L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Kaleidoscope (1382)

Free Lance International Press

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 Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

La Riflessione!

Se tanto mi da tanto…Arrivederci al 2021!

Pandemia, manifestazioni annullate per il 2020 e “possibile” rinascita nel 2021. Pessimismo?

Qualcuno ipotizza “qualcosina” ad autunno. Improbabile perché già da adesso dovrebbero partire le “macchine organizzative”, le prenotazioni alberghiere e soprattutto gli inviti per gli operatori stranieri.

Nel mondo dell’editoria specializzata in enogastronomia stesso discorso: salteranno le edizioni 2021 delle Guide.

I ruolini di marcia degli assaggiatori risultano stravolti e, nel caso specifico della gastronomia con i ristoranti chiusi, annullati.

Questo è lo scenario ad Aprile. Niente di buono all’orizzonte. Fermarci?

Servono nuove strategie, interpretazioni, adottare sistemi diversi.

Per esempio, nel mondo del vino, dare maggior impulso alle vendite con “l’e-commerce”, le enoteche virtuali. Del resto in Cina è il sistema maggiormente usato. Stimoli nuovi e lavoro in sinergia. (U.C.)

 

 

Frammento n. 1

Guida Michelin: salteremo un giro.

La più famosa Guida della ristorazione, la Guida Rossa, salterà la pubblicazione 2021? Pare proprio di sì. Non ci sono più i limiti temporali organizzativi. Si pensa ad una edizione digitale molto ridotta con le visite effettuate fino al 28 febbraio 2020 penalizzando, di fatto, esercizi di primo ordine non visitati. Giusto così? Credo proprio di NO! Meglio saltare e continuare a vendere la 2020 (stampata alla fine del 2019) magari con una edizione straordinaria contenente l’appendice 2021 ricordando la pandemia. Questo è lo scenario italiano. Nel resto del mondo non si sa cosa accadrà. La conclusione lasciamola all’ufficio stampa della rossa:”se ci saranno segnali incoraggianti di ripartenza noi ci saremo”.

 

 

Frammento n. 2

Non ci resta che piangere: è saltato anche il rito del Vino Santo.

Vino Santo del Trentino, non Vin Santo Toscano. Tutti gli anni, durante la Settimana Santa, in Valle dei Laghi, si ripete un rito storico: la spremitura delle uve Nosiola per la produzione del Vino Santo Trentino Doc. Causa Covid-19, tutto annullato. La spremitura, che rappresenta il passaggio dalla fase di appassimento dei grappoli a quella di fermentazione e maturazione, ha avuto luogo nelle cantine senza presenza di pubblico esterno, sagre e musiche comprese. Ahimé, un tocco di amaro in questo vino dolce raro e prezioso.

 

 

Frammento n. 3

 

Il salva-mele è in atto

Una distesa di luci, nel contesto di uno scenario magico, ha illuminato le notti dell’Alto-Adige. I viticoltori aderenti al Consorzio Vog sono ricorsi ai sistemi anti-brina scaldando i meleti in fiore. Immaginate i viticoltori altoatesini che, svegliati durante la notte, corrono nei meleti ad accendere i fuochi? Niente di tutto questo.

Hanno scaricato sui propri cellulari un’App che, nel momento in cui sono iniziate le gelate, ha avvertito i produttori facendo loro azionare un congegno a distanza che ha acceso i fuochi. Tutto dal comodo letto.

 

 

 

Frammento n. 4

Ancora cocktail durante la quarantena

Della serie: mi ispiro ad un film per preparare un cocktail. A proporlo questa volta il Barman Alessio Ciucci, bartender del Borgo La Chiaraccia Resort & SPA di Castel Giorgio (Terni). L’ispirazione? Il film “Balto”, di Simon Wells, 1995. Ingredienti:

 Alessio Ciucci

5 cl Historiae Brandy Portegnac Pilzer

1 cl Amaro Venti

3 cl succo di limone

3 cl succo di arancia

4 cl miele di eucalipto diluito (5:1)

1 pezzo zenzero

1 goccia tabasco

mezzo bar spoon curcuma

profumo al pino mugo

scorza di limone e scorza d'arancia tenute per guarnire

Preparazione:

Diluire il miele con acqua calda in proporzione 5 (miele) a 1 (acqua) e poi raffreddarlo. Con la tecnica dello shake and strain, versare tutti gli ingredienti con del ghiaccio nel Boston Shaker e agitare. Filtrare il tutto e versarlo in un sifone Twist'n Sparkle per la soda con una cartuccia di Co2. Appena ultimato il processo, versare nel bicchiere Cortina da 16 cl.

Ma qual è il fil-rouge che lega il cocktail al film secondo Alessio Ciucci?

Il drink presenta parti agrumate, dolci, acide, una parte balsamica e contrasti che rappresentano sogni, paure, speranze e dolori racchiusi nella storia di un viaggio di un eroe che ha salvato diverse decine di persone; un viaggio pieno di speranza, paura, ansia e voglia di superare ogni ostacolo. Visto il periodo certamente non facile, con questo drink il barman Alessio Ciucci racconta e omaggia le persone che, con coraggio, affrontano tutte le difficoltà a testa alta, con le maniche rimboccate.

Preparatelo e nel berlo pensate al film. Non avete visto il film? Non importa, il cocktail è gradevolissimo e sicuramente è un presidio anti Covid-19. Chapeau!

 

Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)

April 16, 2020

Mentre i tempi delle collettività confinate dalle misure adottate dai governi come mezzi di contrasto della diffusione dei contagi da Covid-19 sono scanditi da bollettini quotidiani e decreti, la transizione tecnologica, ed energetica, definita terza rivoluzione industriale è ormai accettata come il male minore; talvolta come unico baluardo contro un nemico invisibile, quindi più minaccioso persino del terrorismo; e come conseguenza di un cambiamento di stile di vita imposto da due emergenze di fronte alle quali ogni dibattito è azzerato: la salute e l’ambiente

 

Ben prima della diffusione globale dell’allarme Covid-19, serie riflessioni sull’organizzazione delle società contemporanee e sulle diseguaglianze e le contraddizioni che le contraddistinguono erano sorte a seguito della crisi finanziaria globale del 2008 e, risalendo ancora nel tempo, in occasione della crisi petrolifera degli anni ‘70 del secolo scorso. Due cataclismi economici e soprattutto sociali, che hanno messo in discussione il rapporto dell’essere umano con la natura e con le sue risorse da un lato, e con il sistema di produzione capitalista e i suoi risvolti finanziari dall’altro. Con una differenza di non poco rilievo: nel 2008 la globalizzazione aveva già da tempo esteso il modello capitalista al mondo intero, ben al di là della linea di demarcazione tra i due blocchi, e aveva individuato nella Cina, entrata nell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) nel 2001, un anello fondamentale, soprattutto nell’estrazione e nella lavorazione a buon mercato di materie prime essenziali allo sviluppo dell’industria hi-tech, ma dall’impatto ambientale devastante, e nello smaltimento dei rifiuti. Già nel 1992, mentre gli Stati Uniti si apprestavano a gestire l’ordine mondiale come unica superpotenza dopo il crollo sovietico, Deng Xiaoping, padre dello sviluppo economico cinese, aveva intuito il futuro peso geopolitico di Pechino: il Medio Oriente ha il petrolio, la Cina ha le terre rare, che nella terza rivoluzione industriale hanno lo stesso ruolo che ebbe il petrolio nella seconda. Da esse dipende infatti l’industria aerospaziale, militare ed elettronica, tre settori strategici, tanto per l’organizzazione delle società, quanto per la gestione delle relazioni internazionali, poiché in grado di assicurare il controllo del globo terracqueo, dello spazio e del cyberspazio. Su questi tre assi si proietta attualmente la potenza di un’entità politica affermata.

