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Dal 29 al 30 ottobre 2016 si svolgerà presso il Parco di Studi e Riflessione di Attigliano il Quinto Simposio Internazionale del Centro Mondiale di Studi Umanisti dal titolo La Rivoluzione Umana Necessaria.
Ne parliamo con due degli organizzatori: Roberta Consilvio del Centro Studi Umanisti “Salvatore Puledda” e Luca Marini del Centro Studi Umanisti “TiconZero”.
Siamo giunti al quinto simposio, dieci anni di lavoro, proviamo a tirare le somme con Roberta Consilvio che ne è stata una delle organizzatrici fin dalla prima ora.
Roberta Consilvio: una delle idee da cui nasce l’azione del Centro Mondiale di Studi Umanisti è quella della Buona Conoscenza: studiare per comprendere come migliorare, come rivoluzionare il mondo; non pensiamo allo studio come ad un’attività quieta e fine a sé stessa, lo studio è per noi l’attività base della trasformazione; e questo mondo in cui gli studi sono sempre più legati alla loro apparente utilità immediata non ci piace. Questo modo di vedere il sapere e la scienza è un modo direttamente influenzato dall’ideologia dominante, il pragmatismo.
In questi dieci anni di esperienza abbiamo cerato di raccogliere, nei nostri meravigliosi Parchi di Studio e Riflessione, persone che condividevano questa nostra preoccupazione di un sapere utile allo sviluppo umano: io credo che al di là delle pubblicazioni, al di là dei complimenti, ci sia questo grande “successo” di essersi incontrati, ascoltati e, in alcuni casi, di aver continuato a camminare insieme verso un mondo migliore.
Quest’anno avete scelto un tema della massima importanza, un tema che sembra quasi essere uscito dal pubblico dibattito: la rivoluzione
Luca Marini: trattare della rivoluzione, della rivoluzione umana necessaria ci pare di grandissima importanza; siamo nel bivio epocale in cui sembrano aprirsi due cammini, che allegoricamente potremmo chiamare il cammino del sì e quello del no. Il mondo pare destinato a una possibile catastrofe, 3 minuti alla mezzanotte atomica; eppure, studiando le tendenze degli ultimi avvenimenti vediamo con forza alche un cammino evolutivo che rimette in gioco l’Essere Umano non come distruttore del pianeta o della natura ma come essere capace di rigenerarsi e di costruire la propria esistenza, la propria storia.
Sembra che questa rivoluzione globale, nonviolenta, inclusiva e aperta, tendente alla ricerca di punti in comune, sia già in marcia oggi nel cuore, nell’immaginazione e nell’azione individuale e collettiva. I suoi protagonisti siamo noi, esseri umani in trasformazione.
Un simposio che è riuscito ad avere, ancora una volta un carattere internazionale
Roberta Consilvio: sì, nonostante le difficoltà riusciamo a mantenere l’aspetto internazionale che da sempre ha caratterizzato i nostri simposi; intanto ricordando che questo simposio si svolge in assoluta contemporaneità a Asunción, in Paraguay, con identiche tematiche e con lo stesso inquadramento, frutto dell’assiduo lavoro di un’équipe di studiosi internazionali. Poi, qui ad Attigliano, avremo il piacere di ascoltare la dissertazione di Akop Nazaretyan, a nostro avviso una delle menti più brillanti di quel gruppo di scienziati che tanto contribuirono nello sviluppo ideologico della perestroika, del Nuovo Pensiero di stampo umanista che ha prodotto la fine della guerra fredda e del regime totalitario sovietico. In videoconferenza avremo anche l’intervento di Guillermo Sullings, economista e politologo argentino che con il suo ultimo libro ha dato un contributo significativo al tema del mondo a cui aspiriamo.
Un simposio centrato su nonviolenza, libertà e riconciliazione come pilastri della Nuova Civiltà
Luca Marini: questi sono i topici che abbiamo voluto sottolineare e su cui abbiamo chiamato gli studiosi a riflettere insieme a noi. La gente sente una grande restrizione delle libertà collettive ed individuali; la gente soffre per la privatizzazione dei beni comuni; soffre ma magari non coglie i nessi, non comprende i responsabili, trova falsi colpevoli; io credo che il ruolo della scienza sia quello di dare gli elementi affinché la gente possa chiarirsi da sola, al di là dei paternalismi televisivi di moda.
Al tempo stesso la violenza pervade ogni ambito e i mass media gridano a tutte le ore che l’unica risposta è la vendetta; quella vendetta che non potrà far altro che perpetuare la violenza in eterno. In questo circolo vizioso appare la riconciliazione, come un elemento rivoluzionario, giacché spezza in modo unilaterale la catena della violenza e riporta la questione sul piano etico e spirituale. Credo che gli studiosi che hanno aderito al nostro simposio potranno dare un contributo di chiarimento e di approfondimento importante di queste tematiche.
Nella sede dell'ambasciata palestinese di Roma è stato commemorato Nemer Hammad, il giornalista e diplomatico palestinese, scomparso il 29 settembre scorso (esattamente un giorno dopo Shimon Peres). Hammad fu stretto consigliere politico di Yasser Arafat, tra i suoi principali collaboratori nello storico inizio del processo di pace con Israele (1991- '94), arenatosi poi con l'assassinio di Ytzhak Rabin (1995) e la successiva involuzione della politica mediorientale.
Messaggi di cordoglio per la scomparsa di Hammad sono giunti dal Presidente emerito della Repubblica, Napolitano, dalla Vicepresidente della Camera, Marina Sereni, dal capogruppo socialista alla camera, Pia Locatelli”: Hammad, Peres, Rabin e Arafat avevano tracciato un solco per un futuro di pace nel Medio Oriente: strada che Netanyahu, però, oggi non sembra convinto di percorrere", dal presidente della Fondazione "Italiani europei", Massimo D'Alema, e dal sindaco di Napoli Luigi de Magistris.
“La storia di Nemer Hammad” ha ricordato Stefania Craxi, presidente della Fondazione Craxi “si è intrecciata fortemente a quella della mia famiglia. Ricordo bene ad esempio, quando, nei giorni terribili del sequestro dell' “Achille Lauro", Bettino Craxi, Presidente del Consiglio, si rivolse proprio a lui ( all'epoca ambasciatore a Belgrado, N.d,.R.) per risolvere lo spinoso problema di Abu Habbas".
"E' stato un grande amico dell'Italia, che ha contribuito fortemente allo sviluppo delle relazioni tra il nostro Paese e il suo popolo. Si può dire, anzi, che nella storia di Nemer Hammad in Italia c'è la metamorfosi politica dei palestinesi” ha dichiarato Pier Ferdinando Casini, presidente emerito della Camera “C’è la storia di come la loro causa, all'inizio minoritaria, è stata poi largamente accettata, invece, dall'opinione pubblica italiana.Senza di lui, forse tutto questo non sarebbe stato possibile".
Nato nel 1941 ad Al-Akri (Acri), in Galilea, trasferitosi con la famiglia in Libano in seguito alla guerra arabo-israeliana del 1948, Hammad, dal 1974 al 2005, era stato rappresentante dell' OLP, e primo "ambasciatore" palestinese, in Italia; rappresentando poi l' Autorità Nazionale Palestinese anche in Jugoslavia (1984- '86). Molto vicino, dopo Arafat, anche al presidente Abu Mazen, nel 2008 era stato da lui incaricato di riorganizzare tutta la comunicazione palestinese, dalla tv all'agenzia ufficiale d'informazione Wafa.
"Diversamente da quanto spesso accade", ha ricordato Najd Hammad, "la famiglia di mio padre, Nemer, poverissima, aveva preferito farlo studiare, anzichè mandarlo subito a lavorare. In quegli anni così difficili, lui e i suoi amici, a volte, per studiare, addirittura eran stati costretti a mettersi, la sera, sotto i lampioni delle strade".
Nemer Hammad, in effetti, da tutti apprezzato, in Italia, per le sue indubbie qualità umane (intelligenza, ragionevolezza, diplomazia), “Stimato dai nostri principali politici, e specialmente dai grandi leader DC" (sono sempre parole di Casini), svolse il suo incarico in Italia in anni sì difficili, ma in cui i partiti avevano posizioni precise, sul Medio Oriente e altri gravi problemi internazionali. Il suo è stato uno sforzo continuo per facilitare la "lunga marcia" dell'OLP, e soprattutto di Al Fattah, sua componente maggioritaria, verso il rifiuto della violenza e del terrorismo - specie contro i civili - come armi di lotta politica: eliminando il più possibile ambiguità e zone d' ombra. Quando egli arrivò in Italia, i palestinesi non erano certo ben visti dall'opinione pubblica, dopo il tragico massacro compiuto da "Settembre Nero" alle Olimpiadi di Monaco del 1972 .
