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Giuramento sulla Costituzione dI Roberta Pinotti |
Il Ministero della Guerra in Italia è stato abolito il 4 febbraio 1947, sostituito dal Ministero della Difesa, teniamo a sottolineare “ Difesa”, in seguito all’approvazione della nostra Costituzione, la guerra come strumento di offesa e di risoluzione delle controversie internazionali è stata ripudiata.
Probabilmente la nostra Ministra Pinotti, sopravvissuta del “fu Governo Renzi” e attuale rappresentante del Governo Gentiloni, deve aver perso questo importante passaggio della storia del nostro Paese, o per lo meno pare essersene “scordata” in più di qualche occasione.
Anche oggi, a margine della sfilata degli Alpini, la Ministra ha addirittura messo la freccia a destra superando addirittura Matteo Salvini, ma veniamo ai fatti e alle relative dichiarazioni della Ministra:
– 14 Febbraio 2015: “L’Italia è pronta. Si parla soltanto di ipotesi per ora, ma se dovesse essere chiesto al Paese di mettersi alla testa di una coalizione internazionale per un intervento in Libia, non ci tireremmo indietro. “Pronti a guidare la coalizione. Almeno 5000 uomini” Dichiarava a gran voce la Ministra Pinotti, in un’intervista al messaggero dove continuava con tono marziale “ragioni storiche individuano nell’Italia la nazione col ruolo di protagonista per le aspettative dei libici.”
Non se ne abbia a male la Ministra, se le ricordiamo che le “ragioni storiche” che più ci hanno legato alla Libia, vedevano l’occupazione militare della stessa, da parte dell’esercito italiano fascista durante il “ventennio”.
Invece egregia Ministra non riusciamo bene interpretare cosa intendesse per “Aspettative dei libici”, visto che il Governo ufficiale libico mai ha chiesto l’intervento diretto di alcun stato occidentale, ricordiamo bene inoltre che l’Italia all’epoca, gregaria della coalizione occidentale guidata da Francia, USA e Regno Unito. Coalizione che già nel 2011 fece disastrosi danni, appoggiando i cosiddetti “ribelli libici”, (come li chiamavano allora i nostri organi di stampa ufficiali, gridando alle rivoluzioni della primavera araba) peccato che subito dopo l’uccisione di Gheddafi, i ribelli si siano trasformati in combattenti mercenari del sedicente stato jihadista del Daesh, anche detto ISIS o Califfato. peccato pure che a seguito dell’intervento occidentale per soddisfare le allora “Aspettative dei libici” si siano creati dei “danni collaterali” come una sanguinosa guerra civile che si protrae da più di 6 anni a danno di tutta la popolazione e che adesso proprio dalla Libia senza più nessun controllo partano migliaia di poveri disperati spesso destinati a morire affogati nell’indifferenza generale. Dispiace anche ricordare che sempre in Libia nelle aree del paese ormai senza più nessuna forma di controllo, proprio a seguito della guerra civile, adesso esistono pure delle strutture chiamate connection house o “ghetti” nella loro lingua, edifici dove vengono portate ragazzine minorenni, schiave e vittime della tratta che in quei luoghi subiscono ogni tipo di violenza e abuso, una specie di iniziazione, prima di essere aviate poi al fiorente mercato della prostituzione in Europa.
– 2 Aprile 2016: in un servizio televisivo la Ministra Pinotti dichiara “Non esiste alcun problema di uranio impoverito tra i nostri militari” il giorno dopo alla sua dichiarazione, assistevamo alla morte di Gennaro Giordano 331° vittima, deceduto per un tumore fulminante, ennesimo militare italiano morto tra atroci sofferenze, proprio per via dell’esposizione all’uranio impoverito.
– 4 Ottobre 2016: sempre la Ministra Roberta Pinotti in visita ufficiale dai “Reali” sauditi., proprio nei giorni dei massicci bombardamenti dell’Arabia a danno della popolazione civile dello Yemen. Una visita presso uno degli Stati più retrogradi e maschilisti che la storia dell’Umanità contemporanea ricordi, uno Stato dove i diritti umani sono un optional, la pena di morte uno standard, un paese in cui le donne sono riconosciute in qualità di mammiferi e che ancora usa lapidarle, insieme alla flagellazione pubblica dei propri oppositori politici. La Pinotti all’epoca, in veste di Ministra, e prima ancora di “donna”, andò in “pellegrinaggio” presso la corte del Re, per promuovere bombe ed armi “Made in Italy”, ciò nonostante la legge italiana vieti di vendere armi a Paesi “in stato di conflitto armato” e in pieno contrasto con le direttive Onu, incurante persino di una risoluzione del Parlamento europeo che invitava i Paesi membri a interrompere immediatamente la vendita di armi ai sauditi.
E invece niente, la nostra Ministra era lì a Riad, proprio per incontrare il monarca assoluto arabo Salman, fargli persino la riverenza e pregarlo di comprare i nostri armamenti per meglio “massacrare” il popolo yemenita. Rientrata subito alla base dalla missione, la Ministra della Difesa, Roberta Pinotti, si attivò sottoponendo al parere del Parlamento dell’ennesima lista della spesa per nuovi armamenti: carri armati ed elicotteri da guerra, i micidiali “AW-129 Mangusta“ sulla base della quale è stata sviluppata una versione per l’estero che è stata acquistata dal nostro “amico” turco Recep Erdogan che ora sta attivamente utilizzando per bombardare efficacemente gli insediamenti della popolazione curda.
– 1 marzo 2017: la Ministra Pinotti dichiara candidamente il proprio sogno, “la nascita di un Pentagono italiano”, ossia un’unica struttura per i vertici di tutte le forze armate, una copia in miniatura di quello statunitense. Sempre in quella occasione la Ministra dichiaro che il “sogno” stava per diventare realtà. “La nuova struttura”, annunciò la Ministra in un’intervista a Repubblica, “è già in fase progettuale ed è previsto un primo stanziamento nel budget della Legge di stabilità.”
Tutto questo costa circa 23 miliardi di euro pari al 1,8% del PIL, l’Italia ad oggi spende per la difesa in media, 63 milioni di euro al giorno, cui si devono aggiungere anche le spese per le missioni militari e i principali armamenti, iscritte nei budget di altri ministeri.
Ma ciò non basta, come annuncio all’epoca la Pinotti “L’Italia dovrà presto essere in grado di portare la spesa per la difesa al 2% del PIL come richiede la Nato”
– 9 aprile 2017: proprio nei giorni dell’attacco americano in Siria con 59 missili, “gentile” omaggio del Neo-insediato Presidente Trump, la tensione che sale alle stelle tra Russia e USA, l’invio di navi nella penisola nordcoreana, in un crescendo che di giorno in giorno fa salire la paura d’un conflitto su larga scala, la nostra “affezionatissima” Ministra della Difesa Pinotti, in occasione del varo in Fincantieri di Castellammare di Stabia, del troncone di prua dell’unità di supporto logistico LSS (Logistic Support Schio) Vulcano, unità commissionata a Fincantieri nell’ambito del piano di rinnovamento della flotta della Marina Militare, per non essere da meno dichiara trionfale: “È un momento di grande orgoglio, abbiamo superato momenti di grande difficoltà e ora guardiamo al futuro con occhi diversi” […] “Amplieremo la flotta, il momento lo richiede” […] “con l’esigenza di rinnovare le navi della flotta della Marina Militare.” Abbiamo deciso di farlo in modo intensivo, poiché lo scenario internazionale lo prevede” ribadisce la Pinotti; detto in altri termini si va verso uno stato di guerra e noi ci buttiamo dentro a capofitto, ovviamente ciò in barba all’Art. 11 della nostra Costituzione “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” .
– Veniamo ai giorni nostri, 14 maggio 2017: giorno in cui apprendiamo a margine della sfilata degli Alpini, che la Ministra, col mento alto e lo sguardo fiero, come si addice a tutti i comandanti in arme e capo in pectore, sorpassa a destra persino Salvini e prontamente dichiara “La riproposizione di una qualche forma di leva obbligatoria declinata in termini di utilizzo dei giovani in ambiti di sicurezza sociale non è un dibattito obsoleto” ovvero detto in altri termini, ripristino della chiamata, la finalità poi si vedrà.