 

Come rilevato dal documentario La sale guerre des terres rares di Guillaume Pitron e Serge Turquier, fino agli anni ‘90, il monopolio nell’estrazione dei metalli rari era degli Stati Uniti, ma la loro raffinazione avveniva in buona parte in Francia. In tal modo, Washington si spartiva con il satellite europeo (che allora includeva la Gran Bretagna) l’amministrazione di un ordine mondiale che immaginava unipolare, lasciando che Parigi, che con il sistema euro-atlantico non è stata sempre allineata, svolgesse una sorta di ruolo di co-gestore. L’azienda statunitense Molycorp, che estraeva questi minerali dalla miniera più grande del mondo, situata a Mountain Pass, nello Stato dell’Indiana, iniziò tuttavia a perdere progressivamente i suoi acquirenti, che preferivano comprare gli stessi elementi dalla Cina, a costi inferiori. La chiusura della miniera nel 2002, imposta dalle leggi di mercato, segnò infine il passaggio del monopolio estrattivo da Washington a Pechino, che attirava nel suo territorio investitori e tecnologie industriali occidentali. Fu questo spostamento a consentire la produzione di telefoni portatili a costi ridotti, quindi la loro diffusione come mezzo di comunicazione di massa su scala globale. E fu questa evoluzione, la cui portata è stata probabilmente sottovalutata, a permettere alla Cina di intraprendere, nel quadro della terza rivoluzione industriale, un cammino di sviluppo economico ipercapitalista, sul quale ha potuto fondare una crescente e inarrestabile crescita geopolitica, a costo della devastazione ambientale irreversibile di intere porzioni del suo territorio, soprattutto le più ricche del petrolio del XXI secolo. Dai tempi di Deng Xiaoping, che ne è stato l’ideatore, ma soprattutto dai primi anni Duemila, l’ascesa cinese è avvenuta lungo due assi fondamentali, tra loro correlati: primo, l’affermazione all’interno del mercato mondiale e grazie alle sue stesse leggi (in un momento in cui, verosimilmente, l’attenzione di Washinton era concentrata sugli effetti dello sprofondamento di Mosca e sulla conquista e la gestione dei suoi ex-satelliti); secondo, l’occupazione progressiva di posti di rilievo nell’Organizzazione delle nazioni unite (ONU), ancora in corso.

 

 

Come rilevato dal quotidiano francese Libération, in un articolo pubblicato il 15 aprile, sulle 15 agenzie ONU, quattro sono dirette da cinesi, tra le quali l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) e l’Organizzazione dell’aviazione civile internazionale (OACI), mentre l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), accusata di recente di inclinazioni filocinesi, è guidata da Tedris Adhanom, ex ministro degli Esteri dell’Etiopia, bastione della Cina in Africa. La presa di coscienza del peso geopolitico di Pechino avvenne, tardivamente, nel 2010, lo stesso anno in cui la Cina scavalcava il Giappone divenendo la seconda potenza economica del pianeta. Un incidente marittimo apparentemente banale nel Mar Cinese orientale impose allora all’attenzione internazionale, in particolare a Washington, la questione della dipendenza da Pechino dei settori chiave del mercato mondiale, sempre più bisognoso di terre rare. Le autorità giapponesi arrestarono infatti l’equipaggio di un peschereccio cinese che, entrato nelle acque territoriali di Tokyo, aveva rifiutato di fermarsi entrando in collisione con due imbarcazioni della guardia costiera. Immediata la reazione di Pechino, che interruppe le esportazioni di terre rare al Giappone, paralizzandone un quarto dell’economia nazionale. Malgrado gli allarmi lanciati dal Senato statunitense nel 2010, dopo la sua elezione alla presidenza degli Stati Uniti, Donald Trump ha ridotto drasticamente i finanziamenti americani all’ONU, mentre la Cina ha continuato a impegnarsi incessantemente sui due fronti, economico e geopolitico, della sua affermazione, che dal 2013 si concretizza nel progetto delle nuove vie della seta, la Belt and Road initiative, estensione della strategia marittima del filo di perle. Analogamente, la guerra commerciale nel settore tecnologico lanciata da Washington contro Pechino non è bastata a ridimensionarne il peso economico e geopolitico.

 

Negli ultimi mesi, la diffusione su scala globale dell’allarme per i contagi da Covid-19, che ha avuto origine nella provincia cinese di Wuhan, ha messo in discussione gli stili di vita dominanti nelle società europee, asiatiche e americane. I governi di quasi tutti i paesi occidentali hanno adottato misure di confinamento e di reclusione che hanno radicalmente trasformato sia i sistemi di relazioni interpersonali, sia il rapporto dell’individuo con la collettività, con conseguenze potenzialmente destabilizzanti per il tessuto sociale. La sfera relazionale, finora articolata nelle due dimensioni della realtà fisica e di quella virtuale, si è vista quindi privare della sua componente concreta e materiale. In altri termini, il distanziamento sociale sta trasferendo le relazioni sociali della maggioranza degli individui che vivono nelle collettività organizzate nella Rete, che in molti paesi, come l’Italia, si sta rivelando (ancora) insufficiente a soddisfare le esigenze di una società attuale, proprio mentre la terza rivoluzione industriale sembra apprestarsi a raggiungere il suo momento culminante. Quello che i media descrivono come un cambiamento, forse irreversibile, degli stili di vita imposto dall’allarme per la minaccia invisibile del virus potrebbe avere quindi per effetto un’accelerazione dei due processi storico-economici iniziati dopo la guerra fredda: in primo luogo, la transizione energetica dai combustibili fossili alle terre rare, indispensabili per fabbricare le apparecchiature per la produzione di energia green o le batterie per i veicoli elettrici; in secondo luogo, la transizione economica verso la sparizione di buona parte dei mestieri tradizionali e la dipendenza sempre maggiore del mercato del lavoro dalla Rete, e in generale dal progresso tecnologico, che senza terre rare sarebbe impossibile.

 

 

Ciò significa che, dopo anni di crescente sensibilizzazione sull’emergenza ambientale, sul riscaldamento climatico, sulla necessità di trovare forme di energia cui ricorrere preservando le risorse del pianeta, l’emergenza sanitaria ha accresciuto notevolmente l’importanza strategica delle terre rare, con due conseguenze gravide di pericoli: anzitutto ha creato i presupposti per una competizione tra potenze sulla loro estrazione e lavorazione, forse analoga alla corsa agli imperi coloniali della fine del XIX secolo; inoltre, ha impedito qualsiasi dibattito sull’impatto ambientale e sulla salute umana dello sfruttamento di questi minerali. Infatti, si tratta di 17 elementi senza i quali il progresso tecnologico non sarebbe possibile, dal LED ai pannelli fotovoltaici, dagli impianti eolici ai droni. Che cosa direbbe dunque la coscienza (o la sensibilità) ecologica di fronte al fatto che, ad esempio, per estrarre un kilo di lutezio occorrono 1.200 tonnellate di roccia, 8,5 per un kilo di vandalio, 16 per un kilo di cerio, 50 per un kilo di gallio? E che cosa penserebbero coloro che esortano ad agire prontamente per arrestare l’impatto distruttivo dell’attuale modello economico sulla natura e sull’uomo, considerando che nei villaggi situati nei pressi della miniera di terre rare di Baoutou, nella provincia cinese della Mongolia interna, la radioattività è 32 volte superiore alla norma? Lo stesso discorso varrebbe peraltro per l’estrazione del cobalto nella provincia del Katanga, nella Repubblica democratica del Congo, dove la concentrazione di questo elemento nelle urine degli abitanti è 43 volte più elevata della media. Eppure, senza alcun dibattito pubblico, le misure restrittive imposte alla circolazione e all’assembramento degli individui in nome dell’emergenza sanitaria stanno di fatto rendendo necessario lo sfruttamento intensivo di terre rare, litio e cobalto.

 

“Paradisi limen!” Questa è la soglia del Paradiso!

 

 

Così s’espresse, estasiato, Francesco Petrarca in visita al santuario del Sacro Speco di Subiaco. Il poeta era stato preceduto, in questo luogo di culto di fama internazionale, dall’altro grande Francesco, capace di trasformare in meraviglioso roseto il cespuglio di rovi contro cui, il promotore dell’”Ora et labora” monastico, drasticamente aveva represso le sue più spinose tentazioni mondane.

