti cielo. I primi a parlare di fake sono stati il canale TV Dožd’ (Rain) ed il canale Telegram Meduza, sedicenti russi, ma che in realtà trasmettono rispettivamente dall’Olanda e dalla Lettonia. Dicono che sia frutto della propaganda del Cremlino, dunque falso per antonomasia.
Il 22 febbraio Repubblica ha pubblicato un articolo di Aleksej Paramonov, l’ambasciatore russo a Roma. Ve lo riassumo.
Sempre Paramonov, il 21 febbraio è stato convocato alla Farnesina, e gli è stato manifestato il desiderio, da parte italiana, di ricevere chiarimenti in merito alle cause della morte di Naval’nyj. Inoltre, all’Ambasciatore sono state manifestate alcune valutazioni politicamente faziose in merito alla situazione politica interna della Russia, in linea con quella lettura antirussa parziale dei fatti che è concordata a livello dei Paesi occidentali.
Il 21 febbraio 2014, con la garanzia dei Paesi occidentali, il Presidente ucraino in carica Viktor Janukovič e la leadership politica di Euromajdan, tra cui il leader del Partito “Bat’kovščina”, Arsenij Jacenjuk, il leader del partito “Udar”, Vladimir Kličko, e il leader del partito filonazista “Svoboda”, Oleg Tjagnibok, hanno firmato un accordo sulla risoluzione della crisi politica in Ucraina. I ministri degli Esteri di Germania e Polonia, Frank-Walter Steinmeier e Radosław Sikorski, e il capo del Dipartimento Europa Continentale del Ministero degli Esteri francese, Éric Fournier, sono intervenuti in qualità di garanti della sua implementazione. Tra le altre cose, l’opposizione si è impegnata a “normalizzare la vita nelle città e nei villaggi”, “liberando gli edifici amministrativi e pubblici e sbloccando strade, parchi e piazze”, consegnando le armi illegalmente detenute al Ministero degli Interni ucraino e “rinunciando a posizioni conflittuali con le autorità”.
La propaganda occidentale opera in modo che fatti ed eventi scomodi possano deliberatamente essere tenuti nascosti. La gente comune ha appreso della crisi in Ucraina soltanto due anni fa, quando la Russia ha dato inizio all’Operazione Militare Speciale.
Oggi una canzone del 1941: Давай закурим, più o meno “Fumiamoci una sigaretta”. Sempre in versione contemporanea, dalle repubbliche popolari del Donbass.
Grande serata al Golden! Una Prima con i fiocchi! Sala gremita, tanti nomi noti dello spettacolo per assistere allo spettacolo scritto e anche interpretato da Fabrizio Colica. Devo dire che ci troviamo davanti ad una bella proposta assolutamente riuscita e che ha riscontrato un meritato successo. Fabrizio ci offre un prodotto maturo e ben strutturato, che nasconde dietro la parvenza di una semplice commedia dinamica e divertente, un certo spessore e tanta profondità, sensibilità ed umanità intrinseca nei suoi personaggi.
Un viaggio introspettivo nelle paure di questi soggetti che rappresentano poi uno spaccato molto realistico della realtà delle persone comuni; quelle che fanno difficoltà ad accettare di mostrare se stesse per come sono, per timore del giudizio altrui, ma anche del proprio. La commedia è ben articolata, non ha cali di tono e alterna magnificamente comicità a riflessione, riuscendo a scandagliare efficacemente l’intimo di ognuno dei personaggi e a tirarne fuori l’essenza. I bello è che Fabrizio ha pensato di legare tutti con un unico cordone ombelicale, quello affettivo, forse per sottolineare quanto anche con l’amore e il rispetto reciproco, la barriera del giudizio lasci tutti restii e titubanti a mostrarsi per quello che sono. Una sorta di pirandelliana memoria si può scorgere tra i comportamenti con cui nascondono, a loro stessi e agli altri, la loro vera natura, imprigionati dalla retorica del senso comune della società.