Sì perché per la precisione, cara Ministra Pinotti, glie lo dobbiamo ricordare, è stata solo sospesa la chiamata al servizio militare, ma non la leva obbligatoria, che secondo la legge 226 del 23 agosto 2004, in vigore dal 1 gennaio 2005 non è mai stata abolita, ma solo sospesa la chiamata.
A questo punto esimia Ministra, aspettiamo qualche sua altisonante dichiarazione ad effetto, magari in tenuta marziale, giusto per la parata militare del prossimo 2 giugno, che vorremmo rammentarle è la festa della nostra Repubblica, non dell’esercito e tanto meno della guerra e delle armi.
Faccia pure le sue dovute considerazioni “egregia” Ministra, ci voglia sentitamente scusare, se fra queste, le ricordiamo che lei è investita della sua alta carica giurando proprio sulla nostra Costituzione, che ripudia fermamente la guerra e che lei ricopre quel ruolo, in virtù di poter servire i suoi cittadini ops.. ci scusi, i suoi “umili sudditi” e soprattutto per rendere servizio al suo, che è anche il Nostro Paese, non certo alle Lobby delle armi, né alle Banche armate, né tanto meno ai Signori della guerra.
Per gentile concessione dell'agenzia di stampa Pressenza
Sabato 13 maggio alle ore 17, nell’ambito del Roma Tre Film Festival, in corso fino al 14 maggio al Teatro Palladium, si potrà assistere alla proiezione del film-lungometraggio “DENTRO” di Andrès Arce Maldonado, con Paola Migneco, Ivana Pantaleo, Francesco Falabella, Luigi Toto, prodotto da La Siliàn.
“DENTRO” è un film terribilmente e tragicamente attuale. Racconta la storia di due donne che subiscono violenza domestica e decidono di stringere un patto di “sorellanza" che le unisca di fronte al dolore. Fatti di cronaca ormai tristemente noti, trattati da una prospettiva diversa e inedita: la donna non è solo vittima ma, in parte, carnefice di se stessa. Nella pellicola c’è una visione ribaltata: non sempre gli uomini sono “carnefici cattivi” e le donne “vittime buone”. A volte, infatti, la violenza nasce da rapporti affettivi insani coltivati da entrambe le parti, come dimostrano anche recentissimi fatti di cronaca, tra i quali quello della giovane bruciata dal suo fidanzato che dal letto d’ospedale pregava di assolverlo.
“Spesso le donne sposano i loro carnefici e troppo raramente li denunciano – afferma Sibilla Barbieri, produttrice della pellicola – Ci rendiamo conto che l’argomento è estremamente delicato e in nessun modo vogliamo sottovalutare il dolore delle vittime o appoggiare atti di violenza. Ma, allo stesso tempo, c’è qualcosa che manca nel grande dibattito e questa riflessione ci ha mosso nel costruire un film che affronta un lato oscuro di cui difficilmente si vuole parlare”.
DENTRO ha recentemente vinto il The Monkey Bread Tree Film Festival come miglior film, decretando anche Ivana Pantaleo miglior attrice protagonista.
Al termine della proiezione seguirà una tavola rotonda sul rapporto tra vittime e carnefici con: Oria Gargano, Presidente di BeFree, cooperativa sociale contro; il Dott. Andrea Bernetti, psicoterapeuta e presidente dell'associazione Centro di Ascolto Uomini Maltrattanti di Roma (CAM Roma), primo centro a Roma e nel Lazio per il recupero degli uomini autori di violenza nelle relazioni affettive; l’Avv. Carmen Posillipo dell’associazione SOS diritti, che unisce avvocati e psicologi che aiutano le donne maltrattate; Letizia Bonelli, Psicologa e Presidente e fondatrice de la AP-SIMP Associazione Psicoterapeuti Società Italiana Medicina Psicosomatica; Paola Migneco attrice e autrice della sceneggiatura di DENTRO.
Alla proiezione saranno presenti gli attori e la produttrice Sibilla Barbieri. L’ingresso è libero.
Si è svolta l’8 Maggio, presso la Casa del Cinema di Roma, la conferenza stampa di presentazione del nuovo canale di cinema digitale: The Film Club. Dream Entertainment, società che si è imposta nel panorama della distribuzione italiana come uno dei principali canali di vendita di prodotti cinematografici su supporto fisico (dvd – blu-ray), ha deciso di ampliare la propria offerta affiancando alla vendita tradizionale quella digitale.
Alla conferenza erano presenti il Presidente di Minerva Pictures, Gianluca Curti, il Segretario Generale della FAPAV, Federico Bagnoli Rossi, Gianluca Guzzo Ceo & Founder di MyMovies. Nel suo discorso introduttivo Marco Lupo, amministratore delegato di Dream Entertainment, ha raccontato come è nata l’esigenza di iniziare questa nuova avventura e quali obiettivi si pone. Il particolare momento storico impone a un distributore cinematografico il passaggio dal supporto fisico a quello digitale, con la conseguenza del proliferare delle grandi piattaforme di streaming che offrono quotidianamente moltissimi contenuti all’utenza. Il nuovo canale indipendente non vuole porsi in contrapposizione alle major, ma tentare di offrire un cinema diverso, più raro e invisibile, magari scomparso dalle grandi piattaforme, con l’auspicio di approdare anche sul mercato estero portando al pubblico straniero pellicole del nostro cinema, anche degli esordi, restaurate e di ottima qualità. Gianluca Curti, presidente della Minerva, che già da moltissimo tempo distribuisce film su grandi piattaforme digitali come Itunes e Chili TV, ha aderito con molto entusiasmo principalmente per lo spirito del progetto incentrato su una proposta cinematografica di nicchia, di rarità e di qualità. The Film Club non vuole solo rispondere ad un’offerta, ma crearla, avvicinando al cinema in digitale nuovi fruitori e operando culturalmente nella divulgazione dell’arte cinematografica in tutte le sue espressioni.
The Film Club sarà inserito all’interno dell’utilissimo strumento TROVASTREAMING di MyMovies, un servizio che ha il merito di informare il pubblico su tutta l’offerta digitale esistente in Italia, di cui The Film Club diventa tassello fondamentale. Altro obiettivo importante, che unisce le varie piattaforme digitali, consiste nel combattere la pirateria. Proprio a tal riguardo The Film Club potrà godere anche del prestigioso supporto della FAPAV, Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali, da sempre sostenitrice dell’offerta legale di contenuti, importante strumento di contrasto al fenomeno della pirateria audiovisiva.
The Film Club è già online al link www.thefilmclub.it con una vastissima library di film tra classici e capolavori di genere, cult movie e documentari, film in HD e pellicole che hanno partecipato ai più importanti festival del mondo, ma anche bmovie, cinema popolare e chicche dimenticate e introvabili, differenziandosi dalle altre piattaforme per alcune caratteristiche fondamentali, tra cui il prezzo dei contenuti decisamente competitivo e vantaggioso: non proporrà servizi in abbonamento, ma la possibilità di noleggiare per 48 ore o acquistare un singolo film. Il nuovo canale è disponibile su computer, ma anche sui dispositivi Android e IOS attraverso un App semplice e funzionale, che permetterà all'utente di visionare i film della piattaforma anche attraverso tablet e smartphone.
A seguito della conferenza è stato proiettato uno dei film che verranno distribuiti in esclusiva assoluta su The Film Club: Dog eat Dog, il thriller diretto da Paul Schrader (Taxi Driver, Toro Scatenato, American Gigolo), con Nicolas Cage e Willem Dafoe, presentato nel 2016 al Festival di Cannes e al Festival di Toronto.
Intervista a Michele Casamonti
Questo importante avvenimento, così esordisce Michele Casamonti, che ci accoglie con la consueta ed ineguagliabile cortesia, crea l'opportunità di presentare, in una galleria privata, la più importante retrospettiva, mai realizzata, dell'opera di Alighiero Boetti (1940-1994).