Hammad mise tutto il suo impegno per evitare che l’Italia divenisse un campo di battaglia fra fazioni armate. «L’attacco dei terroristi di Abu Nidal alla sinagoga di Roma e poi all’aeroporto di Fiumicino (ottobre 1982 e dicembre 1985. N.d.R.) fu un colpo alle nostre spalle, collaborammo con i servizi italiani" avrebbe raccontato, molti anni dopo quei fatti, in un'intervista a un quotidiano italiano "Un anno dopo identificammo tre terroristi a Roma che preparavano un attentato, lo segnalammo ai servizi che li arrestarono...Noi volevamo evitare l’equazione palestinesi=terrorismo, eravamo le prime vittime di Abu Nidal”: l' ambiguo leader palestinese, dissidente da Arafat, che in quegli anni uccise sei ambasciatori palestinesi in Europa, compreso, nel 1978, il fratello di Hammad, rappresentante dell' OLP a Parigi. "Nel 1991, poi" ha ricordato il giornalista RAI Alberto La Volpe ( curatore, nel 2002, del "Diario segreto" di Nemer, pubblicato da Editori Riuniti) “Hammad, in Italia, condannò chiaramente l'invasione irachena del Kuwait: diversamente da Arafat, schieratosi, invece (per il probabile timore di perdere consensi alla base, N.d.R.) con Saddam".
Hassan Sala, segretario di Al-Fattah per l'Italia, ha ricordato la lungimiranza di Hammad: “In anni difficili come gli '80, lui aveva idee nuove. Ad esempio, parlare tranquillamente con gli ebrei, almeno qui in Italia"; Salameh Ashour, presidente della Comunità palestinese di Roma e del Lazio, sottolinea il suo grande equilibrio personale, che non si faceva mai vincere dall’emotività: "Proprio durante la guerra del Libano del 1982, quando furono assassinati anche palestinesi in Italia, fu lui a spingermi a partecipare a un incontro con esponenti della cultura ebraica, al quale ero stato invitato da ambienti molto vicini a Papa Wojtyla".
"Fu grazie anche a Nemer, infine" ha ricordato Luisa Morgantini, presidente di Assopace Palestina, "che nel 1980, al vertice di Venezia, la CEE si pronunciò per la prima volta ufficialmente a favore della causa palestinese ( a questo contribuì fortemente anche l' Internazionale socialista: che in quegli anni, quando Arafat e i suoi eran considerati, dall'opinione mondiale, poco piu' che dei terroristi internazionali, con uomini come il cancelliere austriaco Bruno Kreisky e il leader dell'SPD Willy Brandt, si adoperò per far conoscere adeguatamente i termini della questione palestinese. N.d. R.) Oggi, il modo migliore per proseguire la sua battaglia è premere sul nostro Governo perchè riconosca finalmente, senza ambiguità, lo Stato palestinese: basta col dover continuamente piangere morti tra i palestinesi e i civili israeliani".
Nell'austera cornice dell'Aula Magna della Facoltà Valdese di Teologia, a Roma, si è svolta la manifestazione "Premio Italia Diritti Umani 2016” organizzata dalla FLIP - Free-Lance International Press che, in tal modo, ha voluto onorare la memoria di Antonio Russo, mai dimenticato giornalista inviato di Radio Radicale, ucciso - in circostanze tuttora misteriose - in Georgia, a Tibilisi, mentre svolgeva la propria attività.
Il giornalista Virgilio Violo, Presidente della FLIP, organizza ogni anno questo evento sia per solennizzare il ricordo dell'Amico e Collega scomparso - anche quale v.Presidente della FLIP, allora in carica - , come pure per porre in evidenza ovvero sottolineare le tante situazioni che ruotano in torno all'importante tema della tutela e promozione - a livello internazionale, ovviamente - dei Diritti Umani.
L'eccellente giornalista e critica letteraria Neria De Giovanni - Presidente dell'Associazione Internazionale dei Critici Letterari, con sede a Parigi - ha presentato e moderato l'intera manifestazione, cui sono intervenuti importanti relatori e nel corso della quale sono state premiate importanti personalità del mondo della Cultura e della Solidarietà.
Un pubblico numeroso e attento ha seguito con grande attenzione ogni fase della manifestazione e gli interventi che si sono susseguiti da parte di Francesco Piro, Paola Nigrelli - per Amnesty International
Ferdinando Maddaloni |
Italia -, Antonio Cilli - founder di Cittanet -, Alberto Palladino ed Emiliano Caruso, tutti associati alla FLIP - Free Lance International Press.
A conclusione della serata, i ringraziamenti espressi da Neria De Giovanni e Virgilio Violo; quest'ultimo ha posto particolare enfasi nel sottolineare come l'informazione, e specialmente chi la fa, debbano essere affrancati da qualsiasi forma di condizionamento. Purtroppo, anche i contributi all'editoria - così come all'atto formulati - non aiutano in tal senso, poiché l'aiuto dato all'editore va a costituire di fatto una fin troppo ingombrante correlazione, di cui risente il giornalista dipendente che, a sua volta, in nome della sicurezza del posto di lavoro, si adegua alla politica editoriale della testata.
Ha peraltro aggiunto il Presidente Violo che, il previsto ampliamento delle sovvenzioni da parte del Governo a beneficio anche delle testate on-line, rappresenta un forte campanello d'allarme nei confronti di quella libertà di espressione che proprio il giornalismo libero e privo di condizionamenti rappresenta. Tipologia, questa, specularmente sostenuta dalla FLIP che, nel proprio quotidiano impegno, tutela tanto tale forma espressiva che coloro che, spesso pagando un duro prezzo, la praticano: il tutto, a vantaggio della corretta informazione, completa e obiettiva.
Una graffiante piéce composta e recitata dal bravo Ferdinando Maddaloni, ha dato risalto ai contenuti della serata, conclusasi con la cerimonia di premiazione. Gli Attori Rita Gianini, Fabiola Di Gianfilippo, Michele Bevilacqua e Giancarlo Brancale, hanno letto le motivazioni dei premi assegnati, rappresentati dalle belle opere pittoriche graziosamente messe a disposizione dagli Artisti Heidi Fosli - residente in Norvegia e che, impossibilitata a presenziare, ha inviato i propri saluti tramite il Presidente Violo - Denise Gagliardi, Sergio Quarra e Mustafa Suleman. Gagliardi, Quarra e Suleman erano accompagnati dal Presidente dell'Accademia di Alta Cultura - Giuseppe Bellantonio - e dal Presidente dell'Ass.ne Città Castelli Romani - Carlo Massa - entrambi supporter del loro percorso artistico, già molto qualificato e appagante.
Ecco dunque l'elenco dei premiati:
- Associazione S.A.L.-L'ASSOCIAZIONE S.A.L. –
SOLIDARIETÀ CON L'AMERICA LATINA ONLUS da 19 anni accompagna processi di promozione umana e sociale sia in Italia che all'estero, impegnandosi per la possibilità concreta di rispettare e mettere in pratica i diritti umani fondamentali nelle cause sociali attuali, ancora simili a quelle per cui persero la vita o vennero fatti sparire centinaia di migliaia di leader comunitari, sindacalisti, intellettuali e studenti durante le dittature militari del secolo scorso. In America Latina l'associazione S.A.L. onlus mantiene relazioni solidali con alcune
ORGANIZZAZIONI DI POPOLI INDIGENI in varie parti del continente, per sostenere cammini di autonomia, emancipazione e difesa dei diritti e della cultura originari, accompagna percorsi di PROMOZIONE DEI GIOVANI come alternativa al degrado, allo sfruttamento ed alla criminalità, sostiene programmi di PROMOZIONE DELLE DONNE, per riscattarne il ruolo sociale e prevenire forme di violenza di genere. In Italia, l'associazione S.A.L. onlus anima da circa 9 anni un centro di ORIENTAMENTO PSICOLOGICO PER FAMIGLIE MIGRANTI E COPPIE MISTE, gestito da psicologhe latinoamericane, attraverso consulenze e gruppi di Auto-Mutuo Aiuto, in collegamento con la rete dei servizi pubblici. Questa esperienza ha reso accessibile servizi di alta professionalità a famiglie migranti con gravi difficoltà economiche e problemi personali e di convivenza, rispondendo così a bisogni di secondo livello che aiutano una migliore convivenza a partire dalla riscoperta delle risorse e delle potenzialità degli utenti stessi. Infine, il S.A.L. promuove ogni anno ESPERIENZE DI VIAGGIO, RICERCA, VOLONTARIATO E TIROCINIO aperte a giovani per continuare a costruire un ponte di solidarietà e scambio reciproco con i popoli dell'America Latina che vivono sulle due sponde dell'oceano.