E questa è solo una punta del grande iceberg culturale dei santuari del Lazio. Qui amplissima è stata la proliferazione dei luoghi di culto cristiani per l’enorme influenza esercitata dall’Urbe su tutte le provincie vicine. Su questo palcoscenico regionale sono state dunque rappresentate visite di Apostoli, persecuzioni e catacombe, pellegrinaggi di “Romei” e di Crociati sulla via Francigena, e molto altro ancora.

Tutto questo non poteva non lasciare tracce profonde nell’aspetto e nella cultura dei centri abitati laziali, esprimendo così con edifici, opere d’arte, leggende, ritualità e ricorrenze l’incontro tra sentire religioso e vivere sociale. Buoni esempi sono al riguardo le fiere commerciali, allestite in corrispondenza di frequentati pellegrinaggi popolari. E se in teoria ogni luogo di culto può essere ben considerato un “santuario”, il termine viene ad indicare ogni centro di devozione che appaia in particolare rapporto col sacro, predestinato o prescelto, spesso, dalla stessa divinità: sede cioè d’avvenimenti ritenuti prodigiosi o di immagini e memorie di personaggi stimati e venerati dai fedeli, produttrici anch’esse di grazie.

I SANTUARI DEL LAZIO

ALTRE PROVINCE

S. Cristina – Bolsena (Viterbo)

Il sangue dall’ostia

Di grande rilievo nella storia cittadina è il miracolo dell’ostia stillante sangue, avvenuto nel 1263 nella chiesa dedicata a S. Cristina, dove è conservato ancora intatto l’altare relativo. Protagonista fu Pietro da Praga, sacerdote boemo pellegrino verso Roma. Preso da forti dubbi mentre celebrava la messa sulla verità della trasformazione eucaristica dell’ostia in corpo di Cristo (transustanziazione), dovette constatare però sbigottito che dalla particola consacrata stava fuoriuscendo sangue, tanto da macchiare corporale, lini e pavimento. L’anno successivo - con riferimento a quest’evento - papa Urbano IV istituì la festa del Corpus Domini.


 

Convento francescano – Greccio (Rieti)
Il tizzone e il Presepio

Secondo tradizione S Francesco si stabilì in cima al Monte Lacerone (detto poi, appunto, “S. Francesco”) che incombe e veglia sul paese di Greccio. Erano talmente gradite le sue prediche agli abitanti che l’amico Giovanni Velita pensò di far costruire un convento proprio all’ingresso dell’abitato, in contrasto col Santo che avrebbe preferito luoghi più isolati per favorire il raccoglimento dei frati. Si recarono allora una sera sulla porta di Greccio con un tizzone acceso, intenzionati a edificare là dove questo fosse andato a cadere. Lanciò il tizzone il figlio del Velita di soli quattro anni, con il “Poverello” raccolto in preghiera. Mentre il legno stava già per cadere, ovviamente molto vicino, improvvisamente alzò la traiettoria e, attraversata la valle, andò a fermarsi su di un roccione lontano dove fu costruito il primo ritiro e più tardi il convento. Qui, nella notte di Natale del l223, nacque pure la tradizione del Presepio, allestito per la prima volta da S. Francesco in una grotta poi divenuta, appunto, “Cappella del Presepio”.




Santissima Trinità – Gaeta (Latina)
La “Montagna Spaccata”

Fondato dai Benedettini nel secolo XI , il santuario è detto anche della “Montagna Spaccata”. Presenta una scala di trentatre gradini che scende appunto nella profonda spaccatura di un lembo del promontorio di Gaeta. Aperta, secondo la tradizione, dal terremoto avvenuto alla morte di Cristo. Quasi al termine della scalinata si scorge sulla roccia l’impronta lasciata da un turco il quale, scettico sull’origine cristiana della fenditura, sentì cedere come prova la roccia alla quale s’era appoggiato.

 

Civita - Itri (Latina)
Quadro in mare!


Durante il periodo iconoclasta, due monaci basiliani furono fermati a Costantinopoli con un’effigie della Vergine. Rinchiusi in una cassa insieme con il quadro, finirono in mare sbarcando finalmente, dopo qualche tempo, a quanto pare in Sicilia. Eppure l’immagine fu ritrovata in seguito da un pastore proprio sul Monte Civita. Dal primo documento storico riguardante il santuario si deduce però che esso doveva esistere già da tempo.

 


Madonna di Canneto - Settefrati (FR)
La Vergine Nera

Il nome del paese deriva dai sette figli di S. Felicita, martirizzati a Roma nel II secolo. Il santuario sorge nell'amena valle di Canneto al di sopra dei mille metri d’altitudine. Vi si venera la statua della Madonna di Canneto, detta anche Madonna Nera dal colore assunto dal legno, di cui è costituita, attraverso i secoli. È meta di frequentati pellegrinaggi con fedeli e turisti provenienti, oltre che da Lazio, anche da Abruzzo, Molise e Campania.


 

S. Maria del Piano – Ausonia (FR)
Miracoli in alta quota

Nell'anno 1100 apparve la Madonna ad una pastorella di nome Remigarda, mentre questa stava pascolando il gregge in località Gorgalonga. Come in tutte le visioni di questo tipo la fanciulla doveva richiedere alle autorità di Ausonia l’edificazione d’una chiesa appunto nel luogo dell’incontro. Per farla prendere sul serio in paese, la Vergine guarì Remigarda da una malformazione da cui era afflitta purtroppo fin dalla nascita. Nel sito dell’apparizione fu poi effettivamente rinvenuta una statua lignea di Maria in trono col Bambino, risultata però misteriosamente scomparsa dal non lontano paese di Castro dei Volsci: qui non fu possibile però ricondurla, nonostante i ripetuti tentativi dei suoi abitanti. Altri prodigi ci furono ancora durante l’erezione della chiesa: tracciato un perimetro maggiore di quello voluto dalla Vergine, le mura costruite furono trovate più volte distrutte fino a quando non si decise, opportunamente, d’uniformarsi ai desideri espressi dall’apparizione!

Domenico Ienna

April 14, 2020

 
 Alberto Bradanini

14/04/2020. L’illusione può soddisfare irrealistici bisogni immediati dell’essere umano, producendo un appagamento transitorio, ma in seconda battuta si rivela una patologia generatrice di sofferenze ben più gravi di quelle derivanti dal confronto con la realtà.

Di cosa si ha ancora bisogno per concludere che l’Italia deve prendere le distanze al più presto e nel modo più soft possibile dalle patologiche politiche imposte dalla Germania, distruttive sia del benessere dei popoli europei (in primis quello italiano) sia di quel residuo ideale di Europa solidale che ha un fondamento solo nel rispetto del principio di autonomia delle politiche fiscali e monetarie di ciascun paese membro e dei valori della democrazia (ricordo, en passant, che le istituzioni Ue non sono democratiche, come conferma l’esclusione dalla pre-riunione dell’Eurogruppo del 7 aprile scorso del Presidente del Parlamento Europeo, vale a dire del solo organismo democraticamente eletto dell’Ue). È quanto mai evidente che l’approdo ultimo della cosiddetta Unione Europea non saranno mai gli Stati Uniti d’Europa, che il direttorio Europeo (Berlino-Parigi) non ha mai inserito nel proprio orizzonte politico. Il miraggio di coltivare questa onirica ingenuità viene lasciato allo sprovveduto ceto dirigente italiano, ignaro della storia e della geopolitica dei popoli, mentre le nostre risorse nazionali vengono saccheggiate. Qualcuno potrebbe aggiungere che vi sono in Italia forze sottostanti che agiscono nell’ombra per impedire questo recupero di consapevolezza, seppure tardiva. È probabilmente così. Secondo il modesto ragionare dello scrivente una di queste forze è costituita dalla barriera invalicabile della grande informazione pubblica-privata, televisiva e stampata, vale a dire – le eccezioni sono ovunque e non cambiano la scena – il clero mediatico-accademico, colonna portante per ogni gruppo politico che intenda accedere al potere.