Boetti, ancora oggi vero maestro, guardando le generazioni di artisti a lui ispirata, si può considerare il fondatore principale dell'arte concettuale. Era con ciò naturale realizzare l'apertura in omaggio a questo importante artista italiano con cui la Galleria Tornabuoni ha tradizionalmente lavorato sino alla fine degli anni '80.
I grandi spazi della nuova galleria consentono di costruire un percorso articolato in cinque sezioni distinte, che seguendo un itinerario quasi cronologico, in realtà ripercorrono le diverse tappe delle vicende artistiche di Boetti.
Si inizia dalla prima sala così detta delle Mappe, una sala che raccoglie i lavori più conosciuti, più iconici della ricerca di Boetti. Sono lavori realizzati, pensati, costruiti e disegnati a Roma, ma ricamati in Afganistan dalle donne Afgane. Le mappe, approssimativamente 250, riproduzione fedele delle variazioni geo-politiche mondiali, sono a rappresentare così la globalizzazione del mondo nel tempo in cui vengono realizzate.
Si prosegue poi con la sala dedicata all'opera "Copertine 1984", dove Boetti restituisce un'immagine complessa e articolata, quasi indecifrabile nel suo insieme costruita con un criterio preciso, cronologico dell'anno 1984. L'idea è di realizzare e raccontare uno spaccato complesso di quel periodo storico; le stesse sono realizzate con 12 pannelli ciascuno di 1mt X 1,5 mt all'interno del quale sono riprodotti i dodici mesi e ciascuno dei dodici mesi contiene diciotto copertine.
Si passa poi al concetto "dell'ordine nel disordine": l'esigenza di classificare gli oggetti prima di tutto. Il ciclo chiamato Cielo - Alta Quota, raccoglie una molteplicità di oggetti che si trovano in una sola
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Michele Casamonti |
opera: gli aerei.
Modelli di aerei che hanno fatto la storia dell'aviazione: un cielo caotico, come se in qualche modo fosse condensato in un'estensione temporale, Boetti li rappresenta tutti in un sola immagine.
Una delle opere più conosciute sono I Ricami, con le frasi scritte e le lettere, esempio di passaggio concettuale tra disordine ed ordine.
Sono un caos di lettere, ma in realtà costruite secondo una grafica, una struttura per cui conoscendo le regole diventano leggibili.
Da questo omaggio parigino a Boetti è scaturito un evento più ampio e specifico dal punto di vista del tema che sarà organizzato dalla Galleria presso la Fondazione Cini dall'11 Maggio in concomitanza
E' un tributo all'opera di Boetti cercando di costruire una mostra che si chiama Minimum Maximum, tutte sul tema del formato e della dimensione, mettendo in relazione per ciascuna tipologia di opera la più piccola e la più grande.
L'idea di questa mostra è dimostrare che tra la piccola e la grande non c'è differenza, è tutto un gioco concettuale posto all'interno dell'opera stessa: tra il piccolo e il grande infatti non c'è differenza nella ricerca concettuale dell'artista.
Perché nonostante quattro ore di fila sotto la pioggia battente, il braccio anchilosato dall’aver retto l’ombrello per così tanto tempo in un freddo omeriggio della metà di maggio e le gambe intirizzite quando sono entrata nelle Scuderie del Quirinale qualche anno fa e ho visto i quadri di Michelangelo Merisi detto Caravaggio, invece di accasciarmi sulla prima poltroncina disponibile non ho saputo far altro che correre da un dipinto all’altro? Non riuscivo a staccare gli occhi dai suoi quadri e ad allontanarmi dalle sensazioni estreme che salivano dentro di me dallo stomaco al cuore.
Partendo dal celeberrimo “Canestra di frutta” ( non a caso è stato eletto logo della mostra) che apre subito il confronto tra il visitatore appena entrato e il genio del pittore maledetto e passando poi a tutte le altre opere dal “il Bacco” i Bari” “la Deposizione” “Il concerto di giovani” e tutte le altre posso dire con certezza che non stavo visitando una mostra, ma ero entrata in un teatro. Ho pensato ad Harry Potter alla famosa scuola di Hogwarts dove i personaggi dei quadri di punto in bianco iniziano a parlare e a muoversi e talvolta escono dalla tela.
Mi aspettavo da un momento all’altro che Giuditta una volta finito con Oloferne lasciasse cadere la spada e mi chiedesse“Ho fatto la cosa giusta?” che il Cristo flagellato mi si avvicinasse e mi poggiasse la testa sulla spalla, che il Bacco irriverente mi facesse l’occhiolino.
Quante volte davanti ai quadri di altri geni quali Leonardo da Vinci abbiamo pensato “Sembrano fotografie” e davanti a Raffaello “sono pura poesia” Ecco davanti a Caravaggio noi vediamo l’unione del realismo e della poesia, del sacro e il profano, ammiriamo il capolavoro Caravaggio non fotografa semplicemente l’umanità e allo stesso tempo non vuole ammantare di poesia la realtà. Non vuole mistificare neppure la rappresentazione della divinità. Furono diversi infatti i suoi quadri rifiutati da ordini monastici per i suoi santi e le sue madonne troppo “popolani” Caravaggio dipinge delle vicende e le usa come pretesto per catturare l’anima umana. Individua uomini e donne, dopo averli cercati per le vie Roma, e li traduce su una tela. Attua un semplice trasferimento, imprigiona la loro essenza, catturando le luce che una determinata azione accende nei loro corpi, ci mostra il loro lampo vitale circondato sempre e comunque da un’oscurità inquietante. E i chiaroscuri dei suoi quadri sapientemente fusi alle luci e alle ombre riprodotte nelle sale dai curatori della mostra, ci insinua quella lieve angoscia dentro, che si mescola allo stupore, all’ammirazione, alle mille domande che sorgono sulla sua vita disgraziata e dissennata. Ci lascia commossi, inquieti e riconoscenti. Con queste sensazioni complesse mi sono recata al punto vendita della mostra e mi è caduto l’occhio sul un libro intitolato “Caravaggio una luce nelle tenebre” scritto dallo studioso americano Roy Doliner. Più tardi andando avanti nella lettura di questo saggio ho rischiato di cadere nel tranello e provare un pizzico di delusione, ma è stato solo un attimo. E’ accaduto quando a pagina 71 ho letto questo brano: “Nella sua mansarda d’artista il soffitto e la finestra dell’abbaino erano dipinti completamente di nero e la
parte superiore del lucernario era stata sfondata per far entrare la luce che si rifletteva in uno specchio convesso collocato vicino alla finestra in modo da concentrarsi come in un riflettore nell’oscurità dello studio sottostante. Focalizzando la luce intensa dall’alto creava il famoso hiaroscuro teatrale delle sue opere, evidenziando i modelli e gli oggetti principali delle scene eliminando i dettagli inutili con l’uso dello scuro” Caravaggio usava insomma una rudimentale camera oscura, improvvisata con i mezzi dell’epoca. Con lo specchio l’immagine veniva proiettata direttamente sulla tela creando poi un effetto ricalco e quindi il più reale possibile.
Questo sistema facilitava il suo lavoro, velocizzava i tempi e gli lasciava più tempo libero per dedicarsi alle sue occupazioni preferite: i bagordi le risse e il gioco.
Tesi avvalorata anche da alcuni scritti dei suoi contemporanei, e dal fatto che conoscesse la tecnica perché a servizio del Cardinal romano Del Monte, uomo illuminato e al corrente di tutte le novità scientifiche del tempo tra cui anche la costruzione dell’ultima camera oscura della Porta a Venezia. Che dire? La sua improvvisata camera oscura gli era di aiuto certo...ma è veramente il suo grande segreto? Che tanto genio lo si possa spiegare solo svelando l’uso di uno specchio convesso? Che tutto di Caravaggio lo si debba sempre ricondurre alle sue intemperanze
e alle sue poco ortodosse inclinazioni e che non abbia nessuna grandezza spirituale un uomo che dipingeva quadri simili?
Io non credo. Pochi lo credono per fortuna.