-Agenzia di Stampa PRESSENZA: Pressenza ha i diritti umani nel cuore e al centro della sua linea editoriale. Non c'è luogo delle periferie del mondo, non c'è campagna per i diritti umani che non abbia illuminato, spesso da sola, mobilitando coscienze e stimolando all'azione. Dalla pena di morte alla difesa dei diritti sulla terra, dagli attivisti nonviolenti ai giornalisti che sfidano regimi violenti e repressivi, Pressenza è la voce di chi non ha voce. Ed è anche una delle voci di Amnesty International. Con cui condivide l'azione finalizzata al cambiamento, il racconto delle sfide e delle vittorie possibili.
- Ferdinando Maddaloni :attore, regista e actor’s coach. Artista di successo, sia teatrale che televisivo, nel corso degli anni si è dedicato alla produzione, alla scrittura, all’interpretazione ed alla regia di tutti i lavori della Compagnia “ARTISTI CIVILI” tra cui - il thatreality “11 settembre 2001:strage o complotto? YOU DECIDE” - il pluripremiato documentario “Anna Politkovskaja- concerto per voce solitaria” . E’ il fondatore del progetto di beneficienza “Una videoteca per Beslan”. Nell’ambito del Premio Troisi si è aggiudicato il “Cremanum d’Argento 2011” e il Premio nazionale “Carlo La Catena 2013” per l'impegno civico.
- Renato Bonanni : a lui è andata la Menzione Speciale, quale riconoscimento per la sua attività nel campo della tutela dei Diritti Umani. Fondatore di 'Multi Olistica srl', con questa collabora con AMREF - da 60 anni presente in Africa -, Medici Senza Frontiere, la Rete per l'Identità, la Segreteria dei Diritti Umani dell'Ambasciata Argentina, l'Associazione delle Abuelas de Plaza de Mayo a Buenos Aires, Insettopia Onlus (impegnata nel settore dell'autismo). Nel 2010 ha contribuito a dar vita all'associazione di giovani musicisti di strada kenioti 'Slum Drummers', mentre nel 2013 ha creato il progetto 'Carceri Sostenibili' (unica iniziativa in Italia per costruire un progetto virtuoso di sviluppo economico, sociale e ambientale per i Penitenziari. Con Multi Olistica, nel 2015, ha ideato 'Il Grande Canale della Pace' di cui la rappresentazione 'Artisti a Roma contro la guerra' è approdata a Villa Doria Pamphili con mostre d'Arte e fotografiche e un pregevole recital di Gospel con tema la Pace: kermesse cui hanno aderito personalità di rilevo del mondo della Cultura e dell'Arte, tra i quali il Premio Nobel Dario Fo, recentemente scomparso.
Oramai il premio è diventato occasione di ritrovo per gli associati della flip e non solo, a fare gli onori di casa la collega Irina Raskina che ha contribuito all’evento con un meraviglioso buffet.
Heidi Fosli è uno degli artisti che hanno donato un’opera per il riconoscimento annuale che la Free Lance International Press attribuisce a chi, nel corso dell’anno, si è particolarmente impegnato nel rispetto dei diritti umani.
- Lei vive tra Oslo e Arpino in provincia di Frosinone, com’è nato e qual è il suo rapporto con l’Italia?
Si, è corretto. Vivo tra le due città, e ho studi in entrambi i luoghi. Sono nata a Sandefjord, 120 km a sud di Oslo. Il mio rapporto con l’Italia è iniziato molti anni fa. É più di trenta anni che sono appassionata dell'Italia dove sono tornata in varie riprese per brevi periodi di tempo, visitando siti culturali e musei. Alla fine, ho deciso di stabilirmi qui.
- C’è un aspetto dell’Italia che ha influenzato o influenza il suo lavoro?
Ben più di un aspetto dell'Italia ha influenzato il mio lavoro. Sono molto affascinata dal popolo italiano, dalla simpatia ed empatia vicendevole di un individuo con l’altro. Dal superbo patrimonio culturale e dalla conoscenza dell’arte in generale. Dalla bellezza e dalla pittoricità del paesaggio, che si mostra nei colori e nella combinazione del colore nel mio lavoro con un senso di positività. I miei quadri sono edificanti da vedere.
- Come mai ha scelto Arpino?
Ho scelto Arpino per la bellezza accattivante del paesaggio circostante. É magico, come un sogno. Quando vi sono arrivata la prima volta mi sono subito resa conto che si trattava di un luogo dove artisti provenienti da tutta l’Europa erano venuti numerosi già duecento anni fa. Lì ho trovato la mia casa, che è su una collina con una vista magnifica, e subito ne ho intuito il potenziale. Volevo vivere lontano dalle consuete mete turistiche, imparare a conoscere le persone e la cultura. Lì avevo finalmente il mio paradiso.
- L’arte italiana ha influenzato o influenza il suo lavoro?
Alcuni aspetti del manierismo, come la mancanza di una prospettiva lineare e della proporzione, mi hanno influenzato. Quando l'armonia della simmetria è distorta il simbolismo appare spesso in modo chiaro. Sono anche molto affascinata dalla scultura italiana del rinascimento e dal periodo barocco.
- C’è un artista italiano del passato o del presente, in particolare, che è stato o è un riferimento per lei?
Caravaggio, Leonardo da Vinci, Michelangelo, Botticelli, Masaccio, Raffaello e Bernini sono tutti artisti che ammiro. Ho sempre trovato ispirazione da artisti provenienti da epoche passate mai, invece, dai contemporanei.
- Ci sono dei colori o tonalità che predilige e usa più frequentemente di altri? Che significato hanno per lei?
Mi è sempre piaciuto usare il blu cobalto. Nella pittura degli ultimi anni e, maggiormente in Italia, i colori della mia tavolozza sono cambiati. Oggi uso colori più caldi e sfumature di verde e di rosso.
- Che importanza ha il formato nelle sue opere?
Il formato tende a diventare via via più grande.
- Che materiali usa per le sue opere (supporti, colori)?
Uso olio su tela, ma ho realizzato anche opere grafiche.
- La sua opera sembra più astratta che figurativa, come la definirebbe? Nell’ambito dell’informale?
Voglio invitare lo spettatore a riflettere, in questo caso ho bisogno che il mio lavoro sia più specificatamente antropomorfico. L’astratto e l’uso del colore sono emozionali, mentre quando usiamo le figure, noi classifichiamo e usiamo la nostra capacità di inserire le figure in uno schema che è il nostro. I miei dipinti sono creati partendo da una base iniziale intuitiva e spontanea. Poi, quando vedo i contorni, elaboro e uso le mie abilità cognitive. Quindi le mie opere provengono dalla mia anima e dal mio subconscio.
- La sua opera è orientata verso il sociale, che funzione può rivestire l’arte in questo campo? Denuncia? Testimonianza? Influenza nel o per un cambiamento?
Il mio scopo attuale è di indirizzare i problemi e le sfide che la società di oggi ci mette di fronte in una prospettiva globale. Spero di rispecchiare la società in cui viviamo. Se i miei dipinti sono armoniosi, significa che vedo una scena di sogno o un’utopica società ben funzionante. Questo è il mio modo di introdurre i cambiamenti che è necessario fare. Guardo ai gruppi sociali dove manca l’uguaglianza. Alcuni dei miei primi lavori sono intitolati Libertà di Parola, e già il titolo parla da se.
L’etica profonda è la parte più nobile dell’animo umano alla quale raramente viene dato il suo giusto ed edificante valore che si esprime in tutta la sue essenza e bellezza mediante la compassione verso chi soffre a causa delle nostre troppo spesso irresponsabili scelte quotidiane.
Come può un religioso, un uomo di stato, di scienza, di cultura essere in profonda contraddizione con le stesso, con la propria coscienza quando a cena consuma le parti anatomiche di un animale e non accusare sensi di colpa per l’ingiustizia, il dolore e la morte causata? Come può giustificare, assolvere se stesso davanti alla vita? Come può non sprofondare nella vergogna per la propria incoerenza dal momento che molto probabilmente non avrebbe il coraggio di uccidere con le proprie mani l’animale che con ingordigia e insensibilità consuma a tavola?
La vita geme sotto il peso della violenza e del dolore che l’uomo causa a se stesso e all’ immenso oceano animale. Abbiamo barattato la nostra dignità, dimenticato il cielo, rinnegato la nostra anima, venduto il nostro pensiero al migliore offerente e la giustizia langue sotto la coltre del piacere dell’oggi; abbiamo barattato la nostra coscienza per un mortifero pasto di carne.