Sotto i colpi del virus, tuttavia, stanno vacillando molte certezze, persino quella di un popolo tenuto sinora deliberatamente all’oscuro del significato delle decisioni assunte dal ceto politico italiano (il fondamentale e distruttivo Trattato di Maastricht fu approvato nel 1992 senza nemmeno un dibattito parlamentare) di fronte all’impietosa realtà di un’Unione Europea dominata dal nazionalismo-sovranismo tedesco e dei paesi satelliti.

Il cosiddetto Eurogruppo (organismo informale formato dai Ministri delle finanze dell’Ue) sta in questo momento cucinando piatti prelibati nel sempiterno interesse dei paesi del Nord. Qualsiasi sarà l’esito di quell’incontro, si può tuttavia scommettere che coronabond, eurobond, prestiti della Banca Europea degli Investimenti ovvero il famigerato Meccanismo Europeo di de-Stabilità (Mes), tutti comporteranno inevitabilmente un aumento del debito pubblico italiano.

Il 6 aprile, sempre a reti unificate, il Presidente del Consiglio Conte ha illustrato le misure di rilancio della nostra economia tra cui 400 miliardi di garanzie statali su prestiti a favore delle imprese in difficoltà.

A fine anno, rebus sic stantibus, l’Italiavedrà quindi aumentare l’ammontare del debito pubblico, sia in valore assoluto che in termini di Pil. Facciamo alcune congetture. Alle maggiori spese per 25 miliardi decretate la settimana scorsa, possiamo ipotizzare che si aggiungeranno almeno altri 40 miliardi nella ragionevole ipotesi che lo Stato debba intervenire per evitare fallimenti di imprese (un 10% circa del totale delle garanzie pubbliche). Un altro numero imprecisato di miliardi (altro debito) sarà necessario per tenere semplicemente in vita lo Stato, dal momento che cittadini e imprese non potranno pagare le imposte corrisposte fino a ieri. In totale, per essere conservativi, il debito pubblico potrebbe aumentare di altri 70 miliardi. Anche gli eurobonds, a meno che non vengano congeniati dalla Bce per sparire prima o poi nella capiente pancia della Bce (come farebbe una banca centrale normale, se tedeschi, olandesi e altri nordici non vi si opponessero), questi titoli faranno comunque aumentare il debito complessivo dei paesi beneficiari.

Quanto al denominatore del rapporto debito/Pil, le previsioni indicano che, a causa del coronavirus, secondo Goldman Sachs[1] in Italia nell’anno in corso il Prodotto Interno Lordo scenderà almeno dell’11,6 % (in Germania del 9%). Il Pil italiano nel 2019 è stato di 1788 miliardi di euro[2], mentre il debito pubblico, al 31 gennaio 2020, ammontava a 2443 miliardi di euro[3]: Oggi il rapporto debito/Pil si attesta dunque intorno al 135%.

Con un incremento di almeno 70 miliardi, il debito complessivo raggiungerà i 2513 miliardi, mentre il Pil dovrebbe scendere a 1581 miliardi. Di conseguenza, il rapporto debito/Pil sfiorerà, si tratta come detto di una stima conservativa, il 159%.

Pur non potendo anticipare le reazioni dei mercati, della Bce, dell’Eurogruppo, della Commissione e via dicendo, e soprattutto della Germania, un punto appare chiaro sin d’ora: il quadro debitorio italiano sarà assai peggiore di oggi. A quel punto, per non veder schizzare lo spread a livelli stellari, il governo italiano – se non lo avrà fatto già prima – potrebbe essere costretto ad accettare il ricorso allo sciagurato Meccanismo Europeo di (de-)Stabilità, con esiti imprevedibili sulla tenuta del governo e catastrofici sui servizi sociali e sui beni pubblici essenziali. 

Le condizionalità imposte dal Mes sarebbero analoghe a quelle imposte alla Grecia, con l’obiettivo di completare il saccheggio delle ricchezze dell’Italia e dei risparmi privati degli italiani. Eppure, anche le pietre sanno ormai che i tagli alla spesa pubblica costituiscono una misura ciclica controproducente, poiché riducono il Pil, gli introiti dello Stato e la stessa capacità di ripagare il debito. Se lo sanno le pietre, lo sanno dunque anche i tedeschi. La sola spiegazione di tale scenario è pertanto costituita dall’esistenza di una strategia che ha una dimensione economica e una politica, volta alla colonizzazione e all’asservimento della nazione italiana da parte della Germania (in parte già raggiunto attraverso le non democratiche istituzioni europee che rispondono solo agli interessi tedeschi).

Il nostro Paese rischia oggi la sottrazione definitiva della sua democrazia e l’umiliazione del suo benessere a favore dell’oligarchia finanziaria tedesco-centrica (e sottostante quella mondialista). Una prova generale di come si spolpa la prosperità di una nazione e si abbatte la resistenza dei ceti subalterni che insistono a voler difendere lo Stato sociale e i beni pubblici.

Vi è d’altra parte una buona notizia che fa ben sperare per il futuro. La fiducia degli italiani nelle istituzioni europee si è dimezzata in poco tempo. Secondo SWG, nel settembre 2019 il 42% degli italiani aveva ancora inspiegabilmente fiducia nell’Unione Europea. Oggi, aprile 2020, costoro sono scesi al 27%. Un crollo simile si registra anche per le principali istituzioni europee, verso la Commissione la fiducia si riduce dal 41% al 24%, verso la Bce da 43% al 25%. Gli sprovveduti son sempre troppi, ma ormai in netta minoranza, e gli euro-inomani al governo sono in fibrillazione.

Sulla carta avremmo un’occasione unica – anche in adesione alla volontà popolare – per uscire dal tunnel, dal momento che la bestia è ferita. Il carnefice soffre, anche se molto meno, come la vittima, e non avrebbe la forza per reagire, nel giustificato timore di veder – metaforicamente – scorrere il sangue. Si tenga inoltre a mente che l’anello debole di una catena è in realtà il più forte, perché può spezzare la catena. L’Italia è dunque in grado di agire a tutela della propria sopravvivenza utilizzando tutti gli strumenti a disposizione, senza chiedere o aspettarsi il consenso dei cosiddetti partner (non certo amici) europei.

La prima cosa da fare è il recupero di una parziale sovranità monetaria. È vero che è l’intero impianto dell’eurozona che andrebbe ridiscusso, ma per ridurre i traumi si potrebbe procedere – subito e tra le altre cose – all’emissione di biglietti di stato a corso legale (solo in Italia, e nel rispetto delle norme europee), per consentire alla nostra economia di riprendersi, ai nostri disoccupati di trovare un lavoro, ai nostri servizi pubblici di non affondare. Qualche piccolo shock ci sarà, ma contenuto e gestibile, con l’ausilio ad esempio di validissimi economisti italiani e internazionali, persino premi Nobel, su cui il Governo potrebbe contare, e i quali sono in grado di suggerire gli accorgimenti tecnici necessari, dall’operatività di una banca pubblica, a una gestione diversa delle aste di collocamento del debito, alla diffusione di Certificati di Credito Fiscale e via dicendo. La sola cosa da non fare ora è non far nulla. Se non si agisce con coraggio, se prevarrà ancora il fascino della servitù nei riguardi di paesi e tecnostrutture centrate su interessi altrui, chiamato vincolo esterno (basti vedere quanto la Germania abbia rispettato gli impegni comuni sottoscritti), beh allora questo ceto politico avrà meritato tutto il nostro biasimo e quello dei posteri, per aver abbandonato al suo destino un popolo intero, insieme ai suoi figli e nipoti.  


[1] https://www.agi.it/economia/news/2020-03-24/coronavirus-pil-italia-7817778/

[2] http://grafici.altervista.org/prodotto-interno-lordo-e-debito-pubblico-lordo-in-italia/

[3] https://www.soldionline.it/notizie/macroeconomia/debito-pubblico-italiano-2020

Alberto Bradanini è un ex-diplomatico. Tra i molti incarichi ricoperto, è stato anche Ambasciatore d’Italia a Teheran (2008-2012) e a Pechino (2013-2015). È attualmente Presidente del Centro Studi sulla Cina Contemporanea.