Tra gli ultimi quadri esposti nel percorso della mostra troviamo “Davide e Golia” la testa di Golia è un autoritratto di Caravaggio a tre mesi dalla sua morte. Guardate bene l’espressione di Davide e quella di Golia nella testa mozzata. Se riusciamo veramente ad entrare dentro a questo dipinto, capiremo che la risoluzione del rebus e lì. Pietà, superbia, umiltà arroganza, luci ,ombre, eroi buoni, giganti cattivi, sacro e profano, ideali sublimi e istinti più bassi, tutto convive nelle tavole di Caravaggio così come dentro tutti noi e quindi nel mondo, ma lui solo ha saputo fissare il caos su una tela in modo talmente umano da risultare ultraterreno.
Facciamo una fila di quattro ore per vedere noi stessi riprodotti in modo magistrale. Forse è questo il segreto.
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
La riflessione!
Il Vinitaly in “frammenti cosmici”
Anche l’edizione 2017 ha chiuso i battenti tra luci ed ombre. Le luci hanno portato ad un evento ben strutturato, al passo dei tempi e delle richieste del mercato. Le ombre ancora a registrare l’ineguatezza della viabilità (anche se sono stati fatti passi avanti ma non sufficienti per le aspettative sia degli espositori che dei visitatori). È vero, gli episodi di ubriachezza sono stati di gran lunga inferiori agli anni precedenti. Vuol dire che le iniziative dissuasive, come Vinitaly and the City, hanno dato l’effetto sperato. Bisogna continuare per eliminarli tutti. Infine la piaga del bagarinaggio. Qualcuno mi dovrebbe spiegare come sia stato possibile trovare biglietti d’ingresso per tre giorni a solo € 90,00 (€ 30,00 al giorno) quando il singolo biglietto giornaliero era fissato ad € 80,00. “I miracoli del Vinitaly”.
Frammento n. 1
Inaugurazione con il Ministro Martina e il Commissario Europeo Hogan
Il commissario europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale e il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali hanno inaugurato la 51° edizione di Vinitaly. Presenti i vertici di VeronaFiere e le autorità regionali e comunali in una indifferenza quasi totale. L’inaugurazione un evento a sé stante, nel disinteresse, freddezza, distanza dalla realtà. I soliti proclami (faremo, attueremo, interverremo ecc, ecc, ecc…) ai quali siamo abituati e nessuno crede più. Veniamo alla realtà. Al via anche Sol&Agrifood ed Enolitech. In totale 4.768 aziende di cui 4.272 del solo Vinitaly. Atteso l’intervento di Robert Yang, presidente e amministratore delegato di 1919, il più grande operatore cinese della distribuzione online e offline in Cina. La speranza per l’esportazione di vino made in Italy.
Frammento n. 2
La richiesta dei consumatori: vini di qualità legati al territorio.
Il dopo Brexit. Un dato confortante: la grande distribuzione britannica vuole aumentare l’import di vino italiano. Le tavole rotonde che servono per capire meglio. Il riferimento territoriale è stato l’elemento emerso dagli acquisti degli italiani che hanno scelto gli scaffali della grande distribuzione per l’acquisto dei vini. Interessante la ricerca dell’Istituto IRI,Information Resources Italia. Diminuiscono gli acquisti di vino in bottiglioni, damigiane, sfuso e brick a favore della bottiglia da 750 cc. Crescono i consumi di vini biologici. Tutti cambiamenti influenzati dal graduale ricambio generazionale e del rinnovato interessi del consumatore giovanile. Interessante l’intervento di Alex Canneti della Berkmann Wine Cellars di Londra. “Le potenzialità per l’export di vino italiano nella grande distribuzione britannica sono grandi non solo per i perlage (spumanti) ma soprattutto per i grandi rossi. Certo serve la lungimiranza dei politici italiani e dei prossimi negoziati bilaterali post brexit” (!).
Frammento n. 3
Celebrati i 50 anni del Sassicaia, superstar al Vinitaly
Uno dei più prestigiosi simboli del Made in Italy uscito dalla capacità del marchese Mario Incisa della Rocchetta, di suo figlio Nicolò e dalla esperienza e bravura del più grande enologo italiano Giacomo Tachis, recentemente scomparso. L’appuntamento che ha coinvolto giornalisti del settore, sommeliers, enologi è stato di fatto un seminario sul tema un po’ particolare: Indietro nel tempo con il Sassicaia. Ovvero degustare le annate dimenticate. Per gli amanti della validità delle annate, per coloro ai quali piacciono le classifiche, giudicare i vini figli di stagioni complicate sul versante meteorologico, ricordo le vendemmie assaggiate: 1992, 1994, 2002, 2005, 2007, 2008, 2010, 2014. Annate non dimenticate ma considerate un po’ più piccole delle altre.
Frammento n. 4
Vinitaly and the City. Arte, cultura e spettacolo che hanno coinvolto anche il Lago di Garda.
È tornato nel centro di Verona l’appuntamento più atteso dai Wine Lover. Wine & Food di qualità, musica, letteratura, poesia, spettacoli ed incontri in compagnia di grandi ospiti che hanno raccontato il mondo del vino attraverso la storia, l’arte, la moda, il design e il giornalismo. Un vero e proprio festival con intrattenimento e percorsi d’interesse. Divertente e coinvolgente l’abbinamento vino con il cibo da strada in versione gourmet. Foodtruck provenienti da varie regioni d’Italia posizionati nei punti nevralgici della città. Un vero e proprio evento enogastronomico itinerante. Per la prima volta Vinitaly and the City è uscito dai confini di Verona città ed è approdato sulle rive del Lago di Garda nel Comune di Bardolino grazie alla Fondazione Bardolino Top.
Frammento n. 5
I “numeri” parlano da soli
Operatori esteri in crescita, debutto di Panama e Senegal. Il 51° Vinitaly ha chiuso registrando 128.000 presenze da 142 nazioni. 30.200 buyer stranieri accreditati. Il “50+1”, così è stata chiamata l’edizione 2017, ha testimoniato la crescita del ruolo b2b a livello internazionale e il fuori salone pensato per i wine lover, che tanto hanno pesato in negativo sulle edizioni precedenti, ha funzionato registrando presenze che nella sola Bardolino sono state di ben 35.000 unità.
Appuntamento all’edizione 2018, in programma dal 15 al 18 aprile.
Osservo, scruto, assaggio e…penso.
Presentato alla stampa “Il Luogo dell’Esperienza del Vino”.
Vernaccia di San Gimignano Wine Experience.
“Il nome della struttura è una dichiarazione di ciò che vuole essere: il luogo dell’esperienza diretta del vino, che non significa solo quello della degustazione, ma quello della conoscenza e del contatto emozionale con esso”. Così è iniziata la presentazione ad opera della Presidente del Consorzio della Denominazione San Gimignano, Letizia Cesani.
Il progetto, firmato dall’architetto Piero Guicciardini, ha visto la sua realizzazione nelle sale ristrutturate della Rocca di Montestaffoli, ex sede del Museo del
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Letizia Cesani presidente del Consorzio |
Vino, all’interno delle mura di San Gimignano in provincia di Siena.
“Ogni sala del primo piano ha un suo tema, la storia secolare della Vernaccia di San Gimignano, i suoi poeti, il territorio, l’agricoltura, la vendemmia e il processo di vinificazione, raccontate attraverso immagini, luci, suoni, voci, video, ologrammi, visori per la realtà virtuale”.
“Al piano terra invece troviamo il luogo dell’esperienza diretta, quello della degustazione: al banco di assaggio si possono degustare oltre 20 etichette di Vernaccia di San Gimignano, che cambiano quotidianamente per offrire ai visitatori l’intera produzione”
È nata una petit citè du vin, esperimento unico ed originale e unica realtà gestita dai produttori aderenti al Consorzio per offrire ai visitatori un’esperienza emozionale.
Per le dovute informazioni sulla realtà produttiva i visitatori trovano le risposte nel monitor touch screen posto all’ingresso. I produttori, i vini, i prodotti tipici del territorio, lo zafferano, l’olio extra vergine di oliva, i formaggi e i salumi.
“Passato, presente e futuro hanno espressione fisica nella Rocca: le mura medievali accolgono al loro interno i più moderni mezzi tecnologici e multimediali per
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il Prof. Carlo Fregoli racconta (ologramma) |
raggiungere l’obiettivo di offrire ai visitatori un’esperienza totale ed emozionale della Vernaccia di San Gimignano”.