Ma “Arancione”, vuole tagliare questo velo di ipocrisia e omertà. Già Il titolo è piuttosto emblematico, e gioca sull’ambiguità del “colore che si ottiene mescolando il giallo di chi siamo e il rosso di chi gli altri vorrebbero che fossimo”. Così cita la sinossi. In realtà questa parola è la distorsione di un’altra, che rivela tutta la difficoltà di un ragazzo di manifestare i suoi sentimenti, di vivere liberamente la propria omosessualità con il compagno. Capirete perché “arancione” in teatro…
La storia è ambientata in una bella e realistica scenografia che riproduce la casa di Fabrizio e Mauro (userò i nomi degli attori). Siamo all’ ora di cena, ma in realtà il pasto è un pretesto perché Fabrizio non ha preparato proprio nulla, con grande disappunto del fratello Leonardo, appena giunto, e più tardi dell'ex ragazza di Fabrizio, Paola, che sta arrivando per conoscere il nuovo ragazzo del suo ex fidanzato. Ma sta anche arrivando la madre, che crede che in quella casa ci sia lo studio di uno psicoanalista dal quale sta andando per fare terapia… non voglio togliervi la sorpresa di questa simpatica trovata…
Ogni cosa è in bilico in questa storia, ma tra una risata e l’altra, piano piano e con ponderata delicatezza si svelano i segreti più reconditi di ognuno. In modo dolce e senza troppi traumi, il testo ci fa conoscere i risvolti di tutti e il segreto che nascondono.
Ma Fabrizio sa dare ai suoi soggetti anche un lato toccante e profondo. Ognuno di loro, sotto pressione, istintivamente cambierà atteggiamento, rivelando di fondo molte similitudini con gli altri. Ognuno ha delle aspettative, delle speranze, dei desideri, e fondamentalmente tanta voglia di amare e di essere corrisposto, ma ancora più importante, di essere accettato per quello che è.
Nascondere se stesso è in fondo una sorta di prigione dove spegnersi sempre di più. Questo, credo, sia il messaggio di Fabrizio e di Riccardo. Per questo si dà l’opportunità a tutti di liberarsi con naturalezza magari perché no, affrontando qualche piccolo e naturale trauma.
Il legame affettivo che vincola tutti si rivela dapprincipio un freno, per poi diventare una forza di coesione che difende e protegge il gruppo permettendogli di spezzare le catene sociali.
Ma d’altronde chi è che non ha paura del giudizio altrui? Soprattutto di quello delle persone a cui si vuole bene?
Così, tra aspettative e delusioni, questa dolce commedia ricca di umorismo e romanticismo mette alla gogna i pregiudizi e gli stereotipi di oggi, finendo non solo per affrontarli elegantemente, ma anche sconfiggendoli.
Il cast è, neanche a dirlo, stupendo. Fabrizio è delizioso nella sua parte, ma lascia molto spazio agli altri; Mauro vi stupirà con la sua trasformazione, mostrandoci la parte più intima e arrivando a commuovere; Leonardo, nei panni del fratello burbero e scapolone, è assolutamente divertente, veste un personaggio perfetto per lui che lo rispecchia, almeno per come lo conosciamo sui video divertenti che ci propone spesso sul web, rivelandoci anche un segreto inaspettato; Paola è assolutamente spigliata, divertente e spumeggiante, un vero peperino, simpatica e verace. Anche lei sarà impegnata in una inaspettata rivelazione.
Patrizia, nei panni di una madre preoccupata per i suoi figli e per la sua nuova vita sentimentale e preoccupata dell’accettazione degli altri, ha una marcia in più: esuberante, divertente, toccante, sprintosa, poliedrica, camaleontica, sempre carica di energia da far arrossire una ventenne.
Insomma, il cast è perfetto per portare avanti una commedia intelligente e ricca di piccoli colpi di scena, di tante battute divertenti. Ottima prima prova di Fabrizio, superata a pieni voti.
“Arancione”
Fabrizio Colica, Leonardo Bocci, Patrizia Loreti, Paola Michelini, Mauro Conte
scritto e diretto da Fabrizio Colica
con la collaborazione di Riccardo Sinibaldi
produzione Lea Production
19.02.2024: "C'è una architettura e c'è un artigianato del dialogo interconfessionale" ovvero i grandi temi alla base della relazione tra le religioni e la loro connessione con il vivere
quotidiano.
E' partendo da questo interessante spunto, nato dalla vivacità culturale del conduttore Paolo Bonini, che Sabato 17 febbraio, presso l'Auditorium della Chiesa di Scientology di Roma, si è svolto l'incontro intitolato LA DIMENSIONE DI UNIVERSALITA': UN CROCEVIA PER LA COMPRENSIONE, LA SOLIDARIETA' E LA MULTUCULTURALITA'.