Abbiamo bisogno di una nuova civiltà che abbia come vessillo la vita in tutte le sue splendide manifestazioni; che promani il profumo del sole, dell’aria pulita, dell’acqua pura delle sorgenti, della terra incontaminata, dell’erba smeraldina; che magnifichi il volo degli uccelli, il canto del mare, il fruscio del vento che gioca tra le fronde degli alberi. Siamo ad un passo da una nuova aurora che esalti e proclami la vita e nello stesso tempo dal baratro e dall’agonia.
L’uscita della storia dagli altari di sangue, dei campi di concentramento e di sterminio di umani e di miliardi di nostri fratelli animali, è possibile e con essa porre le premesse per la redenzione umana protesa verso le mete del divino. Non c’è bellezza, grazia, dolcezza, amore dove domina l’egoismo predace e nega il rispetto del diverso, della vita.
Non è più tollerabile chi giustifica e genera questa insaziabile sete di sangue e di dolore. Abbiamo bisogno di ingentilire questo plumbeo tempo moderno. Dobbiamo strappare gli artigli alla ferocia, al sopruso, all’ingiustizia, all’indifferenza; anteporre all’oblio nichilista una nuova visione del mondo che combatta e superi il culto dell’avere ad ogni costo; che combatta la follia della guerra, della morte, della miseria, della fame, delle malattie, come espressioni identificative dell’umano. L’uomo è qualcosa che deve essere superata.
La terra ci avverte che l’enorme cumulo di sangue e di dolore causato a miliardi di miliardi di creature angeliche che conservano la vita sul pianeta, è al punto di ribellarsi. Il pericolo che l’umanità s’incammini verso l’era del progressivo annientamento di se stessa è più che mai concreto. Il mondo è cominciato senza l’uomo e finirà senza di lui.
Occorre rifondare i valori, innalzare la vera civiltà, amare la bellezza, la grazia, la gratitudine verso la vita che tutti accoglie e che fino ad oggi, con stupefacente generosità, ci ha assolto dal tradimento.
Bisogna affermare il Biocentrismo come vessillo dell’unica bandiera da appuntare sul cuore dell’universo e sostituire il dominio incontrollato dell’uomo con l’edificante visone della nuova coscienza umana, biocentrica, riconoscendo la diversità come ciò che consente a tutti di esistere nell’incantevole oceano della vita.
Perché camminare in paludi fangose, e spesso strisciare, sugli inanimati pavimenti dell’egoismo quando possiamo volare, spaziare sugli orizzonti e i cieli sublimi della coscienza redenta?
Ognuno interroghi se stesso e metta sotto accusa la sua parte peggiore quando assolve se stesso dalla colpa di non aver contribuito a rendere migliore questo mondo.
Lo confesso: il tanto atteso incontro-scontro televisivo Renzi-Zagrebelsky è stato per me fonte di grande sofferenza. E così, credo, anche per molti cittadini, per tutti quei cittadini, cioè, che amano il vero e odiano la finzione.
La sofferenza mi è stata procurata dal trovarmi spettatore di una scoppiettante esibizione del Presidente del Consiglio del nostro Paese, costruita con abili mosse retoriche, ostentate mimiche facciali, artifizi sofistici, continue, insistite, logoranti interruzioni, improvvise deviazioni del discorso, irritanti falsi inchini di fronte all’autorevolezza del proprio interlocutore, ecc ...
Lo spettacolo ha assunto spesso tinte surreali: da una parte c’era chi esponeva pacatissimamente e lucidissimamente le proprie riserve in merito alla proposta governativa di modificazione della Carta costituzionale, analizzando, spiegando, ragionando. Dall’altra, c’era tutta una sarabanda incessante di finti stupori, di accorate delusioni, di celebrazioni del proprio operato, di frecciate denigratorie verso i pentastellati, di punzecchiature velenose verso il malcapitato professore, sempre più imbarazzato e desolato, a volte sconcertato.
Non so quanto i telespettatori siano riusciti a chiarirsi le idee in merito ai reali contenuti e alle possibili implicazioni e conseguenze politiche della riforma costituzionale su cui presto saremo chiamati a pronunciarci.
Per quanto mi riguarda, non ho modificato le mie opinioni. Trovavo inaccettabile detta riforma prima, continuo a trovarla inaccettabile ora. Soprattutto per il motivo (a mio avviso gravissimo) che essa non nasce dal concorso di un’ampia convergenza di forze politiche, né da uno schieramento parlamentare in grado di rispecchiare fedelmente le posizioni politiche maggioritarie del nostro elettorato.
Ed esco offeso e ferito dall’aver assistito a uno spettacolo irritante quanto amaro: ancora una volta la dialettica densa di conoscenza e di pensiero ha finito per essere messa sfrontatamente in un angolo dall’arrogante retorica dei paralogismi. Ovvero, quello che poteva essere, per tutti noi, un momento prezioso di crescita culturale e civile, trascinato sul piano di un insopportabile teatrino dove ha la meglio non chi ha più cose da dire ma chi riesce a non farle dire, non chi ragiona di più ma chi riesce ad impedire di ragionare ...
Dopo l’era orribile dei tanti Bossi e Tremonti che spernacchiavano quelli che leggono i libri, dopo l’era delle macropromesse e dei trionfalismi berlusconiani, delle Ruby e dei “papi”, dei porcellum e delle corna nelle foto di gruppo, sinceramente, dalla sinistra al potere, ci si aspettava qualcosa di meglio ...
Ciò che sta accadendo all’interno dei Musei Vaticani, può essere definito come la riproposizione in chiave moderna del dialogo interrotto tra l’arte e lo Spirito, un dialogo che si ispira al Giudizio Universale di Michelangelo contenuto nella Cappella Sistina, che apre le porte alla contemporaneità e alle espressioni artistiche che la rappresentano.
Ecco allora dare seguito alla “rinascita” del dialogo attraverso la nuova “Sala Studio Azzurro”, una sorta di laboratorio nel quale la parola della Genesi si fonde con la creatività in un gruppo di artisti: Fabio Cirifino, Paolo Rosa, Leonardo Sangiorgi, Stefano Roveda. Sono loro, grazie alle idee del Cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, che hanno infatti curato il padiglione della Santa Sede alla Biennale di Venezia del 2013, con il progetto cioè di rappresentare la “Creazione”: un' installazione che pone al centro lo spettatore mettendolo in relazione con “ l’atto creativo” il momento del Principio come se – ancora una volta – la mano del Creatore sfiorasse quella del giovane e spaurito Adamo.
Tutto questo, a distanza di tre anni dal Padiglione Veneziano della Santa Sede, rivive nei Musei Vaticani, grazie ad un riadattamento curato da Studio Azzurro in collaborazione con l’Arch. Roberto Politani.
Non solo. A questa installazione si affianca un’altra opera sempre realizzata per la Biennale del 2013: la grande wall painting di Lawrence Carrol “Untitled”, che rappresenta il momento della Ri-Creazione , ossia “la pace e l’armonia ritrovata dopo il diluvio” , inteso come De-Creazione per la presenza del Male nella storia.
Manca nei Musei Vaticani il terzo allestimento veneziano la De-Creazione , l’uomo che si allontana da Dio, che era stata affidata al fotografo ceco Josef Koudelka.
In compenso è stata allestita una terza rappresentazione che riguarda tre opere di Tano Festa, donate dalla collezione Jacorossi e che si ispirano agli affreschi michelangioleschi della Cappella Sistina.
Il cerchio si chiude.
Sono le parole stesse di Antonio Paolucci, Direttore dei Musei Vaticani, che fanno testo:“ Invito tutti quelli che ritengono l’arte contemporanea incomprensibile, indecifrabile, nel migliore dei casi un gioco intellettuale per pochi, nel peggiore una vuota provocazione, a visitare, dentro i Musei Vaticani, l’installazione di Studio Azzurro. Capiranno che l’arte contemporanea, quanto è grande e vera, sa essere perfettamente comprensibile e meravigliosamente eloquente”.
Così anche Micol Forti, curatrice della Collezione d’Arte Contemporanea dei Musei Vaticani, ha messo in evidenza che” l’elemento costitutivo è l’immagine immateriale, la luce, lo stimolo sonoro e sensoriale, e il visitatore quindi è chiamato a sovvertire le regole base della fruizione classica. La richiesta non è più “non toccare” , “tieniti a distanza”, ma diventa al contrario “osa” entrare in relazione, “in contatto” con l’opera e con le emozioni che essa suscita.”
Quello che emerge da questa nuova e straordinaria iniziativa, va ben oltre l’iniziativa stessa: è l’inizio di un nuovo dialogo tra la Chiesa e l’Arte, tra la Chiesa e gli Artisti, tra la Chiesa e il mondo della cultura più in generale. Si intravede una nuova fase, il ritorno alla committenza, che ha portato i primi grandi artisti del Rinascimento a farsi interpreti della Spiritualità nel Cinquecento.