 

fonte www.vision-gt.eu

 

 

 

 

Anche se non mancano certo santuari (ormai) inseriti nei centri abitati, elemento non secondario del maggior numero di questi siti devozionali sono le particolari suggestioni offerte dai luoghi occupati o da attraversare per raggiungerli: rocce, grotte, selve, sorgenti, strapiombi.

E sono proprio la Vergine e i Santi ad indicare, secondo le leggende, i luoghi dove desiderano essere venerati, foklorica intuizione dell’intesa tra ambiente naturale e cultura dell’uomo. Sono presenti, nella regione, anche santuari cristiani che hanno preso il posto di preesistenti strutture pagane relativamente pure ad alcune ritualità connesse, attivando così una certa ‘continuità vischiosa’ tra luoghi di culto di diverse culture.

Se i Santuari d’altura conservano nel Lazio fisionomie più modeste e spirituali, la maggior parte degli altri è costituita invece da edifici più grandi e arricchiti di quelli iniziali, avendo tratto ispirazione dai fasti delle grandi chiese di Roma.

Nel momento in cui si attribuiscono a dei luoghi degli specifici caratteri di sacralità, nascono ovviamente per trarne benefici delle iniziative di pellegrinaggio, considerando tale sia un itinerario con mezzi di trasporto, sia un’escursione a piedi - eventualmente pure di notte - ad un santuario locale.

Come il culto delle memorie ed i relativi miracoli, anche i pellegrinaggi sono considerati con forte prudenza dalle autorità ecclesiastiche perché suscettibili di mistificazioni e visionarismi gestiti al di fuori del controllo religioso. Al di là degli aspetti devozionali e fideistici, essi presentano comunque anche temi di grande interesse psicologico: colpisce infatti di molti pellegrini la commozione sincera, la determinazione e l'entusiasmo con cui affrontano il percorso e seguono l’effigie venerata, con un senso di partecipazione che, da singoli, li rende attori di un'esperienza comune.

Le manifestazioni di devozione nei santuari, con mescolamento democratico dei partecipanti, soddisfano bisogni essenziali: dialogo diretto con l’entità soprannaturale in cambio delle fatiche del pellegrinaggio, ottenimenti materiali, crescita interiore. Qualcuno opportunamente ha detto ”Se il misticismo è un pellegrinaggio interiore, il pellegrinaggio è misticismo esteriorizzato”. 

 

I SANTUARI DEL LAZIO

PROVINCIA DI ROMA

Divino Amore – Roma
Salvatrice dell’Urbe


Suggestivo il pellegrinaggio a piedi dall'obelisco di Axum, in Piazza di Porta Capena, per Porta S. Sebastiano, Appia Antica, "Quo vadis?" e Fosse Ardeatine, fino al Santuario posto al dodicesimo chilometri della via Ardeatina. Sorse nel punto in cui nel 1740 un uomo, inseguito da una muta di cani inferociti, riuscì ad ammansirli pregando con fervore un'immagine della Vergine posta su di un vecchio torrione abbandonato. Per la devozione popolare questo fu solo il primo d’una lunga serie di eventi miracolosi che portarono alla grande diffusione del culto relativo all'effigie. Fu proclamata Salvatrice dell’Urbe nel 1944 per la protezione di Roma – a lei attribuita – dalla violenza delle truppe tedesche. Federico Fellini con “Le notti di Cabiria” (1957), fece entrare il pellegrinaggio votivo al Santuario del Divino Amore anche nella storia del cinema oltre che in quella del folklore religioso e devozionale romano, di cui certo costituisce una delle manifestazioni più significative.


S. Maria di Galloro – Ariccia (Roma)
La Madonna ritrovata


Fu il giovane Sante Bevilacqua che nel 1621 scoprì l'immagine della Madonna di Galloro, dipinta probabilmente sopra un masso di peperino, nel fosso sottostante l’attuale santuario a mezzo chilometro dal centro di Ariccia. Già oggetto di culto, era stata lì dimenticata, rimanendo poi coperta da una fittissima vegetazione. Appiccato un giorno un fuoco per aprire un varco, le fiamme risparmiarono miracolosamente, con il boschetto circostante, anche l'edicola di legno che conteneva la sacra immagine. Questa protesse l’anno successivo i fedeli radunati nella parrocchiale: durante una tempesta numerosi fulmini abbatterono infatti il campanile procurando però solo feriti all’interno dell’edificio. Si racconta che a tutti rimasero impresse sul corpo delle stelle, simili a quelle raffigurate nel quadro!


Mentorella – Capranica Prenestina (Roma)
Il miracolo del cervo

L’origine di questo santuario, isolato a più di mille metri di quota sul Monte Guadagnolo, risalirebbe alla vicenda di Placido, ufficiale dell’imperatore Traiano. Mentre, a caccia sui Monti Prenestini, stava per uccidere un cervo apparve tra le corna dell’animale un’immagine di Cristo: convertitosi per questo prodigio con il nome di Eustachio, finì per essere martirizzato poi con tutta la famiglia. L’imperatore Costantino, colpito da questa storia, volle visitare i luoghi del miracolo, sentendo poi il bisogno d’erigervi un tempio. Su questo sorse in seguito la chiesa della Mentorella. E nei pressi, in grotta, fu eremita Benedetto da Norcia. Il santuario - uno dei più antichi d’Italia - vanta pure l’affezionata frequentazione di Giovanni Paolo II.


Santissima Trinità – Vallepietra (Roma)
L’adorazione dei buoi o la fuga dei ravennati?


Sembra che un contadino, mentre arava un terreno sul colle della Tagliata, vide precipitare nel vuoto i due buoi con tutto l’aratro. Portatosi verso il basso, trovò incredibilmente incolumi gli animali nei pressi d’una grotta con un affresco della SS. Trinità. Nel dipinto del secolo XII le tre figure divine benedicenti sono raffigurate del tutto identiche, un’eccezione rispetto all’iconografia relativa. Ma sull'apparizione del quadro della SS. Trinità c’è anche un testo letterario disinvoltamente corredato d’anacronismi: due ravennati residenti a Roma fuggirono sul monte Autore per sottrarsi alla persecuzione di Nerone. Qui - dopo la visita degli apostoli Pietro e Giovanni e d’un angelo premuroso addetto al vettovagliamento - apparve appunto la SS. Trinità per la consacrazione del monte Autore. All’altezza di ben 1.337 metri il santuario è raggiungibile in circa due ore, in pellegrinaggio a piedi dal paese di Vallepietra. Caratteristica tradizione della festa della SS. Trinità è il Pianto delle Zitelle, sacra rappresentazione animata da giovani del paese che rievocano alcuni episodi della Passione.



Madonna del Buon Consiglio – Genazzano (Roma)
La Madonna albanese


Nel secolo XV, iniziandosi in Genazzano i restauri dell'antica chiesa parrocchiale di S. Maria, una vedova locale (nota come la beata Petruccia) vendette i pochi beni posseduti per contribuire in qualche modo alle spese previste. Presa in giro in paese per tale comportamento, sostenne d’aver avuto notizia d’una venuta imminente della Madonna in paese. Infatti il 25 aprile 1467, alle ore 16 e 15, apparve affrescata su di una parete della chiesa ancora incompiuta l'immagine della Madonna del Buon Consiglio. Secondo due pellegrini albanesi presenti in paese l’icona era giunta da Scutari, in Albania e aveva attraversato anche il mare senza alcuna imbarcazione, fuggendo poco prima che la città fosse presa dai Turchi! La miracolosissima immagine della Vergine col Bambino sembra però da attribuire ad Antonio Vivarini, maestro della Scuola Veronese della prima metà del Quattrocento.


Domenico Ienna

Il vaccino antitubercolare

Gira in rete ma anche su giornali nazionali ed esteri di grande tiratura, la notizia che sia stato ipotizzato il rimedio contro il coronavirus, Covid-19, identificato nel vecchio vaccino antitubercolare già largamente usato ad iniziare dalla fine del 1800.Si tratta però di una notizia riportata in modo distorto in quanto, se è vero che questo vaccino viene adesso sperimentato in Olanda, in Germania e in Australia per tentare di arginare il coronavirus, è altrettanto vero che la sperimentazione non può riguardare e infatti non riguarda, la diretta applicazione di un vaccino antibatterico per una patologia virale.