Un evento in linea con gli intenti della risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2010 che ha proclamato la Settimana Mondiale dell'Armonia Interreligiosa.
Sul palco, sollecitati dalle domande e dalle riflessioni di Bonini, hanno interagito in dialogo: Maria Rosaria Fazio, docente di ebraico biblico; Assem Migahed, ricercatore intellettuale di spiritualità e scienza islamica; Giuseppe Cicogna, vicepresidente di Fedensieme ApS e portavoce della Chiesa di Scientology; Fabio Grementieri, creatore del parco tematico educativo di Santiago Estero (Argentina); Gustavo Guillerme', presidente del Congresso Mondiale del Dialogo Interculturale e Interreligioso e Massimo AbdAllah Cozzolino, della Confederazione Islamica Italiana.
Eterogenea anche la platea composta da religiosi e non, tra cui rappresentati buddhisti Theravada, cattolici, scientologist, buddhisti Soka Gakkai, Chiesa Anglicana d'Europa, UAAR (Unione Atei Agnostici Razionalisti), Comunità Afghana e mediatori culturali.
Gli intermezzi musicali a tema a cura di Maurizio De Simone (chitarra), Francesco Passarelli (voce) e Samuele Bonini (voce) hanno scandito il ritmo e la melodia di un crocevia culturale in cui i vertici del pensiero religioso e laico trovano armonia e costruiscono pace tangibile in loco, nonostante il contesto attuale in cui persino parlare di pace potrebbe apparire paradossale.
Se dai vari interventi e testimonianze si potesse trarne un sunto comune forse suonerebbe così: "Le guerre hanno propaganda, mezzi e interessi materiali apparentemente infiniti e difficilmente sormontabili. Ma la pace può e deve essere coltivata e fatta crescere dentro ognuno di noi; ed è proprio grazie a momenti come quello di oggi [Sabato scorso NdR] - che avvengono continuamente in diverse forme e in diversi luoghi del mondo - che possiamo e dobbiamo proseguire a costruire un presente e un futuro migliori".
Nelle parole del dottor Giovanni Rezza alla giornalista di Report della RAI (servizio televisivo andato in onda l'11 febbraio 2024), vi è un passaggio fondamentale a mio avviso: il professor e dottor G. Rezza - medico epidemiologo e già Direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute 2020-2023 - accenna al fatto che il CTS (Comitato Tecnico-Scientifico) di cui egli fece parte, era un mero organo consultivo del Governo e pertanto non governava e decideva la politica sanitaria, ma semplicemente dava pareri tecnici. Seppur la cosa sia corretta nella verità formale istituzionale (infatti i pareri del CTS non erano e non mai stati vincolanti giuridicamente, così come i pareri dell'INAIL ad esempio), nella verità sostanziale dei fatti non è così, in quanto i verbali del CTS con le raccomandazioni messe per iscritto e le successive decisioni adottate dalle Autorità nazionali e Regionali, dimostrano una correlazione importante e una influenza decisiva in quasi tutte le decisioni politiche prese di mese in mese nelle fasi più cruciali di questo periodo di emergenza, ove la classe dirigente e politica si è eclissata lasciando spazio all'indiretto Governo tecnocratico istituito nella fase emergenziale.
Questo punto è stato da me toccato nella lettera PEC inviata giorni fa alla Conferenza permanente Stato-Regioni e Province Autonome e al Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia, ove ho messo in rilievo che i mezzi tecnici individuati di volta in volta dal CTS, erano in realtà decisioni "valoriali" dal "contenuto politico", proprio perché la distinzione mezzi-fini era ed è labile e pertanto venuta meno nella fattispecie (cfr. studi di Herbert A. Simon).
Le soluzioni del CTS hanno scatenato nuovi problemi politici e sociali e anche di salute (con ossessivo appello al distanziamento sociale, al mascheramento di naso e bocca, la chiusura degli esercizi pubblici in orari serali o diurni o in entrambi, la chiusura delle attività sportive e didattiche o implementazione di didattica digitale a distanza, lockdown, inopportune profilassi vaccinali a coorti di giovani e giovanissimi, ecc ) dinanzi ai quali paradossalmente non avevano la sufficiente e necessaria competenza, perché sono andati ad impattare su altre caratteristiche della salute che concorrono al suo benessere (le relazioni sociali, il benessere psicologico, il riconoscimento dei volti e delle emozioni, la necessità degli anziani nelle RSA di poter conservare un contatto umano con i parenti ecc..), oltre che sul lavoro e sulla sopravvivenza e sulla dignità della persona (diritti fondamentali inalienabili).