Ecco, oggi, siamo di fronte ad un neo - Rinascimento.
Potrebbe sembrare una strana scelta del così detto destino: la location della Sala che ospita Studio Azzurro così pure come le altre dedicate alla sezione arte Contemporanea dei Musei Vaticani, siano ubicate a ... pochi passi dalla Cappella Sistina.
Al momento del commiato ad una intera giornata carica di emozioni e di storia dell’arte, all’improvviso mi trovo immerso nello splendore dell’opera michelangiolesca più famosa nel mondo.
E’ ormai notte, mi attende l’abbraccio del colonnato del Bernini, mentre la maestosità della Cupola di San Pietro sembra toccare il cielo e ... “lucean le stelle”!
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
Prende forma il Merano Wine Festival edizione 2016. Dal 4 all’8 novembre 5 giorni di degustazioni esclusive ed eventi imperdibili. Venerdì 4 la rassegna consolidata dei bio&dynamica si arricchisce di una serie dedicata ai vini bio-dinamici internazionali. Sempre venerdì 4 la Gourmet Area, che ospita la selezione food Culinaria, Beer passion e Consortium, verrà aperta a buyers e addetti del settore a livello nazionale ed internazionale. Lunedì 7 novembre sarà la volta delle new Entries della Selezione Ufficiale e delle Vintage Collection dei produttori, un grande appuntamento con le “annate vecchie”. Martedì 8 torna, dopo il successo della prima edizione, Catwalk Champagne, l’appuntamento con gli importatori delle Grandi Maison, (Fonte: Stefania Gatta Gourmet’s International)
Frammento n. 1
Alois Lageder nuovo Presidente di Demeter
ALOIS LAGEDER |
Demeter è il Marchio internazionale che controlla e certifica il lavoro e i prodotti degli agricoltori che praticano la coltivazione biologica-dinamica (bio-dinamica). È presente in ben 43 stati ed ha la sede in Germania a Darmstad. La Demeter Associazione Italia, la cui storia ebbe inizio nel 1927, oggi è una realtà associativa di produttori, trasformatori e distributori di prodotti agricoli e alimentari biodinamici. Dal 1° Settembre di quest’anno ha un nuovo Presidente nella persona di Alois Lageder, quinta generazione dell’omonima azienda vitivinicola di Magrè (BZ). “Insieme ci impegneremo per rinnovare e rafforzare la struttura dell’Associazione, perché la coltivazione biologica-dinamica è il nostro futuro”. Questa la dichiarazione dopo il suo insediamento. Buon lavoro Presidente! (Fonte: ZED-Comm)
Frammento n. 2
Incontro Mondiale su paesaggi terrazzati
Il Soave, con le sue colline, forte del recente riconoscimento ministeriale quale primo paesaggio storico rurale d’Italia, sarà oggetto di analisi da parte di relatori ed esperti provenienti da tutto il mondo, accanto a Conegliano Valdobbiadine e Valpolicella, durante il Terzo Incontro Mondiale sui paesaggi terrazzati che si terrà a Venezia e Padova proprio in questi giorni, dal 6 al 15 ottobre. Presenti in tutto il Mondo i paesaggi terrazzati sono l’evidenza concreta e tangibile di come la vita contadina possa svilupparsi fin nei declivi più scoscesi delle aree montane e costiere di ogni parte della Terra. Basta ricordare Ifugao nelle Filippine, Yungyang nello Yunnan in Cina, l’isola di Bali in Indonesia, le Cinque Terre e la Costiera Amalfitana in Italia, i declivi della Mosella in germania. Proteggere e valorizzare questi paesaggi nella loro polifunzionalità. (Fonte: Cibo e Vino settembre)
Frammento n. 3
Rocca RoadShow USA
Rocca RoodShow |
Come si deve operare nella comunicazione nei giorni d’oggi. Dalla stretta collaborazione tra un produttore ed un importatore è nato il Primo RoadShow italiano negli Usa. Palm Bay International, colosso delle importazioni Usa e la Famiglia Zingarelli, proprietaria di Rocca delle Macìe, Azienda leader nel Chianti Classico, hanno dato il via a un vero e proprio Tour che ha attraversato da est a ovest gli Stati Uniti toccando città come Dallas, Houston, Seattle, Denver, Los Angeles, Miami, Washington, Raleight. Questa è stata “Rocca RoadShow; una platea che è stata moltiplicata dal servizio di videoconferenze in streaming per raggiungere capillarmente altri operatori sparsi in altre sedi e Stati. Capacità imprenditoriale di pari passo con il lavoro in vigna e in cantina, insieme al vino che viene poi degustato. Una storia italiana che tanto fa bene all’interesse nazionale verso l’export. (Fonte: Vinotype)
Frammento n. 4
È arrivato il Sushi al Molo 10
Il Sushi oggi ha terminato il ruolo di “moda”. È una realtà ormai inserita nell’offerta gastronomica nelle nostre città. Si parla continuamente di sushi Chef, specializzati nel preparare i piatti che contraddistinguono lo spirito dell’insegna di pesce. Molo 10 è un’osteria di pesce nel cuore di Ponte Milvio a Roma nata due anni fa e che dalla primavera ha messo in carta il nuovo menù di
Molo 10 - Roma |
sushi con tanto di “sushi chef” nella persona di Claudio Tigani. Alternanza di piatti di mare naturali e dinamici interpretati e elaborati con elegante semplicità dallo chef calabro Vincenzo Ciano con le proposte di Tigani che fondano le idee orientali con tocchi esotici per dar vita a idee vivaci e divertenti. Si dice, si mormora che l’atmosfera, l’esperienza e l’estetica cavalcano la cucina. Molo 10, ponte Milvio: è sufficiente provare! (Fonte: Aromicreativi)
Frammento n. 5 (in giro per il mondo)
U Fleku e i suoi 500 anni di tradizione Ceca
Birrificio e ristorante perfettamente conservato dal 1495 a Praga ormai divenuto un monumento della tradizione gastronomica Ceca. Sopravvisuto alla normalizzazione del regime ha ripreso i suoi splendori riprendendo i suoi
U Fleku |
splendori come ristorazione e produzione di birra. Già, la famosa birra Flekowska, una birra lager con la sua particolare produzione. Né filtrata né pastorizzata. Viene spillata dopo un mese di maturazione. Ad accompagnare questa birra speciale i piatti della tradizione. Il gulash U Fleku, la bistecca di maiale con panna acida e gnocchi di patate, il collo di maiale affumicato e per i più affamati “il piacere U Fleku” un piatto composto da anatra, maiale arrostito e salcicce unito a gnocchi di pane su un letto di cavoli rossi. Buon appetito e...buona digestione. (Fonte: Andrea Felician)
Osservo, scruto, assaggio e...penso.
La città di Spoleto, culla di cultura e arte, ha inaugurato la cinquantanovesima edizione del “ Festival dei due mondi” ed anche dello “ Spoleto festival Art”. Svoltosi nei giorni 17 e 22, 23 e 26 di settembre,la suggestiva Spoleto ha ospitato presso il Caffè letterario di Palazzo Mauri,biblioteca comunale di Spoleto,le più importanti personalità della letteratura e dell’arte dando lustro a ciò che la società odierna tende a minimizzare. Un patrimonio inestimabile, quello dell’arte, valorizzato con i volti e le premiazioni di donne e uomini,provenienti da ogni angolo della Penisola. Un elogio particolare va al Prof. Luca Filipponi, Presidente dello Spoleto Festival art che,per rilanciare le attività del 2016,prende in considerazione la citta di Bruxelles, rappresentando quest’ultima la “capitale dell’Europa e delle grandi avanguardie culturali del Ventunesimo secolo”. Tra le eccellenze presenti, un riconoscimento considerevole per il Prof. Giuseppe Catapano (RETTORE DELL’ACCADEMIA UNIVERSITARIA DEGLI STUDI GIURIDICI ), autore insieme all’Avv. Michele Imperio,di “Banche e anomalie”volume II, seguìto dello straordinario successo riscosso dal volume I, al quale il Prof. Francesco Petrino ha consegnato il “Premio alla cultura 2016” accompagnato da una targa premio dello S.N.A.R.P (Sindacato Nazionale Antiusura Riabilitazione Protestati ).