Un vaccino antibatterico come quello della tubercolosi non può intervenire direttamente di fronte a un’aggressione da virus anche per la sproporzione dimensionale superiore di 1 a 1000 tra il Covid-19 e il batterio tubercolare. Questo è tanto vero, che fonti competenti negano addirittura che possa avvenire una sperimentazione di tal genere; tuttavia questa è la notizia.

Si tratterebbe, mettiamola al condizionale,   di una sperimentazione ancora in fase iniziale per accertarsi se il vaccino antitubercolare possa in qualche modo favorire il rafforzamento del sistema immunitario al fine di meglio prevenire ed eventualmente affrontare, la contaminazione anche del Covid-19 e delle sue complicazioni.

E’ quindi una questione molto differente da quella dello specifico vaccino anti coronavirus che è ancora una chimera a tempo indeterminato.

Dunque le prove di risposta dell’ organismo umano con vaccino antitubercolare avrebbero lo scopo di testare la possibilità di un rafforzamento del sistema immunitario in senso generale: tanto per una ferita, così per il coronavirus.

La novità a tempo differito

D’ altra parte, la ricerca su questo vaccino non è una novità degli ultimi giorni. Le notizie mediatiche in questo periodo di tensione collettiva che anche l’ Australia sia sperimentando il vaccino antitubercolare riguardano la medesima informazione riportata in tempo differito.

Ammesso che il vaccino antitubercolare   possa dare un contributo al rafforzamento del sistema immunitario delle popolazioni del mondo, ai fini pratici si dovrà attendere: la fine della sperimentazione, la approvazione dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), la produzione industriale, la distribuzione agli enti pubblici autorizzati e la somministrazione alla popolazione a scopo differente della profilassi antitubercolare.

Siamo quindi, fuori portata delle nostre attuali necessità di difesa dal Covid-19. Ma chi, stando ancora bene, vorrà sottoporsi al rischi reattivi anche se minimi, di questo vaccino? Per quanto riguarda invece le persone già infettate, la reazione vaccinale potrebbe essere tragica.

Osservando gli immigrati

Probabilmente il motivo di una accresciuta attenzione a questo genere di sperimentazione è dovuta al fatto che gli immigranti non risultano particolarmente contagiati dal coronavirus in quanto secondo alcune fonti di informazione, avendo fatto la profilassi antitubercolare avrebbero ottenuto questa immunità. La qualcosa non regge in quanto il vaccino antitubercolare che viene somministrato nell’infanzia, ha una durata media di cinque anni al massimo può arrivare ai dieci. Per essere ancora protetti occorrerebbe procedere a richiami. Ora risulta abbastanza inverosimile considerata l’età degli immigrati arrivati in Italia e le loro condizioni esistenziali, che questi si siano sottoposti prima della partenza per l’Europa, a richiamo tubercolare.

Quindi, se questi sono i presupposti, le speranze riposte nell’immediato di disporre di un rimedio efficace per opporsi all’infezione virale del Covid-19 riposte nel vaccino antitubercolare non trovano almeno al momento, alcun supporto reale.

Le difese personali

E’ sotto gli occhi di tutti il risultato statistico di come le persone reagiscono di fronte alle epidemie. Chi guarisce senza cure eccezionali deve il successo all’efficacia del proprio sistema immunitario.

A maggior ragione ciò vale per coloro che riescono immediatamente a neutralizzare il contagio, che sono la maggioranza e che neanche incorrono nella malattia. Tutto ciò dipende dalla capacità reattiva del loro sistema non indebolito da droghe o da altre patologie in atto. Questo al contatto con il virus,  forma all’interno dell’organismo gli stessi anticorpi che dovrebbe formare il vaccino anti Covid-19 , qualora ci fosse. La ragione per cui si devono proteggere e rafforzare per quanto possibile, le nostre difese naturali è proprio questo. Ma senza ricorrere alla chimera delle nuove sperimentazioni sul vaccino antitubercolare, vi sono altri mezzi semplici e immediati per rafforzare le nostre difese immunitarie tra le quali, quelle del bisogno giornaliero di vitamina C e di vitamina D. Quest’ ultima in particolare, che si forma in modo naturale nel corpo con la luce e con l’illuminazione del sole, è sensibilmente carente durante il soggiorno forzato in casa. Le due sostanze contribuirebbero al ripristino delle attività reattive affievolite dell’organismo, aumentando pertanto, la capacità di meglio esprimere con gli anticorpi naturali   il più valido baluardo nei confronti dell’aggressione virale, come appunto, nel caso del coronavirus.

“Questo matrimonio non s’ ha da fare”

A favore dell’uso delle due vitamine per invigorire il sistema immunitario di fronte all’aggressione del Covid-19 si sono espressi molti medici, compreso Luc Montagnier, premio Nobel per la medicina. Quest’ ultimo in una recente intervista sostiene infatti, ma come detto, non è il solo, che una buona difesa dell’ organismo utile anche contro il coronavirus, si ha assumendo vitamina C e D e in generale, tutto ciò che combatte i processi ossidativi che mandano in crisi il sistema immunitario. D’altra parte la mancanza della prova scientifica della efficacia delle due vitamine sul sistema immunitario come molti sostengono, non può impedire il buon uso di queste. Vi sono tante cose che la scienza non sa spiegare ma funzionano lo stesso.   Ad esempio, malgrado gli enormi passi avanti fatti dalla fisica, la scienza che domina l’ universo, nessuno scienziato al mondo è attualmente in grado di dimostrare scientificamente in che modo la forza di gravità crea attrazione. Quando però, cadiamo per terra tutti ci accorgiamo come funziona.

Ma allora per quale motivo queste due vitamine vengono così osteggiate da chi invece dovrebbe proporle? Al limite, lascerebbero il tempo che trovano. Ma se il pretesto di questa avversione è quello dell’eccesso, allora tutto in eccesso diviene negativo. Anche l’acqua potabile in eccesso provoca intossicazione nonché la morte.

La risposta a tanta ostilità si può trovare rivedendo attraverso Internet, il video di una delle trasmissioni del mese scorso nella rubrica di TV7 “Non è l’arena”, dove invece nell’ “arena” della sala di regia sono emersi i pretestuosi motivi per cui la vitamina C è la vitamina D non debbono essere utilizzate.  

April 09, 2020

“L’Unione europea deve agire prima che sia troppo tardi.Gli italiani hanno già dimostrato significativamente la loro disaffezione nei confronti dell'Unione con il voto del 2018 con un balzo in avanti dei partiti euroscettici e populisti (la Lega e il movimento 5 Stelle). Ma ora questa avversione per Bruxelles mette radici più profonde e si allarga con il problema della pandemia di coronavirus. Gli italiani hanno poca considerazione per la Merkel e si diffonde sempre più sui social e sulla stampa. V’è una crescente sfiducia nei confronti della Germania, di Bruxelles e della Banca centrale europea (BCE) e ciò inizia a radicarsi anche tra i politici italiani ", ha affermato Tiberio Graziani, Presidente della Vision & Global Trends, istituto di analisi geopolitica, con sede a Roma, intervistato dalla nota rivista francese “Valeurs Actuelles”.

Per Graziani all'atmosfera generale c’è da aggiungere anche che la consegna di mascherine all'Italia per il virus è stata parzialmente ostacolata da altri paesi comunitari che le hanno trattenute a proprio vantaggio e, al posto della solidarietà comunitaria, è sopraggiunta quella russa, cubana, cinese e albanese: sono accorsi in aiuto dieci aerei russi che hanno trasportato un centinaio di medici militari e attrezzature sanitarie ... questo è il paradosso: a fronte dell'inerzia europea si sono concretamente visti aiuti internazionali giunti da Cina, Cuba, Albania e Russia, paesi con cui l'Italia mantiene da sempre relazioni eccellenti.