Si va oltre l’esperienza del vino e della degustazione. Saranno l’approfondimento della conoscenza del territorio e dei vitigni presenti i temi di seminari con il coinvolgimento dei produttori che racconteranno i loro vini e il loro lavoro.
Ed infine…
“sorseggiare un bicchiere di Vernaccia di San Gimignano davanti ad uno dei paesaggi più suggestivi della Toscana sarà un’esperienza straordinaria”.
Per la stragrande maggioranza degli esseri umani la sofferenza degli animali, l’ingiustizia della loro schiavitù, il loro millenario sistematico sterminio, è semplicemente un problema che non esiste: è talmente degenerata l’attenzione sul valore della vita degli altri esseri viventi che nessuno o pochi si accorgono non solo dell’inferno degli allevamenti intensivi e dell’immane olocausto che si consuma giornalmente nei mattatoi, nei mari, nei boschi, tenuto volutamente lontano dagli occhi e dalla coscienza della gente.
Gli umani, deviati dalla loro vera natura di esseri fondamentalmente pacifici, vivono e si nutrono da predatori e, di conseguenza, come tali si comportano, come tali pensano (anzi non pensano) per poi lamentarsi delle malattie e della violenza che dilaga, indifferenti alle leggi della natura che sempre esige il suo riscatto, e la carne degli animali uccisi ci condanna accorciandoci la vita; ci danneggia sul piano morale rendendoci insensibili verso la sofferenza dei nostri stessi simili; ci abitua alla sonnolenza, perché preferiamo non sapere chi abbiamo nel piatto, e a negare il suo diritto all’esistenza. Ammalati, insensibili e chiusi alla conoscenza sperare poi nel proprio benessere, nella pace, nel diritto, nella giustizia
è pura illusione.
L’uso del mangiar carne è la prova del fuoco per tutti, ma soprattutto per chiunque dice di lottare per un mondo migliore; di chi parla ipocritamente di amore, giustizia, di pace, libertà mentre affonda il coltello nelle viscere di una creatura fatta come egli stesso per divorargli una gamba, il fegato, il cuore dopo averlo insaporito in padella, che è come mangiare i resti di un’operazione chirurgica. Come può una persona, degna di questo appellativo, sensata, sana di mente, razionale non sprofondare nell’orrore, nel disgusto e nella vergogna di considerare buone da mangiare le parti anatomiche di un animale identiche alle sue stesse parti anatomiche?
Dalla convinzione che si consideri normale mangiare animali si valuta l’apertura mentale di un individuo, la sensibilità della sua coscienza, il suo senso critico, l’indifferenza nei confronti della sofferenza altrui, la capacità di valorizzare il bene della vita in ogni sua espressione.
Quando i personaggi della storia contemporanea parlano di pace, giustizia, di rispetto dei deboli ma a cena divorano un animale che ha pagato con la prigionia a vita e l’agonia della morte violenta il prezzo del piacere umano non peccano forse di ipocrisia, di indifferenza e di ingiustizia? Questo non dimostra forse mancanza di senso critico, capacità di analisi e soprattutto insensibilità verso la vittima del proprio piacere?
Ma l’ipocrisia non è “prerogativa” solo dei grandi personaggi. Molta gente dice di amare i propri animali, darebbe la propria vita per il proprio cane o il proprio gatto, magari è un attivista per i diritti degli animali, ma ipocritamente usa mangiare il pesce o il formaggio e la motivazione è spesso avvilente: “perché mi piace”.
Voi che parlate di pace tra i popoli, di giustizia sociale, di libertà, di rispetto per il prossimo; voi che usate mangiare la carne di un animale che ha subito l’inferno degli allevamenti intensivi, la prigionia fin dalla nascita e l’agonia della macellazione; voi che ritenete prioritari i vostri diritti sui vostri doveri morali, considerate la vostra incoerenza, confrontatela con ciò che voi stessi quotidianamente causate a creature senzienti che come voi amano la vita, la libertà e hanno paura di morire, considerate tutto questo e vergognatevi di essere cosi egoisti; vergognatevi se invocate la giustizia quando qualcuno vi ha scalfito un’unghia mentre giustificate la tortura e la morte di tanti animali per il piacere del vostro stomaco. A causa di questo un giorno le generazioni future guarderanno a noi con incredulità ed orrore.
Il Principe Antonio de Curtis, in arte Totò, con i suoi film e le sue interpretazioni ha fatto ridere intere generazioni. La sua maschera è impressa in modo indelebile nella memoria collettiva, trattando temi, con acuta ironia e velata malinconia, ancora tremendamente attuali. La parola, nelle sue infinite declinazioni, è protagonista, tra neologismi e trovate geniali.
Quest’anno in occasione dei 50 anni dalla scomparsa, avvenuta il 15 aprile 1967, da nord a sud si terranno una serie di iniziative per ricordare il “Principe della Risata”.
La città di Napoli ospita la mostra monumentale “Totò Genio”, voluta dall’Associazione Antonio de Curtis, promossa e co-organizzata dal Comune di Napoli in collaborazione con le maggiori istituzioni
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"Totò, Peppino e a malafemmena" |
culturali del paese, l’Istituto Luce, il Polo Museale della Campania - Palazzo Reale, la RAI, la Siae - Società italiana degli Autori ed Editori, con il contributo di Rai Teche e dell’Archivio Centrale dello Stato.
“Totalmente Totò. Vita e opere di un comico assoluto”, la prima biografia artistica completa dell’attore, firmata da Alberto Anile, che ne ripercorre la vita privata e professionale, dal teatro al cinema,
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Totò in "L'oro di Napoli" |
dalle riviste ai film, cercando far luce sulle ombre e sulle tanti voci intorno alla figura dell’uomo e dell’istrionico personaggio.
Nell’ambito del programma "Totò: l'arte e l'umanità", il 15 aprile si svolgerà “Totò, Si Ri-Gira!”, un innovativo esperimento lungo la penisola, con allestimenti site-specific e scene tratte dai suoi indimenticabili film reinterpretate da attori in mezzo a ignari passanti. Teatri Uniti, la compagnia di Toni Servillo, riproporrà nelle location originali, a Roma, Napoli e Milano, gag tratte da tre celebri pellicole. Con un contorno cinematografico, tra scenografia, costumi e colonne sonore, gli attori si caleranno nella realtà attuale interagendo con il pubblico presente che entrerà a far parte della scena.
Si comincia la mattina a Roma con Tototruffa 62 e la vendita della Fontana di Trevi, con Luciano Saltarelli nei panni dell’italo-americano, Decio Cavallo, Tony Laudadio in quelli di Totó, mentre Nino Taranto sarà Giampiero Schiano.
All’ora di pranzo ci si sposta a Milano con Totò Peppino e la Malafemmena: i fratelli Capone si cimentano in uno stravagante dialogo multilingue con il vigile urbano in piazza Duomo. Gli attori sono Davide Cirri, Edoardo Sorgente e Daniele Gai.
Chiusura in grande con Napoli, nel cuore del rione Sanità, per rivivere l’indimenticabile capolavoro di Vittorio De Sica, L’oro di Napoli, con Totò e il
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"Totò truffa" |
guappo di quartiere, interpretati da Tonino Taiuti e Yuri Gugliucci.
La giornata è stata voluta dalla Regione Campania e realizzata in collaborazione con la Fondazione Campania dei Festival.
Da molti anni annoveriamo Ferdinando Maddaloni fra i nostri più preziosi collaboratori, e coloro che hanno preso parte al nostro ciclico appuntamento di metà ottobre in ricordo di Antonio Russo (con relativa assegnazione del Premio Italia Diritti Umani) hanno avuto la felice opportunità di conoscerlo di persona, assaporando anche il suo teatro brillante e intelligente, sempre orientato a indicare volti insoliti della realtà e a suscitare schietti sentimenti di indignazione, di curiosità intellettuale e di reazione alle ingiustizie.
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Ferdinando Maddaloni |
Insomma, anno dopo anno, sono cresciute, in tutti noi, stima, simpatia e gioia di camminarci a fianco. E’ accaduto così che uno dei Premi assegnati lo scorso anno sia stato attribuito proprio a lui, come doveroso riconoscimento per un lavoro di grande incisività e di indubbia efficacia a favore della grande causa dei Diritti Umani.