Un’ Opera straordinaria, che vuole essere una mano amica per il contribuente, non una “battaglia crociata” verso le Banche, mettendo in risalto meccanismi e punti oscuri del circuito bancario che potrebbero fungere da tranello per gli inesperti della materia. Presente alla manifestazione anche il prof. Cesare Cilvini , Preside Tesoriere dell’AUGE .Tanti gli artisti di spessore premiati a Spoleto: il soprano Cosetta Gigli,il filosofo e medico romano Valerio Giuffrè per la presentazione del libro “L’antimetafisica”, la baronessa Maria Lucia Soares pittrice e creatrice di lavori su alcantara che l’hanno resa nota al mondo; l’ispettore Gennaro Sannino, l’artista pittrice antropologica Roberta Buttini ed il pittore, nonché scultore ed orafo, Giuliano Ottaviani. Con un personale elogio all’organizzazione/coordinazione degli eventi ed al complesso artistico che ha caratterizzato questa edizione del Festival. Arrivederci al 2017.
Manca poco ormai all’undicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, in programma dal 13 al 23 ottobre presso l’Auditorium Parco della Musica. Una vetrina di film in anteprima mondiale, internazionale ed europea, tra cinema indipendente, produzioni di genere, opere di autori affermati e di registi emergenti, grandi produzioni, animazione, documentari, visual art. Il ricco programma prevede anche incontri e masterclass aperti al pubblico con i protagonisti del cinema, dell’arte e della cultura, eventi speciali, retrospettive e rassegne per celebrare il cinema del passato e scoprire quello del futuro, mostre e installazioni d’arte e, non ultima, la rassegna dedicata ai bambini e ragazzi nella sezione autonoma, Alice nella Città.
Prestigiosi ospiti di rilievo internazionale sfileranno sul red carpet, tra gli altri: il premio Oscar Roberto Benigni, Meryl Streep, Viggo Mortensen, Andrzei Wajda, Renzo Arbore, Paolo Conte, Bernardo Bertolucci, Jovanotti, Oliver Stone e Tom Hanks, che riceverà il premio alla carriera.
Non è più solo la festa del cinema, ma la Settima Arte dialoga con musica, videoarte, teatro, architettura. Il processo di cambiamento da festival a festa è sempre più marcato ed evidente e pone al centro il pubblico. Come ha precisato il direttore, Antonio Monda, si parlerà di politica, lavoro, diversità, crescita, all’interno delle 40 opere provenienti da 26 Paesi, dall’Argentina all’Australia, dall’Iran alla Mongolia e alla Svizzera. Una manifestazione quindi sempre più internazionale, ma anche mobile e itinerante, che esce dall’Auditorium per coinvolgere diversi luoghi della Capitale: dal Villaggio del Cinema, con una tensostruttura di circa ottocento posti, alle sale in città, dal centro alla periferia, dalle strutture culturali più importanti fino a uno speciale red carpet in via Condotti. Si affronteranno inoltre argomenti legati all’attualità, al momento di cambiamento politico che stiamo vivendo, con una retrospettiva sulla politica americana, in vista anche delle prossime elezioni del presidente degli Stati Uniti, e ancora integrazione e solidarietà alle popolazioni vittime dal terremoto che ha devastato il centro Italia con il progetto IO CI SONO, grazie al quale parte del ricavato di eventi e proiezioni sarà devoluto alle zone colpite dal sisma.
I film italiani presenti nella selezione ufficiale sono: 7 minuti di Michele Placido, l’intenso racconto di una storia vera, accaduta in Francia nel 2012, che vede undici donne di fronte a un’ambigua offerta di rinnovo contratto e in poche ore dovranno decidere il loro destino; l’anteprima di Sole Cuore Amore di Daniele Vicari, una storia di amicizia e solidarietà tra due donne che hanno fatto scelte opposte; Naples '44 scritto e diretto da Francesco Patierno, un documentario narrato da Benedict Cumberbatch che racconta lo sbarco degli americani a Napoli, una potente denuncia sugli orrori della guerra; la commedia Maria per Roma opera prima di Karen Di Porto, un pittoresco affresco della città di Roma, tra miti, incanto, solitudini e immobilità.
Moonlight di Barry Jenkins sarà il film d’apertura, una riflessione intensa e poetica sull’identità, il senso di appartenenza, la famiglia, l’amicizia e l’amore; mentre il primo evento della nuova edizione, lunedì 3 ottobre presso il Cinema Barberini, è l’anteprima di American Pastoral, diretto e interpretato da Ewan McGregor, al suo esordio alla regia, che arriverà a Roma per presentare uno dei film più attesi della stagione cinematografica. Gli “Incontri ravvicinati” con il pubblico vedranno protagonisti personaggi del calibro di Viggo Mortensen Tom Hanks, Meryl Streep, Oliver Stone, David Mamet, Don DeLillo, Daniel Libeskind, Jovanotti.
Tra le altre opere presenti alla kermesse: Snowden di Oliver Stone; Andrzej Wajda, uno dei grandi maestri del cinema mondiale, torna a dirigere il suo nuovo film, Afterimage (Powidoki), un appassionato biopic dedicato a una figura eroica dell’arte moderna, il pittore d’avanguardia Władysław Strzemiński; Florence Foster Jenkins di Stephen Frears con Meryl Streep; il documentario Into the Inferno di Werner Herzog; The Accountant di Gavin O’ Connor con Ben Affleck e Anna Kendrick; The Birth of A Nation di Nate Parker; Manchester by The Sea di Kenneth Lonergan con Casey Affleck e Michelle Williams; Genius di Michael Grandage con Colin Firth e Jude Law; infine Lion di Garth Davis con Nicole Kidman, chiuderà la manifestazione.
Anche la musica avrà un ruolo di primo piano con Paolo Conte, Jovanotti, Elio e le Storie Tese e Michael Bublè.
Tra gli omaggi: una mostra fotografica di Luigi Comencini; Mario Monicelli, con il restauro de L’armata Brancaleone; Citto Maselli e Gregory Peck, con la presenza dei loro figli alla proiezione di Vacanze romane a Trinità dei Monti.
La Festa del Cinema di Roma, con la direzione artistica di Antonio Monda, è prodotta dalla Fondazione Cinema per Roma presieduta da Piera Detassis.
Love. L’arte contemporanea incontra l’amore è il titolo della mostra aperta al Chiostro del Bramante fino al 19 febbraio 2017. Se non si ascoltasse il suggerimento del curatore Danilo Eccher, di scegliere cosa o quale aspetto dell’amore viene suggerito ad ognuno dalle opere in esposizione, non varrebbe la pena spendere i 13 euro del biglietto (audioguida inclusa). Stesso discorso per i 42 euro del catalogo edito dalla Skira, con testo bilingue italiano- inglese, che, oltre a presentarsi come oggetto d’arredo e di design, anche se non libro d’arte, tra i saggi, contiene quello di Pierangelo Sequeri, Preside della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale. In qualche modo vorrebbero essere uno stimolo a mettersi soggettivamente in gioco e quindi, in un certo senso impegnarsi, anche le cinque diverse personalità che si possono scegliere e che caratterizzano le audioguide, proposte anche come incentivo a tornare, per farsi guidare da un’altra personalità. In modo in qualche modo impegnato, possono essere vissuti anche gli aspetti più spensierati e giocosi, come i selfies da twittare, o l’area dove si può scrivere sul muro la cosa di cui si crede di aver maggiormente bisogno.
Detto questo, ho scelto David (Bowie) come guida, mentre le opere che mi hanno maggiormente colpita sono state: in apertura Love/ Amor di Robert Indiana, dove le lettere costitutive della parola, realizzate in alluminio policromo, formano una scultura. Le epigrafi, che nel corso dei secoli, hanno comunicato messaggi, trasformandosi, in alcuni casi, in immagine, qui, in forma di scultura, si affermano, o meglio si materializzano, come opere d’arte.
Lo stupore barocco, la meraviglia data da cose strane, impronta l’opera di Marc Quinn, che coniuga spesso lo shock della provocazione con la riflessione su argomenti complessi.
Con Tracey Emin di nuovo il mio pensiero torna alle epigrafi: pensieri e sensazioni immortalati e illuminati al neon.
Proseguendo, è il Cuore rosso #3 di Joana Vasconcelos ad attirarmi. Il cuore fiammeggiante, protagonista kitsch di santini popolari, è trasformato in un gigantesco ciondolo di sapore etnico. Formato da posate di plastica rilucenti, ruota al suono della voce di Amalia Rodriguez, icona del fado portoghese. Religione del cuore e musica uniti insieme in un ballo/battito all’unisono.
Un dialogo provocatorio ed evocatorio è quello che intesse Francesco Vezzoli con la replica della testa dell’Apollo del Belvedere, celebre capolavoro dei Musei Vaticani e pietra miliare della storia dell’arte.
La tecnica tradizionale dell’acquerello è scelta da Francesco Clemente per illustrare figure misteriose, in un continuo scambio tra tradizione e ambiguità.