Inoltre, l’Italia ha dovuto rafforzare i legami con la Cina dopo che Roma si è vista costretta ad adottare soluzioni disperate per rispettare le direttive di bilancio di Bruxelles ... Inerzia? Non proprio. Mentre gli ospedali italiani stavano trasformandosi in cimiteri, alcuni zelanti giudici europei non hanno trovato di meglio che multare alcuni albergatori sardi, accusati di falsare la concorrenza e condannarli a pagare una pesante multa.

Perfino Christine Lagarde, alla testa della BCE, è scivolata sul tappeto del rigore di bilancio europeo prima di correggere il tiro. Ma troppo tardi.

Come è possibile che un paese come l'Italia, tra i fondatori del progetto europeo, quello di Alcide De Gasperi e Altiero Spinelli, ideatori dell'idea federale, possa essere abbandonata dai suoi partner? Come il risentimento verso Bruxelles non potrebbe ora minacciare una Unione europea che potrebbe passare da 27 a 26 membri?

I miliardi sbloccati dalla BCE e dall’'Unione europea a sostegno dell'occupazione arrivano troppo tardi, come le ritrattazioni espresse da Christine Lagarde e persino da Ursula Vonder Leyen, presidente della Commissione Europea che forse, sentendosi colpevole, ha finito per presentare le sue scuse agli italiani ... Sì, l'economia è un elemento importante della politica, ma non è politica. Continua Graziani.

In realtà, l'episodio di Covid-19 è solo un'altra disputa tra l’Europa tedesca (con i suoi attuali alleati, Paesi Bassi, Austria e Finlandia) e quella del sud.

L'euro sarebbe dovuto essere una ottima chance per l'Italia, ma la crisi economica dal 2008 al 2013 ha finito di dimostrare che questa valuta, un deutschemark sotto mentite spoglie, non ha fatto altro che distruggere la capacità di esportazione dell’Italia, sovrastata da una valuta troppo forte che ha reso la sua economia meno competitiva sui mercati esteri. Del resto già nel 2010 Angela Merkel aveva mostrato nei confronti degli Italiani e dei greci quella fermezza che non ha mai avuto per Erdogan.

La disoccupazione e la povertà hanno fatto il loro ritorno nella penisola. Già cinque milioni di italiani erano considerati poveri prima della comparsa del Covid-19, che ha colpito le zone più produttive del paese e privato di braccia il Sud agricolo, di conseguenza è prevista una contrazione del PIL di almeno il 6%. L'Italia è stata inserita nel campo dei PIGS (Portogallo, Italia,Grecia, Spagna), acronimo affascinante ("Maiali" in inglese), dagli esperti di Bruxelles e loro pari. Il famoso spread tra i tassi di interesse dei Titoli di stato tedeschi e quelli italiani continua a pesare, ha condizionato e condiziona la composizione degli ultimi governi italiani.

L'attuale presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, non sarebbe stato accettato completamente previo un accordo con Berlino. Circola a Roma la battuta che l'impero romano era già stato distrutto dai barbari tedeschi e che ci stanno provando di nuovo, travestiti da europei ....

Ma l'economia non è l'unico punto di contesa. La crisi dei migranti innescata nel 2013 ha anche dato dimostrazione, a grandezza macroscopica, che quando la storia si è ripetuta l'Unione Europeo ha sempre brillato in assenza.

Non è in grado di proteggere i cittadini, rendendo allo stesso tempo, con le sue leggi, anche più complessa la gestione sovranazionale dell’ immigrazione. C’è voluta la determinazione politica del ministro degli interni Matteo Salvini per ripristinare i confini italiani e ridurre significativamente gli sbarchi degli immigrati clandestini sulla costa della penisola.

Emmanuel Macron, per la medesima causa dell’immigrazione, ha colto la palla al balzo per un maggior approccio con l’Italia. Forse è tempo che venga dimenticato il dossier libico e il numero incalcolabile di incomprensioni nelle relazioni tra Parigi e Roma.

Nel 2019, sullo sfondo delle elezioni Europee, si era giunti ad un incredibile scambio di accuse e al richiamo dei rispettivi ambasciatori in seguito a scambi di accuse tra Macron e Salvini ... Secondo fonti al Quai d'Orsay “ Macron vorrebbe salvare Giuseppe Conte, soprattutto per motivi economici ", Ma sembra che si sia ancora lontani dall’ipotesi della costruzione di un'alleanza latina nel cuore dell’ Europa comprendente la Francia, la Spagna, l'Italia e il Portogallo, la quale potrebbe essere una soluzione più che plausibile, e forse la migliore. Questa è l’ipotesi che avanza, ma rimane lontana per la mancanza di un reale coordinamento ", le considerazioni di Tiberio Graziani.

April 08, 2020

Helen Buyniski, giornalista e commentatrice politica americana presso la RT in un suo articolo riferisce che Henry Kissinger, eminente custode della politica estera imperiale degli Stati Uniti, ha ammonito in un editoriale che nessun governo - nemmeno il suo amato egemone - può sconfiggere Covid-19 da solo, sottintendendo che deve seguire il Nuovo Ordine Mondiale che ha sempre predicato. Se gli Stati Uniti non uniscono i loro sforzi per ricostruire la propria economia con i primi passi verso la creazione di un governo globale, l'umanità è condannata, ha scritto Kissinger in un recente articolo sul Wall Street Journal. "Nessun paese, nemmeno gli Stati Uniti, può superare il virus in uno sforzo puramente nazionale", ha avvertito Kissinger. "Affrontare le necessità del momento alla fine deve essere associato a una visione e un programma collaborativi globali". Se non si possono fare entrambi insieme, avremo il peggio di ciascuno. Kissinger lamenta che la pandemia ha portato al ritorno di un modello di governo nazionalista "città murata", suggerendo che la sola "esplorazione alle frontiere della scienza" può salvare l'umanità dalla malattia nella sua visione di un'utopia globalista. Ma lo sviluppo di cure richiede tempo e l'idea che i paesi debbano essere scoraggiati dal proteggersi nel frattempo è un suicidio. Semmai, uno dei motivi per cui Italia, Spagna e Francia sono stati colpiti così duramente dal coronavirus è stata l'insistenza disfunzionale dell'UE sui confini aperti in mezzo alla pandemia. "Il commercio globale e il movimento delle persone" vanno bene e ciò è bene, ma la pandemia ha messo in luce le debolezze del sistema globalista come mai prima d'ora. Ci vorranno anni per ricostruire le nazioni, e ripetere i loro errori non è qualcosa che possono permettersi di fare.

Mentre prestava servizio come Segretario di Stato e Consigliere per la sicurezza nazionale sotto i presidenti Nixon e Ford, Kissinger ha svolto un ruolo da protagonista nelle campagne di bombardamento contro il Vietnam, la Cambogia e il Laos e ha supervisionato le operazioni di cambio di regime che hanno messo al potere dittatori brutali anche in Argentina e Cile. Ha fatto da supporto alla repressione sanzionata dallo stato in Indonesia. Un noto rapporto da lui redatto per l'amministrazione Ford ha richiesto riduzioni drammatiche della crescita della popolazione nei paesi in via di sviluppo.

Kissinger avverte che "l'incapacità [di salvaguardare i principi dell'ordine mondiale liberale] potrebbe incendiare il mondo". Se, come egli stesso scrive, "lo scopo dello stato legittimo è quello di provvedere ai bisogni fondamentali delle persone: sicurezza, ordine, benessere economico e giustizia", ​​quei principi sono crollati molto tempo fa.

Per la redattrice dell’articolo il primo passo degli Stati Uniti, post-pandemia, dovrebbe essere quello di spegnere i fuochi di Kissinger e di quelli come lui che cercano di mascherare l'impero nella retorica della democrazia liberale. Si potrebbe pensare, dato il suo record di trascorsi, che sarebbe dalla parte del virus..

 

Tutte le più gravi patologie sono in aumento specialmente le malattie infettive che tra il 1940 e il 2000 hanno ucciso quasi 60 milioni di esseri umani. Mille nuovi casi di  tumore si aggiungono ogni giorno solo in Italia.