L'obbligo di mascherina al banco scolastico che le scuole d'Italia hanno imposto a bambini e adolescenti anche seduti al banco scolastico - e non solo in condizione dinamica di assembramento - e in particolare in cosiddetta rima buccale di 1 metro da banco a banco - dal novembre 2020 al giugno 2022 ben oltre la fine dello stato di emergenza nazionale (31 marzo 2022) - è l'emblema di raccomandazioni consolidatesi oltre il buon senso e già di per sé una misura oltre ogni ragionevolezza, con tutti i problemi collaterali che una simile severa e inutile misura applicata nelle classi scolastiche, ha scatenato sul benessere psicofisico di bambini e adolescenti e nelle famiglie italiane.
Il rimedio si è rivelato peggiore del presunto male che si voleva combattere a causa della mancanza di proporzionalità e all'essersi concentrati sulla assenza di infezione (presunta), considerando milioni di persone sane e asintomatiche come dei potenziali infetti (tramite tamponi mai validati). Le decisioni sono state prese dai politici, ma le raccomandazioni del CTS hanno indirettamente eclissato la discrezionalità di potere dei decisori politici, a causa del loro ritirarsi e celarsi dietro i pareri tecnici.
Pubblicherò come lettera aperta questa mia lettera alla Conferenza Stato-Regioni e al Consiglio Regionale FVG ove metto in luce la governance pandemica e l'aspetto tecnocratico che ha eclissato la classe politica, colpevolmente ritiratasi dinanzi alle proprie responsabilità di decisori politici.
AA.VV, Verso la Terza Repubblica. La democrazia italiana tra crisi, innovazione e continuità, a cura di Mauro Tebaldi, Carocci Editore, .rif. Cap. 5, Chi governa? Il CTS e l'esecutivo durante il primo lockdown (febbraio-maggio 2020), di Giuseppe Ieraci, Roma, 2022.
SIMON, Herbert A., Il comportamento amministrativo, Società editrice il Mulino, Bologna, 2001. Prima edizione in lingua inglese: 1947.
Il mondo di adesso, a febbraio 2024, è davvero difficile da vivere e da raccontare.
Partiamo dalle prossime elezioni americane, il 5 novembre prossimo.
E partiamo da questa domanda. Il ruolo guida degli Usa nel mondo è destinato a terminare? Gli Usa hanno il 6% della popolazione mondiale ma come diceva JF. Kennedy “ non può esserci una soluzione americana per tutto e ad ogni costo”.
Il problema c’è, è vero, e si è aggravato da quando gli Usa hanno iniziato a confrontarsi solo con se stessi.
La dottrina Monroe, come sappiamo, predicava un isolazionismo attivo: “cooperiamo con tutti, ma non ci alleiamo con nessuno”.
E se pensiamo a Trump, lui sì che è un isolazionista! Biden è un internazionalista, pensa davvero che gli Usa abbiano il dovere di rivolgersi al resto del mondo.
Spesso gli americani, hanno promosso unioni con “il diavolo e l’acqua santa” ma in cui hanno dimostrato di non saper sempre risolvere i conflitti. E adesso che abbiamo quattro “focolai” sullo scenario internazionale, cosa accadrà ancora?
La crisi Ucraina- Federazione Russa; Hamas-Israele; il Mar rosso e Taiwan. Questo è l’esordio dell’anno 2024 che stiamo vivendo.
Gli Usa e l’Europa, il mondo Arabo, la Cina sono tutti protagonisti a vari livelli sullo scacchiere internazionale.
Partiamo dall’ultima crisi. Taiwan, è forse la prosecuzione della guerra in Vietnam? Gli Usa sono da un lato, partner commerciale della Cina, e la Cina detiene gran parte del debito americano. Ma la competizione tra Cina e Usa è di tipo commerciale, non ideologica come negli anni ‘ 70.
Nel mar Rosso, invece, gli Usa non hanno interesse a quel mare per la commercializzazione perché usano l’oceano Pacifico. Quella crisi- in Mar Rosso- riguarda tutta l’Europa, perché sono inglesi, spagnole, francesi e italiane le navi che passano da lì per entrare in Europa attraverso il mar Mediterraneo. La crisi con gli Houti quindi dovrebbe essere risolta dagli europei.