Infine l’aspetto psichedelico delle zucche di Yayoi Kusama, amplificato dagli specchi, costituisce una sorta di moderna wunderkammer.
Insomma è il caso di concludere che «All you need is love, love is all you need», citando i Beatles con quello che sembra un luogo comune, ma ricordando provocatoriamente e facendo intendere il contrario, come cantava Edoardo Bennato, che sono solo canzonette.
Love. L’arte contemporanea incontra l’amore
Roma, Chiostro del Bramante
29 settembre 2016- 19 febbraio 2017
Orario: tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00
sabato e domenica dalle 10.00 alle 21.00
Ingresso: intero €.13,00; ridotto €.11,00
Info: tel. 069151941; www.chiostrodelbramante.it
Catalogo: Skira €.42,00
Un singolo alimento (frutto, seme o pianta di qualsiasi natura esso sia) può essere considerato adatto alla nostra alimentazione solo se può costituire (per noi umani/frugivori) un pasto completo fino a saziarci. Per esempio cipolla, aglio, peperoncino, melanzane, patate, funghi o una qualunque spezia (basilico, prezzemolo, rosmarino ecc.) consumati crudi e fino a saziarci non può che causare seri problemi alla salute; solo utilizzandoli in piccole dosi l’organismo è in grado di neutralizzare in parte i loro effetti negativi, ma restano sempre sostanze più o meno tossiche e quindi non proprio adatte alla nostra dieta. Se un determinato alimento deve essere necessariamente cotto per essere reso commestibile allora non era destinato dalla natura a nutrirci. Per questo è opportuno limitare il più possibile i cibi cotti. Non che una specie animale sia destinata, fin dalla sua comparsa, a nutrirsi eternamente allo stesso modo, ma da 15 milioni di anni il nostro patrimonio genetico è rimasto inalterato.
E’ opinione abbastanza diffusa che alcune sostanze siano utili in piccole dosi e dannose in dosi massicce, come i medicinali, il caffè, l’alcol, lo zucchero, la carne (della quale viene sempre raccomandato un consumo moderato dagli stessi venditori), i formaggi, le uova, il pesce, tutti i prodotti raffinati ecc..
A mio avviso una qualunque sostanza, alimentare e non, se è nociva in grandi quantità lo è anche in piccole dosi; anche se in quest’ultimo caso gli effetti sull’organismo non sono immediatamente avvertibili, ma accumulandosi nel tempo danno sicuramente i loro effetti negativi.
Per esempio, ogni sostanza chimica di un farmaco induce l’organismo ad una particolare reazione di difesa, spesso scambiata come evento terapeutico.
Si dice che anche l’acqua nelle giuste quantità è indispensabile alla vita di un organismo ma in quantità eccessive può essere nociva. E’ vero. Ma le quantità devono essere compatibili con organismo che riceve gli alimenti nella giusta misura che sazia, non che lo affoga. L’invito dei nutrizionisti di limitare la carne a due volte a settimana fa capire chiaramente che una quantità superiore è dannosa.
L’organismo, in perfetta salute, alle prese con quantitativi modesti di una sostanza nociva, sarà forse in grado di neutralizzare gli effetti negativi, e questo dipende anche dalla frequenza in cui vengono assunte le modeste quantità di quella sostanza. Ma se la sommatoria dei singoli componenti di una sostanza nociva per l’organismo fanno male, il singolo componente non può far bene. Se dieci sigarette fanno male una sola sigaretta farà meno male ma non si può dire che faccia bene.
Se magio una pesca farà sicuramente bene alla mia salute ma se ne mangio fino a saziarmi farà ancora meglio. Lo stesso meccanismo non è riscontrabile con alimenti di derivazione animale. Se mangiare una bistecca al giorno fa male, mangiarne tre farà sicuramente peggio. Se mangiare un uovo al giorno fa poco male, mangiarne tre non può che essere dannoso. Se mangiare un etto di formaggio al giorno è pericoloso per la salute, mangiarne tre sarà sicuramente nocivo. Se bevo un bicchiere di vino o di coca cola al giorno fa male, berne 2 litri non può far bene. Se prendere un’aspirina al giorno fa male prenderne dieci non farà certo bene alla nostra salute.
Il sapore di un alimento è solo uno dei fattori determinanti nella scelta degli alimenti, ma non l’unico ( il fetore serve a tenerci lontani da certi alimenti). Un alimento per essere compatibile con la nostra fisiologia
dovrebbe rispondere ai seguenti requisiti:
1: essere esteticamente attraente, appetibile, desiderabile
2: avere un buon profumo
3: essere commestibile da crudo, gradevole e gustoso
4: essere facilmente digeribile e assimilabile
5: avere il giusto equilibrio dei nutrienti
6: essere compatibile con la fisiologia umana
7: non contenere residui chimici né adulterazioni
8: non generare patologie
9: non essere facilmente deperibile
10: non causare danni all’ecosistema
11:essere economicamente conveniente
12: essere un alimento necessario e apportare benefici al nostro organismo
13: essere eticamente compatibile.
Noi umani abbiamo perso l’istinto/guida nella scelta dei cibi (che gli animali posseggono) che deve essere supportato dalla conoscenza, dal raziocinio, dal buon senso. Il dilemma da sempre è: mangiare ciò che piace, ciò che fa bene o ciò che è giusto?
La prima fase dell’umanità, in fatto alimentare, è stata caratterizzata dall’istinto guidato dall’attrazione del colore, comprovato poi dal gusto fornito da quell’alimento; la seconda fase, più recente, (in virtù della ragione e dalla conoscenza scientifica dei componenti nutrizionali) è caratterizzata da ciò che fa bene o che può essere utile alla nostra salute; il terzo stadio è e sarà caratterizzato dall’alimentazione etica, da ciò che è giusto mangiare (non disgiunto da ciò che serve a dare al nostro organismo gli opportuni nutrienti) ma soprattutto è e sarà il frutto della volontà e della nuova coscienza umana più matura e sensibile verso un sistema alimentare compatibile con la civiltà a cui l’umanità è inevitabilmente protesa.
Dove vai fantastica fanciulla della primavera/estate 2017 con le tue filiformi e perfette gambe al vento, avvolta in chilometrici sospiri di chiffon, falpalà di sete leggerissime, volants e sovrapposizioni di tessuti preziosi, ricami di cristalli e jais che sembra vogliano fare a gara con il caldo splendore del sole dell’estate prossima ventura ?
Chiuse le giornate della moda femminile che hanno elettrizzato Milano, spenti i riflettori, sulle passerelle sono rimasti soli gli utopici fantasmi di una femminilità disegnata da nudità soavemente sfacciate. C’è infatti poco da scoprire : il leitmotiv di base di quasi tutte le sfilate è stata una massiccia esibizione di gambe simili a ... gambi di girasole: magrissime, dinoccolate, persino “trasparenti”, si tuffano in striminzite gonnelle e
Giorgio Armani Womenswear |
Woman - Giorgio Armani |
hot pants quasi inesistenti. Scollature abissali o seducenti top con spalline da abito da sera (o camicia da notte) completano la “mise”.
Eppure ondeggiava sicura, la ragazza dell’estate 2017 proposta dai nostri bravissimi stilisti, ricchi di fantasia e senso artistico. Perché la moda è una forma d’arte, architettonica e pittorica : suscita ammirazione tra gli intenditori e invidia dai “concorrenti” esteri ... ma anche un po’ di perplesso timore tra quelle che dovrebbero essere le prime fruitrici : le donne. Quelle giovani, ma –ahinoi – soprattutto quelle un pochino “stagionate” che (poverine!) si sentiranno in dovere di adottare uno “stile” che – sopra gli anta e con la linea un tantino fuori limiti – diventa giocoforza soggetto di battute velenose.
Ma tant’è : seguire la moda è per molti un gioco divertente. Solo per pochi è soprattutto un gioco intelligente. Tante le proposte presentate in passerella : basta saper scegliere - come fiore da fiore - quelle più adatte a ciascuna di noi.
Qualche esempio ? Naturalmente le “Roi” Giorgio Armani. Ha persino creato un neologismo “Charmani” (charme+Armani : una fusione tra un aggettivo sciccosamente parigino e un nome-mito dello stile) che, se a crearlo è sto proprio Lui (la maiuscola è di rigore), ci sembra appena un tantinello snob. Certo che Lui se lo può permettere : agli innumerevoli successi oggi c’è da aggiungere la splendida sfilata che ha visto zompare in piedi una platea entusiasta. Certo, dopo una settimana di bocche storte a bisbigliare critiche severe, una sfilata così non può che rallegrarti il cuore. Colori e tessuti, linee e giochi di sovrapposizioni, ispirazioni etniche e profili di donne “attualmente antiche”, reinventate sul drittofilo di “uno charme fatto di piccole trasgressioni purché di spirito moderno” . Come le giacche, le sue stupende intramontabili giacche. Morbide e allungate ad accarezzare il corpo, create con preziosi tessuti moderni portate con abiti sottili – lunghi o corti – con maniche a palloncino. Sottili giochi di organza e georgette, piccole borse preziose e scarpe-stivaletto a tacco alto o lisce “pianelle” stile Cenerentola per creare una sera magica..