Questo esponenziale incremento viene attribuito agli agenti patogeni (microrganismi che normalmente circolano tra gli animali e che finiscono col colpire anche gli esseri umani); all’alterazione degli ecosistemi, alle modificazioni ecologiche, al cambiamento climatico, ma nessuno punta il dito sulla causa principale che genera questo sistema di cose: gli allevamenti intensivi per la produzione di carne e l’incremento demografico che secondo le previsioni alla fine del 21secolo gli abitanti della Terra saranno tra 10 e 23 miliardi con la conseguenza che raddoppierà o triplicherà il consumo di carne e questo porterà a situazioni catastrofiche per la salute umana e per l’ambiente ormai in agonia.

Antiche scritture indù dicono che prima che la popolazione consumasse carne vi erano solo due malattie, dopo se ne svilupparono 78. Ippocrate a suo tempo ne annoverava  0 malattie, più tardi Galeno ne elencava 150. Oggi si calcola che vi sia la sconcertante cifra di circa 20.000 malattie, ma questa allarmante situazione sembra non turbare affatto chi è deputato alla salute pubblica.

Interpellati in tal senso gli esperti del settore giustificano candidamente, questo continuo proliferare di nuove malattie, con l’allungamento della vita media, anche se queste vanno manifestandosi in età sempre inferiore colpendo anche la fascia dei bambini: come se l’essere umano, superata una certa età, fosse condannato dalla natura alle più terribili malattie. Cosa che non si ravvisa nel mondo naturale dove un animale vive in ottima salute e giunta la sua ora si apparta e si spegne serenamente senza il calvario delle malattie cui sembra condannata la specie umana.

La rassegnata convinzione comune è che la causa dello sviluppo della malattie moderne sia dovuto all’inquinamento dell’aria, ai pesticidi che avvelenano la terra e agli  additivi chimici che finiscono nel cibo; anche se la ricerca ufficiale dice che l’inquinamento incide solo per il 2% sullo sviluppo della malattie tumorali; che l’alimentazione non idonea (da studi scientifici) incide per il 5% in più del fumo di sigaretta nel produrre tumori. Ma di fronte a tale allarmante situazione che cosa fanno le istituzioni per abbattere l’inquinamento generale a cui attribuiscono le malattie umane prodotto principalmente dall’industria zootecnica alimentare che da sola inquina più di tutte le altre industrie del pianeta?

Per noi l’insana quanto innaturale abitudine della specie umana di nutrirsi di cadaveri di animali è la causa di tutte le sventure e la condanna non solo a tutte le malattie che ne derivano, ma all’inquinamento generale, alla distruzione dell’ambiente e soprattutto all’atrofizzazione della coscienza resa sempre più indifferente verso il valore della vita e della sofferenza di miliardi di animali che sacrifica per mero piacere gastronomico. Ed è l’indifferenza verso la sofferenza altrui che ha fatto di questa terra un luogo di dolore.

 Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

La Riflessione!

Covid-19, Vino e dintorni

Pandemia, Tutti a casa, Economia al collasso, Manifestazioni rinviate (minimo un anno), Cantine che traboccano di vino invenduto, Ricerca disperata di vie per vendere qualche bottiglia, Rischio di non portare avanti la vendemmia per carenza di personale ed incentivi per pagarlo. Tutto questo il tragico scenario causato dal Covid-19. Adesso, da subito, oltre salvare il salvabile, dobbiamo progettare il “primo futuro” appena si allenterà la morsa.

Pubblico alcuni frammenti che partono dalle fake news per proseguire con le prime riflessioni raccolte (che contengono proposte provenienti dal mondo lavorativo vinicolo) terminando con un gradevole fai da te (tanto per tirar su un po’ di morale).

Frammento n. 1

Il Vino non contamina

Il Consorzio Vini Valpolicella contro la fake news di presunte contaminazioni del vino al tempo del Covid-19. Daniele Accordini, DG ed enologo di Cantina Valpolicella Negrar, rassicura sul bere il vino e contrasta con viva forza l’immotivata campagna denigratoria che circola su alcuni media rischiando di infierire duri ulteriori colpi all’economia del vino italiano. Il DG di Negrar, oltre a ricordare che molti esponenti della comunità medico-scientifica hanno divulgato i loro autorevoli pareri per cui la sopravvivenza del virus appare impossibile grazie alla presenza nei vini di alcool e fenoli, ricorda il rigoroso rispetto, da sempre, delle norme igieniche da parte dei produttori dovute dalle costanti verifiche delle autorità sanitarie.

 

 

Frammento n. 2

Una proposta: “Riduciamo le rese”

Il Presidente del Consorzio Vignaioli del Trentino, Lorenzo Cesconi, scende in campo proponendo alle autorità preposte un provvedimento d’urgenza finalizzato alla riduzione della resa di uva a ettaro. Il tutto riconducibile agli effetti negativi dati dalla riduzione delle vendite. In parole più semplici cambiare i limiti esistenti producendo meno. La proposta avanzata è per un taglio orizzontale tra il 20% e il 30% delle rese.

 

 

Frammento n. 3

Da una ripresa lenta e graduale un primo futuro realistico.

"Il contraccolpo sarà pesante". Così l’Assessore Regionale all’Agricoltura del Veneto dopo l’enorme calo delle vendite di vino (Prosecco in primis). I dati raccontano che in Veneto i consumi registrano un calo del 30-40%. Al momento tengono solo i consumi nella grande distribuzione mentre sono ferme le esportazioni. A preoccupare i consorzi dei vini Dop del Veneto sono le prospettive per la prossima vendemmia, i surplus produttivi che si genereranno in cantina a fronte del vino 2019 rimasto invenduto, la crisi di liquidità determinata dalla frenata di vendite ed export, gli impegni finanziari richiesti dai programmi di promozione e commercializzazione. Gli strumenti ci sono, dalla riduzione della resa, all'aumento degli stoccaggi, fino a forme parziali di "vendemmia verde" o distillazioni di crisi (anche se limitata a contesti particolari). L'obiettivo è superare questo "annus horribilis". Poi il primo futuro: tutti i fondi risparmiati ora da aziende e consorzi a seguito dell'annullamento di fiere e manifestazioni, dovranno essere investiti in una futura grande campagna di promozione e commercializzazione.

 

 

Frammento n. 4

Consoliamoci con un cocktail da fare in casa.

 
 Stefano Santucci

Della serie: mi ispiro ad un film per preparare un cocktail. A proporlo il Barman Stefano Santucci, head barman dell’Hotel Hassler di Roma. L’ispirazione? Il film “The Irishman”, di Martin Scorsese, 2019. Ingredienti:

2 cl Maker’s Mark bourbon

2 cl Connemara Peated Single Malt whiskey

2 cl Amaretto di Saronno

scorza di limone, cannella e amarena per guarnire

(se in casa non avete le bottiglie sopra indicate arrangiatevi con prodotti simili). Preparazione:

Riempire di ghiaccio un mixing glass fino a tre quarti della sua capacità per raffreddarne le pareti, successivamente scolare l'acqua in eccesso. Versare i tre ingredienti, miscelarli con un bar spoon e quindi versare il contenuto con uno strainer per trattenere il ghiaccio nel bicchiere Old Fashioned con ghiaccio. Infine, decorare con una lunga striscia di buccia di limone, una amarena e rametti di cannella.

Ma qual è il fil-rouge che lega il cocktail al film secondo Stefano Santucci? Tutti gli ingredienti sono scelti in base alla nazionalità dei personaggi:

Robert De Niro, che nel film impersona Frank Sheeran, detto L’Irlandese è raccontato dall'unico whiskey irlandese torbato, il Connemara;

Joe Pesci, che impersona Russell Bufalino, capo di una famiglia mafiosa italiana è l'Amaretto di Saronno,

Al Pacino - Jimmy Hoffa è l'americano che ha legami con la mafia è il bourbon Maker’s Mark.

Preparatelo e nel berlo pensate al film. Non avete visto il film? Non importa, il cocktail è gradevolissimo e sicuramente è un presidio anti Covid-19. Chapeau!

Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)

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