L’Europa dovrebbe parlare da sola e, da sola, difendere i propri interessi. Ma l’Europa non ha capacità produttiva e di difesa all’altezza del caos geopolitico del momento. Dopo la seconda guerra mondiale, infatti l’Europa, ha smantellato tutta l’industria bellica di difesa anche perché c’era lo “zio americano” in grado di risolvere per lei. E altrove, al suo posto.
Il fronte che si è aperto a Gaza, e intorno nell’area, poi è tutto molto complicato. Lo scenario iracheno, quello siriano, libanese: abbiamo un peggioramento di sicurezza in tutta l’area mediorientale.
Uno dei grossi temi che Israele dovrà affrontare è il tema della sicurezza che la sua popolazione chiede e che il governo di Netanyahu non sa affrontare.
C’è una grande sfiducia nei confronti del governo israeliano, sostenuto solo dal 15% della popolazione. La popolazione sostiene lo sforzo bellico ma non sostiene il governo. Questo è il punto.
Ma lo diciamo ancora una volta, questa non è un guerra tra Israele -che è uno stato e la Palestina- che non lo è. E’ una guerra tra due popoli che condividono la stessa terra.
E l’Ucraina? Ormai a due anni dall’inizio della guerra, un massacro senza fine, morti, bombardamenti, intere città rase al suolo, e di contro, appelli, aiuti da parte di tutti i paesi terzi sia per l’Ucraina che per la Russia, sanzioni fallite contro Putin, l’intervento della Nato, della diplomazia di tutto il mondo, siamo ancora qui a scrivere di guerra.
L’unica parola che vorremmo scrivere a proposito di questo conflitto è la parola PACE, Pace Umanitaria, fine delle ostilità, ripristino del rispetto reciproco e dei confini tra i due paesi.
Difficile prevedere, ancora oggi, quando questo sarà possibile.
Ma, davanti a tutto il caos geopolitico del momento, lo ribadiamo, mettiamo avanti ancora la parola Pace che non è mai divisiva.
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Cantina Letrari |
Tutti conosciamo la storia, a volte distorta, comunque in gran parte rispondente a verità, del Trentino vitivinicolo, di quella parte geografica corrispondente alla Provincia Autonoma di Trento.
Ricordo che tutto ebbe inizio da quella via Claudia Augusta voluta da Cesare Augusto (nel 15 a.C.) e terminata dall’imperatore Claudio (nel 46 d.C.) per “romanizzare” i popoli dell’attuale Trentino-Alto Adige, Tirolo austriaco, Alta Baviera e Svevia. Una “via” consolare tutt’oggi preservata in parte che penetra in vigneti e, turisticamente, rappresenta un percorso storico-vinicolo molto apprezzato. E le legioni romane, nei loro spostamenti, portarono usi
e costumi dell’Urbe, tra cui l’esperienza viticola allora conosciuta.
Tutto il resto è sotto i nostri occhi: la Piana Rotaliana a nord, la Vallagarina al centro-sud.
Sebbene il Trentino produca tanti vini fermi sia bianchi che rossi, oggi rivive momenti di gloria grazie ad un Signore che 150 anni fa volle concretizzare un sogno: creare in Trentino un vino capace di confrontarsi con i migliori champagne francesi. E, visti i risultati, c’è riuscito. Quest’uomo si chiamava Giulio Ferrari.
Un pioniere: è lui che per primo intuisce la straordinaria vocazione della sua terra, lui che per primo diffonde lo Chardonnay in Italia fino ad allora confuso con il Pinot Bianco.
Iniziò a produrre poche selezionatissime bottiglie, con un culto ossessivo per la qualità.
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Dorigati |
Oggi lo spumante trentino ha la sua denominazione chiamata Trento Doc, creata nel 1993 e registrata nel 2007. Metodo usato “la rifermentazione in bottiglia” ormai conosciuta e conclamata in Italia come Metodo Classico.
Nei primi giorni di settembre ho deciso di immergermi nella realtà spumantistica trentina visitando quattro aziende, ritenute dal sottoscritto, rappresentative di tutto il territorio.
AZIENDA DORIGANI: scelta perché posizionata all’estremo nord del territorio. La Piana Rotaliana, con Pinot Nero e Chardonnay muscolosi, veramente nordisti. Massima espressione l’etichetta METHIUS.