Prendendo le mosse da ciò, è nata la seguente conversazione.
- Ferdinando, nel giro di pochi mesi, hai incassato due premi prestigiosi, che riconoscono palesemente lo spessore culturale ed etico-civile del tuo impegno artistico. Che dire? Il mondo si sta finalmente accorgendo di te?!
Devo confessarti che il primo, il Premio Diritti Umani 2016, me lo aspettavo. Collaboro con la Free Lance International Press dal 2009 e mi sono sempre detto che, prima o poi, lo avrei "incassato". Il secondo, invece, il Premio Hollywood International Independent Documentary Awards è stato improvviso. E con alcuni miei collaboratori, a distanza di più di un mese, ancora festeggiamo. La profonda gioia deriva dalla considerazione che il mondo, o almeno Hollywood si è accorto non solo di me, ma anche del mio fraterno amico Andrei Mironov, scomparso nel maggio 2014.
- Quale dei tuoi lavori ritieni che abbia maggiormente attirato l'attenzione della critica?
Di sicuro Anna Politkovskaja.
Concerto per voce solitaria, che mi ha portato all'attenzione della critica anche grazie ai numerosi premi vinti, aprendomi le porte del Teatro Civile.
- Mentre quale tua creazione ha incontrato maggiormente l'interesse e il consenso del pubblico?
11 settembre 2001 : strage o complotto? YOU DECIDE !
L'altra mattina, a Portici, ho fatto una replica con degli allievi di una scuola media che nel 2001 non erano ancora nati!!! Ammirevole il loro interesse per l'argomento: per 90 minuti non ho visto uno smartphone accendersi. Solo il risultato non è stato sorprendente ... ancora un’altra vittoria per il complotto.
- Che vuoi intendere parlando di “vittoria per il complotto”?
Si parte da questa domanda:
“E’ stata una dolorosa STRAGE ad opera di 19 spietati terroristi arabi oppure trattasi di un INSIDE JOB ossia un complotto?” Durante il TheatReality, dopo che ciascuno dei concorrenti ha argomentato la propria tesi, al pubblico presente in sala tocca esprimere il proprio giudizio in favore di quella più convincente. E può farlo tramite un unico applauso finale. Ad oggi 12/3/2017, dopo 21 repliche, il risultato è COMPLOTTO: 19 vittorie; STRAGE: 0; PAREGGIO: 1.
- Purtroppo, termini come "complotto" e "complottismo" sono stati fatti oggetto di un'abile operazione mediatica di svilimento e di banalizzazione ... Una cosa credo che dovrebbe risultare evidentissima a chiunque abbia un minimo di autonomia di giudizio: sulla vicenda 11 settembre siamo stati sommersi da valanghe di menzogne.Tu che idea ti sei fatta? E a quali studi, in particolar modo, hai attinto per costruire il tuo lavoro?
La "Bibbia" in questo caso ha un solo nome: Final Report of the National Commission on Terrorist Attacks Upon the United States, il rapporto compilato dalla Commissione d'indagine formata su richiesta del Presidente degli Stati Uniti e del Congresso per far luce sugli eventi che portarono agli attentati dell'11 settembre 2001 contro gli Stati Uniti d'America. Disponibile su internet per il download gratuito https://9-11commission.gov/report/911Report.pdf .
Purtroppo ha una grave lacuna: il crollo della torre 7, addirittura evidenziato dall'attuale presidente Trump. https://ununiverso.it/2016/11/11/trump-riapriro-le-indagini-sull11-
settembre/. Ma, in YOU DECIDE, cerco di essere imparziale. In questi sedici anni credo di aver letto (quasi) tutto quello che è stato scritto, aver visto (quasi) tutti i documentari sull’argomento, e tratto poi ispirazione dalle tesi “complottiste” di giornalisti e studiosi quali Massimo Mazzucco che mi ha pubblicato un video sul suo sito http://www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=4131 e, dall’altra parte, debunker ovvero cacciatori di bufale come Paolo Attivissimo. Sono andato in scena solo quando mi sono sentito pronto sull’argomento, in tutti i suoi aspetti e risvolti, e dopo aver superato la fase emotiva, raggiungendo lucidità ed equilibrio necessari a rappresentare entrambe le versioni in maniera corretta, senza trucchi o inganni.
- Tu, su questo argomento, come su tanti altri degnissimi di attenzione, usi il teatro come salutare antidoto nei confronti delle imperanti "armi di distrazione di massa". E lo fai con intelligenza e tantissima, travolgente passione. Non hai, però, ogni tanto, nonostante i successi e i riconoscimenti, la sensazione di giocare una partita palesemente truccata, con risultato blindatissimo?
Non ti nascondo che sono sempre più numerosi i momenti di scoramento, ma finché avrò un solo spettatore in sala continuerò con il mio teatro civile, fatto in maniera civile, da artisti civili, per un pubblico civile. Tutti essenziali per debellare il virus della disinformazione e cambiare, o almeno provare a migliorare, questo benedetto pianeta!
- Benissimo e d’accordissimo … Un’ultima cosa: potresti indicarmi una tua opera a cui sei particolarmente affezionato?
Quella che in questi giorni sta nascendo... Ammazza quanto ti amo, che porterò in scena il 26 maggio a Napoli, assieme ad una talentuosa attrice, Katia Nani.
- Ci potresti accennare qualcosa o è tutto sotto "silenzio stampa"?!
Non si tratta di silenzio stampa, ma di work in progress.
La fase creativa della scrittura è la più esaltante, soprattutto perché l'ispirazione mi viene agli orari e nei posti più improbabili. Proprio ieri notte ho scritto un magnifico finale che, come sempre, all'alba non mi convinceva più!
L'unica certezza è che sarà una bella battaglia sul palcoscenico per Guido ed Elettra, i due protagonisti!
- E i tuoi prossimi impegni?
Il 7 aprile a Napoli riprendo "Io so. Io so di non sapere più nulla" mentre il 21 aprile saremo al Teatro Comunale di Formello con la nuova edizione di "Concerto per voci solitarie" assieme a Katia Nani, Carmen Femiano e Nicola Dragotto.
*Attore, regista, scrittore ed actor’s coach (preparatore degli attori), frequenta la scuola di Teatro La Scaletta di Roma diretta da G. Diotajuti; debutta al Festival di Taormina ’87 nella Compagnia di Gabriele Lavia in “Macbeth” di W. Shakespeare seguito da ”Edipo Re” di Sofocle. Passa nella
Compagnia di Luigi De Filippo interpretando testi di Machiavelli (“La mandragola”) e Scarpetta (“L’amico di papà”,“ ’Na Santarella”, “Miseria e Nobiltà”). Affronta testi di Pirandello e di giovani autori contemporanei nella Compagnia diretta da Nello Mascia. Recita con Anna Mazzamauro in “Eva
contro Eva” per la regia di Gino Zampieri. Riscuote ampio successo con la performance “Se vuoi conoscere un uomo …Padre Pio” per la rassegna Raccontami 2009, con “Un racconto, una voce, mille dipinti” per Raccontami 2010 a cura di Giulio Baffi e con l’originale formula “RistoranTeatro”. Nella stagione
2015/2016, riveste il doppio ruolo di aiuto regista ed interprete dell’Avvocato Nocella, nel capolavoro di Eduardo De Filippo “Filumena Marturano” con Gloriana per la regia di Nello Mascia. Nella stagione 2016/2017 sarà Vittorio Elia nella messa in scena di “Natale in casa Cupiello” con Luigi De Filippo.
In campo televisivo è il protagonista di “Non è vero, ma ci credo” di P. De Filippo nel ruolo del gobbo Sammaria per la Serie Palcoscenico ’92 e, sempre su RaiDue, interprete di “Cani e gatti” per Palcoscenico ’96. In campo cinematografico lavora con P. Squitieri in “Atto di dolore”, nel film per la TV
tedesca dal titolo “Felicità in prestito”, ne “La vita degli altri” di N. De Rinaldo e in “Quo vadis baby” di G. Salvatores.