E dopo il re ecco una regina della moda : Laura Biagiotti che ha unito la morbidezza di splendidi abiti ricchi di languido sapore antico al più metropolitano spirito sportivo. Seducente il sapiente gioco di trasparenze che Ermanno Scervino affida alla preziosità del pizzo. Sartorialità al potere nelle perfette linee degli abiti, dei corti giacchini, nei splendidi abiti da sera. Blumarine propone ampie gonne a ruota o balze percorse da grandi fiori tropicali da portare con camicette in organza, trasparenti e ricamate. Tanti ricami, nel segno della rosa, e un abito in chiffon a motivi tartan, leggerissima e magica idea per le notti calde di un’estate tropicale.
Moselle in Francia dove nasce dai Monti Vosgi, Musel in Lussemburgo dove lo attraversa lungo il suo percorso, Mosel in Germania dove termina il suo viaggio confluendo nel Grande Reno.
Da sempre un fiume in buona parte navigabile e via d’acqua importante per e dal Mare del Nord. Oggi un po’ meno ma sempre rilevante via di comunicazione turistica da Marzo a Novembre.
Per noi appassionati, cultori, estimatori ovvero amanti del Vino, la Mosella, nel tratto tra Treviri e Coblenza, rappresenta uno dei migliori distretti vinicoli della Germania.
Gran Cru Urziger-Wurzgarten |
Pur essendoci la produzione di varie qualità di vitigni quando si pronuncia la parola Mosel si evoca il Riesling, l’Oro della Mosella.
Poco dopo Treviri (Trier) il fiume, nel corso dei secoli, ha scavato una valle con le sue grandi anse (alcune di esse a 360°) creando di fatto sul lato sinistro declivi che, arrivando a pendenze dell’80%, hanno dato origine ad una viticoltura difficile, “eroica” e sul lato destro distese a volte meno ripide con una viticoltura più intensa.
Diverse le composizioni dei terreni.
In alto, sui pendii, dove si ottengono i migliori Riesling, dominano i terreni ricchi di Ardesie. Pietre presenti da oltre 400 milioni di anni nei colori blu, grigia, rossa. Colori dati dalla presenza di minerali come il ferro (Ardesia rossa).
La pendice verso il fiume permette ai vitigni di essere riparati dai venti gelidi invernali; l’ardesia assolve al compito di “scaldare” le piante con l’effetto reverbero nei giorni assolati ma freddi. Da quelle parti lo chiamano “effetto equatore”.
Sul lato destro e a fondo valle i terreni diventano argillosi, maggiormente fertili, con notevole produzione in quantità a scapito della qualità.
L’oro della Mosella, il Riesling Renano (per distinguerlo da altri riesling sparsi per il Mondo) è presente in queste zone da molti secoli. Senza partire dalla vite selvatica che cresceva molto tempo prima degli insediamenti degli essere umani, la sua storia inizia con la conquista Romana. I legionari furono i primi a coltivare la vite e successivamente i Monaci Cistercensi a sviluppare la viticoltura con le definizioni dei singoli vitigni.
Ci troviamo sul cinquantesimo parallelo. Tanto per rendere l’idea, scorrendolo sul mappamondo, vediamo che è alla stessa altezza dell’Alaska meridionale. Le uve maturano molto lentamente formando così tanto estratto, sostanze aromatiche, zuccheri in abbondanza e soprattutto buone acidità, caratteristiche dei vini tedeschi. I vini risultano eleganti, con note fruttate, con elementi gustativi improntati su sapori ricchi in bellisiimo equilibrio con l’acidità. Senza dimenticare , nell’evoluzione dell’invecchiamento negli anni, quella nota di idrocarburo che li contraddistingue.
Nel mese di Luglio, insieme ad un gruppo di amici winelover’s, abbiamo voluto percorrere quelle anse nella parte dove la viticoltura è maggiormente vocata.
Abbiamo raggiunto un paesino dal nome quasi fiabesco, Kinheim posizionato sulla riva sinistra del fiume al centro dell’area da visitare, eleggendolo a base strategica.
Il nostro vinovagare è iniziato con la visita alla Weingut Julius Treis a Reil, poco distante e alla sua vigna spettacolare Mullay-Hofberg. Più che una passeggiata in vigna è risultata una vera e propria arrampicata in alcuni tratti estremamente difficile, da vertigini.
La seconda visita ci ha portato in una valle laterale, dove la presenza di ardesia rossa è una delle caratteristiche di quei vigneti. Sorentberg il nome della valle e dei vigneti un tempo abbandonati perché ritenuti improduttivi come qualità ed oggi riportati al suo splendore ad opera di due weingärtner, Tobias Treis e Ivan Giovanett.
La terza visita, verso ovest, alla Weigut storica Immich-Batterieberg, sulla riva destra, nell’abitato di Enkirch.
Storia mista a leggenda per questa che risulta essere una delle cantine più antiche della Mosella. Si parla del 908 epopea carolingia. E quel Batterieberg a significare le esplosioni causate per frantumare l’ardesia blu e “creare” i vigneti dai Riesling eleganti, setosi.
La quarta visita a est della nostra base strategica, in quell’ansa meravigliosa a 360°. Uno dei luoghi maggiormente visitati lungo il percorso del fiume: Traben-Trarbach. Weigut Vollenweider, cantina emergente con vigneti sia sulla riva destra che quella di sinistra. Il loro Cru dal nome Wolfer GoldGrube è posizionato prima della grande ansa ad ovest di Traben-Trarbach con terreni di ardesia blu. Vini anch’essi eleganti, ricchi di frutto, preparati per durare nel tempo. Una realtà giovane con grandissime prospettive.
Per la quinta e sesta visita siamo ritornati decisamente ad Ovest, per conoscere i due Autentici Mausolei del Mosel Riesling: la Weingut Dr. Loosen e Makus Molitor. Due realtà ormai assurte, dalla continua fama,
Vignaioli eroici |
a Miti della Mosella.
Weigut Dr. Loosen si trova a Bernkastel, una pittoresca cittadina ricca di storia e di cultura dall’atmosfera romantica, la perla della Mosella
Sfruttare e valorizzare al meglio la potenzialità delle uve, operando sia sui metodi di lavorazione nella vigna (moderato uso di fertilizzanti organici, ampio diradamento delle viti e accurata selezione dei grappoli), sia in cantina con fermentazioni lunghe e lente, unica ricetta valida per produrre un grande Riesling.
I vigneti sono dislocati lungo il percorso del fiume nelle parcelle ritenute Gran Cru o come si dice da queste parti Erste Lage. Il clima favorevole, il terreno di origine vulcanica, ricco di minerali di ardesia, e l’età
Vigneti eroici |
eccezionale delle piante determinano il successo del Dottore della Mosella.
L’ultima tappa del nostro viaggio è stata la Weingut Markus Molitor poco distante dalla precedente. La Cantina è posizionata in una valle laterale vicino al ponte di Zeltingen. Ha vigneti sparsi in tutta la vasta area tra cui Ürziger Würzgarten ritenuto il vigneto più Erste lage di tutti.
La produzione? 150 Riesling differenti, tra cui 60 Auslese, 13 Eiswein e 15 TBA. Nonostante la quantità di vini prodotti, Markus Molitor non scende dal gradino della qualità perché i numeri sono in riferimento alle numerose differenti parcelle, molto limitate nelle superfici, che possiede.
Eccelle nei vini dolci, specie gli Auslese, che sono la sua passione. Per questi ultimi fa una raccolta talmente tardiva che non di rado inizia a Dicembre.
Tradizione, esperienze maturate nelle notti del Tempo ma anche innovazione dovuta alla nuova generazione di vignaioli che sta portando una una ventata di freschezza ed entusiasmo provata e scoperta nelle lunghe chiacchierate con Tobias Treis e Ivan Giovanett tra i filari eroici di Mullay-Hofberg e Sorentberg.
Abbiamo provato a fare nostre le loro dichiarazioni ogni mattina che uscivamo dall’abitato di Kinheim, il fiabesco paesino immerso nelle vigne, la nostra base di partenza per l’avventura tra le anse della Mosella alla scoperta del suo Oro: il Riesling. Ci siamo riusciti.