Le note aziendali: “Zona di origine: fascia collinare di Faedo e Pressano a 350 - 500 m di altitudine Vigneto: il sistema di allevamento è la tradizionale pergola trentina. Ma una potatura corta e povera ed un dirado dei grappoli dimezzano la produzione altrimenti abilitata Vitigno: 60 % Chardonnay, 40 % Pinot Nero Vinificazione: in bianco con fermentazione in barrique di parte dello Chardonnay Maturazione: preparazione della "cuvée" nella primavera successiva la vendemmia.Imbottigliamento e presa di spuma lenta alla temperatura di 11°C. In bottiglia matura circa cinque anni, con periodiche rimesse in sospensione dei lieviti. Si procede poi alla fase di "remuage" sulle "pupitres".Alla fine di tale ciclo si effettua la sboccatura con aggiunta di "liqueur d'expedition". Lo spumante così ottenuto matura per ulteriori 6 / 8 mesi prima di essere commercializzato”.
AZIENDA PEDROTTI: scelta per la sua posizione a Nord di Rovereto, nel Comune di Nomi e per la sua produzione Trento Doc di nicchia. Nove tipologie di spumanti a Metodo Classico presentate in tre linee dalla diversa complessità e struttura. GROTTA DELLO SPUMANTE BATTEZZATA DA LUIGI VERONELLI: “LA CATTEDRALE DELLO SPUMANTE”. Questa cantina è un ambiente roccioso naturale, contesto ideale per maturare gli spumanti ed esaltare ancor più il perlage di montagna.
Tra le numerose etichette ho scelto di riportare EXTRA BRUT RISERVA SPECIALE 1988 un prodotto raro, quasi unico, che deve la sue affascinanti caratteristiche non solo a se stesso e alla sua straordinaria longevità. Queste le note aziendali che riporto fedelmente: “ Alla sua eccezionalità hanno contribuito infatti protagonisti che ora ne fanno parte e dai quali non è possibile prescindere per capirlo e gustarlo. In primo luogo ci sono le uve, Chardonnay e Pinot Noir di eccellente qualità, provenienti da vigneti coltivati a metà montagna, con le caratteristiche di acidità e maturazione ideali per il Trentodoc. La grotta, che ha donato negli anni alle 17mila bottiglie prodotte nel 1988, e di cui ora rimane una piccolissima riserva, una temperatura costante di 13 gradi, un silenzio e un buio quasi irreali. Alla sua essenza hanno contribuito le mani di chi, con competenza e passione, ha movimentato dapprima ogni 6 mesi, e poi ogni 3 anni tutte le bottiglie, per riportare i lieviti in sospensione. E infine sopra tutti il tempo”.
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Enantio |
AZIENDA LETRARI: scelta per la sua posizione nella piana Vallagarina e per la produzione che predilige dosaggi bassissimi. Azienda che affonda le radici nella storia del vino trentino. coltivando le uve nelle zone più altamente vocate della valle. Riporto dalle note aziendali di presentazione: “Noi elaboriamo con naturalezza, grazie ad un'esperienza maturata in oltre mezzo secolo di vendemmie. Papà Leonello è considerato un fondatore della spumantistica trentina, le sue prime bottiglie di risalgono infatti al 1961. Non è un vino della consuetudine: nasce dalla caparbietà e dall'autorevolezza del cantiniere abbinata alla sapienza del vignaiolo. Noi possiamo vantarle entrambe”.
Sulla base di queste affermazioni come non ricordare la Riserva del Fondatore. “E’ il vanto della nostra ‘maison’, una riserva che vuole essere decisamente esclusiva. Oro lucente, che alla vista onora subito la sua classe, con una gamma di fragranze di rara eleganza, note di nocciole mature a percepire l’essenza delle mele di montagna, pure della pesca, arachidi tostate e zenzero. Il sorso è cremoso, un mix di rotondo equilibrio tra sapori agrumati e l’incontenibile ampiezza della crema pasticcera, con il limone candito che mitiga e rilancia tutta la finale, interminabile complessità organolettiche”. AFFINAMENTO SUI LIEVITI 120 mesi. Vini base in barriques e conversione malolattica avvenuta.