Per Canale5 prende parte alla soap opera “Vivere”e alla sitcom ”Casa Vianello”. Nel 2003 interpreta il ruolo di Corradino nella fiction “Luisa Sanfelice” per la regia dei Fratelli Taviani. Nel 2004 è actor’s coach nella fiction “Una famiglia in giallo” per la regia di A. Simone. Nel 2005 partecipa
alle serie “Don Matteo 5” per la regia di E. Marchetti e "La stagione dei delitti 2" regia di D. Maiorca ed è guest fissa nel ruolo del simpatico Nando nella X serie di “Incantesimo” Raiuno. Per la stessa rete nel 2015 è in una puntata della serie “E’ arrivata la felicità 2” per la regia di Francesco Vicario.
Dal 1999 al 2010 è Actor’s Coach per la fiction dal titolo “LA SQUADRA” (cui prende parte anche come attore nel ruolo del P.M. Lorenzo Menale) e la “LA NUOVA SQUADRA-SPACCANAPOLI”.
Nel corso degli anni si dedica alla produzione, alla scrittura, all’interpretazione ed alla regia di tutti i lavori della Compagnia da lui fondata e diretta “ARTISTI CIVILI” tra cui il documentario “Anna Politkovskaja-concerto per voce solitaria” (MENZIONE SPECIALE EPIZEPHIRY 2008, PREMIO CORTIAMO ALCAMO 2008, PREMIO LA TELA DI PENELOPE 2009, PREMIO IMAIE 2009, PREMIO SALENTO FINIBUS TERRAE 2009, MENZIONE SPECIALE NICKELODEON 2009, PREMIO SARDINIA FILM FESTIVAL 2010, PREMIO BORGO IN CORTO 2010, PREMIO SALERNO FILM FESTIVAL 2010, PREMIO BORGO IN CORTO 2010, MENZIONE SPECIALE PREMIO ANTONIO LANDIERI – TEATRO D’IMPEGNO CIVILE 2011 ( oggetto di diversi servizi giornalistici sulle reti Rai nazionali).
Realizza inoltre i cortometraggi “Ma reciti o fai sul serio?” (PREMIO ALTO VOLTURNO MOVIES 2008) e “Vedi Napoli e poi (non) muori” . Con la seconda docufiction “Non cercare la logica dove non l’hai messa tu” (ITA 2016 con il patrocinio di Amnesty International) si aggiudica il Premio Hollywood International Independent Documentary Awards Fondatore, inoltre, del progetto di beneficienza “Una videoteca per Beslan” Nell’ambito del Premio Troisi si aggiudica il Cremanum d’Argento 2011.
Premio nazionale “Carlo La Catena 2013 “per l'impegno civico”, con l'alto patronato di Presidenza della Repubblica, Ministero dell’Interno, Regione Campania, Provincia e Comune di Napoli
Premio Italia Diritti Umani 2016 - Free Lance International Press
Ha prodotto, scritto, diretto e interpretato il primo TheatReality
“11settembre2001:strage o complotto? YOU DECIDE”
11 settembre 2011 Cortile del Maschio Angioino - Napoli
Nel 2003 si laurea in Lettere con 110/110 e lode all’Università degli Studi di Napoli Federico II con una tesi in Storia del cinema.
Autore del libro e del documentario dal titolo “Cinema e recitazione”, Liguori Editore 2009
Collaborazioni annuali con la Cattedra di Storia del Cinema presso l’ Università Federico II di Napoli e l’Università degli Studi di Salerno - Fisciano
Per il Forum delle Culture 2014 ha riscosso ampio successo con le lezioni spettacolo dedicate a Totò e a Eduardo De Filippo
Prima di tutto invito tutti a cliccare questo link: http://it.wikipedia.org/wiki/Danimarca
Qui saprete le cose che io non vi dirò mai o che vi dirò sbagliando tipo che la Danimarca non è nell’unione europea mentre lo è eccome, semplicemente ha mantenuto la sua moneta. Io vi racconto scorci di vita quotidiana a Copenhagen raccolti in un’estate insolitamente rovente per quelle latitudini.
Parliamo dunque delle terrazze condominiali a Copenhagen. Bene queste terrazze non sono quelle tristi distese di cemento dove orbita l’antennista in compagnia dell’amministratore in caso di guasti. Sono molto di più socialmente ed esteticamente. Sembrano quelle belle aree pic-nic che noi abbiamo sulle nostre montagne con tanto di parquet e spazio barbecue ma attenzione quest’ultimo non è un fornello sporco e nero, ma un lucente contenitore ovoidale ultramoderno e invogliante dal quale si ergono i fumi della carne messa allo spiedo.
Avete presente quei manifesti nostrani dove si informa il popolo della sagra del tortello a Borgo San Lorenzo? Ecco qui gli stessi manifesti vengono affissi sui portoni per far sapere ai cittadini che nel weekend sulla terrazza numero tale alla tale ora ci sarà la grigliata condominiale.
Gli altri spazi comunitari sono le corti interne dove vengono posteggiate le innumerevoli biciclette, posizionati i cassoni per la raccolta differenziata dei rifiuti e allestiti i parchi giochi per bambini sotto un pennone portante bandiera danese(ma non ho mai visto un bambino giocarci) Ma non finisce qui, la terrazza condominiale non è solo un luogo di ritrovo ma un sito dove molti, per lo più i più giovani e studenti, trascorrono la loro giornata.
Fin dalle prime ore della mattina vedi lo statuario danese in soli calzoncini che pratica flessioni e addominali come fosse in palestra, poco dopo raggiunto da un amico che porta su due tazze di nescafè e colazione. Arrivano poi le ragazze, e qui voglio sfatare un mito: signore e signori le danesi sono alte come noi italiane, non ho visto valchirie con stacchi di coscia chilometrici e se le ho viste sono nettamente in minoranza. Insomma gli uomini sono molto più all’altezza della loro fama e lo dico con la massima obiettività. Dicevo che arrivano le donzelle con libri e personal computer pronte a trasformare la terrazza in biblioteca a cielo aperto. Gusto il mio nescafè e spio a più non posso dalla finestra di cucina. Ogni tanto qualche coppia si scambia effusioni ma sono nanosecondi . Dopo lo studio è l’ora del pranzo al quale si aggiungono anche operai di passaggio, che approfittano del comodo barbecue. Pausa nescafè , di nuovo un po’ di flessioni (come faranno con le salsicce nello stomaco solo Dio lo sa) e di nuovo studio e lettura. Cala la sera e nell’intervallo che intercorre tra la cena e la sera la terrazza si svuota. Pochi coloro che cenano all’aperto, ma passata l’ora X ecco che il bancone si ripopola di ospiti e birre e udite udite la birra fa il suo effetto: si odono risate squillanti. Perché va sottolineato che tutti questi attimi di convivialità diurna trascorrono per lo più in silenzio e per me italiana sembra una magia o un maleficio, dipende dai punti di vista. Io ad esempio sono sempre più convinta di abitare in un palazzo di sordomuti immobili o fantasmi. Sempre a proposito delle terrazze va detto che sono luoghi dove non esiste integrazione tra etnie diverse tutto è ad uso e consumo dei veri danesi.
Le donne ritratte da Giovanni Boldini richiamano istantaneamente e immancabilmente l’aria del terzo atto del Rigoletto di Giuseppe Verdi, La donna è mobile. Non sono mai ferme o statiche, ma colte sul momento, perennemente accompagnate dal fruscio delle preziose, lucide e luccicanti stoffe dei loro elegantissimi abiti. Anche quando siedono o stanno fisse sui loro piedi, il movimento viene da dentro, dallo stato d’animo. La luce dei gioielli non offusca la lucentezza del loro sguardo, che, anzi, si sostituisce, in mancanza, ai preziosi monili. Il curatore Tiziano Panconi, autore del catalogo ragionato di Boldini nel 2002, ha detto, in conferenza stampa, che le donne dei dipinti emanano un fascino talmente grande, da non averne esse stesse piena consapevolezza.