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Pedrotti |
AZIENDA ROENO: perché la sua scelta. Ci troviamo sul confine con la Regione Veneto. L’azienda e la cantina si trovano oltre il confine (Veneto), mentre i vigneti “spumantistici” in Trentino, zona Trento. Terroir diverso e maturazioni posticipate. Leggo e faccio proprio: “La famiglia Fugatti rappresenta una somma di sentimenti che la memoria ha tramandato, oltre il legame del sangue. Un albero i cui tanti rami hanno indicato la strada da seguire, in cui rispetto e umiltà rappresentano i valori da non dimenticare. Più a Nord invece, raggiungono la provincia di Trento, rientrando quindi nel disciplinare del Trentino Doc”.
Interessanti i due aspetti: la scoperta di “certi” vini fermi unici (Enantio in particolare) e gli spumanti dalla veste interiore unica. E di questi spumanti ricordo DÈKATOS, metodo classico millesimato 2012, 100% chardonnay. Spumante di sostanza e ispirazione, trasformato in identità di territorio. Lunga permanenza sui lieviti (100 mesi) per connotare e cesellare uno stile unico. “Dekatos respira l’arte e il vento delle latitudini trentine, dove la vocazione per i grandi Metodi Classici ha permesso di scrivere pagine importanti all’interno della storia enologica italiana”.
Prendo a prestito quest’ultimo pensiero trasmessomi da Cristina Fugatti, titolare dell’azienda Roero, per chiudere questo mio viaggio in Trentino, terra di spumanti.
Ops, dimenticavo: delle quattro visite ben tre sono gestite da imprenditrici femminili (Pedrotti, Letrari, Roero). Forse il Trento Doc è diverso anche per questo? Chapeau!!!
Come ho avuto modo di discutere giorni fa, non è strategicamente opportuno perorare una modifica della Costituzione in tema di denaro e autoproduzione, se poi ogni 4/5 mesi il Parlamento UE e il Consiglio e la Commissione Europea - che sono colegislatori - emanano continuamente Regolamenti UE direttamente applicabili contro agricoltori, allevatori, e famiglie, spingendo poi alla dematerializzazione di tutto in nome della digitalizzazione della educazione e non solo di essa.
Dunque la soluzione radicale - il recesso dalla UE ai sensi dell'art 50 TUE - appare l'unica mossa che in un sol colpo risolverebbe la questione della perduta sovranità monetaria e frenerebbe ulteriori provvedimenti legislativi che stanno per impoverire campi e nazione, agricoltori e allevatori e pescatori, oltre che rivedere tutta la normativa che NON sarebbe più soggetta ai diktat della UE.
E' chiaro che il progetto della UE come unione di popoli e patrie si e' corrotto negli ultimi due decenni.
Il suo momento più alto e' stato equiparare la Carta di Nizza a Trattato, nel 2009, con l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona.
Non a caso il compianto professore e insigne giurista Stefano Rodotà contribuì a scriverla con altri giuristi europei, difendendo poi in alcuni suoi scritti e saggi i principi di habeas corpus e del consenso libero e informato in ambito medico e terapeutico.
Ma da allora ad oggi, e' stato un crescendo di deriva autoritaria contro i diritti dei popoli, contro i diritti, mancando o arrecando offesa soprattutto alla tutela dei diritti fondamentali
(vedi il caso della CGUE di Lussemburgo che - interpellata anni fa durante la emergenza sanitaria COVID-19 -
non si è pronunciata sul caso sollevato dal giudice del lavoro di Padova, in merito all'obbligo vaccinale anti Covid 19, discriminatorio in caso di mancato adempimento di certe categorie professionali, quali quelle mediche e infermieristiche)
A malincuore, devo allora riconoscere che non vi è altra via se vogliamo riconquistare la nostra libertà e indipendenza da certi poteri influenzati da lobby potentissime, se non quella della uscita dalla UE, esercitando il diritto volontario di recesso.
A malincuore perché la Carta di Nizza (CDFUE) è stato un grande risultato, ma i giudici di Lussemburgo hanno dimostrato con la loro posizione pilatesca, negli ultimi mesi, che la tutela di questa carta in certi frangenti è solo formale e non sostanziale.
Fortunatamente alcuni giudici di pace nelle loro recenti sentenze si sono ricordati della Carta di Nizza e del suo carattere vincolante giuridicamente come legge.
Fortunatamente, l'art 2 Cost. tutela già i diritti inalienabili della persona umana (non sono elencati, ma fra di essi il consenso libero e informato e l'habeas corpus rientrano fra di essi, (così come la dignità cioè il rispetto della umana, il diritto al lavoro e ad una educazione e assistenza sanitaria).
Apr 08, 2022 Rate: 5.00