Al contrario gli uomini ritratti dal pittore ferrarese, parigino di adozione, siedono statici. Il celebre ritratto di Giuseppe Verdi, presente in mostra, lo inquadra frontalmente, con lo sguardo rivolto allo spettatore, ipnotico, come quello delle divinità orientali e delle icone bizantine.
Alle donne di Boldini si uniscono quelle ritratte da Cristiano Banti, Vittorio Matteo Corcos, Giuseppe De Nittis, Antonio de La Gandara, Paul- César Helleu, Telemaco Signorini, James Tissot, Ettore Tito, Federigo Zandomeneghi.
Quattro le sezioni dell’esposizione: La luce nuova della macchia (1864-1870) rende conto dell’influenza dei Macchiaioli fiorentini; La Maison Goupil fra “chic” e “impressione” (1871-1878) racconta l’esperienza parigina nell’ambito degli Impressionisti; La ricerca dell’attimo fuggente (1879-1890) vede ancora Parigi protagonista, ma questa volta dalla parte dell’alta borghesia; Il ritratto Belle Époque (1892-1924) è caratterizzato dalla grandezza naturale delle figure.
Nel catalogo edito per i tipi della Skira, riveste particolare importanza la pubblicazione delle quaranta lettere circa, inviate da Boldini, in qualità di Presidente della commissione d’arte per la sezione italiana dell’Esposizione Universale di Parigi del 1889, a Telemaco Signorini, incarica della scelta e della spedizione delle opere degli artisti fiorentini.
Nel volume sono riprodotti anche quattro schizzi inediti risalenti agli anni tra il 1906 e il 1921.
Giovanni Boldini
4 marzo- 16 luglio 2017
Roma, Complesso del Vittoriano- Ala Brasini
Orario: da lunedì a giovedì 9.30-19.30
venerdì e sabato 9.30-22.00
domenica 9.30-20.30
Ingresso: Intero €.14,00, ridotto €12,00 audioguida inclusa
Info: 06 8715111
Catalogo: Skira €.39,00
Con fiato sospeso si vivono e si attendono le primizie del nuovo corso ai Musei Vaticani. Il passaggio di testimone tra Antonio Paolucci, direttore uscente e Barbara Jatta, direttrice entrante è un cambiamento epocale. Sebbene l’avvicendamento sia stato preannunciato e diluito nel tempo per garantire continuità, le novità si susseguono abbastanza serrate e di sicuro e determinato impatto.
Per prima cosa è stato lanciato il nuovo sito, che costituisce l’interfaccia diretta e l’immagine proposta al pubblico.
Quindi questa prima mostra «Dilectissimo fratri Caesario Symmachus». Tra Arles e Roma: le reliquie di San Cesario, tesoro della Gallia paleocristiana, in corso fino al 25 giugno 2017.
Il santo vescovo di Arles all’inizio della sua vita religiosa è monaco nell’Isola di Lerino. Conserverà le virtù monastiche di povertà e cura pastorale anche da vescovo, fu esegeta biblico e autore di regole monastiche di notevole capacità, così come abile comunicatore e particolarmente versato nell’arte della diplomazia.
L’esposizione è allestita nel cuore del Museo Pio Cristiano, collezione di antichità cristiane, che raccoglie soprattutto sarcofagi e che si trova nell’ala dei Musei Vaticani inaugurata nel 1970. Cuore nel cuore e vero e proprio fulcro della mostra è la statua del Buon Pastore. La ridotta misura si deve al fatto che non nasce come scultura a tutto tondo, bensì come parte di un sarcofago.
Inversamente proporzionale alla dimensione, l’importanza che il manufatto ricopre come simbolo pasquale di salvezza. Sulle spalle e intorno al collo del Pastore si trova la pecora smarrita della parabola evangelica, che è simbolizzata, a sua volta, dal pallio di lana che, posto intorno al collo e sulle spalle, connota il vescovo metropolita. Colui che è a capo di una provincia ecclesiastica e di altri vescovi.
Proprio nelle teche ai piedi del Buon Pastore sono esposti i due pallii parte delle reliquie di San Cesario. In particolare quello donato da papa Simmaco (498-514), è testimonianza diretta sia della funzione pastorale svolta nelle Gallie, sia del legame con Roma.
La duplice importanza del pallio di San Cesario spiega anche le ragioni della mostra, come riscoperta delle radici cristiane dell’Europa e riaffermazione di antichi scambi e relazioni. La tunica, la cintura con fibbia in avorio e i calzari di cuoio sono le altre reliquie provenienti da Arles. A queste si aggiungono frammenti sarcofagi del Museo Pio Cristiano e poche altre preziose testimonianze.
La presenza degli antichi tessuti è ciò che rende preziosa questa esposizione, piccolo gioiello decorato con numerose gemme. I lacerti tessili sono poco presenti nelle mostre e anche negli studi non godono ancora dell’importanza che spetterebbe loro, in assoluto e in connessione con opere d’arte considerate maggiori.
Legato alla funzione di Responsabile del Gabinetto delle Stampe della Biblioteca Apostolica Vaticana ricoperta da Barbara Jatta, è il prestito del codice carolingio del IX secolo, dove è conservato il testo della lettera inviata da papa Simmaco a San Cesario nel 513. L’incipit della lettera costituisce la prima parte del titolo della mostra.
Oltre che sulla figura di San Cesario, particolarmente sui tessuti e sui manoscritti della Biblioteca Vaticana si concentrano i saggi nel catalogo edito per i tipi della Edizioni Musei Vaticani, dove sono approfonditi anche la cristianizzazione della Provenza e la storia della Arles paleocristiana.
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(Foto di La Domenica del Corriere) |
08.04.2017 - Stanno già emergendo prove che l’attacco con armi chimiche a Khan Sheikhoun sia una montatura; le storiche bugie di Bush & Blair per scatenare la guerra contro Saddam Hussein hanno almeno in parte vaccinato le coscienze dei popoli occidentali contro le criminali porcherie dei loro governanti.
In mezzo al coro dei pennivendoli che inneggiano all’attacco USA, spicca la CNN con Fareed Zakaria che, dopo aver osteggiato Trump per mesi, ieri mattina ha affermato: “Donald Trump è diventato il Presidente degli USA”.
Poche le voci dissenzienti nel gigantesco clamore di fondo:
Il senatore repubblicano Rand Paul ha esortato Trump ad attenersi alla linea che egli espose prima di entrare in carica: che un intervento militare in Siria farebbe più male che bene.
Un altro Paul, Ron, già deputato al Congresso, dice che l’attacco con armi chimiche a Khan Sheikhoun (che ha ucciso 30 bambini e ha suscitato le richieste all’amministrazione Trump di intervenire in Siria) potrebbe essere un falso pretesto.
Stanno rapidamente emergendo altre prove che si tratti di una montatura; le storiche bugie di Bush & Blair per scatenare la guerra contro Saddam Hussein hanno almeno in parte vaccinato le coscienze dei popoli occidentali contro le criminali porcherie dei loro governanti.
Ovviamente gli alleati degli USA applaudono, in primis Israele, Arabia Saudita e Turchia (agli USA è bastato poco per dissuadere Erdogan dalle sue velleità separatiste di un anno fa).
Francia e Germania rilasciano un comunicato congiunto: “Solo Assad è responsabile di questi sviluppi”.
Il governo italiano scodinzola, come sempre. Alfano addirittura parla di “impieghi di armi chimiche da parte di Assad già accertati dall’Onu”, anche se l’ONU deve ancora formare una commissione d’inchiesta indipendente.
Nettamente contrari Lega e 5 Stelle. Alessandro di Battista twitta: “Le parole di #Gentiloni sono sconvolgenti. Doveva richiamare alla pace ma un vassallo evidentemente non è libero di farlo”.
Noi italiani, in fatto di gas, dovremmo proprio stare zitti. L’espressione “è successo un ambaradàn” è di uso corrente per indicare un caos sconvolgente. Ma pochi sanno che Amba Aradàm è un altipiano etiope dove Badoglio (autentico criminale di guerra) fece un uso massiccio di gas letali contro truppe in ritirata e civili…
…da quale pulpito viene la predica?
Per gentile concessopne dell'agenzia stampa Pressenza
Apr 08, 2022 Rate: 5.00